giovedì 10 novembre 2011

Il Papa ha chiesto di usare la pedana mobile per problemi di atrosi all'anca destra. 'No, grazie' alla proposta di riesumare la sedia gestatoria

Benedetto XVI soffre di una leggera artrosi, un problema che colpisce il cinquanta per cento delle persone che hanno superato i 60 anni. Nei lunghi tragitti avverte un fastidio all’anca destra, ed è stato lui stesso a chiedere di riesumare la pedana mobile che fu del predecessore Karol Wojtyla e che viene sospinta lungo la navata centrale della basilica di San Pietro. Ma quando i collaboratori più stretti gli hanno proposto rimettere in auge la vecchia sedia gestatoria, cioè l’antico trono mobile portato a spalle, Papa Ratzinger ha risposto senza tentennamenti: "No, grazie". Lo scorso sabato 15 ottobre, a sorpresa, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, comunicava, in una sala stampa quasi deserta che il giorno dopo il Papa "nel corso della processione d’ingresso dalla sagrestia" avrebbe fatto uso "della pedana mobile", già utilizzata dal predecessore. Lombardi aggiungeva che "lo scopo è esclusivamente di alleviare l’impegno del Santo Padre, analogamente a quanto già avviene con l’uso del papamobile" negli ambienti esterni e in Piazza San Pietro. Rispondendo a una domanda, Lombardi aveva aggiunto che non vi erano prescrizioni mediche, e che la pedana mobile avrebbe anche permesso ai fedeli di vedere meglio il Pontefice. Qualche giorno dopo, il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone enfatizzava proprio questo aspetto, come riportato da L’Osservatore Romano: "Lo avete visto usare la pedana mobile, ma si tratta semplicemente di un modo per renderlo più visibile. Si tratta dunque di un aiuto per lui ma anche per i fedeli". Non c’è dubbio però che il riapparire della pedana abbia preoccupato: tutti infatti l’associano all’immagine di Papa Wojtyla vecchio e malato, che iniziò a servirsene nel 2000, quando già aveva seri problemi di deambulazione, a motivo del Parkinson e di un intervento all’anca non riuscito. Fino a qualche giorno fa nulla era trapelato riguardo a problemi motori di Joseph Ratzinger, anche se nelle immagini trasmesse dalla Tv spagnola durante la Giornata mondiale della Gioventù dello scorso agosto una volta il Pontefice aveva fatto capolino all’ingresso della nunziatura di Madrid appoggiandosi a un bastone bianco. Bastone che in più di un’occasione usa anche all’interno dell’appartamento pontificio. "Benedetto XVI come si può ben vedere – confida a Vatican Insider uno stretto collaboratore del Pontefice – è in grado di camminare, di salire e scendere le scale". Ma, continua, "talvolta nei tragitti lunghi avverte un fastido all'anca destra per un disturbo legato a una leggera artrosi. La decisione di usare la pedana mobile è stata soltanto sua: così si sente più sicuro e può calibrare meglio le sue forze". Non appena Papa Ratzinger ha chiesto la pedana, una sorta di carrello spinto a braccio dai "sediari pontifici", i collaboratori gli hanno fatto una controproposta: "Santità, c’è la sedia gestatoria, che permette al Papa di essere visto a grande distanza...Si potrebbe riutilizzare quella!". Ma l’interessato ha subito declinato l’offerta con un gentile "No, grazie", preferendo rimanere con i piedi per terra. La sedia gestatoria era stata usata l’ultima volta da Papa Luciani nel settembre 1978. Paolo VI, che aveva continuato a utilizzarla anche dopo aver abolito l’annesso corteo di guardie nobili e il contorno dei flabelli, spiegò all’amico Jean Guitton il perché di questa decisione: "Ho constatato che l’incomoda sedia, che dà l’impressione del mare e dei flutti, mi permette proprio di essere più vicino a tutti. Si è elevati di sopra a tutti, per essere meglio visti da ognuno, senza disuguaglianze o precedenze". Papa Ratzinger, invece, non se l’è sentita di riesumarla, quasi presentendo le polemiche. Che comunque non sono mancate, anche soltanto per il riapparire della pedana: il vaticanista del Tg1, Aldo Maria Valli, in un commento sul sito Vinonuovo.it, ha definito la decisione come "un gesto che stona e che ha una valenza profondamente anti-conciliare. Ha il gusto di un ritorno al Papa re che domina sulla folla e che si distacca dal resto dell’umanità", facendolo assomigliare a "una divinità pagana". Ma Benedetto XVI non appare affatto preoccupato della sua immagine mediatica: "Mi accorgo che le forze vanno diminuendo – aveva confidato un anno fa a Peter Seewald nel libro-intervista "Luce del mondo" – Sono quel che sono. Non cerco di essere un altro. Quel che posso dare do, e quel che non posso non cerco nemmeno di dare... Faccio quello che posso".

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Iniziato in Vaticano il Congresso dei volontari cattolici europei. Mons. Toso: incontro voluto in special modo da Benedetto XVI

In occasione dell’Anno Europeo del Volontariato 2011, il Pontificio Consiglio "Cor Unum", ha organizzato il Congresso "Il Papa e i volontari cattolici europei", in programma tra oggi e domani. Il Congresso si tiene nell’Auditorium del Palazzo San Pio X e raduna 160 tra vescovi e rappresentanti delle conferenze episcopali europee, oltre ai responsabili degli organismi nazionali e internazionali di volontariato, che saranno ricevuti domani da Benedetto XVI. Il Santo Padre porgerà ai volontari i suoi ringraziamenti per la loro opera e li incoraggerà nella loro testimonianza. Il Congresso "Il Papa e i volontari cattolici europei" è stato voluto in special modo dal Santo Padre, come ha precisato mons. Giovanni Pietro Dal Toso, segretario del Pontificio Consiglio Cor Unum. Intervistato da Radio Vaticana sulle motivazioni dell’iniziativa, mons. Dal Toso ha sottolineato la particolare attenzione che Benedetto XVI, sin dall’inizio del suo pontificato, rivolge “al mondo della carità”. Il Papa stesso lo ha ribadito nella sua prima Enciclica "Deus caritas est". Quello del volontariato è un mondo, ha aggiunto Toso, posto nel segno della “testimonianza” che rinvia all’identità stessa del volontariato cattolico, alle motivazioni profonde che lo animano e che, in questa fase di nuova evangelizzazione, devono essere mantenute ed incoraggiate. “Queste motivazioni profonde nascono dalla fede”, ha osservato mons. Toso, sottolineando che il volontariato, storicamente, è “un fenomeno che nasce dal cristianesimo come espressione di carità, dalla fede che ci anima”. “Io penso – ha aggiunto il presule – che il nostro settore si iscriva nella grande missione della Chiesa di annunciare la fede in Gesù Cristo e di viverla” e che “nel contesto di questa nuova evangelizzazione la pastorale della carità rivesta un significato importante”. L’incontro con il Papa, previsto domani, avrà luogo il giorno in cui la Chiesa celebra la memoria di San Martino di Tours, che nella "Deus caritas est" Papa Benedetto XVI descrive come “un’icona” che “mostra il valore irrinunciabile della testimonianza individuale della carità”. “Possa ispirare a tutti i partecipanti un amore che non cerca solo se stesso per la sua disponibilità a perdersi per l’altro”, aveva sottolineato la Santa Sede nel comunicato che, lo scorso maggio, aveva annunciato l’incontro in corso.

Isabel Cousturié, Zenit

In Vaticano, prossimo incontro dei volontari cattolici europei. Mons. Dal Toso: il Papa grato a questi testimoni di carità

Rosen: ad Assisi la dimostrazione dell'umiltà del Papa e della sua fratellanza verso i leader religiosi. I lefebvriani questione interna alla Chiesa

In occasione della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo di Assisi dello scorso 27 ottobre, Papa Benedetto XVI ha dimostrato ''umiltà, fratellanza e impegno'' perche' ha scelto di sedersi allo stesso livello degli altri leader delle fedi mondiali e non su una pedana sopraelevata. Lo ha detto questa mattina il rabbino David Rosen, responsabile del dialogo interreligioso per l'American Jewish Committee, tra i partecipanti all'evento, nel corso di una conferenza stampa alla Radio Vaticana questa mattina al termine dell'incontro avuto con Papa Benedetto XVI insieme a una delegazione del Consiglio dei capi religiosi di Israele. ''La differenza con l'incontro del 1986 guidato da Giovanni Paolo II - ha spiegato Rosen - sta anche nel fatto che il Papa vi ha partecipato sedendo su una sedia che era posta allo stesso livello di quelle degli altri partecipanti. Inoltre, sedeva su una sedia uguale a quella di tutti gli altri. Anche da questi dettagli si coglie la dimostrazione dell'umiltà del Papa e della sua fratellanza verso gli altri leader religiosi''. Davanti alla possibilità di una riconciliazione definitiva tra il Vaticano e i tradizionalisti lefebvriani, David Rosen ribadisce che ''le nostre preoccupazioni sono già state espresse e ho ricevuto l'assicurazione da parte del card. Kurt Koch che non c'è possibilità di arrivare ad una riconciliazione che comprometta 'Nostra Aetate''', il documento del Concilio Vaticano II considerato come un punto di svolta nei rapporti tra cattolici e ebrei. ''Per il resto - ha aggiunto Rosen - è una questione interna della Chiesa Cattolica''. "Nostra Aetate", ha spiegato ancora il rabbino interpellato sul suo colloquio con il card. Koch, ''non è in discussione''. Questo, ha aggiunto, non significa che un riconoscimento esplicito del documento conciliare faccia parte della proposta di accordo sottoposto dalla Santa Sede alla Fraternità Sacerdotale San Pio X ma che, dal punto di vista pratico, ''ogni riconciliazione richieda in effetti l'accettazione di 'Nostra Aetate'''. Quanto all'opportunità della trattativa vaticana, ''posso avere le mie opinioni, ma non ho il diritto di intervenire nelle scelte interne di un'altra religione''. ''Mi aspetto - ha concluso - che la Santa Sede sia esplicita nel ripudiare la negazione dell'Olocausto nel caso di una riconciliazione'', per rassicurare il mondo ebraico, anche se il vero problema, ha tenuto a sottolineare, non è tanto mons. Williamson quanto ''chiarire che 'Nostra Aetate' non è sul tavolo''.

Asca

Convegno de 'L’Osservatore Romano' sull’incomprensione tra media e Chiesa Cattolica. Riccardi: Benedetto usa un linguaggio diretto e chiarissimo

Afferrare il toro per le corna e guardarlo dritto negli occhi: così L’Osservatore Romano ha scelto di festeggiare i suoi centocinquant’anni. Attraverso la giornata di studio dedicata alle incomprensioni tra la Chiesa Cattolica e i media nel mondo, si è voluto indagare uno dei nodi più spinosi oggi sul tappeto. Ben lungi dall’essere un tema di stridente attualità però, questo fraintendimento vanta ormai diversi lustri. Se la sua data di nascita è il 25 luglio 1968, la successiva giovinezza copre tutti gli anni Settanta, giungendo fino alla maturità inaugurata con l’elezione del 19 aprile 2005. Si tratta, del resto, di una storia alquanto particolare. L’incipit, infatti, era stato decisamente promettente: i moderni legami tra i media e la Chiesa nascono con il Vaticano II, amatissimo dalla stampa (la figura del vaticanista nasce di fatto in questa fase), Concilio storico anche nella misura in cui giunse al mondo non solo attraverso la voce della stessa Chiesa, ma anche grazie al ruolo svolto dai media. Giacché dunque di storia si tratta, a due storici contemporaneisti, Lucetta Scaraffia e Andrea Riccardi, è stato affidato il compito di aprire i lavori del convegno "Incomprensioni. Chiesa Cattolica e media", tenutosi oggi nell’Aula vecchia del Sinodo in Vaticano. La relazione di apertura, affidata alla prof. Scaraffia, docente di storia contemporanea all'Università La Sapienza di Roma, è stata dedicata alle reazioni alla condanna papale alla pillola contraccettiva che "segnò la rottura della 'luna di miele' con l'opinione pubblica" inaugurata da Giovanni XIII con l'apertura del Concilio Vaticano II. "Sfuggiva che quella di Paolo VI sui metodi naturali per una paternità responsabile era una teoria anticolonialista, mentre fu stigmatizzata come biologismo. E si dovette attendere la 'sconfitta' della rivoluzione sessuale per una riconsiderazione piu' equilibrata del documento che l'aveva prevista". "In questo fraintendimento - ha spiegato - non c'è stato solo un malinteso, ma il malinteso c'è stato di sicuro. Un incidente significativo, che ha creato un modello seguito poi in tutti i casi successivi, fino a oggi". "Ma anche Giovanni Paolo II - ha ricordato lo storico Andrea Riccardi - è stato all'inizio un Papa impopolare. Subiva il confronto con Paolo VI, Papa prima contestato e disprezzato ma poi esaltato per la sua complessità in contrapposizione alla granicità, per alcuni allora alla rozzezza, delle certezze del Papa polacco". D'altra parte, a quanto sembra si finisce sempre col recuperare il Papa scomparso, anche se nel caso di Montini dopo anni di agonia mediatica". "Il Papa migliore è sempre il Papa morto", ha osservato in proposito Riccardi, commentando che si tratta di "una legge dura" che contrasta con il fatto che "in realtà non c'è destra e sinistra nella storia della Chiesa e quindi non può esserci una contrapposizione tra Papi conservatori e Papi progressisti". Nella sua relazione, Riccardi ha ricordato come "a Giovanni Paolo II i media arrivarono a addebitare la responsabilità della diffusione dell'Aids nel mondo, per il suo 'no' al condom, un po' come poi si tentò di fare tre anni fa in occasione del primo viaggio di Benedetto XVI in Africa, quando una risposta articolata sul tema fu tagliata dai media per farne un'asserzione". E questo, paradossalmente, ai danni di un "Papa sensibilissimo alla comunicazione e che usa un linguaggio diretto e chiarissimo", come lo ha descritto nell'introduzione al seminario di oggi il direttore de L'Osservatore Romano, professor Giovanni Maria Vian. Lasciando l'Aula Vecchia del Sinodo, al termine della relazione di Riccardi, il cardinale Tarcisio Bertone ha sottolineato che l'incontro ha messo in luce "segnali significativi". "Sarei tentato - ha confidato - di fare qualche postilla, ma questo lo rinvio a quando avrò il tempo per stendere le mie memorie". Assente alla sessione di apertura dell'incontro, per precedenti impegni, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi.

L'Osservatore Romano, Agi

Storia dell’incomprensione tra media e Chiesa Cattolica: attualità dell’inattuale

Troppa confusione sul documento di Giustizia e Pace sulla crisi finanziaria mondiale. Ogni nuovo testo vaticano dovrà passare al vaglio di Bertone

Proprio mentre a Cannes il G20 si avviava alla sua debole e incerta conclusione, quello stesso venerdì 4 novembre, in Vaticano, un piccolo summit convocato in segreteria di Stato cercava di porre rimedio a un ennesimo momento di confusione della curia romana. Sul banco degli accusati c'era il documento sulla crisi finanziaria mondiale diffuso dieci giorni prima dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Un documento che aveva sconcertato molti, fuori e dentro il Vaticano. Il Segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI), lamentava di non averne saputo nulla fino all'ultimo. E proprio per questo aveva riunito quel vertice in Segreteria di Stato. La conclusione del vertice è stata di trasmettere a tutti gli uffici della curia romana questo ordine tassativo: non far più uscire da lì in avanti nulla di scritto che non abbia il preventivo controllo e l'autorizzazione della segreteria di Stato. Certo, che Bertone e i suoi abbiano visto quel documento solo dopo la sua pubblicazione è cosa che anch'essa sbalordisce. Già il 19 ottobre, infatti, con cinque giorni d'anticipo, la Sala Stampa vaticana, che è alle dirette dipendenze della Segreteria di Stato, aveva dato l'annuncio della conferenza stampa di presentazione del documento, nella quale avrebbero preso la parola il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e mons. Mario Toso, segretario del medesimo. Toso, salesiano come Bertone e suo sodale da lunga data, è stato voluto in questa carica proprio dal cardinale Segretario di Stato. Quanto al testo del documento, la Sala Stampa vaticana aveva avvisato che era già pronto in quattro lingue e sarebbe stato fornito ai giornalisti accreditati tre ore prima che fosse reso pubblico. Il 22 ottobre, un ulteriore avviso aggiungeva il nome del prof. Leonardo Becchetti al ticket dei presentatori. Becchetti, docente di economia all'Università di Roma Tor Vergata ed esperto di microcredito e commercio equo e solidale, è ritenuto il principale estensore del documento. E infatti il 24 ottobre, nella conferenza stampa di presentazione, il suo intervento fu il più specifico, mirato in particolare a reclamare l'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, altrimenti detta "Tobin tax" dal nome di un suo ideatore, o anche "Robin Hood tax". Al G20 di Cannes l'ipotesi di questa tassa ha fatto capolino in qualche cenno retorico di Barack Obama e di Nicolas Sarkozy, ma non ha avuto alcun seguito concreto. Un'altra asserzione del documento vaticano, secondo cui l'economia europea sarebbe a rischio di inflazione invece che di deflazione, è stata contraddetta il 1 novembre dalla decisione del nuovo governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, che ha abbassato il tasso di sconto dell'euro, invece che alzarlo come sempre si fa quando l'inflazione è un pericolo reale. Quanto poi all'obiettivo principale del documento, nientemeno che un governo unico mondiale della politica e dell'economia, è uscito dal G20 di Cannes letteralmente stracciato. Non soltanto nessuno ha neppur vagamente parlato di una simile utopia, ma quel poco che si è deciso in concreto è andato nella direzione contraria. Il disordine mondiale è oggi maggiore di prima e ha il suo deficit più grave nell'accresciuta incapacità dei paesi europei di assicurare una "governance" del continente. È di poca consolazione per il documento vaticano essere stato accostato alle vedute degli indignati di "Occupare Wall Street". O aver trovato eco in un barricadiero articolo del primate anglicano Rowan Williams sul Financial Times del 2 novembre, a favore della "Robin Hood tax". Ma più che questi pessimi voti, ciò che ha maggiormente irritato molti autorevoli lettori del documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace è il suo essere in contraddizione clamorosa con l'Enciclica di Benedetto XVI "Caritas in veritate". Nell'Enciclica, Papa Joseph Ratzinger non invoca affatto una "autorità pubblica a competenza universale" sulla politica e sull'economia, cioè quella specie di grande Leviatano, non si capisce come intronizzato e da chi, caro al documento del 24 ottobre. Nella "Caritas in veritate" il Papa parla più propriamente di “governance", cioè di regolamentazione, in latino "moderamen", della globalizzazione, attraverso istituzioni sussidiarie e poliarchiche. Niente a che vedere con un governo monocratico del mondo. Quando poi si scende nelle analisi e nelle proposte specifiche, ha stupito anche la forte divaricazione tra ciò che scrive il documento del dicastero vaticano e quanto va sostenendo da molto tempo L'Osservatore Romano negli editoriali del suo commentatore economico, Ettore Gotti Tedeschi, presidente dell'Istituto per le Opere di Religione, la banca vaticana, anche lui voluto in questa carica dal card. Bertone. Ad esempio, non c'è una sola riga, nel documento, che attribuisca la crisi mondiale dell'economia e della finanza al crollo della natalità e al conseguente, e sempre più costoso, invecchiamento della popolazione. Era facile prevedere che Gotti Tedeschi non sarebbe rimasto in silenzio. E infatti, il 4 novembre, lo stesso giorno del vertice convocato da Bertone in segreteria di Stato, è uscito su L'Osservatore Romano un suo editoriale che suona come una sconfessione totale del documento di Giustizia e Pace. E a leggerlo sorge il sospetto che la sua stesura iniziale fosse ancor più distruttiva...

Sandro Magister, www. chiesa

Un nuovo modello di leadership

Il Papa: riaffermare che la relazione dell’uomo con Dio vissuta in modo giusto è una forza per la pace. Non smettiamo di pregare per la Terra Santa

Questa mattina, nella Sala dei Papi del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza una delegazione dell"Israeli Religious Council", il Consiglio dei Capi religiosi di Israele. “Nei nostri tempi agitati, il dialogo tra differenti religioni sta diventando sempre più importante” per creare “un’atmosfera di mutua comprensione e rispetto”, ha sottolineato il Papa nel suo appassionato discorso sul dialogo tra le religioni e la promozione della pace. “Questo – ha aggiunto – è pressante per i leader religiosi della Terra Santa, che mentre vivono in un luogo ricco di memorie sacre per le nostre tradizioni, sono ogni giorno messi alla prova dalle difficoltà del vivere insieme in armonia”. Il Papa ha, così, ripreso le sue parole nel recente incontro di Assisi, mettendo l’accento su due tipi di violenza che oggi siamo chiamati ad affrontare: da una parte, “l’uso della violenza nel nome della religione”, dall’altra “la violenza che è conseguenza della negazione di Dio, che spesso caratterizza” le società moderne. “In questa situazione, come leader religiosi – ha detto – siamo chiamati a riaffermare che la relazione dell’uomo con Dio vissuta in modo giusto è una forza per la pace”. Questa, ha soggiunto, “è una verità che deve diventare sempre più visibile nel modo in cui noi viviamo l’uno con l’altro” la vita quotidiana. Di qui, l’incoraggiamento del Papa a “favorire un clima di fiducia e dialogo tra i leader e i membri delle tradizioni religiose presenti nella Terra Santa”. “Condividiamo la grave responsabilità – ha avvertito Benedetto XVI – di educare i membri delle nostre rispettive comunità religiose” con l’obiettivo di approfondire “la conoscenza reciproca” e di “sviluppare un’apertura alla cooperazione con persone di tradizioni religiose diverse dalla propria”. Sfortunatamente, ha constatato, la realtà del mondo e anche della Terra Santa è “spesso frammentaria”. Ecco perché, è stata l'esortazione del Papa, “ognuno di noi è chiamato a rinnovare il proprio impegno per la promozione di una più grande giustizia e dignità, in modo da arricchire il nostro mondo e dargli una dimensione pienamente umana”: “La giustizia assieme alla verità, all’amore e alla libertà – ha detto ancora – sono il requisito fondamentale per una pace sicura e duratura nel mondo”. E ha ribadito che la riconciliazione “richiede coraggio e visione, così come la fiducia che sarà Dio stesso a mostrarci la strada. Non possiamo raggiungere i nostri obiettivi se Dio non ci dà la forza per farlo”. Ha quindi ricordato la sua preghiera per la pace, posta tra le pietre del Muro occidentale del Tempio di Gerusalemme, in occasione della visita nel maggio 2009. Il Papa ha concluso il suo intervento pregando il Signore “di ascoltare le orazioni di tutti gli uomini e di tutte le donne che gli chiedono la pace di Gerusalemme”. “Non smettiamo mai di pregare per la pace in Terra Santa”, è stata l’invocazione del Pontefice, forti della fiducia in Dio, “che è Egli stesso la nostra pace e consolazione”.

Radio Vaticana

Alla delegazione dell'Israeli Religious Council - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa: la famiglia per sua vocazione offre un servizio meraviglioso e fondamentale per il bene comune della società e per la missione della Chiesa

“La famiglia, nata da un patto di amore e dedizione totale e sincera tra un uomo e una donna all’interno del matrimonio, non è una realtà privata, chiusa in se stessa” ma “per vocazione propria offre un servizio meraviglioso e fondamentale per il bene comune della società e per la missione della Chiesa”. È un passaggio del messaggio di Benedetto XVI per il II Congresso Nazionale della Famiglia in Ecuador, che si tiene dal 9 al 12 novembre nelle città di Quito, Guayaquill, Portoviejo e Tean y Loja sul tema "Famiglia, lavoro e festa – La famiglia ecuadoriana in missione: il lavoro e la festa al servizio della persona umana". Il Papa ha salutato “con affetto” i pastori e i fedeli della Chiesa ecuadoriana che, nel contesto della Missione Continentale, auspicata ad Aparecida dall’Episcopato latino-americano e dei Caraibi, in preparazione al VII Incontro Mondiale delle Famiglie in programma a Milano nel 2012, si sono proposti di effettuare una riflessione sul Vangelo “che permetta alle coppie sposate e alle famiglie cristiane di rispondere alla propria identità, vocazione e missione”. Il Santo Padre ricorda che “la società non è una mera somma di individui ma il risultato delle relazioni tra persone, uomini e donne, genitori e figli, fratelli, che si sviluppano nella vita familiare e nei legami di affetto che da essa derivano”; pertanto “ogni famiglia consegna alla società, attraverso i suoi figli, la ricchezza umana che ha vissuto” e “con ragione si può affermare che la salute e la qualità dei rapporti familiari dipendono dalla salute e dalla qualità delle stesse relazioni sociali”. In questo senso, prosegue il Papa, “il lavoro e la festa” sono profondamente collegati “alla vita delle famiglie: condizionano le loro scelte, influiscono nelle relazioni tra coniugi e tra genitori e figli, incidono nei legami della famiglia con la società e la Chiesa”. Attraverso il lavoro, precisa Benedetto XVI, “l'uomo sperimenta se stesso come soggetto, partecipe del progetto creatore di Dio”. E allora “la mancanza di lavoro e la precarietà dello stesso vanno contro la dignità dell'uomo, creando non solo situazioni di ingiustizia e di povertà, che spesso degenerano in disperazione, criminalità e violenza, ma anche crisi di identità nelle persone”. Per il Papa è quindi “urgente” che si prendano “misure efficaci” che permettano di trovare percorsi affinché “tutti abbiano un lavoro dignitoso, stabile e ben remunerato, attraverso il quale santificarsi e partecipare attivamente allo sviluppo della società, coniugando un’attività lavorativa intensa e responsabile con i tempi appropriati ad una ricca, feconda e armoniosa vita familiare”. Inoltre, aggiunge il Pontefice, “un ambiente familiare sereno e costruttivo” è “la prima scuola di lavoro e lo spazio più indicato affinché la persona scopra le sue potenzialità, accresca il personale desiderio di eccellere e dia seguito alle più nobili aspirazioni”. Infine, conclude il Papa, la festa “umanizza il tempo aprendo all’incontro con Dio, con gli altri e con la natura”; così, “le famiglie hanno bisogno di recuperare il senso genuino della festa, specialmente la domenica, giorno del Signore e dell'uomo”. “Nella celebrazione eucaristica domenicale la famiglia sperimenta qui ed ora la presenza reale del Signore Risorto, riceve vita nuova, accoglie il dono dello Spirito, incrementa il proprio amore verso la Chiesa, ascolta la Parola di Dio, condivide il Pane eucaristico e si apre all’amore fraterno”, ha osservato il Papa. Ribadendo la propria “vicinanza e cordialità” agli ecuadoriani, il Papa ha affidato i frutti di questo congresso “alla potente intercessione di Nostra Signora della Presentazione del Quince, patrona celeste dell’Ecuador” e ha impartito a tutti i partecipanti la benedizione apostolica.

SIR, Zenit

Messaggio in occasione del II Congresso Nazionale della Famiglia [Ecuador, 9-12 novembre 2011] (1° novembre 2011)

Lombardi: il Papa sta studiando un progetto concreto per un viaggo in Messico e a Cuba, lieto di poter finalmente rispondere all'attesa dei due popoli

Papa Benedetto XVI sta ''studiando un progetto concreto'' per un viaggo in Messico e a Cuba nella primavera dell'anno prossimo, in risposta agli inviti che aveva ricevuto. Lo ha annunciato questa mattina il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ai giornalisti. ''Nei giorni scorsi - ha aggiunto - i nunzi in Messico e a Cuba sono stati incaricati di informare le più alte autorità religiosi e civili dei due Paesi''. ''L'attesa del popolo messicano - ha spiegato padre Lombardi - è bene nota, il Papa la teneva presente ed è lieto di potervi finalmente rispondere. Il Papa è stato in Brasile ma i Paesi dell'America Latina di lingua spagnola desideravano un viaggio per loro, e il Messico è il più popoloso di essi''. ''Cuba - ha proseguito - è un altro Paese che desiderava molto vedere il Papa'' e che non ha mai ''dimenticato'' lo storico viaggio di Giovanni Paolo II. L'arrivo di Papa Ratzinger coinciderà con il 400° anniversario della scoperta dell'immagine di Nostra Signora della Caridad del Cobre. Ad ogni modo, "basta guardare la carta geografica per vedere che Cuba e il Messico si trovano nella stessa direzione rispetto a Roma e quindi è più logico abbinare questi due paesi in un unico viaggio, piuttosto che altri che richiedono un itinerario più lungo e complesso". Il viaggio "non potrà avere molte tappe, ma pochissime, di grande valore simbolico e pastorale". Il programma del viaggio è ancora in fase di studio ma non prevederà, a causa dell'altitudine, Città del Messico, dove ''è sconsigliabile'' che si rechi il Papa. L'annuncio ufficiale dovrebbe arrivare nel giro di qualche settimana. "Dopo la Conferenza continentale di Aparecida, a cui il Papa ha partecipato quattro anni fa, l’America Latina è impegnata nella grande missione continentale di evangelizzazione e il Papa avrà modo di incoraggiare tutta la Chiesa in questo grande compito, anche nel corso della preparazione alla celebrazione dell’Anno della fede".

Asca, TMNews

Benedetto XVI progetta un viaggio apostolico in Messico e a Cuba per la prossima primavera

Il Papa in Benin. 'Africa fai la pace!', cd realizzato dalla 'Radio Vaticana' con tre musicisti del continente con brani ispirati al tema del Sinodo

Durante il suo prossimo viaggio apostolico in Benin, dal 18 al 20 novembre, il Santo Padre Benedetto XVI consegnerà ai vescovi africani l’Esortazione apostolica post-sinodale frutto del secondo Sinodo per l’Africa del 2009. In vista dell’evento, la Radio Vaticana, in collaborazione con tre musicisti africani, il congolese Papa Wemba, l’angolano Bonga e il guineano Fifito, redattore della nostra emittente, ha realizzato un cd con otto brani aventi come filo conduttore il tema del Sinodo “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione della giustizia e della pace”. “Afrika Tenda Amani!”, “Africa fai la pace!” in kishwahili, è il titolo del cd che sarà offerto a tutti i vescovi e radio cattoliche del Continente prima di essere distribuito al grande pubblico. “L’album - spiega nella presentazione il direttore della Radio Vaticana padre Federico Lombardi - esprime in musica la volontà di dare seguito ai frutti del Sinodo. I suoi brani in varie lingue (alcuni dei quali accompagnati da registrazioni dal vivo delle voci di Benedetto XVI, Giovanni Paolo II e di Paolo VI), interpretano l’aspirazione alla pace alla riconciliazione e alla giustizia dei popoli africani. Si tratta di un modo concreto – sottolinea ancora padre Lombardi - di inculturare il Vangelo in Africa, come auspicato da Benedetto XVI durante la sua visita in Camerun nel 2009”. Del cd, realizzato con il contributo del Magis, il Movimento e Azione dei Gesuiti Italiani per lo Sviluppo, sono state stampate 5mila copie.

Radio Vaticana