Il Papa: la fede ha sempre bisogno di consolidare le sue radici per resistere agli appelli di un mondo talvolta ostile all’ideale evangelico
L’inculturazione della fede, la solidarietà radicata nell’amore di Dio, l’importanza del sacerdozio e del dialogo interreligioso: sono stati questi i temi affrontati questa mattina dal Papa nel corso dell’udienza ai vescovi del Burkina Faso-Niger in visita 'ad Limina apostolorum'. Rivolgendosi ai presuli, Benedetto XVI ha ricordato anche i frutti del Sinodo per l’Africa svoltosi lo scorso ottobre, ed ha rivolto un pensiero particolare a tutti i malati ed i sofferenti del Paese. È un nuovo “slancio missionario” quello che il Papa ha auspicato per il Burkina Faso e per il Niger, perché “il messaggio evangelico sia pienamente accolto e fedelmente vissuto”. “La fede – afferma il Santo Padre – ha sempre bisogno di consolidare le sue radici per non tornare a pratiche antiche o incompatibili con la sequela di Cristo e per resistere agli appelli di un mondo talvolta ostile all’ideale evangelico”. Il tutto, ha continuato il Papa, in nome di una “sana inculturazione della fede”, portata avanti da “persone competenti, nel rispetto delle norme”. “La recente Assemblea sinodale per l’Africa – ha detto Benedetto XVI – ha invitato le comunità cristiane a guardare alle sfide della riconciliazione, della giustizia e della pace”. In quest’ambito, il Papa ha espresso apprezzamento per tutto ciò che la Chiesa del Burkina Faso-Niger continua a fare per contrastare quei “mali che impediscono l’autentico sviluppo della popolazione”. E ancora, Benedetto XVI ha ricordato l’opera portata avanti dalla Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, così come quella “solidarietà radicata nell’amore di Dio” e la generosità dimostrate dalla Chiesa locale in due particolari occasioni, le alluvioni che hanno colpito il Burkina Faso a settembre e il recente terremoto di Haiti. Quindi, il Santo Padre si è soffermato sulla “grandezza del sacerdozio” e ha auspicato che l’Anno Sacerdotale in corso contribuisca a “promuovere un rinnovamento interiore nella vita dei preti, affinché il loro ministero sia sempre più intenso e fecondo”. “Il sacerdote è innanzitutto un uomo di Dio – ha sottolineato il Papa – che cerca di rispondere con sempre più coerenza alla sua vocazione e alla sua missione al servizio dei fedeli a lui affidati e che deve guidare verso Dio”. Per questo, Benedetto XVI ha ribadito la necessità di una “formazione solida” e di un tempo di “approfondimento della vita sacerdotale” per evitare che essa cada nell'iperattivismo pastorale. Poi, lo sguardo del Papa si è volto al ruolo svolto nella società dai catechisti, dai laici e dai giovani: per tutti loro auspica una formazione attenta e una fede solida, “fondata sulla relazione personale con Cristo, espressa nella pratica abituale della carità e sostenuta da una comunità viva”. E un’attenzione particolare viene richiesta per “le élite politiche ed intellettuali”, spesso messe davanti ad “ideologie opposte ad una concezione cristiana dell’uomo e della società”. Infine, Benedetto XVI ha espresso apprezzamento per “i legami di stima e di amicizia” esistenti nel dialogo interreligioso”, ribadendo l’importanza di insegnare ai giovani “i valori fondamentali del rispetto e della fraternità” che favoriscono “la comprensione reciproca”. “I legami che uniscono cristiani e musulmani – conclude il Papa – possano continuare a rafforzarsi al fine di far progredire la pace e la giustizia e di promuovere il bene comune, respingendo tutte le tentazioni di violenza o di intolleranza”. Dal suo canto, nell'indirizzo di saluto al Papa, il presidente della Conferenza Episcopale del Burkina Faso-Niger, mons. Rouamba, ha ricordato il “messaggio di speranza” portato da Benedetto XVI in Africa nel marzo 2009, ed ha ribadito l’impegno della Chiesa locale nella lotta ad alcune piaghe, come la scarsità di agenti pastorali, la mancanza di mezzi materiali e finanziari, l’analfabetismo, il cammino verso la democrazia.