lunedì 18 aprile 2011

Auguri del presidente Napolitano al Papa: le sue parole confortano l'Italia. Innegabile l'apporto del cristianesimo all'identità nazionale

“Nell’approssimarsi della Santa Pasqua, mi è gradito rivolgerle, a nome del popolo italiano e mio personale, i più fervidi voti augurali, unitamente a sentiti auspici di benessere per Vostra Santità. Le sue parole e il suo profondo legame con la nostra Patria ci sono di conforto e richiamano l’innegabile apporto della componente cristiana nella costruzione dell’identità nazionale. L’Italia accoglie con grande partecipazione le sue espressioni di speranza e di affetto”. Lo scrive il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (foto), in un messaggio di auguri inviato oggi a Benedetto XVI, in occasione della Pasqua, del recente 84°compleanno del Pontefice e dell’imminente VI anniversario dell’Elezione a Papa. “La ricorrenza delle festività pasquali mi offre l’occasione per ringraziarla nuovamente per il messaggio che Ella ha voluto indirizzare a me personalmente e a tutto il popolo italiano, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia”. Ed “è con questo spirito che la prego, Santità, di accogliere i miei sentimenti di amicizia e profonda considerazione per il suo Alto Magistero, uniti ai più fervidi voti augurali – conclude Napolitano- in occasione del suo genetliaco e dell’ormai imminente anniversario della sua ascesa al soglio pontificio”.

TMNews

VI anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Mantenere la barra dritta della Chiesa, non deviare dalla via maestra: la missione di Papa Ratzinger

La fede prima di tutto. Anche prima della ragione. Ridotto all’essenziale, il messaggio di Papa Joseph Ratzinger, è questo. Declinato attraverso le parole dette ogni domenica all’Angelus e ogni mercoledì all’Udienza generale, attraverso i discorsi pronunciati durante i suoi viaggi, di fronte ai capi di Stato e ai capi religiosi che riceve e incontra, attraverso tre Encicliche, due libri su Gesù, un libro-intervista e le pubblicazioni uscite prima che diventasse Benedetto XVI. Sono passati sei anni da quel 19 aprile del 2005 in cui fu eletto Pontefice. Nelle sue prime parole ai fedeli si definì "un umile lavoratore nella vigna del Signore". Un’umiltà prima di tutto intellettuale, quella a cui alludeva il Papa teologo. Quella che tanto spesso lo ha portato a ripetere che la scienza non può considerarsi autosufficiente, ma dovrebbe avere l’umiltà e il coraggio di aprirsi al mistero di Dio. Questo è senz’altro il tratto peculiare del suo pontificato, per come si è espresso in questi primi sei anni. Un arco di tempo durante il quale non sono mancate difficoltà, passaggi difficili. Il primo a Ratisbona, il 12 settembre 2006, nella lectio magistralis sul rapporto tra ragione e fede, appunto. Il Papa cita una frase dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo ed è subito tempesta. Perché quella frase recita: "Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava". Parole che il mondo islamico non accetta. Dietro la bufera c’è un profondo fraintendimento. Ma un passo indietro e delle spiegazioni risultano indispensabili. A quella prima 'empasse' ne seguiranno altre. Il 'no' al preservativo come mezzo di lotta all’Aids, pronunciato sul volo che, nel marzo 2009, sta portando Papa Ratzinger in Camerun crea un caso a livello internazionale. Da Francia, Germania, Spagna, Unione Europea arrivano dure critiche. La revoca della scomunica al vescovo lefebvriano Williamson, che risulterà poi aver negato l’Olocausto, produce nuove tensioni e offende gli ebrei. Ma il vero ciclone arriverà con i casi di pedofilia, e le accuse rivolte alla Chiesa di aver coperto preti colpevoli di abusi. I fatti risalgono spesso a un passato lontano. Ma le vittime di queste violenze trovano tardi il coraggio di parlare. È ormai convinzione diffusa che Joseph Ratzinger abbia agito per fare pulizia all’interno della Chiesa. Ma il Papa ha comunque dovuto spesso muoversi, in questi anni, attraverso un mare in tempesta. E lui stesso usa questa metafora, parlando della Chiesa, nel suo ultimo libro su Gesù di Nazaret. Il suo sforzo, anche ora che le acque sembrano più tranquille, appare quello di mantenere la barra dritta, di non deviare mai dalla via maestra. E l’appello che ripete più spesso è rivolto all’uomo, perché rispetti i suoi limiti. Un appello ripetuto anche ieri: l’uomo vuole essere come Dio, ma la tecnica e le sue conquiste non sempre rendono liberi e producono vero progresso.

Il Secolo XIX

I vescovi belgi: il Vaticano ha chiesto a Vangheluwe di lasciare il monastero di Loir-et-cher e di non concedere nessun intervista

L'ex vescovo belga di Bruges non è fuggito dal monastero francese dove si era inizialmente recato dopo aver ammesso di aver abusato sessualmente di due nipoti all'epoca in cui erano minorenni, come inizialmente riportato, ma è stato allontanato dal luogo con la richiesta vaticana di non concedere più interviste. "Si apprende questa mattina da una fonte vicina al Vaticano che è stato domandato a mons. Vangheluwe di lasciare la comunità religiosa di Loir-et-cher dove si era rifugiato e di non concedere la minima intervista", si legge sul sito dei vescovi belgi. "Il Vaticano, che si dice 'cosciente della gravità' delle rivelazioni di mons. Roger Vangheluwe sui suoi atti di pedofilia - sottolinea l'articolo - non ha ancora preso una decisione ufficiale sulla sorte dell'ex vescovo di Bruges. Una eventuale esclusione della Chiesa dovrebbe essere approvata dal Papa".

TMNews

Nuovo sito internet per 'L'Osservatore Romano'. Disponibili tutte le edizioni. Fino al 31 agosto la lettura online del quotidiano sarà gratuita

Con l'inizio del settimo anno di Pontificato di Papa Benedetto XVI, L'Osservatore Romano lancia il suo nuovo sito web (foto), "sostenuto con efficacia dal Servizio Internet Vaticano e dalla società informatica Everett", informa il giornale della Santa Sede, che sarà così accessibile nelle sue diverse edizioni: oltre al quotidiano, i settimanali in italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo, portoghese e il mensile in polacco. Per le edizioni settimanali e per quella mensile sarà possibile attivare subito abbonamenti elettronici, mentre l'accesso al quotidiano, in rete nel tardo pomeriggio ora di Roma, cioè subito dopo la pubblicazione e prima ancora che arrivi nelle edicole, sarà gratuito fino al prossimo 31 agosto, con gli abbonamenti che decorreranno dal mese di settembre. Sul sito internet www.osservatoreromano.va i testi del quotidiano vaticano saranno in italiano e progressivamente nelle altre lingue, a partire dall'inglese.

Adnkronos

Da una donna musulmana della Costa d’Avorio e dai cristiani perseguitati in Iraq due delle sei domande a cui il Papa risponderà in 'A sua immagine'

Arrivano da una donna musulmana della Costa d’Avorio e dai cristiani perseguitati in Iraq la terza e la quarta domanda al Papa. Benedetto XVI risponderà ai loro quesiti durante “Domande su Gesù - Speciale A sua immagine”, in onda su Rai Uno Venerdì Santo, 22 aprile, a partire dalle 14.10. A rivolgersi al Papa sarà una mamma di religione musulmana che vive in un paese in guerra, la Costa d’Avorio, e vuole fare una domanda su Gesù, maestro di pace. Dall’Iraq invece arriva il quesito di 7 giovani studenti di Baghdad che rischiano ogni giorno la vita per il solo fatto di essere cristiani. Alla luce dei recenti attentati difatti, l’Iraq si è trasformato in terra di martirio per i cristiani. La trasmissione, condotta da Rosario Carello, vedrà per la prima volta il Papa ospite di un programma televisivo. Le domande della signora musulmana e dei ragazzi iracheni saranno precedute da quelle di una mamma italiana che assiste da anni il proprio figlio in coma, e di una bimba giapponese che ha scritto al Papa per chiedere il perché del recente sisma. Papa Benedetto XVI risponderà a 6 domande: le ultime due domande selezionate arrivano dall’Italia.

SIR

Settimana Santa. Il Magistero del Papa: il male in tutte le sue forme non ha l'ultima parola, il trionfo finale è di Cristo, della verità e dell’amore

La Chiesa si appresta a celebrare una nuova Pasqua, fulcro di tutto l’anno liturgico. Ieri, Domenica delle Palme e della Passione del Signore, il Papa ha aperto i riti della Settimana Santa. I Vangeli dei primi tre giorni della Settimana Santa ci parlano di Giuda Iscariota. L’apostolo, che poi avrebbe tradito il Maestro, si erge a moralista: lancia una dura critica perché Maria, sorella di Lazzaro, cosparge i piedi di Gesù di un prezioso profumo. Quell’unguento si poteva vendere per darne il ricavato ai poveri. Ma in realtà Giuda è attaccato al denaro.
“L’amore non conta...egli è avido: il denaro è più importante della comunione con Gesù, più importante di Dio e del suo amore. E così diventa anche un bugiardo, che fa il doppio gioco e rompe con la verità” (Udienza generale, 18 ottobre 2006).
Il tradimento di Giuda è per tutti noi un monito: “Anche se nella Chiesa non mancano cristiani indegni e traditori, spetta a ciascuno di noi controbilanciare il male da essi compiuto con la nostra limpida testimonianza a Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore” (Udienza generale, 18 ottobre 2006).
Il Triduo Pasquale si apre Giovedì Santo con la Messa in Coena Domini, che ci mostra, afferma il Papa , come il cristianesimo non è un moralismo: è dono.
"Dio si dona a noi – non dà qualcosa, ma se stesso. E questo avviene non solo all’inizio, nel momento della nostra conversione. Egli resta continuamente Colui che dona. Sempre di nuovo ci offre i suoi doni. Sempre ci precede. Per questo l’atto centrale dell’essere cristiani è l’Eucaristia: la gratitudine per essere stati gratificati, la gioia per la vita nuova che Egli ci dà” (20 marzo 2008, Santa Messa nella Cena del Signore).
In questo giorno la Liturgia ci propone il Vangelo della lavanda dei piedi: Cristo si fa servo nell’amore: “Dobbiamo lavarci i piedi gli uni gli altri nel quotidiano servizio vicendevole dell’amore. Ma dobbiamo lavarci i piedi anche nel senso che sempre di nuovo perdoniamo gli uni agli altri. Il debito che il Signore ci ha condonato è sempre infinitamente più grande di tutti i debiti che altri possono avere nei nostri confronti” (20 marzo 2008, Santa Messa nella Cena del Signore).
Nel Getsemani, nell’ora in cui l’anima di Gesù “è triste fino alla morte”, i discepoli dormono, nonostante le richieste del Signore a vegliare con lui: “Vediamo come i discepoli hanno dormito, lasciando solo il Signore. Anche oggi spesso dormiamo, noi suoi discepoli. In questa notte sacra del Getsemani vogliamo essere vigilanti, non vogliamo lasciar solo il Signore in questa ora” (Udienza generale, 4 aprile 2007).
Gesù è arrestato e crocifisso.Verso le tre, Gesù grida a gran voce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". La sua morte in croce è un mistero insondabile per la ragione umana.
“Siamo posti davanti a qualcosa che umanamente potrebbe apparire assurdo: un Dio che non solo si fa uomo, non solo soffre per salvare l’uomo caricandosi di tutta la tragedia dell’umanità, ma muore per l’uomo” (Udienza generale, 8 aprile 2009).
Il Sabato Santo è il giorno del grande silenzio, in attesa della Notte Santa, la Risurrezione di Cristo: un evento che continua anche oggi, nonostante tutta l’oscurità del male nel mondo: “E’ realtà attuale: Cristo anche oggi vince con il suo amore il peccato e la morte. Il Male, in tutte le sue forme, non ha l'ultima parola. Il trionfo finale è di Cristo, della verità e dell’amore!” (Udienza generale, 4 aprile 2007).

Radio Vaticana

Il Papa in Croazia. Il programma ufficiale del viaggio di Benedetto XVI in occasione della Giornata nazionale delle famiglie cattoliche del Paese

La Santa Sede ha diffuso questa mattina il programma del Viaggio Apostolico di Benedetto XVI in Croazia, in occasione della Giornata nazionale delle famiglie cattoliche del Paese, il 4 e 5 giugno. Diversi gli appuntamenti fissati: il primo giorno, dopo la cerimonia di benvenuto nell’Aeroporto internazionale di Zagreb Pleso, alle ore 11.00, dove terrà il primo dei cinque discorsi del viaggio, Benedetto XVI si recherà in visita di cortesia al presidente della Repubblica e successivamente riceverà in udienza, in nunziatura, il presidente del Governo. Nel pomeriggio, alle ore 18.15, il Pontefice incontrerà esponenti della società civile, politica, accademica, economica e culturale del Paese, insieme al corpo diplomatico e ai leader religiosi. A tutti terrà un discorso. Ultimo appuntamento del 4 giugno sarà dedicato ai giovani, con la veglia di preghiera in piazza Bano Josip Jelacic a Zagabria, alle ore 19.30. Il giorno dopo, domenica 5, alle ore 10.00 nell’ippodromo di Zagabria la Santa Messa per la Giornata nazionale delle famiglie cattoliche, a cui seguira la recita del Regina caeli, mentre nel pomeriggio prima della cerimonia di congedo, alle ore 17.00, la Celebrazione dei Vespri con il clero, religiosi e seminaristi croati e la preghiera sulla tomba del Beato Alojzije Viktor Stepinac nella Cattedrale dell’Assunzione della Beata Vergine Maria e di Santo Stefano di Zagreb. Il rientro a Roma è previsto per le 21.15.

SIR

A maggio il 'congresso' della Congregazione dei vescovi per discutere della nomina dell'arcivescovo di Milano. Le opinioni saranno raccolte dal Papa

Nella seconda metà di maggio accadrà in Vaticano qualcosa che non ha precedenti negli ultimi ottant’anni: il "congresso" della Congregazione dei vescovi, cioè la riunione dei porporati e presuli membri del dicastero, discuterà della nomina del nuovo arcivescovo di Milano. È infatti scaduta lo scorso marzo la proroga di due anni ottenuta dal cardinale Dionigi Tettamanzi. È stato Benedetto XVI a decidere che la nomina del pastore della diocesi più grande d’Europa e tra le più importanti del mondo, segua la trafila ordinaria e prima di arrivare sul suo tavolo venga discussa e vagliata. Nelle scorse settimane il nunzio in Italia, Giuseppe Bertello, ha compiuto un’ampia consultazione, chiedendo i pareri a circa un centinaio fra vescovi, sacerdoti e laici di Milano e della Lombardia. Proprio in questi giorni viene ultimato un secondo rapidissimo supplemento d’inchiesta, che porterà a disegnare l’identikit ideale e a precisare la rosa di nomi più significativi. Dal 1929, anno della designazione a Milano dell’abate Ildefonso Schuster, fino al 2002, anno della nomina di Tettamanzi, il ruolo chiave di pastore della diocesi ambrosiana è stato sempre stabilito dai Papi con l’aiuto di pochissimi collaboratori. Così fece Pio XII nel novembre 1954, quando decise per Giovanni Battista Montini. Così fece quest’ultimo, appena divenuto Paolo VI, scegliendo nel 1963 come successore l’ausiliare Giovanni Colombo. E lo stesso accadde per le due nomine ambrosiane di Papa Wojtyla: quella di Carlo Maria Martini e quella dell’attuale cardinale. Papa Ratzinger, invece, ha voluto seguire una via diversa, e anche se è molto probabile che abbia già un’idea precisa sul candidato, ha preferito sondare, consultare, ascoltare moltissimi pareri. E soprattutto, prima di decidere, ha stabilito che la discussione avvenga nella riunione ordinaria del dicastero competente, che potrebbe avvenire giovedì 19 o giovedì 26 maggio, subito dopo la visita del Papa a Venezia. La decisione finale di Benedetto XVI dovrebbe essere annunciata a fine giugno e il nuovo arcivescovo si insedierà ai primi di settembre, per l’inizio dell’anno pastorale. I due candidati più illustri sono già cardinali. Il primo è Angelo Scola, 69 anni, nato a Malgrate (Lecco) in diocesi ambrosiana, da nove anni patriarca di Venezia. Papa Ratzinger lo conosce personalmente da lungo tempo e lo stima molto, avendolo avuto come collaboratore alla Congregazione per la Dottrina della Fede. È a tutt’oggi considerato in pole position. Il secondo cardinale, anch’egli ambrosiano, è Gianfranco Ravasi, 68 anni, biblista, "ministro della cultura" vaticano dal 2007. Nelle ultime settimane la candidatura di Ravasi è apparsa più defilata, a motivo della grande importanza del lavoro internazionale che il porporato sta svolgendo nel dialogo con il mondo della cultura, molto apprezzato dal Pontefice. L’altro candidato forte è Gianni Ambrosio, 67 anni, vescovo di Piacenza, molto vicino al cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, che lo ha indicato quale rappresentante della Santa Sede nel cda della Cattolica di Milano. In corsa ci sono poi i vescovi di Bergamo, Francesco Beschi (59 anni) e di Brescia, Luciano Monari (69 anni). Hanno ottenuto voti anche l’arcivescovo di Chieti, Bruno Forte, 61 anni, teologo, come pure altri due prelati già segnalati per Torino, il vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, 63 anni; e monsignor Aldo Giordano, 56 anni, osservatore al Consiglio d’Europa. Proprio quanto accaduto per il capoluogo piemontese, con la nomina dell’arcivescovo Cesare Nosiglia, dimostra come Ratzinger ascolti tutti ma poi scelga in piena autonomia. Soltanto mediatica, infine, la candidatura di Angelo Bagnasco: il presidente della CEI ne avrebbe tutte le qualità, ma se venisse nominato sarebbe la terza volta in soli nove anni che Genova perde il suo cardinale perché trasferito altrove. La nomina del successore di Tettamanzi vista l’importanza della diocesi ambrosiana, sarà letta anche in vista del conclave. Ma chiunque sia il designato, non avrà tempo per pensare a futuribili strategie. Si troverà infatti a dover fare i conti con una diocesi di proporzioni sterminate e con due decisioni di Tettamanzi ormai irreversibili, ma molto discusse tra il clero: la riorganizzazione delle parrocchie in unità pastorali e l’entrata in vigore del nuovo lezionario ambrosiano.

Andrea Tornielli, La Stampa