mercoledì 15 giugno 2011

Benedetto XVI aderisce alle elezioni canonicamente fatte della Chiesa greco-melkita in Libano. Nomine in Brasile, Filippine e Ucraina

In Libano, Benedetto XVI ha aderito alla elezione canonicamente fatta dal Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-melkita di mons. Cyrille S. Bustros, dei Missionari di San Paolo, ad arcivescovo metropolita di Beirut e Jbeil dei Greco-Melkiti, vacante in seguito alle dimissioni presentate da mons. Joseph Kallas, ed ha accolto la rinuncia di mons. Bustros al governo pastorale della Eparchia di Newton dei greco-melkiti (USA). Presidente della Commissione per il Messaggio del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente del 2010, è membro del Consiglio Speciale per il Libano e del Consiglio Speciale per il Medio Oriente della Segreteria Generale del Sinodo dei vescovi. Sempre in Libano, il Papa ha aderito alla elezione canonicamente fatta dal Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-melkita di mons. Issam Darwish, dell’Ordine Basiliano Salvatoriano, ad arcivescovo di Zahleh e Furzol dei Greco-Melkiti, vacante in seguito alle dimissioni presentate da mons. André Haddad, ed ha accolto la rinuncia di mons. Darwish al governo pastorale della Eparchia di St. Michael’s of Sydney dei greco-melkiti (Australia), di cui ha nominato vescovo l’archimandrita Robert Rabbat, rettore della Cattedrale dell’Annunciazione a Newton (USA). Il Pontefice ha nominato vescovo dell’Eparchia di Newton dei greco-melkiti mons. Nicolas James Samra, trasferendolo dalla sede titolare vescovile di Gerasa dei greco-melkiti (USA).
Il Papa ha nominato consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato per gli Affari Generali.
In Brasile, Benedetto XVI ha nominato arcivescovo metropolita di Brasília mons. Sérgio da Rocha, finora arcivescovo di Teresina. Sempre nel Paese latinoamericano, il Papa ha nominato vescovo prelato di Coari padre Marek Marian Piatek, della Congregazione dei Redentoristi, parroco della Parrocchia "Ressurreição do Senhor" e professore di Teologia morale nell’arcidiocesi di São Salvador da Bahia. Nelle Filippine, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Tuguegarao, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Diosdado A. Talamayan. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Sergio Lasam Utleg, finora vescovo di Laoag. Sempre nelle Filippine, il Papa ha nominato vescovo di Masbate mons. José B. Bantolo, del clero della diocesi di San Jose de Antique, finora vicario generale. Ancora nelle Filippine, Benedetto XVI ha nominato ausiliare dell'arcidiocesi di Nueva Segovia mons. David William Valencia Antonio, del clero della medesima arcidiocesi, finora vicario generale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Basti.
In Ucraina il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kyiv-Zhyrtomyr dei Latini, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Jan Purwiński. Al suo oposto il Papa ha nominato mons. Petro Herculan Malchuk, finora ausiliare di Odessa-Simferopol, conferendogli la dignità di arcivescovo "ad personam".

Radio Vaticana

RINUNCE E NOMINE

A Castel Gandolfo dal 26 al 28 agosto l'incontro annuale degli ex alunni di Joseph Ratzinger. Il tema sarà la nuova evangelizzazione

Gli ex alunni di Joseph Ratzinger rifletteranno sulla nuova evangelizzazione nel loro prossimo incontro annuale, che si svolgerà dal 26 al 28 agosto a Castel Gandolfo. L'organizzatore di questi eventi annuali, padre Stephen Horn, ha spiegato all'agenzia Zenit che il tema del prossimo incontro del Circolo degli Studenti di Ratzinger sarà la nuova evangelizzazione. Il Papa presiederà la Messa di domenica 28 agosto. La teologa laica Hanna-Barbara Gerl-Falkowitz e il membro austriaco della Comunità dell'Emmanuele Otto Neubauer, anch'egli laico, sono stati invitati a offrire una testimonianza all'incontro di quest'estate. Hanna-Barbara Gerl-Falkowitz, esperta di Romano Guardini e di rapporti tra filosofia e cultura, insegna a Dresda. Al primo circolo del Ratzingerschülerkreis, di Bonn, Monaco, Tubinga e Ratisbona, si è unito alcuni anni fa un nuovo circolo costituito da studenti non guidati dal professor Ratzinger, come uno dei premiati con il Premio Ratzinger, padre Heim, ma che si sono formati con lo studio della Teologia. Il primo incontro di Joseph Ratzinger con i suoi ex alunni è avvenuto nel marzo 1977, quando è stato nominato da Papa Paolo VI arcivescovo di Monaco e Frisinga. Da quel giorno, l'appuntamento si ripete tutti gli anni su un tema specifico. Nel 2005, i suoi ex alunni hanno ricevuto con sorpresa una lettera del nuovo Papa, Benedetto XVI, pochi mesi dopo la sua elezione, per dar loro appuntamento a Castel Gandolfo e mantenere la tradizione. Quell'anno è stata analizzata la questione dell'islam; nel 2006 e nel 2007 si è parlato dell'evoluzione e delle teorie evoluzioniste; nel 2008 il tema è stato il Gesù storico e la sua Passione; nel 2009 la missione e il dialogo con le religioni e le culture; nel 2010 l'interpretazione adeguata del Concilio Vaticano II. Del Circolo degli studenti di Ratzinger fanno parte il card. Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, il vescovo ausiliare di Amburgo, mons. Hans-Jochen Jaschke, e varie decine di professori universitari, parroci, religiosi, religiose e laici.

Zenit

Benedetto XVI: il Signore aiuti i giovani a vivere questo periodo di esami con serenità e a sperimentare l’entusiasmo della fede

“Cari giovani, per molti vostri coetanei sono iniziate le vacanze, mentre per altri questo è tempo di esami. Vi aiuti il Signore a vivere questo periodo con serenità e a sperimentare l’entusiasmo della fede”. E’ lo speciale augurio rivolto oggi ai giovani, “vacanzieri” o maturandi, senza dimenticare i ragazzi che hanno gli esami di terza media ed ovviamente gli studenti universitari, dal Papa, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana che com’è tradizione concludono l’appuntamento dell'Udienza generale mercoledì, che ha visto radunarsi oggi in Piazza San Pietro circa 10 milafedeli. Tra di essi, anche i fedeli di Osimo e di Copertino, accompagnati dal loro vescovo, mons. Edoardo Menichelli, patria quest’ultima di San Giuseppe da Copertino, il Santo patrono degli esaminandi.

SIR

Il Papa: la vera adorazione di Dio è darsi a Lui e agli uomini, è l'amore. Il fuoco divino purifica, crea la verità del nostro essere, ricrea il cuore

Udienza generale questa mattina in Piazza San Pietro, dove Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa, riprendendo il ciclo preghiera, ha incentrato la sua meditazione sulla figura del profeta Elia.
Il Papa si è soffermato sul brano della Bibbia che racconta la preghiera del profeta sul monte Carmelo, dove “si mostra tutta la sua potenza di intercessore, quando davanti a tutto il popolo prega il Signore perché si manifesti”. Nel IX secolo avanti Cristo, in Israele si viveva un “aperto sincretismo” e il popolo “accanto al Signore adorava anche Baal, l'idolo rassicurante dal quale si riteneva venisse il dono della pioggia, la vita ai campi e la fertilità al bestiame: il popolo cercava sicurezza anche nel dio comprensibile e prevedibile da cui aspettava prosperità in cambio di sacrifici”. L'idolatria, ha commentato Benedetto XVI, è "la continua tentazione del credente che, illudendosi di poter 'servire due padroni', e di facilitare i cammini impervi della fede nell’Onnipotente riponendo la propria fiducia anche in un dio impotente fatto dagli uomini". "Se il Signore è Dio, seguitelo. Se invece lo è Baal, seguite lui”: queste, ha ricordato il Papa, le parole con cui Elia sul monte Carmelo pone il popolo di Israele “davanti alla necessità di operare una scelta”. Con il “confronto” tra Dio e Baal, secondo Benedetto XVI, “inizia anche il confronto tra due modi completamente diversi di rivolgersi a Dio e pregare”. I profeti di Baal, infatti, “fanno ricorso a loro stessi per interpellare il loro dio”. Si rivela, così, la “realtà ingannatoria” dell’idolo, “pensato dall’uomo come qualcosa di cui si può disporre, a cui si può accedere a partire da se stessi”. “L’adorazione dell’idolo – ha spiegato il Santo Padre - invece di aprire il cuore umano all’alterità, ad una relazione liberante che permetta di uscire dallo spazio angusto del proprio egoismo per accedere a dimensioni di amore e di dono reciproco, chiude la persona nel cerchio esclusivo e disperante della ricerca di sé”. Adorando l’idolo infatti, ha proseguito il Papa, “l’uomo si ritrova costretto ad azioni estreme, nell’illusorio tentativo di sottometterlo alla propria volontà. Perciò i profeti di Baal arrivano fino a farsi del male, a infliggersi ferite sul corpo, in un gesto drammaticamente ironico: per avere una risposta, un segno di vita dal loro dio, essi si ricoprono di sangue, ricoprendosi simbolicamente di morte”. “Ben altro atteggiamento di preghiera è invece quello di Elia”, ha osservato il Papa, sottolineando come lo scopo del profeta era “riportare a Dio il popolo che si era smarrito seguendo gli idoli”. Elia erige un altare utulizzando 12 pietre, secondo il numero delle tribù di Israele. “Quelle pietre rappresentano tutto Israele e sono la memoria di tutta la storia di cui il popolo è stato testimone”. “L’altare è il luogo sacro che indica la presenza del Signore, ma quelle pietre rappresentano il popolo”. “Ma è necessario che il simbolo dventi realtà, il popolo riconosca il suo Dio, per questo Elia chiede a Dio di manifestarsi”. Le pietre servono anche a ricordare a Dio la sua fedeltà. Di qui la preghiera “rispondimi Signore, rispondimi, che il popolo sappia che tu, o Signore, sei Dio e che converti il loro cuore!”. Il Papa ha quindi sottolineato che Elia si rivolge al Signore chiamandolo Dio dei Padri, facendo così implicita memoria delle promesse divine e della storia di Alleanza che ha unito il Signore al suo popolo. Elia prega, dunque, che Israele sia rimesso davanti alla propria verità e faccia la scelta di seguire solo Dio. Un richiamo, quello di Elia, ancora attuale: “All’assoluto di Dio, il credente deve rispondere con un amore assoluto, totale, che impegni tutta la sua vita, le sue forze, il suo cuore. Ed è proprio per il cuore del suo popolo che il profeta con la sua preghiera sta implorando conversione”. Elia “chiede a Dio cio che Dio stesso desidera fare, manifestarsi in tutta la sua misricordia ed è ciò che avviene”: il fuoco scende, brucia le offerte e anche l’altare. "Il fuoco, questo elemento insieme necessario e terribile, legato alle manifestazioni divine del roveto ardente e del Sinai, ora serve a segnalare l’amore di Dio che risponde alla preghiera e si rivela al suo popolo". Il Signore "risponde, e in modo inequivocabile, non solo bruciando l’olocausto, ma persino prosciugando tutta l’acqua che era stata versata intorno all’altare". “Cosa dice” la storia del profeta Elia? Alla fine della catechesi il Papa ha attualizzato a braccio l’episodio del monte Carmelo. Innanzitutto, ha detto Benedetto XVI, ci insegna “la priorità del primo comandamento: adorare solo Dio”. “Dove scompare Dio – ha affermato il Pontefice – l’uomo cade nella schiavitù dell’idolatria, come nel nostro tempo hanno mostrato i regimi totalitari con la loro schiavitù, e come mostrano le diverse forme di nichilismo, che rendono l’uomo dipendente dagli idoli, lo schiavizzano”. In secondo luogo, Elia mostra che “lo scopo primario della preghiera e la conversione, che ci fa capaci di vedere Dio, e così di vivere secondo Dio e vivere per l’altro”. Secondo i padri della Chiesa, infine, la storia del profeta è “profetica” perché “è l’ombra del futuro di Cristo, un passo nel cammino verso Cristo”. “La vera adorazione di Dio – ha affermato il Santo Padre – è dare se stessi a Dio e agli uomini, la vera adorazione di Dio è l’amore”. Il “fuoco” divino, infatti, “purifica, ma proprio così non distrugge, bensì crea la verità del nostro essere, ricrea il nostro cuore. E così, realmente vivi per la grazia del fuoco dello Spirito Santo, dell'amore di Dio, siamo adoratori in spirito e in verità".

SIR, AsiaNews, Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Il Papa in Germania. Superate le 40mila prenotazioni per la Messa a Berlino, la celebrazione spostata al più capiente e comodo Olympiastadion

La preoccupazione per una Messa celebrata di fronte a spalti semi-deserti stava facendo compiere un grave errore agli organizzatori della tappa berlinese del viaggio apostolico in Germania di Benedetto XVI, del 22 settembre prossimo. Le stime si sono rivelate sbagliate e il luogo previsto sino ad oggi, il piazzale di fronte al castello di Charlottenburg, nel prestigioso quartiere occidentale della città, appare inadeguato dopo le prenotazioni piovute nelle ultime settimane. Il numero di coloro che hanno prenotato il biglietto ha già superato le 40mila unità, rendendo di fatto problematico lo svolgimento della funzione religiosa nel sito previsto. Bisogna correre ai ripari e l’unica soluzione praticabile sembra essere quella di spostare tutto all’Olympiastadion (foto), lo stadio dove l’Italia vinse i mondiali nel 2006. Di fronte ai 75mila seggiolini dell’impianto sportivo voluto da Hitler per celebrare le Olimpiadi di Berlino del 1936, e nel quale una targa commemorativa celebra l’epopea dell’atleta di colore americano Jesse Owens, che impose la sua leggenda sportiva di fronte all’intera nomenklatura nazista schierata in tribuna, è stata celebrata l’ultima Messa di un Papa a Berlino, nel 1996. "Adesso gli organizzatori devono ammettere di aver sottostimato la situazione dei cattolici in città", ha scritto lo Spiegel, "e anche l’interesse e la curiosità che un Papa tedesco può suscitare fra i suoi stessi cittadini". Tanto più che ai botteghini, chiamiamoli così, sono arrivate prenotazioni anche da molti protestanti, spinti dall’attesa di un rinnovato dialogo interreligioso che sarà uno dei punti centrali del viaggio di Papa Ratzinger. Ma la sorpresa delle tante prenotazioni descrive anche i cambiamenti avvenuti a Berlino in questi anni di riunificazione e porta alla luce un aspetto finora rimasto nascosto dietro l’immagine di una città eccentrica e alternativa. "In questi anni si è insediata nella secolare e malfamata Berlino una nuova e consapevole comunità cattolica di estrazione borghese", ha ripreso lo Spiegel, "e ne è testimonianza la sorprendente vitalità di parrocchie come quelle dei quartieri Mitte e Prenzlauer Berg o dei distretti occidentali della città, che hanno approfittato del massiccio afflusso di tedeschi provenienti dalle regioni cattoliche del sud e dell’ovest della Germania". Un’immigrazione interna, dovuta essenzialmente allo spostamento dei centri burocratici e politici nella nuova capitale tedesca, che sta arricchendo, silenziosamente ma progressivamente, i tradizionali equilibri della vecchia città divisa. "A questi, vanno aggiunte la presenza di una forte comunità polacca, che può contare da sola su circa 40mila aderenti e la più recente immigrazione non tedesca, almeno per il 10% di estrazione cattolica: altre 45mila persone". Messi tutti questi numeri in fila, non sorprende affatto che il Papa possa contare già in partenza su un afflusso in grado di riempire l’Olympiastadion. Si sommino poi i protestanti, i curiosi in generale, i pellegrini provenienti da altre zone della Germania e i rinforzi in arrivo dalla vicina Polonia, che dista da Berlino poche ore di autobus o treno, e si arriva alla conclusione che le paure degli organizzatori di uno stadio vuoto erano davvero eccessive. In più, molti cattolici berlinesi, soprattutto i più anziani, si erano tenuti alla larga dalle prenotazioni, perché spaventati dal fatto che il sito prescelto non prevedeva posti a sedere, poteva essere raggiunto solo dopo una lunga camminata, era privo di copertura in caso di pioggia e si prospettavano molte ore da passare in piedi prima della celebrazione serale della Messa. Ora che lo stadio promette nuove comodità (sedie, copertura, e soprattutto la possibilità di arrivarci con la metropolitana) anche le prenotazioni dovrebbero ricevere un nuovo impulso. Si completano intanto altri dettagli organizzativi di un viaggio che, a suo modo, potrà segnare un evento inatteso per Berlino. L’incontro di mezz’ora a porte chiuse con la cancelliera Angela Merkel avverrà in territorio neutro: non nella nunziatura cattolica e neppure alla cancelleria, ma nell’ufficio cattolico che si trova a Mitte. "Molto atteso per i suoi risvolti anche politici", ha concluso lo Spiegel, "è il discorso che Benedetto XVI terrà di fronte al Bundestag. Trapelano i primi indizi sui contenuti: difesa della vita, tutela dell’immigrazione, globalizzazione, crisi finanziaria. Il Papa potrebbe consegnare un’ardente ambasciata a favore della democrazia, accompagnata da critiche ad alcuni aspetti del sistema capitalistico. E non mancherebbe un passaggio sullo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa", una questione che in Germania è stata devastante per la stessa comunità cattolica e che ha spinto negli ultimi anni molti credenti ad abbandonare la pratica religiosa.

Pierluigi Mennitti, Lettera43

Il Papa a San Marino e Pennabilli. Nella Basilica Benedetto XVI venererà il busto dove sono custodite le reliquie del Santo. Iniziato il restauro

Lucidato e pronto a ricevere il bacio del Papa Benedetto XVI. Nella giornata di ieri, e in vista della visita del Santo Padre di domenica, è stata operata una prima parte del restauro del busto del reliquiario del Santo (nella foto con mons. Luigi Negri) custodito nella Basilica di San Marino. Il cranio del Santo è conservato nella Sacra Teca, un busto reliquiario in argento e oro dal 2 settembre 1602, posto a destra dell’altare. "Un restauro non completo - spiega il direttore del Museo di Stato, Francesca Michelotti -, diciamo che è stata operata una prima fase di pulitura del reperto con il restauro completo che sarà ultimato nel mese di settembre. Abbiamo accelerato i tempi in vista della visita del Santo Padre". Il busto è così tornato a brillare. "A memoria penso che una pulitura di questo tipo non avvenisse da decenni". L’intervento è avvenuto nella sacrestia della Basilica del Santo partendo dal prelievo del busto posto alla destra dell’altare. I lavori sono iniziati nelle prime ore del mattino di ieri alla presenza dei Massari del Santo, i ‘custodi’ delle reliquie e delle chiavi che permettono di aprire la sacra teca. Oltre ai Massari del Santo e al direttore del Museo di Stato, al restauro hanno presenziato anche il notaio dell’avvocatura dello Stato e il cappellano del Santo, don Lino Tosi. Nel pomeriggio, nel momento in cui le reliquie sono state nuovamente poste nel reliquiario, non sono voluti mancare i Capitani Reggenti, Maria Luisa Berti e Filippo Tamagnini. "Devo dire che sono stati momenti in cui si è avvertita una certa commozione - spiega Francesca Michelotti - perché nessuno aveva mai visto il contenuto della teca. E’ stato un momento davvero toccante. Ora i lavori riprenderanno nei prossimi mesi e entro settembre verrà completata l’opera di restauro". I lavori di restauro sono stati eseguiti dall’esperto di restauro metallurgico Lorenzo Morigi che è stato costantemente assistito durante i lavori di pulitura. Ora il busto è pronto a ricevere la visita di Papa Benedetto XVI, proprio come era avvenuto 29 anni fa quando in Repubblica era arrivato Giovanni Paolo II. Sono tanti i sammarinesi che ricordano con affetto il Papa in ginocchio davanti all’altare maggiore della Basilica dove è esposta la teca che contiene le reliquie del Santo Marino.

Donatella Filippi, Il Resto del Carlino

Nella diocesi di Roma cresce il numero di persone che chiede il battesimo in età adulta. Tendenza Vallini, vicario del Papa dal 'low profile'

La Città eterna, sede del Successore di Pietro e centro della cristianità mondiale, tiene ancora. Lo dicono i dati relativi ai battesimi e alle conversioni diffusi dal vicariato lunedì, nelle ore in cui Papa Benedetto XVI apriva il Convegno ecclesiale diocesano con una catechesi dedicata proprio al tema chiave della trasmissione della fede: “L’impegno per una rinnovata stagione di evangelizzazione è compito non solo di alcuni ma di tutti i membri della Chiesa” ha detto il Papa. Nel 2010 nella diocesi di Roma sono avvenuti circa ventimila battesimi. Venticinquemila sono in tutto i bambini nati nel comune. Il dato è in linea, con le dovute proporzioni, con le altre diocesi italiane e supera di molto le migliori realtà europee. Ma la notizia è un’altra. Ed è che a Roma, come spesso non avviene altrove, a essere in notevole aumento è il numero di persone che chiede il battesimo in età adulta. Dicono dalla diocesi: “Tra le persone che chiedono il sacramento del battesimo molte provengono da famiglie non credenti, dai testimoni di Geova, o da confessioni religiose quali l’ebraismo, l’islam, il buddismo. Per alcuni di questi nuovi battezzati la conversione al cristianesimo può essere molto pericolosa nella stessa città di Roma, a motivo delle pressioni delle etnie di origine che si oppongono talvolta risolutamente al loro avvicinamento alla fede. Nelle loro lettere di richiesta del battesimo, scrivono di essere stati conquistati dalla ‘misericordia e dalla libertà del Dio dei cristiani’”. Si tratta di conversioni vere. In diocesi ne contano centinaia ogni anno. Sono adulti che arrivano al battesimo grazie a un percorso di catecumenato rigoroso che non dura mai meno di due anni. La conversione trova un terreno fertile in cui attecchire non soltanto nei movimenti ecclesiali, realtà molto forti in diocesi, ma anche, e a Roma soprattutto, nelle parrocchie. Da anni a Roma c’è una realtà nuova che prende il nome di “Dieci comandamenti”. Non è la sola “causa” delle conversioni ma ne rappresenta una spinta notevole. E’ un percorso di “iniziazione” alla fede ideato da un sacerdote del clero romano, don Fabio Rosini: due anni di catechesi al termine del quale sono in tanti a scoprire la fede, spesso anche con scelte vocazionali radicali. Due anni di immersione dentro la realtà parrocchiale, non fuori di essa. Don Rosini ha condotto i “Dieci comandamenti” per diverso tempo nella sua parrocchia di Santa Francesca Romana. Ma da poco, probabilmente non a caso, il card. Vallini l’ha chiamato in vicariato per affidargli l’ufficio “vocazioni” dell’intera diocesi. Roma è una diocesi particolare. Il vescovo è il Papa che ne affida il ministero pastorale a un suo vicario. Nell’era wojtyliana la diocesi di Roma era guidata da un cardinale, Camillo Ruini, al quale Giovanni Paolo II aveva affidato anche la guida della chiesa italiana. La Chiesa di Ruini, radicata e fortemente presente nel tessuto sociale e politico, era un modello a cui il Papa voleva tutti guardassero. Con Benedetto XVI alcune cose sono cambiate. Il vescovo vicario di Roma non ha in mano oggi la Chiesa italiana. Il presidente della Conferenza Episcopale è l’arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco e molto dei rapporti tra Chiesa e politica è gestito dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Ma ciò non significa che l’attenzione del Papa verso la sua diocesi sia diminuita. Vallini è un pastore di poche parole. Quando venne nominato a Roma era tra i porporati meno noti del Collegio cardinalizio. Era prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Spostolica, una sorta di Corte di cassazione o di consiglio di stato. Parlava poco in pubblico, quasi mai coi giornalisti. Da cardinale vicario ha mantenuto il suo low profile. Non si è preoccupato di replicare la fortunata parabola del suo predecessore Ruini, né di entrare in parti non sue. Semplicemente, ha provato a occuparsi del popolo affidatogli valorizzando le risorse interne per come meglio ha potuto. E i risultati sembrano dargli ragione. Una diocesi che porta alla fede tanti adulti ogni anno è un modello per tutti.

Paolo Rodari, Il Foglio