mercoledì 16 novembre 2011

Lombardi: uso inaccettabile dell'immagine del Papa per una pubblicità. Ritirato il fotomontaggio: dispiaciuti di aver urtato la sensibilità dei fedeli

"La Segreteria di Stato sta vagliando i passi da fare presso le autorità competenti per garantire una giusta tutela del rispetto della figura del Santo Padre". Ad annunciarlo è, in una nota diffusa questa sera, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi dopo il lancio della campagna pubblicitaria che ritrae anche Papa Benedetto XVI. Una 'campagna shock' giunta fino a pochi passi dallo stesso Vaticano. "Bisogna esprimere una decisa protesta per un uso del tutto inaccettabile dell'immagine del Santo Padre, manipolata e strumentalizzata nel quadro di una campagna pubblicitaria con finalità commerciale". ''Si tratta - aggiunge la nota vaticana - di una grave mancanza di rispetto per il Papa, di un'offesa dei sentimenti dei fedeli, di una dimostrazione evidente di come nell'ambito della pubblicità si possano violare le regole elementari del rispetto delle persone per attirare attenzione per mezzo della provocazione''. La multinazionale d'abbigliamento ha deciso, dopo la dura nota del Vaticano, di ritirare la sua campagna pubblicitaria. Il portavoce del marchio, secondo l'agenzia Agi, ha dichiarato: "Ribadiamo che il senso di questa campagna è esclusivamente combattere la cultura dell'odio in ogni sua forma. Siamo perciò dispiaciuti che l'utilizzo dell'immagine del Pontefice e dell'Imam abbia cosi urtato la sensibilità dei fedeli. A conferma del nostro sentimento abbiamo deciso con effetto immediato di ritirare questa immagine da ogni pubblicazione".

Asca, Il Sismografo

DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE CIRCA L’USO IMPROPRIO DELL’IMMAGINE DEL SANTO PADRE IN UNA CAMPAGNA PUBBLICITARIA

Oltre 4mila fedeli dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve all'Udienza del Papa: il pellegrinaggio più grande che sia stato mai organizzato

"Mercoledì 16 novembre andremo numerosi in pellegrinaggio alla sorgente della fede, luogo del martirio di tanti cristiani d’Occidente, in primis dei Santi Apostoli Pietro e Paolo…". Con queste parole mons. Saulo Scarabattoli, parroco delle parrocchie di Santo Spirito e San Barnaba e vicario episcopale della prima zona pastorale dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, ha ricordato ai suoi parrocchiani, al termine della Messa di domenica 13 novembre, il pellegrinaggio diocesano 'ad Petri sedem', che si è svolto questa mattina a Roma. Per la Chiesa perugino-pievese si è trattato di un importante evento di fede non solo perché è stato il pellegrinaggio più numeroso che sia stato mai organizzato a livello diocesano con 4.081 partecipanti "ma perché è ‘sulla roccia di Pietro’, dove è stata edificata la Chiesa di Roma che da duemila anni annuncia la parola di Dio a tutto il mondo", è scritto sul comunicato della diocesi. A guidare il pellegrinaggio l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti, che lo ha particolarmente voluto e con lui c'erano anche il card. Ennio Antonelli e a mons. Giuseppe Chiaretti, già arcivescovi di Perugia-Città della Pieve. I momenti più significativi di questo pellegrinaggio sono stati, al mattino, l’Udienza generale del Santo Padre Benedetto XVI e, nel pomeriggio, la visita alla tomba del Beato Giovanni Paolo II, mentre a seguire la Celebrazione eucaristica all’altare della cattedra di San Pietro presieduta dal card. Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana e vicario di Sua Santità per la Città del Vaticano. Appuntamento che, ha spiegato mons. Bassetti, ''è andato ben oltre l'evento di fede, coinvolgendo in una sinergia positiva anche il mondo del lavoro e delle istituzioni civili''. C'erano infatti anche la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, e una decina di sindaci della regione, tra cui quello di Perugia, Wladimiro Boccali. "Il pellegrinaggio - ha ricordato l'arcivescovo - si è svolto anche per commemorare Papa Leone XIII, vescovo di Perugia dal 1846 al 1878, compiuto il bicentenario della nascita (1810-2010) e nei 120 anni della sua Enciclica 'Rerum novarum' (1891-2011). Un’Enciclica in cui trovarono allora compimento giustizia, equità e lavoro, che rimetteva la persona al centro delle sfide della modernità. Ma a Roma – ha evidenziato il presule – sono stati ricordati anche i 25 anni della visita di Papa Giovanni Paolo II a Perugia (era il 26 ottobre 1986), prima di recarsi ad Assisi per lo storico incontro interreligioso di preghiera per la pace nel mondo. E’ stata anche occasione per rinnovare il nostro invito al Santo Padre Benedetto XVI a visitare la città di Perugia". Nello scambio di saluti con le autorità il Papa ha espresso un forte incoraggiamento ai cittadini della regione. Al Santo Padre sono stati consegnati diversi doni. Dall’arcidiocesi una somma in denaro, raccolta con una sottoscrizione in tutte le parrocchie per la carità del Papa. Il Comune di Perugia ha portato in dono una stola ricamata secondo l’antica tradizione umbra. La Nestlé-Perugina un’elegante confezione di “Baci” e una tavola di cioccolato con su inciso lo stemma papale. La Cooperativa Grifo Latte ha fatto dono al Papa di un cesto di prodotti caseari e di cinquecento litri di latte destinati alla Casa di accoglienza “Dono di Maria” gestita all’interno delle mura del Vaticano dalle suore di Madre Teresa di Calcutta. Il Comune di Deruta invece un piatto in ceramica finemente decorato.

Umbria24, Ansa

Il Papa in Benin. Le interviste della 'Radio Vaticana'

L'impegno della Chiesa in Benin per la giustizia e lo sviluppo del Paese

Il viaggio del Papa in Benin, speranza per tutta l'Africa

Mons. Migliore: il viaggio in Benin sia una festa della fede ben oltre i confini dell'Africa

L'arcivescovo di Cotonou, mons. Antoine Ganyé: "Chiederò al Papa la sua benedizione sul Paese e su tutta la terra africana"

L’Africa nel cuore della Chiesa: venerdì, Benedetto XVI in Benin per il suo 22° viaggio apostolico

Il Benin attende Benedetto XVI: interviste con fra Coppari e padre Avocan

Mons. Bertello: la visita del Papa darà nuovo impulso alla Chiesa e al Paese

'Gesù di Nazaret - Secondo volume'. Bertone: il Papa indica una teologia che vuole conoscere di più per amore dell’amato, stimolata e guidata da esso

“La contemporanea ricerca sul Gesù storico sembra aver smarrito il volto autentico del Signore, riducendolo a una oscura figura del passato, del quale niente si potrebbe affermare con certezza, se non che fu, al massimo, un moralista, un rivoluzionario o un predicatore”: queste parole di Benedetto XVI, tratte dal libro “Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla Risurrezione” della Libreria Editrice Vaticana, sono state richiamate questa sera ad Urbino dal card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, nella pubblica lezione pronunciata all’Università di fronte al corpo accademico e agli studenti. L’incontro è il primo di una serie di quattro messi in programma in altrettante università italiane per presentare il secondo volume dell’opera del Papa su Gesù. Il cardinale ha rilevato che “parlando dell’immenso bisogno che vi è della ricerca del volto di Cristo oggi, non si può non tenere conto e non rilevare con un certo dolore ciò che un po’ troppo spesso hanno insegnato e diffuso alcuni teologi”. Il cardinale ha richiamato la “teologia che viene dall’arroganza della ragione”, mentre il Papa indica “una teologia che vuole conoscere di più per amore dell’amato, è stimolata dall’amore e guidata dall’amore, vuole entrare più profondamente in comunione con Cristo”. “L’opera di Joseph Ratzinger – Benedetto XVI – ha proseguito il card. Bertone - è una netta dichiarazione della propria fiducia nei Vangeli. Lo afferma chiaramente già nella premessa al primo volume: ‘Per la mia presentazione di Gesù questo significa anzitutto che io ho fiducia nei Vangeli’. Forse questa affermazione – sottolinea il cardinale - potrebbe sembrare fuori luogo se non addirittura scoraggiante per un lettore ipercritico. Eppure l’Autore ce la offre con semplicità. Per Lui, dopo aver letto molto, studiato il possibile e valutato tutto con grande discernimento diventa fondamentale partire da lì, dai Vangeli. Ancora, dunque, Vangelo e storia si incontrano”. Secondo il cardinale “è decisivo esprimere quella fiducia semplice nei Vangeli, quella fiducia che tutti noi abbiamo imparato ad avere nel testo biblico ascoltato in Chiesa o letto accanto ai nostri anziani fin da quando eravamo bambini, allora per nulla sofisticati o sospettosi come lo siamo oggi”. Ciò non pregiudica la successiva valutazione fatta, che i volumi del Papa su Gesù siano da considerare “un frutto maturo della teologia cattolica”, motivandolo con l’argomentazione che si tratta di testi “nei quali non solo il cattolico si sente ‘a casa’, ma il lettore che vuole conoscere e confrontarsi con la fede e la dottrina cattolica lo può fare con rigore e onestà intellettuale”. Nella parte conclusiva del suo discorso il card. Bertone ha messo in luce l’aspetto centrale del libro di Benedetto XVI su Gesù, citando parole usate dallo stesso Pontefice: “La risurrezione di Gesù è stata l’insorgere verso un genere di vita totalmente nuovo, verso una vita non più soggetta alla legge del morire e del divenire, ma posta al di là di ciò – una vita che ha inaugurato una nuova dimensione dell’essere uomini. Per questo la risurrezione di Gesù non è un avvenimento singolare, che noi potremmo trascurare e che apparterrebbe solamente al passato, ma è una sorta di ‘mutazione decisiva’ (per usare analogicamente questa parola, pur equivoca), un salto di qualità”. Il cardinale evidenzia ancora che “nella risurrezione di Gesù è stata raggiunta una nuova possibilità di essere uomo, una possibilità che interessa tutti e apre un futuro, un nuovo genere di futuro per gli uomini”. Infine, si chiede: “A che traguardi conduce il lettore Joseph Ratzinger – Benedetto XVI con questi due volumi?”. Dopo aver richiamato l’esigenza anche di una “cristologia dal basso”, ha affermato che “solo incontrando il ‘Gesù reale’ succede che “la Chiesa ‘prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio’...dal Signore risuscitato trae la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori”.

SIR

Il "Gesù di Nazaret" di Benedetto XVI presentato all’università di Urbino: anche il Papa s’interroga sulla verità

Card. Wuerl: il 1° gennaio 2012 l'erezione negli Stati Uniti dell'Ordinariato per accogliere nella piena comunione con la Chiesa gli ex episcopaliani

Sarà eretto il 1°gennaio 2012, negli Stati Uniti, l’Ordinariato per accogliere in piena comunione con la Chiesa Cattolica le comunità di ex religiosi e fedeli episcopaliani, sulla base della Costituzione Apostolica "Anglicanorum coetibus": lo ha annunciato il cardinale arcivescovo di Washington, Donald William Wuerl (nella foto con Benedetto XVI), in occasione della plenaria autunnale della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB), in corso a Baltimore, specificando anche che l’erezione dell’Ordinariato è stata approvata dalla Santa Sede. Il porporato ha il compito di guidare l’incorporazione dei gruppi di pastori e fedeli anglicani nella comunità cattolica, un percorso di accoglienza che prevede la possibilità di conservare la tradizione liturgica. Il card. Wuerl ha confermato inoltre che sarà il vescovo di Fort Worth, Kevin William Vann, il delegato ecclesiastico della USCCB incaricato del processo di ammissione nella Chiesa Cattolica degli ex membri sposati del clero episcopaliano. In collaborazione con la Congregazione per la Dottrina della Fede, il vescovo avrà il compito di sovrintendere all’emanazione del "provvedimento pastorale" (pastoral provision) mediante il quale la Santa Sede, già a partire dal 1981, prevede di poter concedere l’ammissione al sacerdozio cattolico di ex pastori episcopaliani statunitensi sposati desiderosi di entrare in piena comunione con la Chiesa Cattolica. Con il "provvedimento pastorale", è spiegato, "viene permessa, a coloro che lo desiderano, una comune identità conservando alcuni elementi della loro tradizione" anche se, si aggiunge l’eccezione "non deve essere intesa come se implicasse un cambiamento del pensiero della Chiesa circa il valore del celibato sacerdotale, che rimane la norma anche per i futuri candidati al sacerdozio di questo gruppo". L’Ordinariato è dunque ormai prossimo: "Sono convinto che l’Ordinariato - ha sottolineato il card. Wuerl - sarà una vera espressione della Chiesa cattolica". L'arcivescovo di Washington ha ricordato che diverse comunità episcopaliane hanno deciso d'intraprendere il cammino per entrare nella piena comunione con la Chiesa Cattolica, mentre due comunità, una nella diocesi di Fort Worth e l'altra nell'arcidiocesi di Washington, hanno già completato il percorso di accoglienza. Secondo le stime del porporato, 2000 fedeli ex anglicani potrebbero essere i primi membri a essere accolti nell'Ordinariato, che sarà eretto sul modello di quello già esistente di Nostra Signora di Walsingham in Inghilterra e in Galles.

L'Osservatore Romano

Il Papa in Benin. Benedetto XVI per la seconda volta in Africa, in un'oasi di pace in mezzo alla guerra, guidata alla democrazia dalla Chiesa locale

Mentre il mondo è già in attesa dei viaggi in Messico e a Cuba che Papa Benedetto XVI ha ancora in cantiere, Papa Ratzinger parte per la seconda volta con destinazione Africa. Questa volta è il Benin ad accoglierlo. Giovanni Paolo II era stato nel paese africano nel 1993, mentre ancora si attuava il passaggio alla democrazia dopo il colonialismo e la fase marxista. Dal 18 al 20 novembre Papa Benedetto sarà in una nazione che può essere considerata un modello per l’intero continente. E questo anche grazie alla Chiesa Cattolica. Una Chiesa fresca d'annuncio, il cristianesimo è arrivato in Benin solo 150 anni fa grazie ai missionari. E’ una Chiesa straordinariamente viva, che ha saputo sempre interpretare un ruolo di primo piano nei momenti più significativi della storia del Paese. Quando nel 2009 Benedetto XVI si recò Camerun e Angola aveva consegnato ai vescovi del continente l’Istrumentum laboris della seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, celebrata in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2009. Ora torna per portare il frutto del Sinodo, l'Esortazione che è anche l’impegno dell’Africa: "Africae munus". Le tappe sono poche ma significative: il Papa parte venerdì 18 novembre e arriva all’Aeroporto Internazionale Bernardin Gantin di Cotonou in circa sei ore di volo. Non è un caso che l’aeroporto sia dedicato a questo cardinale beninese scomparso nel 2008 dopo molti anni di servizio alla Curia Romana. Per il Benin è un vero eroe nazionale. Fu lui ad insistere da Roma perché fosse permesso al suo successore a vescovo di Cotonou, Isidore de Souza, di assumere il ruolo di guida per la conferenza della riconciliazione del paese. Il Papa pregherà sulle tombe di entrambi e anche di tutti gli altri vescovi che hanno fatto tanto per il Paese. Benedetto quindi porterà con sé un ringraziamento per la Chiesa di questo Stato, che è un dono per tutto il continente, e firmerà simbolicamente il documento del Sinodo nella Basilica storica della Regione dell’Africa Occidentale, quella dell'Immacolata Concezione di Maria di Ouidah. Nel 1993 Giovanni Paolo II si recò nel paese che da poco aveva intrapreso una nuova fase politica. Si usciva dal marxismo per andare verso il capitalismo. Diciotto anni dopo Benedetto XVI porta in Africa una nuova speranza di pace. La seconda Assemblea sinodale per il continente ha messo in luce le difficoltà della pace, ma anche la grande ricchezza spirituale da conservare e riscoprire per un Occidente sempre più secolarizzato. L’Africa è "un polmone spirituale per un’umanità in crisi di speranza e di fede" ha ricordato il Papa. Due saranno i grandi discorsi di Benedetto XVI. Uno alla comunità civile e alle altre religioni nel Palazzo presidenziale sabato mattina, e l’omelia della Messa per la consegna del documento sinodale. In programma tanti incontri, con i bambini, con i malati, con i religiosi in una regione ricca di vocazioni. E all’arrivo un gesto simbolico: il canto del Te Deum nella Cattedrale Notre Dame de Miséricorde di Cotonou, primo momento mariano del viaggio. Sabato 19 novembre si inizia con la visita al presidente della Repubblica e a tutte le autorità del governo beninese. Si svolgerà nel palazzo presidenziale, alla presenza anche dei membri del corpo diplomatico e dei capi delle più importanti religioni. C'è molta attesa per il discorso che Benedetto XVI pronuncerà in questa circostanza. La presenza di personalità politiche delle nazioni africane e non, infatti, darà modo al Pontefice di affrontare una serie di tematiche che, partendo dall'Africa, riguarderanno l'intera comunità internazionale. Tappa poi a Ouidah, cittadina costiera a 45 chilometri da Cotonou, culla dell'evangelizzazione non solo del Benin ma anche di gran parte della regione africana. E’ la sede del seminario più importate di tutta l’aerea San Gall. Porta il nome del cantone svizzero che ne ha finanziato la costruzione. Il seminario S. Gall fondato nel 1914 è il più antico dell’Africa occidentale e ha accolto studenti del Togo, della Nigeria, della Costa d'Avorio, del Centrafrica, del Congo e del Camerun. Da allora contribuisce alla formazione del clero per l'intera regione. Forma attualmente 142 seminaristi. Qui è sepolto il "padre della nazione" Bernardin Gantin, collaboratore stretto dei Papi Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, nello stesso periodo dell'allora card. Joseph Ratzinger, del quale fu grande amico. Poi ci sarà la firma dell'Esortazione Apostolica post-sinodale "Africae munus": in francese, in inglese, in portoghese e in italiano. L’attesa è grande. Tra i temi emersi dall’Assise c’è l’impegno politico per il bene comune, ma si tratta di capire quali siano i luoghi e modi della riconciliazione in terra africana e quale il ruolo apostolico oggi della Chiesa. Nel pomeriggio di sabato 19 novembre il Papa visita una parrocchia ed un centro di assistenza ai bambini malati. Un momento specialissimo dedicato a tutti i bimbi d’Africa. E’ un po' una novità nel corso del Pontificato di Benedetto XVI. L’attenzione del Papa ai bambini tocca quindi uno dei punti chiave della storia delle lotte intraprese dagli africani per l’indipendenza e lo sviluppo dei loro paesi. L’auspicio è che il viaggio possa ridare senso, vigore e misura all’impegno di oggi e invitare gli africani a guardare al domani con più cognizione di causa, con più senso di responsabilità e con maggiore speranza. Previsto anche un incontro con un gruppo di lebbrosi in mattinata nella Cappella del Seminario. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, il Benin era nell'elenco dei paesi in cui la lebbra era un problema molto serio. Oggi la lebbra è quasi scomparsa da tutto il territorio del Benin. Lo ha annunciato, il 4 febbraio 2010, il rappresentante dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), Akpa Raphael Gbary, che ha motivato i buoni risultati della lotta contro questa malattia infettiva con la competenza con la quale si sono mossi i dirigenti della politica sanitaria del Benin. Domenica grande celebrazione nello Stade de l'amitiè, a Cotonou con la consegna ufficiale ai rappresentanti della Chiesa africana dell'Esortazione Apostolica post-sinodale "Africae munus" al termine della Concelebrazione Eucaristica. Da non dimenticare il logo scelto per questo viaggio. Il continente africano raffigurato sotto forma di colomba, simbolo della pace, che guarda verso oriente; sullo sfondo azzurro, coloro riferito a Maria Santissima, si staglia, in bianco, il Benin; la croce di colore giallo simboleggia il colore della bandiera pontificia; sui colori della bandiera beninese disposti ad arco, sono scritte le tre parole, in francese: “Riconciliazione, Giustizia, Pace”, che si riferiscono alla prima parte del tema della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. Il rientro a Roma è previsto per domenica sera, alla fine del 22° viaggio internazionale di un pontificato che non finisce ancora di sorprenderci.

Angela Ambrogetti, Tempi.it

Mea culpa della francese Comunità delle Beatitudini per casi di pedofilia, coinvolto anche il fondatore. Nel 2010 nominato un commissiario pontificio

Un lungo e dettagliato comunicato stampa in cui la Comunità delle Beatitudini prende atto con “lucidità, umiltà e pentimento” dei “gravi delitti” che un gruppo “ristretto” di suoi membri, tra cui il fondatore, ha commesso in materia di abusi sessuali al suo interno. Il documento è stato diffuso ieri sera dalla Francia ed è firmato dal Commissario pontificio nominato in maniera straordinaria dalla Santa Sede nel 2010, il padre domenicano Henry Donneaud, e dal Consiglio generale della Comunità. Il comunicato tiene a precisare che, sebbene le accuse di pedofilia siano emerse sulla stampa e che il 30 novembre prossimo si aprirà un processo penale a Rodez nei confronti di un suo membro, la Comunità “è impegnata, da diversi anni e su richiesta delle autorità cattoliche, in un processo non soltanto di chiarificazione e di purificazione ma anche di ristrutturazione in profondità e di rifondazione”. Fondata nel 1973 in seno alla più ampia corrente del Rinnovamento Carismatico, la Comunità delle Beatitudini ha conosciuto nei suoi primi tre decenni di vita, una rapida crescita che l’ha portata a fondare più di 66 case nei cinque continenti. È stata poi riconosciuta nel 2002 dalla Santa Sede. È da quell’anno, si legge nella ricostruzione fatta dal comunicato, che cominciano ad apparire le prime “fragilità, errori e derive”. Nel comunicato si parla di “pratiche psico-spirituali poco equilibrate, confusione tra i differenti stati di vita (laici e consacrati), problemi di governo e gravi delitti commessi da alcuni suoi membri”. Nel 2007 la Santa Sede fissò l’obbligo di rifondazione dando direttive precise e nominando un commissario che ha aperto un processo di ristrutturazione. Oggi, di fronte ai “gravi errori commessi da alcuni suoi membri”, la Comunità “nella nuova forma che recentemente ha assunto, intende assumersi tutte le sue responsabilità davanti all’evidenza pubblica di questi delitti”. Nel comunicato si parla di tre casi: il primo è quello di Pierre-Etienne Albert, molto vicino al fondatore della Comunità delle Beatitudini, Ephraïm Croissant. Pierre-Etienne Albert fu accusato di pedofilia nel 2003 e reo confesso nel 2008. La Comunità, in attesa di comparire come testimone al processo che a suo carico si aprirà il 30 novembre a Rodez, esprime la sua vicinanza alle vittime e afferma che se ci sono state delle “defaillance” esse si sono potute verificare per “il contesto di generale impreparazione di fronte al dramma della pedofilia”. Altro capitolo doloroso affrontato nel comunicato chiama in causa lo stesso fondatore della Comunità, Ephraïm, per i “delitti contro la morale della Chiesa” da lui commessi ai danni soprattutto delle “sorelle” che vivevano nella sua Comunità. “Il suo prestigio di fondatore carismatico – si legge nel comunicato – unito alla seduzione della sua parola, ha condotto la maggior parte delle sue vittime a lasciarsi abusare”. “La Comunità prova profonda vergogna per i comportamenti di Ephraïm ed esprime la sua prossimità a tutte le persone che sono state da lui abusate”. Nel comunicato si parla anche di Philippe Madre, cognato di Ephraïm che gli successe alla guida della Comunità come primo moderatore generale. In seguito a numerose denunce depositate contro di lui, è stato dichiarato colpevole in una sentenza di prima istanza dall’Ufficio interdiocesano di Tolosa nel maggio del 2010 e immediatamente espulso dalla Comunità. Contro di lui pende anche una denuncia al Tribunale civile. “La Comunità – si legge nel comunicato – intende riconoscere con umiltà, lucidità e pentimento questi gravi delitti compiuti al suo seno da un numero ristretto di persone. Essi non devono però condurre a disconoscere il valore della sua identità riconosciuta dalla Chiesa né la qualità della sua azione spirituale, apostolica e umanitaria, apprezzata da tutti i vescovi che l’accolgono nelle loro diocesi”. Detto questo, la Comunità si “rimette con fiducia nelle mani della Chiesa Cattolica”.

SIR

Il ministro per l'Armonia del Pakistan incontra Benedetto XVI: nelle difficoltà quotidiane i cristiani del Paese confidano nel suo sostegno

Un accordo di collaborazione con la Pontificia Università Lateranense e la costruzione di una nuova chiesa nella diocesi di Faisalabad: con questo bilancio si è chiusa oggi la visita di Akram Masih Gill, ministro federale per l’Armonia del governo del Pakistan, che ha trascorso alcuni giorni in Italia e in Vaticano. Il ministro Gill, riferisce l'agenzia Fides, oggi ha incontrato Benedetto XVI durante l’Udienza generale, manifestando al Santo Padre, in un colloquio di alcuni minuti, le attese e le speranze dei cristiani in Pakistan e chiedendo a Benedetto XVI “di pregare per i fedeli pakistani che, nelle difficoltà quotidiane, confidano nel suo sostegno”. Nei giorni scorsi il ministro Gill ha incontrato, inoltre, il rettore della Pontificia Università Lateranense, l’arcivescovo Enrico Dal Covolo, che ha mostrato grande attenzione e sensibilità verso la condizione delle minoranze cristiane in Pakistan. Il ministero per l’Armonia e l’Università del Laterano hanno così avviato un progetto di collaborazione, affidato alla regia del prof. Mobeen Shahid, docente pakistano nell’ateneo, che prevede lo scambio di professori, studenti e libri, nonchè l’organizzazione congiunta di convegni e attività, culturali e accademiche, su tematiche quali il dialogo fra le fedi e l’armonia interreligiosa. Un’altra importante novità è la costruzione di una nuova chiesa che sorgerà nella diocesi di Faisalabad: il progetto è stato già avviato grazie al gemellaggio fra la chiesa di Dio Padre Misericordioso, della diocesi di Roma, e il villaggio Chak 54 di Rahmpur, nel distretto di Okara, in Punjab. Nella parrocchia romana ha operato un sacerdote pakistano di Faisalabad, don Kamran Taj, a Roma per studi teologici. Da questa esperienza è nata la richiesta di sostenere la costruzione di una nuova chiesa, interamente finanziata dalle offerte dei fedeli della parrocchia romana (circa 8.000 euro). La nuova chiesa, riferisce il parroco romano don Federico Corrubbolo, sarà la prima in Pakistan ad essere intitolata proprio a “Dio Padre Misericordioso”. L’edificio, già in fase di costruzione, potrebbe essere ultimato entro Natale e, a sancire il legame con la Chiesa di Roma, avrà al suo interno una icona della Madonna del Divino Amore. “E’ una forma di aiuto ai cristiani locali e anche una forma di evangelizzazione, poiché la figura del Dio che è Padre ed è misericordioso possa raggiungere i cuori di tutti gli uomini di buona volontà” nota don Federico.

Radio Vaticana

Il Papa: nonostante tutte le cose che ci fanno dubitare sull'esito positivo della storia, vince Cristo e vince il bene, vince l'amore e non l'odio

Udienza generale questa mattina in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi, concludendo il ciclo dedicato alla preghiera nel Libro dei Salmi, il Papa ha incentrato la sua meditazione sul Salmo 110 (109), sul Re Messia, ovvero il componimento “messianico” per eccellenza, tra i più citati del Nuovo Testamento perché prefigura con ispirata esattezza quella che sarà la missione di Gesù sulla terra: “Un Salmo molto amato dalla Chiesa antica e dai credenti di ogni tempo. Questa preghiera era forse inizialmente collegata all’intronizzazione di un re davidico; tuttavia il suo senso va oltre la specifica contingenza del fatto storico aprendosi a dimensioni più ampie e diventando così celebrazione del Messia vittorioso, glorificato alla destra di Dio”. Nella preghiera, Dio “intronizza il re nella gloria, facendolo sedere alla sua destra, un segno di grandissimo onore e di assoluto privilegio”. Il re, in questo modo, “è ammesso a partecipare alla signoria divina, di cui è mediatore presso il popolo”, e la “signoria del re” si concretizza anche “nella vittoria sugli avversari, che vengono posti ai suoi piedi da Dio stesso; la vittoria sui nemici è del Signore, ma il re è fatto partecipe e il suo trionfo diventa testimonianza e segno del potere divino”. Questa glorificazione del re è stata assunta dal Nuovo Testamento come profezia messianica, perciò il versetto è tra i più usati dagli autori neotestamentari. “Gesù stesso ha menzionato questo versetto a proposito del Messia per mostrare che il Messia è più che Davide, è il Signore di Davide e Pietro lo riprende nel suo discorso a Pentecoste annunciando che nella risurrezione di Cristo si realizza questa intronozzazione del re. È il Cristo, infatti, il Signore intronizzato, il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio che viene sulle nubi del cielo, come Gesù stesso si definisce durante il processo davanti al Sinedrio”. Gesù Cristo, ha affermato il Papa sempre fuori testo, è “il nuovo Davide, che ha vinto la morte e partecipa alla gloria di Dio, è il nostro re, che ci dà la vita eterna”. “L’esercizio del potere – ha spiegato Benedetto XVI – è un incarico che il Re riceve direttamente dal Signore, una responsabilità che deve vivere nella dipendenza e nell’obbedienza, diventando così segno, all’interno del popolo, della presenza potente e provvidente di Dio. Il dominio sui nemici, la gloria e la vittoria sono doni ricevuti, che fanno del sovrano un mediatore del trionfo divino sul male”. Il personaggio che spicca tra le strofe del Salmo è Melchisedek, il re sacerdote di Salem, che, ha ricordato Benedetto XVI, “aveva benedetto Abramo e offerto pane e vino dopo la vittoriosa campagna militare condotta dal patriarca per salvare il nipote Lot dalle mani dei nemici che lo avevano catturato”. Il Santo Padre si è soffermato sul legame tra la figura di Cristo e quella di Melchisedek, “sacerdote per sempre”, in cui “potere regale e potere sacerdotale convergono”, facendo di lui il “mediatore della presenza divina in mezzo al suo popolo, tramite della benedizione che viene da Dio e che nell’azione liturgica si incontra con la risposta benedicente dell’uomo”. “Gesù – ha affermato il Papa – è il vero e definitivo sacerdote, che porta a compimento i tratti del sacerdozio di Melchisedek rendendoli perfetti”. “Nel Signore Gesù risorto e asceso al cielo, dove siede alla destra del Padre, si attua la profezia del nostro Salmo e il sacerdozio di Melchìsedek è portato a compimento...E l’offerta del pane e del vino, compiuta da Melchìsedek ai tempi di Abramo, trova il suo adempimento nel gesto eucaristico di Gesù, che nel pane e nel vino offre se stesso e, vinta la morte, porta alla vita tutti i credenti”. Anche l’invincibilità e la capacità che il re ha di trasformare i suoi nemici, favorite della protezione elargita da Dio, è un altro chiaro segno di sapore messianico. Ed è, come ha sottolineato a braccio il Pontefice, soprattutto un segno di grande consolazione e di speranza per l’umanità di oggi: “Sì, nel mondo c’è tanto male, c’è una battaglia permanente tra il bene e il male, e sembra che il male sia più forte. No! Più forte è il Signore, il nostro vero Re e Sacerdote, Cristo, perché combatte con la forza di Dio e, nonostante tutte le cose che ci fanno dubitare sull’esito positivo della storia, vince Cristo e vince il bene, vince l’amore e non l’odio”. Il Salmo ci aiuta a “guardare a Cristo per comprendere il senso della vera regalità, da vivere nel servizio e nel dono di sé, in un cammino di obbedienza e di amore portato ‘fino alla fine’”. “Pregando con questo Salmo, chiediamo dunque al Signore di poter procedere anche noi sulle sue vie, nella sequela di Cristo, il re Messia, disposti a salire con Lui sul monte della croce per giungere con Lui nella gloria, e contemplarlo assiso alla destra del Padre, re vittorioso e sacerdote misericordioso che dona perdono e salvezza a tutti gli uomini”, ha aggiunto il Papa. Il Papa ha concluso definendo i Salmi “preziose preghiere che troviamo nella Bibbia e che riflettono le varie situazioni della vita e i vari stati d’animo che possiamo avere verso Dio”: “Vorrei allora rinnovare a tutti l’invito a pregare con i Salmi, magari abituandosi a utilizzare la Liturgia delle Ore della Chiesa, le Lodi al mattino, i Vespri alla sera, la Compieta prima di addormentarsi. Il nostro rapporto con Dio non potrà che essere arricchito nel quotidiano cammino verso di Lui e realizzato con maggiore gioia e fiducia".
Al momento dei saluti successivi alle catechesi in lingue, Benedetto XVI ha citato le Suore Oblate del Divino Amore, impegnate in Capitolo generale, e numerosi gruppi diocesani guidati dai rispettivi vescovi. In particolare, all’indirizzo dei fedeli della diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, accompagnati da mons. Claudio Giuliodori, il Papa ha rivolto l’auspicio che le celebrazioni per il 250° anniversario della nascita del loro concittadino, Papa Pio VIII, “ravvivi in ciascuno il desiderio di approfondire sempre più la vita di fede”.

Radio Vaticana, SIR, Zenit

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Il Papa in Benin. Un viaggio nato dal II Sinodo dei vescovi per l'Africa: dai Lineamenta pubblicati nel 2006 alla stesura delle 57 'proposizioni'

Il primo Sinodo dei vescovi per l’Africa celebrato nel 1994 ha avuto per tema il modello della Chiesa Famiglia di Dio, il secondo, celebrato nel 2009, si è focalizzato sulla riconciliazione, la giustizia, la pace. "L’urgente azione evangelizzatrice, di cui molto si è parlato in questi giorni, comporta anche un appello pressante alla riconciliazione, condizione indispensabile per instaurare in Africa rapporti di giustizia tra gli uomini e per costruire una pace equa e duratura nel rispetto di ogni individuo e di ogni popolo; una pace che ha bisogno e si apre all’apporto di tutte le persone di buona volontà al di là delle rispettive appartenenze religiose, etniche, linguistiche, culturali e sociali". Così si esprimeva Benedetto XVI il 25 ottobre 2009, nell’omelia per la conclusione del II Sinodo per l’Africa. Il lungo lavoro preparatorio aveva preso concreto avvio il 27 giugno 2006 con la pubblicazione dei Lineamenta, il primo documento inviato a tutta la Chiesa del Continente per raccogliere suggerimenti e riflessioni. Tema generale "La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace". Nel marzo del 2009 è stato pubblicato l’Instrumentum laboris, il testo ampio e dettagliato con le risposte ai Lineamenta e che è servito da base per i lavori sinodali. Da notare che questo testo è stato consegnato dal Papa ai presidenti delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar nel corso del viaggio a Yaoundé, in Camerun, il 19 marzo 2009. "Figli e figlie d’Africa, non abbiate paura di credere, di sperare e di amare, non abbiate paura di dire che Gesù è la Via, la Verità e la Vita, che soltanto da lui possiamo essere salvati", disse il Papa nell’omelia della Messa nello stadio di Yaoundé. L’Assemblea si è svolta in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2009. Relatore generale era il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, allora arcivescovo di Cape Coast, in Ghana, oggi presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. I lavori si conclusero con la stesura di 57 “Propositiones”. Pubblicate e consegnate al Papa per l’elaborazione dell'Esortazione Apostolica post-sinodale, ribadivano il vigoroso impegno della Chiesa nei settori dell’evangelizzazione e della promozione umana, denunciando in nome del Vangelo le ingiustizie e lo sfruttamento di un Continente ricco di risorse e di umanità.

Fabrizio Mastrofinil, Avvenire