giovedì 29 gennaio 2009
La diplomatica "frenata" del neo Patriarca di Mosca Kirill sui rapporti con la Chiesa Cattolica e l'incontro con Benedetto XVI
Il passo definitivo verso il Sacro Soglio della Chiesa Ortodossa russa e una frenata nelle relazioni con il Vaticano. Il neo Patriarca Kirill (foto) sembra attenuare le speranze - almeno nelle parole da fine diplomatico - per un indirizzo volto subito al dialogo con Roma. Secondo le agenzie russe, dopo l'elezione si sarebbe lamentato del clero cattolico che lavora in Russia. "Abbiamo preso atto con amarezza che i membri del clero cattolico e degli ordini monastici sono tra i nuovi formati per illuminare la Russia", ha detto secondo quanto riporta oggi il Moscow Times, ritornano di fatto alle accuse di "proselitismo" che da sempre intralciano il dialogo tra le due chiese. Già ministro degli Esteri del patriarcato di Mosca e definito "alfiere" del dialogo con Roma dalla stampa locale, nonchè particolarmente aperto nei confronti di Papa Benedetto XVI, Kirill, assumendo il ruolo più alto della sua confessione, smussa alcune posizioni. Perchè non tutti la pensano come lui all'interno della Chiesa Ortodossa russa e perchè in qualche modo, almeno per ora, deve scendere a patti con le esigenze di quell'ampio consenso tributato alla sua elezione, "la più scontata della storia" secondo il canale Ren Tv. Benchè il Cremlino ha già chiaramente espresso la speranza che cresca il dialogo interreligioso. Di fatto le affinità con il Santo Padre sono numerose. Persino la sua storia personale individua diversi punti di contatto. La sua passione di gioventù era il pianoforte. La madre era un'insegnante di lingua tedesca. Il suo sport preferito è lo sci. E nel dicembre 2007 Kirill ha guidato uno dei rari incontri di una delegazione ortodossa russa da Benedetto XVI in Vaticano: missione da diplomatico, ma particolarmente complicata proprio perchè allora il Patriarca era Alessio II, da sempre molto fermo nel respingere il "proselitismo" cattolico sul territorio dell'Aquila bicipite. Vissuto come un'invasione di campo dal gerarchie ecclesiastiche di Mosca. L'incontro tanto agognato tra Alessio II e il Papa non si tenne mai. E ai funerali del Patriarca lo scorso dicembre, officiati dallo stesso Kirill, l'ottimismo in merito a un possibile viaggio futuro era chiaro. E' già allora, ancora dentro alla cattedrale il primate di Polonia card. Jozef Glemp aveva detto all'agenzia Apcom di "sperare" in un incontro tra il prossimo Patriarca e il Santo Padre Benedetto XVI. Ma ora Kirill frena: "Non è una questione del Patriarca o del Papa, di personalità" dice in un'intervista al quotidiano Trud. "C'è il problema di alcune realtà che esistono nelle relazioni tra le nostre Chiese. Questo è il motivo per cui, al momento, ripeto quello che era stato detto in questi ultimi anni" in merito a un incontro. Insomma, la posizione della Chiesa Ortodossa russa resterebbe invariata. "Il Patriarca Kirill sarà diverso dal metropolita Kirill, e il suo punto di vista su questioni ecumeniche e l'ammodernamento devono essere più prudenti" scrive oggi il Moscow Times. E il suo "impegno per la riconciliazione con la Chiesa Cattolica non deve essere sopravvalutato". Però non va dimenticato il messaggio del Presidente Dmitri Medvedev - ortodosso fervente - ieri ai lavori del Conclave. In favore di una "cooperazione fruttuosa" tra Stato e Chiesa, esprimendo inoltre la speranza che cresca il dialogo interreligioso "in armonia". Parole non casuali pronunciate prima della votazione e dense di attesa, non solo da parte di Medvedev, non soltanto credente, ma anche leader del Cremlino. Lo stesso che se non fosse venuto a mancare Alessio II, ai primi di dicembre, sarebbe arrivato in Italia per incontrare il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con successiva consegna delle chiavi della Chiesa Ortodossa di Bari, dono dello Stato italiano alla Federazione russa. Da passare poi al Patriarcato di Mosca. Trasferimento che resta un segnale di ulteriore avvicinamento tra i due Paesi nel segno della fede e passo comunque molto significativo agli occhi del leader russo.