martedì 6 gennaio 2009

Il card. Scola sulla guerra nella striscia di Gaza: i governi ascoltino il Papa

''I governi e i potenti del mondo ascoltino l'invito del Papa''. Lo ha detto, a proposito della situazione a Gaza, il card. Angelo Scola (nella foto con Benedetto XVI), Patriarca di Venezia, durante la Messa dell'Epifania in basilica di San Marco. ''In questo momento - ha sottolineato - vogliamo pregare incessantemente con i Patriarchi ed i Capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme che oggi, in tutte le Chiese della Terrasanta, invitano i fedeli a pregare per la fine del conflitto nella striscia di Gaza e implorare giustizia e pace per la loro terra, ricordando le vittime, i feriti, quanti hanno il cuore spezzato, chi vive nell'angoscia e nel timore, perche' Dio li benedica con la consolazione, la pazienza e la pace che vengono da Lui. In proposito ascoltiamo, ancora una volta, l'invito del Papa. Lo ascoltino soprattutto i governi ed i potenti di questo mondo'', ha detto il patriarca, ricordando le parole di Benedetto XVI all'Angelus di domenica 4 gennaio: ''La guerra e l'odio non sono la soluzione dei problemi. Lo conferma anche la storia piu' recente. Preghiamo, dunque, affinche' ''il Bambino nella mangiatoia...ispiri le autorita' e i responsabili di entrambi i fronti, israeliani e palestinese, a un'azione immediata per porre fine all'attuale tragica situazione''.

Il Vaticano esprime turbamento per la preghiera islamica nei sagrati delle chiese dopo le manifestazioni di odio contro Israele

«Guardi, a me la preghiera di per sé non disturba, si figuri. Se un musulmano venisse a San Pietro a pregare che dovrei dire? La gente che prega fa sempre bene. Però...». Il card. Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace e del Consiglio per i migranti, si concede una pausa. È in quel «però» che c'è tutto il disagio della Chiesa per le immagini dei musulmani in preghiera in piazza del Duomo, a Milano, o davanti a San Petronio a Bologna, il tutto dopo le manifestazioni antiisraeliane e antisemite con striscioni che equiparavano la Stella di David alla svastica nazista.
In Vaticano non si desidera certo inasprire i toni, i tempi sono già abbastanza difficili. Però...«Ciò che mi ha infastidito e turbato sono proprio quelle bandiere di Israele bruciate, quei cartelli, la preghiera dopo una simile manifestazione di odio», riflette il cardinale. Ecco il punto: «L'essenziale è lo spirito con cui si prega. E la preghiera esclude l'odio». Parole significative, dette da un cardinale che all'inizio dell'anno, in un'intervista a L'Osservatore Romano, osservava tra l'altro che «nella Striscia di Gaza da decenni la dignità dell'uomo viene calpestata; l'odio e il fondamentalismo omicida trovano alimento». A Bologna è stata durissima la reazione del vescovo Ernesto Vecchi, vicario generale della diocesi: «Non è una preghiera e basta. È una sfida, più che alla basilica al nostro sistema democratico e culturale - ha detto a Il Resto del Carlino -. Abbiamo avuto la conferma che c'è un progetto pilotato da lontano. Cosa prevede? L'islamizzazione dell'Europa. Se ne accorse il card. Oddi, tra i primi. E aveva buone fonti». Ma l'atteggiamento più diffuso segue piuttosto lo spirito di monsignor Luigi Manganini, arciprete del Duomo di Milano, che ha evitato polemiche osservando tuttavia come ci sia stata «quantomeno una mancanza di sensibilità» negli islamici in preghiera davanti alla cattedrale, «da cristiano non avrei mai partecipato ad una manifestazione che si concludesse con una preghiera di fronte a una moschea».
Lo dice anche Giovanni Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano: «Condivido le preoccupazioni dell'arciprete del Duomo. Bisogna stare molto attenti a non piegare le religioni ad un uso violento e a respingere strumentalizzazioni di ogni tipo». Il quotidiano della Santa Sede ha dato notizia dei fatti di Milano in una cronaca precisa e senza commenti. Calma. «La guerra e l'odio non risolvono i problemi», apre a tutta pagina il quotidiano della Santa Sede con le parole del Papa all'Angelus. «La situazione è tragica. Come disse Pio XII alla vigilia della Seconda guerra mondiale: "Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra"», riflette ancora Vian. E in questo le religioni possono avere un ruolo importante. «Bisogna stare attenti, fare appello alle parti più ragionevoli per evitare ogni deriva violenta. Benedetto XVI lo ha ripetuto fin dall'inizio del suo pontificato: come quando a Colonia, nel 2005, si rivolse ai rappresentanti musulmani invitando a contrastare insieme "ogni forma di intolleranza" e "ad opporci a ogni manifestazione di violenza"». Certo che la preghiera musulmana in piazza Duomo mette a disagio anche don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana: «La preghiera per invocare Dio e la pace in quella terra martoriata è sempre positiva. Ma l'importante è l'intenzione. Perché quei gesti di frange estremiste, i roghi e i simboli nazisti associati a Israele, non hanno nulla a che fare con la preghiera. Gli imam lo tengano presente: scegliere di riunirsi in un luogo così plateale legittima il sospetto di strumentalizzazione».
Così anche alla Cei si misurano le parole, nel commento affidato a Don Gino Battaglia, direttore dell'ufficio per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso. «La preghiera è cercare Dio: è sempre metter nelle sue mani le nostre attese, speranze, o desideri. Ovvero espressione di gratitudine e di lode. Ha dunque una sua logica che non può mai essere contro qualcuno, a meno di non tradire la sua stessa essenza». Mentre il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, da Genova liquida così le polemiche sul presepe con la moschea: «È stata una polemica inutile, della quale non c'era proprio bisogno. Vuota e priva di senso». Certo c'è un brutto clima. Ad Empoli un presepe è stato fatto esplodere con una bomba carta, non si sa da chi. E l'arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori non l'ha mandata a dire: «Non possiamo non vedere la connessione tra questo gesto criminale e un contesto di aggressione ideologica alla fede e ai suoi segni pubblici».

Solennità dell'Epifania del Signore, Giornata dell'infanzia missionaria. Le parole di Benedetto XVI

CAPPELLA PAPALE NELLA SOLENNITÀ DELLA EPIFANIA DEL SIGNORE - Omelia del Santo Padre Benedetto XVI