venerdì 22 ottobre 2010

Il 30 ottobre Benedetto XVI incontra i bambini e i giovanissimi dell’Azione Cattolica e risponderà alle loro domande sull'educazione

Sabato 30 ottobre, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI, incontrerà i bambini e i giovanissimi dell’Azione Cattolica Italiana. Ad oggi, sono oltre 80mila i ragazzi e gli adolescenti dai 6 ai 18 anni, accompagnati da sacerdoti, educatori e genitori che parteciperanno all’evento. Il titolo dell’incontro è “C’è di più. Diventiamo grandi insieme”, e avrà come tema la sfida educativa per le nuove generazioni. Un bambino e un adolescente, inoltre, nel corso della mattinata, rivolgeranno direttamente delle domande al Santo Padre. L’incontro con il Papa sarà preceduto da testimonianze, momenti di preghiera e animazione musicale. Nel pomeriggio, invece, i giovani adolescenti dell'Azione Cattolica dai 14 ai 18 anni vivranno “una festa tutta per loro” in Piazza del Popolo, mentre i bambini e ragazzi dai 6 ai 13 anni si ritroveranno in Piazza di Siena.

SIR

Verso la conclusione il Sinodo per il Medio Oriente. Il Patriarca Naguib: certi di dover guardare al futuro senza più timori ma pieni di speranza

Dopo due settimane di riflessione e di discussione il Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente si prepara a chiudere i battenti. Tra questo pomeriggio e domani mattina, con le votazioni del Messaggio finale e dell'elenco unico delle Proposizioni da consegnare al Papa, i Padri sinodali concluderanno i lavori dell'Assemblea speciale. La pubblicazione dei due documenti consentirà così di valutare ancor più compiutamente il senso e le prospettive di questi quindici giorni di confronto. Sono state due settimane intense, segnate, soprattutto nella prima parte, da interventi ampi, articolati, e da un dibattito a tratti anche serrato. Oltre 150 tra Padri sinodali, uditori e uditrici hanno preso la parola nella discussione programmata. A loro si sono aggiunti i contributi degli invitati speciali, un ebreo e due musulmani, e dei delegati fraterni. Senza contare, peraltro, tutti coloro che hanno parlato durante il dibattito libero svoltosi in chiusura delle singole giornate: a conferma del clima aperto e disponibile nel quale ogni padre ha avuto la possibilità di raccontare le realtà, i problemi e le aspettative del popolo dei credenti della variegata regione del Medio Oriente. Sono state anche giornate vissute in un clima di effettiva comunione tra i rappresentanti di Chiese Cattoliche sui iuris chiamate ad affrontare quotidianamente sfide comuni. Le aspettative in questo senso erano tante, anche perché sull'Assemblea sono stati puntati gli occhi non solo della comunità mediorientale ma dell'intera Chiesa e del mondo. Un impegno, quello della comunione, al quale si intreccia strettamente il compito della testimonianza. Anche e soprattutto in direzione della ricerca dell'unità con le altre Chiese cristiane e dello sforzo per alimentare il dialogo con le altre religioni. Missione compiuta, a giudizio del relatore generale del Sinodo, il Patriarca egiziano di Alessandria dei Copti Antonios Naguib, uno dei ventiquattro presuli che saranno nominati cardinali durante il Concistoro del prossimo 20 novembre, che in un'intervista rilasciata a L'Osservatore Romano alla vigilia della conclusione dell'Assemblea assicura la volontà dei Padri sinodali di cancellare dal "vocabolario" delle Chiese Cattoliche in Medio Oriente parole come paura, disperazione, solitudine, timidezza, per sostituirle con termini come coraggio, speranza, comunione, testimonianza. "Prima di entrare in quest'Aula - racconta Naguib - molti di noi si chiedevano come avremmo potuto e dovuto guardare al nostro avvenire, a quello delle nostre Chiese. Ora, quando usciremo da quest'aula, saremo certi almeno di una cosa: dobbiamo guardare al futuro senza più timori ma pieni di speranza". Nell'intervista il Patriarca illustra per sommi capi l'elenco delle Proposizioni che saranno sottoposte all'approvazione della quattordicesima e ultima Congregazione generale, per poi essere consegnate al Papa in vista della stesura dell'Esortazione post-sinodale.

L'Osservatore Romano

Il Papa all'ambasciatore portoghese: quando le persone sono rafforzate nella fede, questo va a beneficio della convivenza civile e del bene comune

Un pensiero alle “immagini felici e edificanti” del viaggio apostolico in Portogallo del maggio scorso è venuto questa mattina da Benedetto XVI, ricevendo il nuovo ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede, Manuel Tomás Fernandes Pereira (foto), in occasione della presentazione delle Lettere credenziali. “Non potrò mai dimenticare – ha detto il Papa - la calorosa accoglienza riservatami, così come il modo gentile e rispettoso con il quale le mie parole sono state accolte. Credo che tutto questo abbia anche una funzione sociale importante: quando la società è in crescita e le persone sono rafforzate nella fede dal messaggio, va anche a beneficio della convivenza civile e i cittadini si sentono più disponibili a servire il bene comune”. Con la sua presenza a livello internazionale, ha ricordato il Santo Padre, “la Santa Sede pone tutto il suo impegno per servire la causa della promozione integrale dell’uomo e delle persone”. “Dovrebbe essere convinzione di tutti che gli ostacoli a tale promozione non sono solo di ordine economico, ma dipendono anche da atteggiamenti e valori più profondi: i valori morali e spirituali che determinano il comportamento di ogni essere umano verso se stesso, gli altri e l'intero creato”.Senza questi valori, ha commentato il Papa, “una società non si può stabilire in modo duraturo”. Quando la Chiesa “promuove la consapevolezza che questi stessi valori devono ispirare la vita pubblica e privata”, “lo fa non per ambizioni politiche, ma per essere fedele alla missione che il suo divino Fondatore le ha affidato”, ha proseguito il Pontefice. “Essa non rappresenta modelli parziali o passeggeri di società, ma tende alla trasformazione dei cuori e delle menti, affinché l'uomo possa riscoprirsi e riconoscersi nella verità piena della sua umanità”. “Essendo la sua missione di natura morale e religiosa, la Chiesa rispetta l'area specifica di responsabilità dello Stato”, ha aggiunto.“Allo stesso tempo incoraggia i cristiani ad assumersi pienamente le loro responsabilità come cittadini affinché, insieme agli altri, contribuiscano efficacemente al bene comune e alle grandi cause dell'uomo”. “Da una rispettosa collaborazione e una leale comprensione tra Chiesa e potere civile – ha concluso – possono derivare solo benefici per la società portoghese”. “Animato da questa speranza, sei anni fa, nasceva il nuovo Concordato fra la Santa Sede e il Portogallo”, ha sottolineato, dicendosi lieto che l'ambasciatore gli abbia ricordato gli sforzi che si stanno compiendo “per una completa e fedele applicazione” del testo “nei diversi campi della Chiesa cattolica e della società portoghese”. Nel suo discorso al Papa, riportato da L'Osservatore Romano, il diplomatico lusitano ha infatti commentato che “il Concordato attualmente in vigore costituisce uno strumento del tutto atto ad assicurare relazioni bilaterali conformi alle nobili tradizioni e ai profondi vincoli storici” tra il Portogallo e la Santa Sede, “ma anche agli importanti interessi comuni attuali, in feconde condizioni di stabilità e di rispetto reciproco”. “Lavorerò sempre in questa ottica con totale impegno”, ha aggiunto, dicendosi “interprete della radicata devozione filiale del popolo portoghese alla Chiesa e a Vostra Santità”. “Laddove ci fu o ancora c'è una presenza storica o culturale portoghese quale risultato della straordinaria espansione della lusitanità, cominciata nel periodo delle grandi scoperte marittime, la presenza della Chiesa è anche oggi viva e attiva”, ha indicato. Manuel Tomás Fernandes Pereira ha infine dichiarato che “il popolo portoghese è legittimamente orgoglioso di essere stato il primo in Europa ad abolire la pena di morte”.

SIR, Zenit

All'Ambasciatore del Portogallo (22 ottobre 2010) - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa all'ambasciatrisce slovena: l'ancoraggio ai valori evangelici contribuisce alla coesione del Paese e favorisce l'amicizia con le altre nazioni

Un profondo atto di riconoscimento delle radici cristiane della Slovenia che hanno rafforzato l’identità del Paese e reso possibile la sua integrazione nell’Unione Europea. E’ quanto ha espresso Papa Benedetto XVI accogliendo questa mattina in Vaticano le Lettere credenziali della nuova ambasciatrice di Slovenia, Maja Maria Lovrenčič Svetek (foto). “L’integrazione della Nazione slovena nell’Unione Europa – ha detto il Papa – che si è compiuta in questi anni in modo sempre più organico, ha tra i suoi presupposti fondamentali le comuni radici cristiane del vecchio continente”. “Così – ha aggiunto il Santo Padre – l’ancoraggio della Slovenia ai valori evangelici, che sempre rafforzano l’identità e arricchiscono la cultura di una nazione, ha contribuito in modo importante alla coesione del Paese e ha favorito sentimenti di amicizia con le altre nazioni di quella parte del continente. Guardando alla storia del popolo sloveno, emerge con evidenza l’impronta dei valori morali e spirituali del cristianesimo” e “questo patrimonio ha costituito anche nei momenti più difficili e dolorosi, un costante fermento di conforto e di speranza ed ha sostenuto la Slovenia nel suo camino verso l’indipendenza, dopo la caduta del regime comunista”. “La missione specifica della Chiesa Cattolica, che esercita in terra slovena come in ogni parte del mondo, è quella di annunciare il Vangelo e di portare ad ogni uomo la salvezza che viene dal Signore Gesù”, ha continuato. Ricordando infine la figura del Beato Lojze Grodze, martirizzato in odio alla fede, ha quindi esortato i cattolici del Paese ad impegnarsi per la “costruzione di una società più giusta e più solidale, nel rispetto delle convinzioni e delle pratiche religiose di ciascuno”. Nel suo indirizzo di saluto l’ambasciatrice di Slovenia ha lodato “il ruolo costruttivo e la saggezza della Santa Sede nel campo delle relazioni internazionali”: “Anche noi siamo d'accordo che gli strumenti più idonei per garantire la sicurezza in campo internazionale siano lo sviluppo, la giustizia e la pace, soprattutto in un mondo travagliato dalla crisi economica e finanziaria e soggetto a cambiamenti portati dalla globalizzazione”. “Molti – ha proseguito – sono gli argomenti su cui i nostri punti di vista s'incontrano e si affiancano, a partire dalle attività umanitarie al disarmo e alla salvaguardia dell'ambiente. Quello che hanno in comune è l'impegno per il benessere dell'uomo e come assicurargli le condizioni in cui potrà sviluppare al massimo le sue capacità”. “Le sfide dei nostri giorni ci pongono di fronte a sempre nuovi interrogativi, che esigono un'accurata riflessione – ha concluso –. Perciò, lo scambio di opinioni con la Santa Sede è un fattore importante ed apprezzato”.

SIR, Zenit

All'Ambasciatore di Slovenia (22 ottobre 2010) - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa all'ambasciatore dell'Ecuador: non si può rimanere neutrali di fronte alle aspirazioni dell'uomo o indifferenti nel lottare per la giustizia

I vescovi “sono consapevoli di non dover entrare nel dibattito politico, proponendo soluzioni concrete o imponendo il proprio comportamento. Però non possono nemmeno rimanere neutrali di fronte ai grandi problemi o alle aspirazioni dell’essere umano, né rimanere indifferenti quando è il momento di lottare per la giustizia”: lo ha detto questa mattina Benedetto XVI, parlando all’ambasciatore dell’Ecuador Luis Dositeo Latorre Tapia (foto), durante la presentazione delle Lettere credenziali. “Con il dovuto rispetto per la pluralità di opzioni legittime, il loro ruolo consiste piuttosto nell'illuminare con il Vangelo e con la Dottrina sociale della Chiesa le menti e le volontà dei fedeli, affinché scelgano con responsabilità le decisioni volte all'edificazione di una società più armoniosa e ordinata”. Quanto alla realtà dell'Ecuador, Benedetto XVI ne ha sottolineato la “filigrana di rare bellezze paesaggistiche” e la “serie di qualità che contraddistinguono gli ecuadoriani, gente ospitale e operosa, che riconosce che non c'è progresso giusto né bene comune universale senza il bene spirituale e morale delle persone, considerate nella loro totalità di anima e corpo”. A questo proposito, ha ricordato che “la storia insegna che ignorare o distorcere questa verità sull'uomo conduce spesso a ingiustizie e a totalitarismi”. “Le autorità ecuadoriane – ha affermato il Papa – presteranno un grande servizio al Paese contribuendo all’insigne patrimonio umano e spirituale, da cui trarre energie e ispirazione per continuare a costruire i pilastri di ogni comunità umana degna di questo nome, come la difesa della vita dal concepimento alla fine naturale, la libertà religiosa, la libera espressione del pensiero, così come la altre libertà civili, per realizzare una autentica condizione di vera giustizia sociale”. Tutto ciò “a partire dall’appoggio e tutela, anche in termini giuridici ed economica, della cellula originaria della società, che è solo la famiglia fondata sull’unione matrimoniale tra uomo e donna”. Importanti, secondo il Papa, sono anche i programmi per “sradicare la disoccupazione, la violenza, l’impunità, l’analfabetismo, la corruzione”. A proposito della riforma educativa di cui sta discutendo molto in Ecuador, il Papa è intervenuto ricordando l’impegno della Chiesa “nell’istruzione dei bambini e dei giovani” soprattutto “nelle regioni più isolate e povere della nazione”. “E’ giusto non ignorare questo arduo compito ecclesiale – ha sottolineato Benedetto XVI -, esempio di una sana collaborazione con lo Stato. Anzi, la comunità cristiana desidera continuare a porre la sua vasta esperienza in questo campo al servizio di tutti”. “Perciò è pronta a collaborare all'elevazione del livello culturale, che costituisce una sfida prioritaria per il retto progresso umano, il che esige allo stesso tempo quella libertà senza la quale l'educazione smetterebbe di essere tale”. Sul tema dell'istruzione, il Pontefice ha anche sottolineato che “l'identità più profonda della scuola e dell'università non si esaurisce nella mera trasmissione di dati e d'informazioni utili, ma risponde alla volontà di infondere negli studenti l'amore per la verità, affinché li conduca verso quella maturità personale con cui dovranno esercitare il loro ruolo di protagonisti dello sviluppo sociale, economico e culturale del Paese”. L’autorità pubblica, ha precisato, “deve garantire il diritto dei genitori di educare i propri figli secondo le proprie convinzioni religiose e i propri criteri etici”. In questa prospettiva, “è importante che l’autorità pubblica rispetti l’identità specifica e l’autonomia delle istituzioni educative e dell’università cattolica, in sintonia con il modus vivendi sottoscritto più di settanta anni fa tra Repubblica dell’Ecuador e Santa Sede. D’altra parte, in virtù dei diritti educativi, i genitori devono poter contare sulla libertà di educazione promossa anche all’interno delle istituzioni scolastiche statali, dove la legge continuerà a garantire l’insegnamento della religione”. Nel suo saluto al Papa, riportato da L'Osservatore Romano, l'ambasciatore ecuadoriano ha ricordato che il Governo del suo Paese sta operando “in costante coordinamento con i pastori della Chiesa, per promuovere e difendere la dignità di tutti gli ecuadoriani dentro e fuori del Paese, ognuno nel proprio ambito di competenza”. “Nell'ambito educativo, è cresciuta l'attenzione ai settori più bisognosi della società”, “nel campo della salute, si stanno compiendo considerevoli sforzi per soddisfare i bisogni, sul piano sia della prevenzione sia della cura, degli ospedali pubblici dotandoli di tecnologie avanzate e di un maggior numero di medici nelle diverse specializzazioni”, “si stanno inoltre migliorando le infrastrutture e costruendo nuovi centri sanitari nei villaggi e nelle zone di frontiera”, ha riconosciuto. Il diplomatico ha quindi sottolineato che per l'Ecuador “è particolarmente importante il sostegno morale da parte della Chiesa universale all'iniziativa Yasuní ITT (Ishpingo-Tambococha-Tiputini), che intende non estrarre una quantità di petrolio corrispondente a più di ottocento milioni di barili, sebbene la sua estrazione produrrebbe un'entrata di circa settemiladuecento milioni di dollari, di cui il Paese avrebbe realmente bisogno”. “Consapevole che la vita umana è altrettanto, anzi più importante di qualsiasi ricchezza che possiamo generare, il mio Governo è disposto a rinunciare a un simile beneficio, in cambio di un indennizzo, da parte della comunità internazionale, di almeno il cinquanta per cento dell'entrata che queste riserve produrrebbero. Tale sacrificio eviterebbe anche di inquinare il pianeta con oltre quattrocento milioni di tonnellate metriche di biossido di carbonio”. “Santissimo Padre, il suo sostegno morale a tale iniziativa svolgerà un ruolo decisivo nella scelta da parte di molti Stati, organizzazioni e singole persone di sostenere economicamente il progetto, che è in sintonia con la dottrina sociale della Chiesa, sull'esempio di Cristo, che è venuto a darci vita, vita in abbondanza”, ha concluso.

SIR, Zenit

All'Ambasciatore dell'Ecuador (22 ottobre 2010) - il testo integrale del discorso del Papa

Il 25 ottobre il presidente del Parlamento europeo incontrerà il Papa. La visita è un riconoscimento del ruolo della Chiesa nella lotta alla povertà

Lunedì 25 ottobre il presidente del Parlamento Europeo Jerzy Buzek sarà ricevuto in udienza privata in Vaticano da Papa Benedetto XVI. Prima della visita, il presidente Buzek ha dichiarato: "Questo è l'Anno europeo contro la povertà e l'esclusione sociale. Questa visita è un riconoscimento al ruolo chiave della Chiesa cattolica nella lotta a questi mali”. “La lotta alla povertà e all'esclusione richiede una partnership di tutti gli attori interessati”. “Le azioni della Chiesa Cattolica – ha aggiunto – non solo danno rifugio e conforto ai più marginalizzati nella nostra società, ma aiutano anche a diffondere un forte messaggio di solidarietà, uno dei principi fondanti dell'Unione europea. In un momento di difficoltà economiche, questo è un messaggio cruciale”. Un tema quello della lotta alla povertà su cui il presidente Buzek ha già mostrato una grande sensibilità convocando agli inizi di ottobre una conferenza ad hoc in occasione della quale una delegazione delle principali Chiese europee e dalle loro organizzazioni ha presentato un rapporto dal titolo “Non violare il diritto del povero nel suo processo” contenente 14 raccomandazioni politiche rivolte all'Unione Europea e ai suoi Stati membri per ridurre radicalmente la povertà in Europa. “Questo incontro con il Papa - ha continuato il Presidente Buzek – avviene nel contesto dell'articolo 17 del Trattato di Lisbona, che prevede un dialogo continuo tra l'Ue e le Chiese. L'Unione apprezza il contributo della religione e delle diverse confessioni nella nostra società”.

Zenit