giovedì 25 ottobre 2012

Il Papa: arte e fede, un binomio che accompagna la Chiesa e la Santa Sede da duemila anni, che anche oggi dobbiamo valorizzare maggiormente nell’impegno di portare agli uomini del nostro tempo l’annuncio del Vangelo, del Dio che è Bellezza e Amore infinito

Questo pomeriggio, nell’Aula Paolo VI, alla presenza del Santo Padre Benedetto XVI ha avuto luogo la proiezione del film documentario "Arte e fede - Via Pulchritudinis", realizzato dal Governatorato dello Stato della Città del Vaticano - Direzione dei Musei Vaticani in collaborazione con la televisione polacca TBA, e prodotto dall’ambasciatore Przemysław Jan Häuser. “Un contributo specifico e qualificato dei Musei Vaticani all’Anno della fede”. Così il Papa, parlando subito dopo la proiezione, ha definito il film. Settanta minuti di racconto per immagini di 2000 anni di storia della Chiesa e dell’arte. La visita ai Musei Vaticani per le molte persone che arrivano a Roma rappresenta “il contatto maggiore, a volte unico, con la Santa Sede”, per questo, ha detto il Papa, si tratta di “un’occasione privilegiata per conoscere il messaggio cristiano”. “Si potrebbe dire che il patrimonio artistico della Città del Vaticano costituisce una sorta di grande 'parabola' mediante la quale il Papa parla a uomini e donne di ogni parte del mondo, e quindi di molteplici appartenenze culturali e religiose, persone che magari non leggeranno mai un suo discorso o una sua omelia”. Nel suo intervento, Benedetto XVI, parlando anche in polacco in omaggio alla delegazione della Polonia presente alla proiezione, ha definito il linguaggio dell’arte “un linguaggio parabolico, dotato di una speciale apertura universale”: “La 'via Pulchritudinis' è una via capace di guidare la mente e il cuore verso l’Eterno, di elevarli fino alle altezze di Dio.” La pellicola, prodotta dall’ambasciatore del Sovrano Militare Ordine di Malta e che verrà distribuita in dieci lingue, rende inoltre omaggio all’impegno dei Pontefici “per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio artistico”: aspetto che il Papa ha rilevato assieme all’impegno, in epoca contemporanea, “per un rinnovato dialogo della Chiesa con gli artisti”. Dialogo, ha spiegato ancora, egregiamente rappresentato proprio dalla collezione dei Musei Vaticani, la cui dimensione potrebbe essere definita “evangelizzante”. Il Papa ha poi citato l’impegno in questa direzione di Giovanni Paolo II: “Sono lieto, in particolare, di rendere omaggio alla grande sensibilità per il dialogo tra arte e fede del mio amato Predecessore il Beato Giovanni Paolo II: il ruolo che la Polonia occupa in questa produzione attesta i suoi meriti in questo campo”. “Arte e fede: un binomio che accompagna la Chiesa e la Santa Sede da duemila anni, è stata la conclusione del Papa, un binomio che anche oggi dobbiamo valorizzare maggiormente nell’impegno di portare agli uomini e alle donne del nostro tempo l’annuncio del Vangelo, del Dio che è Bellezza e Amore infinito”.

Radio Vaticana

PROIEZIONE DEL FILM DOCUMENTARIO "ARTE E FEDE" VIA PULCHRITUDINIS" - il testo integrale del discorso del Papa

FILM: “ARTE E FEDE. VIA PULCHRITUDINIS”
 

Anno della fede Il punto centrale: la novità radicale della risurrezione di Cristo. Joseph Ratzinger: il Gesù pasquale è la nostra certezza che la storia può essere vissuta in modo positivo e che la nostra attività razionale limitata e debole ha un significato

Nella sua Lettera Apostolica "Porta fidei", con la quale ha indetto l’Anno della fede, nel cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione del Concilio Vaticano II, Benedetto XVI pone particolarmente l’enfasi sulla “novità” radicale della risurrezione di Cristo, cuore della fede cristiana. Viene in mente la straordinaria sintesi di Sant’Ireneo: "Omnem novitatem attulit, semetipsum afferens", ossia "Cristo, nella sua venuta, ha portato con sé tutta la novità". La novità della risurrezione di Cristo ha come frutto immediato la trasformazione dei discepoli timorosi nella nuova comunità che è la Chiesa, il corpo del Risorto. In questa nuova comunità, che vive di una nuova speranza data dalla risurrezione di Cristo, i singoli membri vengono sempre più conformati al mistero pasquale di Cristo, e da qui trasformati nel loro modo di vivere e di pensare. San Paolo esorta così la comunità cristiana di Roma: "Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente" (Romani 12, 2). La novità della risurrezione dischiude un nuovo orizzonte al pensiero, non solo per il discernimento, da parte degli individui, della volontà di Dio per la loro vita, ma anche per il discernimento della natura stessa della realtà. Quest’ultimo è il compito dei teologi nella Chiesa ma anche di tutti i battezzati chiamati a "rispondere della speranza" che è in noi (1 Pietro 3, 15). La risurrezione di Cristo, pertanto, rivela il nostro destino individuale e collettivo, ma anche la natura stessa dell’universo nel quale viviamo. Come scrive Joseph Ratzinger in "Escatologia. Morte e vita eterna": "Il Gesù pasquale è la nostra certezza che la storia può essere vissuta in modo positivo e che la nostra attività razionale limitata e debole ha un significato". I teologi parlano della "priorità epistemica" di Cristo, che "è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui" (Colossesi 1, 17). I cristiani, quindi, sono chiamati a una conversione non solo religiosa e morale, ma anche intellettuale. Tutto il nostro pensiero trae orientamento dal mistero pasquale di Cristo. Questa convinzione della priorità epistemica di Cristo non sostituisce il lavoro legittimo e autonomo degli scienziati, degli economisti e degli artisti; tuttavia gli dà un orientamento che ispira speranza e il suo significato ultimo. Rivela che la realtà si fonda sul dono creativo del Dio tripersonale e che il fine della creazione è il conseguimento della comunione amorevole delle persone. I canti conclusivi del Paradiso di Dante esprimono in modo insuperabile questa convinzione: il centro stesso della realtà è "l’amor che move il sole e l’altre stelle". Pur non sostituendo il lavoro degli scienziati, degli economisti e degli artisti, la visione cristiana della realtà contrasta ogni tendenza a una lettura riduttiva di ciò che è reale. Sfida gli scienziati a non limitare la realtà a ciò che può comprendere una visione del mondo meramente materialistica. Sfida gli economisti a incorporare nelle loro analisi il bene comune delle persone. Sfida i cittadini delle democrazie occidentali a non arrendersi a un secolarismo unidimensionale. Un’altra implicazione di questa priorità del mistero pasquale di Cristo è che, sebbene non possa essere ridotto alla proclamazione e alla catechesi, il lavoro della teologia è inscindibile da esse. Se la teologia, secondo la venerabile espressione di Sant’Anselmo, è "la fede che cerca di capire", allora il contenuto di tale fede è la Buona Novella di Cristo risorto proclamata dalla Chiesa, celebrata nella sua liturgia ed esposta nella sua catechesi. Separata dalla proclamazione e dalla catechesi, la teologia rischia di costruire sulle sabbie mobili dello spirito del tempo (Zeitgeist) contemporaneo.
 
Robert Imbelli, L'Osservatore Romano

Al via il vero processo di Vatileaks: il giudice ha la toga bianca. Benedetto XVI punta a fare pulizia nei Palazzi e ha cominciato con il Concistoro

Questa volta il Papa ha fatto tutto da solo. Senza l’intromissione del Segretario di Stato Tarcisio Bertone e senza quella, sicuramente meno invadente, del card. Camillo Ruini. La mano di Benedetto XVI, attento a far quadrare i conti dei cardinali elettori e a non sforare il limite imposto da Paolo VI di centoventi porporati sotto gli ottant’anni, è l’unica ad aver compilato la lista delle sei nuove berrette. Per alcuni una sorta di sentenza bis nella vicenda Vatileaks. L’annuncio a sorpresa del Concistoro, infatti, è giunto proprio l’indomani la pubblicazione delle motivazioni della condanna a un anno e sei mesi per furto aggravato emessa dal Tribunale Vaticano nei confronti di Paolo Gabriele. Chi ha raccomandato l’ex maggiordomo papale? Chi è il primo porporato ad aprire la lista del mini concistoro indetto da Benedetto XVI per il prossimo 24 novembre? Il nome è lo stesso: James Michael Harvey (foto), attuale Prefetto della Casa Pontificia, che il Papa, ieri mattina, ha indicato come futuro Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le mura. Harvey, tra l’altro, era stato confermato al vertice della Prefettura della Casa Pontificia proprio da Papa Ratzinger, all’inizio del 2010, per un terzo quinquennio. La scadenza naturale del suo mandato sarebbe scattata, quindi, all’inizio del 2015. Dopo quasi tre anni, invece, Benedetto XVI ha deciso diversamente e ha preferito rinnovare completamente la Prefettura della Casa Pontificia. La partenza di Harvey, infatti, si somma a quella dell’ex numero due mons. Paolo De Nicolò, pensionato da Papa Ratzinger in piena bufera Vatileaks, il 4 agosto scorso, e sostituito da padre Leonardo Sapienza. De Nicolò era stato nominato da Giovanni Paolo II, nel marzo 2004, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, e solo quattro anni fa, nel maggio 2008, al compimento dei 71 anni, Benedetto XVI lo aveva elevato alla dignità episcopale. Era stato il cardinale Tarcisio Bertone a ordinarlo vescovo, il mese successivo, nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Per Harvey l’iter era stato diverso. Nel febbraio 1998 Karol Wojtyła lo nominò al vertice della Prefettura della Casa Pontificia ordinandolo personalmente vescovo insieme con il suo segretario particolare Stanisław Dziwisz, oggi anch’egli cardinale come Harvey, e con il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie Piero Marini. La domanda ora è: chi prenderà il posto lasciato libero dal futuro cardinale Harvey? Le scommesse sono aperte. C’è chi ipotizza il nome del segretario particolare di Benedetto XVI, mons. Georg Gänswein, e chi quello di padre Sapienza. Con Benedetto XVI deciso a scrivere personalmente la parola fine alla vicenda Vatileaks nessuna ipotesi può essere più credibile dell’altra. E forse, alla fine, ci sarà un ulteriore colpo di scena papale come quello avvenuto ieri, in piazza San Pietro, al termine della consueta udienza generale del mercoledì, davanti agli occhi, forse increduli, degli stessi cinque dei sei futuri porporati presenti all’annuncio di Benedetto XVI. È la rivoluzione di Ratzinger, gentile quanto si vorrà, ma non per questo meno efficace. La sporcizia riempie ancora i Sacri Palazzi, i pesci cattivi non sono ancora stati tolti dalla rete di Pietro, la zizzania cresce insieme con il grano, e falciarla non è dote per molti. C’è il rischio che sbagliando anche ciò che di buono è cresciuto e continua a nascere nella vigna del Signore sia estirpato e gettato nel fuoco. Non è questa la volontà del Papa.

Francesco Grana, Orticalab.it

Il Sinodo dei vescovi verso la conclusione: domani mattina la presentazione e la votazione del Messaggio, nel pomeriggio la presentazione dell'elenco finale delle proposizioni, oggi in fase di studio

Al Sinodo dei vescovi sono all’esame gli emendamenti collettivi alle 57 proposizioni presentate ai Padri sinodali martedì scorso. Preparati in questi giorni dai circoli minori, che si sono riuniti in quattro sessioni tra martedì e mercoledì, gli emendamenti sono stati consegnati ieri alla Segreteria generale e per tutta la giornata di oggi verranno studiati dal relatore generale, il card. Donald Wuerl, insieme al segretario speciale, l’arcivescovo Carré, e ai dodici relatori dei Circoli minori. L’esame proseguirà anche nella mattina di domani, quando i Padri sinodali torneranno a riunirsi in assemblea per la ventesima Congregazione generale, durante la quale sarà presentato e votato il testo definitivo del Messaggio. Nel pomeriggio di venerdì è in programma la ventunesima Congregazione, per la presentazione dell’elenco finale delle proposizioni, sulle quali i Padri sinodali si pronunceranno sabato mattina. L’esito delle votazioni si conoscerà nel pomeriggio, quando avrà luogo la ventitreesima e ultima Congregazione generale.

L'Osservatore Romano

Card. Filoni riafferma la validità della Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi e del cammino interno alla Chiesa in Cina nella fedeltà al Papa, auspicando una Commissione stabile tra Repubblica popolare e Santa Sede

La Lettera rivolta dal Papa ai cattolici cinesi nel 2007 “resta valida” anche per favorire una ripartenza del dialogo tra la Santa Sede e il Governo di Pechino. Un dialogo che andrebbe riavviato attraverso la creazione di una Commissione bilaterale stabile e di “altissimo livello” tra Cina popolare e Santa Sede, sul modello di quelle già esistenti tra la Cina popolare e Taiwan. Si tratta delle proposte autorevoli che il prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli prefigura in un articolo su Tripod, il trimestrale pubblicato dall'Holy Spirit Study Centre della diocesi di Hong Kong, che oggi viene anticipato sul suo sito online. L’intervento del card. Fernando Filoni (foto) prende spunto dal quinto anniversario della pubblicazione della Lettera di Benedetto XVI alla Chiesa che è in Cina. Gli avvenimenti di questi anni, nota il prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, hanno confermato “il valore, l'opportunità e l'attualità” di quel testo pontificio, che può davvero “rappresentare un punto di partenza per il dialogo nella Chiesa in Cina e può stimolare quello tra Santa Sede e governo di Pechino”. La Lettera papale ai cattolici cinesi del 2007, avverte il cardinale, non aveva un primario scopo politico. Essa mirava piuttosto a manifestare pubblicamente qual era l'atteggiamento della Sede Apostolica nei confronti della “complessa situazione” della Chiesa in Cina. “Dopo anni di studio – ricorda il porporato – la Santa Sede aveva la chiara percezione che la Chiesa in Cina nel suo insieme non era mai stata scismatica”. Essa però continuava a vivere la lacerante divisione tra coloro che nel tempo non hanno accettato compromessi con il controllo politico imposto dalle autorità civili e quanti invece li hanno sopportati “per calcolo esistenziale”. Le profonde ferite interne alla Chiesa non riescono a rimarginarsi, anche a causa di invasive interferenze esterne. Per questo, fa capire il prefetto del dicastero, nel caso cinese ogni tentativo di favorire la riconciliazione ecclesiale implica realisticamente anche la necessità di un dialogo tra la Santa Sede e i poteri civili cinesi. La Lettera papale del 2007, ricorda al riguardo Filoni, aveva riaffermato con forza la piena disponibilità della Santa Sede a un “dialogo rispettoso e costruttivo” con le autorità di Pechino, nella consapevolezza che “la soluzione dei problemi esistenti non può essere perseguita attraverso un permanente conflitto”. Ma in questi cinque anni, al posto del dialogo aperto e leale auspicato dal Papa ci sono state incomprensioni, accuse, irrigidimenti, basati spesso su notizie incomplete e errate. “Forse” ammette il Ppefetto del dicastero missionario “alcune reazioni della Santa Sede non sono state ben recepite”. Soprattutto, hanno pesato quelle che il Cardinale elenca come vere e proprie pietre d'inciampo: l'VIII l'Assemblea nazionale dei rappresentanti cattolici, organizzata dalle autorità di Pechino nel dicembre 2010, che ha “acuito il controllo dello Stato sulla Chiesa”, le pesanti interferenze delle autorità civili sulle nomine dei Vescovi, l'intervento di vescovi illegittimi nelle consacrazioni episcopali, che ha creato “drammatiche crisi di coscienza, sia nei Vescovi consacrati, sia nei Vescovi consacranti”. Il prefetto Filoni cita tra i segnali preoccupanti più recenti il caso del vescovo Matteo Ma Daquin di Shanghai, privato della sua libertà perché il giorno della sua ordinazione episcopale aveva espresso l’intenzione di dedicarsi al ministero pastorale a tempo pieno, deponendo incarichi negli organismi con cui il governo interferisce dall'interno nella vita della Chiesa. I vescovi e i sacerdoti, infatti, non sono funzionari statali. Davanti a questa situazione di stallo, il porporato si chiede se non sia arrivato ”il tempo di pensare ad un nuovo modo di dialogare”, anche più aperto e a un livello più alto, “dove non sia più possibile che interessi particolari minino la volontà, la fiducia e la stima reciproca”. I modelli richiamati esplicitamente dal Cardinale sono eloquenti e concreti: ad esempio le Commissioni stabili “di altissimo livello” tra Pechino e Taipei, e gli strumenti di contatto con cui Santa Sede e Vietnam “hanno trovato un modus operandi et progrediendi”. Mentre l’imminente Congresso del Partito comunista cinese si appresta a profondi cambiamenti nel profilo della dirigenza politica nazionale, dalla Santa Sede si auspica una nuova fase dei rapporti sino-vaticani.

Fides

Card. Filoni: La Lettera del Papa alla Chiesa di Cina attende risposta

Con il nuovo Concistoro il Papa vuole far respirare la Chiesa, portarla fuori dal malgoverno romano, da una certa animosità fra fazioni diverse della Curia che non si sono risparmiate stoccate dure

E’ da prima che iniziasse il Sinodo dei vescovi che gli episcopati non europei facevano rimostranze a Roma per il peso troppo romano centrico che, a motivo degli ultimi due Concistori, aveva assunto il Collegio cardinalizio, il consesso che in caso di morte del Pontefice si riunisce per eleggere un successore. Benedetto XVI ha ascoltato le loro voci e ha voluto rispondere con un atto di governo autonomo, e cioè gestito senza il sussidio dei suoi principali collaboratori, proprio mentre il ghota dell’episcopato mondiale è riunito a Roma. La decisione, resa nota ieri, dice di un Concistoro (il quinto dell’era Joseph Ratzinger) che avverrà il 24 novembre per la creazione di sei nuovi cardinali, fra le quali non figura né un italiano né un europeo. Certo, i sei porporati non spostano il peso dei continenti che è ancora preponderante sull’Europa (su 120 cardinali che comporranno a fine 2012 il collegio cardinalizio, 62 sono gli europei, 21 i latinomamericani, 14 i nordamericani, 11 gli asiatici, 11 gli africani, 1 solo proveniente dall’Oceania) ma l’annuncio resta carico di significato soprattutto per una Curia romana arenata da mesi sulle secche di Vatileaks, il furto di documenti riservati a opera dell’ex maggiordomo papale Paolo Gabriele. Nella storia recente non è mai accaduto che si celebrassero due Concistori nello stesso anno. Il fatto che l’ultimo Concistoro sia stato convocato appena lo scorso febbraio dice dell’eccezionalità dell’annuncio di ieri. Il Papa vuole far respirare la Chiesa, portarla fuori dal malgoverno romano, da una certa animosità fra fazioni diverse della Curia romana che non si sono risparmiate stoccate dure fra i pantani di Vatileaks. L’annuncio, insomma, sembra voler dire della volontà del Papa di reagire al torbidume degli ultimi tempi con un’azione di governo a sorpresa. E c’è chi dice che in futuro ne seguiranno altre. Fra queste la più scontata, anche per questioni anagrafiche: l’arrivo al vertice della Segreteria di Stato oggi in mano al 78enne Tarcisio Bertone di un diplomatico.

Paolo Rodari, Il Foglio

Padre Lombardi: la sentenza nei confronti di Paolo Gabriele è divenuta definitiva, il promotore di Giustizia ha disposto questa mattina la reclusione, che viene eseguita in giornata

"Dato che non sono stati proposti appelli contro la sentenza del 6 ottobre scorso nei confronti di Paolo Gabriele, essa è divenuta definitiva. Perciò, per mandato del presidente del tribunale, il promotore di Giustizia ha disposto questa mattina la reclusione in esecuzione della sentenza. L'ordinanza viene eseguita in giornata". Lo rende noto il direttore della Sala Stampa del Vaticano padre Federico Lombardi.

LaPresse News

DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, PADRE FEDERICO LOMBARDI

Segreteria di Stato: la sentenza del processo contro Paolo Gabriele, ora passata in giudicato, mette un punto fermo su di una vicenda triste, che ha avuto conseguenze molto dolorose. Timane l'eventualità della concessione della grazia, atto sovrano del Papa

“La sentenza del processo contro Paolo Gabriele, ora passata in giudicato, mette un punto fermo su di una vicenda triste, che ha avuto conseguenze molto dolorose”: si apre con queste parole il comunicato della Segreteria di Stato, diffuso oggi in Sala Stampa vaticana.  "E' stata recata un'offesa personale al Santo Padre - si legge - si è violato il diritto alla riservatezza di molte persone che a Lui si erano rivolte in ragione del proprio ufficio. Si è creato pregiudizio alla Santa Sede e a diverse sue istituzioni. Si è posto ostacolo alle comunicazioni tra i vescovi del mondo e la Santa Sede e causato scandalo alla comunità dei fedeli". Inoltre, si sottolinea nel comunicato della Segreteria di Stato, per un periodo di parecchi mesi “è stata turbata la serenità della comunità di lavoro quotidianamente al servizio del Successore di Pietro”. Paolo Gabriele – si ricorda nel documento - è stato riconosciuto “colpevole al termine di un procedimento giudiziario che si è svolto con trasparenza, equanimità, nel pieno rispetto del diritto alla difesa”. Il dibattimento ha potuto accertare i fatti, appurando che Gabriele “ha messo in atto il suo progetto criminoso senza istigazione o incitamento da parte di altri, ma basandosi su convinzioni personali in nessun modo condivisibili. Le varie congetture circa l'esistenza di complotti o il coinvolgimento di più persone si sono rivelate, alla luce della sentenza, infondate". Con il passaggio della sentenza in giudicato, Paolo Gabriele “dovrà scontare il periodo di detenzione inflitto”. Si apre inoltre a suo carico la procedura “per la destituzione di diritto, prevista dal Regolamento Generale della Curia Romana”. “In rapporto alla misura detentiva rimane l’eventualità della concessione della grazia, che, come ricordato più volte, è un atto sovrano del Santo Padre. Essa tuttavia presuppone ragionevolmente il ravvedimento del reo e la sincera richiesta di perdono al Sommo Pontefice e a quanti sono stati ingiustamente offesi”.

Radio Vaticana, LaPresse News

COMUNICATO DELLA SEGRETERIA DI STATO

I 'paletti' di Benedetto XVI sul Concistoro: solo lui ha deciso l’esclusione degli italiani, degli europei e dei curiali, mostrando di accogliere come fondate le osservazioni sul Concistoro di febbraio

Ieri il Papa ha annunciato un nuovo mini-Concistoro per la creazione, il prossimo 24 novembre, di sei cardinali. I paletti precisi su questo Concistoro, l’esclusione di qualsiasi italiano, l’esclusione di europei, l’esclusione di capi dicastero curiali, sono stati una decisione presa direttamente e personalmente dal Papa, che ha dato direttive in proposito alla Segreteria di Stato: i suoi principali collaboratori hanno ricevuto chiare istruzioni su ciò che Benedetto XVI voleva. Lui e solo lui ha deciso l’esclusione degli italiani, degli europei e dei curiali. E’ del tutto evidente che con questa lista di nuovi cardinali Benedetto XVI ha mostrato di accogliere come fondate le osservazioni critiche avanzate da alte personalità ecclesiastiche in relazione al Concistoro dello scorso febbraio, che è apparso sbilanciato in senso troppo curiale e troppo italiano. Anche se con ogni probabilità non c’era l’intenzione di creare un precedente, con l’esclusione di Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, dalla lista, il precedente di fatto si è creato. Da ieri è un dato di fatto e di cronaca che non deve considerarsi scontato né automatico neanche per un prefetto di Congregazione l’inserimento nella prima creazione cardinalizia possibile. Nel Concistoro di febbraio, su 22 cardinali, non c’erano nuovi porporati africani né latinoamericani residenziali. La norma non scritta che esclude dalla lista coloro che hanno il predecessore emerito ma ancora votante in caso di conclave è stata applicata in modo ferreo, permettendo così l’inclusione nel Concistoro non solo dei prefetti di Congregazione, ma anche dei presidenti di Pontifici Consigli, degli arcipreti delle Basiliche e dei patroni degli ordini cavallereschi, a scapito dei pastori delle Chiese locali. Balzava anche agli occhi il numero di nuovi porporati legati al Segretario di Stato Tarcisio Bertone. La lista annunciata ieri suona anche come un segnale alle varie “cordate” d’Oltretevere. Dopo il Concistoro del prossimo novembre (era dai tempi di Pio XI che non si facevano due creazioni cardinalizie nello stesso anno), anche se bisogna essere più che cauti in queste previsioni, appare difficile immaginare che un nuovo concistoro possa avvenire prima del novembre 2013, quando si potrebbe arrivare ad avere una dozzina di posti disponibili. A meno di non ipotizzare che il Papa intenda cambiare i ritmi, indicendone uno ogni sei mesi. Uno sguardo ai nomi dei porporati annunciati ieri mostra come alcune delle personalità che entreranno a far parte del collegio cardinalizio non possano certo essere classificate come di linea conservatrice. E questo attesta, come già alcune delle più recenti nomine curiali, quanto possano risultare fuorvianti certe letture univoche del Pontificato ratzingeriano.

Andrea Tornielli, Sacri Palazzi

Udienza del Papa al presidente della Repubblica di Cipro. Al centro del colloquio la pace in Medio Oriente e la situazione critica che attraversa l’Europa

La pace in Medio Oriente e la situazione critica che attraversa l’Europa hanno caratterizzato questa mattina l’udienza che Benedetto XVI ha concesso al presidente della Repubblica di Cipro, Demetris Christofias. “Negli incontri, svoltisi in un’atmosfera di cordialità”, precisa un comunicato della Sala Stampa Vaticana, “sono stati rilevati i buoni rapporti esistenti fra la Santa Sede e la Repubblica di Cipro” e si è parlato dell’importanza “del dialogo e del rispetto dei diritti umani, tra cui quello della libertà religiosa”. Mentre la Repubblica di Cipro, prosegue la nota, “esercita la Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, non è mancata una rassegna della situazione in Europa. Si è auspicato, infine, che le iniziative per il dialogo e la pace tra le parti in conflitto in Medio Oriente raggiungano risultati positivi con il contributo della Comunità Internazionale”. Dopo l’incontro con il Papa, il presidente cipriota si è successivamente intrattenuto con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, accompagnato dall’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

Radio Vaticana

COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI CIPRO
 

La gioia e la speranza dei cardinali dell'India per la berretta cardinalizia a Baselios Cleemis Thottunkal: il riconoscimento a un piccola Chiesa, quella siro-malankarese, che si adopera molto per l’evangelizzazione

Gioia, felicitazioni, speranza, sono espresse dai cardinali indiani per la nomina di Sua Beatitudine Baselios Cleemis Thottunkal (foto), arcivescovo maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India), che sarà creato cardinale da Papa Benedetto XVI nel Concistoro del 24 novembre prossimo. Interpellato dall’agenzia Fides, il card. George Alencherry, arcivescovo maggiore della chiesa siro-malabarese, ha commentato: “Siamo molto felici e esprimiamo le nostre congratulazioni. La nomina è il riconoscimento a un piccola Chiesa, quella siro-malankarese, che si adopera molto per l’evangelizzazione”. Anche il card. Telesphore Toppo si unisce alla gioia “perchè il pensiero del Papa guarda alla Chiesa indiana”, mentre il card. Oswald Gracias, presidente della Conferenza Episcopale, esprimendo il suo personale compiacimento, sottolinea “il riconoscimento del contributo della Chiesa siro-malankarese alla Chiesa universale”. La Chiesa siro-malankarese, antica Chiesa orientale, nata dalla predicazione di San Tommaso Apostolo, conta oltre 410.000 fedeli in tutto il mondo, la maggior parte dei quali risiedono nelle eparchie siro-malankaresi del Kerala. Oltre 6.200 famiglie siro-malankaresi vivono in altre parti dell'India dove la cura spirituale, catechetica e sacramentale è assicurata nel proprio rito, in cooperazione con i vescovi e i sacerdoti latini. Numerosi emigrati ricevono la cura pastorale in centri missionari, come negli Stati Uniti, in Canada, in Germania e nei paesi del Golfo. La vitalità di questa Chiesa si rivela dall'abbondanza delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Attualmente circa 600 sacerdoti sono al servizio della popolazione siro-malankarese, mentre i seminaristi sono quasi 500. Vi sono inoltre 2.000 suore in 16 diversi istituti religiosi e 480 agenzie caritative, e quasi altrettanti istituti di formazione.

Fides

Il Concistoro dei sei cardinali: nessuno di loro è di Curia, italiano o di altri paesi europei. L'americano Harvey lascerà la carica di prefetto della Casa Pontificia e col filippino Tagle riceverà la porpora un seguace della 'scuola di Bologna'

Con una mossa a sopresa Benedetto XVI ha annunciato ieri mattina un Concistoro per la creazione di sei nuovi cardinali. Non che un nuovo Concistoro fosse inatteso. Già prima dell’estate nei Sacri Palazzi si dava per altamente probabile una nuova infornata di porpore in novembre o al più tardi nel febbraio del 2013. Quello che ha sorpreso è invece il fatto che tra i nuovi cardinali non ci siano né italiani, né europei, né curiali in senso stretto. Un'esclusione, questa, voluta con determinazione dal Papa, che non ha ammesso eccezioni neanche per il proprio connazionale, il tedesco Gerhard Ludwig Müller, da lui chiamato a guidare la prima delle Congregazioni, quella per la Dottrina della Fede. Il prossimo 24 novembre riceveranno infatti la porpora un nordamericano (l’arcivescovo James M. Harvey, 63 anni, degli Stati Uniti, prefetto della casa pontificia, un incarico di per sé non curiale), un latinoamericano (Rubén Salazar Gómez, 70 anni, arcivescovo di Bogotà), un africano (John Olorunfemi Onaiyekan, 68 anni, arcivescovo di Abuja in Nigeria) e ben tre asiatici (il patriarca maronita libanese Bechara Rai, 72 anni, l’arcivescovo maggiore Baselios Cleemis Thottunkal, 53 anni, dei siro-malankaresi in India, e l’arcivescovo Luis Antonio Tagle, 55 anni, di Manila nelle Filippine). Bisogna risalire a Pio XI per trovare un altro Concistoro senza nuove porpore a italiani e ad europei. Cioè al concistoro del 24 marzo 1924, quando Papa Achille Ratti fece cardinali gli arcivescovi George Mundelein di Chicago e Patrick J. Hayes di New York. Mentre in quello del 19 dicembre 1927 diede la porpora a due francesi, un canadese, uno spagnolo e un ungherese. Nei 33 successivi Concistori celebrati in 85 anni da sei Pontefici c’è sempre stato ogni volta almeno un nuovo cardinale italiano. Così avvenne anche in quello del 16 gennaio 1960, quando Giovanni XXIII, pur creando solo quattro cardinali, diede la porpora all'italiano Giuseppe Ferretto. Insomma, Benedetto XVI sembra aver voluto integrare e bilanciare il Concistoro dello scorso febbraio, che era stato criticato, anche da autorevoli membri della gerarchia, come troppo segnato da nomine italiane, europee e curiali. E per rendere ancora più nitido il segnale, Papa Joseph Ratzinger ha anche evitato di allungare l’elenco dei nuovi porporati con uno o più ultraottantenni, ipotesi che pure era stata presa in considerazione. Ecco quindi spiegata la scelta, inusuale negli ultimi decenni, di compiere una nuova infornata di porpore solo pochi mesi dopo la precedente. Era dal 1929 che non c'erano più state in uno stesso anno due differenti creazioni cardinalizie. Con Giovanni XXIII ci furono due Concistori a soli tre mesi e mezzo di distanza, ma in anni solari diversi: il primo il 14 dicembre 1959 e il successivo il 28 marzo 1960. Ferma restando la determinazione di Benedetto XVI di tener fuori italiani, europei e curiali, le scelte operate per le nuove porpore sono state quindi piuttosto prevedibili, eccetto quella di Harvey. In America latina, la Colombia era l’unico grande paese a non avere più alcun cardinale elettore, cioè con meno di 80 anni, quando solo pochi anni fa ne aveva ben tre. Senza contare che il Papa quest’anno ha avuto modo di conoscere da vicino i problemi di quella nazione, nel corso della visita "ad limina" del suo episcopato. Pe quanto riguarda l’Asia, è facile comprendere come la scelta del patriarca maronita sia maturata sulla scia del viaggio in Libano e alla luce della drammatica situazione in Siria. Mentre quella dell’arcivescovo maggiore siro-malankarese, nonostante la giovane età che lo fa diventare il più giovane membro del Collegio cardinalizio, costituisce il riconoscimento del grande dinamismo pastorale di questa comunità. Era naturale poi che le Filippine, l’unica grande nazione a maggioranza cattolica dell’Asia, avessero di nuovo almeno un cardinale elettore. Le possibilità erano due: Cebu, la diocesi più grande, o Manila, la diocesi della capitale. È prevalsa, con Tagle, la scelta di quest’ultima. Come effetto collaterale di quest'ultima scelta il collegio cardinalizio avrà quindi tra i suoi membri anche uno degli autori della diffusa e discussa "Storia del Concilio Vaticano II" prodotta dalla cosiddetta scuola di Bologna, fautrice di una ermeneutica della "rottura". Tagle infatti è stato l'autore, da semplice sacerdote, di un capitolo chiave del quarto volume edito nel 1999, quello intitolato: “La tempesta di novembre: la ‘settimana nera’”. Capitolo che l’arcivescovo di Curia Agostino Marchetto, nel suo volume di stroncatura della storiografia bolognese ("Il Concilio Vaticano II. Contrappunto per la sua storia", stampato dalla Libreria Editrice Vaticana nel 2005) definisce come "studio pur ricco e anche approfondito, ma scentrato", scritto in "linguaggio giornalistico" e qua e là "mancante [di] quel tanto di obiettività richiesta al vero storico". Le critiche di Marchetto non hanno comunque impedito che Tagle, dal 2001 vescovo di Imus, diventasse dapprima arcivescovo di Manila nel 2011 e oggi cardinale. Tornando all’elenco dei nuovi cardinali c’è da notare poi che per il continente africano la scelta è caduta sull’arcivescovo della capitale federale della Nigeria, paese che ha già un cardinale nella persona dell’arcivescovo di Lagos. Anche in questo caso la volontà di raddoppiare la presenza cardinalizia non sorprende, vista l’attenzione e la partecipazione con cui la Santa Sede segue le cronache degli scontri etnico-religiosi tra musulmani e cristiani che insanguinano il grande paese africano. Pe certi versi rimane invece sorprendente la nomina a cardinale dello statunitense Harvey. I due precedenti prefetti della casa pontificia hanno infatti ricevuto la porpora solo a fine carriera: Jacques Martin a 80 anni e Dino Monduzzi a 76. Harvey invece di anni ne ha 63 e il fatto che il Papa, concedendogli la porpora, abbia annunciato la sua prossima nomina ad arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura, dovuta sostanzialmente a una salute piuttosto cagionevole, ha il sapore di una promozione, nonostante il suo nome negli ultimi mesi sia stato indicato tra quelli che, in passato, avrebbero favorito l’infelice assunzione di Paolo Gabriele al ruolo di maggiordomo del Papa. Rimane ovviamente aperta la domanda su chi sarà il nuovo prefetto della Casa Pontificia. Ed è facile prevedere che sarà una scelta personalissima del Papa. Scelta che però maturerà non prima del Concistoro del 24 novembre. Infine, si può notare che questa volta Benedetto XVI non ha voluto derogare al tetto dei 120 cardinali elettori. Tanti saranno infatti i cardinali con diritto di voto in conclave, nella data delle cerimonia. Attualmente i cardinali elettori sono 116, ma due di loro passeranno gli 80 anni prima del Concistoro: Francis Arinze il 1 novembre e Renato Raffaele Martino il 23. Tra l’8 dicembre 2012 e il 25 dicembre 2013 altri undici cardinali compiranno 80 anni. E questo vuol dire che tra un anno potrà esserci un nuovo Concistoro con una dozzina di nuove porpore. Ma ora è troppo presto per fare previsioni al riguardo.

Sandro Magister, www. chiesa

Cambiamenti in vista per le competenze dei dicasteri della Curia romana: i seminari dall’Educazione Cattolica al Clero, che a sua volta perderà la catechesi, affidata al Consiglio per la Nuova Evangelizzazione

L’annuncio, dato un po’ in sordina dal card. Gianfranco Ravasi attraverso un’intervista su L’Osservatore Romano, dell’unificazione della Commissione per i beni culturali della Chiesa con il Pontificio Consiglio della Cultura non rimarrà un caso isolato. Altri cambiamenti sono infatti in vista. La mattina dello scorso giovedì 18 ottobre, Benedetto XVI ha incontrato i cardinali Zenon Grocholewski e Mauro Piacenza, rispettivamente prefetti delle Congregazioni per l’Educazione Cattolica e del Clero, insieme all’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova evangelizzazione. Scopo del mini-summit era discutere e stabilire un passaggio di competenze che coinvolge i tre dicasteri vaticani. Quello più significativo riguarda il passaggio della competenza sui seminari dall’Educazione Cattolica al Clero. Oggi è la Congregazione guidata da Grocholewski a occuparsi sia delle università cattoliche, sia della formazione nei seminari. Il progetto di trasferire questa competenza al dicastero guidato dal card. Piacenza è di vecchia data, e un’indicazione in questo senso da parte di Benedetto XVI era già arrivata 2008. Ma sono poi seguite delle difficoltà e delle discussioni interne, e così la decisione in merito era stata "congelata". In Italia la separazione tra chi forma i sacerdoti dal punto di vista umano, spirituale e pastorale all’interno dei seminari, e chi si occupa della loro formazione intellettuale nelle facoltà teologiche e negli atenei pontifici, è un dato di fatto. Mentre in molti altri Paesi, dove c’è un numero inferiore di facoltà teologiche, gli insegnanti vivono nei seminari e i ruoli talvolta si sovrappongono. La riorganizzazione allo studio dovrebbe dunque assegnare al dicastero che si occupa del clero la competenza sulla formazione interna ai seminari. Ma se il "ministero" vaticano per i sacerdoti potrebbe ora guadagnare una competenza, un’altra la perderà. È infatti previsto che la catechesi, finora una delle le materie di cui si occupa la Congregazione del Clero, passi al neonato dicastero per la Nuova evangelizzazione, istituto da Benedetto XVI e guidato dall’arcivescovo Fisichella. La catechesi e la diffusione degli insegnamenti del Catechismo della Chiesa Cattolica, il testo pubblicato nel 1992 e curato dall’allora card. Joseph Ratzinger che recepisce gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, è un elemento fondamentale per la trasmissione della fede e la nuova evangelizzazione. E dunque il nuovo Pontificio consiglio se ne occuperà direttamente.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

I lefebvriani espellono il vescovo Richard Williamson: decisione dolorosa ma necessaria per la preoccupazione del bene comune della Fraternità San Pio X e del suo buon governo

Il controverso vescovo britannico Richard Williamson è stato espulso dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X. La decisione, lungamente preparata, è stata comunicata dalla stessa Fraternità in un comunicato diffuso ieri mattina. "Avendo preso le distanze dalla direzione e dal governo della Fraternità Sacerdotale San Pio X da diversi anni, e rifiutando di manifestare il rispetto e l'obbedienza dovute ai suoi superiori legittimi - si legge nella nota - mons. Richard Williamson è stato dichiarato escluso dalla Fraternità San Pio X con decisione del superiore generale e del consiglio il quattro ottobre 2012. Gli era stata accordata un'ultima scadenza per sottomettersi, alla scadenza della quale egli ha annunciato la diffusione di una 'lettera aperta' nella quale domanda al superiore generale di dimettersi. Questa decisione dolorosa - prosegue il comunicato - si è resa necessaria per la preoccupazione del bene comune della Fraternità San Pio X e del suo buon governo, conformemente a quanto mons. Lefebvre deunciava: 'E' la distruzione dell'autorità. Come può esercitarsi l'autorità se deve domandare a tutti i membri di partecupare all'esercizio dell'autorità?'".

TMNews

Il Concistoro per la creazione di nuovi cardinali del 24 novembre ideale completamento di quello di febbraio, per dare al Collegio cardinalizio il profilo di Benedetto XVI. Sullo sfondo il caso Vatileaks, la crisi in Siria e la geopolitica

La nomina che appare più sorprendente è quella che proietta James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia, a prendere la berretta rossa di cardinale e a diventare arciprete della Basilica Papale di San Paolo Fuori le Mura. Sorprendente perché la decisione appare arrivata all’ultimo momento. Nell’annunciare la creazione a cardinale di Harvey, Benedetto XVI dice semplicemente che ha “in animo” di nominarlo arciprete di San Paolo. E subito dopo arriva la notizia che il cardinal Francesco Monterisi, attuale arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura, viene nominato membro della Congregazione dei Vescovi. L’uscita di scena di Harvey in qualche modo chiude il cerchio che si era aperto con la nomina a Reggente della Casa Pontificia di Leonardo Sapienza. Già al tempo della nomina, si era visto Sapienza essere posizionato a fianco a Benedetto XVI, in posti generalmente destinati al Prefetto. Ora per Sapienza probabilmente ci sarà l’ordinazione episcopale e per Georg Gaenswein, segretario di Benedetto XVI, si prospetta un ingresso nella Prefettura della Casa Pontificia, magari proprio al posto lasciato libero da Harvey. Un nuovo posizionamento che darebbe maggiore forza decisionale al segretario particolare del Pontefice, attaccato pesantemente sui media in questi ultimi tempi. Un gioco di equilibri su cui non poco ha forse pesato il caso Vatileaks, le “suggestioni” ambientali di cui è stato oggetto Paolo Gabriele, quella setta degli scontenti di cui si dice facesse parte anche Harvey, ordinato vescovo, tra l’altro, insieme a Stanislao Dziwisz e Piero Marini. Su Harvey si è puntato il dito come colui che caldeggiò l’assunzione di Paolo Gabriele. Questo Concistoro rappresenta l’ideale completamento del Concistoro di febbraio. Allora, Benedetto XVI volle mettere tutte le caselle a posto, e dare al Collegio cardinalizio un profilo marcatamente suo. Oggi, vuole completare quel lavoro, magari attendendo di fare un nuovo Concistoro per una nuova tornata di porpore. Ancora non è cardinale, infatti, Gehrard Müller, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, cui la berretta rossa spetta di diritto, per esempio. Come non lo è ancora Francesco Moraglia, il patriarca di Venezia. In un Concistoro “vero”, Mueller avrebbe dovuto aprire la lista dei cardinali, come membro di Curia più eminente. Il fatto che il suo nome non sia presente, lascia molte cose da pensare. Un lavoro di completamento insomma. Detto di Harvey, che ottiene comunque la berretta a 62 anni e mezzo, viene creato cardinale anche Bechara Boutros Rai, Patriarca di Antiochia dei maroniti. Classe 1940, un passato di studi alla Lateranense, il patriarca Bechara Rai è in Libano un punto di riferimento sicuro e costante per la comunità cristiana. La sua gestione del recente viaggio in Libano di Benedetto XVI è stata impeccabile. Le sue continue prese di posizione in favore della comunità cristiana del Medio Oriente ne hanno fatto un personaggio in vista e apprezzato anche nelle mura vaticane. La Chiesa indiana ottiene un altro cardinale, dopo che nel concistoro di gennaio era stato creato cardinale Georges Alencherry dei siro-malaberesi. Sarà cardinale Baselios Cleemis Thottunkal, arcivescovo maggiore di Trivandrum, di rito siro-malankerese. Una scelta che testimonia la crescente importanza data all’India e ai suoi riti cristiani, tutti da valorizzare in un panorama di fede a volte confusionario. Un panorama dottrinalmente difficile. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, fu chiamato nel 2009 ad essere relatore generale al Sinodo dei vescovi per l'Africa. Salutò il messaggio finale con entusiasmo, sottolineando come “c’era molta Africa e molta speranza nel continente”. In questi giorni, l’attenzione del sinodo si è spostata su di lui anche per la difficile situazione che vivono i cristiani in Nigeria, vittime di attacchi quasi settimanali. Lui ci ha tenuto a sottolineare che in Nigeria “non c’è una guerra di religione” e ha chiesto ai cristiani “di rispondere alle violenze con la pace”. La berretta cardinalizia rappresenta anche un riconoscimento alla Chiesa di Nigeria, che sta soffrendo. Difficili le sfide che sta affrontando Rubén Salazar Gòmez, arcivescovo di Bogotà, Colombia. Classe 1942, Salazar è stato parroco, professore nel Seminario, direttore del Dipartimento di Pastorale Sociale della Conferenza Episcopale Colombiana, e Vicario per la Pastorale. Nella sua carriera di vescovo ( prima di Bogotà, ha retto le diocesi di Cucuta e Barranquilla) si è distinto anche per appelli per la liberazione degli ostaggi del Narcotraffico e per un lavoro importante portato avanti con la Croce Rossa Internazionale in territorio colombiano. E infine, sarà cardinale Luis Antonio Tagle, 54 anni. Tagle sembrava dovesse essere creato cardinale già nell’ultimo Concistoro. Una possibile creazione che fu oggetto di qualche polemica. Perché Tagle aveva fatto parte della squadra di Giuseppe Alberigo e Alberto Melloni che ha scritto la Storia del Concilio. Una storia che legge il Concilio sulla scia dell’ermeneutica della rottura, alla quale Benedetto XVI ha contrapposto l’ermeneutica della continuità. Con il Concistoro del 24 novembre (il quinto di Benedetto XVI), saranno in tutto novanta i cardinali nominati da Benedetto XVI. Dei 120 elettori, molto più della metà (quasi i due terzi) saranno quelli nominati da Benedetto XVI. Che, nonostante gli attacchi interni ed esterni, ha proseguito implacabile e chirurgico il rinnovamento della Curia e del Collegio cardinalizio. Potrebbe riuscire a Benedetto XVI quello che non è riuscito a Giovanni Paolo II, e cioè di creare cardinale il suo successore (Joseph Ratzinger era stato creato cardinale da Paolo VI). E' un Papa che ora ha preso chiaramente in mano anche la situazione curiale, ed è forse da questa insofferenza che sono venuti prima gli attacchi al Concistoro di febbraio (definito da alcuni commentatori troppo "italiano" e "orientato verso Bertone") e poi le indiscrezioni della mattinata di ieri, quando la creazione di questi sei cardinali è stata letta da alcuni commentatori come un avviso al card. Bertone, un ri-aggiustamento di equilbri. La spiegazione non sembra nemmeno logica. Ovviamente nel fare nomine si scelgono persone di diretta fiducia, magari amici, e né il Papa né Bertone sono stati immuni da questa debolezza. Ma è importante, nel rimettere ordine, di poter disporre di alleati fedeli.

Andrea Gagliarducci, Korazym.org

Intitolato a Benedetto XVI il nuovo Centro dell’Ospedale pediatrico 'Bambino Gesù', inaugurato ieri mattina dal card. Bertone a due passi dalla Basilica di San Paolo fuori le Mura

E’ stata intitolato a Benedetto XVI il nuovo Centro dell’Ospedale pediatrico "Bambino Gesù", inaugurato ieri mattina, a due passi dalla Basilica di San Paolo fuori le Mura. A dare l’annuncio è stato il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che ha benedetto la struttura e presenziato all’incontro, ospitato nell’Auditorium del Centro, sul tema “L’innovazione di ieri, la ricerca di oggi, le cure di domani”. Presenti alla cerimonia, i ministri della Salute, Balduzzi, e della Cooperazione internazionale e l’integrazione, Riccardi. “E’ come abbracciare in un solo sguardo lo slancio verso l’innovazione che attinge e fa tesoro della tradizione”: così il card. Bertone, dopo la preghiera di benedizione dell’innovativa struttura destinata ad ospitare già nei primi mesi del 2013 “il più grande e moderno Centro di ricerche pediatriche d’Europa”: qui, ha ricordato il porporato nel suo intervento, “ricercatori italiani e di tutto il mondo lavoreranno per mettere a punto nuove cure per malattie rare e complesse”. E sarà anche un Centro di alta formazione, dove condividere – ha sottolineato il cardinale Bertone – il proprio sapere con i colleghi, per “migliorare le competenze e le abilità diagnostiche e terapeutiche a favore di bambini di tutto il mondo”. Già operativo, da settembre, ha spiegato il presidente dell’Ospedale Bambino Gesù, Giuseppe Profiti, il Centro per le attività ambulatoriali e di ricovero diurno, oltre centro prelievi e due sale operatorie con attigua recovery room, con ampie sale d’attesa, zone riservate all’allattamento materno, e non potevano mancare aree di gioco attrezzate per i piccoli degenti. Il tutto ospitato su seimila mq. Dalla minuscola sede di via delle Zoccolette, con 12 letti, aperta nel 1869, alla prestigiosa sede del Gianicolo, al modernissimo centro di San Paolo, con un parcheggio coperto di 200 posti auto, ottimamente collegato dai trasporti pubblici. Due poli importanti l’uno accanto all’altro, ha sottolineato Bertone: la Basilica di San Paolo, “richiamo di fede di tanti pellegrini di ogni parte del mondo” e l’Ospedale Bambino Gesu “richiamo di speranza di tanti bambini e delle loro famiglie dall’Italia e dall’estero per un futuro di salute”. Benedetto XVI, che ha accolto "molto volentieri la proposta di questa dedicazione", come ha assicurato il card. Bertone, segue con "amorevole attenzione le iniziative che nel mondo vengono portate avanti a favore dell'infanzia, soprattutto di quella più sofferente e indifesa". Informato con puntualità dei progressi e delle iniziative del nuovo centro, "il nostro amato Pontefice - ha aggiunto - assicura il ricordo nelle sue preghiere e imparte una speciale benedizione apostolica su tutti voi e su quanti hanno reso possibile tale opera". Il segretario di Stato ha poi ringraziato "i vertici dell'ospedale e tutto il suo personale, che ha accolto con il consueto favore e la abituale partecipazione questa nuova sfida di innovazione; le istituzioni (il municipio, Roma capitale, la provincia, la regione, le istituzioni nazionali); le aziende e i privati cittadini che hanno sostenuto anche con un contributo economico la realizzazione della struttura". I ringraziamenti sono stati poi estesi a "quanti si sono cimentati nel progettare il centro in modo rispettoso del contesto nel quale andava sviluppato, sul suolo che la Santa Sede ha inteso destinare alla ricerca scientifica, all'alta formazione e alla cura dei bambini". Infine il cardinale ha voluto ancora sottolineare il significato del risultato raggiunto con la realizzazione di questo centro, grazie al quale sarà possibile raccogliere "le nuove sfide che il progresso della medicina ci chiama ad affrontare, per il servizio all'uomo, specialmente alla vita dei più piccoli". "Affidiamo alla celeste protezione dell'apostolo Paolo - ha concluso - questo centro, tutti coloro che qui lavorano e lavoreranno, e soprattutto i bambini malati e le loro famiglie".

Radio Vaticana, L'Osservatore Romano

Mons. Tagle: la creazione a cardinale non è per me come individuo ma è per la Chiesa di Manila e la Chiesa delle Filippine. Non sono ben preparato per ricevere questo onore dal Santo Padre!

"Non sono ben preparato per ricevere questo onore dal Santo Padre! E' un segno di fiducia e per me è un'esperienza spirituale". E' il commento di mons. Luis Antonio Tagle (foto), arcivescovo di Manila nelle Filippine, nonché vicepresidente della commissione per il Messaggio del Sinodo dei vescovi, all'annuncio che il Papa ha fatto ieri del Concistoro con il quale, il prossimo 24 novembre lo creerà cardinale assieme ad altri cinque presuli. "Quando il Segretario di Stato mi ha chiamato per comunicarmi la decisione del Papa - ha raccontato Tagle ai microfoni di Radio Vaticana - volevo rispondere con le parole della preghiera prima della Comunione: 'non sono degno di partecipare alla tua mensa...'. Però ho sentito anche che qualcuno, più grande di me, è venuto a chiamarmi". "Questa chiamata - ha detto Tagle - non è per me come individuo ma è per la Chiesa di Manila e la Chiesa delle Filippine".

TMNews