venerdì 8 maggio 2009

La visita di cortesia ai sovrani di Giordania. Riaffermata la necessità del dialogo tra musulmani e cristiani

Salutato da un picchetto militare dell'esercito giordano, i soldati indossavano il tradizionale caftano verde e la kefiah bianca e rossa, Benedetto XVI è stato accolto da re Abdallah II e dalla regina Rania, sempre elegantissima. Il Papa e il re si sono intrattenuti a colloquio per alcuni minuti. Secondo alcune indiscrezioni pubblicate dall'agenzia di stampa ufficiale della Giordania, Petra, al centro del dialogo sarebbero stati l'importanza, sottolineata dal sovrano di Giordania, del viaggio del Papa per la regione in un momento così difficile, e lo stato dei rapporti tra Giordania e Santa Sede. Il Re ha detto al Papa che il regno giordano sostiene gli sforzi in vista di una pace globale in Medio Oriente. Al termine del colloquio il sovrano ha presentato al Papa i suoi quattro figli. Come ricordo della sua visita il Papa ha donato ai reali la Stampa civitas, la nuova pianta della Città del Vaticano, in un'incisione originale all'acquaforte e bulino, stampata a mano.

'L'Osservatore Romano': la chiave per comprendere il viaggio di Benedetto XVI è nella parola 'pellegrinaggio', un contributo alla pace

"La chiave per comprendere il viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa è racchiusa in una parola: pellegrinaggio”. Esordisce così il direttore de L’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, nell’editoriale dedicato al viaggio che il Santo Padre sta compiendo in Terra Santa. Pellegrinaggio che ha “l’intenzione politica di contribuire alla pace” nella regione. E se la Chiesa “non è un potere politico, bensì una forza spirituale”, rappresenta in quanto tale “una realtà”, così come “la preghiera, la formazione delle coscienze e l’appello alla ragione sono strumenti efficaci per cambiare le cose”. In occasione dell’incontro con re Abdullah di Giordania, osserva ancora Vian nel suo editoriale, “il Papa ha indicato la via maestra per promuovere i diritti umani: una ‘alleanza di civiltà’ tra mondo occidentale e mondo islamico che possa superare le nefaste dinamiche delle contrapposizioni e dello scontro. In un dialogo che non deve limitarsi a questi due interlocutori – sottolinea ancora -, ma estendersi all'ebraismo in un vero e proprio ‘dialogo trilaterale’. Una necessità che “la storia comune alle tre religioni monoteiste impone” e che “la ragione chiede”.

Visita al Centro 'Regina Pacis'. Il Papa: l'amore incondizionato di Dio mira ad un significato per ognuno. Pregate per me, per la pace e l'unità

“Benvenuto Benedetto in Giordania” hanno cantato, in italiano, tutti i cristiani raccolti nella chiesetta del centro e nel piazzale del Centro per l’accoglienza di invalidi “Regina Pacis” di Amman, secondo tappa del viaggio di Benedetto XVI in Giordania, confondendo la note di marcette militari con i canti religiosi. Qualche migliaio di persone con bandiere e striscioni, un vero bagno di folla per il Papa che ha stretto centinai di mani avvolte nelle sciarpe bianche e rosse con gli stemmi del Vaticano e della Giordania.
“La stima per la vostra notevole competenza professionale, la cura compassionevole e la risoluta promozione del giusto posto nella società di coloro che hanno necessità speciali è ben conosciuta qui e in tutto il regno”. Nel discorso Benedetto XVI ha ringraziato “il Patriarca Fouad Twal per le gentili parole di saluto” e “i giovani presenti per il loro commovente benvenuto”. “Come per innumerevoli migliaia di pellegrini prima di me, è ora il mio turno di soddisfare quel profondo desiderio di toccare, di trarre conforto dai luoghi dove Gesù visse e che furono santificati dalla sua presenza e di venerarli”. Dai tempi apostolici, ha spiegato il Papa, “Gerusalemme è stata il principale luogo di pellegrinaggio per i Cristiani, ma ancora prima, nell’antico Vicino Oriente, i popoli Semitici costruirono luoghi sacri per indicare e commemorare una presenza o un’azione divina. E la gente comune soleva recarsi in questi centri portando una parte dei frutti della loro terra e del loro bestiame per farne offerta come atto di omaggio e di gratitudine”.
Parlando ai presenti, il Santo Padre ha poi ricordato che “ognuno di noi è un pellegrino” perché “siamo tutti proiettati in avanti, risolutamente, sulla via di Dio”. “Naturalmente, tendiamo poi a volgere lo sguardo indietro al percorso della vita – talvolta con rimpianti o recriminazioni, spesso con gratitudine ed apprezzamento – ma guardiamo anche avanti - a volte con trepidazione o ansia, sempre con attesa e speranza, sapendo che ci sono anche altri ad incoraggiarci lungo la strada”. Nella consapevolezza che “i viaggi che hanno condotto molti di voi al Centro Regina Pacis sono stati segnati da sofferenza o prove”, non bisogna però dimenticare “il grande successo del Centro nel promuovere il giusto posto dell’invalido nella società e nell’assicurare che un adeguato esercizio e strumentazione siano forniti per facilitare una simile integrazione”. È difficile talvolta “trovare una ragione per ciò che appare solo come un ostacolo da superare” o “come prova da sopportare”, ha aggiunto Benedetto XVI. “Ma la fede e la ragione ci aiutano a vedere un orizzonte oltre noi stessi per immaginare la vita come Dio la vuole” perché “l’amore incondizionato di Dio, che dà la vita ad ogni individuo umano, mira ad un significato e ad uno scopo per ogni vita umana”. "Come i cristiani professano, è attraverso la Croce, che Gesù di fatto ci introduce nella vita eterna e nel fare ciò ci indica la strada verso il futuro", "la via della speranza che guida ogni passo che facciamo lungo la strada, così che noi pure diveniamo portatori di tale speranza e carità per gli altri". Diversamente dai pellegrini d’un tempo, ha proseguito il Papa, "io non vengo portando regali od offerte" ma "semplicemente con un’intenzione", la speranza di "pregare per il regalo prezioso dell’unità e della pace, più specificamente per il Medio Oriente".
"La pace per gli individui, per i genitori e i figli, per le comunità, pace per Gerusalemme, per la Terra Santa, per la regione, pace per l’intera famiglia umana; la pace durevole generata dalla giustizia, dall’integrità e dalla compassione, la pace che sorge dall’umiltà, dal perdono e dal profondo desiderio di vivere in armonia come un’unica realtà". "La preghiera è speranza in azione", ha evidenziato il Santo Padre, ed infatti "la vera ragione è contenuta nella preghiera" attraverso la quale "entriamo in contatto amoroso con l’unico Dio" e nel fare ciò giungiamo "a renderci conto della futilità delle divisioni umane e dei pregiudizi e avvertiamo le meravigliose possibilità che si aprono davanti a noi". Rivolgendosi ai giovani, Benedetto XVI ha sottolineato che "stando in mezzo a voi io sento la forza che proviene da Dio" perché "la vostra esperienza del dolore, la vostra testimonianza in favore della compassione, la vostra determinazione nel superare gli ostacoli che incontrate, mi incoraggiano a credere che la sofferenza può determinare un cambiamento in meglio". Quando ci si trova di fronte alle "nostre personali prove" e "accanto agli altri nelle loro sofferenze", si può cogliere "l’essenza della nostra umanità" e iniziare "ad imparare che, su un altro piano, anche i cuori induriti dal cinismo o dall’ingiustizia o dalla riluttanza a perdonare non sono mai al di là del raggio d’azione di Dio" ma "possono essere sempre aperti ad un nuovo modo di essere, ad una visione di pace". Infine, il Papa ha invitato ad assumere "uno specifico compito": "Pregate, per favore, per me ogni giorno del mio pellegrinaggio; per il mio spirituale rinnovamento nel Signore e per la conversione dei cuori al modo di perdonare e di solidarizzare che è proprio di Dio, così che la mia speranza - la nostra speranza – per l’unità e la pace nel mondo porti frutti abbondanti".
Una ‘kefiah’ a scacchi rossi, regalata da due boy scout, è stata posta sulle spalle del Papa a conclusione del discorso.

Visita al centro "Regina Pacis" di Amman (8 maggio 2009) - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa è giunto in Giordania: profondo rispetto per la comunità musulmana. La libertà religiosa un diritto fondamentale da difedere in tutto il mondo

Benedetto XVI è arrivato in aereo ad Amman, all'aeroporto internazionale Queen Alia, dove è stato accolto da alcune salve di cannone. Il re Abdallah II Bin al-Hussein con la consorte, la regina Rania, erano ai piedi della scaletta che il Papa ha sceso sorridendo, pur appoggiandosi al corrimano. Sulla pista erano presenti anche le autorità politiche, i membri della famiglia reale e del corpo diplomatico. A rappresentare la Chiesa giordana il nunzio apostolico, Francis Chullikatt, il Patriarca di Gerusalemme Fouad Twal, gli ordinari di Terra santa, patriarchi e vescovi, e un gruppo di fedeli.
"Questa visita in Giordania mi offre la gradita opportunità di esprimere profondo rispetto per la comunità Musulmana e di rendere omaggio al ruolo di guida svolto da Sua Maestà il Re nel promuovere una migliore comprensione delle virtù proclamate dall'Islam". Sono state queste le prime parole di Benedetto XVI al suo arrivo nel Regno di Giordania che, ha riconosciuto, "è da tempo in prima linea nelle iniziative volte a promuovere la pace nel Medio Oriente e nel mondo, incoraggiando il dialogo inter-religioso, sostenendo gli sforzi per trovare una giusta soluzione al conflitto Israeliano-Palestinese, accogliendo i rifugiati dal vicino Iraq, e cercando di tenere a freno l'estremismo". Papa Ratzinger è arrivato "come pellegrino, per venerare i luoghi santi che hanno giocato una cosi' importante parte in alcuni degli eventi chiave della storia Biblica". In un Paese che per il 97 per cento è popolato da islamici, la possibilità di costruire santuari cristiani - uno dei quali sulle rive del Giordano dove Gesù fu battezzato da Giovanni Battista - è stata rilevata dal Pontefice come una testimonianza importante: "la possibilità che la comunità cattolica di Giordania possa edificare pubblici luoghi di culto è un segno del rispetto di questo Paese per la religione e a nome dei cattolici".
"Desidero esprimere - ha detto - quanto sia apprezzata questa apertura. La libertà religiosa è certamente un diritto umano fondamentale ed è mia fervida speranza e preghiera che il rispetto per i diritti inalienabili e la dignità di ogni uomo e di ogni donna giunga ad essere sempre più affermato e difeso, non solo nel Medio Oriente, ma in ogni parte del mondo". Senza citare direttamente la lettera dei 138 intellettuali islamici che ha contribuito a ricucire i rapporti dopo le incomprensioni seguite alle interpretazioni mediatiche del discorso di Ratisbona, Benedetto XVI ha ricordato "le nobili iniziative" a favore del dialogo interreligioso partite da Amman, sottolineando che esse "hanno ottenuto buoni risultati nel favorire un'alleanza di civiltà tra il mondo Occidentale e quello Musulmano, smentendo le predizioni di coloro che considerano inevitabili la violenza e il conflitto". "Non posso lasciare passare questa opportunità - ha continuato - senza richiamare alla mente gli sforzi d'avanguardia a favore della pace nella regione fatti dal precedente re Hussein cosi' come appare opportuno che il mio incontro di domani con i leader religiosi musulmani, il corpo diplomatico e i rettori dell'Università abbia luogo nella moschea che porta il suo nome". L'auspicio di Papa Ratzinger è stato quindi che l'impegno del sovrano scomparso "per la soluzione dei conflitti della regione possa continuare a portar frutto nello sforzo di promuovere una pace durevole e una vera giustizia per tutti coloro che vivono nel Medio Oriente". Il Papa ha anche ricordato il Seminario tenutosi a Roma lo scorso autunno presso il Foro Cattolico-Musulmano, nel quale si è esaminato "il ruolo centrale svolto, nelle nostre rispettive tradizioni religiose, dal comandamento dell'amore".
Un elogio del comune sforzo per il dialogo interreligioso ma anche un'occasione per affrontare esplicitamente questioni politiche delicate come il destino di Gerusalemme e la "occupazione" israeliana dei territori palestinesi: così il re della Giordania, Abdullah II, ha accolto il Papa. Il re giordano ha sottolineato l'importanza del dialogo tra cristiani e musulmani lodando l'impegno di Benedetto XVI nel dialogo interreligioso. "Le provocazioni, le ideologie che ambiscono a dividere minacciano indicibile sofferenza. Dobbiamo respingere una tale tendenza per il futuro del nostro mondo. Oggi, insieme, dobbiamo rinnovare il nostro impegno al rispetto reciproco", ha detto il sovrano hascemita. "Sua Santità - ha proseguito - accogliamo il suo impegno a combattere pregiudizi e divisioni che hanno arrecato tante sofferenze a cristiani e musulmani". In questo senso, Abdullah ha definito "storica" la visita che Benedetto XVI compirà in questi giorni alla moschea del re Husfein. "La mia speranza è che assieme possiamo diffondere il dialogo che abbiamo avviato, in dialogo che accetta le nostre singole identità religiose, un dialogo che non teme la luce della verità, un dialogo che, giustamente, celebra i nostri valori, i nostri legami comuni e profondi". Il re giordano ha poi concluso il suo discorso con riferimenti politici: "Gerusalemme desta in noi particolare preoccupazione", ha detto. I luoghi sacri per cristiani e musulmani che vi si trovano "vanno protetti", ha aggiunto, "l'identità di Gerusalemme va preservata. È necessario salvaguardare la Città Santa - ha sottolineato - come luogo di culto per tutti. Qui e altrove - ha proseguito re Abdullah - aiutiamo a creare un vicinato di pace dove ogni famiglia possa godere la benedizione della sicurezza, dove nessun bambino sia abbandonato alla violenza e alla distruzione, dove tutte le comunità conosceranno il potere della riconciliazione e dove - ha aggiunto - il popolo palestinese vedrà la fine dell'occupazione e della sofferenza e condivida alla giusta dignità della libertà".

I cristiani in Medio Oriente, il contributo della Chiesa alla pace, il dialogo con ebrei e musulmani: il Papa in volo verso la Giordania

La minoranza cristiana d'Iraq, dei territori palestinesi, del Libano non deve fuggire il Medio Oriente nonostante le difficoltà e le persecuzioni: è l'appello del Papa. "E' un momento difficile, ma anche un momento di speranza di un nuovo inizio, di un nuovo slancio per la pace", ha detto Benedetto XVI intervistato dai 70 giornalisti a bordo del volo che lo conduce da Roma ad Amman. "Vogliamo soprattutto incoraggiare i cristiani in Terra Santa e del Medio Oriente a rimanere e contribuire a loro modo sono i paesi delle loro origini, loro sono una componente importante della cultura e della vita di questa regione". In concreto, ha detto il Papa, la Chiesa, "oltre alle parole di incoraggiamento e alla preghiera comune", è presente in Medio Oriente con "realtà molto concrete", quali le scuole, gli ospedali e le associazioni cristiane. "Le nostre scuole - ha detto Papa Ratzinger - formano una generazione che avrà la possibilità di essere presente nella vita pubblica. Stiamo creando un'università cattolica in Giordania: una grande prospettiva per i giovani, sia arabo-musulmani che cristiani, che si incontrano e studiano insieme. Si forma così una èlite cristiana preparata a lavorare per la pace. Le nostre scuole sono molto importanti per aprire il futuro ai cristiani". "Spero - ha concluso il Papa - che realmente i cristiani possano trovare il coraggio, l'umiltà e la pazienza di stare in questi Paesi, di offrire il loro contributo per il futuro di questi Paesi".
"Cerco di contribuire alla pace, non come individuo ma in nome della Chiesa cattolica e della Santa Sede", ha affermato poi il Papa. "Noi non siamo un potere politico ma una forza spirituale. Una realtà che può contribuire ai progressi nel processo di pace". Tre i "livelli" di questo sostegno alla pace individuati da Papa Ratzinger. "Il primo è che siamo convinti che la preghiera sia una vera forza. Apre il mondo a Dio e siamo convinti che Dio ascolti e possa agire nella storia. Milioni di credenti che pregano sono realmente una forza che influisce e può contribuire alla pace. In secondo luogo - ha proseguito - noi cerchiamo di aiutare nella formazione delle coscienze. La coscienza è la capacità dell'uomo di percepire la verità, ma questa capacità è spesso ostacolata da interessi particolari. Liberare da questi interessi, aprire di più alla verità, ai veri valori è un grande impegno, un compito della Chiesa, che aiuta a liberarsi dagli interessi particolare. Terzo punto, parliamo anche alla ragione. Proprio perchè non siamo una parte politica - ha sottolineato Benedetto XVI - possiamo più facilmente vedere i veri criteri, anche alla luce della fede, e capire quanto contribuisca alla pace e appoggiare le posizioni realmente ragionevoli. È questo che vogliamo fare adesso in futuro".
Il dialogo con ebrei e musulmani deve proseguire, secondo il Papa. "L'importante - ha detto il Papa rispondendo a una domanda dei giornalisti relativa ai "malintesi" con gli ebrei - è che in realtà abbiamo al stessa radici, gli stessi libri dell'antico testamento, libri di rivelazione sia per gli ebrei che per noi. Naturalmente, dopo duemila anni di storie distinte, anzi separate, non è da meravigliarsi che ci siano malintesi". Per il Papa "dobbiamo fare di tutto per imparare l'uno il linguaggio dell'altro. Impariamo dunque dall'altro, e sono sicuro e convinto - ha detto Papa Ratzinger - che facciamo progressi e questo aiuterà anche alla pace. Anzi all'amore reciproco". Ai giornalisti che gli domandavano la possibilità di un dialogo 'triangolare' cristianio, ebrei e musulmani, il Papa ha detto: "Nonostante la diversità delle origini, abbiamo radici comuni" e quindi è "importante avere da una parte il dialogo a due con ebrei e islam e dall'altra il dialogo trilaterale".

Il Papa verso la Terra Santa. Scambio di messaggi con il presidente della Repubblica Napolitano

Un pellegrinaggio in Terra Santa all'insegna della preghiera per la giustizia e la pace e per promuovere il dialogo interreligioso. E' quanto afferma lo stesso Benedetto XVI nel telegramma inviato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione del suo viaggio in Giordania, Israele e Territori palestinesi che ha preso il via questa mattina. ''Nel momento in cui mi accingo a compiere il mio pellegrinaggio in Terra Santa - afferma il Papa - che sarà per me occasione provvidenziale per ricalcare le orme del divino maestro come pure per incontrare fratelli e sorelle nella fede condividendo con loro momenti di forte spiritualità pregare per la giustizia e la pace ed incoraggiare il dialogo ecumenico e interreligioso, mi è caro rivolgere a lei signor presidente e al popolo italiano il mio cordiale saluto che accompagno con fervidi auspici per il progresso spirituale civile e sociale della diletta Italia''.
Il Presidente della Repubblica ha inviato a Sua Santità Benedetto XVI il seguente messaggio: ''Desidero farle pervenire il più sincero ringraziamento per il messaggio che ha voluto cortesemente indirizzarmi nel momento in cui si accinge a partire per il viaggio apostolico in Terra Santa. Il pellegrinaggio che Ella inizia oggi testimonia nuovamente il Suo costante e determinato impegno per la pace e per la giustizia: un impegno che l'Italia sostiene e condivide e che, in questa particolare circostanza, assume un duplice e profondo significato, sia per le profonde lacerazioni che la regione continua a subire, sia per il retaggio storico e religioso delle terre che Ella si appresta a visitare. Sono certo che il Suo messaggio di pace e di speranza troverà terreno fertile in tutti gli uomini di buona volontà che si impegnano affinche' quei luoghi diventino il simbolo di una ritrovata e pacifica convivenza fra tutti i 'popoli del libro'. Nell'augurarLe pieno successo per la sua missione, mi è gradito rinnovarLe i sensi della mia profonda stima e considerazione''.


Il Papa verso la Terra Santa. Il seguito e i giornalisti accreditati che viaggiano con Benedetto XVI

Viaggio suggestivo e ricco di significati per Benedetto XVI, in Terra Santa. E’ il suo dodicesimo viaggio internazionale, per essere “pellegrino di pace nel nome dell’unico Dio che è Padre di tutti” nei luoghi dove è nato e vissuto Gesù, e per testimoniare “l’impegno della Chiesa cattolica in favore di quanti si sforzano di praticare il dialogo e la riconciliazione, per giungere ad una pace stabile e duratura nella giustizia e nel rispetto reciproco”. Alle ore 9.30 dell’8 maggio la partenza dell’Airbus A321 dell’Alitalia dall’aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino. Nel volo AZ 4000 con destinazione Amman, in Giordania, viaggerà il Santo Padre Benedetto XVI, il seguito papale (30 persone), i giornalisti ammessi al volo (70), un funzionario della Sala stampa vaticana e uno dell’Alitalia. In tutto, oltre al personale di volo, viaggeranno con il Santo Padre 102 persone. Del seguito papale, come comunicato dalla Segreteria di Stato, faranno parte 4 cardinali, 1 vescovo, 7 sacerdoti e 18 laici. Guida il Segretario di Stato, il card. Tarcisio Bertone. Gli altri cardinali saranno il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Leonardo Sandri, il Presidente del Pontificio consiglio per l'unità dei cristiani e commissione per i rapporti con il giudaismo, Walter Kasper, e il Presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, Paul Tauran. Unico vescovo, il sostituto alla Segreteria di Stato, Fernando Filoni. Saranno del seguito, inoltre, mons. Guido Marini, Maestro delle celebrazioni liturgiche, mons. Georg Gänswein, segretario particolare del Papa, coadiuvato da mons. Alfred Xuereb. Per la Segreteria di Stato, inoltre, sarà presente mons. Peter B. Wells. Faranno parte del seguito anche i coadiutori liturgici di mons. Marini, Enrico Vigano e William Millea. A curare i rapporti con i tanti media del mondo che seguiranno la visita, il direttore della Sala Stampa vaticana, del CTV e della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, e il funzionario della Sala Stampa, Vik van Brantegem, veterano dei viaggi papali. Guida il gruppo dei laici, il dott. Alberto Gasbarri, responsabile dell’organizzazione del viaggio, coadiuvato dal dott. Paolo Corvini e il prof. Giovanni Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano. Del seguito, ovviamente, anche il medico personale del Papa e direttore dei servizi sanitari dello Stato Città del Vaticano, dott. Renato Buzzonetti, coadiuvato dal dott. Patrizio Polisca, della direzione per la Sanità e l’Igiene del Vaticano. Presente anche Paolo Gabriele, assistente di camera del Papa. La sicurezza del Santo Padre sarà garantita dai 5 della gendarmeria vaticana, guidati dal dott. Domenico Giani, oltre che dal Ten. Col. Jean Daniel Pittelloud e dal Cap. Christoph Graf. della Guardia Svizzera pontificia. Tra i media della Santa Sede, faranno parte del seguito il fotografo del L’Osservatore Romano, Francesco Sforza, due operatori del CTV e due della Radio Vaticana. L’assistente dall’Alitalia è Stefania Izzo, responsabile per i trasferimenti aerei. 70 i giornalisti accreditati che viaggiano con Benedetto XVI. 25 fanno riferimento a testate italiane e 5 ai media del Vaticano. Tra questi ultimi, ci saranno Alessandro Di Bussolo e Santo Messina per il CTV, Gianluca Biccini e Simone Risoluti per L’Osservatore Romano e Sean Patrick Lovett per la Radio Vaticana. Gli altri 40 giornalisti rappresentano le più importanti testate giornalistiche mondiali. Tra i 70, 6 sono photoreporter: Pier Paolo Cito per l’agenzia AP, Ettore Ferrari per l’AFP, Ettore Ferrari per l’Ansa, Antonio Gentile per la Reuters, Alessia Giuliani per Catholic Press Photo e Gregorz Galazka per la SIPA. Per le televisioni ammessi 20 giornalisti. Tra i corrispondenti, Giuseppe De Carli, direttore della Struttura Rai Vaticano, Vincenzo Romeo, Tg2, Barbara Piga Serra per Al Jazeera, Cristiana Caricato di Sat2000, mons. Guido Todeschini di Telepace, e 1 giornalista rispettivamente per Televisiva, ZDF, France 2, TF1, TVP-Telewizja Polska, Fox News ed ABC News. Sempre per le televisioni saranno presenti 1 tecnico e 1 producer, oltre a 6 cameramen (altri 5 si aggregano all’arrivo). Rappresentate le agenzie EU Pool TV (Stefano Belardini), AP-Reuters pool TV (Gianfranco Stara), VSN-Vatican Service News (Jaroslaw Cielecki), Telepace (Giovanni Brutti), Fanes Film (Ciro Cappellari) e Televisiva. I redattori di giornali, agenzie e periodici saranno 38. Per i quotidiani italiani saranno presenti Giacomo Galeazzi (La Stampa), Franca Giansoldati (Il Messaggero), Carlo Marroni (Il Sole 24 Ore), Salvatore Mazza (Avvenire), Marco Politi (La Repubblica), Andrea Tornelli (Il Giornale) e Gian Guido Vecchi (Corriere della Sera). Per i quotidiani stranieri Isabelle De Gaulimyn Sallè (La Croix), Jaen Marie Guénois (Le Figaro), Stéphanie Le Bars (Le Monde), Rachel atonia Donadio (The New York Times), Juan Vincente Gonzalez Boo (Abc), Shinya Minamishima (The Asahi Shimbun), Stefan Ulrich (Suddeutsche Zeitung).Tra gli inviati delle agenzie di stampa, per la Reuters ci sarà Philip Pullella, per l’Ansa, Giovanna Chirri e per l’ApCom, Iacopo Scaramuzzi. Tra le altre agenzie, segnaliamo la Itar-Tass, la EFE, l’Alex Sprinter Verlag, la I.Media, Kiodo News Service, la CIC, DPA, AFP, AP e CNS. Per i periodici, invece, i giornalisti saranno Alberto Bobbio (Famiglia Cristiana), Ignazio Ingrao (Panorama), e i redattori di National Catholic Reporter, Time, Die Zeit, Der Spiegel e Sankt Ulrich Verlag. Tra i quattro giornalisti radiofonici abbiamo Raffaele Luise (Rai – Gr) e gli inviati di Cadena Cope, RCN e Radio Renascença. Per la stampa internet ci sarà Franco Pisano di AsiaNews. Dopo un volo di 3 ore, e 2365 km percorsi, il volo papale atterrerà alle ore 14.30 all’aeroporto internazionale Queen Alia di Amman, dopo aver attraversato Italia, Grecia, Cipro, Libano, Siria e Giordania. Il trasferimento di lunedì 11 maggio, tra Amman e Tel Aviv, avverrà con l’Airbus A321 della Royal Jordaniana Airlines. Partenza alle 10.30 (11.30 in Italia) e arrivo all’aeroporto internazionale Ban Gurion di Tel Aviv, dopo 30 minuti di volo. Durante questo trasferimento faranno parte del volo papale mons. Fuad Twal, Patriarca di Gerusalemme dei latini e padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa. Per il trasferimento tra Tel Aviv e Gerusalemme, il Santo Padre e il seguito utilizzeranno tre elicotteri. Per il rientro a Roma del 15 maggio, verrà utilizzato il B777 El – LY2009. Partenza prevista alle 14 (ora locale) dall’aeroporto di Tel Aviv per raggiungere l’aeroporto di Ciampino a Roma dopo 3 ore e 50’ di volo, percorrendo 2.250 km. Arrivo alle ore 16.50 italiane, dopo aver sorvolato Israele, Cipro, Grecia e Italia. Numerosi giornalisti italiani e stranieri hanno già raggiunto la Terra Santa con un volo dell’Opera Romana Pellegrinaggi, e si accoderanno alla stampa ammessa al volo papale e alla numerosissima stampa locale nei luoghi del pellegrinaggio.

Il Papa è partito per la Terra Santa. Buon viaggio, Santo Padre!

Il viaggio più importante e più difficile di Benedetto XVI. Il Papa parte per la Giordania, dove si fermerà tre giorni, quindi sarà in Israele e nei Territori dell’autorità palestinese. L'aereo dell'Alitalia, volo Az 4000, è decollato dall'aeroporto di Fiumicino alle 9.50. L'arrivo nella capitale giordana, dove sarà accolto da re Abdallah II e dalla regina Rania, è previsto verso le 14.30 locali. Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha accompagnato il Pontefice fin sotto le scalette dell'Airbus A320. Prima che si chiudesse il portellone, ancora sulla scaletta, il Papa ha rivolto un cenno di saluto a fotografi e cineoperatori. Prima di imbarcarsi, il Papa ha ricevuto l'augurio di buon viaggio dai presenti: tra gli altri, il Presidente di Aeroporti di Roma, Fabrizio Palenzona, l'amministratore delegato di Alitalia, Rocco Sabelli, il vescovo di Porto-Santa Rufina mons. Gino Reali, il presidente dell'Enac, Vito Riggio, e il sindaco di Fiumicino, Mario Canapini.