venerdì 9 dicembre 2011

'L'Osservatore Romano': da tempo non si vedeva tanta gente, tutti lì per il Papa, per affidare alle sue mani la preghiera da deporre ai piedi di Maria

L'Osservatore Romano elogia "la calorosa partecipazione dei romani" al tradizionale omaggio del Papa alla colonna mariana di Piazza di Spagna avvenuto ieri. "Forse c'era da aspettarselo - si legge sul quotidiano in edicola domani - sta di fatto che giovedì 8 dicembre, festa dell'Immacolata, i romani sono scesi in massa lungo le strade percorse dal corteo papale diretto verso piazza di Spagna per il tradizionale omaggio alla colonna mariana. Una tradizione fra le più sentite dalla città. L'omaggio a Maria, infatti, si rinnova puntualmente nell'Urbe da quando, in quel lontano 8 dicembre del 1857, Pio IX benedì per la prima volta la statua dell'Immacolata". "Ma è anche vero - sottolinea il quotidiano della Santa Sede - che da tempo non si vedeva più così tanta gente restare ore ed ore in attesa lungo la strada per unirsi in qualche modo all'omaggio del Pontefice. È nell'anima dei romani rispolverare, nei momenti difficili, i valori inossidabili della loro religiosità popolare. E che questo sia un momento difficile lo si è intuito dal fatto che in pochi si sono lasciati abbagliare dal luccichio sfavillante delle mille luci che addobbano, quest'anno addirittura con tanto di sponsor, le vie dello shopping di lusso cittadino. Erano tutti lì per il Papa, per affidare alle sue mani la preghiera da deporre ai piedi della Madonna". "Benedetto XVI - ricorda L'Osservatore Romano - è passato lentamente tra queste due ali ininterrotte di folla, dall'uscita di Porta Sant'Anna, in Vaticano, sino a una delle più affascinanti piazze di Roma. Persino la consueta sosta dinnanzi alla chiesa di Santo Stefano in via Condotti, per il tradizionale omaggio del calice da parte dei commercianti, è passata quasi inosservata, sommersa dal colpo d'occhio offerto dall'enorme affluenza di gente disposta ai lati delle strade sino alla cima della scalinata di Trinità dei Monti. Impressionante, proprio per la presenza di questa folla straripante, il silenzio che ha accompagnato la preghiera del Pontefice".

TMNews

Il card. Bagnasco incontra per la prima volta in carcere l'ex parroco genovese accusato di tentata violenza su minore: sta facendo il suo percorso

L'arcivescovo di Genova e presidente della CEI, card. Angelo Bagnasco, ha incontrato don Riccardo Seppia, l'ex parroco genovese detenuto dal maggio scorso con l'accusa di tentata violenza sessuale su minore, offerta di droga a minorenni e detenzione di materiale pedopornografico. “Il cardinale – ha affermato don Silvio Grilli, responsabile dell'Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali – ha incontrato don Seppia nella cappella del carcere di Sanremo per un colloquio personale”. L'incontro è avvenuto mercoledì pomeriggio. Dell'incontro ha parlato anche il card. Bagnasco al suo arrivo al convegno organizzato questo pomeriggio dall'Ucid a Genova. “Ci siamo incontrati - ha detto il porporato – ed è stata la prima volta”. Ai giornalisti che gli hanno domandato come ha trovato fisicamente e psicologicamente don Seppia, il cardinale ha risposto: “Sta facendo il suo percorso”.

SIR

Vescovi irlandesi: affrontare i fallimenti del passato con verità, giustizia e umiltà. Nessun dispiacere sarà mai sufficiente per le vittime di abusi

“Mentre il 2011 volge al termine, rinnoviamo il nostro impegno a lavorare perché i fallimenti del passato siano affrontati con verità, giustizia e umiltà”. Lo scrivono i vescovi dell'Irlanda nel messaggio che quest’anno rivolgono alle loro comunità ecclesiali per il Natale. “Come vescovi – si legge nel testo – riconosciamo che questi ultimi anni sono stati per la Chiesa Cattolica in Irlanda, particolarmente difficili. Siamo profondamente addolorati che così tante persone si sono sentite ferite, tradite e colpite nella loro fede. Questo è particolarmente vero per le vittime degli abusi sui minori nella Chiesa verso i quali nessuna espressione di dispiacere potrà mai essere sufficiente”. Da qui l’impegno di tutto l’episcopato irlandese di fare tutto il possibile per sanare le situazioni del passato. Il testo del messaggio natalizio che sarà inviato a tutte le diocesi irlandesi è stato reso noto al termine dell’Assemblea plenaria invernale dei vescovi che si è tenuta a Maynooth (Dublino) il 7 dicembre scorso. Molte le questione affrontate durante i lavori. Tra queste anche la decisione del governo irlandese di ritirare da Roma il suo ambasciatore presso la Santa Sede. I vescovi hanno espresso la speranza che “il governo riveda questa decisione e che l’arrivo del nuovo nunzio apostolico possa continuare a sviluppare relazioni positive e rispettose tra l’Irlanda e la Santa sede”.

SIR

Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica di Mozambico, il primo firmato da un Paese dell’Africa Australe. Consolida l'amicizia e la collaborazione

Ieri, nella sede del Ministero per gli Affari Esteri e la Cooperazione a Maputo, è stato sottoscritto un Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica di Mozambico. L’intesa, la prima di questo genere firmata da un Paese dell’Africa Australe, riferisce un comunicato, “consolida i vincoli di amicizia e di collaborazione esistenti tra le due Parti”. “Si compone di un Preambolo e di ventitré Articoli, che regolano vari ambiti, tra i quali lo statuto giuridico della Chiesa cattolica in Mozambico, il riconoscimento dei titoli di studio e del matrimonio canonico e il regime fiscale”. Hanno firmato l’Accordo per la Santa Sede mons. Antonio Arcari, nunzio apostolico in Mozambico, e per la Repubblica di Mozambico il dott. Oldemiro Julio Marques Baloi, ministro per gli Affari Esteri e la Cooperazione.

Radio Vaticana

FIRMA DELL’ACCORDO TRA LA SANTA SEDE E LA REPUBBLICA DI MOZAMBICO

Maria Voce tra i 15 nuovi consultori del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione: onorata per la fiducia di Benedetto XVI e del dicastero

“La notizia mi dà gioia e mi onora per la fiducia dimostrata dal Papa e dal Pontificio Consiglio. Questa nomina mi impegna a far sì che la vita mia e di tutti quelli che sono legati a me nel Movimento dei focolari sia evangelizzata e per questo evangelizzante”. Con queste parole Maria Voce (nella foto con Benedetto XVI), presidente del Movimento dei Focolari, ha accolto la notizia di essere stata nominata dal Papa consultrice del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, unica donna tra i 15 nuovi consultori. “Sono cosciente – ha aggiunto - che tanti non avranno mai l’occasione di leggere il Vangelo se non attraverso la nostra vita”. “La notizia – si legge oggi in un comunicato diffuso dal Movimento - è giunta il 7 dicembre, giorno in cui i Focolari ricordano la nascita del movimento, avvenuta 68 anni fa a Trento, con la consacrazione a Dio di Chiara Lubich”. Nell’Anno della fede indetto dal Papa, Maria Voce ribadisce “l’impegno del movimento a ritornare alla radicalità degli inizi, rievangelizzare innanzitutto noi stessi, per poi irradiare il Vangelo, con la sua forza di trasformazione, sull’umanità che ci circonda”.

SIR

NOMINA DI CONSULTORI DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

CHIESA E ICI: QUELLO CHE NON VI DICONO

Cari amici cattolici, vi sarà certamente capitato in questi giorni di ricevere critiche dal vostro amico non credente di turno (o credente ma non praticante, o credente praticante ma non osservante...) sul rapporto tra Chiesa e denaro, magari utilizzando i grandi cavalli di battaglia dei cari laicisti: esenzione ICI e 8xmille alla Chiesa Cattolica, tra tutti.
Ebbene, se rientrate nella categoria di chi, in tale circostanza, non ha saputo rispondere alcunché (se non, con malcelato imbarazzo, che la Chiesa è fatta di peccatori), provo ad offrirvi alcuni spunti di riflessione. Intendiamoci, che la Chiesa sia fatta di peccatori è una verità e nessuno può metterla in discussione: che questo, però, significhi la irrimediabile verità di ogni critica, beh, forse qualche dubbio può sorgere anche ai non cristiani (detti anche, per un noto pseudo-matematico, non “cretini”). Visto allora che la figura dei cretini a noi (a differenza di altri) non piace farla, vediamo di approfondire i termini della questione.
Questione ICI. Partiamo con il primo problema, peraltro recentemente tornato a galla dopo la decisione della Commissione europea di riaprire la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia su questo punto.Una premessa, a scanso di equivoci: la CEI e il Vaticano non sono la stessa cosa (sic!). Con un po’ della vostra pazienza (vi assicuro che ne vale la pena) proviamo a capire come stanno le cose.
La legge. Nel 1992 lo Stato italiano ha istituito l’ICI, l’imposta comunale sugli immobili. Nello stesso intervento normativo (decreto legislativo n. 504/1992) sono state previste delle esenzioni: “alla Chiesa Cattolica”, penserete subito. Sbagliato: l’esenzione ha riguardato tutti gli immobili utilizzati da un “ente non commerciale” e destinati “esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”. Dunque, secondo la legge, perché venga applicata l’esenzione è necessario che si realizzino due condizioni:
1. Il proprietario dell’immobile deve essere un “ente non commerciale”, ossia non deve distribuire gli utili e gli avanzi di gestione ed è obbligato, in caso di scioglimento, a devolvere il patrimonio residuo a fini di pubblica utilità. In pratica tutto quello che un ente non commerciale “guadagna” (con attività commerciali, con richieste di rette o importi, con la raccolta di offerte, con l’autofinanziamento dei soci, con i contributi pubblici, ecc.) deve essere utilizzato per le attività che svolge e non può essere intascato da nessuno.
2. L’immobile deve essere destinato “esclusivamente” allo svolgimento di una o più tra le otto attività di rilevante valore sociale individuate dalla legge.
Evidente ed apprezzabile la finalità delle esenzioni: lo Stato ha voluto agevolare tutti quei soggetti che svolgono attività sociale secondo criteri di “no profit”.
La novità della Corte di Cassazione. Ora, mentre per più di dieci anni queste norme sono state applicate dai Comuni senza alcun problema, i soliti noti hanno iniziato dei contenziosi e nel 2004 la Corte di Cassazione, pronunciandosi su un immobile di un istituto religioso destinato a casa di cura e pensionato per studentesse, ha fornito una interpretazione non prevista dalla legge (...tutto ciò non vi ricorda qualcosa?): i giudici infatti hanno aggiunto un nuovo requisito per avere diritto all’esenzione sia necessario anche che l’attività “non venga svolta in forma di attività commerciale”. Quale è la novità? È chiaro che cambia tutto se si sposta l’attenzione dalla natura “commerciale” dell’ente proprietario (come richiesto dalla norma) alla natura della “attività commerciale” effettuata (come innovato dalla Corte). Per capire la singolarità della decisione si devono tenere presenti due aspetti:
1. Dal punto di vista tecnico, le attività sono considerate commerciali non quando producono utili, ma quando sono organizzate e rese a fronte di un corrispettivo, cioè con il pagamento di una retta o in regime di convenzione con l’ente pubblico: è evidente che alcune delle attività elencate dalla legge (si pensi a quelle sanitarie o didattiche) di fatto non possono essere che “commerciali” in questo senso;
2. “Commerciale” non vuol dire “con fine di lucro”: per la legge, infatti, è “commerciale” anche l’attività nella quale vengono chieste rette tanto contenute da non coprire neanche i costi: in pratica, l’esenzione perde ogni senso se interpretata così.
In parole povere, se chiedi anche un centesimo sei fuori dall’esenzione! E zac, rimane fuori praticamente tutto il no-profit! Via il bambino con l’acqua sporca (a scanso di equivoci, la Chiesa rientrerebbe ovviamente nella seconda voce).
Prima interpretazione autentica. Davanti agli effetti disastrosi che una tale interpretazione avrebbe creato nel mondo del “no profit”, lo Stato italiano è intervenuto con una interpretazione autentica (art. 7 del decreto legge n. 203/2005, governo Berlusconi), ribadendo la sufficienza dei due requisiti iniziali e stabilendo che, ai fini dell’esenzione dall’ICI, non rilevava l’eventuale commercialità della modalità di svolgimento dell’attività.
Denuncia della Commissione Europea. L’interpretazione autentica non deve essere piaciuta, poiché nello stesso anno questa disposizione è stata impugnata di fronte alla Commissione europea denunciandola come “aiuto di Stato”. In pratica, sul presupposto che gli enti non commerciali che svolgono quelle attività socialmente rilevanti sono comunque da considerare “imprese” a tutti gli effetti, si è sostenuto che l’esenzione costituirebbe una distorsione della concorrenza nei confronti dei soggetti (società e imprenditori) che svolgono le stesse attività con fine di lucro soggettivo. Come a dire: perché mai deve essere agevolato chi offre servizi assistenziali senza guadagnarci (eh già, perché mai?!).
Seconda intepretazione autentica e istituzione della Commissione ministeriale. Per escludere ogni dubbio lo Stato è intervenuto con una seconda interpretazione autentica (art. 39 del D.L. n. 223/2006, governo Prodi), con la quale è stato precisato che l’esenzione deve intendersi applicabile se l’attività è esercitata in maniera “non esclusivamente commerciale”. Il nuovo intervento appare molto equilibrato, perché precisa il senso dell’esenzione permettendo di evitare abusi. Peraltro, presso il Ministero dell’economia e delle finanze è stata poi istituita una commissione con il compito di individuare le modalità di esercizio delle attività che, escludendo una loro connotazione commerciale e lucrativa, consenta di identificare gli elementi della “non esclusiva commercialità”.
Chiusura del fascicolo per due volte e recente riapertura. Alla luce della seconda interpretazione autentica e della maggiore definizione dei limiti grazie alla Commissione appositamente istituita, la Commissione europea ha chiuso la procedura di infrazione con esclusione di ogni “aiuto di Stato”. Successivamente ne è stata aperta un’altra, sempre sulla stessa linea, e anche questa è stata chiusa per chiara infondatezza. Ad ottobre di quest’anno [2010], però, il Commissario europeo per la concorrenza (Joaquín Almunia, spagnolo, predecessore del simpatico Zapatero al partito socialista), nonostante le due archiviazioni ha riaperto una ennesima procedura di infrazione. Staremo a vedere.
Qualche riflessione. Bene. Ora abbiamo gli strumenti per rispondere alle gentili domande del nostro ipotetico (ma neanche tanto) amico.
- “L’esenzione è riservata agli enti della Chiesa Cattolica”. In realtà abbiamo visto che la legge destina l’esenzione a tutti gli enti non commerciali, categoria nella quale rientrano certamente gli enti ecclesiastici, ma che comprende anche: associazioni, fondazioni, comitati, onlus, organizzazioni di volontariato, organizzazioni non governative, associazioni sportive dilettantistiche, circoli culturali, sindacati e partiti politici (che sono associazioni), enti religiosi di tutte le confessioni e, in generale, tutto quello che viene definito come il mondo del “non profit”. Non si dimentichi inoltre che fanno parte degli enti non commerciali anche gli enti pubblici.
- “L’esenzione vale per tutti gli immobili della Chiesa Cattolica”. Come abbiamo evidenziato sopra, l’esenzione richiede la compresenza di due requisiti: quello soggettivo, dove rileva la natura del soggetto (essere “ente non commerciale”) e quello oggettivo, dove rileva la destinazione dell’immobile (utilizzarlo “esclusivamente” per le attività di rilevanza sociale individuate dalla legge ed in modo “non esclusivamente commerciale”). Non è vero, quindi, che tutti gli immobili di proprietà degli enti non commerciali (e, quindi, della Chiesa cattolica) sono esenti: lo sono solo se destinati alle attività sopra elencate. In tutti gli altri casi pagano regolarmente l’imposta: è il caso degli immobili destinati a librerie, ristoranti, hotel, negozi, così come delle case date in affitto.
- “L’esenzione vale per ogni imposta”. In realtà l’esenzione dall’ICI (che è un’imposta patrimoniale) non ha alcun effetto sul trattamento riguardante le imposte sui redditi e l’IVA, né esonera dagli adempimenti contabili e dichiarativi. Infatti gli enti non commerciali, compresi quelli della Chiesa Cattolica (parrocchie, istituti religiosi, seminari, diocesi, ecc.), che svolgono anche attività fiscalmente qualificate come “commerciali” sono tenuti al rispetto dei comuni adempimenti tributari e al versamento delle imposte secondo le previsioni delle diverse disposizioni fiscali.
- “Gli alberghi sono esenti”. Attenzione, questa è insidiosa. Per dimostrare come l’esenzione prevista dalla norma sia iniqua, danneggi la concorrenza e non risponda all’interesse comune, viene citato il caso dell’albergo che, in quanto gestito da enti religiosi, sarebbe ingiustamente esente, a differenza dell’analogo albergo posseduto e gestito da una società.Peccato, però, che l’attività alberghiera non rientra tra le otto attività di rilevanza sociale individuate dalla norma di esenzione. Perciò gli alberghi, anche se di enti ecclesiastici, non sono esenti e devono pagare l’imposta. Ad essere esenti sono, piuttosto, gli immobili destinati alle attività “ricettive”, che è ben altra cosa. Si tratta di immobili nei quali si svolgono attività di “ricettività complementare o secondaria”. In pratica, le norme nazionali e regionali distinguono fra ricettività sociale e turistico-sociale:
§ La prima comprende soluzioni abitative che rispondono a bisogni di carattere sociale, come per esempio pensionati per studenti fuori sede oppure luoghi di accoglienza per i parenti di malati ricoverati in strutture sanitarie distanti dalla propria residenza.
§ La seconda risponde a bisogni diversi da quelli a cui sono destinate le strutture alberghiere: si tratta di case per ferie, colonie e strutture simili.
Entrambe sono regolate, a livello di autorizzazioni amministrative, da norme che ne limitano l’accesso a determinate categorie di persone e che, spesso, richiedono la discontinuità nell’apertura. Se si verifica che qualche albergo (non importa se a una o a cinque stelle) si “traveste” da casa per ferie, questo non vuol dire che sia ingiusta l’esenzione, ma che qualcuno ne sta usufruendo senza averne diritto. Per questi casi i comuni dispongono dello strumento dell’accertamento, che consente loro di recuperare l’imposta evasa.
- “Basta una cappellina per ottenere l’esenzione”. Questa è più simpatica che ridicola. È del tutto falso che una piccola cappella posta all’interno di un hotel di proprietà di religiosi renda l’intero immobile esente dall’ICI, in base al fatto che così si salvaguarderebbe la clausola dell’attività di natura “non esclusivamente commerciale”. È vero esattamente l’opposto: dal momento che la norma subordina l’esenzione alla condizione che l’intero immobile sia destinato a una delle attività elencate e considerato che – come abbiamo visto sopra – l’attività alberghiera non è tra queste, in tal caso l’intero immobile dovrebbe essere assoggettato all’imposta, persino la cappellina che, autonomamente considerata, avrebbe invece diritto all’esenzione.
- “Ma io conosco personalmente casi in cui quello che dici non viene applicato”. Chi sbaglia, fosse anche membro della Chiesa Cattolica, è tenuto a pagare, come qualsiasi altro cittadino che infrange la legge. Ciò non significa, tuttavia, che la legge sia per ciò solo sbagliata, non vi pare?
- “Persino l’Europa ci sta sanzionando”. L’Europa ha aperto due procedure di infrazione e in entrambi i casi ha deciso per l’archiviazione. Una terza procedura è stata aperta ora da un soggetto dichiaratamente ostile alla Chiesa Cattolica e la procedura è allo stato iniziale. Ad ogni modo, l’Europa ha espresso dubbi sempre e solo con riferimento alla presenza o meno di “aiuti di Stato”, ossia su presunti meccanismi distorsivi della concorrenza. Questione (peraltro già smentita due volte) che con i rapporti tra Stato e Chiesa nulla c’entra.
Riassumendo: il problema dell’esenzione dell’ICI alla Chiesa cattolica non è altro che un pretesto per attaccare quest’ultima ed è portato avanti con un accecamento pari solo all’odio per chi da due millenni proclama incessantemente Gesù Cristo al mondo intero. Basti pensare che, se venisse davvero meno l’esenzione per questi immobili perché ritenuta “aiuto di Stato”, si aprirebbe la strada all’abolizione di tutte le agevolazioni previste per gli enti non lucrativi, a partire dal trattamento riservato alle Onlus. Ma questo non ditelo alle Onlus, loro sono meno misericordiose della Chiesa Cattolica!


Marco Ciamei, La Bussola Quotidiana

Chiesa e ICI. Quell’esenzione che vale miliardi

Segretario dei vescovi cubani: il viaggio del Papa darà nuova forza e vigore all'azione apostolica. Presidente Parlamento: grande felicità e gioia

Benedetto XVI si recherà a Cuba, e in Messico, nella primavera del 2012, probabilmente nella seconda metà di marzo. L’annuncio ufficiale del viaggio e le date potrebbero essere comunicate dallo stesso Pontefice lunedì 12 dicembre, durante la celebrazione della Messa per l’America Latina presieduta dal Papa. La Chiesa cubana festeggierà il prossimo anno il Giubileo dedicato alla Virgen de la Caridad del Cobre, la protettrice di Cuba, e il Papa si recherà al santuario, a sud est di Santiago. Il segretario esecutivo della Conferenza Episcopale cubana, mons. José Felix Perez, ha dichiarato che “lunedì prossimo il Papa celebrerà una Messa in San Pietro in omaggio al bicentenario dell’indipendenza di vari Paesi dell’America Latina e lì farà l’annuncio della data esatta”. Secondo il prelato, il viaggio del Papa “sarà un momento per dare nuova forza e vigore all’azione apostolica” fra i cubani. Il regime e la Chiesa stanno cercando di normalizzare i rapporti, con momenti occasionali di tensione e aperture. Il presidente del Parlamento cubano ha dichiarato che il viaggio del Papa “ci provoca grande felicità, grande gioia, credo che sia una grande notizia”. Benedetto XVI si recherà anche in Messico, ma a causa dell’altitudine non si recherà né a Città del Messico, né al Santuario della Madonna di Guadalupe. Toccherà Leòn, e visiterà il Santuario del Cerro di Cubilete.

AsiaNews

Cantalamessa: predicazione cristiana non è primariamente comunicazione di dottrina ma di esistenza. Fa più evangelizzazione chi prega senza parlare

Questa mattina, nella Cappella "Redemptoris Mater", alla presenza del Santo Padre Benedetto XVI, il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, ha tenuto la seconda predica di Avvento sul tema "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura" (Marco 16, 15), continuando a riflettere sulle quattro grandi ondate evangelizzatrici nella storia della Chiesa. Padre Cantalamessa ha raccontato come hanno fatto i monaci a convertire i barbari e sottolineato l’importanza della vita contemplativa in vista dell’evangelizzazione. Parlando della seconda grande ondata di evangelizzazione nella storia della Chiesa, quella che seguì al crollo dell’impero romano e al rimescolamento di popoli provocato dalle invasioni barbariche, il predicatore della Casa Pontificia ha sottolineato che di fronte alla smarrimento per la fine dell’impero romano San Leone Magno ebbe chiara la consapevolezza che la Roma cristiana sarebbe sopravvissuta alla Roma pagana e anzi “presiederà con la sua religione divina più ampiamente di quanto avesse fatto questa con la sua dominazione terrena”. Fondamentale l’atteggiamento dei cristiani verso i popoli barbari che, ha precisato padre Cantalamessa, “da esseri inferiori, incapaci di civiltà, essi cominciano a venire considerati come possibili futuri fratelli di fede. Da minaccia permanente, il mondo barbarico comincia ad apparire ai cristiani un nuovo, vasto campo di missione”. Secondo il predicatore della Casa Pontificia il momento decisivo della rievangelizzazione dell’Europa fu la conversione del re merovingio Clodoveo che nella notte di Natale del 498, o 499 si fece battezzare dal vescovo di Reims San Remigio. Al momento di battezzare Clodoveo, San Remigio disse: “Mitis depone colla, Sigamber; adora quod incendisti, incende quod adorasti”, “China umilmente la nuca, fiero Sigambro: adora quel che hai bruciato, brucia quel che hai adorato”. Ed è a questo fatto che la Francia deve il suo titolo di “figlia primogenita della Chiesa”. Padre Raniero ha precisato che “l’evangelizzazione dei barbari presentava una condizione nuova, rispetto a quella precedente del mondo greco-romano, perchè mentre con Roma il cristianesimo aveva davanti a sé un mondo colto, organizzato, con ordinamenti, leggi, dei linguaggi comuni; aveva, insomma, una cultura con cui dialogare e con cui confrontarsi”, con i barbari si trovò a dover fare, nello stesso tempo, “opera di civilizzazione e di evangelizzazione; dovette insegnare a leggere e scrivere, mentre insegnava la dottrina cristiana. L’inculturazione si presentava sotto una forma del tutto nuova”. E’ vero che dietro alcune grandi conversioni di re barbari vi fu spesso l’ascendente esercitato su di essi dalle rispettive mogli: Santa Clotilde per Clodoveo, Santa Teodolinda per il re longobardo Autari, la sposa cattolica del re Edvino che introdusse il cristianesimo nel nord dell’Inghilterra, “ma – ha sostenuto - i veri protagonisti della rievangelizzazione dell’Europa dopo le invasioni barbariche furono i monaci”. Dal V all’VIII secolo infatti l’Europa si riempì letteralmente di monasteri, molti dei quali svolsero un compito primario nella formazione dell’Europa, non solo della sua fede, ma anche della sua arte, cultura e agricoltura. A ragione San Benedetto è stato proclamato Patrono d’Europa e il Pontefice Benedetto XVI, nel 2005, scelse Subiaco per la sua lezione magistrale sulle radici cristiane d’Europa. Per padre Cantalamessa c’è una certa analogia tra la fine dell’impero romano e la situazione attuale. “Allora – ha spiegato - il movimento di popoli era da Est a Ovest, ora esso è da Sud a Nord. La Chiesa, con il suo magistero, ha fatto, anche in questo caso, la sua scelta di campo che è di apertura al nuovo e di accoglienza dei nuovi popoli”. Il predicatore della Casa Pontificia ha fatto notare che oggi non arrivano in Europa popoli pagani o eretici cristiani, ma spesso popoli in possesso di una loro religione ben costituita e cosciente di se stessa. “Il fatto nuovo è dunque il dialogo che non si oppone all’evangelizzazione, ma ne determina lo stile” ha osservato, ed ha aggiunto che alla luce dell'economia di salvezza, “la Chiesa non vede un contrasto fra l'annuncio del Cristo e il dialogo interreligioso; sente, però, la necessità di comporli nell'ambito della sua missione ad gentes”. In questo contesto padre Cantalamessa ha rilevato “l’importanza della vita contemplativa in vista dell’evangelizzazione” sia nel passato che nell’oggi, ed ha indicato diversi esempi di vita contemplativa direttamente impegnata anche sul fronte dell’evangelizzazione. Quindi ha sottolineato che “non basta che nella Chiesa vi sia chi si dedica alla contemplazione e chi si dedica alla missione; bisogna che la sintesi tra le due cose avvenga nella vita stessa di ogni missionario”. A questo proposito ha ricordato che “i grandi monaci che rievangelizzarono l’Europa dopo le invasioni barbariche erano uomini usciti dal silenzio della contemplazione e che vi rientravano appena le circostanze lo permettevano loro”. Dopo aver rilevato che la giornata di Gesù era un intreccio mirabile tra preghiera e predicazione, “Egli non pregava solo prima di predicare, pregava per sapere cosa predicare, per attingere dalla preghiera le cose da annunciare al mondo”, padre Raniero ha sostenuto che lo sforzo per una nuova evangelizzazione è esposto a due pericoli: “Uno è l'inerzia, la pigrizia, il non fare nulla e lasciare che facciano tutto gli altri. L'altro è il lanciarsi in un attivismo umano febbrile e vuoto, con il risultato di perdere a poco a poco il contatto con la sorgente della parola e della sua efficacia”. Un intreccio che oggi è però in pericolo nella Chiesa, esposto com’è – ha osservato padre Cantalamessa – da una parte al pericolo dell’“inerzia” di chi non fa nulla e, dall’altro, a quello di “un attivismo febbrile e vuoto”, di chi dimentica il “contatto con la sorgente della parola”. E alla frequente obiezione per cui non è possibile “starsene tranquilli a pregare” quando “la casa brucia”, il predicatore replica così: “E' vero, ma immaginiamo cosa succederebbe a una squadra di pompieri che accorresse a sirene spiegate a spegnere un incendio e poi, una volta sul posto, si accorgesse di non avere con sé, nei serbatoi, neppure una goccia d'acqua. Così siamo noi, quando corriamo a predicare senza pregare. Fa più evangelizzazione chi prega senza parlare che chi parla senza pregare”. “La preghiera è essenziale per l’evangelizzazione perché la predicazione cristiana non è primariamente comunicazione di dottrina, ma di esistenza". E chi è, ha concluso, il modello perfetto di chi porta Cristo? Certamente Maria: “Ella portava la Parola nel seno, non sulla bocca. Era piena, anche fisicamente, di Cristo e lo irradiava con la sua sola presenza. Gesù le usciva dagli occhi, dal volto, da tutta la persona. Quando uno si profuma, non ha bisogno di dirlo, basta stargli vicino per accorgersene e Maria, specie nel tempo in cui lo portava in seno, era piena del profumo di Cristo”.

Antonio Gaspari, Zenit - Radio Vaticana


"Non c'è più greco o giudeo, barbaro e scita" - il testo integrale

L'annuncio dei vescovi di Cuba: Benedetto XVI nel Paese 'Pellegrino della carità', per accompagnare e confermare la fede del popolo dell'isola

In occasione della conclusione del Pellegrinaggio Nazionale della “Madonna della Caridad del Cobre”, i vescovi di Cuba hanno pubblicato un messaggio per l'Anno Giubilare Mariano che celebra i 400 anni del ritrovamento dell’immagine della “Madonna della Caridad del Cobre", intitolato “A Gesù per Maria, la Carità ci unisce”, e hanno confermato il viaggio di Papa Benedetto XVI nell’isola, che per questo motivo viene chiamato viaggio del "Pellegrino della Carità". I vescovi nel loro messaggio esortano tutti i cubani, "a vivere con gioia l'Anno Giubilare Mariano, dal 7 gennaio 2012 al 5 gennaio 2013” e invitano a prendere parte alle diverse celebrazioni programmate. Il messaggio ricorda l’esperienza del pellegrinaggio mariano effettuato e la fede del popolo cubano, che si esprime con manifestazioni chiare del sentimento religioso di tutti, piccoli ed anziani. "La Madonna della Carità è un’espressione dell'anima cubana" scrivono i vescovi, "come dimostra anche la lunga storia di 4 secoli scritta nell'anima della nazione". Il testo continua: “Oggi il passaggio della Madonna di ‘Mambisa’ (come la chiamavano i nostri padri) si vive come una ‘nuova primavera della fede', dall'inizio del pellegrinaggio (8 agosto 2010) per tutto il territorio nazionale”. “La Madonna ci parla” scrivono i vescovi, e “Cuba ha bisogno della gioia della fede e la Vergine della Carità è venuta incontro ai suoi figli in modo che coloro che si sono allontanati ritornino a Dio, coloro che sono rimasti fermi nella fede cristiana, possano far crescere il loro impegno, e tutti possiamo sperimentare l'amore di Dio per i loro figli; così ci sforziamo di costruire l'unità nella verità e nell'amore tra tutti noi che formiamo lo stesso popolo, superando e integrando le differenze e le distanze con rispetto”. Nella conclusione, i vescovi invitano il popolo cubano a “vivere con gioia l'Anno Giubilare Mariano”, ed annunciano il viaggio apostolico di Papa Benedetto XVI, che desidera recarsi nel Paese come un "Pellegrino della Carità", “per accompagnare e confermare la fede del popolo cubano, per commemorare i 400 anni della presenza della Beata immagine della Vergine tra noi”.

Fides

Il testo completo del messaggio dei vescovi

Il prete non è pedofilo e incastra i media irlandesi e la pavida Chiesa. La televisione nazionale ammette di aver diffamato padre Kevin Reynolds

Manca un mese a gennaio 2012. Una data a suo modo storica per la Chiesa Cattolica. Esattamente dieci anni fa, infatti, nel gennaio del 2002, un quotidiano dava notizia per la prima volta di uno scandalo lagato alla pedofilia nel clero. Fu il Boston Globe a riportare la vicenda di padre John Geoghan, il prete che costringerà successivamente il card. Bernard Law, allora arcivescovo di Boston, alle dimisssioni. Il prete che, accusato di aver abusato di oltre 130 bambini nell’arco di trent’anni di carriera, venne ucciso in carcere nell’agosto del 2003. A distanza di dieci anni, ancora il caso Geoghan rappresenta per molti un simbolo spaventoso del fallimento della Chiesa: spostato di parrocchia in parrocchia nonostante i suoi crimini, ha mietuto vittime senza che nessuno abbia fatto nulla per opporsi. Dopo Geoghan è arrivato padre Kevin Reynolds. Prete nella contea di Galway, nell’ovest dell’Irlanda, è divenuto anche lui il simbolo dei fallimenti della Chiesa nel suo paese, l’esempio a cui guardare quando si vuole parlare della piaga della pedofilia nel clero, una piaga sulla carta enorme se si pensa che è soltanto ai fedeli irlandesi, e non a quelli di altre Chiese, che Benedetto XVI ha dovuto scrivere una lettera sostanzialmente di scuse e penitenza. Ma la domanda che oggi molti si fanno è una: Papa Ratzinger avrebbe scritto ugualmente la sua lettera se avesse saputo la verità su Reynolds? Probabilmente sì. Seppure le ultime notizie relative al prete di Galway insegnano quanta superficialità (o peggio) vi possa essere nei media quando decidono di impiccare sulla pubblica piazza un prete per il supposto crimine di pedofilia. La notizia di queste ore, infatti, è clamorosa: Reynolds, il “Geoghan europeo” come lo chiama John Allen in un suo lungo reportage, è innocente. Non ha mai abusato di bambini. Non è un pedofilo. Sessantacinque anni, parroco irlandese che aveva trascorso parte della vita come missionario in Kenya, Reynolds da diversi mesi è diventato suo malgrado una “star” della televisione nazionale irlandese Rte. Una trasmissione provocatoriamente intitolata “In missione per predare” l’ha messo nel mirino: Reynolds, come altri preti irlandesi, è partito per la missione per “predare” minorenni e non per “pregare” con loro. Una giornalista di Rte è addirittura partita per il Kenya. Qui ha intervistato una donna di nome Veneranda che ha dichiarato che Reynolds l’aveva violentata nel 1982. A seguito di quella violenza la donna era rimasta incinta. Sheila, la figlia quattordicenne di Veneranda, è cresciuta senza suo padre, appunto Reynolds. Veneranda ha anche dichiarato che, prima dell’arrivo di Rte in Kenya, Reynolds l’ha contattata offrendo soldi in cambio del suo silenzio. Forte di queste accuse, Rte è andata fuori dalla parrocchia di Galway di Reynolds il giorno in cui questi stava somministrando la prima Comunione a dei bambini: “Ecco” ha dichiarato una voce fuori campo “il prete pedofilo e stupratore libero di dare la prima Comunione a dei bambini”. Reynolds ha però reagito. Ha dichiarato alla stampa di essere innocente, di non aver mai abusato di minori e che, per dimostrare la sua non colpevolezza, si sarebbe sottoposto al test di paternità. Rte non gli ha creduto e, in attesa dei risultati, ha continuato a infangarlo. Intanto anche la Chiesa si adeguava alle accuse. E in linea coi nuovi protocolli rimuoveva immediatamente Reynolds dai suoi incarichi. Dopo qualche giorno due test del Dna effettuati da due società diverse scagionavano del tutto il prete irlandese stabilendo che non è Reynolds il padre del bambino. E’ stato il direttore di Rte Noel Curran, prima di dimettersi, a dettare un comunicato di scuse che recita così: “Rte comunica senza riserve che le affermazioni fatte contro padre Kevin Reynolds sono senza qualsivoglia fondamento e false, e che padre Reynolds è un sacerdote della massima integrità, il cui servizio senza macchia reso alla chiesa per quarant’anni ha dato un valido contributo alla società in Kenya e in Irlanda sia nel campo dell’istruzione sia nel campo della pastorale”. Ha detto ancora Curran: “Questo è stato uno degli errori editoriali più gravi che io abbia mai fatto”. La vicenda ha creato qualche imbarazzo anche nelle gerarchie irlandesi. L’arcivescovo Diarmuid Martin di Dublino, che più di altri ha accusato i vescovi locali e anche la Curia romana di non aver fatto abbastanza per arginare il problema della pedofilia, ha detto che nonostante tutto a suo avviso i media irlandesi non hanno pregiudizi nei confronti della Chiesa.

Paolo Rodari, Il Foglio

Irlanda, fobia mediatica anti abusi. Emittente sotto inchiesta