domenica 4 gennaio 2009

Il rettore de 'La Sapienza' invita ufficialmente Papa Benedetto a visitare l'Università

Papa Benedetto XVI è stato ufficialmente invitato a visitare l'Università La Sapienza di Roma. L'invito, si legge su La Repubblica, è stato consegnato direttamente dal rettore Luigi Frati (nella foto con Benedetto XVI) al Pontefice che spiega di aver ricevuto dal Vaticano "un segnale di attenzione da parte del portavoce del Pontefice, con una sorta di assicurazione a raccogliere l'invito". E dunque Papa Ratzinger andrà nell'Ateneo Romano? "Penso proprio di sì - ha detto Frati -. Sarebbe irragionevole rifiutare ancora una volta la visita in una occasione opportuna". Il riferimento del rettore è al no, venuto da parte di studenti e docenti, alla presenza del Papa all'inaugurazione dell'anno accademico lo scorso gennaio, considerata inopportuna. "Inopportuna - ha detto Frati - mi è sembrata la posizione dei 67 colleghi che hanno firmato la lettera contro, non tanto per l'espressione di una legittima laicità, quanto per i giudizi espressi sul pensiero del Pontefice. L'università deve essere un luogo aperto".
Frati precisa che Papa Ratzinger non era mai stato invitato a tenere una prolusione all'università: "L'invito a tenere la prolusione non c'è mai stato e non ci sarà. L'invito a venire alla Sapienza c'è stato e ci sarà ancora. Con modalità senza equivoci".


L'università "La Sapienza" (?) non è degna di ricevere un ex professore del calibro di Joseph Ratzinger. L'occasione di averlo tra di loro l'hanno sprecata un anno fa', quando hanno acconsentito, all'interno di un luogo le cui basi sono il confronto e il rispetto per le posizioni altrui, a un gruppo di professori intolleranti e oscurantisti di ergersi a giudici supremi di chi debba o meno varcare quelle mura. Non so cosa voglia ottenere con questo invito il rettore, dopo aver permesso ad altri "professori" di invitare un ex terrorista a educare i ragazzi. Con umiltà e con affetto immenso chiedo a Benedetto XVI di declinare l'invito. Ti vogliamo bene, Santo Padre!
Scenron

La supplica di Benedetto XVI a israeliani e palestinesi: mettete fine alla guerra, non è la soluzione dei problemi

Papa Benedetto XVI ha implorato oggi israeliani e palestinesi perché pongano "immediata fine" al tragico conflitto nella Striscia di Gaza, ed ha chiesto "giustizia e pace" per la Terra Santa. "La guerra e l'odio - ha detto - non sono la soluzione dei problemi" e aggravano solo indicibilmente le condizioni delle popolazioni civili innocenti. Dopo la preghiera dell'Angelus Benedetto XVI, parlando alle migliaia di persone che affollavano piazza San Pietro sotto le finestre del suo appartamento, ha ricordato come i patriarchi e i capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme abbiano invitato oggi i fedeli a pregare "per la fine del conflitto nella striscia di Gaza e implorare giustizia e pace per la loro terra". "Mi unisco a loro - ha detto - e chiedo anche a voi di fare altrettanto, ricordando, come essi dicono "le vittime, i feriti, quanti hanno il cuore spezzato, chi vive nell'angoscia e nel timore, perché Dio benedica con la consolazione, la pazienza, la pace che vengono da Lui". "Le drammatiche notizie che ci giungono da Gaza - ha proseguito - mostrano quanto il rifiuto del dialogo porti a situazioni che gravano indicibilmente sulle popolazioni ancora una volta vittime dell'odio e della guerra". "La guerra e l'odio non sono la soluzione dei problemi. Lo conferma anche la storia più recente. Preghiamo - ha esortato - affinché il "Bambino nella mangiatoia ispiri le autorità e i responsabili di entrambi i fronti, israeliano e palestinese, a un'azione immediata per porre fine all'attuale tragica situazione".

Il Papa all'Angelus: dopo la corsa ai regali la Chiesa ci invita a contemplare il mistero del Natale di Cristo

''La liturgia ripropone oggi alla nostra meditazione lo stesso Vangelo proclamato nel giorno di Natale, cioè il Prologo di San Giovanni. Dopo il frastuono dei giorni scorsi con la corsa all'acquisto dei regali, la Chiesa ci invita nuovamente a contemplare il mistero del Natale di Cristo, per coglierne ancor più il significato profondo e l'importanza per la nostra vita''. Lo ha detto Benedetto XVI affacciandosi alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano prima della recita dell'Angelus di fronte ai fedeli e ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. ''Si tratta di un testo mirabile - continua il Pontefice -, che offre una sintesi vertiginosa di tutta la fede cristiana. Parte dall'alto: 'In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio'; ed ecco la novità inaudita e umanamente inconcepibile: 'Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi'. Non è una figura retorica, ma un'esperienza vissuta''. ''A riferirla è Giovanni - ha aggiunto - testimone oculare: 'Noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità'. Non è la parola dotta di un rabbino o di un dottore della legge, ma la testimonianza appassionata di un umile pescatore che, attratto giovane da Gesù di Nazareth, nei tre anni di vita comune con Lui e con gli altri apostoli ne sperimentò l'amore, tanto da autodefinirsi 'il discepolo che Gesù amava', lo vide morire in croce e apparire risorto, e ricevette poi con gli altri il suo Spirito. Da tutta questa esperienza, meditata nel suo cuore - ha continuato -, Giovanni trasse un'intima certezza: Gesù è la Sapienza di Dio incarnata, è la sua Parola eterna fattasi uomo mortale''.