mercoledì 28 marzo 2012

Nella nunziatura l'atteso ma autentico incontro tra Benedetto XVI e Fidel Castro. Le domande e le curiosità del leader màximo, le risposte del Papa

Alla fine l’incontro c’è stato. Benedetto XVI e Fidel Castro hanno conversato amichevolmente per una trentina di minuti. Non era un appuntamento nell’agenda ufficiale del viaggio, ma non c’è stato mai in realtà alcun dubbio che si sarebbe realizzato. L’anziano leader, uscito dalle scene pubbliche ma non dall’immaginario collettivo, aveva manifestato il suo vivo desiderio di incontrare Benedetto XVI, "un Papa che ammiro moltissimo" aveva detto più volte e ha poi ripetuto allo stesso Pontefice appena se lo è trovato di fronte. L’attesa è stata resa spasmodica dall’attenzione dei media, quasi rappresentasse il viaggio stesso del Papa a Cuba. È pur vero che i personaggi sono di statura mondiale, ma non sarebbe giusto concentrare su quell’incontro tutta l’attenzione di una fatica apostolica che è andata ben al di là di un pur significativo momento. Resta il fatto che entrambi ne sono usciti soddisfatti. Il clima è stato sereno, disteso, amichevole come se si trovassero l’uno di fronte all’altro due persone che si conoscevano ancor prima di ritrovarsi accanto. Castro è giunto in nunziatura puntualissimo per l’orario previsto. Lo ha ricevuto il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato, con il quale ha atteso il Papa. In questi pochi minuti l’anziano leader ha manifestato la sua attenzione alla vita della Chiesa. Ha confessato di aver a lungo sperato di vedere sugli altari madre Teresa di Calcutta, "una grande benefattrice per Cuba" l’ha definita, e Giovanni Paolo II, "un uomo che ho imparato ad apprezzare tantissimo". Ed è apparso spontaneo nel manifestare questi sentimenti. Castro è apparso affaticato e segnato dagli anni, ma lucido e vivace. E quando si è trovato faccia a faccia con Benedetto XVI si è capito quanto effettivamente avesse desiderio di conoscerlo di persona. È stato indubbiamente un incontro autentico. Castro ha mostrato subito una grande curiosità di conoscere, di sapere. Ha rivolto al Papa una serie di domande di ampio respiro. Inattesa la prima: ma perché la liturgia è cambiata così tanto? Il suo ricordo era fermo al periodo precedente il Concilio e il Pontefice ha iniziato proprio dal Vaticano II la sua risposta. I padri conciliari hanno ritenuto di dover cambiare la liturgia per renderla più accessibile ai fedeli, ha spiegato il Papa. Anche se ciò, ha proseguito, ha creato situazioni tali da suggerire ulteriori modifiche, sempre per dare modo ai fedeli di penetrarne sino in fondo il significato vero e, dunque, di partecipare in modo più consapevole. Poi lo sguardo dei due interlocutori si è allargato al mondo, ai cambiamenti culturali, sociali ed economici che, nonostante il progredire della scienza in tutti i campi, sembrano rivelarsi per l’uomo causa di tensione più che di benessere. Il Papa ha spiegato questo peggioramento della situazione con la pretesa di tenere Dio lontano dalla scena del mondo. La Chiesa, da parte sua, tenta di riportarlo al centro della storia dell’uomo. Questo è il suo compito. A questo punto Castro ha voluto sapere quale fosse il ruolo di un Pontefice in questo scenario. Benedetto XVI gli ha così parlato della sua missione di guida spirituale di oltre un miliardo di fedeli. "Devo andare a incontrarli - ha detto - ovunque essi si trovino". È stato toccante questo momento: mentre il Papa parlava Castro annuiva con il capo. E sul viso è trapelato il segno di quell’ammirazione sincera che prova per Benedetto XVI. Lui che, nonostante l’avanzare degli anni, vorrebbe ancora mettersi in gioco ma sente che ormai le forze gli mancano. E ha chiesto al Papa, quasi suo coetaneo, se riesce a fare tutte queste cose. Il sorriso del Pontefice è stato immediato, come spontanea e ferma è stata la sua risposta: "È vero, sono anziano, ma posso fare ancora il mio dovere al servizio della Chiesa". Sull’età hanno continuato a ragionare, perché Castro, nel manifestare la sua sintonia con Benedetto XVI, l’ha giustificata proprio richiamandosi al fatto "di appartenere alla stessa generazione". Anzi, ha detto che gli avrebbe fatto piacere poter parlare più spesso con lui di tutto ciò che lo inquieta. Perché con lui condivide l’appartenenza a un tempo che sembra ormai lontano. "Ma è proprio questa nostra appartenenza alla stessa generazione - ha risposto il Papa - che potrà tenerci in contatto attraverso il nostro pensiero generazionale". Castro lo ha incalzato prospettandogli le sue difficoltà nel capire bene quale fosse il senso della religione davanti alle continue evoluzioni della scienza. Il Pontefice allora gli ha brevemente esposto il senso dell’incontro tra scienza e fede, tra fede e ragione, per fargli capire come non si tratti di due ambiti contrapposti, bensì di due momenti fondamentali per la coscienza dell’uomo. Che, come tali, non vanno disgiunti. È stato allora che Castro è parso veramente come un uomo assetato di sapere. Impressionato dalle spiegazioni del Papa, dalle sue conoscenze, gli ha confessato che, nonostante passi il tempo a leggere e a riflettere su tutto ciò che riguarda la vita dell’uomo, aveva capito in quel momento che c’erano ancora tante cose da conoscere. "Mi consiglia qualche libro da leggere per approfondire la mia conoscenza in questa materia?" è stata la sua domanda. E il Papa, di rimando: "Certamente. Ma mi faccia pensare un po’ su cosa consigliarle. Poi le farò sapere i titoli attraverso il nunzio". Sono state queste le ultime battute dell’incontro. Poi Fidel Castro, che aveva accanto a sé la signora Dalia, ha presentato al Pontefice tre dei suoi figli e ha preso congedo. E mentre lasciava la nunziatura continuava a ripetere a chi lo salutava: Saludos al Santo Padre, nonostante lo avesse appena visto. Sembrava quasi non volesse lasciarlo.

Mario Ponzi, L'Osservatore Romano

Il Papa: non esitate a seguire Gesù. In Lui troviamo la verità su Dio e sull'uomo, ci aiuta a sconfiggere gli egoismi e a vincere ciò che ci opprime

“La verità è un anelito dell'essere umano, e cercarla suppone sempre un esercizio di autentica libertà” ha affermato Benedetto XVI nell'omelia della Santa Messa nella Plaza de la Revolución "José Martí" de L'Avana. Molti "preferiscono le scorciatoie e cercano di evitare questo compito. Alcuni, come Ponzio Pilato, ironizzano sulla possibilità di poter conoscere la verità, proclamando l'incapacità dell'uomo di raggiungerla o negando che esista una verità per tutti. Questo atteggiamento, come nel caso dello scetticismo e del relativismo, produce un cambiamento nel cuore, rendendo freddi, vacillanti, distanti dagli altri e rinchiusi in se stessi – ha affermato -. Persone che si lavano le mani come il governatore romano e lasciano correre il fiume della storia senza compromettersi”. Altri, invece, ha ricordato il Pontefice “interpretano male questa ricerca della verità, portandoli all'irrazionalità e al fanatismo, per cui si rinchiudono nella 'loro verità' e cercano di imporla agli altri”, come quei “legalisti accecati” che davanti a Cristo “colpito e sanguinante”, gridano “Crocifiggilo!”. L’irrazionalità, tuttavia, è incompatibile con lo status di discepolo di Gesù, in quanto “fede e ragione sono necessarie e complementari nella ricerca della verità”. Non è quindi “l’irrazionalità, ma l’ansia della verità quello che promuove la fede cristiana. Ogni essere umano deve scrutare la verità ed optare per essa quando la trova, anche a rischio di affrontare sacrifici”. "La verità sull'uomo è un presupposto ineludibile per raggiungere la libertà": “in essa – ha proseguito – scopriamo i fondamenti di un’etica con la quale tutti possono confrontarsi e che contiene formulazioni chiare e precise sulla vita e la morte, i doveri e i diritti, il matrimonio, la famiglia e la società, in definitiva sulla dignità inviolabile dell’essere umano”. E' “un patrimonio etico” che “può avvicinare tutte le culture, i popoli e le religioni, le autorità e i cittadini, e i cittadini tra loro, e i credenti in Cristo con coloro che non credono in Lui”. "Il Cristianesimo, ponendo in risalto i valori che sostengono l'etica, non impone, ma propone l'invito di Cristo a conoscere la verità che rende liberi. Il credente è chiamato a rivolgerlo ai suoi contemporanei, come lo fece il Signore, anche davanti all’oscuro presagio del rifiuto e della Croce. L'incontro personale con Colui che è la verità in persona ci spinge a condividere questo tesoro con gli altri, zpecialmente con la testimonianza". L'invito di Benedetto XVI: "Non esitate a seguire Gesù Cristo. In Lui troviamo la verità su Dio e sull'uomo. Egli ci aiuta a sconfiggere i nostri egoismi, ad uscire dalle nostre ambizioni e a vincere ciò che ci opprime. Colui che opera il male, colui che commette peccato, è schiavo del peccato e non raggiungerà mai la libertà. Solo rinunciando all'odio e al nostro cuore indurito e cieco, saremo liberi, ed una nuova vita germoglierà in noi". In Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, tutti “troveranno la piena libertà, la luce per capire in profondità la realtà e trasformarla con il potere rinnovatore dell’amore”, ha continuato il Papa. La Chiesa "vive per rendere partecipi gli altri dell’unica cosa che possiede, e che non è altro che Cristo stesso, speranza della gloria" ma “per poter svolgere questo compito, essa deve contare sull'essenziale libertà religiosa, che consiste nel poter proclamare e celebrare anche pubblicamente la fede, portando il messaggio di amore, di riconciliazione e di pace, che Gesù portò al mondo. E’ da riconoscere con gioia che sono stati fatti passi in Cuba affinché la Chiesa compia la sua ineludibile missione di annunciare pubblicamente ed apertamente la sua fede. Tuttavia, è necessario proseguire, e desidero incoraggiare le autorità governative della Nazione a rafforzare quanto già raggiunto ed a proseguire in questo cammino di genuino servizio al bene comune di tutta la società cubana”. Secondo Benedetto XVI, infatti, “il diritto alla libertà religiosa manifesta l’unità della persona umana che è, nel medesimo tempo, cittadino e credente. Legittima anche che i credenti offrano un contributo all'edificazione della società. Il suo rafforzamento consolida la convivenza, alimenta la speranza in un mondo migliore, crea condizioni propizie per la pace e per lo sviluppo armonioso e, contemporaneamente, stabilisce basi solide sulle quali assicurare i diritti delle generazioni future”. Nella parte conclusiva dell’omelia, il Papa ha affermato che “quando la Chiesa mette in risalto questo diritto, non sta reclamando alcun privilegio. Pretende solo di essere fedele al mandato del suo divino Fondatore, cosciente che dove Cristo si rende presente, l'uomo cresce in umanità e trova la sua consistenza. Per questo, essa cerca di offrire questa testimonianza nella sua predicazione e nel suo insegnamento, sia nella catechesi come negli ambienti formativi ed universitari”. Su questo aspetto della formazione, ha quindi espresso un auspicio: “È da sperare che presto giunga anche qui il momento in cui la Chiesa possa portare nei vari campi del sapere i benefici della missione che il suo Signore le ha affidato e che non può mai trascurare”. Benedetto XVI ha quindi citato l'insigne sacerdote Félix Varela, educatore e maestro, figlio illustre della città caraibica, passato alla storia di Cuba come il primo che ha insegnato al suo popolo a pensare: “Il Padre Varela ci presenta la strada per una vera trasformazione sociale: formare uomini virtuosi per forgiare una nazione degna e libera, poiché questa trasformazione dipenderà dalla vita spirituale dell'uomo; infatti, 'non c'è patria senza virtù'”. “Cuba ed il mondo hanno bisogno di cambiamenti, ma questi ci saranno solo se ognuno è nella condizione di interrogarsi sulla verità e si decide a intraprendere il cammino dell'amore, seminando riconciliazione e fraternità”. "Camminiamo alla luce di Cristo, che può disperdere la tenebra dell'errore. Supplichiamolo che, con il valore e il vigore dei Santi, giungiamo a dare una risposta libera, generosa e coerente a Dio, senza paure, né rancori", ha concluso il Pontefice.

SIR, Korazym.org, Zenit

VIAGGIO APOSTOLICO IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012) (XIV) - il testo integrale dell'omelia del Papa

Messa nella Plaza de la Revolucion a L'Avana. Card. Ortega al Papa: c'è sete di benedizione negli sguardi e nelle acclamazioni del nostro popolo

Il Papa è giunto in papamobile nella Plaza de la Revolucion de L'Avana, poco dopo le 8.30 (le 15.30 in Italia), per presiedere la sua Messa più importante a Cuba. Il luogo è stato usato molte volte da Fidel Castro per rivolgersi alle folle oceaniche nell'anniversario della Rivoluzione del 1959 che cade il 26 luglio. Sulla piazza si erge un monumento di oltre cento metri dedicato a José Martì, eroe dell'indipendenza di Cuba dalla Spagna, e vi si affaccia una gigantesca riproduzione stilizzate di Ernesto 'Che' Guevara con il suo motto 'Hasta la victoria siempre'. La piazza può contenere fino a 600mila persone e il Governo cubano ha sancito la chiusura degli uffici pubblici per favorire la partecipazione alla cerimonia. Benedetto XVI ha fatto un giro della piazza, salutando la folla di fedeli, mentre dagli altoparlanti risuonavano motti come 'Benedicto! Benedicto!'. Il Papa è poi sceso dalla papamobile per indossare i sacramenti liturgici sul retro del palco dell'altare. Il presidente cubano Raul Castro ha assistito in prima fila alla celebrazione, e al termine si è recato sul palco per salutare il Pontefice. La ;essa del Papa viene trasmessa in diretta sulla televisione pubblica cubana. Benedetto XVI appare affaticato ma sorridente. Una preghiera perchè "fra tutti i cubani regnino l'amore e il perdono, e la riconciliazione e la pace divengano realtà". L'ha chiesta a Benedetto XVI il card. Jaime Ortega, arcivescovo de L'Avana, nel'indirizzo di saluto pronunciato all'inizio della Santa Messa. "C'è - ha aggiunto - sete di benedizione negli sguardi e nelle acclamazioni dei nostri fratelli. Questo popolo riunito qui ora, e quanti sono a casa di fronte alla televisione, si aspettano da Lei, Santità, una parola che faccia discendere su ognuno di noi e su tutta la nostra nazione la benedizione di Dio". "Durante il recente pellegrinaggio nazionale della venerata immagine della Virgen de la Caridad che ha percorso le nostre strade e le nostre piazze, tutti - ha ricordato il cardinale cubano - hanno chiesto ai sacerdoti, ai vescovi e ai diaconi la benedizione: giovani, adulti, anziani, uomini e donne". Ortega ha ringraziato inoltre Benedetto XVI per la sua generosità nel guidare la Chiesa universale. "Il suo Pontificato - ha detto - è quello di un Papa che porta la tenerezza, la dolcezza e la misericordia di Dio a tutti e promuove la riconciliazione fra tutti. Beatissimo Padre, il nostro popolo la implora di includere nella sua preghiera questi doni dall'alto".

TMNews, Agi

L'annuncio di Fidel Castro: ho deciso di chiedere qualche minuto del suo tempo a Benedetto XVI, lo saluterò con grande piacere

Fidel Castro annuncia che oggi incontrerà Benedetto XVI a Cuba. "Ho deciso di chiedere qualche minuto del suo tempo molto impegnato quando ho sentito dal nostro cancelliere Bruno Rodriguez che egli avrebbe gradito questo modesto e sincero contatto", ha scritto l'ex lider maximo cubano in una sua "reflexion" pubblicata la scorsa notte sul sito Cubadebate. "Saluterò con grande piacere Papa Benedetto XVI così come feci con Giovanni Paolo II", ha scritto ancora il leader della rivoluzione cubana che ha lasciato il potere al fratello Raul nel 2006. Finora né il Vaticano né il governo cubano avevano confermato l'incontro, limitandosi a definirlo possibile. Per quanto ormai non abbia alcun incarico ufficiale, l'ex presidente cubano solitamente incontra tutti i leader stranieri in visita a Cuba.

Il Tempo.it

Molto spazio al viaggio sui giornali cubani: caloroso, rispettoso e affettuosa l'accoglienza del presidente Castro e di Santiago a Benedetto XVI

"Caloroso", "rispettoso" e "affettuoso" sono i tre aggettivi che ricorrevano ieri sulla stampa cubana per descrivere l'accoglienza del presidente Raul Castro e di Santiago di Cuba all'arrivo di Papa Benedetto XVI nel Paese. E quotidiani e siti riportavano per esteso l'intervento del capo di stato cubano e di quello vaticano. Granma, l'organo ufficiale del Partito comunista ha dedicato alla giornata cinque pagine della sua edizione. Nel titolo in prima, con un servizio a tutta pagina: "Raul ha ricevuto Papa Benedetto XVI", mentre nell'occhiello si sottolineava come "in nome di tutti i cubani, migliaia di abitanti di Santiago hanno riempito le strade per tributare una calda e rispettosa accoglienza al Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica. Hanno assistito alla Santa Messa 250mila persone". Il servizio era corredato da tre foto, con l'arrivo del Papa all'aeroporto, una strada piena di gente al passaggio della Papamobile e sullo sfondo un cartello con la scritta "La patria prima di tutto", e la piazza Rivoluzione Maceo, dove il Pontefice ha celebrato la sua prima Messa.

Ugo Lobano, Gazzetta del Sud

Il Papa ha spronato Castro sui diritti umani in base alle richieste giunte a lui da persone in difficoltà, e ha chiesto che Venerdì Santo sia festivo

"Il Papa ha sollevato con Raul Castro anche il tema dei diritti umani in base alle richieste che sono pervenute in Vaticano". Lo ha reso noto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, precisando che "di tali petizioni si è parlato sia nel colloquio privato tra Papa e presidente cubano sia nella riunione delle due delegazioni che si è tenuta contemporaneamente al palazzo della Revolution. "Al Papa erano arrivati nelle scorse settimane molti messaggi con richieste di aiuto di carattere umanitario per persone in difficoltà", ha precisato padre Lombardi, che tuttavia non ha voluto dare indicazioni più precise sulla lista preparata in Vaticano, nè dire se vi era incluso il nome di Alan Gros, l'ebreo americano arrestato nel dicembre 2009 per aver venduto sull'isola senza l'autorizzazione del governo cubano materiale informatico e per le comunicazioni satellitari, condannato nel marzo del 2011 a quindici anni di carcere per "atti contro l'indipendenza e l'integrità dello Stato". "Non posso dare indicazioni sulle singole persone per le quali è stato chiesto l'interessamento del Papa e della Santa Sede", ha spiegato Lombardi ricordando che a favore dei detenuti politici e di quanti soffrono per la lontananza forzata dei loro cari il Pontefice ha parlato pubblicamente nel discorso al Santuario della Vergine del Cobra, assicurando la sua preghiera per "per le necessita' di coloro che soffrono, di coloro che sono privi di libertà, lontani dalle persone care o vivono gravi momenti di difficoltà". Nell'incontro al Palazzo della Revolution, Benedetto XVI ha chiesto a Raul Castro che il Venerdì Santo sia riconosciuto sull'isola caraibica come giorno festivo. "Il governo cubano - ha detto ancora il gesuita - dovrà riflettere sulla richiesta, per cui non ci aspettiamo una risposta in tempi brevi. Tuttavia la concessione di questa festività in più sarebbe il segno concreto di un passo in avanti, di un'evoluzione nel riconscimento del ruolo della Chiesa nella società".

Agi

La visita di cortesia al presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri. Benedetto XVI e Raul Castro a colloquio per 40 minuti

Nel pomeriggio, in Italia era passata la mezzanotte, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato in visita di cortesia al Presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri della Repubblica, Raúl Modesto Castro Ruz, al Palacio de la Revolución di L'Avana. Dopo la presentazione delle delegazioni, ha luogo l’incontro privato, durato oltre 40 minuti. "E' stato un tempo piuttosto lungo, che testimonia 'l'importanza di questa conversazione sulla situazione di Cuba e le attese della Chiesa locale, che desidera poter dare un contributo sempre maggiore al bene comune, sviluppando la sua presenza nei campi dell'educazione e dell'assistenza", ha affermato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Incontrando i giornalisti, il religioso ha anche sottolineando che "fra il Papa e il presidente c'è stato un incontro personale, al di là dei contenuti". Contemporaneamente al colloquio tra il Papa e il presidente, nel palazzo della Revolution si sono riunite la delegazione vaticana composta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, dal sostituto mons. Giovanni Angelo Becciu e dal segretario per i rapporti con gli Stati mons. Dominique Mamberti, e quella cubana con a capo il vice presidente Josè Ramon Machado Ventura, coadiuvato da alcuni ministri e dall'ambasciatore Delgado Bermudez. Questo incontro, però, è durato solo una ventina di minuti a causa di esigenze protocollari. Quindi è arrivato il momento dello scambio dei doni. Al Santo Padre è stata donata una scultura della Madonna del Cobre, scolpita in ebano, che rappresenta anche la storia della scoperta della statua. E il Papa da parte sua ha donato un facsimile pregiatissimo della Geografia di Tolomeo, una riproduzione con tecniche moderne, i cui originali sono nell’Archivio Segreto Vaticano, con le prime piante geografiche del continente americano (allora non chiamato americano). Sia il Papa che Raul hanno passato diverso tempo a spiegare l’uno all’altro i propri regali. E Raul, scherzando, chiede al Papa: “Si potrebbe chiedere a qualche cardinale di tradurre dal latino delle carte allo spagnolo”. Quindi una photo opportunity con i fotografi, appena fuori dal Palacio de la Revolucion, e poi il ritorno indietro, fino all’ascensore, e poi giù di livello verso l’auto scura che riporta il Papa alla Nunziatura Apostolica, per la cena con i vescovi locali. Con i quali il Papa fa il punto della situazione cubana.

Agi, Korazym.org