venerdì 3 giugno 2011

Mons. Savio Hon: vescovi e sacerdoti cinesi, non abbiate paura di dire no alle pretese di Pechino. Rinunciare a un'altra ordinazione illecita

La Santa Sede è favorevole all'ipotesi che le diocesi della Cina promuovano cause di Beatificazione di personalità che hanno mantenuto integra la fede cattolica nei decenni del regime comunista. Lo afferma mons. Savio Hon (foto), segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli, in un'intervista ad AsiaNews, l'agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere. "Spetta alle diocesi cinesi, cioè alla Chiesa locale, raccogliere - ricorda il presule originario di Hong Kong - la documentazione e presentarla alla Congregazione dei Santi. Se questo avviene, senz'altro il Vaticano prenderà in considerazione l'istanza". Il presule salesiano cita in proposito la figura del card. Ignazio Gong Pinmei, creato cardinale in pectore da Giovanni Paolo II e deceduto nel 2000. "Nel caso del card. Gong - spiega Hon - essendo lui il vescovo di Shanghai, c'è forse il problema di mettere d'accordo la comunità sotterranea e quella ufficiale di Shanghai. Ma non è impossibile". "Lo stesso - assicura il presule - vale per i tanti martiri del periodo comunista, morti nei lager o in prigione o di stenti, durante questi ultimi decenni. Se ogni diocesi raccoglie la documentazione su questi martiri, vale la pena inviarla a Roma e iniziare il processo formale per la Beatificazione. Noi saremmo felici". Il 9 giugno prossimo potrebbe esserci una nuova ordinazione episcopale illecita ad Hankow nella regione cinese dell'Hebei. Il candidato sarebbe padre Shen Guoan, del quale non è chiaro se accetterà di prestarsi a un atto che rappresenterebbe una nuova lesione dei rapporti tra la Chiesa ufficiale cinese e la Santa Sede. "Questa notizia - afferma mons. Hon - mi preoccupa, preoccupa il Papa e soprattutto tutta la Chiesa di Cina. Da quello che so, i fedeli di Hankow hanno reagito e con in mano il codice di diritto canonico hanno chiesto al Governo e all'Associazione patriottica di non compiere questo gesto ed evitare questa ordinazione. Ma purtroppo in questi tempi non abbiamo molte notizie su cosa pensa il candidato". "Da fratello a fratello - rivela il presule - voglio dire a padre Shen: 'ho fiducia in te, perchè tu agisca nel modo giusto. E non c'è altro modo giusto se non rifiutarsi di accettare'". "Da quel che si vede, è chiaro - sottolinea mons. Hon nell'intervista - che sacerdoti e vescovi sono sotto pressione. Ma questa pressione mi sembra meno forte di quella che altri nostri fratelli hanno subito negli scorsi decenni: oggi non si rischia i lavori forzati, la prigione, la morte. Il governo di oggi non fa queste cose". Il segretario del dicastero vaticano competente sulla Cina ammette però che "se i vescovi e i preti non si sottomettono, saranno certo puniti in vari modi. Ad esempio, si possono perdere le sovvenzioni dello Stato per la diocesi; si creano ostacoli al lavoro pastorale quotidiano; vi sono penalizzazioni nella carriera (e cioè non li si promuove nell'assemblea consultiva del governo); o non ricevono permessi per andare all'estero o di girare all'interno della Cina; o li costringono a subire corsi di rieducazione". Nell'intervista, il numero due di Propaganda Fide, da diversi mesi nel suo nuovo ruolo in Vaticano, esprime solidarietà ai vescovi e ai sacerdoti sottomessi a pressioni e a minacce, ma chiede loro di rifiutarsi di obbedire alle pretese del regime che vuole costituire una Chiesa "indipendente" dalla Santa Sede e totalmente sottomessa allo Stato. Mons. Hon racconta anche che coloro che si sono ribellati al volere del Partito, come mons. Li Lianghui, ora subiscono "isolamento e sessioni politiche", cioè un vero e proprio "lavaggio del cervello". Ma ribadisce che i sacerdoti e i vescovi cinesi devono tenere "la schiena diritta" di fronte a tutte le pressioni, per amore all'unità della Chiesa e nel solco lasciato da tanti eroici testimoni della fede negli scorsi decenni. La Commissione vaticana per la Chiesa in Cina sta elaborando alcune direttive per salvaguardare la Chiesa cinese dalla divisione e dallo scandalo provocato ai fedeli. E in merito il presule salesiano denuncia la leggerezza con la quale teologi americani ed europei parteggiano per una Chiesa "indipendente" e diffondono in Cina il germe della divisione. Rivela inoltre che da diversi mesi il Vaticano chiede la liberazione dei vescovi in prigione, Giacomo Su Zhimin di Baoding e Cosma Shi Enxiang di Yixian, ma il governo di Pechino non dà risposta.

Agi

Mons. Savio Hon: Vescovi cinesi, non abbiate paura di dire no alle pretese di Pechino

Il Papa in Croazia. Mons. Srakic: viaggio in un momento di seria crisi culturale, economica e politica, dietro alla quale si cela quella spirituale

Un viaggio, quella di Papa Benedetto XVI in Croazia, domani e domenica, che avviene in un momento delicato per il Paese della ex Jugoslavia con il suo tentativo, benedetto per altro dalla stessa Santa Sede, di entrare nella Ue ma anche di difficoltà interna. Così l'arcivescovo di Dakovo-Osijek e presidente della Conferenza Episcopale croata, mons. Marin Srakic, descrive in un'intervista alla Radio Vaticana il nuovo viaggio apostolico di Papa Ratzinger alla vigilia della sua partenza. ''Il Santo Padre - ha spiegato il vescovo - ci fa visita in un momento in cui tutto il mondo, e con il mondo anche il nostro popolo croato, respirano un'aria di seria crisi culturale, economica e politica, dietro alla quale si cela una profonda crisi spirituale''. Una crisi, ha poi spiegato mons. Srakic, che preoccupa la Chiesa locale perchè ''propaga l'indifferenza, accentua le divergenze ideologiche e di altro tipo''. A predominare sembra essere ''una certa apatia, scetticismo, immobilità e stanchezza spirituale''. Mons. Srakic ha poi ricordato le ''ferite'' della guerra degli anni '90 con la Serbia non ancora del tutto rimarginate. ''Le fabbriche, le case, le chiese, ancora non sono state ricostruite e ancora tante sono le ferite psichiche, ma anche spirituali. - ha spiegato il presule - Dobbiamo però riconoscere che comunque finora abbiamo fatto dei passi grandi per quanto riguarda il perdono, la riconciliazione e la collaborazione quotidiana fra i cittadini croati di nazionalità croata e serba''.

Asca

Il presidente dei vescovi croati: un viaggio per risvegliare le coscienze in un momento di crisi

Congresso Eucaristico Internazionale 2012. Il segretario generale: un'occasione di rinnovamento per la Chiesa in Irlanda dopo gli abusi e gli scandali

Non solo un grande “evento” di una settimana ma un vero e proprio “cammino” e “un’occasione di rinnovamento per tutti noi”. È questo, nelle parole del segretario generale padre Kevin Doran, il senso del Congresso Eucaristico Internazionale che si svolgerà a Dublino dal 10 al 17 giugno 2012 (www.iec2012.ie). Proprio nella capitale irlandese è in corso un incontro di “familiarizzazione” con i temi e i luoghi del Congresso alla presenza di rappresentanti dei media cattolici internazionali e di 75 delegati provenienti da 70 Paesi del mondo. Padre Doran ha spiegato che in Irlanda si è verificato un “fallimento della fiducia” sia nei confronti della Chiesa, per via degli abusi e degli scandali, sia nei confronti dell’economia, dove è prevalsa un’“eccessiva attenzione al profitto, a discapito della solidarietà sociale”; tutto ciò ha portato il Paese a vivere una situazione difficile. In questo contesto si inserisce il Congresso: “Noi abbiamo bisogno di riscoprire il significato della presenza di Gesù Cristo in mezzo a noi, – ha sottolineato padre Doran – perché solo così possiamo rinnovare quella comunione dell’uno con l’altro che è stata così compromessa, ed egli stesso ce lo insegnerà”. Padre Doran ha spiegato che “ognuna delle 26 diocesi irlandesi ha un delegato pastorale per questo evento, e il 25 e 26 giugno di quest’anno ci sarà un Congresso eucaristico nazionale al santuario mariano di Knock”. Durante l’incontro saranno benedette 26 candele, una per ogni cattedrale del Paese. Lo scorso 17 marzo, in occasione della festa di San Patrizio, è stata benedetta la campana del Congresso, donata dalle suore domenicane di Cabra, che andrà in pellegrinaggio per le strade, le scuole, le chiese ma anche i centri commerciali e i “luoghi di vita” di tutte le diocesi irlandesi fino a giugno 2012. Padre Doran ha messo poi in evidenza che per il Congresso è stato scelto “uno stile sobrio” anche se “occorrono risorse: in questo momento di difficoltà non abbiamo intenzione di chiedere finanziamenti pubblici. Fino ad ora abbiamo promosso tra i nostri fedeli due collette ed abbiamo raccolto, solo in Irlanda, 2 milioni di euro”. Il programma del Congresso vero e proprio prevede, ogni giorno, l’approfondimento di un tema specifico come battesimo, matrimonio, famiglia, ministero sacerdotale e laicale, giustizia e riconciliazione, povertà ed emarginazione. Il Congresso si concluderà con una grande cerimonia finale, la “Statio Orbis”, a cui parteciperanno i delegati di tutte le Chiese del mondo presenti a Dublino, a Croke Park, dove si prevedono 80.000 presenze.

SIR

Riunione per il Congresso Eucaristico Internazionale. Con noi, mons. Marini e mons. Martin

Udienza del Papa al presidente palestinese Abu Mazen: pace per la Terra Santa, urgente trovare una soluzione giusta e duratura al conflitto

Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza in Vaticano il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, detto Abu Mazen, con il seguito. Nel corso del colloquio, informa una nota della Sala Stampa vaticana, “ci si è soffermati sulla travagliata situazione della Terra Santa”. In particolare, è stata “sottolineata l’urgenza di trovare una soluzione giusta e duratura al conflitto israelo-palestinese, per assicurare il rispetto dei diritti di tutti e, quindi, il compimento delle legittime aspirazioni del Popolo palestinese ad uno Stato indipendente”. Nel colloquio, prosegue la nota, si è ribadito che “lo Stato d’Israele e quello Palestinese debbono presto vivere sicuri, in pace con i loro vicini e dentro confini internazionalmente riconosciuti”. Così, e “con il sostegno della comunità internazionale ed uno spirito di cooperazione e di apertura alla riconciliazione”, si legge ancora, “la Terra Santa potrà conoscere la pace”. Nell’incontro, prosegue il comunicato, “non è mancato il riferimento alla situazione delle comunità cristiane nei Territori Palestinesi e, più in generale, in Medio Oriente, e si è rilevato il contributo insostituibile che esse offrono alla costruzione della società”. Infine, il Papa e il presidente palestinese hanno “auspicato che i lavori delle delegazioni della Santa Sede e dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina procedano fruttuosamente nell’elaborazione di un Accordo globale tra le Parti”. Il colloquio è durato 17 minuti. Il leader palestinese Abu Mazen si è trattenuto per circa mezz'ora nella seconda loggia del Palazzo Apostolico, dove ha parlato con il Papa nella biblioteca privata. Dopo il colloquio privato sono stati fatti entrare anche i 9 membri della delegazione e i giornalisti del pool che hanno potuto constatare un clima "estremamente cordiale". Abu Mazen ha portato al Papa un'antica icona della Vergine, corredata da una cornice d'oro. Il Pontefice ha risposto con una medaglia in bronzo raffigurante Piazza San Pietro e con una cornice in terracotta. Successivamente il presidente Abu Mazen si è incontrato con il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati. Sempre nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in udienza privata il vicepresidente degli Stati Uniti, Joseph R. Biden.

Radio Vaticana, Agi

COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRESIDENTE DELL’AUTORITÀ PALESTINESE

Il Papa in Croazia. Benedetto XVI sulla tomba del Beato Alojzije Viktor Stepinac. Il vescovo che salvò ebrei e serbi ancora vive nella leggenda nera

Il 3 ottobre 1998 Giovanni Paolo II fu molto coraggioso. Nel centenario della nascita di Alojzije Viktor Stepinac (foto) si recò sulla sua tomba nella cattedrale dell’Assunzione della Beata Vergine Maria e di Santo Stefano a Zagabria, durante il secondo viaggio in Croazia, e lo proclamò Beato. Le polemiche furono feroci: per una parte del Paese Stepinac, arcivescovo di Zagabria dal 1937 al 1960, era stato un collaborazionista del regime ustascia di Ante Pavelic. Secondo questi critici, egli tacque e in qualche modo acconsentì allo sterminio di migliaia di serbi ortodossi, ebrei, rom e zingari. Le cose non stavano così per il Papa polacco. Per lui Stepinac fu un martire: tentò in tutti i modi di fermare il massacro. Quando Pavelic fuggì egli venne imprigionato e, secondo le carte del processo di Beatificazione custodite in Vaticano, fu avvelenato mentre si trovava in domicilio coatto presso la sua parrocchia di origine, a Krasic. Dopodomani Papa Benedetto XVI non sarà da meno del suo predecessore. Il secondo e ultimo giorno della sua breve permanenza in Croazia, in occasione della Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate, pregherà sulla tomba di Stepinac e non darà ascolto alle polemiche ancora oggi vive: la persona di Stepinac come quella di Pio XII, il Papa che lo creò cardinale al termine della seconda guerra mondiale, vive ancora per molti nella leggenda che lo dipinge come “fascista”, “antisemita”, collaborazionista del regime. “Carne umana”. Tra il 1941 e il 1945 questo cartello era appeso in tutte le macellerie di Zagabria e delle città croate. Carne di ebrei, serbi ortodossi e comunisti uccisi dagli ustascia di Pavelic, colui che divenne “duce della Croazia” grazie all’appoggio di Hitler e di Mussolini nell’aprile del 1941. La Chiesa Cattolica cosa fece? Come si mossero i krizari dell’Azione cattolica, i francescani e i vescovi del Paese? Cosa opposero ai massacri l’arcivescovo di Sarajevo Ivan Saric, il capo dell’Azione cattolica Ivo Guberina, il gesuita a capo della polizia di Doboj Dragutin Kamber, la guida dei francescani Radoslav Glavas? Cosa fece chi teneva le fila di tutto, ovvero colui che da Zagabria a Roma aveva in mano i rapporti tra la chiesa cattolica e il Vaticano, appunto il futuro principe della Chiesa Alojzije Stepinac? Stepinac da subito si mosse per scongiurare i massacri. Il 14 maggio 1941, dopo che morirono 260 serbi a Glina, scrisse a Pavelic queste parole: “So bene che i serbi hanno commesso gravi misfatti. Ma è mio dovere di vescovo alzare la mia voce e dichiarare che questo non è lecito. Vi prego, dunque, di prendere le misure più urgenti in tutto il territorio dello stato indipendente affinché non sia ucciso nemmeno un serbo”. A questa lettera ne seguirono altre. Non ebbero risultati concreti e così Stepinac fece quanto Pio XII fece a Roma: nascose gli “sgraditi” al regime e salvò centinaia di vite, moltissimi gli ebrei. Scrive lo studioso americano Stevan K. Pavlowitch in “Unconventional perceptions of Yugoslavia 1940-1945” che un emissario del governo jugoslavo in esilio, il tenente Rapotec, che nella prima metà del 1942 compì una missione segreta in Croazia, chiese a Stepinac perché non avesse da subito rotto con il regime ustascia. Questi rispose: “Se lo avessi fatto non avrei più potuto salvare alcun serbo, ebreo e oppositore che si trovava nei campi di concentramento”. Scrisse nel 1998 l’allora card. Joseph Ratzinger: “Il cardinale Stepinac non ha fatto politica. Ha rispettato lo stato quando e in quanto fu realmente stato. Seguì la linea formulata da Sant’Ambrogio, il quale dice: ‘Ho sempre prestato la deferenza voluta e corretta agli imperatori, ma le cose di Dio non sono cose mie, non sono cose dell’imperatore, sono cose di Dio e devo rispettare e difendere quanto è di Dio’”.

Paolo Rodari, Il Foglio

L'omelia pronunciata nel 1998 da Joseph Ratzinger nel centenario della nascita del card. Alojzije Stepinac: difese le cose di Dio contro la falsa onnipotenza dell'uomo

L'11 giugno il Papa incontrerà gruppi di zingari europei in occasione del 150° anniversario della nascita del patrono, Beato Zeferino Gimenez

Sabato 11 giugno, alle ore 12.00, circa 1400 zingari europei saranno ricevuti dal Papa in Vaticano. Lo annuncia un comunicato del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. L'incontro avviene in occasione del pellegrinaggio degli zingari del continente europeo a Roma l'11 e 12 giugno prossimi, nella ricorrenza del 75° anniversario del martirio e dei 150 anni dalla nascita del Beato Zeffirino (Ceferino) Giménez Malla (1861-1936), gitano martire della fede di origine spagnola. Nella capitale giungeranno alcuni gruppi Rom, Sinti, Manuches, Kale, Yenish e Travellers d'Europa e d'Italia. L'arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio, afferma il comunicato, presenterà al Santo Padre la rappresentanza degli zingari "descrivendo il loro crescente impegno nella Chiesa, dove possono trovare forza spirituale e aiuto per la loro vita spesso segnata da emarginazione e diffidenza". Quindi il Santo Padre rivolgerà loro la sua parola e impartirà la Benedizione Apostolica. Nel corso dell'udienza, sarà illustrata al Pontefice la realtà zingara con quattro brevi testimonianze, compresa quella di Ceija Stojka, zingara cattolica superstite dei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau e Bergen-Belsen. I suoi ricordi di quel terribile periodo sono raccolti in un libro che trae origine dalla necessità di ricordare per combattere la sopraffazione e l'oblio. "Anche in passato – prosegue il comunicato - le Comunità zingare sono state accolte dai Pontefici. Paolo VI li aveva incontrati a Pomezia, nel 1965, e Giovanni Paolo II, durante il Grande Giubileo del 2000, chiese perdono al Signore anche per i peccati commessi nei confronti degli Zingari dai figli della Chiesa”.

Radio Vaticana

Un anno fa veniva ucciso in Turchia il vescovo Luigi Padovese. Mons. Franceschini: un'eredità esemplare. Il processo all'assassino inizierà presto

Domenica 5 giugno, solennità dell’Ascensione, a Iskenderun, la Chiesa Cattolica turca si riunirà per ricordare il primo anniversario della morte di mons. Luigi Padovese (nella foto con Benedetto XVI), vicario apostolico di Anatolia, ucciso il 3 giugno 2010, dal suo autista, Murat Altun. A celebrare, alla presenza di rappresentanti dell’ordine dei Cappuccini, della diocesi di Milano e di Congregazioni vaticane, saranno il nunzio apostolico, mons. Antonio Lucibello, e il presidente della Conferenza Episcopale turca, mons. Ruggero Franceschini, che di mons. Padovese ricopre la carica in attesa del successore nominato dalla Santa Sede. Si tratta dell’evento centrale nel quadro di una serie di iniziative volte a ricordare la figura del religioso cappuccino, profondamente legato alla Turchia, al suo popolo, devoto al dialogo interreligioso che ricercò in ogni momento del suo servizio pastorale. Mons. Padovese si prodigò molto, prima, durante e dopo l’Anno Paolino, nel cercare di ottenere dalle autorità turche la chiesa-museo di San Paolo a Tarso come luogo permanente di culto. Un desiderio rimasto, per ora, non esaudito pienamente. Particolarmente significativa è una cerimonia, domani nella chiesa-museo di san Paolo a Tarso, nella quale verranno accesi dei lumi, in ricordo di mons. Padovese, da parte di rappresentanti dell’ambasciata di Turchia a Berlino che lo scorso marzo avevano ricevuto la visita della comunità delle suore “Figlie della Chiesa” di Tarso. Ora la visita viene ricambiata nel nome del vicario ucciso. Con i lumi verranno lette delle intenzioni di preghiera e di dialogo interreligioso. Le stesse religiose, inoltre, confermano all'agenzia SIR il trend positivo dei pellegrinaggi a Tarso: “è una grande gioia per noi accogliere così tanti pellegrini che da marzo, ormai, ininterrottamente, giungono qui alla chiesa di san Paolo per pregare. Tutti ricordano mons. Padovese che ci guarda e vigila dall’alto. Ogni giorno arrivano gruppi e questa presenza la consideriamo un frutto del grande lavoro di mons. Luigi”. “L’istruttoria sull’omicidio di mons. Padovese si è chiusa in questi giorni e il processo inizierà presto. Si è chiusa, e mi pare anche bene”, da notizia mons. Franceschini. “Abbiamo sofferto, corso rischi - abbiamo dissentito con vigore da certe posizioni scontate e un po’ troppo comode sulla vicenda – abbiamo lottato ed ora sembra che la realtà ci stia dando ragione – dichiara nell’intervista all'agenzia SIR il presule - non sto invocando condanne a morte o torture, assolutamente! Voglio solo dire che bisogna essere rispettosi di tutte le persone, tanto più di quelle che hanno subito un massacro atroce. Su questo forse, finalmente il mondo islamico ci darà una lezione”. “Le autorità preposte – spiega mons. Franceschini - hanno lavorato tanto su questo caso e probabilmente sono giunte ad una conclusione ovvia, ma alla quale, forse, nessuno pensava o voleva pensare. Si volevano seguire teorie più facili. Quando si avverte che è stato commesso uno sbaglio, che aveva ragione la persona rimasta uccisa, bisogna evitare di giudicare frettolosamente. Non potevo tollerare falsità sul conto di mons. Padovese”. L’auspicio del presidente della CET è che “questa ricorrenza del primo anniversario della morte di mons. Padovese possa servire a dare impulso alla nomina del suo successore. Le comunità cristiane e cattoliche turche, per quanto siano una piccolissima minoranza, sono vive, felici ed hanno il coraggio di testimoniare la loro fede. E’ importante che ‘ci siamo’ perché i cristiani sono nati in questa terra. Non dobbiamo dimenticarlo!”.

SIR

Mons. Luigi Padovese: un'eredità esemplare. Un anno fa veniva ucciso a Iskenderun in Turchia

Il Papa in Croazia. Una città europea dalla profonda tradizione cristiana, un popolo che si fa comunità: Zagabria accoglie domani Benedetto XVI

Un Paese che “da sempre vive nell'ambito della civiltà europea”. E' la Croazia nelle parole di Benedetto XVI, quando nel luglio 2006 ricevette in Vaticano i vescovi croati in visita ad Limina. Quasi cinque anni dopo quell’incontro, il Papa verrà in Croazia domani e domenica per il suo 19° viaggio apostolico internazionale, all’insegna del motto ‘Insieme in Cristo’. In effetti è un ritorno: perché Joseph Ratzinger è già stato nel Paese due volte da cardinale e perché per la Croazia, questa di Benedetto XVI, è la quarta visita di un Pontefice. I croati infatti abbracciarono Giovanni Paolo II nel settembre 1994, nell'ottobre 1998 per la Beatificazione, nel santuario di Marija Bistrica, del card. Alojzije Stepinac, grande pastore della Chiesa croata, morto martire nel 1960 per le conseguenze di una dura prigionia sotto il regime comunista di Tito, e nel giugno 2003. Una viaggio, quello di Benedetto XVI, che avviene in occasione della prima Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate, affinché, come ha ricordato il Papa all’Udienza generale di mercoledì scorso, “le famiglie cristiane siano sale della terra e luce del mondo”. Proprio per l’importanza data a tale aspetto pastorale del viaggio, ad accompagnare il Papa, oltre al cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, tra gli altri ci saranno anche il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il nuovo sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, al suo primo viaggio con tale incarico, e l’arcivescovo croato Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei vescovi. Questo per la Croazia è anche un momento cruciale dal punto di vista politico. Il Paese è alla vigilia del ventennale dell’indipendenza, avvenuta nel 1991: già parte della Repubblica Jugoslava, la Croazia non dimentica la guerra degli anni ’90 e affronta oggi la crisi economica e sociale che attanaglia l’Europa e il mondo intero. Inoltre nel 2005 sono iniziati i negoziati d’adesione all’Unione Europea, ma i colloqui tra Bruxelles e Zagabria sono ancora in corso. Ed è proprio una città europea, dalla profonda tradizione cristiana, ad accogliere in queste ore chi arriva a Zagabria: un popolo che si fa comunità per abbracciare Benedetto XVI. Nonostante una nottata di pioggia, in piazza Josip Jelačić, i palazzi liberty fanno da cornice ai preparativi per il palco della Veglia di preghiera del Papa con i giovani, domani sera. All’Ippodromo di Zagabria, a pochi metri dal fiume Sava, le ruspe spianano il terreno su cui le famiglie croate si accingono a partecipare alla Santa Messa domenicale celebrata dal Pontefice in occasione della Giornata nazionale delle famiglie cattoliche. Nelle parrocchie si provano canti e letture, come ieri sera a Santa Maria della Libertà, dedicata alle vittime della guerra del ‘91-‘95. Sulla collina di Ksaver si danno invece gli ultimi ritocchi alla nuova sede della Conferenza Episcopale della Croazia, un edificio modernissimo dove il Santo Padre pranzerà domenica con i vescovi presenti a Zagabria. Per strada, soprattutto nella zona della Cattedrale, i volontari vendono magliette con l’immagine di Benedetto XVI: i proventi andranno in beneficenza. Ed è facile incontrare chi volentieri si ferma a parlare delle grandi figure che continuano a ispirare il cammino dei croati, come lo scienziato gesuita Ruggero Boscovich, nel 300° della nascita, il giovane Beato Ivan Merz e il Beato cardinale Stepinac.

Radio Vaticana

L’ambasciatore croato: un grande evento per il Paese

Il nunzio in Croazia: Benedetto XVI porterà la speranza che viene dall'amicizia con Gesù

La terna finale della nomina ad arcivescovo di Milano che la Congregazione dei vescovi esaminerà il 9 giugno. Dopo sarà portata l'indicazione al Papa

Il patriarca di Venezia Angelo Scola, il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi, l’osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa Aldo Giordano. Sono i nomi dei candidati rimasti in corsa per la successione alla guida della diocesi di Milano. È la terna finale che la Congregazione dei vescovi esaminerà la mattina di giovedì 9 giugno, quando i cardinali e vescovi membri del dicastero si riuniranno per discutere il nome del nuovo arcivescovo ambrosiano. Il nunzio in Italia, Giuseppe Bertello, ha condotto ben tre diverse consultazioni, chiedendo pareri e identikit a centinaia di vescovi, sacerdoti e laici di Milano e della Lombardia, nell’ultima delle quali, nelle scorse settimane, si chiedeva un voto su cinque nomi: oltre ai tre scelti nella terna, c’erano quelli del card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, e del nunzio apostolico in Venezuela Pietro Parolin. Ma ora questi due candidati sembrano usciti di scena. Tutto è ancora possibile, nel corso della discussione qualcuno dei membri della Congregazione, che nei giorni scorsi è stata rafforzata dall’inserimento del card. Mauro Piacenza e del vescovo emerito Lorenzo Chiarinelli, potrebbe tornare sui nomi esclusi dalla terna, ma è ormai più che probabile che la scelta si giochi proprio su quei tre candidati. Scola, patriarca di Venezia dal 2002 dopo essere stato rettore della Pontificia università lateranense e prima ancora, vescovo di Grosseto, è stato uno stimato collaboratore dell’allora card. Joseph Ratzinger all’ex Sant’Uffizio. Il Papa lo conosce bene e lo stima. Lambiasi e Giordano, il primo vescovo già da anni ed ex assistente generale dell’Azione Cattolica, il secondo, non ancora vescovo, e oggi inserito nella diplomazia pontificia, erano stati già inclusi nella rosa di nomi sottoposta a Benedetto XVI meno di un anno fa per la diocesi di Torino. In quel caso, a sopresa e contro l’indicazione prevalente dei collaboratori, il Papa scelse il vescovo di Vicenza Cesare Nosiglia. È la prima volta dopo quasi un secolo che la designazione dell’arcivescovo di Milano, la diocesi più grande e importante d’Europa e tra le più importanti del mondo, avviene secondo l’iter normale come accade per le altre diocesi: da molti decenni, infatti, la nomina del pastore ambrosiano era stata decisa direttamente dal Papa, senza il passaggio in Congregazione. Giovedì si discuterà la “provvista” (così è chiamato il processo per la designazione di un vescovo), se non ci saranno intoppi e ulteriori discussioni, il cardinale prefetto Marc Ouellet (nella foto con Benedetto XVI) qualche giorno dopo porterà l’indicazione al Papa. L’annuncio è previsto per fine mese. Scola appare ancora in pole position.

Andrea Tornielli, Sacri Palazzi

Giornata Mondiale della Gioventù 2011. L'arcivescovo di Madrid: un evento sotto il segno della nuova evangelizzazione rilanciata da Benedetto XVI

“La Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid avrà una natura particolarmente missionaria, e nell'evento si darà un forte impulso all'impegno apostolico dei giovani sotto il segno della nuova evangelizzazione rilanciata da Benedetto XVI”, ha sottolineato il cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio María Rouco, in un'intervista pubblicata questo mercoledì dalla rivista Palabra. Il porporato ha previsto che “il numero di giovani che si recherà a Madrid tra il 15 e il 21 agosto oscillerà tra il mezzo milione e il milione”, anche se “nei grandi atti centrali della GMG si supererà ampiamente questa cifra”. Nell'intervista, il cardinale ha spiegato che in base agli ultimi calcoli è stato chiesto di “aggiungere allo spazio dell'aerodromo di Cuatro Vientos un terreno contiguo” per poter accogliere chiunque voglia partecipare all'evento. “Le famiglie dei quartieri più popolari di Madrid sono quelle che stanno rispondendo meglio alla richiesta di accogliere i pellegrini nelle loro case”, ha aggiunto. Di fronte a quanti affermano che i frutti della GMG non sono duraturi, l'arcivescovo di Madrid segnala che “questa affermazione non corrisponde a verità”, e che ad esempio dalle GMG “è sorta in questi ultimi due decenni una nuova gioventù nella Chiesa”. Il cardinale ha quindi sottolineato che gli abbondanti frutti della GMG “saranno 'superpotenziati' nella Giornata di Madrid: in vocazioni, nella formazione spirituale, culturale e intellettuale dei giovani, nel campo della famiglia e dell'università, e si tradurranno anche nel potenziamento delle nuove realtà ecclesiali, che qui saranno molto presenti”. Il porporato ha anche confessato che “tutti i giorni, costantemente”, ricorre al Beato Giovanni Paolo II perché dia una mano dal cielo alla Giornata, “perché se c'è qualcuno che comprende bene la questione che abbiamo tra le mani è lui”. Allo stesso modo, ha approfittato per lanciare un nuovo appello ai giovani affinché, una volta superate le fatiche della fine dell'anno scolastico, “si iscrivano quanto prima alla GMG e aiutino a far sì che possano partecipare anche altri giovani”. Il cardinale prevede che l'accoglienza dei pellegrini “sarà splendida, da parte sia dei cattolici madrileni che della società e della popolazione di Madrid”, e si dice del tutto certo della buona accoglienza che verrà riservata anche al Papa. “Non ho alcuna preoccupazione al riguardo, e nemmeno circa l'altra accoglienza di carattere spirituale attraverso la preghiera privata”, ha riconosciuto. Ha poi indicato che l'imminente dichiarazione di San Giovanni d'Avila come dottore della Chiesa contribuirà a far sì che i giovani spagnoli conoscano meglio l'immensa figura di questo patrono della Giornata Mondiale della Gioventù. Se “dopo la GMG di Santiago si è parlato dell'inizio di una nuova tappa nel rapporto della Chiesa con i giovani dell'Europa e del mondo”, ha concluso, dopo la GMG di Madrid si parlerà di una nuova Pentecoste nella Chiesa.

Zenit