giovedì 29 gennaio 2009

Anche Ratzinger punta sull'oro: così il Papa tenta di contrastare la crisi. Arrivata alle mura di San Pietro

di Sandro Magister
L'Espresso

Quello strano minuscolo Stato che è la Città del Vaticano ha messo a segno, negli ultimi mesi, tre colpi di successo senza sborsare un euro. Il primo in Ungheria, sulle rive del fiume Tibisco. Lì, in una vasta pianura, sta sorgendo una foresta che assorbirà ogni anno 82 mila tonnellate di anidride carbonica. Del milione di nuovi alberi, 125 mila sono del Vaticano, capaci di assorbire 10 mila tonnellate di anidride carbonica, cioè quanta se ne produce in un anno dentro le mura pontificie. Con ciò il Vaticano diventa il primo Stato al mondo a emissioni zero di CO2. I circa 170 mila euro necessari per riforestare l'area sono stati donati dalla società ungherese KlimaFa e dall'americana Plankton.
Il secondo colpo è stato realizzato sotto la cupola di San Pietro. Sui 5 mila metri quadrati del tetto dell'aula delle udienze costruita da Pierluigi Nervi sono stati applicati 2.400 pannelli solari. Produrranno 300 megawattora annui di energia elettrica pulita, risparmiando il consumo di 80 tonnellate di petrolio ed evitando così di immettere nell'aria 225 tonnellate di CO2. Il nuovo impianto è entrato in funzione lo scorso 26 novembre. Le spese le ha sostenute la società costruttrice, la tedesca SolarWorld AG.
Il terzo colpo a costo zero è stato l'ingresso in YouTube, la più grande community mondiale di filmati sul Web. Il nuovo canale, inaugurato il 23 gennaio, offre ogni giorno videonews di produzione propria sulle attività del papa e della Chiesa. Da Google (proprietaria del sito) il Vaticano ha ottenuto una particolare protezione: ai video, ad esempio, non potranno essere immessi commenti.
Ma questi tre successi hanno dato soltanto un parziale sollievo alle autorità che amministrano il Vaticano. I consuntivi del 2008 saranno resi pubblici all'inizio dell'estate e sono attesi con più apprensione del solito. A conforto c'è che lo IOR, Istituto per le opere di religione, la Banca Vaticana leggendaria per la sua impenetrabile segretezza, sembra aver chiuso anche il 2008 in discreta salute, nonostante i disastri della finanza mondiale. Ogni gennaio il presidente dello IOR, che da vent'anni è il lombardo Angelo Caloia, si presenta dal Papa con un assegno generoso, in proporzione ai profitti dell'anno. La consistenza di questo assegno è segretissima, ma fonti affidabili asseriscono che il suo ordine di grandezza è circa il doppio dell'Obolo di San Pietro, cioè delle offerte che da tutto il mondo affluiscono ogni anno al Papa per le opere di carità. L'Obolo di San Pietro è una pietra di paragone nota. Nel 2007 è ammontato a 94,1 milioni di dollari, di cui 14,3 sono arrivati da un solo donatore che ha voluto restare anonimo. Nel contribuire all'Obolo, le nazioni più generose sono gli Stati Uniti e l'Italia, rispettivamente col 28 e col 13 per cento del totale. Segue la Germania col 6 per cento.
Ma per il Papa non c'è solo l'Obolo. Ci sono anche le offerte e i contributi che le diocesi e le congregazioni religiose di tutto il mondo sono tenute a versare al successore di Pietro, a norma del canone 1271 del codice di diritto canonico. Nel 2007 tali contributi sono ammontati a 29,5 milioni di dollari. Le offerte sono libere, ma da qualche anno il Vaticano chiede alle diocesi di dare almeno un euro per ogni battezzato, e alle congregazioni almeno 10 euro per ogni iscritto. Di fatto, però, questi parametri sono largamente disattesi. Alcuni contribuenti danno di più, la maggior parte molto di meno. Il governo centrale della Chiesa resta lontanissimo dal reggersi su un regolato sistema di tassazione. L'Obolo e le altre offerte sono amministrate da un ufficio della Segreteria di Stato diretto da mons. Gianfranco Piovano. È qui che la Santa Sede attinge per le numerose "emergenze" (l'ultima: un contributo alla ricostruzione di Gaza). I denari sono depositati nello IOR, che dall'arrivo di Caloia è amministrato con molta prudenza. Il quarto mandato consecutivo scade per Caloia nel giugno del 2009 e tra chi aspira a succedergli c'è Antonio Fazio, l'ex governatore della Banca d'Italia. Un altro nome che si sussurra è quello di Ettore Gotti Tedeschi, professore all'Università Cattolica, presidente in Italia del Banco di Santander e commentatore economico per L'Osservatore Romano. Ma è probabile che Caloia resti al suo posto ancora per un po'. A decidere saranno i cinque cardinali che vigilano sullo IOR, tra cui l'attuale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il suo predecessore e rivale Angelo Sodano.

La Santa Sede risponde ai rabbini di Israele. Il segretario del Gran Rabbinato: nessuna interruzione, solo confronto. Il Papa è il benvenuto

La Pontificia Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo, guidata dal card. Walter Kasper, ha inviato oggi una risposta al Gran Rabbinato di Israele per rassicurare l'istituzione religiosa ebraica dopo le perplessità avanzate sulle dichiarazioni negazionista del vescovo lefebvriano Richard Williamson. Dopo le parole di solidarietà con il popolo ebraico pronunciate, ieri, dal Papa, oggi, a quanto si apprende, l'ufficio vaticano incaricato di intrattenere i rapporti con l'ebraismo ha risposto al Gran Rabbinato. I contenuti della missiva sono riservati ma oltre il Portone di bronzo filtra l'intenzione di mantenere la data di marzo per l'incontro interreligioso.
Le relazioni tra Gran Rabbinato di Israele e Vaticano "sono molto speciali e dobbiamo fare del nostro meglio per mantenerle ai massimi livelli": così il segretario generale del Gran Rabbinato, Oded Weider, in un intervento pubblicato domani su Liberal.
"Il nostro è un impegno comune: ho scritto al card. Kasper, che mi ha risposto oggi: due lettere rispettose e molto importanti. Ora dobbiamo decidere i passi complementari per mantenere al meglio questo nostro rapporto: la nostra Commissione incaricata della questione si riunirà all'inizio della prossima settimana per decidere cosa fare a livello pratico. Ma non ci sono interruzioni di sorta", afferma Weider. A dimostrazione di questa posizione, Weider - che aveva scritto due giorni fa una lettera in cui chiedeva le scuse pubbliche di Williamson per le sue dichiarazioni - aggiunge: "La visita di Benedetto XVI in maggio è molto importante per noi, un viaggio che aspettiamo. Alcuni apprezzano il vescovo Williamson, altri la pensano come lui: purtroppo, il messaggio di tutta questa vicenda ha colpito negativamente la Chiesa. Che però combatte con noi per sconfiggere le recrudescenze del nazismo: dobbiamo fare il massimo, insieme, per dimostrare al mondo che persone del genere non sono accettabili, mai più".

Un lefebvriano contesta la revoca della scomunica e apre un nuovo caso di negazionismo. La Fraternità lo sconfessa. Mons. Rizzo: non è cristiano

Nuovo caso di negazionismo all'interno del clero lefebvriano. Intervistato da La Tribuna di Treviso, don Floriano Abrahamowicz della Fraternità Sacerdotale di San Pio X ha dichiarato che le camere a gas sono ''state usate per disinfettare". Don Abrahamowicz ha affermato: ''Io so che le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dirle se abbiano fatto morti oppure no, perche' non ho approfondito la questione''. Il sacerdote rilancia anche la teoria per cui i numeri della Shoah sono un ''problema secondario'', accreditati dagli stessi capi delle comunita' israeliane subito dopo la liberazione ''sull'onda dell'emotività''. Per Abrahamowicz, gli ebrei sono un ''popolo deicida'' che ''alla fine dei tempi si riconvertirà a Gesù Cristo''. L'unico messaggio che ha per loro è, ''da cristiano cattolico'', l'augurio ''agli ebrei di abbracciare Nostro Signore Gesù Cristo''.
E' stato proprio don Floriano Abrahamowicz, "scandalizzato" dal decreto della Congregazione per i vescovi del 21 gennaio 2009 che revoca appunto la scomunica ai quattro vescovi lefebvriani, ad aver detto in un’omelia domenica scorsa a Treviso e a Trento che la cosiddetta "revoca" avviene per una censura ecclesiastica mai esistita perché "il 30 giugno del 1988 monsignor Marcel Lefebvre consacrando quattro vescovi ha compiuto un atto meritorio e non un delitto. Le sue consacrazioni episcopali hanno rappresentato la continuità della Chiesa Cattolica Apostolica e Romana. È questa Sua fedeltà alla Chiesa Cattolica che gli valse le persecuzioni e le ingiuste e invalide censure da parte della Chiesa Conciliare".
E' "infondata ed estranea al sentire cristiano" l'affermazione di don Floriano Abrahamowicz, esponente della comunità lefebvriana del Veneto, che nega l'olocausto: lo afferma il vescovo di Treviso, mons. Andrea Bruno Mazzocato, invitando tutti i cristiani a far proprie le parole che il Papa ha pronunciato ieri sulla Shoah e la solidarietà ai fratelli ebrei. "In seguito alle dichiarazioni di don Floriano Abrahamowicz, un esponente della comunità lefebvriana, il vescovo di Treviso invita tutti i cristiani a far proprie le parole che il Santo Padre ha pronunciato nel corso dell'udienza generale di mercoledì 28 gennaio", afferma il presule in una nota firmata dal vicario generale della diocesi di Treviso, mons. Giuseppe Rizzo. "Auspico - sono le parole di Benedetto XVI - che la memoria della Shoah induca l'umanità a riflettere sull'imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell'uomo. La Shoah sia per tutti monito contro l'oblio, contro la negazione o il riduzionismo, perché la violenza fatta contro un solo essere umano è violenza contro tutti". "Ogni posizione che prende le distanze dal pensiero del Papa - sottolinea il vescovo di Treviso - è da considerare storicamente infondata ed estranea al sentire cristiano e agli elementari sentimenti di umanità. Preghiamo perché 'la imprevedibile potenza del male non conquisti i cuori umani' generando simili tragedie. Ed impegniamoci ad educare delle nuove generazioni al rispetto della dignità di ogni uomo e al dialogo costruttivo tra culture e religioni".
La Fraternità sacerdotale San Pio X "ha già chiarito con un comunicato ufficiale del 27 gennaio scorso, vincolante per tutti i membri, la proprio posizione circa le polemiche sollevate in seguito alle dichiarazioni di mons. Richard Williamson. Nel ribadire i contenuti del comunicato, la Fraternità San Pio X riprova ogni singola parola da esso discordante": così don Davide Pagliarani, superiore del distretto italiano dei lefebvriani, in seguito alle dichiarazioni negazioniste del sacerdote lefebvriano Floriano Abrahamowicz.

Il rabbinato di Israele annulla l'incontro con i rappresentanti della Santa Sede a marzo. Ma il card. Kasper lo conferma

Il rabbinato capo di Israele ha dichiarato di aver cancellato l'incontro con funzionari del Vaticano previsto a Roma per il prossimo marzo. La decisione era stata presa in segno di protesta per la riammissione nella Chiesa di un vescovo lefebvriano negazionista e nonostante la Fraternita di San Pio X abbia chiesto perdono per le affermazioni di mons. Richard Williamson. Il card. Walter Kasper, Presidente della commissione vaticana incaricata delle relazioni con la comunità ebraica, ha invece confermato a Liberal l'incontro fissato dal 2 al 4 marzo prossimi tra cinque rappresentanti del Grande rabbinato di Gerusalemme e cinque funzionari della Santa Sede, tra cui lo stesso Kasper. "Perché proprio nei momenti di difficoltà - spiega - è necessario proseguire la difficile via del dialogo". Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, il card. Kasper non esita a definire "inaccettabili" e "stolte" le posizioni negazioniste e aggiunge che "negare l'Olocausto sarebbe una nuova ingiustizia nei confronti delle vittime e non è assolutamente la posizione della Chiesa Cattolica, che si distanzia totalmente da qualsiasi negazione della Shoah. Bisogna fare tutto il possibile per evitare che qualcosa di simile accada ancora".

Il card. Tettamanzi: dal Papa parole che fanno chiarezza, un grande gesto

"Le parole cosi chiare del Santo Padre sono le parole del Papa e della Chiesa. E' stata fatta chiarezza". Lo ha detto il card. Dionigi Tettamanzi, commentando il pronunciamento di ieri del Pontefice contro il negazionismo. Per il cardinale nel dialogo con gli ebrei "i problemi possono essere superati. Bisogna proseguire - ha spiegato - sulla strada della verità con grande serenita'". L'arcivescovo di Milano è d'accordo con Benedetto XVI anche per quanto riguarda il perdono dato ai quattro vescovi lefebvriani: "è stato un grande gesto - spiega - al quale debbono seguire otra dei passi verso la piena comunione, con l'adesione al Concilo Vaticano II. Sono 16 documenti e da parte loro alcuni passi sono stati fatti, altri possono essere fatti. La vita non si risolve in un gesto, il cammino ha bisogno di passi. Ma non dimentichiamo che per i cristiani la misericordia è la forza più grande".

Benedetto XVI ai vescovi russi: rafforzare il dialogo con gli ortodossi per affrontare le sfide culturali ed etiche. Il saluto al Patriarca Kirill

Benedetto XVI ha incontrato stamani i presuli della Conferenza episcopale della Russia, in Vaticano per la visita ad Limina, e li ha esortati a rafforzare il dialogo con la Chiesa ortodossa per affrontare insieme le grandi sfide culturali ed etiche del momento. Il contesto ecclesiale della Russia, Paese segnato da una millenaria tradizione ortodossa con un ricco patrimonio religioso e culturale, richiede un rinnovato impegno per trasmettere valori umani e spirituali. Il Papa ha spiegato che è essenziale, in particolare, consolidare il dialogo con gli ortodossi. Un dialogo che, “nonostante i progressi compiuti, conosce ancora alcune difficoltà”. Il Santo Padre ha espresso anche la propria vicinanza spirituale alla Chiesa Ortodossa russa, che gioisce per l’elezione del metropolita Kirill come nuovo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. A Kirill il Pontefice porge i suoi più cordiali auguri “per il delicato compito ecclesiale che gli è stato affidato”. Un’altra esortazione, rivolta ai vescovi russi, è quella di proseguire uniti nell’attività pastorale, “beneficiando dell’esperienza della Chiesa universale”. L’unità - ha affermato il Papa - “cresce e si sviluppa nelle concrete situazioni delle varie Chiese locali”. A questo riguardo - ha aggiunto - il Concilio Vaticano II ricorda che “i singoli vescovi sono il visibile principio e fondamento di unità nelle loro Chiese” e in esse e da esse è costituita l’unica Chiesa cattolica. In un contesto caratterizzato in Russia, come in altre parti del mondo, dalla “crisi della famiglia” e dal conseguente “calo demografico”, il Pontefice ha esortato poi i presuli a “proseguire la collaborazione” con le autorità statali. La vostra attenzione - ha affermato il Papa - si diriga specialmente verso i giovani, ai quali la comunità cattolica russa, è chiamata “a trasmettere inalterato il patrimonio di santità e di fedeltà a Cristo”. Il Santo Padre ha mostrato anche apprezzamento per l’impegno nel rilancio della partecipazione liturgica e della catechesi. E ha esorta quindi i presuli a non scoraggiarsi se i risultati pastorali non sembrano confacenti agli sforzi profusi e rinnova l’invito a promuovere le vocazioni sacerdotali e le attività tese alla crescita spirituale dei fedeli laici. Esorta i presbiteri ad essere "padri e modelli nel servizio ai fratelli”. I laici - ha aggiunto il Santo Padre - sentano la loro vita come “una risposta alla chiamata universale alla santità”. “E’ importante - ha concluso il Papa - che i cristiani affrontino uniti le grandi sfide culturali ed etiche del momento presente, concernenti la dignità della persona umana e i suoi diritti inalienabili, la difesa della vita in ogni sua fase, la tutela della famiglia e altre urgenti questioni economiche e sociali”.

Ai Vescovi della Russia in Visita "ad Limina Apostolorum" (29 gennaio 2009) - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa alla Rota Romana: attenzione al moltiplicarsi delle dichiarazioni di nullità, è in gioco la stessa verità sul matrimonio

Occorre fare attenzione al “moltiplicarsi esagerato” delle dichiarazioni di nullità matrimoniale “sotto il pretesto di una qualche immaturità o debolezza psichica del contraente”: è quanto ha detto stamani il Papa, nella Sala Clementina in Vaticano, per l’inaugurazione dell'Anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana. “Ciò che è in gioco - afferma Benedetto XVI - è la stessa verità sul matrimonio”. Il Papa ha preso spunto dalle allocuzioni pronunciate oltre 20 anni fa da Giovanni Paolo II sull’incapacità psichica nelle cause di nullità matrimoniale (5 febbraio 1987 e 25 gennaio 1988) per chiedersi “in quale misura questi interventi abbiano avuto una recezione adeguata nei tribunali ecclesiastici”. “E’ davanti agli occhi di tutti - ha affermato - il dato di fatto di un problema che continua ad essere di grande attualità”. “In alcuni casi si può purtroppo avvertire ancora viva l’esigenza di cui parlava il mio venerato Predecessore: quella di preservare la comunità ecclesiale «dallo scandalo di vedere in pratica distrutto il valore del matrimonio cristiano dal moltiplicarsi esagerato e quasi automatico delle dichiarazioni di nullità, in caso di fallimento del matrimonio, sotto il pretesto di una qualche immaturità o debolezza psichica del contraente» (Allocuzione alla Rota Romana, 5.2.1987)”. Benedetto XVI ha richiamato “l’attenzione degli operatori del diritto sull’esigenza di trattare le cause con la doverosa profondità richiesta dal ministero di verità e di carità che è proprio della Rota Romana”. E ricorda alcuni principi per discernere la validità del matrimonio senza confondere incapacità e difficoltà. “Una vera incapacità - ha affermato citando Giovanni Paolo II - ‘è ipotizzabile solo in presenza di una seria forma di anomalia’ che - presente già al tempo del matrimonio - ‘deve intaccare sostanzialmente le capacità di intendere e/o di volere’” e quindi la facoltà di scegliere liberamente lo stato di vita. Anomalia che deve provocare “non solo una grave difficoltà, ma anche l’impossibilità di far fronte ai compiti inerenti agli obblighi essenziali del matrimonio”. Per il Papa “occorre … riscoprire in positivo la capacità che in principio ogni persona umana ha di sposarsi in virtù della sua stessa natura di uomo o di donna”. “Corriamo infatti il rischio di cadere in un pessimismo antropologico che, alla luce dell’odierna situazione culturale, considera quasi impossibile sposarsi. A parte il fatto che tale situazione non è uniforme nelle varie regioni del mondo, non si possono confondere con la vera incapacità consensuale le reali difficoltà in cui versano molti, specialmente i giovani, giungendo a ritenere che l’unione matrimoniale sia normalmente impensabile e impraticabile. Anzi, la riaffermazione della innata capacità umana al matrimonio è proprio il punto di partenza per aiutare le coppie a scoprire la realtà naturale del matrimonio e il rilievo che ha sul piano della salvezza”. “Ciò che in definitiva è in gioco - ha ribadito il Papa - è la stessa verità sul matrimonio” la cui validità “non dipende dal successivo comportamento dei coniugi” ma dalla capacità di contrarre il vincolo matrimoniale. “Questa capacità non viene misurata in relazione ad un determinato grado di realizzazione esistenziale o effettiva dell’unione coniugale mediante l’adempimento degli obblighi essenziali, ma in relazione all’efficace volere di ciascuno dei contraenti, che rende possibile ed operante tale realizzazione già al momento del patto nuziale”. “Diversamente -– ha aggiunto il Pontefice - nell’ottica riduzionistica che misconosce la verità sul matrimonio, la realizzazione effettiva di una vera comunione di vita e di amore, idealizzata su un piano di benessere puramente umano, diventa essenzialmente dipendente soltanto da fattori accidentali, e non invece dall’esercizio della libertà umana sorretta dalla grazia”. “Ovviamente alcune correnti antropologiche «umanistiche», orientate all’autorealizzazione e all’autotrascendenza egocentrica, idealizzano talmente la persona umana e il matrimonio che finiscono per negare la capacità psichica di tante persone, fondandola su elementi che non corrispondono alle esigenze essenziali del vincolo coniugale”. “Le cause di nullità per incapacità psichica - ha concluso il Papa - esigono, in linea di principio, che il giudice si serva dell’aiuto dei periti per accertare l’esistenza di una vera incapacità, che è sempre un’eccezione al principio naturale della capacità necessaria per comprendere, decidere e realizzare la donazione di sé stessi dalla quale nasce il vincolo coniugale”.

Mons. Ravasi: nell’Anno dell’Astronomia la Chiesa onora la figura di Galileo e ribadisce l’importanza del dialogo tra fede e ragione

La Chiesa desidera “onorare la figura di Galileo, geniale innovatore e figlio della Chiesa”. E’ quanto sottolineato stamani in Sala Stampa vaticana alla conferenza di presentazione delle iniziative della Santa Sede per l’Anno dell’Astronomia e del Convegno internazionale su Galileo Galilei, in programma a Firenze dal 26 al 30 maggio 2009, organizzato dall'Istituto Stensen. Alla conferenza stampa, è intervenuto anche mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Sono ormai maturi i tempi per una nuova considerazione della figura di Galileo e dell’intero caso Galilei. Mons. Ravasi ha ricordato gli sforzi compiuti negli ultimi anni dalla Chiesa, in particolare con Giovanni Paolo II, per rimuovere gli ostacoli che il caso Galilei poneva per un sereno confronto tra scienza e fede. In questo clima di maggiore serenità, è stata la sua riflessione, si può dunque guardare a Galileo e riconoscervi il credente che tentò di conciliare i risultati delle sue ricerche scientifiche con i contenuti della fede cristiana. Quindi, una considerazione di stretta attualità: “Penso che proprio il caso Galileo, da un lato, deve riportarci sempre, noi teologi, la Chiesa, all’autocritica del passato senza reticenze. Quello che ha voluto Giovanni Paolo II, mettendo, infatti, Galileo tra gli elementi della famosa catarsi, purificazione della memoria del 2000, del Giubileo”. Questo è assolutamente indispensabile, ha aggiunto mons. Ravasi, ma tale autocritica deve essere fatta “senza elementi mitici”, con “rigore contestuale, filologico ed ermeneutico”. Un’autocritica, dunque, che sia l’inizio di un nuovo percorso: “Non ci si può fermare sempre e solo al tribunale della storia, è necessario guardare al futuro, aprirsi al dialogo tra queste due letture, visioni diverse della realtà che, però, hanno lo stesso oggetto di analisi: da una parte la teologia e, dall’altra parte, la scienza”.Aprirsi al dialogo reciproco, ha detto ancora, vuol dire essere consapevoli che la scienza non esaurisce da sola tutta la complessità e il mistero del reale, così come la teologia ha la possibilità di offrire altri sguardi. Il Convegno di Firenze, una delle principali iniziative per l’Anno dell’Astronomia a cui collabora la Santa Sede, vuole andare proprio in questa direzione. Mons. Ravasi ha quindi annunciato per marzo la pubblicazione di un’opera che ripercorre la storia della Commissione su Galileo, istituita da Giovanni Paolo II nel 1981. E, ancora, è in corso un progetto di riedizione integrale delle carte del processo a Galileo, a cura dell’Archivio Segreto Vaticano, che dovrebbe essere pubblicato entro la fine del 2009. Rimane, invece, un’idea per ora non realizzabile la costruzione di una statua di Galileo da porre in Vaticano, vicino alla sede della Pontificia Accademia delle Scienze. Dal canto suo, padre José Gabriel Funes, direttore della Specola Vaticana ha ringraziato Benedetto XVI per aver incoraggiato la celebrazione di questo Anno dell’Astronomia, mentre il prof. Nicola Cabibbo, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, si è soffermato sulla rivoluzione scientifica compiuta da Galileo. Da ultimo, lo storico Paolo Rossi ha affermato che il Convegno di Firenze, arricchito da 27 relazioni, proporrà una discussione senza censure su tutte le questioni aperte riguardanti Galileo e il suo processo.

'Avvenire': le parole del Papa sono inequivocabili, ai lefebvriani nessuna 'cambiale in bianco'

Nel revocare la scomunica ai seguaci di mons. Lefebvre, il Papa, è stato detto, "avrebbe firmato una cambiale in bianco ai 'lefebvriani' che non avrebbero alcuna intenzione di riconoscere l'ultimo concilio della Chiesa cattolica. Ora, le parole pro­nunciate ieri dal Papa sono inequivo­cabili: non c'è alcuna cambiale in bianco": lo sottolinea Avvenire. "Il Papa ha compiuto oggi un gesto da padre misericordioso. Spetta a loro o­ra accoglierlo", scrive Gianni Cardinale in un editoriale. "E con sollecitudine". "Le parole pronunciate ieri da Bene­detto XVI dovrebbero porre fine ad una polemica che, per certi versi, si poteva evitare. E che poteva essere e­vitata se, ad esempio, la Fraternità San Pio X fosse stata più rapida a prende­re limpidamente le distanze dalle af­fermazioni false e sciagurate di un suo confratello che, essendo passato di­rettamente dall'anglicanesimo al mo­vimento lefebvriano, forse non ha avuto ancora il tempo di respirare un'aria autenticamente cattolica". E' "sorprendente", sottolinea peraltro il quotidiano dei vescovi italiani, che tra i più "scandalizzati" per la revoca della scomunica "si siano mostrati coloro che di so­lito accusano la Chiesa - quella 'rat­zingeriana' oggi e quella 'wojtyliana' ieri - di essere poco misericordiosa, più matrigna che madre".

Quella fraternità faccia un serio esame di coscienza - l'editoriale di Gianni Cardinale per Avvenire

Ennesima ingerenza del rabbino Laras: prematuro il viaggio del Papa in Israele. Mons. Paglia: Benedetto XVI non poteva fare più di così

Il presidente dell'assemblea rabbinica italiana, Giuseppe Laras, mette in guardia sul preannunciato - e non ancora ufficializzato - viaggio del Papa in Israele a maggio. "Oggi non vedo le condizioni per il viaggio, c'è troppa irritazione e troppo sospetto. Serve un periodo di decantazione", afferma in un'intervista a Il Giornale. "Apprezzo davvero" le parole pronunciate ieri dal Papa sulla Shoah e i lefebvriani, "anche se bisognava che quelle cose le dicesse prima". Benedetto XVI, secondo Laras, "poteva riammettere tre dei quattro vescovi, chiedendo al sostenitore di una tesi così aberrante di attendere e di compiere un cammino di purificazione".
Sul caso del vescovo negazionista Richard Williamsonil Papa "ha già fatto quanto era giusto e necessario". Lo sottolinea mons. Vincenzo Paglia, presidente della commissione CEI per l'ecumenismo. "Certo, magari arrivasse personalmente da Williamson una personale richiesta di perdono - aggiunge il presule intervistato da La Stampa - ma ciò non può essere una questione automatica".

Chiaro e tondo: il viaggio del Papa in Terra Santa non è affare di un rabbino italiano, che può sindacare su cosa è prematuro o meno solo all'interno delle mura della sua sinagoga! Il sospetto l'avete creato voi qui, spinti da una sentimento di rivalsa che non si sa per quale motivo covavate da anni.
Scenron

La diplomatica "frenata" del neo Patriarca di Mosca Kirill sui rapporti con la Chiesa Cattolica e l'incontro con Benedetto XVI

Il passo definitivo verso il Sacro Soglio della Chiesa Ortodossa russa e una frenata nelle relazioni con il Vaticano. Il neo Patriarca Kirill (foto) sembra attenuare le speranze - almeno nelle parole da fine diplomatico - per un indirizzo volto subito al dialogo con Roma. Secondo le agenzie russe, dopo l'elezione si sarebbe lamentato del clero cattolico che lavora in Russia. "Abbiamo preso atto con amarezza che i membri del clero cattolico e degli ordini monastici sono tra i nuovi formati per illuminare la Russia", ha detto secondo quanto riporta oggi il Moscow Times, ritornano di fatto alle accuse di "proselitismo" che da sempre intralciano il dialogo tra le due chiese. Già ministro degli Esteri del patriarcato di Mosca e definito "alfiere" del dialogo con Roma dalla stampa locale, nonchè particolarmente aperto nei confronti di Papa Benedetto XVI, Kirill, assumendo il ruolo più alto della sua confessione, smussa alcune posizioni. Perchè non tutti la pensano come lui all'interno della Chiesa Ortodossa russa e perchè in qualche modo, almeno per ora, deve scendere a patti con le esigenze di quell'ampio consenso tributato alla sua elezione, "la più scontata della storia" secondo il canale Ren Tv. Benchè il Cremlino ha già chiaramente espresso la speranza che cresca il dialogo interreligioso. Di fatto le affinità con il Santo Padre sono numerose. Persino la sua storia personale individua diversi punti di contatto. La sua passione di gioventù era il pianoforte. La madre era un'insegnante di lingua tedesca. Il suo sport preferito è lo sci. E nel dicembre 2007 Kirill ha guidato uno dei rari incontri di una delegazione ortodossa russa da Benedetto XVI in Vaticano: missione da diplomatico, ma particolarmente complicata proprio perchè allora il Patriarca era Alessio II, da sempre molto fermo nel respingere il "proselitismo" cattolico sul territorio dell'Aquila bicipite. Vissuto come un'invasione di campo dal gerarchie ecclesiastiche di Mosca. L'incontro tanto agognato tra Alessio II e il Papa non si tenne mai. E ai funerali del Patriarca lo scorso dicembre, officiati dallo stesso Kirill, l'ottimismo in merito a un possibile viaggio futuro era chiaro. E' già allora, ancora dentro alla cattedrale il primate di Polonia card. Jozef Glemp aveva detto all'agenzia Apcom di "sperare" in un incontro tra il prossimo Patriarca e il Santo Padre Benedetto XVI. Ma ora Kirill frena: "Non è una questione del Patriarca o del Papa, di personalità" dice in un'intervista al quotidiano Trud. "C'è il problema di alcune realtà che esistono nelle relazioni tra le nostre Chiese. Questo è il motivo per cui, al momento, ripeto quello che era stato detto in questi ultimi anni" in merito a un incontro. Insomma, la posizione della Chiesa Ortodossa russa resterebbe invariata. "Il Patriarca Kirill sarà diverso dal metropolita Kirill, e il suo punto di vista su questioni ecumeniche e l'ammodernamento devono essere più prudenti" scrive oggi il Moscow Times. E il suo "impegno per la riconciliazione con la Chiesa Cattolica non deve essere sopravvalutato". Però non va dimenticato il messaggio del Presidente Dmitri Medvedev - ortodosso fervente - ieri ai lavori del Conclave. In favore di una "cooperazione fruttuosa" tra Stato e Chiesa, esprimendo inoltre la speranza che cresca il dialogo interreligioso "in armonia". Parole non casuali pronunciate prima della votazione e dense di attesa, non solo da parte di Medvedev, non soltanto credente, ma anche leader del Cremlino. Lo stesso che se non fosse venuto a mancare Alessio II, ai primi di dicembre, sarebbe arrivato in Italia per incontrare il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con successiva consegna delle chiavi della Chiesa Ortodossa di Bari, dono dello Stato italiano alla Federazione russa. Da passare poi al Patriarcato di Mosca. Trasferimento che resta un segnale di ulteriore avvicinamento tra i due Paesi nel segno della fede e passo comunque molto significativo agli occhi del leader russo.