venerdì 19 giugno 2009

Padre Gumpel: la beatificazione di Pio XII ferma perchè il Papa teme la reazione degli ebrei. Padre Lombardi: basta interventi inoppurtuni

Ci sarebbe la minaccia di una rottura ''definitiva e permanente'' dei rapporti tra ebrei e cattolici dietro l'esitazione di Benedetto XVI a porre la sua firma sulla causa di beatificazione di Pio XII (foto). A sostenerlo è padre Petere Gumpel, relatore della causa di beatificazione, le cui affermazioni suscitano però l'immediata reazione ufficiale del Vaticano che richiama a cessare ogni pressione sul Pontefice. ''Se il Papa pensa che lo studio e la riflessione sulla causa di Pio XII vadano ancora prolungati, questa sua posizione va rispettata senza interferire con interventi non giustificati e inopportuni'', ha detto con chiarezza il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. "Il direttore della Sala Stampa - sottolinea la nota - ribadisce che la firma dei decreti che riguardano le cause di beatificazione è di esclusiva competenza del Papa, che deve essere lasciato completamente libero nelle sue valutazioni e nelle sue decisioni". Il tema della canonizzazione di Papa Pacelli è da tempo fonte di contrasti tra la Chiesa cattolica, che lo vuole santo, e il mondo ebraico che in diverse occasioni ha espresso le sue riserve. Da più di due anni, in effetti, la causa giace pronta sulla scrivania del Pontefice, approvata da tutte le commissioni che l'hanno esaminata e in attesa solo della firma definitiva del Papa che sbloccherebbe il decreto di beatificazione. Una firma che però non arriva. A spiegare come stanno le cose è intervenuto oggi padre Peter Gumpel, relatore della causa di beatificazione, che ha sferrato un duro attacco contro alcuni ambienti ebraici. Secondo Gumpel il processo non va avanti poichè Benedetto XVI sarebbe rimasto ''impressionato'' da alcuni recenti incontri con ''rappresentanti delle organizzazioni ebraiche'', come l'Antidefamation League, che - ha spiegato - ''gli hanno detto chiaro e tondo che se farà qualcosa in favore di Papa Pacelli i rapporti tra Chiesa Cattolica ed ebrei saranno definitivamente e permanentemente compromessi''. L'accusa di una sorta di ricatto politico da parte degli ebrei viene però immediatamente respinta dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. ''Dubito che la responsabilità sia delle associazioni ebraiche che - ha spiegato Di Segni all'Ansa - hanno espresso riserve sulla beatificazione di Pio XII''. ''La procedura nei confronti di Pio XII - ha aggiunto il rabbino - riguarda prima di tutto un problema interno della Chiesa. E' evidentemente qualche cosa di troppo sofferto, che divide la Chiesa stessa''. Tuttavia, padre Gumpel insiste. Il Papa non è ''assolutamente'' contro Pio XII, ha assicurato il gesuita. ''So per conoscenza diretta e personale - ha spiegato - che Ratzinger ha grande ammirazione e stima per Papa Pacelli, anche in considerazione di cio' che ha fatto per gli ebrei''. Il motivo per cui Ratzinger non pone ancora la sua firma, ha quindi chiarito, è che ''vuole fare di tutto per favorire migliori rapporti con gli ebrei. Questo è molto lodevole, ma una riconciliazione deve avvenire con il contributo di entrambe le parti''. Ora padre Gumpel si augura che ''Benedetto XVI si renda conto che le cose'' per quanto riguarda la percezione da parte degli ebrei della storiografia su Pio XII ''stanno cambiando e quindi firmi''. ''Voglio vedere fatti, fatti, fatti'', ha concluso padre Gumpel che potrebbe però rimanere deluso. C'è il rischio che passino ancora molti anni prima che Pio XII sia beato.

Il Papa apre l'Anno Sacerdotale: dal Cuore di Gesù è scaturito il ministero sacerdotale. Anche i nostri limiti e debolezze devono ricondurci a Lui

Celebrazione dei Vespri della Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù per l'apertura dell'Anno Sacerdotale nella Basilica di San Pietro. La cerimonia iniziata con l'intervento di mons. Mauro Piacenza, Segretario della Congregazione per il Clero. Quindi si è svolta la processione con la Reliquia di San Giovanni Maria Vianney, di cui quest'anno si ricorda il 150° anniversario della morte e per cui è stato indetto l'Anno Sacerdotale, dalla Cappella della Pietà all'altare della Confessione e alla Cappella del Coro. La processione è stata guidata dal card. Angelo Comastri, Arciprete della Basilica Vaticana, dal card. Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero e da mons. Guy Bagnard, Vescovo di Belley-Ars. Il Papa, prima di raggiungere la sede per la preghiera dei Vespri, ha venerato la reliquia del Santo Curato d'Ars e ha pronunciato la preghiera dello speciale Anno giubilare.
“La nostra è una missione indispensabile per la Chiesa e per il mondo, che domanda fedeltà piena a Cristo ed incessante unione con Lui; esige cioè che tendiamo costantemente alla santità come ha fatto san Giovanni Maria Vianney”. “Se è vero che l’invito di Gesù a rimanere nel suo amore – ha fatto notare il Papa nell'omelia - è per ogni battezzato, nella festa del Sacro Cuore di Gesù, Giornata di santificazione sacerdotale, tale invito risuona con maggiore forza per noi sacerdoti, in particolare questa sera, solenne inizio dell’Anno Sacerdotale, da me voluto in occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars”. "Il sacerdozio è l’amore del Cuore di Gesù", ha esclamato Benedetto XVI, ricordando che “direttamente da questo Cuore è scaturito il dono del nostro ministero sacerdotale” e che “noi presbiteri siamo stati consacrati per servire, umilmente e autorevolmente, il sacerdozio comune dei fedeli”. Il Papa ha infine auspicato che l’Anno sacerdotale sia per i preti “un’occasione propizia per crescere nell’intimità con Gesù, che conta su di noi, suoi ministri, per diffondere e consolidare il suo Regno”, diventando, “nel mondo di oggi, messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace". Menzionando inoltre la festa liturgica di oggi, Benedetto XVI ha fatto notare che nell’Antico Testamento si parla 26 volte del “cuore di Dio”, che “freme di compassione”, in quanto “mistero del cuore di un Dio che si commuove e riversa tutto il suo amore sull’umanità”. Un “amore misterioso”, dunque, che “nei testi del uovo Testamento ci viene rivelato come incommensurabile passione di Dio per l’uomo”. "Nulla fa soffrire tanto la Chiesa quanto i peccati dei suoi pastori, soprattutto di quelli che si tramutano in 'ladri delle pecore' o perchè le deviano con le loro private dottrine, o perchè le stringono con lacci di peccato e di morte''. ''Anche per noi, cari sacerdoti - ha detto il Pontefice - vale il richiamo alla conversione e al ricorso alla Divina Misericordia, e ugualmente dobbiamo rivolgere con umilta' l'accorata e incessante domanda al Cuore di Gesù perchè ci preservi dal terribile rischio di danneggiare coloro che siamo tenuti a salvare''.
C'è, infatti, ''il timore di poter privare di tanto bene, per nostra negligenza o colpa - prosegue - le anime che ci sono affidate, o di poterle - Dio non voglia - danneggiare. La Chiesa ha bisogno di sacerdoti santi, di ministri che aiutino i fedeli a sperimentare l'amore misericordioso del Signore e ne siano convinti testimoni''.''Perfino le nostre carenze, i nostri limiti e debolezze - ha proseguito - devono ricondurci al Cuore di Gesù. Se infatti è vero che i peccatori, contemplandolo, devono apprendere da lui il necessario ''dolore dei peccati'' che li riconduca al Padre, questo vale ancor più per i sacri ministri. ''Nell'omelia, Papa Ratzinger ha ricordato anche la lettera che ha inviato ieri ai sacerdoti di tutto il mondo: ''Che questo mio scritto - afferma - vi sia di aiuto e di incoraggiamento a fare di questo anno un'occasione propizia per crescere nell'intimità con Gesù, che conta su di noi, suoi ministri, per diffondere e consolidare il suo Regno''.In tal senso, ''per essere ministri al servizio del Vangelo, è certamente utile lo studio con una accurata e permanente formazione pastorale, ma è ancora più necessaria quella 'scienza dell'amore' che si apprende solo nel 'cuore a cuore' con Cristo. E’ Lui infatti a chiamarci per spezzare il pane del suo amore, per rimettere i peccati e per guidare il gregge in nome suo''. “Lasciarsi conquistare pienamente da Cristo!”. E’ questo l’”obiettivo” additato ai sacerdoti dal Papa. “Questo – ha spiegato il Santo Padre - è stato lo scopo di tutta la vita di san Paolo, al quale abbiamo rivolto la nostra attenzione durante l’Anno Paolino che si avvia ormai verso la sua conclusione; questa è stata la meta di tutto il ministero del Santo Curato d’Ars, che invocheremo particolarmente durante l’Anno Sacerdotale; questo sia anche l’obiettivo principale di ognuno di noi”.

Asca, SIR

Il Papa a San Giovanni Rotondo. Il sindaco: grato per l'itinerario di Benedetto XVI nelle vie della cittadina

''Sono particolarmente contento e grato a mons. D'Ambrosio per aver reso possibile la decisione della Prefettura vaticana sull'itinerario di 4 km di Papa Benedetto XVI per le vie di San Giovanni Rotondo, subito dopo il suo arrivo. Così la cittadinanza potrà avere un contatto più diretto con il Santo Padre per la cui visita c'è un grande fermento''. Lo dice all'agenzia Adnkronos il sindaco della città di San Pio, Gennaro Giuliani, a proposito della visita del Pontefice prevista per domenica. Diverse le iniziative e le opere messe in cantiere. ''Non un semplice maquillage, non solo strade e marciapiedi - precisa il primo cittadino - ma anche interventi sul verde e la viabilità per rendere più armonica e accogliente la città. Sono due mesi che ci prepariamo a questo momento''. Sono in programma diverse eventi collaterali di riflessione, fiaccolate ma anche concerti, un 'jammin' festival dei frati. ''La città è mobilitata ed entusiasta - continua Giuliani - sono 22 anni che aspettava il Papa''. Il primo cittadino della città foggiana si riferisce alla visita che fece Papa Giovanni Paolo II nel 1987. Tra gli ospiti il sindaco di Wadowice, città natale di Karol Wojtyla. ''Il Comune di San Giovanni Rotondo è gemellato con la cittadina polacca'', ricorda il sindaco Giuliani. Ovviamente sarà presente, come succede spesso, anche il sindaco di Pietrelcina, la città natale di San Pio, anch'essa gemellata con il Comune foggiano.

Adnkronos

Anno Sacerdotale. Render culto al Sacro Cuore di Gesù vuol dire vivere la vita in compagnia dell'amore di Dio: il Magistero del Papa sulla solennità

Una devozione cara alla Chiesa di ogni parte del mondo, che rivela lo smisurato amore di Dio per l’umanità. E’ quella del Sacro Cuore di Gesù, di cui oggi si celebra la solennità e al centro di ricorrenti riflessioni da parte di Benedetto XVI. Dai tempi della rivoluzione industriale, che spezzò la millenaria sintonia dell’esistenza umana sui tempi della natura, una delle metafore più comuni per descrivere la vita contemporanea - specie delle metropoli occidentali - è sempre stata quella della corsa. L’uomo moderno è in corsa per tutto: quando lavora e, in molti casi, anche quando riposa. In questo faticoso scenario, pensare a uno spazio per concedersi una sosta diventa complicato, per stare con se stessi un lusso, per stare con la propria anima un’esigenza sconosciuta o ridicola. Eppure, spiega Benedetto XVI all’Angelus del 1° giugno 2008, da duemila anni la Chiesa ripete lo stesso insegnamento. L’uomo senza interiorità è un uomo “dimezzato”. Solo quando sceglie di sottrarsi all’arbitrio dell’affanno ad oltranza, riacquista la dimensione donatagli da Dio, e negata da sé stesso, quella dello spirito.
“Quando si ferma in silenzio, ha bisogno di sentire non solo il battito del proprio cuore, ma, più in profondità, il pulsare di una presenza affidabile, percepibile coi sensi della fede e tuttavia molto più reale: la presenza di Cristo, cuore del mondo” (Angelus, 1 giugno 2008).
Il Sacro Cuore di Gesù è il cuore sacro del mondo. Nessuna corsa potrà mai soffocare questo battito. E’ il centro di gravità sul quale chiunque può calibrare la propria vita, può ri-umanizzarla e dunque renderla più serena. Il Papa lo riafferma all’Angelus del 10 giugno 2007, ricordando quale sia il codice, da molti oggi smarrito, per comunicare con la dimensione del divino.
“Nella vita di oggi, spesso rumorosa e dispersiva, è più che mai importante recuperare la capacità di silenzio interiore e di raccoglimento: l’adorazione eucaristica permette di farlo non solo intorno all’io, bensì in compagnia di quel ‘Tu’ pieno d’amore che è Gesù Cristo, ‘il Dio a noi vicino’” (Angelus, 10 giugno 2007).
Nel cuore del Cristo, spiega Benedetto XVI all’Angelus del 5 giugno 2005, noi adoriamo “l’amore di Dio per l’umanità, la sua volontà di salvezza universale, la sua infinita misericordia”. Tutti doni, soggiunge, pagati al prezzo di un dolore-amore smisurati.
“Rendere culto al Sacro Cuore di Cristo significa, pertanto, adorare quel Cuore che, dopo averci amato sino alla fine, fu trafitto da una lancia e dall’alto della Croce effuse sangue e acqua, sorgente inesauribile di vita nuova” (Angelus, 5 giugno 2005).
Un anno più tardi, è domenica 25 giugno 2006, Benedetto XVI nota come la grande popolarità della devozione al Sacro Cuore di Gesù si unisca “felicemente alla profondità teologica”. E’ una festa cara alle famiglie che, dice, usavano e talora in alcuni Paesi usano ancora consacrarsi al Sacro Cuore. Ma è soprattutto una festa che mette in risalto la vita del clero, che ora l’inizio dell’Anno Sacerdotale pone in nuovo, maggiore risalto.
“La solennità del Sacro Cuore di Gesù è anche la Giornata Mondiale di Preghiera per la Santificazione dei Sacerdoti: colgo l’occasione per invitare tutti voi, cari fratelli e sorelle, a pregare sempre per i sacerdoti, affinché possano essere validi testimoni dell’amore di Cristo” (Angelus, 25 giugno 2006).

Radio Vaticana

Anno Sacerdotale. Il card. Hummes scrive ai sacerdoti: siate discepoli senza riserve del Buon Pastore e missionari audaci. Online il sito ufficiale

“L’Anno Sacerdotale è oggetto di un’accoglienza molto buona in tutto il mondo. La ripercussione positiva si diffonde rapidamente. Attiviamoci tutti, pertanto, per partecipare con impegno e creatività”. È quanto scrive il card. Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, in una lettera inviata oggi, per mail, ai sacerdoti del mondo. Il cardinale ricorda che sono “trascorsi tre mesi dal momento in cui il Santo Padre ha comunicato la sua intenzione di proclamare un Anno Sacerdotale per tutti i sacerdoti del mondo. Finalmente siamo arrivati al momento in cui, oggi pomeriggio, nella Basilica Vaticana, Benedetto XVI aprirà solennemente questo Anno con la celebrazione dei Vespri della Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù”. Questi tre mesi, aggiunge il porporato, sono stati caratterizzati da “intensa preparazione non solo per spiegare i motivi di questo Anno speciale ma anche, soprattutto, per entusiasmare voi e i vostri fedeli affinché questo "tempo di grazia" possa produrre i migliori frutti apostolici, di fedeltà e di intenso rinnovamento nell’impegno ministeriale”. La lettera si conclude con l’augurio del cardinale a tutti i sacerdoti del mondo affinché “Gesù Cristo, il Buon Pastore, sia il vostro modello e la vostra gioia! Siate suoi discepoli senza riserve e suoi missionari audaci!”.
Intanto è da oggi online un sito per “accompagnare” i sacerdoti nell’Anno a loro dedicato. Con questo obiettivo la Congregazione per il Clero ha pubblicato il portale www.annussacerdotalis.org che – spiega il card. Hummes – “ha come specifica finalità l’aiuto concreto, con note spirituali, notizie varie e documenti, circa l’Anno Sacerdotale”. La Congregazione, aggiunge il cardinale, “desidera, seguendo i segni dei tempi, accompagnare” i sacerdoti “al fine di facilitare il cammino specialmente durante questo Anno”. In Annussacerdotalis.org è possibile trovare la biografica e il “messaggio” del santo Curato d’Ars, diversi profili di santi sacerdoti, la dottrina dei Padri della Chiesa e il Magistero della Chiesa sul sacerdozio, una serie di studi teologici, canonici, spirituali, ecc... Nel sito è anche presente una sezione dedicata alla preghiera “dei” e “per” i sacerdoti: qui vengono proposte le preghiere che, lungo la storia, hanno nutrito la vita e la spiritualità dei sacerdoti, unite all’invito a pregare per loro. A questa sezione se ne aggiungono altre due in cui sono presenti messaggi e meditazioni del card. Hummes e di mons. Mauro Piacenza, arcivescovo segretario della Congregazione per il Clero. Annussacerdotalis.org prevede, infine, una newsletter in cui i sacerdoti possono iscriversi per ricevere sussidi per la propria formazione permanente.

SIR

Il Papa a San Giovanni Rotondo. Intervista di 'Korazym.org' al rettore del santuario di San Pio sull'incontro di Benedetto con giovani e sacerdoti

A San Giovanni Rotondo l'incontro del Papa con i giovani e i sacerdoti. Korazym.org ne parla con fra Dileo, il curatore

Il Papa al Patriarca dei Siri di Antiochia: prego sempre per la pace in Medio Oriente e in Iraq. L'Eucaristia radice delle nostre diverse tradizioni

Ogni giorno prego per la pace in Medio Oriente e in Iraq: è quanto confidato stamani da Benedetto XVI nell’udienza, in Vaticano, al Patriarca dei Siri di Antiochia Ignace Youssef III Younan (foto). Il Papa ha poi messo l’accento sul legame speciale tra il Successore di Pietro e la Chiesa siro-cattolica ed ha auspicato che l’Anno Sacerdotale, che verrà aperto solennemente stasera, possa essere un’opportunità feconda per tutta la Chiesa. “L’Eucaristia è il Pane della Vita che nutre le vostre comunità e le fa crescere nell’unità e nell’amore”. Benedetto XVI lo ha sottolineato nel suo discorso al Patriarca dei Siri di Antiochia ribadendo che proprio nell’Eucaristia, “Sacramento dell’unità e della comunione”, la Chiesa siro-cattolica può trovare la forza per superare le difficoltà che ne hanno contraddistinto la vita negli ultimi anni. Quindi, ha messo l’accento sulla “radice eucaristica” della comunione ecclesiale. “In effetti – ha detto – è l’Eucaristia che fonda le nostre diverse tradizioni nell’unità dell’unico Spirito, facendo di esse una ricchezza per il popolo di Dio tutto intero”. Ed ha levato l’esortazione ai fedeli affinché la celebrazione dell’Eucaristia, “fonte e vertice della vita ecclesiale” li mantenga “ancorati all’antica tradizione siriaca che rivendica di possedere la stessa lingua del Signore”. Possiate “scrutare i segni dei tempi alla luce del Vangelo – è ancora la sua esortazione – sappiate accogliere le attese e le speranze dell’umanità”, rispondendo “generosamente ai bisogni di coloro che vivono in gravi condizioni di povertà”. Il Pontefice ha quindi espresso soddisfazione per la “piena ripresa del funzionamento del Sinodo” dei siro-cattolici, incoraggiando gli sforzi volti a “favorire l’unità, la comprensione e il perdono” che vanno sempre considerati “come doveri prioritari per l’edificazione della Chiesa di Dio”. Ancora, ha ricordato che Cristo stesso ha stabilito l’Apostolo Pietro quale “roccia sulla quale fondare l’edificio spirituale della Chiesa”. Ed ha chiesto ai suoi discepoli “di camminare in piena unità con lui”. “Nel corso della vostra storia più che millenaria – ha rilevato – la comunione con il Vescovo di Roma è sempre andata assieme alla fedeltà alla tradizione spirituale dell’Oriente cristiano”, “patrimonio unico di fede”. “Noi – ha proseguito – professiamo insieme questa stessa fede cattolica” ed ha ricordato quale segno di unità la Messa, celebrata ieri dal Patriarca, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, alla quale ha partecipato, a nome del Papa, il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Quindi, ha rivolto il suo pensiero alle popolazioni del Medio Oriente: “Prego costantemente – ha assicurato – per la pace in Medio Oriente e in particolare per l’amata nazione irachena di cui presento ogni giorno le sofferenze al Signore durante il Sacrificio eucaristico”. Né ha mancato di offrire una riflessione sull’Anno Sacerdotale che si apre oggi in occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, confidando che “la vita spirituale dei sacerdoti” è una delle sue “preoccupazioni maggiori”. “Credo che questo Anno giubilare speciale – ha affermato – che inizia mentre va a chiudersi l’Anno Paolino, sarà un’opportunità feconda offerta a tutta la Chiesa”. Oggi, ha concluso, ci rechiamo spiritualmente con tutti i sacerdoti sotto la Croce per volgere lo sguardo a Colui che è stato trafitto e da cui riceviamo la pienezza della grazia.

Radio Vaticana

Anno Sacerdotale. Avvio sullo sfondo dello scandalo dei preti pedofili, ma anche ricordando quelli perseguitati e incompresi

Concepito per promuovere un "interiore rinnovamento" dei sacerdoti e rendere "più forte ed incisiva" la loro testimonianza evangelica, l'Anno Sacerdotale che si apre questa sera non rimuove la pagina più scura per la Chiesa Cattolica mondiale degli ultimi anni, quella dei preti pedofili. Uno scandalo che il Papa rievoca come deplorevole nella lettera inviata per l'occasione ai sacerdoti di tutto il mondo, ma anche una vicenda nella quale, in Vaticano, si scorge un complotto ordito da "forze" e "poteri" ostili alla Chiesa Cattolica e intenti, per questo, ad amplificare sui media una sorta di 'gossip' anticlericale. Benedetto XVI non è mai stato indulgente con i sacerdoti che hanno abusato di bambini. Già da cardinale era stato inflessibile di fronte all'esplosione dello scandalo che ha investito la Chiesa Usa nel 2002. Salito al soglio pontificio, Papa Ratzinger ha affrontato il tema di petto a più riprese. Durante il suo viaggio negli Stati Uniti, ad esempio, dove ha espresso "vergogna" per quanto accaduto, o, di recente, ricevendo i vescovi irlandesi dopo la pubblicazione del 'rapporto Ryan' sugli abusi sessuali subiti da migliaia di minori dagli anni '40 agli '80 in diversi istituti religiosi irlandesi. Occasione in cui i presuli irlandesi hanno denunciato una cultura "prevalente" nei seminari di quegli anni e il Papa ha esortato a stabilire accuratamente la "verità" e ha chiesto che venga assicurata "giustizia per tutti". Nella lettera diffusa ieri per l'Anno Sacerdotale, Benedetto XVI torna ad ammettere che "ci sono, purtroppo, anche situazioni, mai abbastanza deplorate, in cui è la Chiesa stessa a soffrire per l'infedeltà di alcuni suoi ministri", e, in quei casi, "è il mondo a trarne motivo di scandalo e di rifiuto". 'Mea culpa', dunque. Ma non solo. Non è tanto la "puntigliosa rilevazione delle debolezze dei suoi ministri" che può giovare alla Chiesa in questi casi, scrive il Papa. Se "alcuni sacerdoti" sono colpevoli, "bisogna continuare ad investigarli, giudicarli debitamente e punirli" - è la linea del Vaticano riassunta di recente dal card. Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero - senza mai perdere di vista, però, che il problema riguarda "una percentuale molto piccola del clero". Ieri il segretario dello stesso dicastero vaticano alza, però, il tiro. Mons. Mauro Piacenza denuncia l'azione di "poteri" e "forze", nella società odierna, che "amplificano" artificialmente lo scandalo dei preti pedofili per sferrare un "attacco" mediatico "ben concertato e senza precedenti" contro la Chiesa Cattolica. Parole che cadono mentre, in Kenya, i giornali continuano a rilanciare accuse di pedofilia contro il missionario italiano Renato 'Kizito' Sesana che suscitano lo sdegno di chi conosce bene il sacerdote e il fondato sospetto che sia vittima di una macchinazione. "E' necessario accorgersi - afferma, da parte sua, mons. Piacenza al L'Osservatore Romano - che gli attacchi al sacerdozio, sotto il profilo morale o disciplinare, giungono dalle stesse forze che vorrebbero ridurre il sacerdote ad assistente sociale, misconoscendone il ruolo, soprannaturale, di mediatore tra Dio e gli uomini, partecipe dell'unica mediazione di Cristo". Per Papa Ratzinger, ad ogni modo, non c'è solo il nodo della pedofilia nell'Anno Sacerdotale, anzi. Nella sua missiva Benedetto XVI ricorda i molti preti vittima di persecuzione e incomprensione, li esorta a non "rassegnarsi" di fronte ai confessionali deserti, sintomo di "disaffezione" nei confronti dei sacramenti e della pratica religiosa. Nel corso dell'Anno, per questo motivo, arriverà un nuovo manuale per i confessori. In vista dell'Incontro Mondiale che chiuderà l'Anno Sacerdotale e vedrà migliaia di preti accorrere in Piazza San Pietro a Roma a giugno del 2010, Benedetto XVI, poi, indica ai sacerdoti di tutto il mondo un modello ideale di sacerdote che lo stesso direttore del L'Osservatore Romano, Gian Maria Vian, ammette possa apparire "un po' sbiadito dal trascorrere inesorabile del tempo". Si tratta di Jean-Marie Vianney, detto il Curato di Ars (1796-1859), sacerdote pio e caparbio che intese il suo sacerdozio come contrappunto alla Rivoluzione francese appena superata. "La confessione - ricorda Papa Ratzinger - non era né più facile, né più frequente che ai nostri giorni, dato che la tormenta rivoluzionaria aveva soffocato a lungo la pratica religiosa". Oggi, per la Chiesa guidata da Papa Joseph Ratzinger, ci sono altri tormenti che rischiano di soffocare la religione, e per questo è improcrastinabile un "rinnovamento" di tutti i sacerdoti.

Apcom