giovedì 19 febbraio 2009

L'Argentina intima a Richard Williamson di lasciare il Paese. Nessun commento dalla Santa Sede

L'Argentina ha intimato al vescovo negazionista britannico Richard Williamson di lasciare il Paese entro dieci giorni, sotto la minaccia di espulsione. Lo ha annunciato il ministero degli Interni di Buenos Aires. "Il ministro degli Interni, Florencio Randazzo, ha annunciato oggi che la Direzione nazionale delle Migrazioni ha intimato a Richard Williamson di lasciare tassativamente il Paese entro dieci giorni sotto la minaccia di essere espulso", ha spiegato il comunicato del ministero. Il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, risponde con un 'no comment' alla notizia di una possibile espulsione dall'Argentina del vescovo negazionista britannico Richard Williamson. "Non ho alcun commento", ha risposto il portavoce vaticano, alla richiesta di un commento alla notizia sul vescovo lefebvriano, a cui il Papa ha recentemente revocato la scomunica insieme altri tre vescovi seguaci di Lefebvre.

Il Papa al Collegio Pio Latino Americano di Roma: seguite con coraggio il Vangelo e fate esperienza dell’universalità della Chiesa

Benedetto XVI ha ricevuto stamani in udienza la comunità del Pontificio Collegio Pio Latino Americano, che in questi giorni sta festeggiando il 150° anniversario di fondazione. Il Papa ha esortato gli studenti di questa prestigiosa istituzione a perpetuarne il patrimonio con l’apporto della “gioiosa esperienza dell’universalità della Chiesa”. Fin dalla sua fondazione, il 27 novembre del 1858, il Collegio Pio Latino Americano di Roma si è distinto come centro di formazione, prima per seminaristi, e successivamente per diaconi e sacerdoti. I suoi studenti - ha spiegato Benedetto XVI - hanno trovato “un clima di semplicità, accoglienza, preghiera e fedeltà al magistero del Papa”. Un clima - ha aggiunto il Santo Padre - che contribuisce a far crescere l’amore per Cristo e il desiderio “di servire umilmente la Chiesa, cercando sempre la gloria di Dio e il bene delle anime”. Il Papa ha quindi esortato gli studenti del Pontificio Collegio, “eredi di un ricco patrimonio umano e spirituale”, a perpetuare questa ricchezza con l’apporto delle “distinte discipline ecclesiastiche e la gioiosa esperienza dell’universalità della Chiesa”. L’invito è quello di seguire il Vangelo con coraggio rispondendo all’insegnamento di Gesù: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli”. “Voi stessi siete il frutto di questa meravigliosa semina del messaggio di Cristo nella storia”. La possibilità, data dal Pontificio Collegio, di aprirsi alla conoscenza di altre culture ed esperienze ecclesiali – ha poi osservato il Papa – aiuta a sentirsi “autentici discepoli di Cristo e missionari della sua Parola”. Una missione vissuta nella fedeltà al Pontefice: “L'amore e l'attaccamento alla Sede Apostolica è una delle caratteristiche più rilevanti dei popoli latinoamericani e dei Caraibi”. Incontrando gli studenti del Pontificio Collegio Latino Americano di Roma, il Santo Padre ha ricordato in particolare l’impegno nella nuova evangelizzazione profuso dalla “Missione Continentale”, indetta dalla Conferenza di Aparecida per “la formazione e lo sviluppo delle comunità cristiane e dei missionari”. Il Santo Padre ha infine espresso il proprio apprezzamento alla Compagnia di Gesù, alla quale San Pio X ha affidato la direzione del Pontificio Collegio.

Il Papa incontra il premier britannico Gordon Brown. Nel colloquio la crisi economica, lo sviluppo e il Medio Oriente. L'invito in Gran Bretagna

Un colloquio di mezz'ora che ha toccato tutti i temi dell'attualità internazionale, dalla ''crisi economica mondiale'' al ''dovere di proseguire con le iniziative a favore dei Paesi meno sviluppati'' fino al ''rispetto dell'ambiente'' e all'"impegno della comunità internazionale'' per ''risolvere i conflitti in Medio Oriente'': lo ha avuto questa mattina il premier britannico Gordon Brown con Papa Benedetto XVI (foto). Secondo quanto riferisce un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, i colloqui tra il Pontefice e Brown - che ieri ha avuto il raro onore di vedere un proprio articolo sull'aiuto allo sviluppo pubblicato su L'Osservatore Romano - sono stati ''cordiali'' e ''hanno permesso di soffermarsi sull'attuale crisi economica mondiale e sul dovere di proseguire con le iniziative a favore dei Paesi meno sviluppati e di favorire la collaborazione su progetti di promozione umana, rispetto dell'ambiente e sviluppo sostenibile''. Durante l'incontro, prosegue il comunicato, si è anche ''auspicato un rinnovato impegno della comunità internazionale per risolvere i conflitti in atto, particolarmente in Medio Oriente'' e sono stati infine passati in rassegna ''alcuni temi bilaterali, di interesse soprattutto per la comunità cattolica nel Regno Unito''. "Il clima è stato cordiale", ha riferito padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, e Brown ha donato al Papa una croce antica, oltre alla lettera di ringraziamento dell'IFFIm, l'organizzazione a sostegno di progetti in Africa, per la quale Benedetto XVI ha acquistato il primo bond. Il primo ministro britannico ha invitato il Papa in Gran Bretagna in occasione della beatificazione del cardinale John Henry Newman (1801-1890), anglicano convertito al cattolicesimo del XIX secolo. Lo ha riferito lo stesso Brown, incontrando la stampa inglese al termine dell'udienza privata in Vaticano. "Per il momento - ha però detto padre Federico Lombardi - non è in programma alcuna visita di Benedetto XVI nel Regno Unito. Il Papa riceve sempre l'invito dai capi di Stato e di governo". Brown, dopo aver visto Papa Ratzinger, ha avuto un altro colloquio, durato anch'esso mezz'ora, con il Segretario di Stato vaticano card. Tarcisio Bertone, accompagnato dal segretario per i rapporti con gli Stati mons. Dominique Mamberti.

Il Papa in Terra Santa. Speranze di concludere i dialoghi Santa Sede-Israele prima dell'arrivo di Benedetto XVI

La "Commissione bilaterale permanente di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele" si è riunita ieri mercoledì, 18 febbraio, presso la sede del ministero degli Affari esteri di Israele, per proseguire nei negoziati miranti alla firma di un accordo, che confermi lo statuto fiscale della Chiesa Cattolica in Israele, e che provveda alla salvaguardia delle sue proprietà, specie quelle sacre, nonché alla restituzione di quelle perse nel corso degli anni. Questi negoziati sono stati avviati l'11 marzo 1999. Il convoglio di autovetture con targhe diplomatiche, con a bordo i negoziatori della Santa Sede, è arrivato alla sede del Ministero poco prima delle 10 del mattino, e se ne è allontanato di nuovo poco prima delle 13.00. I negoziatori vaticani non si sono concessi alla stampa, ma assieme a quelli dello Stato israeliano, hanno parlato per mezzo di un "Comunicato congiunto". Sebbene la riunione sia stata piuttosto breve, il "Comunicato congiunto" afferma che vi è stato effettivo "progresso" nelle trattative, e non si limita alle sole parole di rito (che pure ripete) sul "clima di grande cordialità" e sul "condiviso impegno di raggiungere l'accordo al più presto possibile". Secondo osservatori, in tal modo si alimenta la speranza di ulteriore progresso ancora prima che arrivi Papa Benedetto XVI, atteso come pellegrino di Terra Santa nel prossimo mese di maggio.

Libere le due suore italiane rapite in Kenya: senza la fede non ce l'avremmo fatta. Grazie al Santo Padre per la vicinanza. La gioia del Papa

Sono state liberate le due suore italiane rapite in Kenya, quasi ai confini con la Somalia, lo scorso novembre. Lo ha reso noto la Farnesina. Caterina Giraudo e Maria Teresa Oliviero (foto) di 67 e 61 anni, religiose del Movimento Contemplativo Missionario Padre de Foucauld di Cuneo, erano state sequestrate da un comando composto da circa 200 uomini armati nella città di El Wak, nel nordest del Kenya, al confine con la Somalia. Le due religiose si trovavano in Kenya da molti anni, dove lavoravano con i profughi somali. Suor Giraudo, infermiera, lavorava soprattutto con i malati di epilessia. Ancora incerta la dinamica del sequestro avvenuto nella casa in cui le due sorelle abitano a Elawk, località al nord del Kenya, vicino al confine con la Somalia. E' durata esattamente 102 giorni delle due suore rapite la notte tra il 9 e il 10 novembre scorso a El Wak, nel nord-est del Kenya, da una banda di miliziani somali vicini a gruppi terroristici di stampo islamico: oggi il Ministero degli Esteri Frattini ha divulgato la notizia della loro liberazione. "Abbiamo vissuto con tanta angoscia, ma ora stiamo bene: oggi siamo resuscitate", le loro prime parole. Caterina e Maria Teresa hanno raggiunto Nairobi con un volo da Mogadiscio, raggiungendo poi la residenza dell'ambasciatore italiano in Kenya Pierandrea Magistrati. "Stiamo bene, siamo resuscitate", hanno detto, raccontando di aver superato il periodo di prigionia "grazie alla fede", sottolineando di aver instaurato una "bella amicizia" con i rapitori e ringraziando il Papa e i fedeli che hanno pregato per la loro liberazione: ''Abbiamo avuto paura - racconta ancora - ma abbiamo tirato avanti perchè non si poteva fare diversamente. Abbiamo avuto paura, ma anche tanta speranza''. In conclusione, la suora dice di voler ''ringraziare il Santo Padre che ci è stato tanto vicino, lo abbiamo sentito. Grazie, grazie, grazie! La fede ci ha aiutato al cento per cento: se non era per la fede io penso che non ce l'avremmo fatta''. Commentando la liberazione padre Pino Isoardi, responsabile del Movimento Contemplativo di cui fanno parte le religiose, ha espresso una "gioia grandissima: non ci sono state avvisaglie per nessun motivo della liberazione, fino ad una telefonata alle 13 di oggi. Le sorelle stanno bene, non sono state maltrattate. In Italia tornano nel giro di 10 giorni: per ora si fermano a Nairobi".
"La notizia della liberazione delle due suore rapite in Kenia ovviamente ci dà grandissima gioia: sono mesi che pregavamo per loro, e c'era preoccupazione per l'assenza di notizie". Lo afferma il portavoce del Papa, padre Federico Lombardi. "Benedetto XVI - ricorda il gesuita - aveva lanciato più di un appello e all'Angelus aveva esortato i fedeli a restare in unione di preghiera con le suore rapite". L'ultimo, subito dopo Natale, affinchè le due sorelle "potessero riprendere il loro disinteressato servizio ai fratelli più poveri". La soddisfazione per la liberazione delle religiose italiane, sottolinea però Lombardi a nome del Pontefice, "non ci fa dimenticare tutti gli altri che ancora sono nelle mani dei seqestratori soprattutto in Colombia. E' drammatico - infatti - che si usi il sistema del sequestro in varie parti del mondo: si tratta di una violenza inaccettabile".

Il Papa in Terra Santa. Il parroco di Gaza invita Benedetto XVI nella Striscia: attendiamo il suo messaggio di pace, anche Hamas è d'accordo

Padre Manuel Mussalam, parroco cattolico nella Striscia, ha scritto una lettera a Papa Benedetto XVI in vista del suo prossimo viaggio in Terra Santa. ''Invito il Papa a Gaza quando a maggio il Santo Padre sarà in Terrasanta. E' un invito ufficiale e non viene solo da me. Scrivo la lettera a nome dei cristiani e dei musulmani di Gaza'', ha spiegato il sacerdote al settimanale Vita Non Profit, anticipando il contenuto della missiva. ''Se non sarà possibile venire a Gaza, una delegazione di 300 persone è pronta a incontrarlo a Gerusalemme o Betlemme'', aggiunge, spiegando che per l'invito c'è anche il benestare anche di Hamas. ''Ho parlato loro - afferma Mussalam -, sarebbero ben contenti se il Papa venisse, fosse solo per un paio d'ore a trovare la nostra piccola comunità cristiana e portare il suo messaggio di pace alla intera popolazione di Gaza cosi' provata dalla guerra''. Anche se nella bozza del programma del viaggio papale in Israele non è prevista alcuna tappa a Gaza, padre Mussalam non demorde: ''Lo so, ci sono molte difficoltà. Se si vuole, ogni ostacolo tecnico è superabile''. Padre Mussalam conferma anche di aver già informato della sua iniziativa il Patriarca latino di Gerusalemme mons. Twal, uno delle autorità più coinvolte nella preparazione della visita. ''Nè parlero' al Papa, certamente lo farò'', avrebbe detto Twal. Da parte sua padre Mussalam conclude: ''Se proprio non sarà possibile che il Papa venga a Gaza, allora una delegazione di almeno 300 persone, cristiani e musulmani, partirà da Gaza per assistere a una cerimonia del Santo Padre, a Betlemme o a Gerusalemme, con la speranza di potergli stringere almeno la mano e ringraziarlo per la vicinanza che ha manifestato alla nostra popolazione''.

L'agenzia 'SIR': la Chiesa non è una somma di no. Bisogna costruire la laicità positiva affermata da Benedetto XVI

La "linea della Chiesa non è, come pure qualcuno vorrebbe con intenti ideologici, una somma di 'no', non è una semplice chiusura alla 'modernità', vera o presunta". Lo afferma il SIR, nella nota settimanale intitolata "Chiesa e biopolitica". "Ormai superata l'idea che il destino della modernità sia la secolarizzazione - sottolinea il SIR - la linea della Chiesa muove appunto dalla grande questione della modernità, che è la questione dell'uomo". Per l'agenzia di informazione della CEI, "la posta in gioco è cruciale. Le decisioni legislative sulla biopolitica infatti avranno delle implicazioni essenziali nei prossimi decenni qui in Occidente e nelle relazioni dell'Occidente con il resto del mondo. Il rischio - prosegue - è non avere la consapevolezza piena delle implicazioni delle scelte, che peraltro già in diversi Paesi sono state fatte". "Ora, ancora una volta - afferma il SIR - l'uomo, la persona è in discussione. Da un lato si tenta di affermare la convinzione che 'l'uomo sia integralmente riconducibile all'universo fisico', dall'altro, sul piano giuridico ed etico, l'assunto fondamentale è quello della 'libertà individuale', per cui 'tutto è relativo al soggetto'. Benedetto XVI ha più volte denunciato la 'dittatura del relativismo', che poggia appunto su questi due presupposti. Ma non c'è solo la denuncia: quel che più conta - conclude il SIR - è la completa, radicale disponibilità della Chiesa, a partire proprio dal Papa, e dai cattolici a partecipare a pieno titolo al grande dibattito contemporaneo sul futuro, sugli sviluppi delle civiltà, alla radice del quale c'è la 'questione antropologica'. Si tratta di costruire un dibattito 'laico', quella laicità 'sana', 'positiva', affermata da Benedetto XVI in molti contesti. E' la convinzione, in particolare di fronte alle tante emergenze di oggi e di domani, che l'affermazione dell'autonomia della persona e dell'indipendenza dello Stato non siano incompatibili con le fondamentali istanze etiche del 'senso religioso'. Può essere questa anzi la risorsa di speranza e di senso, di cui tanti giustamente sono alla ricerca".

'L'Osservatore Romano': un milione di vite salvate grazie ai ‘bond’ del Papa. Impegno comune di Santa Sede e Regno Unito

"Oltre un miliardo e seicento milioni di dollari raccolti in poco più di due anni; più di un milione di vite salvate, soprattutto bambini di Paesi in via di sviluppo". L'Osservatore Romano sintetizza così gli "straordinari risultati finora raggiunti con la sottoscrizione delle obbligazioni dell'International Finance Facility for Immunisation, conosciute anche come bond del Papa". "Come si ricorderà - scrive il giornale vaticano - l'obbligazione numero uno fu acquistata nel 2006 a nome del Pontefice dal Cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, come espressione tangibile dell'impegno comune di Santa Sede e Regno Unito a favore dello sviluppo internazionale. Brown, all'epoca Cancelliere dello Scacchiere, aveva presentato il progetto nel luglio 2004 in occasione del convegno su 'Povertà e globalizzazione: finanziamenti per lo sviluppo', organizzato dal dicastero vaticano. Successivamente, il 7 novembre 2006, a Londra l'emissione da parte della Banca mondiale dei bond per l'acquisto di vaccini salvavita in 72 Paesi del mondo. L'obiettivo eè quello di immunizzare cinquecento milioni di persone entro il 2015".