mercoledì 10 novembre 2010

Il Papa a Santiago de Compostela e Barcellona. Rigol: ha trasformato un'opera in corso in un tempio cristiano. Una nuova tappa della Sagrada Familia

Dopo che il Papa ha dedicato la Basilica della Sagrada Familia, inizia una nuova tappa per la Cattedrale di Gaudí, in cui si accentuerà la sua dimensione spirituale. Lo ha dichiarato questa domenica scorsa il presidente della giunta costruttrice del Tempio, Joan Rigol, a un gruppo di giornalisti convocati presso il tempio di Barcellona dopo la Messa presieduta da Benedetto XVI. “Voglio che domani, quando la gente visiterà la Sagrada Familia, venga non solo a vedere un'opera in corso o un meraviglioso monumento, ma sappia identificare questo monumento con gli elementi di un tempio cristiano”, ha detto. “Per questo – ha aggiunto –, cercheremo di invitare anche al silenzio, alla contemplazione dell'arte, e di far sì che questa arte porti i credenti al modo in cui Gesù Cristo ci ha insegnato ad amare la gente”. Per tale ragione, in concreto, il tempio riserverà uno spazio alla preghiera, davanti a un altare situato dietro l'abside, dietro l'altar maggiore. “Chi vuole venire per raccogliersi, per pregare”, potrà farlo in “uno spazio di silenzio che cercheremo di rispettare”, separato “da tutto ciò che è il resto dei visitatori”, ha spiegato Rigol. A suo avviso, il Papa ha trasformato questa domenica “un'opera in corso in un tempio cristiano, e allo stesso tempo in uno spazio dello spirito, affinché tutti coloro che ci visiteranno, credenti o no, guardando questa meraviglia possano trovarsi in pace con se stessi ed esca il meglio che tutte le persone si portano dentro”. Finora, tra 8.000 e 10.000 persone di tutto il mondo visitano ogni giorno la Sagrada Familia, per la maggior parte attirate dall'originale architettura di Gaudí. Dopo l'atto di domenica, si prevede un notevole aumento di visitatori. “Con la sua dedicazione di questa chiesa, il Papa l'ha posta nella mappa della Chiesa universale: è una sfida importante per tutti noi, perché vuol dire che la Sagrada Familia deve irradiare alcuni valori che possono giungere a tutti”, ha proseguito Rigol. “Deve essere un luogo in cui la gente possa vedere i problemi umani, del Terzo e Quarto Mondo, e una piattaforma per dar voce a questa fratellanza”. La Basilica sarà dedicata in particolare “a grandi avvenimenti che verranno”, “a cerimonie potenti e forti”, ha spiegato il presidente della Giunta Costruttrice. Sarà il consiglio episcopale di Barcellona (il cardinale, il vescovo ausiliare e i vicari episcopali) a dare la dimensione di culto del tempio e a definire quali Messe vi verranno celebrate. In definitiva, per Rigol “ora inizia una nuova tappa, che richiedeva un nuovo impulso come quello di questa cerimonia” di domenica. “L'arrivo del Papa e la dedicazione del tempio hanno significato anche consegnare questo tempio” alla città e al mondo, ha sottolineato. Dopo la celebrazione di domenica, il rappresentante della Giunta che costruisce la chiesa ha offerto a Benedetto XVI “tutto il lavoro che abbiamo fatto per tanto tempo per sviluppare quest'opera così bella”. La giunta costruttrice ha anche donato al Papa la prima copia di un nuovo libro sulla Sagrada Familia per com'è ora. Rigol ha infine osservato che la celebrazione della dedicazione potrebbe accelerare il processo di beatificazione dell'architetto Antoni Gaudí, visto che “il Papa stesso ha notato che ciò non può essere fatto da un tecnocrata, ma bisogna sentire lo spirito e il senso cristiano”.

Zenit

Il Papa al G20: il mondo vi guarda ed attende l'adozione di strumenti adeguati per uscire dalla crisi, con accordi comuni che non privilegino nessuno

''Il mondo vi guarda ed attende l'adozione di strumenti adeguati per uscire dalla crisi, con accordi comuni che non privilegino alcuni Paesi a scapito di altri'': sono le parole rivolte da Papa Benedetto XVI ai leader mondiali che si stanno riunendo a Seul per il vertice del G20. ''L'imminente riunione, a Seoul, dei Capi di Stato e di Governo delle ventidue più grandi economie mondiali, insieme con il Segretario Generale dell'Onu, con la Presidenza dell'Ue e di alcune Organizzazioni regionali, come pure con i responsabili di varie Agenzie specializzate - scrive il Pontefice nella lettera inviata al presidente sudcoreano Lee Myung-bak e pubblicata da L'Osservatore Romano -, non ha soltanto una portata globale, ma è anche un segno eloquente della rilevanza e della responsabilità acquisite dall'Asia nello scenario internazionale all'inizio del secolo XXI''. Il Papa chiede ai potenti della terra di "tenere in considerazione le conseguenze delle misure adottate per compensare la crisi" e auspica "soluzioni durature, sostenibili e giuste". Siate consapevoli, raccomanda, "che gli strumenti adottati, in quanto tali, funzioneranno solo se, in ultima analisi, saranno destinati allarealizzazione del progresso autentico e integrale dell’uomo". "La storia - ricorda Benedetto XVI ai leader partecipanti - vi ricorda inoltre che, per quanto sia difficile conciliare le diverse identità socio-culturali, economiche e politiche oggi coesistenti, detti strumenti, per essere efficaci, dovranno essere applicati in modo sinergico e, soprattutto, rispettoso della natura dell'uomo". ''Per il futuro stesso dell'umanità - scrive Papa Ratzinger - è decisivo di mostrare al mondo ed alla storia che oggi, anche grazie a questa crisi, l'uomo è maturato al punto da riconoscere che le civiltà e le culture, al pari dei sistemi economici, sociali e politici, possono e devono convergere in una visione condivisa della dignità umana e rispettosa delle leggi e delle esigenze poste in essa da Dio creatore''. ''Il G20 - conclude Benedetto XVI - risponderà alle attese in esso risposte e consegnerà al futuro un vero successo se, a partire dai problemi diversi e talvolta contrastanti che affliggono i Popoli della terra, saprà delineare i tratti del bene comune universale e dimostrerà la volontà di cooperare per raggiungerlo''.

Il card. Bagnasco: con il Magistero chiaro e mite, con la semplicità disarmante, il Papa ci precede nella via della conversione dei cuori e della vita

“Siamo qui pellegrini, per esprimere e far crescere...la nostra cordiale e grata comunione con il Successore di Pietro”. Lo ha detto questa mattina, nella Basilica inferiore di Assisi, il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale italiana, neell’omelia della Celebrazione Eucaristica per la 62° Assemblea generale della CEI. Sulla tomba di San Francesco, il presidente della CEI ha ricordato che è “meta di fede e di preghiera per il nostro popolo, che affascina giovani e adulti, terra che rigenera fiducia e propositi”. In questo ambito particolare l’arcivescovo di Genova ha ringraziato “la nostra gente per quanto ci dona di affetto e di stima, di attenzione e di vicinanza: loro sanno che la Chiesa è mandata dal Signore accanto a tutti per condividere le vicende quotidiane e il loro mondo interiore”, ed ha sottolineato che “il divino Maestro ci invia tra le case degli uomini” per ribadire che “nessuno è solo, gettato per caso sulla scena del mondo e destinato al buio della morte e del nulla, ma che Dio vive”. Il porporato ha affermato: “Siamo qui pellegrini come Corpus Episcopale di questo amato Paese...per esprimere e far crescere, immersi nella sorgente eucaristica, la nostra cordiale e grata comunione con il Successore di Pietro, il nostro 'collegialis affectus' di vescovi, sapendo che quanto più crescono questi vincoli di fede e di amore, tanto più il nostro servizio al Popolo di Dio sarà utile e fecondo per le anime e la società intera”. Facendo riferimento alla santità di Francesco, il presidente della CEI ha ringraziato il Pontefice Benedetto XVI perchè indica alla Chiesa ''la strada della conversione dei cuori e della vita'' ed ''è questo il centro pulsante di ogni vera riforma, così come anche San Francesco ben ha intuito e vissuto''. Il Papa “con il suo Magistero chiaro e mite, con l’esempio della sua semplicità disarmata e disarmante, ci precede in questa luminosa via della conversione che è la più vera, efficace e urgente risposta a quest’ora drammatica e affascinante”. L'amore di Dio “ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia”, ha aggiunto. E i vescovi sono “testimoni di questa apparizione della bontà e dell’amore di Dio” testimoni e maestri autentici “in virtù della successione apostolica nella quale siamo stati immessi per grazia”. Il porporato ha quindi invitato i vescovi a rinnovare ogni giorno la vocazione di testimonianza “ritornando all’esperienza viva di questo essere salvati per la misericordia di Cristo” perchè “è il saperci salvati che fa le nostre persone trasparenti e la nostra vita diversa pur nell’uguaglianza di tutti”. A questo proposito il card. Bagnasco ha fatto riferimento al Pontefice che all’inizio di questa 62° Assemblea generale ha detto: “Alziamo il capo e lasciamoci guardare negli occhi da Cristo, unico Maestro, Redentore”. “Alziamo gli occhi verso di Lui - ha concluso il presidente della CEI -, cerchiamo sempre il suo sguardo: nella divina Liturgia quel volto si manifesta a noi in modo speciale, si china e si apre misericordioso, confidente ed amico. Si fa vedere e toccare! Gli altri, guardandoci, allora potranno cogliere un riflesso, quasi un bagliore, dello sguardo di Dio. E si accenderà, allora, una nuova luce”.

Antonio Gaspari, Zenit


Il Papa: da dialogo tra fede e ragione un’Europa fedele alle imprescindibili radici cristiane che possa rispondere alla vocazione e missione nel mondo

Conservare “dialogo fecondo tra fede e ragione, tra politica e religione, tra economia ed etica” e affermare che “tutto quello che si fa per sostenere matrimonio e famiglia, per aiutare le persone più bisognose, tutto ciò che accresce la grandezza dell’uomo e la sua inviolabile dignità contribuisce al perfezionamento della società, nessuno sforzo è vano”. Sono due dei “ricordi” dell’appena concluso viaggio a Santiago de Compostela e Barcellona che Benedetto XVI ha ripercorso questa mattina nella catechesi dell’Udienza generale. “Giornate indimenticabili”, che nelle due tappe di Santiago di Compostela e Barcellona gli hanno permesso di “sperimentare l’affetto che le genti di Spagna nutrono verso il Successore di Pietro” che si è fatto “pellegrino tra i pellegrini, insieme con quanti, numerosissimi” si sono recati nel Santuario dedicato a San Giacomo, meta di ''un popolo silenzioso di camminatori provenienti da ogni parte del mondo, che riscoprono l'antica tradizione medioevale del pellegrinaggio'', in occasione deell’Anno Compostelano. Nel compiere il gesto tradizionale della conclusione del Cammino, l’abbraccio al Santo, “penavo come questo gesto sia anche adesione alla sua parola e alla sua missione. Un segno forte della volontà di conformarsi al messaggio apostolico, il quale, da un lato, ci impegna ad essere fedeli custodi della Buona Novella che gli Apostoli hanno trasmesso, senza cedere alla tentazione di alterarla, sminuirla o piegarla ad altri interessi, e, dall’altro, trasforma ciascuno di noi in annunciatori instancabili della fede in Cristo, con la parola e la testimonianza della vita in tutti i campi della società”. A Compostela, ha ricordato il Papa, ''ho chiesto che quanti si recano in pellegrinaggio a Santiago possano ricevere il dono di diventare veri testimoni di Cristo'', perchè i pellegrini ''continuino a mantenere vivo il significato religioso, spirituale e penitenziale'' del pellegrinaggio, ''senza cedere a banalità, distrazioni, mode. Quel cammino, intreccio di vie che solcano vaste terre formando una rete attraverso la Penisola Iberica e l’Europa, è stato e continua ad essere luogo di incontro di uomini e donne delle più diverse provenienze, uniti dalla ricerca della fede e della verità su se stessi, e suscita esperienze profonde di condivisione, di fraternità e di solidarietà”. ''E' la fede in Cristo che dà senso a Compostela, luogo spiritualmente straordinario che continua ad essere punto di riferimento per l'Europa di oggi''. ''Conservare e rafforzare l'apertura al trascendente, il dialogo tra fede e ragione, tra politica e religione, tra economia ed etica - ha affermato il Pontefice - permetterà di costruire un'Europa che, fedele alle sue imprescindibili radici cristiane, possa rispondere pienamente alla sua vocazione e missione nel mondo''. “Perciò, certo delle immense possibilità del Continente europeo e fiducioso in un suo futuro di speranza, ho invitato l`Europa ad aprirsi sempre più a Dio, favorendo così le prospettive di un autentico incontro, rispettoso e solidale, con le popolazioni e le civiltà degli altri continenti”. Della meta centrale della tappa a Barcellona, Benedetto XVI è tornato a sottolineare il “magnifico tempio” della Sagrada Familia, Basilica la cui dedicazione è stata compiuta dal Papa. Essa “ricorda le grandi costruzioni religiose, come le cattedrali che hanno segnato la fisionoma delle grandi città dell’Europa”. Struttura “preziosa, affascinante nel gioco delle luci e dei colori, quasi un’immensa scultura”, “magnifico tempio”, nel quale Antonio Gaudi “ha saputo rappresentare il mistero della Chiesa nella quale i fedeli sono pietre vive”. Gaudi “ha posto la propria genialità al servizio del bello” con una “grande capacità esressiva che evoca la fonte suprema di ogni bellezza”. “Seppe realizzare un edificio degno di Dio e perciò stesso degno dell’uomo”. Una “missione nella quale era coinvolta tutta la sua persona”. Egli “intraprese un’intensa pratica di preghera digiuno e povertà per preparasi spiritualmente ad esprimere Dio” che, intanto “costruiva in lui l’edificio spirituale”. Benedetto XVI ha vissuto una grande emozione incontrando bambini e giovani down ospiti dell'Opera del "Nen Deu", un'iniziativa ultracentenaria "dove vengono curati, con professionalità e amore, bambini e giovani diversamente abili". "Le loro vite - ha detto - sono preziose agli occhi di Dio e ci invitano costantemente ad uscire dal nostro egoismo". "In quella casa - ha rivelato - sono stato partecipe della gioia e della carità profonda e incondizionata delle Suore Francescane dei Sacri Cuori, del generoso lavoro di medici, di educatori e di tanti altri professionisti e volontari, che operano con encomiabile dedizione in quell'Istituzione". Il Papa ha ricordato di aver anche "benedetto la prima pietra di una nuova Residenza che sarà parte di questa Opera, dove tutto parla di carità, di rispetto della persona e della sua dignità, di gioia profonda, perchè l'essere umano vale per quello che è, e non solo per quello che fa". Benedetto XVI ha ricordato che a Barcellona ha pregato "intensamente per la famiglia, cellula vitale e speranza della società e della Chiesa; ho pregato per coloro che soffrono, soprattutto in questo periodo per le difficoltà economiche; ho tenuto presente i giovani, che mi hanno accompagnato con il loro entusiasmo e la loro gioia, perchè soprano la bellezza, il valore dell'impegno del matrimonio, dove un uomo e una donna accolgono una vita e l'accompagnano dal concepimento fino al suo termine naturale''. ''Tutto quello che si fa per difendere il matrimonio e l'insostituibile dignità di ogni essere umano è un contributo al perfezionamento della società. Nessuno sforzo è vano in questo senso''. Quelli passati in Spagna, per il Papa, sono stati ''giorni indimenticabili, che rimarranno impressi nel mio cuore. In particolare, le due Celebrazioni eucaristiche, accuratamente preparate e intensamente vissute da tutti i fedeli, anche attraverso i canti, tratti sia dalla grande tradizione musicale della Chiesa, sia dalla genialità di autori moderni, sono stati momenti di vera gioia interiore. Dio ricompensi tutti, come solo Lui sa fare". ''L'anno prossimo - ha detto il Papa - mi recherò a Madrid per la Giornata Mondiale della Gioventù. Affido fin d'ora alla vostra preghiera questa provvidenziale iniziativa, affinchè sia occasione di crescita nella fede per tanti giovani''.
Durante i tradizionali saluti ai fedeli di lingua italiana, il Papa ha invitato i giovani a essere “sempre pietre vive dell’edificio spirituale che è la Chiesa, camminando insieme nel servizio del Vangelo, nell’offerta della preghiera e nella condivisione della carità”. Benedetto XVI ha ricordato inoltre la festa liturgica della dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano, “capo e madre di tutte le chiese”, che si è celebrata ieri: “Insieme con essa – le parole del Santo Padre – ricordiamo anche le chiese in cui si raccolgono le vostre comunità e quelle che attendono ancora di esser costruite a Roma e nel mondo”.

Asca, AsiaNews, SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Il Papa: il popolo cristiano della Repubblica Ceca prosegua con rinnovato slancio a rendere dappertutto una coraggiosa testimonianza evangelica

Benedetto XVI ha invitato i cristiani della Repubblica Ceca a farsi coraggiosi testimoni del Vangelo, nell'incontrare 1.500 pellegrini provenienti dalla nazione slava. Nella Basilica Vaticana, dove si è svolta la prima parte dell'Udienza generale di questa mattina, il Papa ha ricevuto una delegazione di fedeli giunti a Roma per renderglig razie del viaggio nella Repubblica Ceca, dal 26 al 28 settembre 2009, per festeggiare San Venceslao, patrono di Boemia, e ricordare il 20° anniversario della caduta del regime comunista. All'incontro con il Papa erano presenti tutti i vescovi della Repubblica Ceca insieme al card. Giovanni Coppa, che è stato Nunzio apostolico a Praga dal 1990 al 2001. Presente anche una delegazione del governo guidata dal vice premier e Ministro degli affari esteri, Karel Schwarzenberg, e dalla consorte del Presidente della Repubblica, Livia Klausová. “Cari amici, siate i benvenuti! Conservo un caro e grato ricordo di quel mio piacevole viaggio nella vostra bella terra – ha detto il Santo Padre –. Penso in particolare alla deferente cortesia delle distinte Autorità; alla calorosa accoglienza che ho ricevuto dai venerati Fratelli nell’Episcopato, dai sacerdoti, dalle persone consacrate e da tutti i fedeli, che hanno voluto esprimere con entusiasmo la loro fede, attorno al successore di Pietro”. “Mi ha colpito anche – ha poi continuato – l’attenta considerazione che mi hanno riservato anche quanti, pur essendo lontani dalla Chiesa, sono tuttavia in ricerca di valori umani spirituali autentici, di cui la stessa comunità cattolica vuole essere gioiosa testimone”. “Prego il Signore di far fruttificare le grazie di quel viaggio, e auguro che il popolo cristiano della Repubblica Ceca, prosegua, con rinnovato slancio, a rendere dappertutto una coraggiosa testimonianza evangelica”, ha quindi concluso. In alcune dichiarazioni a L'Osservatore Romano, il card. Miloslav Vlk, arcivescovo emerito di Praga, in riferimenti ai viaggi di Benedetto XVI ha detto che “il Papa apre nuovi e inattesi canali di comunicazione e rende i credenti più consapevoli della loro missione”. “Presenza e parole di Benedetto XVI nella Repubblica Ceca - ha continuato il porporato - hanno reso psicologicamente più forte la nostra Chiesa, che è una minoranza, dandoci l'opportunità e il coraggio di sederci al tavolo del dialogo con la società secolarizzata”. “È al Papa che dobbiamo la maggiore attenzione che oggi la politica e la cultura ci riservano – ha sottolineato –. Il suo viaggio di un anno fa ha aperto nuove strade che i cattolici devono percorrere senza mai dimenticare le lezioni della storia”.

Zenit

Benedetto XVI: non stancatevi di affidarvi a Cristo e di annunciarlo con la vostra vita in ogni ambiente. Questo gli uomini attendono dalla Chiesa

“Non stancatevi di affidarvi a Cristo e di annunciarlo con la vostra vita, in famiglia e in ogni ambiente”, perché “è questo che gli uomini anche oggi attendono dalla Chiesa”. E’ quanto ha detto il Papa ai fedeli del pellegrinaggio proveniente da Carpineto Romano, nella Basilica Vaticana. Salutando il vescovo di Carpineto Romano, mons. Lorenzo Loppa, il Papa ha ricordato la “breve ma intensa visita” nella diocesi il 5 settembre scorso, e la “calorosa accoglienza ricevuta”. “Il ricordo di quell’evento, carico di significato ecclesiale e spirituale – le parole del Santo Padre – ravvivi in ciascuno il desiderio di approfondire sempre più la vita di fede, nel solco degli insegnamenti del vostro illustre concittadino Papa Leone XIII, la cui coraggiosa azione pastorale suscitò un provvido rinnovamento dell’impegno dei cattolici nella società”. "Benedetto XVI ci ha fatto fare il pieno di fede e di speranza, nella memoria di Leone XIII" ha detto a L'Osservatore Romano mons. Loppa. Lo slancio impresso da quel pellegrinaggio, spiega, "non si è esaurito in quella straordinaria giornata. Con mitezza e decisione il Pontefice ci ha incoraggiato nella missione che ci aspetta e ora, più consapevoli, puntiamo su famiglia, catechisti e insegnanti per una rigenerazione educativa della nostra comunità". Nella Basilica Vaticana il Papa ha anche reso omaggio all'altare di San Leone Magno, nel giorno della festa liturgica.

SIR, L'Osservatore Romano