mercoledì 6 giugno 2012

Benedetto XVI: festa del Corpus Domini atto di profonda fede verso l'Eucaristia, che costituisce il più prezioso tesoro della Chiesa e dell'umanità

“Invito i fedeli di Roma e i pellegrini ad unirsi in questo atto di profonda fede verso l’Eucaristia, che costituisce il più prezioso tesoro della Chiesa e dell’umanità”. Con queste parole il Papa ha terminato l’Udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro. “Domani, festa del Corpus Domini, come ogni anno - ha ricordato Benedetto XVI dopo i saluti ai fedeli di lingua italiana, che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì - celebreremo alle ore 19.00 la Santa Messa a San Giovanni in Laterano. Al termine, seguirà la solenne processione che, percorrendo Via Merulana, si concluderà a Santa Maria Maggiore”.

SIR

Il Papa: Incontro Mondiale di Milano eloquente 'epifania' della famiglia, senza di essa non c’è futuro dell’umanità, causa stessa di uomo e civiltà

Udienza generale questa mattina in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa ha incentrato la sua meditazione sulla recente Visita Pastorale a Milano in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie. "Porto ancora negli occhi e nel cuore le immagini e le emozioni di questo indimenticabile e meraviglioso evento, che ha trasformato Milano in una città delle famiglie: nuclei familiari provenienti da tutto il mondo, uniti dalla gioia di credere in Gesù Cristo", ha esordito il Pontefice, e le tante dimostrazioni di “sincera disponibilità ad accogliere e a testimoniare il ‘Vangelo della famiglia’”: “Sì, perché non c’è futuro dell’umanità senza la famiglia; in particolare i giovani, per apprendere i valori che danno senso all’esistenza, hanno bisogno di nascere e di crescere in quella comunità di vita e di amore che Dio stesso ha voluto per l’uomo e per la donna”. "L'incontro con le numerose famiglie provenienti dai diversi Continenti mi ha offerto la felice occasione di visitare per la prima volta come Successore di Pietro l'arcidiocesi di Milano Mi hanno accolto con grande calore - di cui sono profondamente grato - il card. Angelo Scola, i presbiteri e i fedeli tutti, come pure il sindaco e le altre autorità", ha sottolineato Benedetto XVI. "Ho così potuto sperimentare da vicino la fede della popolazione ambrosiana, ricca di storia, di cultura, di umanità e di operosa carità. Nella piazza del Duomo, simbolo e cuore della Città, c'è stato il primo appuntamento di questa intensa visita pastorale di tre giorni". Benedetto XVI ha ricordato la presenza di "una distesa di famiglie in festa, che con sentimenti di profonda partecipazione si è unita in particolare al pensiero affettuoso e solidale che ho voluto da subito rivolgere a quanti hanno bisogno di aiuto e di conforto, e sono afflitti da varie preoccupazioni, specialmente alle famiglie più colpite dalla crisi economica e alle care popolazioni terremotate". In quest'incontro "ho voluto anzitutto parlare al cuore dei fedeli ambrosiani, esortandoli a vivere la fede nella loro esperienza personale e comunitaria, privata e pubblica, così da favorire un autentico 'benessere', a partire dalla famiglia, che va riscoperta quale patrimonio principale dell’umanità. Dall’alto del Duomo, la statua della Madonna con le braccia spalancate sembrava accogliere con tenerezza materna tutte le famiglie di Milano e del mondo intero!". Ripercorrendo i momenti della sua permanenza nella città, il Papa ha ricordato il concerto alla Scala, dove le note della Nona Sinfonia di Beethoven "hanno dato voce a quell'istanza di universalità e di fraternità, che la Chiesa ripropone instancabilmente, annunciando il Vangelo". E "proprio al contrasto tra questo ideale e i drammi della storia, e all'esigenza di un Dio vicino, che condivida le nostre sofferenze, ho fatto riferimento alla fine del concerto, dedicandolo ai tanti fratelli e sorelle provati dal terremoto. Ho sottolineato che in Gesù di Nazareth Dio si fa vicino e porta con noi la nostra sofferenza. Al termine di quell'intenso momento artistico e spirituale, ho voluto fare riferimento alla famiglia del terzo millennio, ricordando che è in famiglia che si sperimenta per la prima volta come la persona umana non sia creata per vivere chiusa in se stessa, ma in relazione con gli altri; ed è in famiglia che si inizia ad accendere nel cuore la luce della pace perché illumini questo nostro mondo". “Celibato e verginità nella Chiesa sono un segno luminoso dell’amore per Dio e per i fratelli, che parte da un rapporto sempre più intimo con Cristo nella preghiera e si esprime nel dono totale di se stessi”. Con queste parole il Papa ha riassunto l’Ora Terza celebrata in duomo secondo la liturgia ambrosiana, che è stata occasione per “ribadire il valore del celibato e della verginità consacrata, tanto cara al grande Sant’Ambrogio”. Poi l’appuntamento allo stadio Meazza con i ragazzi che hanno ricevuto o stanno per ricevere la Cresima, ai quali il Papa ha rivolto l’appello a “dire un ‘sì’ libero e consapevole al Vangelo di Gesù, accogliendo i doni dello Spirito Santo che permettono di formarsi come cristiani, di vivere il Vangelo e di essere membri attivi della comunità”, impegnandosi in particolare “nello studio e nel servizio al prossimo”. Nell’incontro con le autorità, il Papa ha evidenziato “l’importanza che la legislazione e l’opera delle istituzioni statali siano a servizio e a tutela della persona nei suoi molteplici aspetti, a cominciare dal diritto alla vita, di cui non può mai essere consentita la deliberata soppressione, e dal riconoscimento dell’identità della propria famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”. In serata la "coinvolgente" Festa delle testimonianze, "un arcobaleno di famiglie italiane e di tutto il mondo", dove "rispondendo alle domande di alcune famiglie, domande scaturite dalla loro vita e dalle loro esperienze, ho voluto dare un segno del dialogo aperto esistente tra le famiglie e la Chiesa, tra il mondo e la Chiesa. Sono stato molto colpito dalle testimonianze toccanti di coniugi e figli di diversi Continenti, sui temi scottanti dei nostri tempi: la crisi economica, la difficoltà di conciliare i tempi del lavoro con quelli della famiglia, il diffondersi di separazioni e divorzi, come anche interrogativi esistenziali che toccano adulti, giovani e bambini. Qui vorrei ricordare quanto ho ribadito a difesa del tempo della famiglia, minacciato da una sorta di 'prepotenza' degli impegni lavorativi: la domenica è il giorno del Signore e dell'uomo, un giorno in cui tutti devono poter essere liberi, liberi per la famiglia e liberi per Dio. Difendendo la domenica, si difende la libertà dell'uomo!". Infine, la Messa all’aeroporto di Bresso, “diventata quasi una grande cattedrale a cielo aperto” che ha ospitato “un’immensa assemblea orante”. "Davanti a quella miriade di fedeli, provenienti da diverse nazioni e profondamente partecipi della liturgia molto ben curata, ho lanciato un appello a edificare comunità ecclesiali che siano sempre più famiglia, capaci di riflettere la bellezza della Santissima Trinità e di evangelizzare non solo con la parola, ma per irradiazione, con la forza dell'amore vissuto, perché l'amore è l'unica forza che può trasformare il mondo. Inoltre, ho sottolineato l'importanza della 'triade' famiglia, lavoro e festa", "tre doni di Dio, tre dimensioni della nostra esistenza che devono trovare un armonico equilibrio per costruire società dal volto umano". L’organizzazione dell’incontro, ha detto il Papa nel finale della catechesi, “ha avuto grande successo pastorale ed ecclesiale, come pure vasta eco in tutto il mondo”, visto che ha richiamato a Milano “oltre un milione di persone, che per diversi giorni hanno pacificamente invaso le strade, testimoniando la bellezza della famiglia, speranza per l’umanità”. "L'Incontro Mondiale di Milano è risultato così un'eloquente 'epifania' della famiglia, che si è mostrata nella varietà delle sue espressioni, ma anche nell'unicità della sua identità sostanziale: quella di una comunione d'amore, fondata sul matrimonio e chiamata ad essere santuario della vita, piccola Chiesa, cellula della società". "Da Milano - ha sottolineato il Pontefice - è stato lanciato a tutto il mondo un messaggio di speranza, sostanziato di esperienze vissute: è possibile e gioioso, anche se impegnativo, vivere l'amore fedele, 'per sempre', aperto alla vita; è possibile partecipare come famiglie alla missione della Chiesa ed alla costruzione della società. Grazie all'aiuto di Dio e alla speciale protezione di Maria Santissima, Regina della Famiglia, l'esperienza vissuta a Milano sia apportatrice di frutti abbondanti al cammino della Chiesa, e sia auspicio di una accresciuta attenzione alla causa della famiglia, che è la causa stessa dell'uomo e della civiltà".

TMNews, AsiaNews, SIR, LaPresse

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Il Papa: Regina Elisabetta II esempio ispirato di devozione al dovere e all’impegno di mantenere i principi di libertà, giustizia e democrazia

“Durante gli ultimi sessant’anni, ha offerto ai suoi sudditi e al mondo intero un esempio ispirato di devozione al dovere e all’impegno di mantenere i principi di libertà, giustizia e democrazia”, coniugato ad una “nobile visione del ruolo di monarca cristiano”. Con queste parole il Papa ha espresso le sue “più sentite congratulazioni” alla Regina Elisabetta (foto), in un messaggio a lei indirizzato in occasione del suo Giubileo di Diamante. Nel testo, diffuso oggi dalla Sala Stampa vaticana, Benedetto XVI rivela di conservare “un caldo ricordo del gentile benvenuto” accordatogli dalla Regina d’Inghilterra ad Edimburgo, all’inizio del suo viaggio apostolico nel Regno Unito del settembre 2010. A questo proposito, il Santo Padre rinnova il suo “ringraziamento per l’ospitalità ricevuta” in quei quattro giorni. “Il suo personale impegno per la collaborazione e il reciproco rispetto tra i seguaci delle differenti tradizioni religiose - la conclusione del messaggio del Papa alla Regina Elisabetta, alla quale augura ‘salute e prosperità’ - ha contribuito in non piccola misura a rafforzare le relazioni ecumeniche e interreligiose”.

SIR

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Nella spiaggia di Copacabana l'accoglienza del Papa, nella base aerea di Santa Cruz la Veglia e la Messa finale

È la famosa spiaggia di Copacabana (foto) il luogo scelto per accogliere Benedetto XVI al suo arrivo in Brasile, il 25 luglio 2013, per la Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio 2013. Ad anticiparlo alla stampa brasiliana l’arcivescovo di Rio de Janeiro, nonché presidente del Comitato organizzatore locale, mons. Orani João Tempesta. A Copacabana, dove per tradizione si concentrano i grandi meeting di Rio, si svolgeranno anche la cerimonia di accoglienza dei giovani, il 23 luglio, e la Via Crucis del 26 luglio. Il luogo scelto per la Veglia del sabato 27 e la Messa finale della domenica è la base aerea di Santa Cruz. In attesa di definire nei dettagli il programma della Giornata, prosegue la preparazione pastorale che vede il lancio di un progetto di evangelizzazione che punta sulla formazione di piccoli team di alunni di scuole cattoliche che dovranno poi, ognuno nei propri ambiti di vita, far conoscere la GMG, divulgarne i contenuti e finalità con l’ausilio di linguaggi vicini al mondo giovanile come musica, arte, video e testimonianze. Si tratta, fa sapere l’arcidiocesi di Rio, di “un momento senza precedenti in cui studenti, genitori, insegnanti si riuniranno insieme in uno spazio di preghiera”.

SIR

Non è tramontata l’idea di una visita di Benedetto XVI al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini. La sua memorabile partecipazione nel 1990

Uno dei vatileaks pubblicato nei mesi scorsi dal giornale Il Fatto Quotidiano riguardava uno dei colloqui che ogni settimana avvengono, solitamente il lunedì, tra Benedetto XVI e il Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Il Papa e il suo braccio destro avevano discusso dell’invito che gli organizzatori del Meeting per l’amicizia tra i popoli, manifestazione internazionale che tradizionalmente si tiene a Rimini a fine agosto, avevano rivolto al Pontefice. Quest’anno ricorre il trentesimo anniversario della visita che fece Giovanni Paolo II nel 1982, intervenendo prima al Meeting di Rimini e poi celebrando una Messa all’aperto nella zona del porto, e il Papa aveva dato il suo assenso a partecipare. Dopo le polemiche seguite al caso Vatileaks, era stato ipotizzato che la decisione fosse stata rimessa in discussione per motivi di opportunità e che Benedetto XVI potesse averci ripensato. Da quanto confermano a Vatican Insider fonti dell’entourage papale, il progetto non è stato abbandonato, anche se manca ancora l’annuncio ufficiale e dunque una decisione diversa per qualsiasi motivo è ancora possibile. Quest’anno al Meeting di Rimini interverrà anche il presidente del Consiglio, Mario Monti. Joseph Ratzinger, già da cardinale conosceva gli organizzatori della kermesse ciellina ed è rimasta memorabile la sua partecipazione alla XI edizione del Meeting, il 1° settembre 1990. "È diffusa oggi qua e là, anche in ambienti ecclesiastici elevati – disse in quella occasione – l’idea che una persona sia tanto più cristiana quanto più è impegnata in attività ecclesiali. Si spinge a una specie di terapia ecclesiastica dell’attività, del darsi da fare; a ciascuno si cerca di assegnare un comitato, o, in ogni caso, almeno un qualche impegno all’interno della Chiesa. In un qualche modo, così si pensa, ci deve sempre essere un’attività ecclesiale, si deve parlare della Chiesa o si deve fare qualcosa per essa. Ma uno specchio che riflette solamente se stesso non è più uno specchio...". "Può capitare – continuava il futuro Papa – che qualcuno eserciti ininterrottamente attività associazionistiche ecclesiali e tuttavia non sia affatto un cristiano. Può capitare invece che qualcun altro viva solo e semplicemente della Parola e del Sacramento e pratichi l’amore che proviene dalla fede, senza essere mai comparso in comitati ecclesiastici, senza essersi mai occupato delle novità di politica ecclesiastica, senza aver mai fatto parte di sinodi e senza aver votato in essi, e tuttavia egli è un vero cristiano". "Dopo il Concilio – aveva detto ancora il card. Ratzinger nel 1990 – abbiamo creato tante nuove strutture, tanti consigli a diversi livelli, se ne creano ancora... dobbiamo essere consapevoli che queste strutture rimangono cose secondarie, di aiuto per lo scopo primario, e devono essere capaci di scomparire, eventualmente, e di non sostituirsi, per così dire, alla Chiesa. In questo senso ho sollecitato un esame di coscienza che potrebbe bene estendersi anche alla Curia romana, perché si valuti se tutti i dicasteri oggi esistenti sono necessari". La XXXIII edizione del Meeting di Rimini sarà presentata questo pomeriggio all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. Insieme all’ambasciatore Francesco Maria Greco, saranno presenti il ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, il card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione delle Chiese orientali, il presidente della Fondazione Meeting, Emilia Guarnieri e Bernhard Scholz, Presidente della Compagnia delle Opere.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Andrea Monda: incontrando Joseph Ratzinger è emersa la sua stoffa umana, fatta di limpida gentilezza, allegria, garbo. La pienezza della sua umiltà

"Incontro Joseph Ratzinger nel 2000. E in quell'incontro è emersa la sua stoffa umana. Una stoffa che è fatta di questa sua limpida e delicata gentilezza. Di questa sua allegria, e dico un termine che in pochi accostano a Papa Benedetto XVI. Del suo garbo. Del suo nitore. E mentre parlo mi accorgo che per descriverlo utilizzo parole che sono ormai desuete, che non vengono mai usate per descrivere un uomo". Andrea Monda, giornalista, scrittore, racconta così l'incontro con quello che sarebbe diventato Benedetto XVI. Un incontro che lo ha portato prima a scrivere un articolo, nel 2007. E poi a pubblicare un libro, "Benedetta umiltà. Le virtù semplici di Joseph Ratzinger" (edito da Lindau) che sarà presentato oggi alle 18.00 presso la Fondazione Achille Grandi per il Bene Comune. Da una lettura del libro, e da una chiacchierata con l'autore, si scopre che una delle parole più usate nei discorsi del Papa è "gioia". Si sottolinea come la grandezza di Benedetto XVI è stata quella di aver sempre detto sì, di aver sempre accettato quello che la vita ha riservato per lui. "Voleva essere teologo - racconta Monda - e si è ritrovato a fare il vescovo, e poi il prefetto della Congregazione della Fede, e poi il Papa. La sua vita non gli ha riservato niente di quello che desiderava per sé, ma lui l'ha accolta, con umiltà". E si nota che la bellezza di Benedetto XVI non sta nella sua sapienza, ma nella sua semplicità, quando diventa "parroco del mondo", incontra bambini, giovani, seminaristi, e risponde a braccio alle loro domande. Basterebbe pensare a quando, a Milano, appena la scorsa settimana, ha risposto semplicemente che "il Paradiso deve essere come era la mia famiglia da bambino". "Ed è lì - spiega Andrea Monda - che si vede la pienezza dell'umiltà di Benedetto XVI. Un tratto umano che mi ha sempre affascinato in lui, da quando ho avuto modo di incontrarlo. Già si parlava di lui come il Panzerkardinal, il custode tedesco della fede cattolica, il cardinale del no. Ma c'erano anche riflessioni più approfondite che mi dicevano di lui che era un grande teologo, cristallino, serio, di grande profondità. Ma quando l'ho incontrato, anche questo secondo aspetto è passato in secondo piano". Nasce da lì la riflessione sull'umiltà di Benedetto XVI. "Mi sono reso conto - racconta - che tutte le grandi persone sono unite dalla caratteristica dell'umiltà. Che è una virtù particolare: nel momento in cui pensi di averla, l'hai già persa. L'umiltà è un cammino, non si arriva mai alla pienezza. La sua grandezza sta proprio nella semplicità che ha quando parla. E lo trovo strepitoso quando parla con i bambini". È lì che viene fuori l'immagine vera dell'uomo Joseph Razinger, perché, sostiene Monda, "dietro un Papa c'è sempre un uomo". Eppure, è un uomo di cui non si parla quasi mai. "Si potrebbe dire che una buona notizia è nessuna notizia. Ma da cristiano io parlo di una Buona Novella. Il mio libro, in effetti, si potrebbe dire dedicato ai giornalisti. Benedetto XVI esce malridotto dalla narrativa mediatica. Io dico che un'altra narrazione spirituale è possibile". Una narrazione che passa per l'amore "filiale" di Benedetto XVI per la Madonna e per il gesto dell'inginocchiarsi, un gesto molto presente in Benedetto XVI. "È proprio l'inginocchiarsi - spiega Monda - il segno dell'umiltà. L'umiltà e il cristianesimo sono strettamente collegati. Prima del cristianesimo, l'umiltà si caratterizzava come il rispetto verso il superiore. Ma con il cristianesimo noi abbiamo il paradosso, la chenosi di Dio che diventa uomo e addirittura lava i piedi ai suoi discepoli. Questo abbassamento scandaloso è l'acme del cristiano, e questo Papa lo rappresenta tutto. Benedetto XVI più volte ci riflette: più si sale e pi si deve essere umili. Servizio e obbedienza sono parole che sono state come rimosse dall'orizzonte occidentale, non si trovano sui mass media, ma sono molto presenti nelle riflessioni di Benedetto XVI". Ed è lo scacco dei mass media che non sanno farsi "bucare" dal messaggio lanciato da Benedetto XVI con la sua umanità. Eppure, questa parte umana e viva di Benedetto XVI passa in secondo piano. Mentre a Milano radunava 2 milioni di persone, si parlava di un Papa che si trova costretto a fronteggiare attacchi dall'interno del suo stesso appartamento. "Questo - afferma Monda - credo lo viva con grande sofferenza, perché è una situazione che tocca anche la situazione affettiva, le persone a lui vicine. Ma non fa altro che esaltarne la fede in Dio. Anche in questa situazione, Benedetto XVI dice: 'C'è qualcuno più grande di me, cui mi affido'. È questa la sua grande umiltà. In questi frangenti si vede la statura di un uomo che vola alto, e che per primo ha pregato tutti di pregare perché lui stesso non retrocedesse. E lo ha fatto da quel 19 aprile 2005, quando per la prima volta ha parlato come Papa dalla loggia della Basilica di San Pietro".

Andrea Gagliarducci, Il Tempo

Paolo Gabriele interrogato per ore dai giudici. Gli incontri sospetti, nei bar di Roma, del maggiordomo: nella lista almeno due cardinali della Curia

Ha parlato per ore e ore, collaborando ampiamente con la giustizia vaticana. Ha spiegato la rete dei suoi contatti dentro e fuori le Mura Leonine. Perché Paolo Gabriele (nella foto con Benedetto XVI) per quanto possa sembrare incredibile, visto l’arco d’impegno del suo lavoro, passava spesso porta Sant’Anna. Soprattutto, era un tipo loquace e con la singolare abitudine (per un maggiordomo) di fare fotocopie su fotocopie. Incontrava monsignori e amici fuori dal Vaticano, e direttamente giornalisti. Per l’aiutante di camera del Papa, in cella da due settimane per il possesso illecito di documenti riservati, la fase dell’istruttoria "formale" è entrata nel vivo. L’uomo sospettato di essere il "corvo" nella fuga delle carte segrete, accusato finora di furto aggravato (rischia da uno a sei anni), è stato infatti interrogato dal giudice istruttore Piero Antonio Bonnet, alla presenza del promotore di giustizia (il pubblico ministero vaticano) Nicola Picardi e degli avvocati difensori Carlo Fusco e Cristiana Arrù. Sui suoi contatti ora si concentra l’attenzione sia degli inquirenti impegnati nell’indagine penale, sia della Commissione incaricata dal Papa e presieduta dal cardinale giurista Julian Herranz, non a caso composta da porporati, gli unici autorizzati a indagare sui pari grado. Tra i documenti trafugati (trovati in gran quantità in casa di Gabriele) molte carte gestite proprio dal segretario personale del Papa mons. Georg Gänswein. Gabriele si incontrava con i suoi contatti anche nei bar all’esterno del Vaticano. Vengono riferiti rapporti di amicizia con ufficiali della Segreteria di Stato. Ma anche con almeno un paio di cardinali di primissimo piano nella Curia romana, con cui intratteneva molte conversazioni. Insomma, Gabriele a più persone faceva confidenze, magari anche su cosa accadeva nell’Appartamento di Benedetto XVI. Il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha ripetuto ieri che Gabriele resta "per ora" l’unico accusato e, quanto ad atti istruttori su altri, "ci sono state indagini ma non erano formali. Nessuna imputazione è stata formulata a carico di altri". Resta il fatto che la persona che si è autoaccusata, sia pure sotto il vincolo dell’anonimato, di essere il Corvo, il 22 febbraio scorso nella trasmissione di Gianluigi Nuzzi (autore tre mesi più tardi del libro "Sua Santità"), ha fornito un’indicazione ben precisa sulla data d’inizio della sua attività. Ha detto di aver cominciato a mettere via fotocopie "dopo la morte di Giovanni Paolo II" e questo, secondo Il Blog degli Amici di Papa Ratzinger svelerebbe anche l’ambito di amicizie e protezioni del "volatile". Lombardi ha nuovamente smentito che siano state anche solo avviate delle rogatorie in Italia. Lo stesso Nuzzi contesta l’eventuale accusa di ricettazione nei suoi confronti poiché "tutti i documenti li ho ricevuti in fotocopia". Quanto a una possibile grazia per Gabriele, il giudice vaticano Paolo Papanti Pelletier ha precisato che il Papa è sovrano (quindi può concederla in ogni momento del procedimento). Dopo il processo penale Gabriele in ogni caso non potrà più tornare a lavorare Oltretevere, sarà licenziato (secondo il Regolamento generale della Curia romana) e, secondo alcune voci, potrebbe attendere il processo in Italia, in una sorta di confino. Sulla vicenda della fuga dei documenti è intervenuto anche il premier Mario Monti, che, in un’intervista a Famiglia Cristiana, ha detto: "Sono addolorato perché, in sé, sono vicende dolorose. Ma anche perché penso al dolore che questo ha provocato alla persona e nel cuore del Santo Padre".

Maria Antonietta Calabrò, Corriere della Sera

VII IMF-Il Papa a Milano. Scola: al di là di ogni aspettativa, adesso tocca a noi valorizzarlo al massimo come un ponte verso l’Anno della fede

“La prime parole che mi vengono in mente sono, oltre a ‘gratitudine’, ‘impegno’ e ‘responsabilità’. Un evento straordinario come questo è ‘conveniente’ quando prende forma dall’ordinario e ridà qualità all’ordinario. Per i temi scelti e per il Magistero del Papa, il VII Incontro Mondiale delle Famiglie è andato al di là di ogni aspettativa. Adesso tocca a noi valorizzarlo al massimo come un ponte che ci conduce all’inizio dell’Anno della fede”. È il pensiero del card. Angelo Scola (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo di Milano, intervistato dall'agenzia SIR a conclusione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Per il cardinale, “la famiglia è la grande condizione perché il desiderio di infinito che è insopprimibile nel cuore dell’uomo trovi una strada per compiersi”; d’altra parte “il matrimonio è l’unione stabile, fedele e aperta alla vita tra un uomo e una donna e rappresenta un alveo entro cui incanalare il corso della vita di marito e moglie”. Quanto alla copertura mediatica, il card. Scola si dice “molto grato ai mezzi di comunicazione”: “La diffusione dell’evento è stata eccezionale e straordinaria a livello mondiale, anche le grandi testate italiane hanno fatto moltissimo. Poi è chiaro che le esigenze dei mass media non sempre consentono quella riflessione e quell’approfondimento che sarebbe adeguata, ma nel complesso siamo molto soddisfatti”.

SIR

FAMILY 2012 - L'incontro continua: intervista con il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano