mercoledì 16 febbraio 2011

L'udienza del Papa al presidente russo. La fede tra i temi del colloquio, più vicino l'incontro con il Patriarca Kirill. A breve la nomina del nunzio

Sarà un incontro "politico" tra i rappresentanti di due Stati, ma nel loro colloquio domani in Vaticano il presidente russo Dmitri Medvdev (foto) e Benedetto XVI parleranno con ogni probabilità anche di questioni legate alla fede. Ne sono convinti al Patriarcato di Mosca dove la prima visita del capo del Cremlino alla Santa Sede dopo la normalizzazione dei rapporti diplomatici è letta anche sullo sfondo dello "sviluppo positivo dei rapporti tra le due Chiese" e di un rinnovato impegno del potere politico a concedere spazi alla Chiesa nella società russa. "La tematica che riguarda la cooperazione tra le due Chiese viene discussa dai rappresentanti delle nostre due Chiese", ha sottolineato all'agenzia TMNews l'arciprete Nikolaj Balashov, vicepresidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca e addetto ai rapporti col Vaticano. "Tuttavia non mi sorprenderei, se nel colloquio tra due persone credenti venissero toccate anche tematiche legate alla fede. Medvedev è un ortodosso e non è indifferente al tema dei rapporti con i cattolici", ha aggiunto Balashov. Sposato con una cristiana ortodossa fervente, la signora Svetlana, il presidente mira, secondo alcuni, a presentarsi come colui che spianerà definitivamente la strada dei rapporti tra il Vaticano e l'ortodossia russa, diventando l'artefice del dialogo religioso, aspetto su cui ultimamente sta puntando molto. La Chiesa russo-ortodossa vive un vera rinascita dopo 70 anni di ateismo di Stato e si sta guadagnando sempre più sostegno dal potere politico. Il Cremlino è interessato ad avere nel Patriarcato un alleato per combattere piaghe e minacce sociali come alcolismo, denatalità, terrorismo e xenofobia. La presenza della Chiesa nella vita civile del Paese è un leit motiv che accompagna il mandato del patriarca Kirill fin dall'inizio e uno dei temi centrali del dialogo coi cattolici. "In questo campo abbiamo molti compiti comuni - spiega Balashov - come la promozione delle radici cristiane dell'Europa e affermare il diritto delle persone credenti all'azione sociale". "La leadership politica russa ha già preso importanti decisioni per facilitare il successo della missione sociale delle comunità religiose: il varo di una legge per la restituzione delle proprietà religiose, l'approvazione dell'insegnamento dei fondamenti della cultura morale e spirituale delle religioni nelle scuole pubbliche e l'introduzione dei cappellani militari", conclude. Non gli rivolgerà inviti a recarsi a Mosca, manca in questo senso il placet del Santo Sinodo, ma il sentore è che lo storico incontro tra il Papa e il Patriarca ortodosso Kirill si stia avvicinando, e che avverrà quasi sicuramente in un paese terzo: si parla con insistenza di un Paese dell’area balcanica, dove Benedetto XVI ha in programma alcuni viaggi in questi anni e in cui le comunità ortodosse sono comunque ben radicate. Non è, del resto, un segreto il desiderio dello stesso Kirill di poter incontrare questo Papa, che da metropolita ha già incontrato tre volte. Papa Ratzinger, inoltre, è molto stimato nella Chiesa ortodossa russa, come teologo e per la sua fedeltà alla tradizione, unita alla proposta di una fede “ragionevole”. Sul fronte diplomatico, sarebbe imminente la nomina del nuovo nunzio in Russia, per il quale mancherebbe solo il “placet” ufficiale del governo di Mosca, e su cui il Patriarcato avrebbe già espresso un parere favorevole. In una intervista a Interfax, il segretario di nunziatura, mons. Visvaldas Kulbokas, ha parlato di “alcuni giorni o settimane”. Al nuovo nunzio spetterà il compito di continuare l’opera di mons. Antonio Mennini, recentemente trasferito a Londra, dopo aver normalizzato e stabilizzato, nell’arco di otto anni, i rapporti tra Russia e Santa Sede. Il suo successore è “sulla stessa linea” assicurano in Curia, e il passaggio delle consegne dovrebbe avvenire senza particolari problemi.

TMNews, Il Velino

Il Papa nel Regno Unito. Dal viaggio rinnovata fiducia dei cattolici nell'evangelizzazione. Avviati programmi di divulgazione di questa eredità

L'impatto del viaggio apostolico di Papa Benedetto XVI è stato solo un inizio, che mostra come i cattolici britannici esprimano una rinnovata fiducia nella loro missione di evangelizzazione e stiano avviando programmi di divulgazione per celebrare questa eredità. Mons. Kieran Conry, vescovo di Arundel e Brighton, responsabile del Dipartimento per l'Evangelizzazione e la Catechesi della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, ha riferito all'agenzia Zenit che quasi sei mesi dopo il viaggio del Papa “la gente nelle parrocchie continua a parlare di lui”. “Siamo stati rinnovati nella nostra gioia e fiducia come cattolici”, ha detto. “Guardando al di là dei limiti delle nostre parrocchie, c'è la prova di nuove conversazioni con i vari gruppi e le agenzie che lavorano al servizio dei poveri nelle nostre comunità locali”. Il presule ha riferito che “di recente varie centinaia di persone si sono incontrate all'Università Hope di Liverpool per riflettere sull'importanza della Dottrina Sociale della Chiesa e per trovare nuove maniere di approfondire il nostro impegno sociale con i bisognosi più vicini a noi”. “La visita del Papa ci ha fornito un'opportunità senza precedenti per presentare agli altri il volto del cattolicesimo contemporaneo in Inghilterra e Galles, e ha ricevuto dalla maggior parte delle persone un'accoglienza molto positiva”, ha affermato il vescovo. “Ha avuto l'effetto di risvegliare la spiritualità nella vita di molte persone, indipendentemente dal credo o dal modo di pensare”. Come esempio, mons. Conry ha riferito che nelle interviste realizzate dopo il viaggio quasi il 60% della gente ha detto di credere che “c'è spazio per Dio, la religione e la virtù nella vita pubblica”. Ha anche affermato che “c'è un aumento del 50% a favore del Papa”, e che più di un terzo degli intervistati ha detto che il viaggio del Pontefice è stata “positiva per la Gran Bretagna”. “In questo senso, la visita di Sua Santità ha aperto nuove opportunità per lo scambio e il dialogo”, ha osservato il presule. “Abbiamo visto una rinascita della fiducia in altre Chiese cristiane e un rinnovato dialogo tra queste”. “La visita del Santo Padre è stata la prima visita di Stato di un Papa nel Regno Unito e per questo gli è stato dato un posto privilegiato per parlare a tutti i membri della nostra società come messaggero del Vangelo di Gesù Cristo”. “L'importanza della comunicazione con le culture rappresentate nel Regno Unito è stata raccolta nella creazione di un Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione”, ha segnalato Conry. “Questa è la sfida principale per il ministero dell'evangelizzazione in Inghilterra e Galles”. “Si tratta di impegnarsi con i nuovi media e le idee che sorgono, basate sulla posizione del Paese come luogo di incontro di culture”. “Abbiamo la sfida di impegnarci di nuovo con un Paese che ha un'antica cultura cristiana”, ha affermato il presule. “Negli ultimi anni questa cultura è andata significativamente svanendo”, ha lamentato. “Il card. Godfried Danneels ha parlato, in relazione a tutta l'Europa, di una deforestazione della memoria cristiana”. “E' nostro dovere piantare di nuovo il seme in questa terra fertile”, ha concluso il vescovo. Per promuovere risultati pratici a lungo termine del viaggio apostolico di Benedetto XVI nella Chiesa e nella società, la Home Mission Desk, che fa parte del dipartimento per l'evangelizzazione della Conferenza Episcopale, ha lanciato un programma legato alla visita chiamato “Alcuni Propositi Definiti”. Partendo dalle omelie e dai discorsi che il Papa ha pronunciato nel Regno Unito, il programma include numerosi eventi e progetti, come una giornata di avvicinamento ai cattolici che non vanno più a Messa, che avrà luogo il 26 marzo. Offre anche risorse per promuovere le processioni in occasione della festa del Corpus Domini a giugno e i pellegrinaggi a santuari mariani a luglio e agosto. A ottobre i fedeli sono invitati a partecipare alla Little Way Week, sette giorni di servizio seguendo le orme di Santa Teresa di Lisieux. Il programma ha sei obiettivi: conoscere il nostro proposito, crescere nella fiducia, dare testimonianza della nostra fede, servire gli altri, cercare un impegno con il dialogo, incamminarci verso il trascendente. Per il programma sono state sviluppate risorse parrocchiali, e per tutto l'anno si offriranno pubblicazioni a sostegno dell'iniziativa. “E' molto importante che consideriamo i modi di continuare questo viaggio del cuore che parla al cuore, dando testimonianza della gioia della nostra fede tutti i giorni della nostra vita”, ha detto mons. Conry. “Invito ed esorto tutti a partecipare e a donare generosamente il proprio tempo e i propri talenti”. Mons. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza Episcopale, ha segnalato che “la visita del Santo Padre è stata un'occasione piena di grazia e una fonte di grande gioia per molti”.Ha anche espresso la speranza che “questa nuova iniziativa, 'Alcuni Propositi Definiti', sostenga i membri della comunità cattolica, e che quanti non sono cattolici diano un contributo positivo e pieno di fede alla vita del Regno Unito”.

Genevieve Pollock, Zenit

Quaresima 2011. 'Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti' il tema del Messaggio del Papa. Il 22 febbraio la presentazione

“Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti”(cfr Col 2,12): è questo il tema del Messaggio che Benedetto XVI dedicherà alla Quaresima 2011. Il tema del documento, reso noto questa mattina, sarà oggetto di presentazione ai media martedì prossimo, 22 febbraio, alle 11.30 nella Sala Stampa Vaticana. I parlarne ai giornalisti saranno, fra gli altri, il card. Rober Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, mons. Giampietro Dal Toso, segretario del medesimo dicastero, e la sig.ra Myriam García Abrisqueta, presidente di Manos Unidas.

Il Papa: se un uomo reca in sé un grande amore, gli dà quasi ali e sopporta più facilmente il fardello della vita. La fede è lasciarsi amare da Dio

Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI, dove Benedetto XVI ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi, il Papa ha incentrato la sua meditazione sulla figura di San Giovanni della Croce, sacerdote dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi e dottore della Chiesa (1542-1591).
Il “Doctor mysticus”, “uno dei più importanti poeti lirici della letteratura spagnola”, nacque a Fontiveros nel 1542 da una “famiglia poverissima”: suo padre era stato cacciato di casa e diseredato perché aveva sposato Caterina, umile tessitrice di seta. La morte del padre spinse la famiglia a Medina del Campo, dove il giovane fu ammesso come infermiere all’ospedale della Concezione e a 18 anni nel collegio dei gesuiti. Alla fine della sua formazione aveva ben chiara la sua vocazione alla vita religiosa e nel 1563 entrò nei carmelitani della città, assumendo il nome religioso di Mattia. Inviato all’università di Salmanca, nel 1567 fu ordinato sacerdote e tornò a Medina del Campo per la sua prima Messa. Qui c’è il primo incontro, “decisivo per entrambi”, con Santa Teresa d’Avila, che stava conducendo la riforma dell'ordine dei carmelitani. Teresa gli espose il suo piano di riforma del cammino e propose a Giovanni di aderirvi “a maggior gloria di Dio”. Giovanni “fu affascinato dal progetto”. I due lavorarono insieme alcuni mesi per inaugurare il 28 dicembre 1568 la prima casa dei Carmelitani scalzi. Nel rinnovare la professione religiosa adottarono un nuovo nome e Giovanni si chiamò “della Croce”. Fu una “adesione non facile”, culminata nel 1577 nel “rapimento e incarcerazione nel convento dei Carmelitani dell’antica osservanza di Toledo a seguito di un’accusa ingiusta. Per mesi fu sottoposto a privazioni fisiche e morali”. Nella notte tra il 16 e il 17 agosto 1578 riuscì a fuggire, rifugiandosi nel monastero delle carmelitane. Ripresosi, nel 1572 su richiesta di Santa Teresa divenne confessore e vicario del monastero di Avila dove la santa era priora. Fu un periodo di “collaborazione e arricchimento spirituale di entrambi”. Fu poi destinato in Andalusia dove trascorse 10 anni in vari conventi e specialmente a Granada, dove completò stesura dei suoi trattati. Rientrato come superiore a Segovia, nel 1591 fu destinato alla nuova provincia religiosa del Messico. Mentre si preparava al nuovo incarico si ammalò gravemente. Sopportò con pazienza una “enorme sofferenza”. Morì il 14 dicembre 1591, mentre i suoi confratelli recitavano l’ufficio. Le sue ultime parole furono: “Oggi vado a cantare l’Ufficio in cielo”. Il Pontefice ha poi enumerato le opere maggiori del Santo: “Ascesa al Monte Carmelo”, “Notte oscura”, “Cantico spirituale” e “Fiamma d’amor viva”. Ad accomunare questi testi mistici è il cammino di purificazione progressiva dell’anima per scalare la vetta della perfezione cristiana. Una vetta simboleggiata dal Monte Carmelo: “Tale purificazione è proposta come un cammino che l’uomo intraprende, collaborando con l'azione divina, per liberare l'anima da ogni attaccamento o affetto contrario alla volontà di Dio. La purificazione, che per giungere all'unione d’amore con Dio dev’essere totale, inizia da quella della vita dei sensi e prosegue con quella che si ottiene per mezzo delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità, che purificano l'intenzione, la memoria e la volontà”. Del resto, San Giovanni della Croce, nella “Notte oscura”, descrive l'aspetto “passivo”, ossia l'intervento di Dio nel processo di “purificazione” dell'anima. “Lo sforzo umano, infatti . ha sottolineato il Papa - è incapace da solo di arrivare fino alle radici profonde delle inclinazioni e delle abitudini cattive della persona: le può solo frenare, ma non sradicarle completamente”. D’altro canto, ha rilevato, quello che rende l'anima pura e libera “è eliminare ogni dipendenza disordinata dalle cose”.“Il lungo e faticoso processo di purificazione esige lo sforzo personale, ma il vero protagonista è Dio: tutto quello che l'uomo può fare è 'disporsi', essere aperto all'azione divina e non porle ostacoli. Vivendo le virtù teologali, l’uomo si eleva e dà valore al proprio impegno. Il ritmo di crescita della fede, della speranza e della carità va di pari passo con l’opera di purificazione e con la progressiva unione con Dio fino a trasformarsi in Lui”. Quando si giunge a questa meta, “l'anima si immerge nella stessa vita trinitaria, così che san Giovanni afferma che essa giunge ad amare Dio con il medesimo amore con cui Egli la ama, perché la ama nello Spirito Santo”. San Giovanni della Croce, ha detto a braccio Benedetto XVI, “ha qualcosa da dire anche a noi, cristiani, che vivono nelle circostanze normali della vita di oggi? O è un modello solo per poche anime elette?”. Per rispondere, innanzitutto, “dobbiamo tener presente che la vita di San Giovanni della Croce era molto dura, pratica, concreta”. “Il cammino con Cristo – ha osservato il Papa – non è un peso aggiunto al già sufficientemente duro fardello della nostra vita, è una luce, una forza che ci aiuta a portare questo fardello. Se un uomo porta in sé un grande amore, questo amore gli dà quasi ali e sopporta molto più facilmente tutte le cose moleste della vita perché porta in sé questa grande luce”. E questo è “la fede: essere amati da Dio e lasciarsi amare da Dio in Cristo Gesù. La santità non è un’opera nostra molto difficile, ma è quest’apertura che apre le finestre delle nostre anime perché la luce di Dio possa entrare. Preghiamo il Signore perché ci aiuti a trovare questa santità del lasciarsi amare da Dio, che è la vocazione di noi tutti e la vera redenzione”, è stata l’esortazione conclusiva.
Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha rivolto un pensiero affettuoso alle Missionarie della Carità presenti in Aula Paolo VI, ringraziandole per la “gioiosa testimonianza cristiana che rendono nei diversi Continenti, sulle orme della loro indimenticabile Fondatrice” Madre Teresa di Calcutta. Quindi, ha rivolto un saluto ai coordinatori regionali dell’Apostolato del mare, in occasione del convegno promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, incoraggiandoli ad “individuare adeguate risposte pastorali ai problemi dei marittimi e delle loro famiglie”.

AsiaNews, Radio Vaticana, SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

La Pontificia Commissione Ecclesia Dei pubblicherà entro Pasqua il decreto attuativo del Motu Proprio 'Summorum Pontificum', senza 'annacquamenti'

Scrivono che in Vaticano stanno cercando di annacquare il decreto attuativo del Motu Proprio "Summorum Pontificum". In sostanza, secondo dei blog, il decreto invece che dare un maggiore impulso al Motu Proprio spiegando ai vescovi come attuarlo nel modo migliore, direbbe che la liturgia antica è una concessione fatta ai soli “tradizionalisti”, in riconoscimento di una loro particolare “sensibilità”. Scrivono ancora i blog che artefici di questo annacquamento sarebbero mons. Charles Scicluna, promotore di giustizia maltese in forza alla Congregazione per la Dottrina della Fede, e il card. Antonio Llovera Canizares, prefetto della Congregazione per il Culto divino. Ho personalmente fatto le dovute verifiche e posso dire che, secondo fonti interne al Vaticano, le notizie date qui sopra “sono del tutto prive di fondamento”. Il decreto attuativo non annacquerà nulla e sia Scicluna che Canizares non stanno lavorando in quel senso. La Pontificia Commissione Ecclesia Dei, che oggi è presiedita dal prefetto della Dottrina della Fede il card. William Jospeh Levada, ha già pronto il testo del decreto, sta aspettando che il difficile lavoro delle traduzioni finisca, e conta di pubblicare tutto, sempre che le traduzioni non subiscano rallentamenti, prima di Pasqua.

Paolo Rodari, Palazzo Apostolico.it

Bertello e Filoni i due possibili successori di Dias all'Evangelizzazione dei Popoli, per portare a compimento il rinnovamento della Congregazione

Il prossimo 14 aprile il "Papa rosso", Ivan Dias, cardinale prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, l’antica Propaganda Fide, compirà 75 anni. E un mese dopo scadrà il suo quinquennio alla guida di uno dei dicasteri più importanti della Santa Sede, che sovrintende a oltre mille circoscrizioni ecclesiastiche nelle terre di missione e gestisce un considerevole patrimonio. Dias, porporato di origini indiane, nominato "Papa rosso" da Benedetto XVI, è malato, e ha già detto a Papa Ratzinger di non volere proroghe. Nelle prossime settimane, dunque, il Papa dovrà decidere chi chiamare al suo posto. L’arrivo come segretario, cioè come numero due, del teologo salesiano cinese Savio Hon Tai-Fai, consacrato vescovo in San Pietro lo scorso 5 febbraio, una delle nomine destinate a segnare maggiormente la Curia romana dell’era Ratzinger, fa aumentare le possibilità che a sedere sullo scranno più alto del dicastero possa essere chiamato un italiano. E in effetti nei sacri palazzi d’Oltretevere circolano con insistenza i nomi di due possibili candidati alla successione di Ivan Dias, entrambi nati nel Belpaese. Il primo è l’arcivescovo Giuseppe Bertello, 68 anni, piemontese, nunzio apostolico in Italia da quattro anni, dopo essere passato per le sedi diplomatiche vaticane in Benin, Ghana, Togo, Ruanda, al tempo del genocidio, Ginevra e Messico. È considerato vicino al cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, che lo aveva consigliato al Papa quale responsabile della nunziatura italiana. Il secondo candidato è l’arcivescovo Fernando Filoni, 65 anni il prossimo aprile, pugliese, sostituto della Segreteria di Stato da quattro anni, dopo essere stato ambasciatore del Papa in Iraq, durante l’ultima guerra, Giordania, Filippine e pure Hong Kong, dove ha conosciuto l’attuale numero due di Propaganda Savio Hon. È l’"uomo macchina" della Santa Sede, uno dei prelati più influenti d’Oltretevere, a motivo della sua frequentazione per motivi d’ufficio con Benedetto XVI. Anche la sua nomina era stata consigliata al Papa da Bertone, che lo aveva avuto come allievo ai tempi in cui insegnava alla Lateranense. Entrambi italiani, entrambi provenienti dal servizio diplomatico della Santa Sede, entrambi già esperti nell’istruire pratiche per le nuove nomine vescovili, hanno curricola molto simili anche se sono diversi per carattere: aperto e gioviale Bertello, riservato e talvolta un po’ spigoloso Filoni. Occupano attualmente tutti e due incarichi che sono preludio alla porpora. A poter frenare la candidatura del sostituto della Segreteria di Stato potrebbe essere la volontà del Papa di non cambiare dopo soli quattro anni la sua attuale squadra di governo, messa a punto con pazienza. Anche se c’è chi ipotizza che, nel caso la scelta cada su Filoni, Bertello potrebbe prendere il suo posto come sostituto, nonostante l’ipotesi appaia in verità alquanto remota. Non è neppure escluso che Benedetto XVI, il quale ascolta con attenzione i consigli dei suoi più stretti collaboratori, in primis quelli del suo Segretario di Stato, ma poi decide in piena autonomia, voglia nominare prefetto di Propaganda Fide un arcivescovo proveniente da una diocesi, come ha fatto più volte per i dicasteri importanti durante i primi cinque anni di pontificato. Quello che è certo è che gli inquilini dei sacri palazzi vogliono portare a compimento il rinnovamento della Congregazione, dopo che l’inchiesta sulla cosiddetta "cricca" ha lambito la gestione del suo patrimonio immobiliare.

Andrea Tornielli, Sacri Palazzi