venerdì 6 maggio 2011

Il Papa ad Aquileia e Venezia. Il dono della Chiese del Nordest. Lettera dei detenuti: sia interprete del nostro desiderio di una giustizia più giusta

Candelabri dei maestri vetrai: ecco il dono che le Chiese del Nordest porgeranno a Benedetto XVI, in occasione della Santa Messa nel Parco di San Giuliano, domenica mattina: dei candelieri eseguiti esclusivamente a mano, a Murano, dai ''maestri'' che sono gli ultimi allievi di Archimede Seguso, artigiani che portano avanti la tradizione della fornace che egli fondò e che tutt'ora è in attività. Di linea leggera, nella loro semplicità si ergono verso l'alto, impreziositi da particolari in oro zecchino e da minuscole croci incise. La creazione di quest'opera rispetta ed è pienamente in linea con la tradizione artigiana pluricentenaria della famiglia Seguso nel campo del vetro.
Anche i detenuti nel carcere di Santa Maria Maggiore di Venezia attendono con ansia la visita del Papa in città ed a Benedetto XVI hanno indirizzato una lettera aperta. ''Le chiediamo di farsi interprete - scrivono tra l'altro - del nostro desiderio di avere una 'giustizia più giusta', che persegua il reato non solo dei poveri disgraziati ma di chiunque ha infranto la legge. Spesso ci sentiamo etichettati in maniera generica, mentre dietro ogni colpa c'è una persona, una storia''.

Asca, Ansa

Il Papa ad Aquileia e Venezia. I vescovi del Friuli: in Giovanni Paolo e Benedetto appare in modo luminoso la verità delle parole di Gesù a Pietro

“Abbiamo la grazia di vivere in un tempo della Chiesa nel quale appare in modo luminoso la verità delle parole che Gesù rivolse a Pietro. Ce ne sono testimoni i due ultimi Successori di Pietro: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Uniti tra loro da una grande fede e da stima e amicizia reciproca, si sono trasmessi l’uno all’altro il ministero – ricevuto dai predecessori – di confermare nella fede i loro fratelli”. È un passaggio del messaggio scritto dai vescovi del Friuli Venezia Giulia Dino De Antoni (Gorizia), Andrea Bruno Mazzocato (Udine), Giampaolo Crepaldi (Trieste) e Giuseppe Pellegrini (Concordia-Pordenone), in occasione della visita di Benedetto XVI ad Aquileia e Venezia. Citando l’episodio dell’Ultima Cena e le parole di Gesù a Pietro, “Io ho pregato per te che non venga meno la tua fede e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32), i vescovi ricordano che “la fede di Pietro e dei suoi Successori è custodita da una particolare preghiera di Gesù perché quella loro fede sia il riferimento sicuro per tutti i credenti che formano la Chiesa” e “questo ministero o servizio, proprio di Pietro e dei Vescovi di Roma suoi successori, assicura l’unità della Chiesa, messa spesso alla prova dalle vicende della storia umana”. Per i vescovi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI “hanno svolto e stanno svolgendo questo servizio alla Chiesa con una santità, una fedeltà e un coraggio che, in questi giorni, è sotto gli occhi di tutti”. Ancora “conserviamo viva nella memoria l’esortazione, quasi gridata, di Giovanni Paolo II nella sua prima omelia: ‘Non abbiate paura. Spalancate le porte a Cristo’. Ad essa fece seguire il gesto di alzare il crocifisso del bastone pastorale per indicare che suo unico ministero sarebbe stato quello di attirare sguardi e cuori solo verso Gesù crocifisso e risorto, unica Speranza degli uomini”. “Con carità eroica portò avanti con le parole e la vita questo compito: il compito del Successore di Pietro. Mentre la Chiesa riconosce la santità di questo suo Pastore – prosegue il messaggio -, accogliamo nelle nostre terre Benedetto XVI che la Provvidenza ha chiamato a raccogliere il testimone di Giovanni Paolo II. Egli quotidianamente conferma nella fede noi, suoi fratelli, con tale forza e coerenza evangelica che gli possono venire solo dalla preghiera di Gesù la quale continua a custodire il suo Vicario nella Chiesa”. Con umiltà, concludono i vescovi, “dobbiamo confessare che anche nella Regione del Friuli Venezia Giulia i cristiani hanno bisogno di essere confermati nella fedeltà a Gesù, al suo Vangelo e alla grande Tradizione cristiana che ha generato la nostra civiltà”.

SIR

Nella Basilica di Aquileia l’incontro del Papa con i rappresentanti delle Chiese del Nordest

Il Papa ad Aquileia e Venezia. Ultimi ritocchi alla 'basilica a cielo aperto' a San Giuliano. Menù tipico della tradizione veneziana per il pranzo

Oramai non manca nulla: è praticamente l'ultimo giorno di lavoro, quello dedicato ai ritocchi, per la grande macchina organizzativa che sta allestendo la mastodontica basilica a cielo aperto che ospiterà Benedetto XVI per la Messa di domenica mattina al parco di San Giuliano. Il palco (foto) è completo con tanto di ciborio, altare, ambone e scalinata. Da ultimo arriverà il tappeto rosso. Sono state coperte le tensostrutture delle autorità e il coro, installati tutti i maxischermi, provato l'impianto audio e pure le luci. Ieri gli operai stavano tirando a lucido la copertura e passando una patina protettiva sopra. Si lavora non solo all'interno dell'area del tamburello per definire gli ultimi dettagli, ma anche in tutto il parco, che non è mai stato così somigliante ad un giardino inglese. L'erba perfettamente tagliata, alberi e cespugli portati ad hoc, la rotonda all'ingresso della Porta Gialla è fiorita. Sono state piantate le rose bianche e gialle e c'erano persino degli operai che stuccavano un angolo spuntato del muretto d'ingresso alla zona del tamburello: un vero spettacolo. San Giuliano è stato transennato e il Comune sta asfaltando la strada che conduce alla Porta Gialla, flagellata da buche che resistono da anni.
Piatti con lo stemma di Benedetto XVI e menù tipico della tradizione veneziana per il pranzo del Papa con i vescovi nel Palazzo Patriarcale nella città lagunare, domenica. Antipasti, primo, secondo, frutta e dolce nella tradizione della città con possibili varianti sul menù per i circa cento ospiti che condivideranno il pranzo con il Pontefice. Tutto accompagnato da vini a chilometro zero, tipici della zona. Ad occuparsi della preparazione per l'importante appuntamento, Eligio Paties, titolare del ristorante 'Do Forni'. "I dettagli - spiega all'agenzia Adnkronos Paties - sono in corso di definizione e il menù finale ci verrà comunicato domani. Al pranzo lavoreranno sin dal mattino direttamente sul posto sei cuochi e 25 camerieri". A coprire la tavola a ferro di cavallo sarà una tovaglia beige realizzata da un maestro tappezziere di Venezia. Per l'occasione saranno utilizzati 750 piatti che riportano lo stemma di Benedetto XVI. Non è nuovo alle grandi occasioni Eligio Paties che negli anni ha servito teste coronate, politici e capi di Stato. Dal suo ristorante sono passati Giovanni Berlinguer, Sandro Pertini, Diana Spencer, Carlo d'Inghilterra nel 1985, Richard Nixon, i reali spagnoli. "La città si sta preparando bene. C'è grande attesa - racconta il titolare dei 'Do Forni' - Questa volta l'emozione è diversa: capi di Stato ce ne sono tanti. Il Papa è unico".
Oggi è stato esposto alla terrazza del piano nobile di Ca' Corner uno striscione di benvenuto da parte della Prefettura e della Provincia di Venezia al Santo Padre. Lo striscione, di colore bianco e oro come la bandiera del Vaticano, misura 10 metri di lunghezza per tre metri di altezza e riporta la scritta 'La Prefettura e la Provincia di Venezia accolgono con gioia il Santo Padre, Papa Benedetto XVI'. Ai lati dello striscione sono stati posti 4 stendardi a coda di rondine, anch'essi di colore bianco e oro, di 3 metri di altezza per 1,5 metri di larghezza.

La Nuova Venezia, Adnkronos

Il Papa a Lamezia Terme e Serra San Bruno. Tappa all'Ospedale 'Giovanni Paolo II'. Cantafora: dalla visita una rete di collaborazione per crescere

Papa Benedetto XVI il prossimo 9 ottobre farà tappa all’Ospedale “Giovanni Paolo II” (foto) di Lamezia Terme. Lo ha annunciato il commissario straordinario dell’Asp di Catanzaro Gerardo Mancuso, nel corso della cerimonia di benedizione del busto marmoreo realizzato dallo scultore Maurizio Carnevali e dedicato al Beato Giovanni Paolo II. “La benedizione del busto – ha affermato il commissario Mancuso – è molto importante non solo perché il nostro ospedale è dedicato a Karol Wojtyla ma soprattutto perché quest’opera sarà ammirata da Papa Benedetto XVI il prossimo 9 ottobre, in occasione della visita che farà in città”. La cerimonia di benedizione del busto marmoreo è avvenuta, dopo la Santa Messa officiata dal vescovo della diocesi Luigi Cantafora, in una sala “Ferrante” del nosocomio gremita di operatori sanitari, rappresentanti istituzionali, militari e religiosi. "Questo è un luogo di dolore ma anche di gioia – ha sottolineato Mancuso – quello che stiamo cercando di costruire è un sistema sanitario capace di erogare servizi per tutti e soprattutto capace di dare adeguate risposte di salute ai cittadini. È un percorso non certo facile ma ci stiamo provando”. Un appello per una sanità capace di dare risposte ai cittadini che è stato lanciato anche dal vescovo Cantafora nel corso dell’omelia. “Giovanni Paolo II guidi tutti gli operatori sanitari – ha detto il vescovo – ad avere uno slancio verso il malato, consapevoli che il loro lavoro deve essere animato dallo spirito di servizio verso il prossimo. Anche se stiamo vivendo un periodo difficile, con i tagli alla sanità, chi amministra deve fare come le buone mamme che sanno amministrare anche con poco. Tutti devono fare la propria parte, politici, istituzioni, medici, anche perché l’ospedale è la casa di tutti. La città di Lamezia ha enormi potenzialità e risorse positive – ha proseguito mons. Cantafora – vanno però sapute valorizzare. Ecco perché speriamo che con la preparazione al grande evento di ottobre, e cioè la visita del Santo Padre, si possa creare una rete di collaborazione, anche perché solo facendo rete si può crescere e diventare più forti. Lamezia deve riconquistare la sua dignità, anche perché non è il rimorchio di nessuno: deve mettersi alla pari delle altre realtà”.

Salvatore Ferragina, UsCatanzaro.net

Il Papa alle Guardie Svizzere: davanti alla minaccia di un 'saccheggio spirituale' Cristo vi chiama ad essere autentici uomini e veri cristiani

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, Papa Benedetto XVI ha ricevuto in udienza gli ufficiali, i membri e le nuove reclute della Guardia Svizzera Pontificia, in occasione del giuramento delle reclute, accompagnate dai familiari.
Il Papa, parlando in tedesco, francese e italiano, ringrazia di cuore le Guardie Svizzere per il loro servizio compiuto per il “tranquillo e sicuro svolgimento della vita quotidiana e delle manifestazioni spirituali e religiose” in Vaticano e per l’accoglienza cortese e gentile dei pellegrini, che spesso richiede pazienza e disponibilità all’ascolto. Il Santo Padre ha invitato i presenti a volgere lo sguardo verso il suo “glorioso passato” e in particolare al famoso “Sacco di Roma” che vide le guardie svizzere impegnate nella strenua difesa del Papa, fino a dare la vita per lui. “Il ricordo di quel saccheggio terreno – ha quindi detto il Papa - deve far riflettere che esiste anche la minaccia di un saccheggio più pericoloso, quello che potremmo definire spirituale. Nell’odierno contesto sociale molti giovani rischiano, infatti, di cadere in un impoverimento progressivo dell’anima, poiché inseguono ideali e prospettive di vita superficiali, che colmano solo bisogni ed esigenze materiali". "Fate in modo - ha affermato Benedetto XVI - che la vostra permanenza a Roma costituisca un tempo propizio per sfruttare al meglio le molte possibilità che questa città vi offre per dare un senso sempre più solido e profondo alla vostra vita. Essa è ricca di storia, di cultura e di fede; cogliete pertanto le opportunità che vi vengono date per ampliare il vostro orizzonte culturale, linguistico e, soprattutto, spirituale. Il periodo che trascorrerete nella 'Città eterna' sarà un momento eccezionale nella vostra esistenza: vivetelo con spirito di sincera fratellanza, aiutandovi gli uni gli altri a condurre una vita esemplarmente cristiana, che corrisponda alla vostra fede e alla vostra peculiare missione nella Chiesa”. “Quando alcuni di voi - ha concluso il Papa - oggi giureranno di svolgere fedelmente il servizio nella Guardia Svizzera Pontificia e altri rinnoveranno questo giuramento nel loro cuore, pensate al volto luminoso di Cristo, che vi chiama ad essere autentici uomini e veri cristiani, protagonisti della vostra esistenza”.

SIR, Radio Vaticana

UDIENZA ALLA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA IN OCCASIONE DEL GIURAMENTO DELLE NUOVE GUARDIE - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa: nella liturgia la tradizione una realtà viva, include in se stessa il principio dello sviluppo e del progresso, nessuna contrapposizione

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, Papa Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti al IX Convegno promosso dal Pontificio Istituto Liturgico Sant’Anselmo, nel 50° anniversario di fondazione dell’Istituto, dal titolo "Il Pontificio Istituto Liturgico tra memoria e profezia".
“Il Beato Giovanni XXIII, raccogliendo le istanze del movimento liturgico...poco prima del Concilio Vaticano II e nel corso della sua celebrazione volle che la Facoltà dei Benedettini sull'Aventino costituisse un centro di studi e di ricerca per assicurare una solida base alla riforma liturgica conciliare”. Nel suo discorso, Benedetto XVI ha ricordato come, alla vigilia del Concilio Vaticano II, fosse ''viva in campo liturgico l'urgenza di una riforma'' e che “la forte esigenza pastorale che animava il movimento liturgico richiedeva che venisse favorita e suscitata una partecipazione più attiva dei fedeli alle celebrazioni liturgiche attraverso l'uso delle lingue nazionali e che si approfondisse il tema dell'adattamento dei riti nelle varie culture, specie in terra di missione”. “Inoltre, - ha proseguito il Papa - si rivelava chiara fin dall'inizio la necessità di studiare in modo più approfondito il fondamento teologico della Liturgia, per evitare di cadere nel ritualismo e affinché la riforma fosse ben giustificata nell'ambito della Rivelazione e in continuità con la tradizione della Chiesa”. “Papa Giovanni XXIII, animato da spirito profetico, per raccogliere e rispondere a tali esigenze creò l'Istituto Liturgico, a cui volle subito attribuire l'appellativo di ‘Pontificio’ per indicarne il peculiare legame con la Sede Apostolica”. "Dobbiamo constatare i frutti abbondanti suscitati dallo Spirito Santo in mezzo secolo di storia, e per questo rendiamo grazie al Datore di ogni bene". In questi decenni, ha continuato Papa Ratzinger, l'istituto ha offerto "il suo contributo alla Chiesa impegnata nella recezione del Vaticano II, attraverso un cinquantennio di formazione liturgica accademica. Formazione offerta alla luce della celebrazione dei santi misteri, della liturgia comparata, della Parola di Dio, delle fonti liturgiche, del magistero, della storia delle istanze ecumeniche e di una solida antropologia". "Grazie a questo importante lavoro formativo, un elevato numero di laureati e licenziati prestano ora il loro servizio alla Chiesa in varie parti del mondo, aiutando il Popolo santo di Dio a vivere la Liturgia come espressione della Chiesa in preghiera, come presenza di Cristo in mezzo agli uomini e come attualità costitutiva della storia della salvezza”. Lo scopo della "riforma conciliare" non era stato "principalmente quello di cambiare i riti e i testi, quanto invece quello di rinnovare la mentalità e porre al centro della vita cristiana e della pastorale la celebrazione del Mistero Pasquale di Cristo". "Purtroppo forse - ha affermato il Papa - anche da noi Pastori ed esperti, la Liturgia è stata colta più come un oggetto da riformare che non come soggetto capace di rinnovare la vita cristiana". La liturgia ''vive di un corretto e costante rapporto tra 'sana traditio' e 'legitima progressio''', come affermato dai testi del Concilio. Per Benedetto XVI ''non poche volte si contrappone in modo maldestro tradizione e progresso''. ''In realtà - ha detto il Pontefice - i due concetti si integrano: la tradizione è una realtà viva, include perciò in se stessa il principio dello sviluppo, del progresso. Come a dire che il fiume della tradizione porta in sé anche la sua sorgente e tende verso la foce".

SIR, Asca

UDIENZA AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO PROMOSSO DAL PONTIFICIO ISTITUTO LITURGICO SANT’ANSELMO, NEL 50° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa ad Aquileia e Venezia. La città lagunare si veste con drappi e fiocchi bianchi e gialli. Colonne d'acqua per lo sbarco di Benedetto XVI

Per due giorni i colori di Venezia saranno quelli del papato. Da questa mattina migliaia di fiocchi bianchi e gialli faranno la loro comparsa su tutti i palazzi che si affacciano in laguna. Dal collegio militare Morosini, dove atterrerà l'elicottero del Pontefice, fino alle due colonne di San Marco che incorniceranno lo sbarco del Papa da una vedetta della guardia di Finanza, ci sarà un'unica catena di fiocchi e bandiere. E bianchi e gialli saranno anche i drappi delle venticinque barche a vela al terzo che insieme alle colonne d'acqua realizzate da due rimorchiatori accoglieranno Benedetto XVI domani sera in bacino San Marco. A fornire gli ultimi dettagli della coreografia per la visita del Papa è stato ieri mattina il vescovo responsabile dell'evento Beniamino Pizziol, insieme all'architetto Giovanni Battista Girello. "I drappi bianchi e gialli sono pronti a inondare la città", ha detto. "Stoffe storiche, drappi antichi e segnali di benvenuto alle finestre". "Con grande sobrietà", frena il vescovo Pizziol. L'intento è quello di preparare una Piazza che accolga il Pontefice nel suo splendore usuale, ma con i segni della grande festa. Ecco allora la decisione di "oscurare" le pubblicità piuttosto ingombranti presenti sulle impalcature della Marciana e dell'Ala Napoleonica. Avrebbero probabilmente creato uno squilibrio scenico, anche di fronte alle telecamere di mezzo mondo. Resteranno al loro posto invece i ponteggi del ponte dei Sospiri. A bordo della motovedetta della Finanza arriverà fino al Molo percorrendo l'intero bacino di San Marco. Ad attenderlo ci saranno una ventina di imbarcazioni lagunari dell'associazione "Vela al terzo" e i rimorchiatori che spareranno getti d'acqua di benvenuto. Lungo gli alberghi di Riva Schiavoni saranno esposti striscioni bianchi e gialli dell'Ava. Sbarcato sul Molo di San Marco, il Papa salirà sul palco già allestito davanti al Caffè Chioggia e riceverà il saluto della città e del sindaco Orsoni. Piazzetta e Piazza già transennnate, postazione di telecamere e fotografi nel recinto di fronte al palco, davanti a palazzo Ducale. A bordo della Papamobile, macchinetta elettrica guidata da un vigile urbano, il Papa percorrerà l'intera piazza fino al Correr e poi si ritirerà nel palazzo patriarcale dopo aver venerato le spoglie di San Marco.

Corriere del Veneto.it, La Nuova Venezia

Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Don Anselmi: 30mila i giovani italiani ai 'Giorni nelle diocesi'. A Madrid quasi la metà del nostro episcopato

“100 mila giovani accompagnati da 100 vescovi. Praticamente quasi la metà dell’episcopato italiano sarà a Madrid per la GMG di agosto”. È quanto afferma il responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile, don Nicolò Anselmi, che in un’intervista all'agenzia SIR fa il punto sulla spedizione italiana in Spagna per la prossima Giornata Mondiale della Gioventù. Il grosso del contingente italiano passerà attraverso le diocesi, mentre il resto per i movimenti e le aggregazioni ecclesiali. “La cifra di 100 mila – spiega don Anselmi - è plausibile visto anche il trend delle iscrizioni. Di questi 100 mila giovani, oltre 30 mila parteciperanno anche ai “Giorni nelle diocesi”, ai gemellaggi con le chiese locali spagnole che si svolgeranno dall’11 al 15 agosto. Si tratta di un numero enorme se rapportato a quello della GMG di Colonia dove furono solo 8900. Praticamente quasi tutte le diocesi italiane hanno aderito ai gemellaggi, addirittura in alcuni casi anche intere regioni come Liguria, Umbria e Toscana e direi anche Campania”. “I vescovi saranno 100 e di questi 45 terranno le catechesi. Si può dire che metà dell’episcopato italiano sarà a Madrid; un segno importante ed una scelta significativa alla luce degli Orientamenti pastorali della CEI per il prossimo decennio dedicati all’emergenza educativa. I giovani – conclude - sono nel cuore dei nostri vescovi”.

SIR

Mancano 100 giorni - l'intervista integrale

Il Papa ad Aquileia e Venezia. Il card. Scola: chiediamo a Benedetto di allargare la nostra mente e il nostro cuore ad accogliere il disegno di Dio

Il motivo ispiratore della visita del Papa a Venezia, sabato e domenica, è ''già esplicitato dal motto: 'Tu conferma la nostra fede'. La fede, infatti, non solo non è in contraddizione con la ragione, ma è la sua pienezza. E la fede è l'appoggiarsi su Gesù come roccia della nostra esistenza, da cui scaturiscono uno stile, cioè una visione e una pratica di vita, che si riflette poi in tutte le dimensioni dell'umano, soprattutto negli affetti, nel lavoro, nel riposo''. Lo sottolinea il patriarca di Venezia, card. Angelo Scola, in un'intervista al quotidiano Avvenire. Il patriarca di Venezia chiede al Papa ''di allargare la nostra mente e il nostro cuore ad accogliere il disegno di Dio''. Benedetto XVI giungerà nel Nord Est una settimana dopo la Beatificazione di Giovanni Paolo II. Questa coincidenza temporale ''è un felice auspicio. La memoria di Giovanni Paolo II - continua il card. Scola - è ancora vivissima sia a Venezia, dove è diventata proverbiale una formula da lui usata nella visita del 1985, 'Venezia città dell'umanità', sia nel Triveneto, dove ha trascorso diversi periodi di vacanza. L'arrivo del suo successore, Benedetto XVI, dopo la Beatificazione di domenica scorsa, sta mobilitando ancor di più i credenti all'incontro con il Papa''.

Adnkronos

Scola: il Papa allargherà il cuore del Nordest

Il card. Scola alla Radio Vaticana: viene a confermare la nostra fede

'Gesù di Nazaret - Secondo volume'. 'La Civiltà Cattolica': riflesso di una vita donata e una mente totalmente impegnata nella ricerca della verità

Come teologo, Benedetto XVI-Joseph Ratzinger dimostra "onestà intellettuale, rispetto per le opinioni divergenti e volontà di dialogo per soluzioni condivise, per quanto possibile". E "il suo modo di procedere è calmo e cordiale sì che non incontra mai 'avversari', ma divergenze su cui serenamente discutere". Lo sottolinea La Civiltà Cattolica nell'ampia recensione del nuovo volume del Papa "Gesù di Nazaret - Dall'ingresso a Gerusalemme fino alla Risurrezione" pubblicata sull'ultimo quaderno a firma di padre Ferdinando Castelli. "La chiarezza espositiva - rileva il gesuita - lascia supporre una piena conoscenza dei problemi e la capacità di coglierne gli aspetti di fondo e di esporli senza nasconderne i lati oscuri". Secondo padre Castelli, "il messaggio dell'opera è preciso: testimoniare che Gesù Cristo è vivo, reale, necessario", mentre "lo stile del libro è semplice e chiaro, privo di preziosismi e di ricercatezze formali". Il teologo Ratzinger, insomma, "ha il dono di rendere comprensibili anche questioni complesse e dibattute". "La testimonianza di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI - prosegue Castelli nell'articolo ripreso da L'Osservatore Romano - è quanto mai pregnante perchè riflesso di una vita totalmente donata e di una mente totalmente impegnata nella ricerca della verità". L'articolo de La Civiltà Cattolica, infine dà atto che "il Papa, nei due volumi, non intende presentare una sua personale interpretazione della Scrittura e del dogma; vuole presentare il cristianesimo nella sua essenzialità e pienezza, come lo concepisce la Chiesa alla luce della rivelazione biblica, della tradizione e dell'analogia della fede". E riconosce che "la metodologia usata per l'elaborazione di 'Gesù di Nazaret' è quella formulata dal Concilio Vaticano II" in quanto, proprio come afferma la 'Dei Verbum', il Papa ritiene che la Sacra Scrittura debba essere letta e interpretata "con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e alla unità di tutta la Scrittura, tenuto conto della viva tradizione di tutta la Chiesa e dell'analogia della fede".

Giacomo Galeazzi, Oltretevere