venerdì 11 gennaio 2013

Domenico Giani al Papa: con l'intera famiglia del Vaticano sentiamo di servire, ognuno per la propria competenza, come piccoli cirenei, Lei che porta sulle spalle il peso dell'umanità per il gravoso servizio che il Signore le ha affidato quale Supremo Pastore della Chiesa

Il comandante dei gendarmi Domenico Giani, all'inizio dell'udienza concessa alla Gendarmeria vaticana, ha rivolto al Papa "un grazie quanto mai sentito, perché nasce dalla consapevolezza del significato profondo del Suo gesto nei confronti di quelli che, talvolta, vengono definiti come 'Angeli custodi del Papa'. In realtà - ha aggiunto - è l'arcangelo Michele ad assistere noi e ad ispirare il nostro quotidiano servizio, nel richiamo alla dimensione di fede che costituisce la base e la linfa vitale della nostra opera". "Averci voluti oggi, tutti insieme, qui con Lei, è un segno che - se me lo consente Santità - ci inorgoglisce; noi, che ogni giorno siamo a contatto con il Suo supremo Ministero, nel nascondimento per la maggioranza di noi, ma nella gioia di poterlo servire", ha detto Giani. "Con l'intera famiglia del Vaticano, sentiamo di servire - ognuno per la propria competenza - come piccoli cirenei, Lei, Santo Padre, che porta sulle spalle il peso dell'umanità per il gravoso servizio che il Signore Le ha affidato quale Supremo Pastore della Chiesa", ha detto il comandante dei gendarmi. Giani ha ricordato che nel corso dell'anno passato "oltre 2 milioni e mezzo di fedeli" hanno visitato il Vaticano e "su tutti abbiamo vigilato". "E sebbene non siano mancate difficoltà, tutto è sempre stato accettato e vissuto nella fedeltà alla nostra missione a servizio del Successore dell'Apostolo Pietro", ha aggiunto Giani. "Siamo consapevoli della necessità di affinare sempre di più la nostra professionalità, fatta di competenza e di generosa dedizione, in collaborazione con la Guardia Svizzera Pontificia, con l'Ispettorato di Pubblica Sicurezza 'Vaticano' e con le altre Forze di sicurezza italiane. Siamo pronti ad affrontare il nostro compito con serenità, certi del grado di preparazione raggiunto, determinati nel seguire la strada della collaborazione sul piano internazionale con le altre Forze di sicurezza, orgogliosi della fiducia dei Superiori, forti della protezione di San Michele, e soprattutto felici di sapere che il Papa ci segue con paterna benevolenza, apprezza i nostri sforzi pur se limitati dalla fragilità umana e ci manifesta, anche con questo incontro, il Suo affetto".

TMNews

Indirizzo di saluto al Papa del dott. Domenico Giani, direttore della Direzione dei Servizi di sicurezza e Protezione civile dello Stato della Città del Vaticano

Il Papa: stima, vivo incoraggiamento e profonda riconoscenza alla Gendarmeria vaticana. In ogni pellegrino o visitatore, sappiate vedere il volto di un fratello che Dio pone sulla vostra strada; pertanto accoglietelo con gentilezza e aiutatelo, sentendolo parte della grande famiglia umana

Questa sera, nella Sala Clementina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano. Il Papa ha desiderato concedere questa udienza per manifestare al Corpo il suo incoraggiamento e la sua gratitudine dopo un periodo in cui ha dovuto rispondere a sfide particolarmente impegnative. "Sono molto lieto di accogliervi oggi nel Palazzo Apostolico e di dedicare questo momento a tutti voi, che quotidianamente siete al servizio del Successore di Pietro, offrendo con encomiabile disponibilità la vostra preziosa opera diurna e notturna nello Stato della Città del Vaticano", ha esordito nel suo discorso il Pontefice. Il Papa non ha mancato di rivolgere una "parola di apprezzamento" anche a padre Gioele Schiavella e a don Sergio Pellini "per il loro ministero in favore della crescita spirituale dell'intero Corpo della Gendarmeria". "Un saluto quanto mai affettuoso ad ognuno di voi, cari gendarmi!", ha quindi detto Benedetto XVI ai gendarmi. "Questa circostanza mi offre l'opportunità di esprimervi con intensità di sentimenti la mia stima, il mio vivo incoraggiamento e soprattutto la mia profonda riconoscenza per il generoso lavoro che svolgete con discrezione, competenza ed efficienza e non senza sacrificio. Quasi ogni giorno ho l'opportunità di incontrare qualcuno di voi nei vari posti di servizio e di constatare di persona la vostra professionalità nel collaborare a garantire la sorveglianza al Papa, come anche il necessario ordine e la sicurezza di quanti risiedono nello Stato o di coloro che prendono parte alle celebrazioni e agli incontri che si svolgono in Vaticano". Benedetto XVI non ha mancato di sottolineare che "il Corpo della Gendarmeria è chiamato a svolgere, fra i diversi compiti, quello di accogliere con cortesia e con gentilezza i pellegrini e i visitatori del Vaticano, che giungono da Roma dall'Italia e da ogni parte del mondo. Quest'opera di vigilanza e di controllo, che voi svolgete con diligenza e sollecitudine, è certamente considerevole e delicata: essa richiede a volte non poca pazienza, perseveranza e disponibilità all'ascolto". “In ogni pellegrino o visitatore, sappiate vedere il volto di un fratello che Dio pone sulla vostra strada; pertanto accoglietelo con gentilezza e aiutatelo, sentendolo parte della grande famiglia umana”. Il Papa ha aggiunto: "La vostra attività sarà tanto più efficace per la Santa Sede e arricchente per voi, quanto più si potrà svolgere in un contesto di serenità e di armonia. A tale proposito, è necessario che i Gendarmi che garantiscono da lungo tempo il loro servizio in seno al Corpo e i responsabili del Comando, favoriscano sempre più rapporti di fiducia in grado di sostenere e di incoraggiare tutti i membri della Gendarmeria Vaticana, anche nei momenti difficili". L’auspicio di Benedetto XVI è che la loro peculiare presenza nel cuore della cristianità, dove giungono folle di fedeli per incontrare il Successore di Pietro e per visitare le tombe degli Apostoli, susciti sempre più in ciascuno di loro “il proposito di intensificare la dimensione spirituale della vita, come pure l’impegno ad approfondire la vostra fede cristiana”, testimoniandola in ogni ambiente con una coerente condotta di vita. A tale scopo è di aiuto l’Anno della fede: “Esso costituisce un’occasione privilegiata per riscoprire quanta gioia c’è nel credere e nel comunicare agli altri che l’incontro salvifico e liberante con Dio realizza le aspirazioni più profonde dell’uomo, i suoi aneliti di pace, di fraternità, di amore”. Come Maria, “custodiamo nel cuore le grandi cose che Dio compie ogni giorno nella storia” - è l’invito del Papa - per poter “riconoscere, nella trama della vita quotidiana, l’intervento costante della divina Provvidenza, che tutto guida con saggezza e amore”. Benedetto XVI prega perché il Signore “vi aiuti – dice al Corpo della Gendarmeria e ai Vigili del Fuoco – a svolgere la vostra professione, fedeli sempre a quegli ideali che essa richiede. Più sono saldi i principi morali che vi ispirano – conclude – più autorevoli saranno i vostri interventi”.

TMNews, Radio Vaticana

UDIENZA AL CORPO DELLA GENDARMERIA DELLO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO - il testo integrale del discorso del Papa

Il presidente uscente della provincia di Roma al Papa: filiale vicinanza e soprattutto mio personale impegno per fare in modo che in politica torni la centralità della persona umana e i suoi inalienabili diritti

Nicola Zingaretti, candidato centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio, scrive al Papa in occasione dell'udienza con gli enti locali. "Formulo a Lei, con viva deferenza, ogni più sincero augurio per il nuovo anno appena iniziato. Come Ella sa, ho scelto di lasciare il governo della provincia di Roma per confrontarmi con la grande sfida delle elezioni regionali del Lazio. Proprio per questo motivo non potrò, come ogni anno, porgere il mio ossequio e il mio devoto saluto al Santo Padre, Benedetto XVI. Mi permetto di scriverLe - spiega Zingaretti - per potere testimoniare al Pontefice la mia filiale vicinanza e soprattutto il mio personale impegno per fare in modo che in politica torni la centralità della persona umana e i suoi inalienabili diritti". "Vogliamo immaginare, Eminenza, una regione, la nostra comunità, costruita per la famiglia, per gli anziani, per chi si trova ai margini. Voglio immaginare e lavorare per un nuovo modello di 'res politica' - aggiunge - che possa restituire fiducia ai cittadini e costruire un nuovo modello di comunità più solidale ed equo. In questi anni alla presidenza della provincia di Roma - spiega ancora Zingaretti - mi sono reso conto che la prima emergenza da affrontare è quella della famiglia, che è sempre più in difficoltà perché stritolata dalla crisi e da una preoccupante perdita di valori". "A questo occorre aggiungere anche la mia personale preoccupazione per lo stato del welfare e in particolare per il momento assai complesso che sta vivendo, nella nostra regione, un settore delicato come quello della sanità. Sappiamo bene - conclude - che alcune eccellenze del nostro territorio, nate in ambito cattolico, sono in grande crisi, ma questo patrimonio non può andare perduto, anzi ha bisogno della risposta unitaria di tutti quegli agenti istituzionali e non che hanno a cuore il bene della nostra comunità".

TMNews

99° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Il Magistero del Papa: nella sua azione di accoglienza e di dialogo la comunità cristiana ha, come punto di riferimento costante, la persona di Cristo nostro Signore e il comandamento nuovo dell'amore

Domenica si celebra la 99° Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato: alcune settimane fa è stato pubblicato il Messaggio che Benedetto XVI ha dedicato a questo appuntamento. “Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza” recita il titolo del Messaggio: un augurio che il Papa rivolge a tutti coloro che cambiano Paese in cerca di migliori condizioni, ma anche alle nazioni di approdo perché aprano le porte in segno di solidarietà. Come si accoglie un immigrato? Con il massimo dell’indifferenza, o il minimo di considerazione: per la sua persona, la sua famiglia, per i fantasmi che si porta dentro. Sono molto diffusi questi due sentimenti. Ha visto la morte in faccia rimbalzando di notte su uno scafo a pelo d’acqua? È arrivato in un container rovente a 50 gradi, con i figli morti accanto? Questo ha importanza per chi, forze dell’ordine, medici, infermieri, volontari, prova a restituire un brandello di dignità a chi ha negli occhi i riflessi dell’inferno che ha appena vissuto. Ma un senso di inerzia e di generale fastidio, che talvolta si spinge fino a ciechi rigurgiti di odio, distingue la reazione di tanta gente, che con più o meno volontà fa il deserto intorno a sventurati che forse lo hanno appena attraversato. Per voi però, ha detto mille volte Benedetto XVI ai cristiani, non sia così: “Nella sua azione di accoglienza e di dialogo con i migranti e gli itineranti, la comunità cristiana ha, come punto di riferimento costante, la persona di Cristo nostro Signore. Egli ha lasciato ai suoi discepoli una regola d’oro secondo cui impostare la propria vita: il comandamento nuovo dell’amore” (Alla plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, 15 maggio 2008).
Perché allora nel bagaglio di coloro che emigrano da situazioni difficili non vi sia solo un calvario assicurato dal viaggio e un futuro indecifrabile ma “fede e speranza”, come auspica il Papa nel Messaggio per la Giornata dei Migranti, bisogna compiere un netto salto di civiltà. E il cristianesimo aiuta a cambiare visione: “Le migrazioni invitano a mettere in luce l’unità della famiglia umana, il valore dell’accoglienza, dell’ospitalità e dell’amore per il prossimo. Ciò va però tradotto in gesti quotidiani di condivisione, di compartecipazione e di sollecitudine verso gli altri, specialmente verso i bisognosi...Ecco perché la Chiesa invita i fedeli ad aprire il cuore ai migranti e alle loro famiglie, sapendo che essi non sono solo un ‘problema’, ma costituiscono una ‘risorsa’” (Al VI Congresso Mondiale per la Pastorale dei Migranti e dei Rifugiati, 9 novembre 2009).
Risorsa perché per la Chiesa, e Benedetto XVI lo ribadisce anche nel Messaggio di quest’anno, “migranti e rifugiati possono contribuire al benessere dei Paesi di arrivo con le loro competenze”. E se il diritto a emigrare è uno di quei pilastri fondamentali della libertà individuale, lo è anche – scrive il Papa nel Messaggio – quello dello Stato “di regolare i flussi migratori”.
“L’emergenza in cui si è trasformata nei nostri tempi...ci interpella e, mentre sollecita la nostra solidarietà, impone, nello stesso tempo, efficaci risposte politiche...Senso di responsabilità devono mostrare anche i Paesi di origine, non solo perché si tratta di loro concittadini, ma anche per rimuovere le cause di migrazione irregolare, come pure per stroncare, alle radici, tutte le forme di criminalità ad essa collegate” (Angelus, 31 agosto 2008).

Radio Vaticana

Il card. Antonio Maria Vegliò parla della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: integrazione e rispetto per vincere la paura dell’altro

Anno della fede. Vescovi della Corea del Sud: la Chiesa deve tornare a evangelizzare se stessa, in modo da poter poi evangelizzare di nuovo il mondo. Ecco perché ogni fedele deve confermare la propria fede e il proprio impegno a testimoniare il Vangelo

La Chiesa "deve tornare a evangelizzare se stessa, in modo da poter poi evangelizzare di nuovo il mondo. Ecco perché ogni fedele deve confermare la propria fede e il proprio impegno a testimoniare il Vangelo". È il senso della Lettera pastorali inviate da tutti i vescovi della Corea del Sud alle proprie diocesi: il testo verrà letto nelle parrocchie il prossimo 13 gennaio, la domenica in cui si celebra il Battesimo di Gesù. I presuli ricordano ai fedeli che è in corso l'Anno della fede, e che per questo "vanno rinnovate in maniera attiva le promesse compiute durante il battesimo e confermate dalla cresima. Dobbiamo ritrovare l'ardore, il metodo e l'espressione per rilanciare l'evangelizzazione del Paese. Non bisogna dimenticare che quello appena passato è stato l'anno del 50° anniversario dell'apertura del Concilio vaticano II, così come il 20° della pubblicazione del Catechismo della Chiesa". Le piccole comunità cristiane, scrivono ancora i vescovi, "vanno rinvigorite. Serve un'evangelizzazione sociale che sia basata sulla cura pastorale della famiglia e dei giovani, ma che poggi sempre sulla Dottrina sociale della Chiesa. In questo senso, le piccole comunità possono divenire un avamposto per la fede". Il riferimento è a quei piccoli centri rurali meno frequentati "ma anche meno colpiti dai mali del nostro tempo". L'arcivescovo di Seoul, mons. Andrea Yeom Soo-jung, rilancia nella sua lettera cinque "motti" incentrati sull'Anno della fede: "La fede - scrive il presule - parte con la Parola, cresce con la preghiera, si conferma con gli insegnamenti della Chiesa, unifica nella celebrazione della Messa, porta con sé i frutti dell'amore". Il vescovo di Daejeon, mons. Lazzaro You Heung-sik, conclude invece il suo testo con un invito a tutti i fedeli: "Ripartiamo dai giovani. I giovani sono il nuovo punto di vista sulla fede e sulla società e per questo vanno protetti; ma allo stesso tempo devono divenire protagonisti non solo della loro vita, ma anche della cura pastorale".

Joseph Yun Li-sun, AsiaNews

Tra matrimoni omosessuali ed elezioni: può il Papa fidarsi di Andrea Riccardi? Il fondatore della Comunità di Sant'Egidio si agita al centro della scena politica italiana, con l'apparente benedizione di Benedetto XVI. Ma la recita ha i suoi retroscena scomodi

Ogni volta che Benedetto XVI parla contro i matrimoni tra omosessuali, puntualmente viene subissato di critiche. Ma l'ultima volta che l'ha fatto, nell'annuale discorso prenatalizio alla curia, non è stato così. Tutti zitti. A fare da scudo al papa c'era il gran rabbino di Francia Gilles Bernheim, da lui citato a sostegno delle proprie tesi. E tra gli opinionisti avversi nessuno s'è sentito in animo di prendere a bersaglio anche un luminare dell'ebraismo europeo, oltre al capo della Chiesa cattolica. In effetti, il caso francese sta facendo scuola al di là dei suoi confini, nella battaglia pro e contro quelli che la Chiesa definisce "principi non negoziabili" e di cui è un cardine il matrimonio tra uomo e donna. Contro la volontà della presidenza Hollande di dare valore di legge ai matrimoni tra omosessuali hanno reagito vivacemente non solo la Chiesa cattolica, guidata dall'arcivescovo di Parigi, ma anche autorevoli esponenti delle altre religioni e del mondo laico, tra cui la filosofa femminista Sylviane Agacinski, moglie dell'ex premier socialista (e protestante) Lionel Jospin, e, appunto, il gran rabbino Bernheim, con un documento di 25 pagine nel quale rovescia ad uno ad uno gli argomenti a sostegno dei matrimoni omosessuali e delle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso. Nel citare il manifesto di Bernheim, Benedetto XVI l'ha definito "accuratamente documentato e profondamente toccante". E con ciò l'ha estratto dal suo contesto francese e l'ha offerto all'attenzione di tutto il mondo. In Italia, l'invito del Papa è stato accolto prontamente dall'intellettuale non credente Ernesto Galli della Loggia, che sul Corriere della Sera del 30 dicembre non solo ha riproposto con dovizia di citazioni gli argomenti del gran rabbino mostrandone la consonanza con Benedetto XVI, ma ha scritto di condividerli in pieno e di auspicare che finalmente se ne discuta senza più sottostare all'imperante conformismo a favore dei matrimoni gay. Galli della Loggia è un intellettuale laico che dal Vaticano è sempre letto con attenzione. Sua moglie, la storica Lucetta Scaraffia, scrive regolarmente su L'Osservatore Romano ed è legatissima al suo direttore Giovanni Maria Vian. E infatti il giornale della Santa Sede ha dato grande evidenza a questa svolta del quotidiano italiano, come fosse la simbolica caduta di un muro. Galli della Loggia non è il primo né l'unico, tra gli intellettuali laici italiani, ad essersi staccato dal coro delle accuse alla Chiesa "oscurantista". Dopo di lui, il 2 gennaio, sempre sul Corriere della Sera, anche una psicoanalista di fama, Silvia Vegetti Finzi, ha preso posizione contro le adozioni di bambini da parte di coppie dello stesso sesso. Nel dare notizia di quest'ultimo articolo, L'Osservatore Romano ha commentato: "L'articolo è particolarmente interessante perché segna l'ingresso degli psicoanalisti italiani in un dibattito per troppo tempo disertato. Non succede così in Francia, dove in molti, a partire dal celebre psicoanalista Claude Halmos, uno dei massimi esperti riconosciuti di psicologia dell'età infantile, si sono detti contrari al matrimonio omosessuale". Ma va anche rimarcato l'articolo di segno diametralmente opposto, in perfetto "conformismo gay", stando a Galli della Loggia, firmato dal cattolico Alberto Melloni sul Corriere della Sera del 16 dicembre 2012, non solo ostile ma derisorio nei confronti delle critiche di Benedetto XVI ai matrimoni tra omosessuali, ridotte a espediente di tornaconto politico in vista delle elezioni del 2013 in Italia, in Germania e in Austria. E prima di Galli della Loggia c'è stato il pronunciamento dei "marxisti ratzingeriani": il filosofo Pietro Barcellona, il teorico dell'operaismo Mario Tronti, lo scienziato della politica Giuseppe Vacca, il sociologo Paolo Sorbi, tutti organici al Partito democratico e in precedenza al Partito comunista e tutti adesso convertiti alla "visione antropologica" di Papa Joseph Ratzinger, in difesa della vita "dal concepimento alla morte naturale" e del matrimonio tra uomo e donna. L'ultima loro riunione l'hanno tenuta in dicembre nella sede della Civiltà Cattolica, la rivista dei gesuiti di Roma stampata con l'imprimatur della Segreteria di Stato. In Vaticano e nella Conferenza Episcopale temono però che il Pd, al quale i quattro appartengono e che sarà il probabile vincitore delle elezioni politiche del prossimo 24 febbraio, non tenga conto per niente delle posizioni dei quattro e anzi si prepari a sfornare leggi ostili. Anche una possibile futura presidenza di Mario Monti non tranquillizza le gerarchie. Il suo programma tace del tutto sui principi "non negoziabili". Né dà garanzie alla Chiesa l'agitarsi a sostegno di Monti di Andrea Riccardi (nella foto con Benedetto XVI), il fondatore della Comunità di Sant'Egidio, un cattolico che si spaccia per rappresentante esclusivo delle gerarchie ma che in passato è sempre stato inerte e muto tutte le volte che su quei principi c'è stata battaglia. Riccardi, ministro della cooperazione internazionale e attivissimo promotore dell'operazione politica che punta al reincarico dell'attuale capo del governo Mario Monti dopo le prossime elezioni, è indubbio che metta ogni giorno a profitto un'apparente investitura da parte delle massime autorità della Chiesa, a cominciare dal Papa. Ma in realtà le diffidenze nei suoi confronti, se non addirittura le avversioni, sono palpabili ai vari livelli della gerarchia, anche se non espresse pubblicamente. I vertici della conferenza episcopale italiana, da Camillo Ruini ad Angelo Bagnasco, non dimenticano che negli anni passati Riccardi non si è mai speso una sola volta, né con le parole né con i fatti, a sostegno delle battaglie della Chiesa sui principi "non negoziabili", nemmeno in momenti cruciali come i referendum del 2005 sulla procreazione artificiale, o la morte eutanasica inflitta a Eluana Englaro. In secondo luogo, coloro che conoscono da vicino la Comunità di Sant'Egidio sanno che c'è un campo, quello della famiglia, nel quale i suoi standard non sono affatto impeccabili. Ha fatto scalpore, alcuni anni fa, la richiesta di riconoscimento di nullità del proprio matrimonio inoltrata al tribunale diocesano di Roma da un membro da 25 anni della comunità, sposatosi con una donna anch’essa della comunità. Alla richiesta di nullità costui allegò un memoriale. Nel quale mostrava non solo come si fosse sposato “per costrizione”, ma anche come il suo matrimonio forzato fosse parte di una più generale "prassi in uso nella comunità di fidanzarsi con partner indicati dai propri padri e madri spirituali". Il tribunale diocesano di Roma accolse la richiesta e nella sua sentenza definitiva del 13 dicembre 2006 decretò nullo quel matrimonio. Tra i membri della Comunità di Sant'Egidio il matrimonio è stato a lungo svalutato come un ripiego, un "rimedio alla concupiscenza". Ed è stato scoraggiato tra loro anche il procreare, all'insegna del motto: "I nostri figli sono i poveri". Non stupisce che poi siano risultati frequenti le separazioni e i divorzi. A chi era al corrente di ciò ha quindi fatto impressione che al ministro Riccardi, fondatore e leader da sempre della comunità, fosse affidata nell'ultimo governo italiano anche la delega a occuparsi dei problemi della famiglia. Ma ancor più ha lasciato interdetti che sull'altra sponda del Tevere, in Vaticano, la presidenza del pontificio consiglio per la famiglia fosse affidata, nel giugno del 2012, al vescovo Vincenzo Paglia, anche lui esponente di spicco della Comunità di Sant'Egidio e per molti anni suo assistente ecclesiastico: gli stessi anni nei quali l'autore del memoriale sopra citato scriveva che "il prete che ci sposò non ci preparò al sacramento né ci confessò, ed erano anni che non ci confessavamo". Un altro elemento di forte attrito con le gerarchie della Chiesa, in particolare con la diplomazia vaticana, è l'attivismo internazionale della Comunità di Sant'Egidio. L'ultimo caso di dissidio ha avuto come protagonista ancora una volta Riccardi. Lo scorso 26 novembre, proprio mentre in Egitto esplodeva la rivolta contro il regime dittatoriale imposto dal presidente Mohammed Morsi, Riccardi ha tenuto una conferenza al Cairo, nell'università di Al-Azhar, che è stata tutta un inno alla democrazia, a suo dire trionfante in quel paese. “Sono molto contento – ha detto Riccardi – che oggi ci sia un Egitto democratico, forte non solo del prestigio della sua storia millenaria e del suo posto tra le nazioni, ma anche del prestigio della libertà. L’Egitto ha una storia di tolleranza. Ma oggi questi aspetti della vita sociale e della storia sono maturati e realizzati in un regime pienamente democratico con istituzioni parlamentari ed elettive. Questa democrazia è nuova ma, d’altra parte, ha radici antiche. In particolare si nota in Egitto e nel mondo arabo un forte rapporto tra la politica democratica e l’islam”. Riccardi ha eletto a faro di libero pensiero anche l’università nella quale parlava: “Parlo in un luogo alto come l’università di Al-Azhar che, anche in tempi difficili, è stata sempre un faro di religione e di cultura. Anzi qui, ad Al-Azhar, si è sempre creduto che la pratica e lo studio della fede producessero cultura. Al-Azhar, nei secoli, non solo ha conservato la fede, ma ha anche mantenuto viva la cultura con l’umanesimo”. Accanto a lui c’era il grande imam di Al-Azhar, Ahmed Al-Tayyeb, uno che Riccardi conosce bene, per averlo avuto ospite più volte nelle parate multireligiose organizzate ogni anno dalla Comunità di Sant’Egidio. Al-Tayyeb è colui che attaccò furiosamente Benedetto XVI per la sola colpa di aver pregato per le vittime della strage nella chiesa copta di Alessandria d’Egitto, alla fine del 2010. In quell'occasione Al-Tayyeb troncò ogni rapporto tra l'università di Al-Azhar e la Santa Sede. E oggi lo strappo rimane aperto. Lo ha confermato il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso ed ex ministro degli esteri della Santa Sede, in un'intervista a L'Osservatore Romano dello scorso 4 gennaio: "Anche quest'anno il dialogo con Al-Azhar si è interrotto per scelta dei nostri partner musulmani". Ma tra il grande imam e Riccardi, lo scorso 26 novembre, è stato tutto un abbraccio. Meraviglie della decantata "diplomazia parallela" di Sant'Egidio. Va aggiunto che Riccardi, oggi impegnatissimo nella campagna per le elezioni politiche del prossimo 24 febbraio, non ha mai brillato come procacciatore di voti. Alla vigilia del conclave del 2005 fece un incessante lavoro di lobbying tra i cardinali, per contrastare la candidatura di Joseph Ratzinger e spingere quella di Dionigi Tettamanzi, all'epoca arcivescovo di Milano. Ma al primo scrutinio nella Cappella Sistina raccontano che Tettamanzi rimediò solo due voti.

Sandro Magister, www. chiesa

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Udienza di Benedetto XVI al sindaco di Roma Alemanno e alla presidente dimissionaria del Lazio Polverini. Nuova modalità per l'incontro di inizio anno con gli amministratori locali, nessun discorso



Per molti anni, il Papa, nel mese di gennaio, concedeva udienze separate al sindaco di Roma, al presidente della Provincia di Roma e al presidente della Regione Lazio, e quest'importante momento era un'occasione per "fare il punto" sulla situazione sociale, culturale, ecclesiale ed economica di questi territori. Alle udienze prendeva parte, ovviamente, l'intero Consiglio comunale, provinciale e regionale. Da qualche anno, in concreto dal 2000, sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II, queste tre udienze sono state accorpate in un solo incontro con i responsabili politici e amministratori delle tre istituzioni. Oggi, Papa Benedetto XVI ha ricevuto solo il sindaco di Roma, Gianni Alemmano (foto), e la presidente dimissionaria della Regione Lazio, Renata Polverini. Non era presente Luca Zingaretti, ex presidente della Provincia Roma, candidato alla presidenza della Regione Lazio. Alle udienze non hanno parte i rispettivi Consigli comunali, provinciali e regionali perché sono stati invitati dal Papa ai Primi Vespri e Te Deum da lui presieduti il 31 dicembre nella Basilica Vaticana e dunque, è probabile che nel futuro sia avviata questa nuova modalità di incontri tra il Papa e gli amministratori locali romani e laziali.

Il Sismografo