lunedì 5 dicembre 2011

Anno della fede. La guida di Benedetto XVI e la possibile professione del Credo del Popolo di Dio sulle orme del suo predecessore Paolo VI

Fino ad ora, ogni minuto del (poco) tempo libero di Benedetto XVI è dedicato alla stesura finale del terzo volume del suo Gesù di Nazaret. Ma, appena questo sarà terminato, gli sforzi del Papa si concentreranno su un solo obiettivo: l’Anno della fede. Si pensa che, per celebrarlo al meglio, il Papa scriverà una Enciclica sulla fede, dopo quelle dedicate a speranza e carità. È possibile, anche se questa intenzione non è mai stata ufficialmente confermata. Ma c’è un’altra ipotesi, che si fa largo in alcuni corridoi dei Sacri Palazzi e che sarebbe stata suggerita dallo stesso Motu Proprio "Porta fidei" con cui Benedetto XVI ha indetto per il 2012 l’Qnno della fede: una professione del Credo del Popolo di Dio. Sulle orme del suo predecessore Paolo VI (nella foto con l'allora card. Ratzinger). Nel 1968, in occasione del millenovecentesimo anniversario del martirio di Pietro e Paolo, Papa Montini indisse un Anno della fede. Erano anni turbolenti per la Chiesa, di forti discussioni post-conciliari. In Olanda i vescovi avevano benedetto un nuovo catechismo, mirato, scrisse la commissione cardinalizia istituita da Paolo VI per esaminare quel catechismo, “a sostituire all'interno della Chiesa un'ortodossia a un'altra, un'ortodossia moderna all'ortodossia tradizionale”. Le preoccupazioni per il Papa erano grandi. Dove sta portando il Concilio e il dibattito sul Concilio? C’è ancora la fede o si sta perdendo? Preoccupazioni che sfociarono in una drammatica omelia quattro anni dopo, nel 1972, sempre nel giorno della festa dei Santi Pietro e Paolo: “Ho la sensazione che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio. C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida della Chiesa...”. Preoccupazioni che lo portarono nel 1968 a formulare il Credo del Popolo di Dio, in cui si ribadiscono punto per punto le verità della fede. Benedetto XVI ha fatto del Credo un punto centrale dell’Anno della fede. In "Porta fidei" ha ricordato come i cristiani dell’antichità lo imparavano a memoria e lo trasmettevano oralmente. E ha poi chiesto che “le comunità religiose come quelle parrocchiali, e tutte le realtà ecclesiali antiche e nuove, troveranno il modo, in questo Anno, per rendere pubblica professione del Credo”. L’Anno della fede si configura così come l’apice del Pontificato di Benedetto XVI. Il suo programma, disse sin dall’inizio, è di fare la volontà di Dio. Lo sta portando avanti con passaggi precisi, e con costanza. Basta andare a rileggersi i suoi discorsi. I discorsi al mondo della cultura e della politica (Regensburg 2006, College de Bernardins 2008, Westiminster Hall 2010, Bundestag 2011) mirano da una parte a sottolineare la ragionevolezza della fede, il suo fondamento scientifico, l’assolutismo di chi non vuole che la teologia sia materia di studio scientifica, dall’altra a far comprendere come il ruolo della religione nella società sia tutt’altro che marginale. Ma ogni passaggio delle sue omelie, centrate sulle scritture, fino ad arrivare al Gesù di Nazaret, un libro sulla vita di Gesù che racconta molto anche del programma del Papa e della vita della Chiesa, raccontano della richiesta di ritornare a Dio, di ripartire dalla fede, e di scoprire la reale identità cristiana. Sono i cristiani stessi che si sono allontanati dal cristianesimo, e il nemico della Chiesa, sottolineò a Fatima, viene proprio da dentro. E proprio a Fatima si è finalmente esplicitato il programma di Benedetto XVI. Conscio che il terzo mistero non si è compiuto, ma è vissuto ogni giorno, il Papa ha messo la Chiesa in penitenza, e ha cominciato il lavoro della purificazione. Una purificazione che passa anche attraverso la giusta interpretazione di quello che è stato il Concilio. Già nel 2005, al suo primo anno da Papa, nel discorso di auguri natalizi alla Curia romana, il Papa affrontò il problema dell’interpretazione del Concilio, e sottolineò la sua preferenza per l’ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità. E a un’errata interpretazione del Concilio si è riferito nella Lettera ai cattolici irlandesi, cercando di andare alla radice della cause dello scandalo della pedofilia, e della copertura di tanti sacerdoti. “C’è stata – aveva scritto - una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari”. Riprendere in mano la Chiesa significa riprendere anche il discorso del Concilio e portarlo a compimento. Non è un caso che l’Anno della fede cominci proprio l’11 ottobre 2012, a cinquant’anni esatti dall’inizio dell’assise. Non è un caso che la scorsa settimana un articolo de L’Osservatore Romano, necessario anche per via del dialogo con la Fraternità di San Pio X, che di accettare il Concilio non ne vuole sapere, ha sottolineato di nuovo i punti fermi del Vaticano II. E non è un caso che l’Anno della fede si configuri anche come un rilancio della Nuova Evangelizzazione. Inizierà subito dopo il Sinodo dedicato proprio a quello scopo. Ritornare a Dio, ripartire dalla fede, e vivere la fede con purezza e ragione: queste le parole d’ordine del Pontificato di Benedetto XVI. Parole che forse saranno pronunciate pubblicamente.

Andrea Gagliarducci, Korazym.org

Il Papa nel Regno Unito. Il viaggio ha portato più fedeli a partecipare alla Messa e a ricevere i sacramenti nell'arcidiocesi di Westminster

Il viaggio del Papa del settembre 2010 ha portato più fedeli alla Messa a Westminster. Secondo statistiche pubblicate nell’ultima edizione del “Westminster Year book”, l’annuario che raccoglie tutti i dati relativi a questa diocesi della Chiesa Cattolica di Inghilterra e Galles, la frequenza alla Messa è aumentata di quasi tremila persone tra l’ottobre 2009 e l’ottobre 2010. Il conto di quanti fedeli partecipano alla Messa viene fatto in ottobre ogni anno e nel 2010 è stato completato poco dopo il viaggio di stato di Benedetto XVI. Sono state 158.574 le presenze a Messa nel 2010 rispetto alle 155.880 nel 2009 nella chiesa madre del cattolicesimo inglese. Le statistiche provenienti dalle parrocchie della diocesi guidata dal Primate, mons. Vincent Nichols confermano, inoltre, un aumento dei battesimi, del numero di chi diventa cattolico e dei matrimoni. L’annuario rivela che le cinque parrocchie più frequentate sono quella polacca di “Our Lady Mother of the Church”, con 4321 persone, di Westminster Cathedral, con 3980 persone, di Greenford con 2272, dell’“Oratory”, un’altra importante chiesa del centro di Londra dove hanno frequentato la Messa, nel 2010, 2221 fedeli e di Stamford Hill, con 2061. Nella prefazione dell’annuario, mons. Nichols scrive: “In un momento di grandi cambiamenti economici e sociali, la pratica della preghiera è ancora di vitale importanza. Spero che, nel 2012, nelle parrocchie e nelle scuole cercheremo tutti di approfondire la nostra vita di preghiera. Solo la preghiera ci radica in Cristo. La preghiera sostiene l’equilibrio e lo scopo della vita che diventa una testimonianza della presenza di Dio”. L’arcivescovo parla anche del 50° Congresso Eucaristico Internazionale che avrà luogo nel 2012 a Dublino e delle Olimpiadi di Londra. “Spero che il numero più alto possibile di voi avrà l’opportunità’ di frequentare il congresso eucaristico”, scrive mons. Nichols, “lo scopo di ogni congresso eucaristico è di approfondire la comprensione dell’Eucarestia e la devozione nei confronti di quest’ultima. Il 2012 è anche l’anno dei giochi olimpici e paraolimpici. Sono sicuro che ci divertiremo a seguirli e ad estendere l’ospitalità alle molte migliaia di visitatori. Assicuriamoci che la pace nei nostri cuori, nelle case e nelle comunità, sia un tema prominente durante Londra 2012”.

SIR

'Luce del mondo'. Esce in arabo il libro intervista di Benedetto XVI, la 28° lingua. La presentazione alla Fiera del libro arabo di Beirut

Edizione anche in arabo per ''Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni del tempo'', il libro intervista che Benedetto XVI ha rilasciato al giornalista tedesco Peter Seewald, uscito simultaneamente in nove lingue alla fine di novembre dello scorso anno. Con questa traduzione, "Nour al Aalam", edita dall’editrice Al Farabi e coordinata dall’arcivescovo libanese Edmond Farhat, salgono a 28 le lingue in cui è disponibile il colloquio del Papa. La copertina è in giallo, bianco e rosso, che accostano i colori delle bandiere vaticana e libanese. Il libro sarà distribuito in tutti i Paesi di lingua araba, dal Marocco all’Iraq. Il volume sarà presentato a Beirut venerdì 9 dicembre alle 17.00, alla Fiera del libro arabo, dal direttore della Libreria Editrice Vaticana don Giuseppe Costa, da padre Edmondo Caruale, responsabile editoriale e da Fouad Turc, ambasciatore cattolico e direttore emerito del Ministro degli esteri del Libano.

Ansa, L'Osservatore Romano

La Santa Sede diventa membro dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. Mons. Tomasi: la grande attenzione riservata dal Magistero del Papa

La Santa Sede è diventata Stato membro dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. L’integrazione del Vaticano è avvenuta nel corso della sessione plenaria dell’organismo, attraverso l’approvazione da parte degli stati aderenti. A fronte della crescita del fenomeno delle migrazioni “è importante essere presenti e partecipare agli sforzi della Comunità internazionale per apportare qualcosa di specifico, tipico della Santa Sede: una voce etica che dia una interpretazione di queste nuove situazioni”, ha commentato mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra. “È importante, dunque – ha proseguito il presule - che la Santa Sede abbia deciso di entrare a far parte, in maniera piena, di questa Organizzazione proprio per sottolineare la sua partecipazione a questo fenomeno di grandissimo rilievo e che, nonostante la crisi economica, si prevede continuerà a crescere”. La scelta del Vaticano di impegnarsi fino in fondo su questo tema anche a Ginevra, ha precisato mons. Tomasi, non è dovuta a ragioni politiche ma alla “necessità di andare incontro alle esigenze umane” dei migranti e di chiunque si trovi “in cammino per le regioni del mondo”. Pur essendo da sempre coinvolta sul fronte delle migrazioni, attraverso la cooperazione diretta con un’organizzazione internazionale di primo livello, la Chiesa intende così “rendere il servizio ancora più efficace”. Mons. Tomasi ha poi sottolineato la grande attenzione riservata alla tematica dal magistero di Benedetto XVI e l’importanza di servire le genti di ogni luogo “indipendentemente dalla loro fede religiosa, dal loro colore, dalla loro situazione legale”. Le emergenze migratorie, infatti, sono fenomeni che mettono alla prova la “dignità della persona umana”, con il rischio che si determinino “situazioni di marginalità” per tutti i migranti “che cercano lavoro o che cerano una forma nuova di sopravvivenza”. L’intento della Santa Sede, attraverso il suo impegno diretto nell’Organizzazione Internazionale per le migrazioni, è anche quello di fare in modo “che vi sia davvero un contesto democratico dentro cui i servizi sociali vengono offerti alle persone che ne hanno bisogno”, ha poi concluso mons. Tomasi.

Zenit

La preghiera del Papa per dicembre: tutti i popoli della terra attraverso la conoscenza ed il rispetto reciproco crescano nella concordia e nella pace

“Perché tutti i popoli della terra, attraverso la conoscenza ed il rispetto reciproco, crescano nella concordia e nella pace”: è questa l’intenzione generale di preghiera del Papa per il mese di dicembre. In questo tempo forte che ci avvicina al Natale, Benedetto XVI chiede dunque ai fedeli di pregare per la pace. Un tema, quello della pace, che ha contraddistinto questo 2011, fino al momento culminante dell’incontro con i leader religiosi ad Assisi, dello scorso ottobre. Non rassegnarsi mai alla violenza. Fin dall’inizio dell’anno, nella Messa del 1° gennaio, Benedetto XVI chiede all’umanità intera di non abituarsi “a conflitti che provocano vittime e mettono a rischio il futuro dei popoli”: “Di fronte alle minacciose tensioni del momento, di fronte specialmente alle discriminazioni, ai soprusi e alle intolleranze religiose, che oggi colpiscono in modo particolare i cristiani, ancora una volta rivolgo il pressante invito a non cedere allo sconforto e alla rassegnazione” (1° gennaio 2011, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio).
Nella 44° Giornata Mondiale della Pace, il Papa sottolinea dunque che la guerra è il “volto orrendo della storia” e ribadisce che non “bastano le parole”, serve un rinnovato spirito di pace: “Oggi, vogliamo raccogliere il grido di tanti uomini, donne, bambini e anziani vittime della guerra, che è il volto più orrendo e violento della storia. Noi oggi preghiamo affinché la pace...possa giungere ovunque...Per questo, specialmente con la nostra preghiera, vogliamo aiutare ogni uomo e ogni popolo, in particolare quanti hanno responsabilità di governo, a camminare in modo sempre più deciso sulla via della pace” (1° gennaio 2011, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio).
Con lo scorrere dei mesi, non si contano gli appelli del Papa per la pace, all’Angelus e alle udienze generali. Dalla Libia alla Terra Santa, dalla Colombia al Corno d’Africa, Benedetto XVI esprime la sua vicinanza alle popolazioni che soffrono a causa della violenza. Un afflato che si manifesta, in modo commovente, nella visita che il Papa compie al sacrario delle Fosse Ardeatine, nel marzo scorso. E nel decimo anniversario dell’11 settembre, leva un pressante appello contro il terrorismo e per la pace: “Nel ricordare al Signore della Vita le vittime degli attentati compiuti in quel giorno e i loro familiari, invito i responsabili delle Nazioni e gli uomini di buona volontà a rifiutare sempre la violenza come soluzione dei problemi, a resistere alla tentazione dell’odio e a operare nella società, ispirandosi ai principi della solidarietà, della giustizia e della pace” (Angelus, 11 settembre 2011).
Quindi, ad Assisi, 25 anni dopo lo storico incontro tra i leader religiosi voluto dal Beato Giovanni Paolo II, rinnova l’esortazione ai credenti, ma anche ai non credenti, a diventare strumenti di pace. Il Papa non manca di riconoscere le mancanze dei cristiani.
“Come cristiano, vorrei dire a questo punto: sì, nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura” (Intervento nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, 27 ottobre 2011).
D’altro canto, alla vigilia del grande incontro del 27 ottobre, il Papa, presiedendo un incontro di preghiera in Vaticano, aveva incoraggiato i cristiani ad essere anche pronti al martirio per far trionfare la pace nel mondo: “I cristiani non devono mai cedere alla tentazione di diventare lupi tra i lupi; non è con il potere, con la forza, con la violenza che il regno di pace di Cristo si estende, ma con il dono di sé, con l’amore portato all’estremo, anche verso i nemici. Gesù non vince il mondo con la forza delle armi, ma con la forza della Croce, che è la vera garanzia della vittoria” (26 ottobre 2011, Preghiera in preparazione all'Incontro di Assisi).

Radio Vaticana