Antonio Gaspari, Zenit
mercoledì 10 novembre 2010
Il card. Bagnasco: con il Magistero chiaro e mite, con la semplicità disarmante, il Papa ci precede nella via della conversione dei cuori e della vita
“Siamo qui pellegrini, per esprimere e far crescere...la nostra cordiale e grata comunione con il Successore di Pietro”. Lo ha detto questa mattina, nella Basilica inferiore di Assisi, il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale italiana, neell’omelia della Celebrazione Eucaristica per la 62° Assemblea generale della CEI. Sulla tomba di San Francesco, il presidente della CEI ha ricordato che è “meta di fede e di preghiera per il nostro popolo, che affascina giovani e adulti, terra che rigenera fiducia e propositi”. In questo ambito particolare l’arcivescovo di Genova ha ringraziato “la nostra gente per quanto ci dona di affetto e di stima, di attenzione e di vicinanza: loro sanno che la Chiesa è mandata dal Signore accanto a tutti per condividere le vicende quotidiane e il loro mondo interiore”, ed ha sottolineato che “il divino Maestro ci invia tra le case degli uomini” per ribadire che “nessuno è solo, gettato per caso sulla scena del mondo e destinato al buio della morte e del nulla, ma che Dio vive”. Il porporato ha affermato: “Siamo qui pellegrini come Corpus Episcopale di questo amato Paese...per esprimere e far crescere, immersi nella sorgente eucaristica, la nostra cordiale e grata comunione con il Successore di Pietro, il nostro 'collegialis affectus' di vescovi, sapendo che quanto più crescono questi vincoli di fede e di amore, tanto più il nostro servizio al Popolo di Dio sarà utile e fecondo per le anime e la società intera”. Facendo riferimento alla santità di Francesco, il presidente della CEI ha ringraziato il Pontefice Benedetto XVI perchè indica alla Chiesa ''la strada della conversione dei cuori e della vita'' ed ''è questo il centro pulsante di ogni vera riforma, così come anche San Francesco ben ha intuito e vissuto''. Il Papa “con il suo Magistero chiaro e mite, con l’esempio della sua semplicità disarmata e disarmante, ci precede in questa luminosa via della conversione che è la più vera, efficace e urgente risposta a quest’ora drammatica e affascinante”. L'amore di Dio “ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia”, ha aggiunto. E i vescovi sono “testimoni di questa apparizione della bontà e dell’amore di Dio” testimoni e maestri autentici “in virtù della successione apostolica nella quale siamo stati immessi per grazia”. Il porporato ha quindi invitato i vescovi a rinnovare ogni giorno la vocazione di testimonianza “ritornando all’esperienza viva di questo essere salvati per la misericordia di Cristo” perchè “è il saperci salvati che fa le nostre persone trasparenti e la nostra vita diversa pur nell’uguaglianza di tutti”. A questo proposito il card. Bagnasco ha fatto riferimento al Pontefice che all’inizio di questa 62° Assemblea generale ha detto: “Alziamo il capo e lasciamoci guardare negli occhi da Cristo, unico Maestro, Redentore”. “Alziamo gli occhi verso di Lui - ha concluso il presidente della CEI -, cerchiamo sempre il suo sguardo: nella divina Liturgia quel volto si manifesta a noi in modo speciale, si china e si apre misericordioso, confidente ed amico. Si fa vedere e toccare! Gli altri, guardandoci, allora potranno cogliere un riflesso, quasi un bagliore, dello sguardo di Dio. E si accenderà, allora, una nuova luce”.