La Santa Sede è diventata Stato membro dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. L’integrazione del Vaticano è avvenuta nel corso della sessione plenaria dell’organismo, attraverso l’approvazione da parte degli stati aderenti. A fronte della crescita del fenomeno delle migrazioni “è importante essere presenti e partecipare agli sforzi della Comunità internazionale per apportare qualcosa di specifico, tipico della Santa Sede: una voce etica che dia una interpretazione di queste nuove situazioni”, ha commentato mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra. “È importante, dunque – ha proseguito il presule - che la Santa Sede abbia deciso di entrare a far parte, in maniera piena, di questa Organizzazione proprio per sottolineare la sua partecipazione a questo fenomeno di grandissimo rilievo e che, nonostante la crisi economica, si prevede continuerà a crescere”. La scelta del Vaticano di impegnarsi fino in fondo su questo tema anche a Ginevra, ha precisato mons. Tomasi, non è dovuta a ragioni politiche ma alla “necessità di andare incontro alle esigenze umane” dei migranti e di chiunque si trovi “in cammino per le regioni del mondo”. Pur essendo da sempre coinvolta sul fronte delle migrazioni, attraverso la cooperazione diretta con un’organizzazione internazionale di primo livello, la Chiesa intende così “rendere il servizio ancora più efficace”. Mons. Tomasi ha poi sottolineato la grande attenzione riservata alla tematica dal magistero di Benedetto XVI e l’importanza di servire le genti di ogni luogo “indipendentemente dalla loro fede religiosa, dal loro colore, dalla loro situazione legale”. Le emergenze migratorie, infatti, sono fenomeni che mettono alla prova la “dignità della persona umana”, con il rischio che si determinino “situazioni di marginalità” per tutti i migranti “che cercano lavoro o che cerano una forma nuova di sopravvivenza”. L’intento della Santa Sede, attraverso il suo impegno diretto nell’Organizzazione Internazionale per le migrazioni, è anche quello di fare in modo “che vi sia davvero un contesto democratico dentro cui i servizi sociali vengono offerti alle persone che ne hanno bisogno”, ha poi concluso mons. Tomasi.
Zenit