martedì 21 febbraio 2012

Il Papa alla madre del card. Dolan: sembra troppo giovane per essere mamma di un cardinale. Lei: Santo Padre, questa è una dichiarazione infallibile?

Non c’è dubbio che una delle personalità emergenti nella Chiesa Cattolica oggi sia il card. Timothy Dolan, arcivescovo di New York, che Benedetto XVI ha elevato alla porpora lo scorso sabato. A lui era stata affidata la relazione introduttiva sulla nuova evangelizzazione durante l’incontro con i cardinali di venerdì 17 febbraio: l’impressione di tutti è stata ottima. Dolan si distingue anche per la sua innata simpatia, oltre che per un carattere schietto ed espansivo, che ha poco o nulla di clericale. Il neo-cardinale della Grande Mela non ha rinunciato a fare battute durante l’udienza che ieri Benedetto XVI ha concesso ai nuovi porporati incontrando i loro parenti. Dolan ha infatti presentato al Pontefice la madre, Shirley, che ha 84 anni e ha fatto notare che era uno dei pochi cardinali così giovani e così fortunati da avere ancora la mamma viva. Quindi in tono scherzoso ha chiesto al Papa se poteva proclamarla "la first lady del Collegio cardinalizio". Papa Ratzinger ha salutato la signora Shirley Dolan dicendole: "Lei sembra troppo giovane per essere la madre di un cardinale!". L’anziana signora, per nulla intimorita, dimostrando che la battuta pronta è caratteristica di famiglia, ha replicato: "Santo Padre, questa è una dichiarazione infallibile?".

Andrea Tornielli, Sacri Palazzi

E al neo-cardinale va stretto l’anello: “Impossibile resistere al vostro cibo”

Santa Sede: il card. Bertone ha chiesto che entro Pasqua le autorità della Pontificia Università Cattolica del Perù presentino gli Statuti modificati

La Santa Sede esige che la Pontificia Università Cattolica del Perù (foto) modifichi i suoi statuti. La richiesta è stata formalizzata dal cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone al rettore dell'ateneo Marcial Rubio ricevuto questa mattina in Vaticano. Gli statuti devono essere adeguati "alla Costituzione Apostolica 'Ex Corde Ecclesiae', per il bene della stessa PUCP e della Chiesa in Perù", recita un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede. E' lo stesso Ateneo a riportare, sul suo sito internet, "sobre la controversia": "Dal 2007 la PUCP ha una disputa con l'arcivescovo di Lima nella quale cerca di proteggersi dal rischio di ingerenza esterna che le richieste indebite dell'arcivescovo rappresentano. Nei processi che si susseguono sono in gioco non solo il rispetto della volontà espressa da José de la Riva Aguero nei suoi testamenti, ma anche il rispetto degli stessi diritti fondamentali della proprietà e della autonomia universitaria". Il card. Juan Luis Cipriani Thorne è stato di recente ricevuto dal Papa nei giorni attorno al Concistoro. La modifica degli statuti era già stata chiesta l'anno scorso dalla Congregazione per l'Educazione cattolica. La conseguenza prospettata dalla Santa Sede qualora questa modifica non avvenisse è la soppressione del titolo di 'pontificia' e 'cattolica'. Bertone ha comunicato al rettore della PUCP le "conclusioni a cui è pervenuta la Santa Sede, in seguito al fitto dialogo e ai numerosi incontri svoltisi nell'arco di molti anni tra l'attuale Gran Cancelliere, i suoi Predecessori e l'Università, nonché durante la Visita Apostolica alla medesima", compiuta dall'arcivescovo di Budapest, card. Peter Erdo, dal cinque all'undici dicembre scorsi. "Attesa l'ovvia importanza di salvaguardare l'identità cattolica dell'Università - si legge nella nota vaticana - l'Em.mo Segretario di Stato ha chiesto pertanto che entro la Domenica di Pasqua, 8 aprile p.v., le Autorità accademiche competenti presentino gli Statuti, per l'approvazione, con gli emendamenti indicati all'Università il 16 luglio 2011".

TMNews

COMUNICADO DE LA SALA DE PRENSA DE LA SANTA SEDE SOBRE LA PONTIFICIA UNIVERSIDAD CATÓLICA DEL PERÚ

Il Papa in Messico e a Cuba. Carriquiry: Benedetto sarà portatore di un messaggio di pace e riconciliazione in un Paese dilaniato da inaudite violenze

"La visita papale in Messico non ha tinte elettorali". A precisarlo per stoppare polemiche e strumentalizzazioni è stato il nunzio apostolico nel paese centroamericano, Christophe Pierre: "La visita di Benedetto XVI è eminentemente religiosa e priva di qualunque connotazione elettorale". Del resto lo ha ricordato lo stesso Benedetto XVI durante l'udienza concessa questa il 10 febbraio ai membri della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, guidata dal card. Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum". Il compito della Chiesa non è la "trasformazione dell’ordine politico né il cambiamento del tessuto sociale ma l'annuncio di Cristo". Quindi, "la carità deve animare tutte le nostre azioni. Non si tratta di voler fare un mondo 'su misura' ma di amarlo". E’ per questo che "la Chiesa non ha come vocazione principale la trasformazione dell'ordine politico o il cambiamento del tessuto sociale. Vuole portare la luce di Cristo. E’ Lui che trasformerà tutto e tutti. E’ a causa di Cristo che il contributo cristiano è così particolare". Il mandato dei cristiani, sottolinea Benedetto XVI, è "testimoniare che Cristo e' vivo e che il suo amore va al di là di ogni religione, razza e cultura è importante anche per loro". Intanto fervono i preparativi in Messico e a Cuba per il viaggio apostolico di Benedetto XVI, in programma dal 23 al 28 marzo prossimo. "Una doppia visita per rinvigorire la missione della Chiesa in America Latina", sottolinea a Radio Vaticana il professor Guzmán Carriquiry, segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina: "E’ assai significativo, simbolico che il cuore della visita del Santo Padre in Messico sia la Messa che presiederà il 25 marzo nel parco chiamato del Bicentenario dell’indipendenza dei Paesi latino-americani". Messa che sarà seguita da "un incontro con tutti i vescovi messicani, rappresentanti di tutto l’episcopato latino-americano". Questo offrirà al Papa "la preziosa occasione di rivolgersi esplicitamente a tutti i popoli dell’America Latina, a tutta la Chiesa in America Latina". Un’America Latina che, "negli ultimi dieci anni, sta vivendo un processo di fortissima crescita economica senza subire gli effetti della crisi dei Paesi del 'primo mondo', che vede diminuire le tuttora presenti situazioni di povertà". L’America Latina, evidenzia Carriquiry, "emerge con protagonismo proprio nel concerto mondiale" ed "è impegnata in un processo di integrazione e sviluppo, ma deve affrontare gravissime sfide: la difesa di una cultura della vita, la difesa e la promozione della verità e della bellezza del matrimonio e della famiglia, il superamento dei deficit educativi e di gestione delle istituzioni politiche, la lotta per una maggiore equità sociale". La missione della Chiesa in America Latina è "fondamentale per rigenerare, rafforzare tra i latino-americani consapevolezze molto forti, molto profonde di filiazione e di fraternità nella vita dei nostri popoli". Benedetto XVI "sarà portatore di un messaggio di pace e riconciliazione, di giustizia, di speranza in un Paese dilaniato da inaudite violenze, con radicate sacche di povertà e dure polarizzazioni politiche, ideologiche". Il Papa "terrà presente anche che il Messico è un incrocio strategico che guarda verso il Nord - verso gli Stati Uniti, il Canada - attraverso i flussi commerciali economici, le migrazioni, e guarda verso il Sud - il Centro America, il Sud America - a popoli a cui è unito da un sostrato storico, culturale e religioso. Ciò che succederà nel futuro del Messico avrà una ripercussione fondamentale per tutto il continente americano". E il viaggio a Cuba nasce nel segno di Maria. In un’America Latina che vede il continuo avanzare delle sette, può essere il culto popolare mariano la scintilla per rilanciare la nuova evangelizzazione nelle zone dove la Chiesa è meno presente e più secolarizzata.

Giacomo Galeazzi, Vatican Insider

Mons. Brown: il Papa rimase scandalizzato e sgomento per gli abusi del clero, dall'inizio risoluto e determinato a fronteggiare efficacemente tragedia

Il nuovo nunzio apostolico in Irlanda, mons. Charles Brown (nella foto con Benedetto XVI), ha celebrato la sua prima Messa domenica scorsa nella cattedrale di Dublino. Si è trattato della prima uscita pubblica del presule nel suo nuovo ruolo, dopo la presentazione delle credenziali al presidente irlandese Michael Higgins, lo scorso giovedì. Mons. Brown è stato accolto dall’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, che gli ha assicurato il suo sostegno. “Desideriamo lavorare insieme per costruire una Chiesa diversa e più umile, ma anche una Chiesa rinnovata, fiduciosa nel contributo dell’insegnamento di Gesù Cristo per l’Irlanda di domani”, ha detto mons. Martin. Monsignor Brown ha spiegato di trovarsi nella cattedrale dublinese come un americano “discendente di uomini e donne d’Irlanda, che emigrarono da quest’isola, in possesso di quasi nulla a parte il tesoro della loro fede cattolica, che, attraverso le generazioni, mi hanno trasmesso”. Prima di essere nominato nunzio in Irlanda, mons. Brown ha lavorato per la Congregazione della Dottrina della Fede a partire dal 1994. È stato ordinato lo scorso 6 gennaio da Papa Benedetto XVI. Nella sua omelia il nuovo nunzio ha ricordato la propria collaborazione con il Papa, durata svariati anni, e che il Pontefice “rimase scandalizzato e sgomento quando apprese della tragedia degli abusi da parte di membri del clero e delle congregazioni religiose”. “Sin dall’inizio Papa Benedetto XVI fu risoluto e determinato nel mettere in atto cambiamenti che avrebbero dato alla Chiesa l’opportunità di fronteggiare più efficacemente coloro che abusano della fiducia, e di provvedere alla doverosa assistenza alle vittime”, ha aggiunto mons. Brown. “Il Papa è stato inflessibile e coerente su questo fronte, e posso assicurarvi che continuerà ad esserlo”, ha promesso il nunzio ai fedeli. “La Chiesa è ferita dai peccati dei suoi membri”, ha proseguito, con riferimento al Vangelo di domenica scorsa che narra della guarigione di un paralitico da parte di Gesù. Così come un peccato produce una sorta di paralisi spirituale, una radicale mancanza di energia spirituale che è la grazia, così vi può essere paralisi spirituale in molti settori della Chiesa, in cui l’energia sembra essere scomparsa, l’entusiasmo disperso, la vita liturgica raffreddata, ha continuato il presule.Per rimediare a tale paralisi, ha proseguito, abbiamo bisogno di porci in presenza di Cristo per farci guarire, innanzitutto nel sacramento dell’Eucaristia. Dichiarando la propria gioia di essere un rappresentante del Papa al Congresso Eucaristico Internazionale, in programma a Dublino il prossimo giugno, mons. Brown ha detto: “Sono convinto che il Signore sta preparando qualcosa di meraviglioso per la Chiesa”. “È la sua reale presenza nell’Eucaristia che può guarire le nostre paralisi spirituali, che ci riempie di luce e gioia, che dà significato alle nostre vite, e che ci prepara per la vita del mondo a venire”, ha dichiarato infine il nunzio apostolico.

Zenit

Amministratore delegato di Alitalia: nel 2008 la scelta di Benedetto XVI di continuare a volare con noi è stata fondamentale per salvare la compagnia

“Nella vicenda di Alitalia del 2008 la scelta del Papa di continuare a volare con noi è stata fondamentale per la nostra immagine”. Rocco Sabelli, amministratore delegato di Alitalia lo ha raccontato durante la presentazione del libro “Compagni di Viaggio. Interviste al volo con Giovanni Paolo II” di Angela Ambrogetti edito dalla Libreria Editrice Vaticana. L’AD ha confermato che Alitalia accompagnerà Benedetto XVI anche a Beirut il prossimo settembre. Nella prestigiosa sede di Palazzo del Vicariato Maffei Marescotti il vice presidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi mons. Liberio Andreatta, e le vaticaniste Giovanna Chirri (Ansa) e Cindy Wooden (Cns) hanno raccontato le loro esperienze di “compagne di viaggio" di Papa Wojtyla. Una occasione per ricordare il percorso comunicativo del Papa che iniziato quella che è ormai la tradizione della conferenze stampa in aereo dei Pontefici. “Nei viaggi al di sotto delle due ore non c’era conferenza, ma se il viaggio era lungo si poteva parlare con il Papa di tutto” ha ricordato Wooden. “Poi però c’era la corsa ad accaparrarsi un telefono per trasmettere e non sempre si vinceva la corsa” ha aggiunto Chirri. Ora la tecnologia permette che i telefoni a disposizione dei giornalisti siano molti di più di un tempo, e le conferenze, hanno ricordato le due giornaliste che si occupano di Vaticano da circa 20 anni, sono anche più utili perchè più preparate, anche se si è persa un po’ della spontaneità iniziale. Rocco Sabelli nel suo intervento ha ricordato che i Papi hanno sempre volato Alitalia, e questo è un motivo di vanto per la compagnia che nel 2008 ha affrontato uno dei momenti più difficili della sua storia. “Considerando la nazionalità dell’attuale Pontefice, si era fatta avanti la maggiore compagnia tedesca (Lufthansa) per offrire di portare il Papa nei suoi viaggi. Ma il Papa ha voluto proseguire a volare con noi di Alitalia ed ora lo accompagneremo in Messico, a Cuba e a settembre a Beirut”. L’AD di Alitalia ha raccontato come nella preparazione dell’aereo papale il personale sia emotivamente coinvolto “anche se si è in un ambiente molto laico, essere scelti per far volare il Papa è un motivo di grande orgoglio e responsabilità”. Sabelli si è detto entusiasta del libro e dei tanti calorosi riferimenti di Giovanni Paolo II al personale Alitalia. Mons. Andreatta, dopo una riflessione sul senso del pellegrinaggio che era parte di ogni viaggio del Papa, ha concluso con una battuta. Quando l’Orp stava organizzando i pellegrinaggi con dei propri voli si parlò anche di ospitare il Papa, che però rispose: grazie, ma io ho già la mia compagnia. Cioè Alitalia.

Korazym.org

Basta guardare Benedetto XVI negli occhi per vederlo lontanissimo da ogni interesse per questo livello basso del dibattito e delle lotte interne

Ad aprile Benedetto XVI compirà 85 anni e sarà il Papa più longevo dell'ultimo secolo: si profila dunque per la Chiesa Cattolica una stagione di oggettiva trepidazione che le circostanze storiche potrebbero rendere drammatica. E tuttavia il Papa teologo per il momento non mette nel conto la possibilità di ritirarsi. In più momenti, nei discorsi dei tre giorni del Concistoro, ha lasciato intendere che andrà avanti. Avremo dunque probabilmente una seconda testimonianza sacrificale da parte di un Papa dopo quella di Giovanni Paolo II e ne verrà forse un vantaggio forte alla Chiesa, come sono generalmente, sul piano della fede, gli acquisti che maturano nella sofferenza. Il volto mite e l'occhio a tratti accorato con cui Joseph Ratzinger si è mostrato nelle celebrazioni di sabato e di domenica indicano lo spirito con cui l'uomo affronta la sua battaglia. Un Papa dunque anziano ma che ha in cantiere grandi impegni per far fronte a quella che chiama, senza aggiustamenti di parole, "crisi della fede" e che vede grave soprattutto in Europa. Il prossimo mese andrà a Cuba e in Messico, in autunno forse andrà in Libano nel mezzo delle "primavere arabe", per ottobre ha convocato un Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione e sempre allora darà il via all'Anno della fede nel cinquantesimo del Vaticano II. Su questi profili alti era programmato il Concistoro di questi giorni, come un'occasione per mettere a fuoco la grande sfida dell'abbandono della fede in tante componenti della vecchia cristianità e ad essi si è attenuto il dibattito. Ma nei corridoi, nelle pause, a tavola, i cardinali hanno parlato anche degli affari correnti e dei malesseri curiali. Il Papa, basta guardarlo negli occhi quando le telecamere lo danno in primo piano, sembra lontanissimo da ogni interesse per questo livello basso del dibattito e delle lotte interne. Neanche alle riforme che pure ogni tanto vengono ventilate appare interessato: "Se non troviamo una risposta alla crisi della fede, tutte le altre riforme rimarranno inefficaci", ha detto alla Curia il 22 dicembre scorso. Quanto alla Curia, appare chiaro il suo orientamento a non privarsi della consolidata collaborazione del Segretario di Stato card. Bertone. Nessun dubbio che il lavoro dei "corvi" che hanno fatto fuggire documenti riservati lungo le ultime quattro settimane fosse diretto anche a ottenere la sua sostituzione. Ma ora Bertone è per il Papa quel punto d' appoggio che egli, Ratzinger, era stato per Giovanni Paolo II negli ultimi anni. Ovviamente, dopo tanta tempesta, il primo compito del Segretario di Stato sarà quello di riportare ordine nella Curia. Per i Papi il rapporto con la "corte" e la Curia è sempre stato fonte di guai. Un Papa non italiano ha il vantaggio di mantenere un distacco strategico dai personalismi che vi dominano, ma questo vantaggio si rovescia in un ostacolo se gli italiani che lì operano, e che ne costituiscono la grande maggioranza, non trovano una composizione ai loro contrasti.

Luigi Accattoli, Corriere della Sera

Card. Filoni: si è voluto creare scandalo ma la Curia romana non è luogo di misteri, è e deve essere al servizio delle Chiese locali, non di se stessa

"C’è una mentalità, un modo di vedere le cose del Vaticano per cui sembra quasi che il 'giallo' sia l’elemento dominante, la chiave per decodificare la Curia. Dopodichè, chi vuole vedere lo scandalo lo vede, sono fatti suoi". Lo afferma il card. Fernando Filoni (nella foto con Benedetto XVI), prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, in una intervista al quotidiano Corriere della Sera, in merito al cosiddetto "Vatileaks", il fatto cioè che dall’interno del Vaticano qualcuno abbia fatto passare all’esterno documenti riservati, come le discussioni intorno allo Ior e alla legge di trasparenza finanzaria. È un fatto "assai biasimevole - rimarca il cardinale - Colui che lo ha fatto naturalmente ha cercato lo scandalo. Però io penso che chi ha scritto quei documenti resi poi pubblici avesse la volontà di dire: io sostengo questo, è la mia opinione, dopodichè tutto è rimesso alla decisione del Santo Padre. Sostengono che nella Chiesa non c’è democrazia nè confronto, e quando invece emerge una discussione normale, come c’è in qualunque istituzione, diventa uno scontro o chissà cosa". Per Filoni, "la Curia romana è e deve essere al servizio delle Chiese locali, non di se stessa. Contrapporle significa riproporre schematismi tra la Curia e gli altrì che non hanno senso, sono due reatà che vanno coniugate".

Vatican Insider

Il "Papa rosso" e Vatileaks: si è voluto creare scandalo ma la Curia non è un mistero