domenica 8 gennaio 2012

Il Papa: l'Anno giubilare di Cuba per rinnovare dinamismo evangelizzatore che consenta di far fronte alle vicissitudini quotidiane con forza e amore

Ieri, nel corso della Messa concelebrata da tutti i vescovi di Cuba nel Santuario della Madonna della Caridad del Cobre, in occasione dell'apertura del'Anno giubilare mariano a 400 anni dalla scoperta di una piccola statua della Vergine (foto) raccolta in mare da alcuni pescatori, è stato letto, informa la stampa latinoamericana, un messaggio del Papa in cui invita con forza i cubani ad un "rinnovato dinamismo evangelizzatore". Nel messaggio letto dal presidente della Conferenza Episcopale cubana, l'arcivescovo di Santiago di Cuba mons. Dionisio García, e diffuso in tutta l'isola durante una trasmissione speciale della TV nazionale, Benedetto XVI esorta i cattolici e tutti i cittadini a fare di questo "tempo di grazia un lievito capace di rinnovare il dinamismo evangelizzatore" affinché "consenta a tutti di far fronte alle vicissitudini quotidiane con forza e amore". Il Papa inoltre ricorda il suo "desiderio e la sua speranza" di "poter visitare prossimamente queste nobili terre". La Provincia di Santiago di Cuba e il suo capoluogo omonino nelle cui vicinanze, in località de El Cobre, si trova il Santuario della Madonna della Caridad del Cobre sarà un epicentro del viaggio del Papa a Cuba, dal 26 al 28 marzo. Benedetto XVI, oltre a raccogliersi martedì 27 in privato in preghiera nel Santuario, pernotterà una notte nel Seminario San Basilio Magno distante 300 metri dal tempio mariano. Il giorno prima, lunedì 26, il Papa celebrerà la Messa sulla Piazza Maceo di Santiago di Cuba proprio per solennizzare la ricorrenza e l'intero Anno giubilare.

Luis Badilla, Il Sismografo

Riparte a Roma il ciclo di letture teologiche sul Magistero di Benedetto XVI: al centro quest'anno le omelie delle Veglie Pasquali dal 2007 al 2009

Anche nel 2012 riparte il ciclo di letture teologiche dedicato al Magistero di Benedetto XVI. In primo piano, quest’anno, nella consueta cornice dell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense a Roma, le omelie delle Veglia Pasquali del Papa. Questo il programma riportato dall'agenzia SIR: si parte giovedì 19 gennaio con “L’uomo nuovo: mito o realtà?”, sul tema dell’omelia della Veglia Pasquale 2007. All’incontro interverranno il rettore dell’Università Lateranense, mons. Enrico Dal Covolo, Alberto Siracusano, docente nell’ateneo di Tor Vergata, e Lorenza Lei, direttore generale della Rai. Il 26 gennaio, invece, sarà la volta dell’omelia della Veglia del 2008, “L’identità dell’uomo nel tempo e oltre il tempo” con Livio Melina, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, Laura Palazzani, docente di Filosofia del diritto alla Lumsa, e Angelo Luigi Vescovi, direttore scientifico dell’ospedale Casa sollievo della sofferenza. L’ultimo incontro, il 2 febbraio, sulla Veglia del 2009, “La stabilità dell’uomo nel mondo globalizzato” con l’arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, il giurista Gian Piero Milano e il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini.

Radio Vaticana

Il Papa: il Battesimo è una nuova nascita che precede il nostro fare, solo Cristo può farci cristiani e dare il potere di diventare figli di Dio

Conclusa la Santa Messa con l’amministrazione del Battesimo ad un gruppo di bambini nella Cappella Sistina, il Santo Padre a mezzogiorno si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. Benedetto XVI ha offerto “una breve riflessione sull’essere figli di Dio”. Prima, però, è partito dal “nostro essere semplicemente figli: questa è la condizione fondamentale che ci accomuna tutti. Non tutti siamo genitori, ma tutti sicuramente siamo figli. Venire al mondo non è mai una scelta, non ci viene chiesto prima se vogliamo nascere. Ma durante la vita, possiamo maturare un atteggiamento libero nei confronti della vita stessa: possiamo accoglierla come un dono e, in un certo senso, ‘diventare’ ciò che già siamo: diventare figli”. Questo passaggio, per Benedetto XVI, “segna una svolta di maturità nel nostro essere e nel rapporto con i nostri genitori, che si riempie di riconoscenza. È un passaggio che ci rende anche capaci di essere a nostra volta genitori - non biologicamente, ma moralmente”. “Anche nei confronti di Dio - ha aggiunto il Papa - siamo tutti figli. Dio è all’origine dell’esistenza di ogni creatura, ed è Padre in modo singolare di ogni essere umano: ha con lui o con lei una relazione unica, personale. Ognuno di noi è voluto, è amato da Dio”. E anche in questa relazione con Dio, ha rimarcato il Pontefice, “noi possiamo, per così dire, ‘rinascere’, cioè diventare ciò che siamo. Questo accade mediante la fede, mediante un sì profondo e personale a Dio come origine e fondamento della mia esistenza”. Con questo “sì”, ha chiarito il Santo Padre, “io accolgo la vita come dono del Padre che è nei Cieli, un genitore che non vedo ma in cui credo e che sento nel profondo del cuore essere il Padre mio e di tutti i miei fratelli nell’umanità, un Padre immensamente buono e fedele”. La fede in Dio Padre si basa “su Gesù Cristo: la sua persona e la sua storia ci rivelano il Padre, ce lo fanno conoscere, per quanto è possibile in questo mondo. Credere che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, consente di ‘rinascere dall’alto’, cioè da Dio, che è Amore”. Per il Papa "nessuno si fa uomo: siamo nati senza il nostro proprio fare, il passivo di essere nati precede l’attivo del nostro fare. Lo stesso è anche sul livello dell’essere cristiani: nessuno può farsi cristiano solo dalla propria volontà, anche essere cristiano è un dono che precede il nostro fare: dobbiamo essere rinati in una nuova nascita". Questo è “il senso del sacramento del Battesimo: il Battesimo è questa nuova nascita, che precede il nostro fare. Con la nostra fede possiamo andare incontro a Cristo, ma solo Lui stesso può farci cristiani e dare a questa nostra volontà la risposta, la dignità, il potere di diventare figli di Dio, che da noi non abbiamo”. Il Pontefice ha poi osservato che l'odierna festa del Battesimo di Gesù conclude il tempo del Natale. "Rendiamo grazie a Dio per questo grande mistero, che è fonte di rigenerazione per la Chiesa e per il mondo intero. Dio si è fatto figlio dell’uomo, perché l’uomo diventi figlio di Dio. Rinnoviamo perciò la gioia di essere figli: come uomini e come cristiani. Nati dall’amore di un padre e di una madre, e rinati dall’amore di Dio, mediante il Battesimo”, ha concluso Benedetto XVI.

SIR, Agi

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

Il Papa: il vero educatore non è possessivo, vuole che l’educando ascolti la voce della verità parlare al suo cuore e la segua in un cammino personale

“La vostra responsabilità di genitori cristiani vi ha fatto pensare subito al Sacramento che segna l’ingresso nella vita divina, nella comunità della Chiesa. Possiamo dire che questa è stata la vostra prima scelta educativa come testimoni della fede verso i vostri figli: la scelta fondamentale!”: così ha esordito Papa Benedetto XVI, nell'omelia della Messa celebrata nella Cappella Sistina, durante la quale ha battezzato 16 neonati. “Il compito dei genitori, aiutati dal padrino e dalla madrina – ha precisato -, è quello di educare il figlio o la figlia. Educare è molto impegnativo, a volte è arduo per le nostre capacità umane, sempre limitate. Ma educare diventa una meravigliosa missione se la si compie in collaborazione con Dio, che è il primo e vero educatore di ogni uomo”. Nella prima Lettura, tratta dal Libro del profeta Isaia, ha ricordato il Papa, “Dio si rivolge al suo popolo proprio come un educatore”. Dio “vuole darci cose buone da bere e da mangiare, cose che ci fanno bene; mentre a volte noi usiamo male le nostre risorse, le usiamo per cose che non servono, anzi, che sono addirittura nocive. Dio vuole darci soprattutto Se stesso e la sua Parola: sa che allontanandoci da Lui ci troveremmo ben presto in difficoltà, come il figlio prodigo della parabola, e soprattutto perderemmo la nostra dignità umana”. E per questo “ci assicura che Lui è misericordia infinita, che i suoi pensieri e le sue vie non sono come i nostri – per nostra fortuna! – e che possiamo sempre ritornare a Lui, alla casa del Padre”. Richiamando, poi, il ritornello del Salmo, “Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza”, il Pontefice ha evidenziato che “come persone adulte, ci siamo impegnati ad attingere alle fonti buone, per il bene nostro e di coloro che sono affidati alla nostra responsabilità”. “Le sorgenti della salvezza” sono “la Parola di Dio e i sacramenti. Gli adulti sono i primi a doversi alimentare a queste fonti, per poter guidare i più giovani nella loro crescita. I genitori devono dare tanto, ma per poter dare hanno bisogno a loro volta di ricevere, altrimenti si svuotano, si prosciugano. I genitori non sono la fonte, come anche noi sacerdoti non siamo la fonte: siamo piuttosto come dei canali, attraverso cui deve passare la linfa vitale dell’amore di Dio”. Dunque, “se ci stacchiamo dalla sorgente, noi stessi per primi ne risentiamo negativamente e non siamo più in grado di educare altri”. In realtà, “la prima e principale educazione avviene attraverso la testimonianza”. Il Vangelo di oggi “ci parla di Giovanni il Battista. Giovanni è stato un grande educatore dei suoi discepoli, perché li ha condotti all’incontro con Gesù, al quale ha reso testimonianza. Non ha esaltato se stesso, non ha voluto tenere i discepoli legati a sé”. “Il vero educatore – ha sostenuto Benedetto XVI - non lega le persone a sé, non è possessivo. Vuole che il figlio, o il discepolo, impari a conoscere la verità, e stabilisca con essa un rapporto personale. L’educatore compie il suo dovere fino in fondo, non fa mancare la sua presenza attenta e fedele; ma il suo obiettivo è che l’educando ascolti la voce della verità parlare al suo cuore e la segua in un cammino personale”. Prendendo spunto dalla seconda Lettura, il Papa ha ricordato che lo Spirito di Dio “rende testimonianza a Gesù, attestando che è il Cristo, il Figlio di Dio”: “Questo – ha affermato - ci è di grande conforto nell’impegno di educare alla fede, perché sappiamo che non siamo soli e che la nostra testimonianza è sostenuta dallo Spirito Santo”. È molto importante per voi genitori, e anche per i padrini e le madrine, credere fortemente nella presenza e nell’azione dello Spirito Santo, invocarlo e accoglierlo in voi, mediante la preghiera e i sacramenti – ha dichiarato il Pontefice -. È Lui, infatti, che illumina la mente, riscalda il cuore dell’educatore perché sappia trasmettere la conoscenza e l’amore di Gesù”. La preghiera è “la prima condizione per educare, perché pregando ci mettiamo nella disposizione di lasciare a Dio l’iniziativa, di affidare i figli a Lui, che li conosce prima e meglio di noi, e sa perfettamente qual è il loro vero bene. E, al tempo stesso, quando preghiamo ci mettiamo in ascolto delle ispirazioni di Dio per fare bene la nostra parte, che comunque ci spetta e dobbiamo realizzare”. I sacramenti, specialmente l’Eucaristia e la penitenza, “ci permettono di compiere l’azione educativa in unione con Cristo, in comunione con Lui e continuamente rinnovati dal suo perdono. La preghiera e i sacramenti ci ottengono quella luce di verità grazie alla quale possiamo essere al tempo stesso teneri e forti, usare dolcezza e fermezza, tacere e parlare al momento giusto, rimproverare e correggere nella giusta maniera”. "Invochiamo - ha concluso Benedetto XVI - dunque tutti insieme lo Spirito Santo, perché scenda in abbondanza su questi bambini, li consacri ad immagine di Gesù, e li accompagni sempre nel cammino della loro vita. Li affidiamo alla guida materna di Maria Santissima, perché crescano in età, sapienza e grazia e diventino veri cristiani, testimoni fedeli e gioiosi dell’amore di Dio”.

SIR

SANTA MESSA NELLA CAPPELLA SISTINA CON IL RITO DEL BATTESIMO DEI BAMBINI - il testo integrale dell'omelia del Papa

Benedetto XVI presiede nella Cappella Sistina la Santa Messa e amministra il Battesimo a 16 bambini. Per la prima volta un nuovo fonte battesimale

Nella mattina di oggi, Festa del Battesimo del Signore, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto nella Cappella Sistina la Santa Messa nel corso della quale ha amministrato il Sacramento del Battesimo a 16 neonati, figli di dipendenti vaticani. Il rito d’accoglienza è sempre carico dell’emozione di genitori e padrini, quando il Papa fa il segno di croce sulla fronte di un bambino che sta per essere battezzato. Per la prima volta questa mattina Benedetto XVI ha usato un nuovo fonte battesimale realizzato su richiesta del Maestro delle Celebrazioni liturgiche papali, mons. Guido Marini. Il nuovo fonte sostituisce quello realizzato nel 1996 per il cinquantesimo di sacerdozio di Giovanni Paolo II dallo scultore bergamasco Mario Toffetti, usato fino alla Pasqua 2011 anche da Papa Ratzinger. Il nuovo fonte è stato ideato dal sacerdote torinese don Salvatore Vitiello, docente alla Cattolica e alla Lateranense, nonché Coordinatore del "Master in Architettura, Arti Sacre e Liturgia" del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, Università Europea di Roma. Ed è stato realizzato dall’architetto e designer Alberto Cicerone. Il nuovo fonte si presenta come un albero di ulivo, alla cui base c’è una pietra prelevata dal fiume Giordano, e nella cui sommità c’è una sfera dorata e lucida raffigurante il sole, la quale, aprendosi, diventa una conchiglia contenente l’acqua per il battesimo.

Korazym.org, Sacri Palazzi

Il fonte battesimale che si legge con l' Apocalisse di San Giovanni

La Chiesa e il Concistoro. Si torni a guardare ai Paesi dove vivono vescovi in prima linea, che rischiano la loro vita a motivo della fede

Dopo l’annuncio del Concistoro, il peso degli elettori curiali in caso di conclave è diventato ancora più preponderante rispetto al 2010. Cresce l’influenza degli italiani (i porporati votanti originari del nostro Paese sono saliti a 30), degli europei e in generale dei cardinali del nord del mondo. Colpisce l’assenza in una lista di 22 nomi (18 votanti più quattro ultraottantenni), di almeno un africano. Così come colpisce l’assenza di nomi di vescovi residenziali dell’America Latina, continente dove si trova oltre la metà dei cattolici del mondo. Nella Curia romana hanno ottenuto la porpora tutti coloro che l’aspettavano perché ricoprono incarichi cardinalizi, più due presidenti di Pontifici Consigli. Ai ministri e i collaboratori del Papa non si è chiesto di attendere né si sono applicate regole non scritte, com’è invece avvenuto per le sedi cardinalizie del mondo, dove si sono lasciati senza berretta gli arcivescovi che avevano i predecessori emeriti ma con meno di ottant’anni. La Chiesa non è paragonabile all’Onu e che non si distribuiscono le porpore col bilancino geopolitico o ragioneristico. La massiccia presenza di cattolici in un Paese o in un continente non dà ovviamente diritto a rivendicare le berrette rosse e men che meno i posti in conclave. L’importante, viene ripetuto da chi risponde all’obiezione, è scegliere principi della Chiesa che siano personalità di valore e possibilmente santi. C’è da domandarsi però per quale motivo santità ed esemplarità di vita si concentrino in dosi così alte nei palazzi d’Oltretevere mentre siano invece meno facili da rintracciare tra i vescovi che guidano le diocesi del mondo. In ogni caso, anche i numeri della prossima infornata cardinalizia vanno relativizzati: i numeri che ora caratterizzano in modo marcatamente eurocentrico e curiale gli equilibri e la distribuzione dei porporati votanti potrebbero cambiare presto. E’ un dato di fatto che nei prossimi due anni, se si esclude la nomina cruciale del nuovo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, non sono previsti avvicendamenti nella Curia romana. Certo, resta il nodo del Segretario di Stato, che quest’anno compie 78 anni, l’età in cui il predecessore Angelo Sodano andò in pensione, ma non è un mistero che il card. Bertone ritenga di poter rimanere al suo posto, se il Papa lo vuole, ancora a lungo. Il fatto che ora la Curia romana sia strabordante di berrette rosse, dovrebbe far sì che al prossimo Concistoro si torni a guardare ai Paesi dove vivono vescovi in prima linea, che rischiano la loro vita a motivo della fede o che sono a capi di grandi e importanti Chiese nel nord e soprattutto nel sud del mondo. Quelle Chiese che hanno bisogno di essere sostenute e incoraggiate, com’è oggi quella della Nigeria.

Andrea Tornielli, Sacri Palazzi

Anno della fede. Anno del Catechismo, strumento giusto per la corretta comprensione del Concilio. Anche Paolo VI ci aveva provato nel 1967

Dal giorno dell’Epifania, l’Anno della fede indetto da Benedetto XVI ha il suo libretto di istruzioni. L’ha compilato la Congregazione per la Dottrina della Fede. E l’ha messo in rete il 7 gennaio in sette lingue. L’ouverture l’aveva già scritta il Papa in persona nella Lettera Apostolica “Porta fidei” dell’11 ottobre 2011. L’Anno della fede inizierà l’11 ottobre 2012, cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II (11 ottobre 1962) e ventesimo anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica (11 ottobre 1992). Le due ricorrenze sono volutamente legate assieme. il Catechismo è presentato come lo strumento giusto per una “corretta comprensione” del Concilio: non rottura ma “rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto Chiesa”. Nelle sue istruzioni, la Congregazione per la Dottrina della Fede sollecita vescovi, clero, seminaristi e catechisti a studiare e ad insegnare il Catechismo con rinnovata diligenza. Le Chiese nazionali sono esortate a controllare che i rispettivi catechismi locali siano “pienamente conformi” con quello valido per tutta la Chiesa, e se necessario ad elaborarne di nuovi. L’Anno della fede si concluderà il 24 novembre 2013, festa di Cristo Re. Quel giorno, annuncia il libretto delle istruzioni, “avrà luogo un’Eucaristia celebrata dal Santo Padre, in cui rinnovare solennemente la professione della fede”. Questo annuncio fa riandare con la mente al “Credo del popolo di Dio” pronunciato solennemente da Paolo VI (nella foto con l'allora card. Ratzinger) il 30 giugno 1968, a conclusione di un altro Anno della fede, indetto da lui. A scrivere la traccia del testo fu Jacques Maritain. Ma va notato che a indurre Paolo VI a proclamare un Anno della fede fu anche allora la sensazione che la Chiesa fosse in grave pericolo sul terreno della catechesi. Paolo VI era sotto choc per la pubblicazione avvenuta nel 1966 in Olanda, con la benedizione dei vescovi di quel Paese, di un nuovo Catechismo “mirato a sostituire all’interno della Chiesa un’ortodossia a un’altra, un’ortodossia moderna all’ortodossia tradizionale”, così la commissione cardinalizia creata da Papa Montini per esaminare quel Catechismo. L’Anno della fede indetto da Paolo VI non fu un successo. A distanza di decenni, Benedetto XVI ci riprova.

Sandro Magister, Settimo Cielo

Il Credo di Paolo VI. Chi lo scrisse e perché