mercoledì 30 novembre 2011

Il Papa: l'annuncio della novità cristiana ha bisogno di persone che con coerenza di vita manifestano l’assoluto primato dell’Amore su altre istanze

Messaggio di Benedetto XVI al card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, in occasione della XVI Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie che si svolge sul tema “Testimonianze e Testimoni. I martyria e i campioni della fede”.
Un’occasione per riflettere su “la storicità del cristianesimo, il suo intrecciarsi continuamente con la storia per trasformarla in profondità grazie al lievito del Vangelo e della santità vissuta e testimoniata”. “La ricerca storica, e soprattutto quella archeologica, mirano a indagare sempre più accuratamente e con strumenti di ricerca quanto mai sofisticati – ha sottolineato il Papa – le memorie, le testimonianze del passato; tra queste rivestono, per noi, un particolare interesse quelle delle antiche comunità cristiane”. “Ma la tecnologia, pur utilissima, da sola – ha aggiunto - non basta. Sono necessarie, innanzitutto, una reale competenza dei ricercatori, maturata attraverso studi approfonditi e tirocini faticosi, e la loro passione autentica per la ricerca, motivata proprio dall’interesse per l’esperienza umana, e quindi anche religiosa, che si cela e poi si rivela attraverso le testimonianze materiali”. “Se questo può valere per ogni indagine archeologica, a maggior ragione – ha precisato il Pontefice – vale quando si studiano i monumenti cristiani, e particolarmente i martyria, le testimonianze archeologiche e monumentali che attestano il culto della comunità cristiana per un campione della fede, per un martire”. Benedetto XVI ha quindi citato, “tra i tanti siti archeologici in cui emergono i segni della presenza cristiana”, la Terra Santa, territorio “già fortemente segnato dalla presenza del popolo di Israele”, che “diviene anche l’ambito per eccellenza in cui ricercare i segni della presenza storica di Cristo e della prima comunità dei suoi discepoli”. A tal proposito, il Santo Padre ha lodato l’opera archeologica svolta da “padre Bagatti, padre Corbo e il compianto padre Piccirillo”, che “ha portato a notevolissime scoperte e acquisizioni”. Altro “polo strategico dell’indagine archeologica” è Roma: qui, “ma anche in molte altre località dove il cristianesimo si diffuse già nei primi secoli della nostra era, si possono ancor oggi ammirare e studiare numerosi elementi monumentali” che attestano “non solo una generica presenza cristiana, ma soprattutto una forte testimonianza dei cristiani”. “I numerosissimi interventi monumentali e artistici dedicati ai martiri", ha proseguito Papa Benedetto, "scaturiscono da una convinzione sempre presente nella comunità cristiana, di ieri come di oggi: il Vangelo parla al cuore dell’uomo e si comunica soprattutto attraverso la testimonianza viva dei credenti”. “L’annuncio della novità cristiana, della bellezza della fede in Cristo ha bisogno di persone che, con la propria coerenza di vita, con la propria fedeltà, testimoniata se necessario fino al dono di se stessi, manifestano l’assoluto primato dell’Amore su ogni altra istanza. “Se osserviamo con attenzione l’esempio dei martiri, dei coraggiosi testimoni dell’antichità cristiana, come anche dei numerosissimi testimoni dei nostri tempi – scrive ancora Benedetto XVI - ci accorgiamo che sono persone profondamente libere, libere da compromessi e da legami egoistici, consapevoli dell’importanza e della bellezza della loro vita, e proprio per questo capaci di amare Dio e i fratelli in maniera eroica, tracciando la misura alta della santità cristiana. I campioni della fede, lungi dal rappresentare un modello conflittuale col mondo e con le realtà umane, annunciano e testimoniano, al contrario, l’amore ricco di misericordia e di condiscendenza di Dio Padre che in Cristo Crocifisso, il ‘testimone fedele’, è entrato nella nostra storia e nella nostra umanità, non per avversarla o sottometterla ma per trasformarla profondamente e renderla così nuovamente capace di corrispondere pienamente al suo disegno di amore. Anche oggi la Chiesa - afferma il Papa - se vuole efficacemente parlare al mondo, se vuole continuare ad annunciare fedelmente il Vangelo e far sentire la sua presenza amichevole agli uomini e alle donne che vivono la loro esistenza sentendosi ‘pellegrini della verità e della pace’, deve farsi, anche nei contesti apparentemente più difficili o indifferenti all’annuncio evangelico, testimone della credibilità della fede, deve cioè saper offrire testimonianze concrete e profetiche attraverso segni efficaci e trasparenti di coerenza, di fedeltà e di amore appassionato e incondizionato a Cristo, non disgiunto da un’autentica carità, dall’amore per il prossimo. Ieri come oggi, il sangue dei martiri, la loro tangibile ed eloquente testimonianza, tocca il cuore dell’uomo e lo rende fecondo, capace di far germogliare in sé una vita nuova, di accogliere la vita del Risorto per portare risurrezione e speranza al mondo che lo circonda”. Da ultimo, il Papa ha assegnato il Premio delle Pontificie Accademie, “per incoraggiare quanti vogliono offrire il loro contributo alla promozione e alla realizzazione di un nuovo umanesimo cristiano”, ex aequo allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme e a Daria Mastrorilli, mentre è stata attribuita a Cecilia Proverbio la Medaglia del Pontificato.

SIR, Radio Vaticana

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE IN OCCASIONE DELLA XVI SEDUTA PUBBLICA DELLE PONTIFICIE ACCADEMIE

Lombardi: un nuovo vescovo in Cina in comunione con il Papa è certamente positivo. Si aggrava posizione del vescovo illegittimo che ha partecipato

E' "certamente positivo" il fatto che il vescovo coadiutore di Yibin, in Cina, Luo Xuegang, ordinato oggi nel Sichuan, sia "in comunione con il Papa": è il commento del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, che, però, ha rilevato come uno dei presuli ordinanti, Lei Shiyin, sia un vescovo illegittimo e "la recidività della sua disobbedienza alle norme della Chiesa purtroppo aggrava la sua posizione canonica". "Ho saputo dai mass media che stamattina ha avuto luogo l'ordinazione del rev. Pietro Luo Xuegang come vescovo coadiutore della diocesi di Yibin nel Sichuan", ha dichiarato il gesuita in risposta ai giornalisti. "Il consacrante principale è stato l'anziano vescovo diocesano, Mons. Giovanni Chen Shizhong. Tutti i consacranti sono vescovi in comunione con il Santo Padre, eccetto Lei Shiyin di Leshan. Dopo le tre recenti ordinazioni episcopali senza il mandato pontificio, il fatto di avere un nuovo Presule che è in comunione con il Papa e con tutti i vescovi cattolici del mondo è certamente positivo. Ciò sarà apprezzato non soltanto dai vescovi e dai fedeli cinesi, ma anche nella Chiesa universale. Invece la partecipazione del Vescovo illegittimo, che - com'è noto - si trova nella condizione canonica di una persona scomunicata, non va nella stessa direzione e suscita disapprovazione e sconcerto da parte dei fedeli, tanto più perché risulta che egli ha preso parte come vescovo consacrante e ha concelebrato l'Eucaristia. La recidività della sua disobbedienza alle norme della Chiesa purtroppo aggrava la sua posizione canonica. In situazioni ordinarie la presenza del vescovo Lei Shiyin avrebbe dovuto essere esclusa assolutamente e comporterebbe delle conseguenze canoniche per gli altri vescovi partecipanti. Nella presente circostanza è probabile che questi ultimi non abbiano potuto impedirla senza gravi inconvenienti. In ogni caso - ha concluso Lombardi - la Santa Sede potrà valutare meglio la questione quando riceverà più ampie ed approfondite informazioni".

TMNews

Ordinazione episcopale in Cina. La risposta di padre Lombardi ai giornalisti

Effetti e numeri di un evento straordinario: dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid un impatto economico in Spagna di 354,3 milioni di euro

La XXVI Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid ha portato un impatto economico in Spagna di 354,3 milioni di euro secondo uno studio condotto da PwC. Lo si legge nel rapporto presentato, oggi, nell’ultima conferenza stampa sulla GMG, a Madrid. Dai dati del rapporto emerge che i partecipanti stranieri hanno lasciato in Spagna oltre 147 milioni di euro per le spese sostenute durante il loro soggiorno nella settimana della GMG, dal 16 al 21 agosto. Durante la Giornata Mondiale della Gioventù hanno partecipato ai suoi molteplici eventi tra 1,3 e 1,5 milioni di persone, secondo le fonti ufficiali. Di questi più di 470.000 persone provenivano da 189 Paesi. Hanno partecipato anche 840 vescovi e cardinali, e si sono accreditati 4.935 giornalisti per l’evento. Dei 354,3 milioni di euro che ha percepito il Paese nel suo complesso come conseguenza dell’attività della GMG e del programma previo dei Giorni nelle diocesi, ai quali hanno partecipato circa 120.000 giovani in oltre 70 città spagnole, la Comunità di Madrid è stata la più beneficiata con un impatto economico di 231,5 milioni di euro, il che significa il 90% del totale. L’attività dell’organizzazione ha avuto un impatto diretto di oltre 50 milioni di euro, cifra della spesa fatta per rendere la GMG di Madrid una realtà. Il settore più beneficiato è stato quello dell’ospitalità, con oltre 25 milioni di euro, le costruzioni, 10 milioni, materiale elettronico, 5 milioni, e confezioni e stampa, 5 milioni. Considerata l’attività economica prodotta, si stima che, solo per quanto riguarda l’Iva, lo Stato ha incassato almeno 28,3 milioni di euro. La GMG non ha rappresentato solo più soldi incassati, ma anche nuovi posti di lavoro. I settori più beneficiati per l’aumento dell’attività economica intorno alla GMG sono stati l’ospitalità, il commercio al dettaglio e il trasporto terrestre. In particolare, la GMG ha permesso la creazione di 4.589 impieghi, 2.894 dei quali nella Comunità di Madrid. Il settore dell’ospitalità ha anche incrementato la sua attività. L’occupazione alberghiera è cresciuta di 12,1 punti percentuali nella Comunità di Madrid e di 2,8 in tutta la Spagna. I pernottamenti sono aumentati del 29% a Madrid e del 6,2% nel resto del Paese, grazie ai partecipanti alla GMG che hanno alloggiato in sistemazioni alberghiere. Gli effetti della GMG si registrano anche a medio e lungo termine in Spagna come una esperienza “molto positiva”, per il 90% dei partecipanti. Il 78,2% dei pellegrini stranieri non avevano mai visitato la Spagna prima della GMG. Dopo la partecipazione a questo evento l’89,6% ha manifestato la sua intenzione di tornare in Spagna in futuro.

SIR

Il Consiglio per la salvaguardia dei bambini pubblica sei Rapporti su altrettante diocesi dell'Irlanda sulle pratiche per prevenire i casi di abusi

Oggi in Irlanda il Consiglio nazionale per la salvaguardia dei bambini nella Chiesa Cattolica ha pubblicato 6 Rapporti relativi ad altrettante diocesi irlandesi in cui si esaminano le pratiche messe a punto per prevenire i casi di abuso, ridefinisce le accuse e valuta come sono state trattate, intervista le persone-chiave delle inchieste, e soprattutto pubblica una serie di raccomandazioni perché l’impegno per la salvaguardia e la protezione dei minori sia sempre ai massimi livelli. Le diocesi interessate sono quelle di Ardagh e Clonmacnois, Derry, Dromore, Kilmore, Raphoe e Tuam che oggi mettono in rete i singoli Rapporti accompagnati dai comunicati dei loro vescovi. Con una nota più positiva, comunque, i sei rapporti confermano che mentre in passato queste diocesi erano spesso più preoccupate a proteggere l’immagine della Chiesa Cattolica e a tutelare i preti dalle accuse piuttosto che a interessarsi dei bambini vittime di abusi, oggi queste stesse diocesi hanno attuato procedure serie ed efficaci per la tutela dei minori. I vescovi di queste diocesi hanno invitato l’agenzia ad esaminare le procedure passate e quelle presenti attuate nelle loro rispettive diocesi. Inoltre, essi hanno reso disponibile la documentazione relativa alle accuse di abuso passate, anche se i rapporti non riportano i dettagli degli abusi allo stesso modo dei rapporti giudiziari precedenti. Mentre i rapporti offrono l’importante e necessaria conferma che la Chiesa d’Irlanda si trova ora sulla giusta strada, essi hanno tuttavia fornito la prova evidente che i vescovi nei decenni passati cercavano di proteggere sia i preti che compivano gli abusi che il buon nome della Chiesa, senza riconoscere la salvaguardia dei minori come priorità assoluta. Ciò è stato particolarmente evidente nel caso della diocesi di Raphoe, che ricopre la maggior parte della contea di Donegal, nel nord dell’isola. Qui, rivelano i rapporti, la polizia ha ricevuto 52 accuse di abuso da parte di 14 preti tra il gennaio 1975 e l’agosto 2010. Otto di loro sono stati allontanati, mentre quattro sono stati dichiarati colpevoli di aver compiuto reati sui minori. "É evidente che sono stati compiuti gravi errori di giudizio da parte dei vescovi che si sono trovati a far fronte alle accuse di violenze sui minori all'interno delle loro diocesi" afferma il rapporto di Raphoe. Si aggiunge anche che “si è dato troppo rilievo alla situazione dei preti accusati” e “troppa poca importanza ai bisogni dei querelanti”, mentre sarebbe stata necessaria una maggiore attenzione “per garantire rapide azioni preventive al manifestarsi dei problemi". Secondo il rapporto di Raphoe, i casi di abuso sono stati riferiti al Vaticano solo quando i preti sono stati perseguiti penalmente o quando le diocesi ne hanno chiesto l’espulsione. Il rapporto della diocesi di Derry rivela che sono state effettuate 31 accuse di abuso contro 23 preti, ad oggi 16 deceduti, e afferma che anche in situazioni dove le “preoccupazioni erano fondate”, i preti “non sono stati affrontati con decisione o trattati in maniera adeguata" e i problemi sono stati spesso risolti con il loro trasferimento altrove. Ian Elliott, il direttore dell’agenzia della Chiesa per la salvaguardia dei bambini, membro della Chiesa d’Irlanda e non cattolico, ha rivelato che dal 1975 le sei diocesi, chi più e chi meno, hanno protetto i preti autori di abusi dalle accuse. Ma in anni recenti, ha affermato, la situazione è cambiata. I vescovi hanno iniziato a informare la polizia e le autorità sanitarie irlandesi con sollecitudine e in maniera esauriente. Tuttavia, ha affermato, l’agenzia ha scoperto che in molti casi di abuso, i vescovi non si occupavano di informare la Congregazione Vaticana per la Dottrina della Fede, pur essendone obbligati dal 2001.“Ogni accusa – commenta il vescovo di Kilmore, mons. Leo O’Reilly – rappresenta una persona che ha sofferto e i miei pensieri oggi vanno alle vittime degli abusi. Sono consapevole che la pubblicazione di questo e di altri Rapporti del Child Safeguarding possono riaprire oggi ferite dolorose a coloro che hanno sofferto abusi per mano di sacerdoti. Ancora una volta chiedo loro persone, esprimo la mia rabbia e il mio profondo dolore a coloro che hanno sperimentato il tradimento di chi avrebbe dovuto portar loro l’amore di Cristo e la sua compassione”. I vescovi irlandesi esprimono quindi la loro “gratitudine” e il loro ringraziamento a tutti coloro che lavorano nel Consiglio Nazionale. “Il Rapporto – scrive l’arcivescovo Michael Neary di Tuam – dimostra quanto forti siano le procedure messe in atto per garantire la sicurezza dei bambini”. “Voglio – scrive dal canto suo l’arcivescovo di Dromore, mons. John McAreavey – ringraziare il personale del National Board per la professionalità con cui sta portando avanti questa verifica. Sottomettere ognuno e ogni diocesi allo scrutinio di un organo indipendente non è facile. Il National Board ha portato avanti il suo lavoro, aiutandoci a riconoscere sia le nostre forze che le nostre debolezze. Il Rapporto finale contiene anche una serie di raccomandazione che ci aiutano a migliorare”. Il vescovo della diocesi di Raphoe ammette: “Fu data scarsa enfasi ai bisogni delle vittime che sono stati spesso non riconosciuti con il vano tentativo di proteggere la reputazione della Chiesa. Ci sono stati frequenti casi di ritardi e addirittura di non accettazione delle denunce e delle lamentele circa abusi sessuali suo minori”. Nell’offrire la sua “umile scusa” il vescovo promette: “La speranza è che quei gravissimi errori non si ripetano mai più”. E in tutti i comunicati, il vescovi ricordano il numero verde attivato sia in Irlanda che in Inghilterra e Irlanda del Nord al quale rivolgersi per chiedere servizi ai sostegno e supporto in caso di abuso. Con la diffusione dei rapporti relativi a queste sei diocesi e la precedente pubblicazione dei Rapporti giudiziari sull’arcidiocesi di Dublino e sulle diocesi di Cloyne e Ferns, 9 diocesi irlandesi su un totale di 26 sono state esaminate fino ad oggi. Ian Elliot spera che entro i prossimi due anni la sua agenzia riuscirà a completare le verifiche su tutte le diocesi irlandesi, le case religiose e le altre istituzioni cattoliche, per poter presentare alla Chiesa Cattolica e alla popolazione irlandese un quadro veritiero della situazione.

SIR, Vatican Insider

Padre Lombardi: dal Papa un sorriso divertito per la denuncia per il non uso della cintura in Papamobile. Grati per l’affettuosa preoccupazione...

Da quando la stampa tedesca, diversi giorni fa, parlò di un zelante cittadino che aveva denunciato il Papa perché nel corso della suo viaggio apostolico in Germania “era stato visto girare nella Papamobile senza cintura di sicurezza”, la notizia è stata amplificata e ripresa abbondantemente in tutte le lingue. Tuttora sul web diverse testate ne parlano. Alle domande sulla vicenda indirizzate al portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, il gesuita ha risposto con simpatia: “La notizia che il Papa è stato denunciato per non aver usato la cintura di sicurezza sul Papamobile durante il viaggio in Germania continua naturalmente a suscitare curiosità e soprattutto sorrisi divertiti, a cominciare dal Papa stesso. Come tutti sappiamo il Papamobile non fa di solito lunghi percorsi a velocità sostenuta, né corre generalmente molti rischi di scontrarsi con mezzi che gli taglino la strada o compaiano all’improvviso sul suo itinerario. Il Papa - ha continuato padre Lombardi - si volta continuamente a destra e a sinistra per salutare e benedire i fedeli. Non raramente si alza e riceve fra le mani piccoli bimbi da benedire, per la gioia dei loro genitori, dei presenti e degli spettatori della TV. Tutti gesti che suppongono una certa libertà e naturalezza di movimento…Siamo certamente grati - ha concluso il direttore della Sala Stampa vaticana - per l’affettuosa preoccupazione per la sicurezza del Papa…oppure qualcuno dei suoi connazionali non brilla per elasticità nell’interpretazione del senso delle norme?"

Il Sismografo

Il Papa: futuro della evangelizzazione dipende dalla testimonianza dell’unità data dalla Chiesa e dalla qualità della carità, come ha insegnato Gesù

“Continuo ad avere ben vivo nel cuore il ricordo nel nostro ultimo incontro, quando ci siamo radunati insieme come pellegrini di pace nella città di Assisi, per riflettere sul profondo rapporto che unisce la sincera ricerca di Dio e della verità e quello della pace e della giustizia nel mondo”. Sono le parole introduttive di Benedetto XVI nel messaggio a Sua Santità Bartolomeo I (foto) per la solennità di Sant’Andrea, Patrono del Patriarcato Eumenico di Costantinopoli. Un testo ricco di attestazioni di amicizia fraterna, ma anche di riflessioni di stretta attualità. “Le circostanze attuali, siano esse culturali, sociali, economiche, politiche o ecologiche pongono di fronte cattolici ed ortodossi esattamente alla stessa sfida” e cioè, rileva il Papa, quella di annunciare con forza rinnovata il Vangelo “in molte delle zone che, per prime, hanno ricevuto la luce e che oggi soffrono gli effetti di una secolarizzazione che impoverisce l'uomo nella sua dimensione più profonda”. E data “l’urgenza di questo compito”, soggiunge Benedetto XVI, “abbiamo il dovere di offrire a tutta l’umanità l’immagine di persone che hanno acquisito una maturità della fede capace di unire, nonostante le tensioni umane, attraverso la ricerca comune della verità, nella consapevolezza che il futuro dell'evangelizzazione dipende dalla testimonianza di unità data dalla Chiesa e dalla qualità della carità, come ci ha insegnato il Signore nella preghiera che ci ha lasciato: ‘Che tutti siano uno, affinché il mondo creda’”. “Mi dà grande conforto”, scrive in proposito il Papa nel messaggio, constatare come “la Santità Vostra” abbia in questi 20 anni “sempre avuto a cuore la questione della testimonianza del Chiesa e della sua santità nel mondo contemporaneo”. “Le mie preghiere e quelle di tutti i fratelli e sorelle cattolici – scrive ancora Benedetto XVI – accompagnano le vostre nell’invocare da Dio...la pace nel mondo, la prosperità per la Chiesa e l'unità di tutti i credenti in Cristo”. E conclude: che il Signore “ci doni di progredire sulla via della pace e della riconciliazione”.
Nel quadro del tradizionale scambio di delegazioni per le rispettive feste dei Santi Patroni, il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi Pietro e Paolo e il 30 novembre a Istanbul per la celebrazione di Sant’Andrea, il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, guida la delegazione della Santa Sede per la Festa del Patriarcato Ecumenico. Quest’anno le celebrazioni hanno un carattere particolarmente festivo ricorrendo il XX anniversario della elezione di Sua Santità Bartolomeo I quale arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca Ecumenico. Il card. Koch è accompagnato dal vescovo Brian Farrell, segretario del dicastero, e da don Andrea Palmieri, officiale della Sezione Orientale del medesimo dicastero. Ad Istanbul, si è unito alla delegazione il nunzio apostolico in Turchia, mons. Antonio Lucibello. La delegazione della Santa Sede ha preso parte alla solenne Divina Liturgia presieduta da Bartolomeo I nella chiesa patriarcale del Fanar, ed ha avuto un incontro con il Patriarca e conversazioni con la Commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa Cattolica. Il card. Koch ha consegnato al Patriarca Ecumenico il messaggio autografo del Santo Padre, di cui ha dato pubblica lettura alla conclusione della Divina Liturgia, accompagnato da un dono. Il cardinale ha inoltre incontrato i rappresentanti della comunità cattolica locale e si è intrattenuto in una conversazione sull’ecumenismo con i religiosi e le religiose presenti in quella città.

Radio Vaticana

Messaggio a Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico, per la Festa di Sant'Andrea (24 novembre 2011)

Benedetto XVI incontra i rappresentanti dell'Osservatorio Permanente Giovani-Editori: far crescere nei giovani spirito critico e senso civico

Il presidente dell’Osservatorio Permanente Giovani–Editori Andrea Ceccherini, accompagnato dai componenti dell’ufficio di presidenza Giancarlo Cerutti, presidente de Il Sole 24 Ore, Andrea Riffeser Monti, Ad della Poligrafici Editoriale, Cesare Romiti e da Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri), è stato ricevuto questa mattina, in udienza privata, dal Papa Benedetto XVI, in Vaticano. Nel corso dell’udienza, dedicata a celebrare i dieci anni di attività dell’Osservatorio, il Santo Padre ha incoraggiato il presidente e l’organizzazione a continuare nella meritoria opera tesa a educare le nuove generazioni a leggere più quotidiani a confronto, per far crescere in loro quello spirito critico e quel senso civico che li renderà cittadini più indipendenti e più liberi, protagonisti di una democrazia più forte. In particolare, Papa Benedetto XVI si è soffermato sul valore civile e sociale del progetto “Il Quotidiano in Classe”, cui ha espresso grandeapprezzamento. Al progetto, sostenuto da 17 testate giornalistiche (Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino, L’Unione Sarda, Adige, Il Tempo, Gazzetta del Sud, L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi, La Stampa, Gazzetta di Parma, Il Gazzettino, Gazzetta dello Sport e L’Osservatore Romano) e da 33 fondazioni d’origine bancaria, partecipano, in questo anno scolastico, 2.001.080 di studenti, grazie al lavoro generoso e appassionato di 43.859 insegnanti delle scuole secondarie superiori. Al termine dell’udienza, su invito del presidente Andrea Ceccherini, Papa Benedetto XVI ha dispensato una particolare benedizione al lavoro dell’Osservatorio e ai suoi collaboratori.

Italpress

Il Papa: riscoprire, nel clima spirituale dell’Avvento, l’intimità con Cristo. La riconoscenza ai pasticceri italiani per i panettoni per la carità

Al momento dei saluti ai pellegrini presenti all'Udienza generale, parlando in lingua francese, il Papa ha salutato i fedeli della diocesi di Belley-Ars, venuti in Vaticano per regalare alla Basilica Vaticana un ritratto di San Giovanni Maria Vianney, a ricordo dell’Anno Sacerdotale. "Ora sarà collocato in mododa essere visibile ai sacerdotiche celebreranno la Messa" dice il cardinalearciprete Angelo Comastri. Salutando i fedeli di lingua italiana, il Papa ha rivolto uno speciale saluto ai rappresentanti della Federazione Italiana Panificatori e Pasticceri, esprimendo la sua “viva riconoscenza per il gradito dono dei panettoni destinati alle opere di carità del Papa”. È ai detenuti di Rebibbia, tra i quali si recherà il 18 dicembre, che il Papa ha destinato i milletrecento panettoni che gli hanno consegnato. Il Santo Padre ha inoltre esortato i giovani a “riscoprire, nel clima spirituale dell’Avvento, l’intimità con Cristo", e i malati a “trascorrere questo periodo di attesa e di preghiera più intensa offrendo al Signore che viene le vostre sofferenze per la salvezza del mondo”. Infine, come di consueto, gli sposi novelli, invitati ad “essere costruttori di famiglie cristiane autentiche, ispirandovi al modello della Santa Famiglia di Nazaret”.

Radio Vaticana, SIR

Benedetto XVI: incoraggiare le iniziative politiche e legislative promosse in un numero crescente di Paesi per eliminare la pena di morte



Al termine dell'Udienza generale di questa mattina, Papa Benedetto XVI si è rivolto in inglese ai partecipanti al Convegno della Comunità di Sant'Egidio sull'eliminazione della pena di morte. ''Saluto le distinte delegazioni da vari Paesi partecipanti alla riunione promossa dalla Comunità di Sant'Egidio sul tema: 'Non c'è giustizia senza vita''', ha detto il Pontefice. Il Papa ha quindi voluto auspicare che ''le vostre deliberazioni possano incoraggiare le iniziative politiche e legislative promosse in un numero crescente di Paesi per eliminare la pena di morte e continuare i progressi sostanziali realizzati in conformità con il diritto penale sia in favore della dignità umana dei prigionieri sia anche del mantenimento efficace dell'ordine pubblico''. L’iniziativa è stata promossa per il sesto anno consecutivo: un convegno internazionale con ministri e vice ministri della giustizia. "Questa convocazione - spiega don Marco Gnavi - ha segnato in maniera decisiva l’iter legislativo, politico, culturale di numerosi fra i Paesi aderenti, conducendo in numerosi casi alla formulazione 'de iure' dell'abolizione della pena capitale".

Asca, L'Osservatore Romano

Il Papa: cristiani siano testimoni di preghiera in un mondo spesso chiuso all'orizzonte divino e alla speranza, aprano finestre verso il Cielo di Dio

Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Papa ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi, nell’ambito del ciclo sulla preghiera iniziato lo scorso 4 maggio, il Santo Padre Benedetto XVI ha incentrato oggi la meditazione sulla preghiera nella vita di Gesù.
"Nelle ultime catechesi abbiamo riflettuto su alcuni esempi di preghiera nell'Antico Testamento, oggi iniziamo a guardare a Gesù, alla sua preghiera, che attraversa tutta la sua vita, come un canale segreto che irriga l'esistenza, le relazioni, i gesti e che lo guida, con progressiva fermezza, al dono totale di sé, secondo il progetto di amore di Dio Padre", ha esordito il Papa. “Particolarmente significativo” del cammino di Gesù è quanto accade dopo il battesimo nel Giordano, quando “entra in una preghiera personalissima e prolungata”. Il battesimo al quale Giovanni Battista invitava era un “un forte appello a vivere veramente come figli di Abramo, convertendosi al bene”, “sottoporsi al battesimo doveva segnare una svolta determinante, lasciare una condotta legata al peccato ed iniziare una vita nuova. Anche Gesù accoglie tale invito”, ma sorge in noi la domanda sul perché Gesù che “non aveva peccati” si sottopone a questo battesimo “di penitenza e di conversione”. Con quel gesto, ha spiegato il Papa, “Gesù, senza peccato, rende visibile la sua solidarietà con coloro che riconoscono i propri peccati, scelgono di pentirsi e di cambiare vita; fa comprendere che essere parte del popolo di Dio vuol dire entrare in un’ottica di novità di vita, di vita secondo Dio”. "In questo gesto Gesù anticipa la croce, dà inizio alla sua attività prendendo il posto dei peccatori, assumendo sulle sue spalle il peso della colpa dell’intera umanità, adempiendo la volontà del Padre”. E, dopo il battesimo, raccogliendosi in preghiera, “mostra l’intimo legame con il Padre che è nei Cieli, sperimenta la sua paternità, coglie la bellezza esigente del suo amore, e nel colloquio con Lui riceve la conferma della sua missione”. Nelle parole che risuonano dal Cielo “Il Figlio mio, l’amato”, “vi è il rimando anticipato al mistero pasquale, alla croce e alla risurrezione”. “L’insegnamento di Gesù sulla preghiera viene certo dal suo modo di pregare acquisito in famiglia, ma ha la sua origine profonda ed essenziale nel suo essere il Figlio di Dio, nel suo rapporto unico con Dio Padre” e nei Vangeli “le ambientazioni della preghiera di Gesù si collocano sempre all'incrocio tra l’inserimento nella tradizione del suo popolo e la novità di una relazione personale unica con Dio”. “Al tempo stesso, segnano momenti di particolare importanza per Gesù, che consapevolmente si inserisce in questo piano, fedele pienamente alla volontà del Padre”. “Anche nella nostra preghiera – ha affermato il Papa – dobbiamo imparare sempre di più a entrare nella storia di salvezza di cui Gesù è il vertice, a rinnovare la decisione personale di fare la sua volontà, a chiedere con forza di fare la sua volontà in tutta la vita, in fedeltà al progetto personale di Dio per noi”. Il Pontefice ha sottolineato come "la preghiera di Gesù tocca tutte le fasi del suo ministero e tutte le sue giornate. Le fatiche non la bloccano. I Vangeli, anzi, lasciano trasparire una consuetudine di Gesù a trascorrere in preghiera parte della notte". “Quando le decisioni si fanno urgenti e complesse – ha fatto notare il Pontefice – la sua preghiera diventa più prolungata e intensa”. "Guardando alla preghiera di Gesù, deve sorgere in noi una domanda: come preghiamo noi? Quale tempo dedichiamo al rapporto con Dio? Si fa oggi una sufficiente educazione e formazione alla preghiera? E chi può esserne maestro?", si è domandato il Papa. Tra le forme di preghiera, Benedetto XVI ha citato “l’importanza della lettura orante della Sacra Scrittura”, e dunque di quella “forma specifica” di preghiera che è la “lectio divina”: "Ascoltare, meditare, tacere davanti al Signore che parla è un’arte che si impara praticandola con costanza. Certamente la preghiera è un dono che chiede, tuttavia, di essere accolto; è opera di Dio, ma esige impegno e continuità da parte nostra”. “Oggi i cristiani sono chiamati ad essere testimoni di preghiera, proprio perché il nostro mondo è spesso chiuso all’orizzonte divino e alla speranza che porta all’incontro con Dio”. L’auspicio di Benedetto XVI è che i cristiani possano “aprire finestre verso il cielo di Dio, per aiutare altri” a percorrere la strada della preghiera poiché “anche per la preghiera vale il fatto che camminando si aprono cammini”. “Educhiamoci ad un rapporto con Dio intenso – le parole conclusive del Papa – ad una preghiera non saltuaria ma costante, piena di fiducia, capace di illuminare la nostra vita”, in modo da “poter comunicare alle persone che ci stanno vicino e a chi incontriamo sulla nostra strada la gioia dell’incontro con il Signore, luce per la nostra esistenza”.

TMNews, SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Scritto poco conosciuto del card. Ratzinger del 1998: pastorale del matrimonio deve fondarsi sulla verità, l'indissolubità non è scelta della Chiesa

Durante il viaggio di Papa Benedetto XVI in Germania lo scorso settembre, uno degli argomenti di cui si parlava e sparlava di più nei corridoi delle sale stampa era quello dei divorziati risposati. Tema scottante comunque in molte società occidentali dove la confusione tra diritto civile e diritto canonico si intreccia con una scarsa conoscenza del Magistero e del Vangelo. Interessante a questo punto la scelta della Congregazione per la Dottrina della Fede di rivedere le traduzioni di uno dei testi più chiari ed espliciti sull’argomento firmato dal card. Joseph Ratzinger nel 1998. Partiamo dalla conclusione: “Per quanto riguarda la posizione del Magistero sul problema dei fedeli divorziati risposati, si deve inoltre sottolineare che i recenti documenti della Chiesa uniscono in modo molto equilibrato le esigenze della verità con quelle della carità. Se in passato nella presentazione della verità talvolta la carità forse non risplendeva abbastanza, oggi è invece grande il pericolo di tacere o di compromettere la verità in nome della carità. Certamente la parola della verità può far male ed essere scomoda. Ma è la via verso la guarigione, verso la pace, verso la libertà interiore. Una pastorale, che voglia veramente aiutare le persone, deve sempre fondarsi sulla verità. Solo ciò che è vero può in definitiva essere anche pastorale. 'Allora conoscerete la verità e la verità vi farà liberi' (Gv 8,32)”. C’è già tutto dentro. Ma il testo è ben articolato è si basa su dei concetti semplici. La indissolubilità del matrimonio sacramentale non è frutto della disciplina canonica, ma è volontà esplicita del Signore. E quindi nessuno ne può disporre, nemmeno il Papa. Quello che invece compete alla Chiesa è capire e discernere quando e come si possa parlare di vero “matrimonio sacramentale” e dove invece esista un vizio tale da poter definire una unione “naturale” e non sacramantale. Il testo che L'Osservatore Romano propone nella sua interezza nell’edizione di mercoledì 30 novembre, è una parte dell’introduzione del volume “Sulla pastorale dei divorziati risposati” della collana della Congregazione per la Dottrina della Fede. Un sussidio per i pastori, che offre ai vescovi e ai sacerdoti un aiuto nella difficile questione dell’accompagnamento pastorale dei divorziati risposati. Nella introduzione Joseph Ratzinger descrive il contesto storico della pubblicazione dei documenti sul tema e riassume le principali obiezioni sollevate nei confronti della dottrina e della disciplina in merito, proponendo anche linee di risposta. La obiezione più comune è che “i cristiani in situazioni difficili avrebbero conosciuto già nel tempo apostolico un'applicazione flessibile della parola di Gesù”. Il card. Ratzinger spiega che “la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio deriva dalla fedeltà nei confronti della parola di Gesù... superamento dell'antico ordine della legge nel nuovo ordine della fede e della grazia. Solo così il matrimonio può rendere pienamente giustizia alla vocazione di Dio all'amore ed alla dignità umana e divenire segno dell'alleanza di amore incondizionato di Dio, cioè 'Sacramento'". Altra obiezione è quella legata alla prassi del “matrimonio di penitenza” nelle Chiese Ortodosse che farebbe riferimento all’interpretazione di alcuni Padri. L'allora prefetto chiarisce che: “Esiste un chiaro consenso dei Padri a riguardo dell'indissolubilità del matrimonio. Poiché questa deriva dalla volontà del Signore, la Chiesa non ha nessun potere in proposito”. Inoltre “nella Chiesa del tempo dei Padri i fedeli divorziati risposati non furono mai ammessi ufficialmente alla sacra comunione dopo un tempo di penitenza”. E “sembra anche vero che singoli Padri, ad esempio Leone Magno, cercarono soluzioni 'pastorali' per rari casi limite”. Occidente ed Oriente seguirono storicamente strade diverse. L’Oriente rimase legato maggiormente alle norme civili, mentre in Occidente “fu recuperata grazie alla riforma gregoriana la concezione originaria dei Padri”. L’articolo esamina anche diversi aspetti del diritto canonico con riferimenti precisi ai matrimoni tra battezzati ma non praticanti, tra un cristiano e un pagano, tra non cristiani che in un secondo matrimonio si convertono etc. Un’ampia gamma delle situazioni processuali sulla validità del matrimonio. Alla base di tutto c’è la retta comprensione del Magistero e del Concilio Vaticano II e in particolare della Gaudium et spes. “Il Concilio - si legge nel testo di Joseph Ratzinger - non ha rotto con la concezione tradizionale del matrimonio, ma l'ha sviluppata ulteriormente... Non esiste un matrimonio senza normativa giuridica, che lo inserisce in un insieme globale di società e Chiesa. Se il riordinamento del diritto dopo il Concilio tocca anche l'ambito del matrimonio, allora questo non è tradimento del Concilio, ma esecuzione del suo compito”. C’è la obiezione della “morte del matrimonio” del suo fallimento umano, la teoria della “fine dell’ amore”. Il testo del cardinale è chiaro: “Se la Chiesa accettasse la teoria che un matrimonio è morto, quando i due coniugi non si amano più, allora approverebbe con questo il divorzio e sosterrebbe l'indissolubilità del matrimonio in modo ormai solo verbale, ma non più in modo fattuale. L'opinione, secondo cui il Papa potrebbe eventualmente sciogliere un matrimonio sacramentale consumato, irrimediabilmente fallito, deve pertanto essere qualificata come erronea. Un tale matrimonio non può essere sciolto da nessuno. Gli sposi nella celebrazione nuziale si promettono la fedeltà fino alla morte”. La conclusione si sposta sul piano pastorale ed ecco l’obiezione classica della scarsa attenzione della Chiesa alle “ferite” di chi è escluso dai Sacramenti, alla difficoltà di comprendere i testi del Magistero che sembrano duri e ostici. Spetta ai pastori spiegare e chiarire, “il contenuto essenziale del Magistero ecclesiale in proposito deve però essere mantenuto. Non può essere annacquato per supposti motivi pastorali, perché esso trasmette la verità rivelata. Certamente è difficile rendere comprensibili all'uomo secolarizzato le esigenze del Vangelo. Ma questa difficoltà pastorale non può condurre a compromessi con la verità”.

Angela Ambrogetti, Korazym.org

Da uno scritto poco conosciuto del card. Joseph Ratzinger pubblicato nel 1998: la pastorale del matrimonio deve fondarsi sulla verità

La telefonata di Benedetto XVI al presidente Monti che aveva appena ricevuto l'incarico. Il Papa ha chiesto informazioni e lo ha incoraggiato

Che i rapporti tra la Santa Sede e Silvio Berlusconi si fossero ormai incrinati nell’ultimo anno, lo si era capito da tempo. Ma nessuno sospettava l’attenzione con cui il mondo cattolico e anche il Pontefice seguivano il tentativo di Mario Monti (nella foto con Benedetto XVI). Subito dopo aver ricevuto l’incarico e ancora prima di sciogliere la riserva, infatti, il professore ha ricevuto una telefonata che lo ha sorpreso non poco. Sul cellulare personale del premier in pectore si è prima annunciata la segreteria del Papa e subito dopo c’è stato il colloquio diretto con Benedetto XVI. Una conversazione durata diversi minuti in cui il Santo Padre ha chiesto informazioni precise su come stesse evolvendo la situazione politica e sulle differenze rispetto al precedente esecutivo tecnico guidato nel 1995 da Lamberto Dini. Alla fine il Pontefice ha incoraggiato in maniera decisa il presidente del consiglio incaricato ad andare avanti per formare il nuovo governo. E per voltare pagina rispetto alla stagione berlusconiana.

La Repubblica.it

martedì 29 novembre 2011

Il Papa in Benin. Interviste, testimonianze e commenti sul viaggio di Benedetto XVI dei membri del seguito papale

Il vescovo Barthélemy Adoukonou ricorda l’esperienza vissuta a Ouidah accanto al Papa in preghiera sulla tomba del comune amico card. Gantin: tra due giganti della fede

Mons. Jean-Marie Mupendawatu racconta alcuni momenti del Papa in Benin: viaggio tra le sofferenze dell’Africa

Card. Turkson: una Chiesa in cerca di riconciliazione, giustizia e pace. Il viaggio di Benedetto XVI in Benin alla luce dei due Sinodi per l’Africa

A colloquio con il card. Arinze sul viaggio di Benedetto XVI in Benin: l’egoismo del mondo e la speranza dell’Africa

A colloquio con l’arcivescovo Fernando Filoni sulla visita del Papa in Benin: il viaggio di un missionario

Tra ricordi e nuove impressioni l’arcivescovo Giuseppe Bertello parla dell’esperienza vissuta accanto al Papa in Benin: in Africa un popolo che cresce con la Chiesa

Mons. Adoukonou: si è aperta per l’Africa una nuova era di speranza. Significato e prospettive del recente viaggio apostolico di Benedetto XVI in Benin

Pace e riconciliazione nascono dalla carità: il viaggio del Pontefice in Benin nella testimonianza del card. Sarah

L’arcivescovo di Cotonou: un successo il viaggio del Papa, ora la speranza diventi realtà

Mons. Fellay: a breve la risposta al Preambolo dottrinale vaticano. Così non può ricevere la nostra approvazione, chiederemo chiarimenti e modifiche

I lefebvriani consegneranno "a breve" una risposta in merito al Preambolo dottrinale che la Santa Sede ha proposto al gruppo scismatico tradizionalista come condizione per il pieno reintegro nella Chiesa Cattolica. Un documento che, spiega in un'intervista il superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, mons. Bernard Fellay, "è suscettibile di chiarimenti e di modifiche" perché "l'adesione al Concilio è problematica". In pratica nel Preambolo si chiede alla Fraternità di sottoscrivere la "Professio fidei" richiesta a ogni persona che assume un ufficio ecclesiastico. Questa professione di fede cattolica prevede tre gradi diversi di assenso richiesti e distingue tra verità rivelate, dichiarazioni dogmatiche e Magistero ordinario. A proposito di quest’ultimo, afferma che il cattolico è chiamato ad assicurare un "religioso ossequio della volontà e dell’intelletto" agli insegnamenti che il Papa e il collegio dei vescovi "propongono quando esercitano il loro magistero autentico", anche se non sono proclamati in modo dogmatico, come nel caso della maggior parte dei documenti del Magistero. La Santa Sede non ha quindi escluso la possibilità di mantenere una discussione aperta su alcuni punti del Concilio Vaticano II che i lefebvriani continuano a considerare problematici. "Il Preambolo dottrinale che ci è stato consegnato sia un documento che, come indica la nota che l'accompagna, è suscettibile di chiarimenti e di modifiche", afferma il successore di Lefebvre. "Non si tratta di un testo definitivo. Noi invieremo a breve una risposta a questo documento, ove indicheremo con franchezza le posizioni dottrinali che ci sembra indispensabile mantenere. Dopo l'inizio dei nostri colloqui con la Santa Sede - i nostri interlocutori lo sanno bene - la nostra costante preoccupazione è stata quella di presentare in tutta lealtà la posizione tradizionale". "Da parte di Roma - secondo mons. Fellay - la discrezione s'impone anche perché questo testo, pur nello stato attuale che necessita numerosi chiarimenti, rischia fortemente di suscitare l'opposizione dei progressisti, i quali non ammettono la semplice idea di una discussione sul Concilio, perché considerano che questo Concilio pastorale sia indiscutibile o 'non negoziabile', come se si trattasse di un Concilio dogmatico". Per il capo dei lefebvriani, invece, "questo Preambolo dottrinale non può ricevere il nostro avallo, benché comporti un margine per una 'legittima discussione' su certi punti del Concilio. Qual è l'ampiezza di questo margine? La proposta che farò in questi giorni alle autorità romane e la loro risposta a loro volta ci permetteranno di valutare le opportunità che ci rimangono. Qualunque sia l’esito di questa discussione, il documento finale che sarà stato accettato o rifiutato, sarà reso pubblico". Dopo aver citato le posizioni anti-conciliariste di Brunero Gherardini e Athanasius Schneider, nonché la rivisitazione del Concilio di Roberto de Mattei, Fellay spiega: "Questi lavori sollevano le difficoltà dottrinali poste dal Vaticano II e dimostrano quindi perché l'adesione al Concilio è problematica. Il che è un primo passo essenziale". Il superiore dei lefebvriani domanda: "Il Credo non sarebbe più sufficiente, oggi, per essere riconosciuto come cattolico? Esso non esprime più tutta la fede cattolica? Si esige oggi che coloro che abbandonano i loro errori e si riuniscono alla Chiesa Cattolica professino la loro fede nella libertà religiosa, nell'ecumenismo o nella collegialità?". Mons. Fellay sottolinea che la Chiesa Cattolica odierna è in crisi e afferma: "Dei giovani vescovi e preti che ereditano questa situazione prendono sempre più coscienza della sterilità di 50 anni di apertura al mondo moderno. Non danno la colpa unicamente alla laicizzazione della società, si interrogano sulle responsabilità del Concilio che ha aperto la Chiesa a questo mondo in piena secolarizzazione".

TMNews, Vatican Insider

La Fraternità San Pio X e il Preambolo dottrinale - il testo integrale dell'intervista

Il Papa: a Kiremba morti brutali, Dio accolga nel suo Regno questi defunti che hanno consacrato la loro vita al servizio dei malati e dei poveri

Benedetto XVI ha inviato un messaggio, attraverso il Segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, al vescovo di Ngozi, alla Congregazione delle Ancelle della Carità di Brescia, alla famiglia ed ai parenti di Francesco Bazzani, dopo i fatti di domenica 27 novembre, avvenuti nella missione di Kiremba, diocesi di Ngozi, in cui, durante una rapina, sono stati uccisi una religiosa ed un volontario laico, mentre un'altra suora è stata ferita. “Venendo a conoscenza con dolore – si legge nel messaggio pervenuto in copia all'agenzia Fides dalla Nunziatura del Burundi - dell'assassinio di suor Lukrecija Mamic e di Francesco Bazzani, Benedetto XVI esprime le sue sincere condoglianze alla Congregazione delle Ancelle della Carità di Brescia, alla famiglia ed ai parenti del signor Bazzani, e a tutta la comunità diocesana di Ngozi. Il Papa chiede a Dio, Padre di ogni misericordia, di accogliere nel suo Regno questi defunti che hanno consacrato la loro vita al servizio dei malati e dei poveri, e di dare coraggio e speranza a suor Carla Lucia Brienza affinché superi questa prova. In pegno di conforto spirituale, il Santo Padre invia di gran cuore la benedizione apostolica, alle suore della Congregazione delle Ancelle della Carità, alla famiglia del signor Bazzani, e a tutti coloro che sono colpiti da queste morti brutali”.

SIR

Ennesimo scontro con vittime in Colombia. Ambasciatore in Vaticano: il Papa addolorato prega per l'amato popolo e chiede di porre fine alla violenza

Dopo l’ennesimo scontro armato tra esercito e ribelli, pochi giorni fa, in cui sono stati uccisi 4 prigionieri delle FARC, Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, il Santo Padre Benedetto XVI ha appreso con dolore questa tragica notizia e ha invitato a porre fine alla violenza in Colombia. L’Ambasciata della Colombia presso la Santa Sede ha inviato all’agenzia Fides la seguente nota: "Il Santo Padre è addolorato per questa tragica notizia, prega per le famiglie delle vittime e per l'amato popolo della Colombia in questo momento di sofferenza e chiede di porre fine alla violenza". Secondo il ministro della Difesa della Colombia, Juan Carlos Pinzon, i ribelli delle FARC hanno ucciso quattro prigionieri in un campo nella regione di Solano, nel sud della Colombia, poco tempo dopo l’assunzione del comando dei guerriglieri da parte del nuovo leader, Timoleon Jimenez. Alfonso Cano, che aveva guidato le FARC dal 2008, è morto il 4 novembre, in uno scontro con le forze governative della Colombia.Il rapporto ufficiale riferisce che tre degli ostaggi erano ufficiali di polizia e il quarto era un soldato, José Libio Martinez, il più vecchio prigioniero delle FARC, catturato 14 anni fa in un attacco della guerriglia contro una base militare. Due dei tre poliziotti erano prigionieri dei guerriglieri da più di 13 anni. Un quinto ostaggio è stato trovato vivo.Nel suo primo messaggio da quando ha assunto la guida delle FARC, Timoleon Jimenez ha detto al Presidente della Colombia, Juan Manuel Santos: "dobbiamo morire tutti". Papa Benedetto XVI ha lanciato diversi appelli per la pace in Colombia fin dall’inizio del suo Pontificato, e la Chiesa Cattolica locale ha sempre manifestato la sua disponibilità a favorire un percorso di pace e di dialogo tra tutti i gruppi armati del paese. Sono molto numerose le iniziative della Chiesa per formare alla pace e creare una coscienza comune per una convivenza pacifica nel Paese.

Fides

'In cammino con Benedetto XVI': in un volume gli editoriali di padre Federico Lombardi sull'attuale Pontificato per il settimanale 'Octava Dies'

La vita della Chiesa e le vicende del mondo "viste da Roma". Si presenta così l'ampio orizzonte dei temi e degli interessi che nutrono "In cammino con Benedetto XVI - Fede cristiana e vita del mondo", edito da Apostolato della preghiera, 304 pagine, 16 euro, una selezione degli editoriali scritti da padre Federico Lombardi (nella foto con Benedetto XVI) per "Octava Dies", il settimanale del Centro Televisivo Vaticano. Il libro è una sorta di "diario di viaggio" del Pontificato di Benedetto XVI, una raccolta di atti e momenti significativi, con la particolare angolazione di sottolineare come il Papa non si stanchi di ricordare, a qualsiasi latitudine, che fatti e vicende di ogni popolo e persona trovano nel Vangelo la luce del loro compimento. Padre Lombardi, gesuita, dopo essere stato vicedirettore di Civiltà cattolica e provinciale dei gesuiti italiani, è entrato nel 1991 nel mondo della comunicazione vaticana, come direttore dei programmi della Radio Vaticana, di cui oggi è direttore generale, e nel 2006 è stato nominato da Benedetto XVI direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Dirige inoltre il Centro Televisivo Vaticano.

Apostolato della Preghiera (AdP)

In cammino con Benedetto XVI

lunedì 28 novembre 2011

Uccisi in Burundi una suora croata e un volontario italiano, ferita gravemente un'altra religiosa italiana. Il conforto del Papa tramite il nunzio

Il conforto del Papa e della Santa Sede alla missione bresciana di Kiremba, in Burundi, dopo l’assassinio, avvenuto ieri sera, di suor Lucrezia Manic (Ancella della Carità), di Francesco Bazzani (volontario Ascom) e il ferimento della bresciana suor Carla Brianza (Ancella della Carità) è stato portato oggi dal nunzio apostolico in Burundi, mons. Franco Coppola. Pare si sia trattato di un vero e proprio agguato, e i due assassini in fuga sono stati oggi arrestati dalla polizia locale. La comunità delle Suore Ancelle della Carità di Brescia gestisce l’ospedale che la diocesi di Brescia ha donato al Burundi, a Kiremba, nel nord del Paese, nella diocesi di Ngozi. In una nota diffusa da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, il nunzio riferisce che questa mattina si è recato a Kiremba per “raccogliere informazioni più precise sulla dinamica dei fatti e per portare un po' di conforto alla comunità religiosa e ospedaliera, scosse dal tragico evento”. I banditi, “venuti a contatto con le forze dell’ordine, hanno abbandonato la vettura, nella quale i militari hanno trovato Francesco Bazzani ormai morto e suor Carla Lucia gravemente ferita, e sono fuggiti inoltrandosi nei boschi. In nottata suor Carla Lucia è stata sottoposta ad intervento chirurgico presso lo stesso ospedale di Kiremba”. La diocesi di Brescia ha convocato nella mattinata una conferenza stampa con don Carlo Tartari vice-direttore dell’Ufficio missionario diocesano.

SIR

Mons. Musarò inizia la sua missione come nunzio a Cuba: nuovo clima nelle relazioni Stato-Chiesa. Il saluto e la benedizione del Papa per il popolo

Mons. Bruno Musarò ha iniziato la sua missione come nunzio apostolico a Cuba esprimendo la "soddisfazione della Santa Sede per il nuovo clima nelle relazioni Stato-Chiesa". Sull'isola potrebbe giungere nel marzo prossimo Papa Benedetto XVI. Il presule è giunto a L'Avana lo scorso 12 ottobre e, riferisce L'Osservatore Romano, il 2 novembre ha avuto luogo la cerimonia di presentazione delle lettere credenziali presso il Palacio de la Revolucion. Alla presenza del ministro degli Affari esteri, Bruno Rodriguez Parrilla, l'arcivescovo ha consegnato le lettere credenziali alla signora Gladis Maria Bejerano Portela, vice-presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri, con la quale si è intrattenuto per una "cordiale conversazione". Il nunzio apostolico, "trasmettendo rispettosi ossequi al presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri della Repubblica, Raul Castro Ruz, e al Comandante Supremo della Rivoluzione, Fidel Castro Ruz", ha portato "il saluto e la benedizione del Papa per tutto il popolo cubano, insieme con la soddisfazione della Santa Sede per il nuovo clima nelle relazioni Stato-Chiesa, che si è instaurato a partire dal dialogo del Governo con i vescovi del Paese, iniziato l'anno scorso". Il giornale vaticano sottolinea che "la signora Bejerano Portela come il signor Rodriguez Parilla hanno ricordato con piacere e viva gratitudine le recenti visite a Cuba del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e dell'arcivescovo segretario per i Rapporti con gli Stati Dominique Mamberti". La sera di martedì 25 ottobre Musarò ha presieduto nella Cattedrale de L'Avana (foto) la Messa con i vescovi ausiliari e un cinquantina di sacerdoti, durante la quale il card. Jaime Ortega y Alamino lo ha presentato all'arcidiocesi. Domenica 30 ottobre, infine, nella diocesi di Pinar del Rio, il nuovo nunzio apostolico ha partecipato alla processione della Virgen de la Caridad del Cobre, che ha avuto inizio con la Messa solenne nello stadio cittadino Capitan San Luis, "gremito di fedeli entusiasti ad accogliere l'immagine della Madonna, patrona di Cuba e di tutti i cubani".

TMNews

Lombardi: l'ordinazione episcopale in Cina del 30 novembre è approvata dalla Santa Sede. Un incoraggiamento se si rispettano le norme della Chiesa

“Ho visto circolare questa notizia nei media. Se ciò avvenisse, si tratterebbe di un candidato, che è approvato dalla Santa Sede”. È la risposta di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ad una domanda posta dai giornalisti sulla notizia di una nuova ordinazione episcopale in Cina. Secondo alcune indiscrezioni di stampa, infatti, il 30 novembre corrente avrà luogo, in Cina, l'ordinazione episcopale del don Luo Xuegang, nella diocesi di Yibin, nel Sichuan. “Mi auguro, ovviamente, che se l’ordinazione avrà luogo – ha proseguito il portavoce vaticano - si rispettino le norme della Chiesa Cattolica, cioè che i fedeli siano informati circa l’approvazione del candidato da parte della Santa Sede, e che alla celebrazione liturgica non partecipi nessun vescovo illegittimo. In tal caso, l’evento sarebbe un incoraggiamento per la comunità cattolica”.

SIR

Il Codice 338, scritti autografi di San francesco in dono a Benedetto XVI dalla Fondazione 'Sorella Natura'. Il saluto del card. Rodrìguez Maradiaga

Pagine che custodiscono le più antiche fonti francescane, scritti autografi del poverello di Assisi e la prima stesura del "Cantico delle creature": Benedetto XVI ha potuto sfogliarle questa mattina, grazie al dono offertogli dalla Fondazione "Sorella Natura". Si tratta di una copia in fac-simile del Codice 338, testo risalente al 1200, conservato nel Sacro Convento di San Francesco, che contiene anche scritti di Santa Chiara. L’omaggio costituisce il gesto simbolico con cui la fondazione presieduta da Roberto Leoni ha voluto ringraziare il Papa per l’udienza concessa alle migliaia di allievi, studenti, docenti e genitori delle scuole di tutta Italia che partecipano al progetto "Ambientiamoci a scuola", con cui si impegnano a essere "custodi del creato". "Sorella Natura", infatti, è una fondazione di ispirazione francescana, impegnata sul fronte educativo nella diffusione di quella "saggia ecologia", di cui oggi si avverte estremo bisogno. "La tutela dell’ambiente - spiegano i responsabili - necessita di un approccio liberoda ideologia ed emotività, e va fondata sul rispetto della vita per farsì che l’ambientalismo diventi saggia ecologia". All’inizio dell’incontro il presidente onorario della fondazione, card. Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, ha salutato Benedetto XVI a nome dei presenti, sottolineando l’impegno di "Sorella Natura" "nell’educazione di giovani e bambini al rispetto del creato" per lasciare, ha aggiunto, "un mondo migliore ai loro coetanei e alle generazioniche verranno in futuro".

L'Osservatore Romano

'Gesù di Nazaret - Secondo volume'. La presentazione all'Università di Messina: ogni frase tende a separare l’essenziale dei Vangeli dal contorno

Gesù di Nazaret è il Cristo della nostra fede, tra le due figure non ci sono divaricazioni, esiste un solo Gesù Cristo, il figlio di Dio incarnato per la nostra salvezza. Questo il messaggio che emerge chiaro e forte dalla lettura del libro di Papa Benedetto XVI “Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione” presentato questa mattina nell’Aula Magna dell’Ateneo di Messina, che forma un tutt’uno con il primo libro del Papa, dedicato alla prima parte della vita pubblica di Gesù, dal battesimo nel fiume Giordano fino alla confessione di Pietro e alla trasfigurazione. La presentazione del libro di Joseph Ratzinger, un libro singolare a cominciare dalla presentazione dell’autore con il doppio nome, rappresenta l’evoluzione del cammino di un uomo di fede, di un dotto teologo, che è arrivato fino al soglio pontificio. Un "excursus" che si dipana attraverso una premessa, nove capitoli, più uno di Prospettive, l’ascensione e l’attesa del ritorno del Signore, e una bibliografia relativa sia al primo volume che al secondo. "L’Aula Magna dell’Università di Messina - ha detto il rettore Tomasello - è teatro di un evento straordinario, rappresentato dalla presentazione di questo libro di Papa Benedetto XVI, sui cui scritti mi soffermo da qualche tempo. Il suo pensiero mi appassiona, perché raggiunge livelli altissimi sul campo religioso-teologico". Il rettore ha ricordato il discorso del Papa del 22 settembre scorso, al Bundestag, nel quale emerge l’orgoglio della cultura europea, con gli accenni alla dignità umana, ed alla responsabilità degli uomini ed ha affermato che essa è nata e si è sviluppata lungo il triangolo Gerusalemme-Atene-Roma. Il rettore ha concluso il suo intervento affermando che uno studioso del calibro di Benedetto XVI rappresenta una straordinaria opportunità per i giovani, invitandoli a leggere il suo libro che ”non è la biografia di Gesù“ e che va ad affrontare anche il tema della globalizzazione, che, mutuando le parole del Papa, "è come un grande edificio senza finestre“ che lui esorta a spalancare su tutto il mondo. L’arcivescovo di Messina, mons. Calogero La Piana, ha evidenziato che il libro di Papa Ratzinger ”permette di scoprire Cristo, un Gesù umano raccontato in tono colloquiale ma al tempo stesso profondo. La sua figura, dopo 2 mila anni, è sempre viva nei nostri cuori. Questo libro - ha aggiunto l’arcivescovo - ci dà una grande lezione di merito, in esso ogni frase tende a separare l’essenziale dal contorno, riportandoci ai messaggi fondamentali del Vangelo, e ci esorta a fortificare il nostro amore per Gesù Cristo”. Molto articolata è stata la relazione di mons. Enrico Dal Cavolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, che dopo avere ricordato che circa dieci anni fa aveva già svolto un intervento nell’Aula Magna dell’Ateneo messinese, su invito della prof. Giulia Sfameni Gasparro, dapprima ha parlato di una “sproporzione” tra il volume presentato oggi, che tratta degli ultimi giorni di Gesù, e quello precedente dedicato alla vita pubblica del Cristo, dal battesimo nel fiume Giordano fino alla confessione di Pietro e alla trasfigurazione. “Una tale sproporzione - ha detto mons. Dal Cavolo - si spiega facilmente ed è già presente nei Vangeli: il racconto della passione e della risurrezione è il più antico ed elaborato ed essi, poi, non costituiscono semplicemente l’epilogo della vita di Gesù Cristo ma danno piuttosto senso a tutto il resto. Perchè dal Cristo crocifisso e risorto prende luce tutto il racconto della sua vita”. Il prelato ha poi analizzato il metodo ed i contenuti del libro del Papa, spiegando che da tempo si sentiva la necessità di un nuovo metodo, cioè di un approccio a Gesù di Nazaret che consentisse di superare l’annosa divaricazione tra il “Gesù di Nazaret” ed il “Cristo della fede”, passando attraverso una fiducia sostanziale nell’attendibilità storica del dato neotestamentario, una robusta rivendicazione dell’unità e della continuità tra l’Antico ed il Nuovo Testamento, una “ermeneutica” più ecclesiale, una più viva attenzione alla cosiddetta “analogia fidei”. Per quanto riguarda i contenuti, la via maestra lungo la quale il Papa conduce il lettore è quella della meditazione sull’“ora” di Gesù, quella del suo “innalzamento”, cioè la meditazione sul momento salvifico-inscindibile della morte-risurrezione. “Il libro di Papa Benedetto XVI ha tutte le caratteristiche del best-seller - ha puntualizzato don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana che lo edita - come testimomia il primo posto per due mesi nelle classifiche in Italia, Usa, Francia e Germania”. “Come editore - ha aggiunto don Costa - sento la gioia che questo libro dà ad ogni lettore”. Il prof. Angelo Sindoni, prorettore dell’Università di Messina con delega al Patrimonio storico, letterario e artistico ed al quale si deve l’organizzazione ed il coordinamento scientifico dell’evento, assieme al prof. Pierluca Azzaro dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, a conclusione dell’incontro, ha affermato di “concordare, dal punto di vista dello studioso storico, sull’impostazione metodologica di Papa Benedetto XVI, in quanto la storia non può essere una scienza positivistica, bensì umanistica”. Lo storico, secondo Sindoni, si deve assumere le sue responsabilità e dare delle risposte, egli deve partire da una ipotesi di lavoro per poi arrivare ad una sintesi. Secondo Sindoni, il libro di Joseph Ratzinger-Papa Benedetto XVI ha la peculiarità di costituire una straordinaria penetrazione nell’animo umano, non è affatto un libro difficile, sia pure impegnativo ed alla fine della sua lettura lascia una straordinaria soddisfazione. Dal libro, che tocca tutti noi e ci insegna ad essere più uomini, scaturisce un importante messaggio per tutta la comunità universitaria italiana (Messina è stata selezionata per la presentazione del libro assieme alle Università di Urbino, Parma e Sassari) e cioè che la ricerca della verità non può avere mai fine: la fede non è né superstizione, né ideologia. All'incontro, in un’Aula Magna gremita, hanno preso parte autorità civili, militari e religiose, docenti e dirigenti universitari, il prorettore vicario, presidi di facoltà, il direttore amministrativo ed una nutrita rappresentanza di studenti.

Nettuno Press

L’ultima settimana di Cristo nella lettura del Papa: illuminante sproporzione

Il Papa: rispettando l’impronta del Creatore nel creato con uno stile di vita più responsabile si comprende meglio la vera e profonda identità umana

Questa mattina, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza scolari e studenti delle scuole italiane partecipanti al progetto "Ambientiamoci a scuola" promosso dalla Fondazione "Sorella Natura" di Assisi, in occasione della "Giornata per la Custodia del Creato", che si celebra domani, nell’anniversario della proclamazione di San Francesco di Assisi quale Patrono dei cultori dell’ecologia. Erano presenti nella Sala Nervi il presidente della Fondazione Roberto Leoni e il presidente onorario, il card. Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, che ha rivolto al Papa un indirizzo di omaggio.
"La data odierna - ha detto Benedetto XVI - è stata scelta per fare memoria della proclamazione di San Francesco d'Assisi quale Patrono dell'ecologia da parte del mio amato Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II, nel 1979. Tutti voi sapete che san Francesco è anche Patrono d'Italia. Forse però non sapete che a dichiararlo tale fu il Papa Pio XII, nel 1939, quando lo definì 'il più italiano dei Santi, il più Santo degli italiani'. Se dunque il Santo Patrono d'Italia è anche patrono dell'ecologia - ha sottolineato Benedetto XVI - mi pare giusto che le giovani e i giovani italiani abbiano una speciale sensibilità per 'sorella natura', e si diano da fare concretamente per la sua difesa". Benedetto XVI ha citato alcuni versi del “Cantico di Frate Sole”, un componimento, ha osservato, “che mette in luce il giusto posto da dare al Creatore”. Ed ha commentato: “Questi versi fanno parte giustamente della vostra tradizione culturale e scolastica. Ma sono anzitutto una preghiera, che educa il cuore nel dialogo con Dio, lo educa a vedere in ogni creatura l’impronta del grande Artista celeste... Frate Francesco, fedele alla Sacra Scrittura, ci invita a riconoscere nella natura un libro stupendo, che ci parla di Dio, della sua bellezza e bontà”. “La Chiesa, considerando con apprezzamento le più importanti ricerche e scoperte scientifiche, non ha mai smesso di ricordare che rispettando l’impronta del Creatore in tutto il creato, si comprende meglio la nostra vera e profonda identità umana”, ha affermato il Santo Padre: “Se vissuto bene – ha proseguito - questo rispetto può aiutare un giovane e una giovane anche a scoprire talenti e attitudini personali, e quindi a prepararsi ad una certa professione, che cercherà sempre di svolgere nel rispetto dell’ambiente”. “Se infatti, nel suo lavoro, l’uomo dimentica di essere collaboratore di Dio, può fare violenza al creato e provocare danni che hanno sempre conseguenze negative anche sull’uomo, come vediamo, purtroppo, in varie occasioni”. ''Oggi più che mai - ha poi sottolineato - ci appare chiaro che il rispetto per l'ambiente non può dimenticare il riconoscimento del valore della persona umana e della sua inviolabilità, in ogni fase della vita e in ogni condizione. Il rispetto per l'essere umano e il rispetto per la natura sono un tutt'uno, ma entrambi possono crescere ed avere la loro giusta misura se rispettiamo nella creatura umana e nella natura il Creatore e la sua creazione. Su questo, cari ragazzi, sono convinto di trovare in voi degli alleati, dei veri ‘custodi della vita e del creato’". Agli insegnanti e alle autorità presenti, Benedetto XVI ha fatto rilevare "la grande importanza che ha l’educazione anche in questo campo dell’ecologia”. “E’ infatti ormai evidente che non c’è un futuro buono per l’umanità sulla terra se non ci educhiamo tutti ad uno stile di vita più responsabile nei confronti del creato. E sottolineo l’importanza della parola "creato", perché il grande e meraviglioso albero della vita non è frutto di un’evoluzione cieca e irrazionale, ma questa evoluzione riflette la volontà creatrice del Creatore e la sua bellezza e bontà. Questo stile si impara prima di tutto in famiglia e nella scuola”. Di qui l’invito, rivolto ai genitori, ai dirigenti scolastici e agli insegnanti, a “portare avanti con impegno una costante attenzione educativa e didattica con questa finalità”. “E’ indispensabile che questo lavoro delle famiglie e delle scuole sia sostenuto dalle istituzioni preposte, che oggi sono qui ben rappresentate”, ha concluso il Santo Padre.

TMNews, Radio Vaticana, SIR

UDIENZA AGLI STUDENTI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO PROMOSSO DALLA FONDAZIONE "SORELLA NATURA" - il testo integrale del discorso del Papa

Il premier del Libano rinnova al Papa l'invito a recarsi nel Paese. Forse in aprile per consegnare l'Esortazione del Sinodo per il Medio Oriente

Il presidente del Consiglio libanese, Najib Mikati (foto), ricevuto questa mattina dal Papa in Vaticano, e ha invitato ufficialmente Benedetto XVI in Libano. Mikati ha rinnovato al Pontefice l'invito ufficiale già presentato lo scorso febbraio dal presidente della Repubblica Michael Suleiman. La notizia del rinnovo dell'invito, confermata dal portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, è significativa. "Se posso svelare un segreto - ha detto ieri ai microfoni della sezione inglese della Radio Vaticana - domani porterò senz'altro un invito del Presidente della Repubblica per invitarlo a visitare il Libano". Il Vaticano non ha informato se il Papa accetterà la richiesta di recarsi in Libano, tuttavia, secondo alcune fonti, la Santa Sede starebbe vagliando la possibilità di un viaggio per il prossimo aprile, mese in cui Benedetto XVI trasmetterà l'Esortazione Apostolica ai vescovi del Medio Oriente, a seguito del Sinodo che si tenne l'anno scorso nella regione. Il viaggio apostolico del Papa in Libano, Paese dove il cristiani sono circa il 40%, sarebbe il primo di di Benedetto XVI in questo Paese, e il terzo in Medio Oriente, dopo lo storico viaggio del 2009 in Giordania, in Israele e nei Territori Occupati, e il viaggio a Cipro nel 2010. Il corso del conflitto interno nella vicina Siria, che potrebbe evolversi in meglio o in peggio e la conseguente probabile destabilizzazione politica dell'intera regione sono fattori di cui si terrà conto. "Desidero confermargli l'importante che tutti i libanesi attribuiscono alla coesistenza, a dispetto dei pericoli presenti in tutta la regione, e garantirgli che il ruolo dei cristiani è dare l'esempio a livello di consolidamento della democrazia e della libertà", ha detto Mikati. Quanto alla crisi politica della Siria, il premier libanese ha tenuto a precisare che "quanto accade in Siria ha senz'altro un effetto diretto sul Libano. Per questa ragione quello che sto tentando di fare come Primo ministro è di stare alla larga il più possibile da tutto ciò che accade in Siria".

TMNews, Zenit

Udienza del Papa al presidente libanese Mikati: in Medio Oriente convivenza pacifica fondata sul rispetto della dignità della persona e dei diritti

Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza Najib Mikati (foto), presidente del Consiglio dei Ministri del Libano. “Nel corso dei cordiali colloqui – riferisce in una nota la Sala Stampa della Santa Sede - sono stati messi in rilievo il ruolo che il Libano riveste per la regione e per il mondo intero e la sua vocazione a offrire un messaggio di libertà e di rispettosa convivenza delle diverse comunità cristiane e musulmane che lo compongono”. E’ stato espresso l’auspicio di “una maggiore stabilità politica e una più proficua collaborazione e dialogo fra i diversi responsabili della vita sociale e istituzionale, anche per poter affrontare efficacemente le sfide che si presentano al Paese a livello interno e internazionale”. Benedetto XVI e Mikati, musulmano sunnita, che guida un governo appoggiato anche da Hezbollah, si sono poi soffermati sulla situazione in Medio Oriente ed in particolare sulla Siria. Al riguardo “si è sottolineata l’urgenza che tutti si impegnino per una convivenza pacifica, fondata sulla giustizia, sulla riconciliazione e sul rispetto della dignità della persona e dei suoi diritti inalienabili”. In tale contesto è stato richiamato “il contributo fondamentale che possono offrire i Cristiani chiamati a essere artefici di concordia e di pace e la cui permanenza è essenziale per il bene della Regione”. Il colloquio tra il Papa e Mikati è durato venti minuti. Il premier libanese ha donato in regalo a Benedetto XVI un uovo di onice proveniente dalla città di Baalbek con intarsiata una croce e una Madonna. Mikati, musulmano sunnita, era accompagnato da tredici familiari, tra i quali tre nipoti, e altre cinque persone del suo staff. Al termine dell’udienza, nel corso della quale il premier ha rinnovato l’invito al Pontefice a visitare il Libano, si è svolto l’incontro con il segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, accompagnato dal segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti.

SIR, TMNews

COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL LIBANO

Bonini: il Papa e la necessità di 'ritrovare il giusto orientamento'. Attenzione ai temi dell'ambiente uno dei tratti caratterizzanti del Magistero

“L’attenzione ai grandi temi dell’ambiente è uno dei tratti che caratterizzano il magistero di Benedetto XVI. Il motivo profondo di questo convinto ‘ecologismo’ lo ha ribadito proprio presentando il cammino dell’Avvento, ‘perché la nostra vita ritrovi il suo giusto orientamento, verso il volto di Dio’. Ritrovare il giusto orientamento significa mettere le cose nel loro ordine: di qui la necessità di tenere insieme l’ecologia ambientale e l’ecologia umana, come instancabilmente ha ripetuto in questi anni”. È quanto osserva Francesco Bonini in una nota dell'agenzia SIR su Benedetto XVI e l’inizio dei lavori a Durban, in Sud Africa, della Convenzione dell’Onu sui cambiamenti climatici che, dall’1 al 9 dicembre, dovrà aggiornare e sviluppare il Protocollo di Kyoto. “La strada è tutta in salita: in tempi di globalizzazione è sempre più difficile offrire risposte globali, proprio perché, come si vede in queste settimane, è in corso una sfida globale su chi deve pagare i costi delle successive bolle speculative mondiali. Quello che i debolissimi attori internazionali e i recalcitranti governi nazionali non riescono a mettere in agenda – aggiunge Bonini - diventa invece una piattaforma culturale e politica credibile e moderna. A partire dai nostri sistemi europei avanzati”.

SIR

Ambiente. Un libro indivisibile - Benedetto XVI e la Convenzione Onu a Durban

Una circolare ricorda ai dicasteri della Curia romana che nessun testo a firma del Papa può essere divulgato senza controllo della Segreteria di Stato

I cardinali e vescovi della Curia romana che guidano i dicasteri hanno ricevuto una circolare che ricorda loro la prassi riguardante la pubblicazione dei testi pontifici: nulla può essere divulgato a firma del Papa se prima non ha passato il vaglio della Segreteria di Stato di Benedetto XVI. Il documento riservato è stato reso noto da www. chiesa, il sito curato da Sandro Magister, che alcuni giorni fa ne aveva già rivelato l’esistenza, collegando la circolare al disappunto che avrebbe provocato all’interno del Vaticano il documento del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace dedicato alla crisi finanziaria. L’ipotesi che il giro di vite si riferisse al documento del Pontificio Consiglio, che era firmato dal cardinale presidente Peter Kodwo Appiah Turkson e dal vescovo segretario Mario Toso, era stata messa fortemente in dubbio dal vaticanista americano del Catholic News Service John Thavis. Come correttamente riconosce anche Magister, la circolare non si riferisce a quel documento, che pure ha fatto discutere all’interno della Santa Sede), ma soltanto ai testi, messaggi e documenti che vengono pubblicati con firma papale. La circolare è stata inviata dall’arcivescovo Angelo Maria Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato, e afferma che "nel caso di pubblicazione di un documento a firma del Santo Padre" questo "sia inviato, con ragionevole anticipo rispetto alla data prevista di divulgazione, in originale e nelle sue eventuali traduzioni, in formato cartaceo e su supporto elettronico, alla Segreteria di Stato, la quale, dopo attenta revisione del contenuto, si prenderà cura di effettuarne la distribuzione ai mezzi di comunicazione sociale della Santa Sede". Una procedura, si legge ancora nella circolare, che "ha come fine primario la difesa dell’integrità del magistero petrino, che potrebbe essere lesa dalla circolazione di testi non ancora revisionati o indebitamente divulgati prima della scadenza dell’embargo sulla loro pubblicazione". L’obbligo di sottoporre alla Segreteria di Stato, un organismo che nella riforma voluta da Paolo VI dovrebbe svolgere la funzione di "cabina di regia" della Curia e che negli anni ha assunto sempre più poteri e competenze rispetto alle Congregazioni, non si riferisce dunque ai testi sottoscritti dai responsabili dei dicasteri curiali. Si riferisce soltanto ai testi di messaggi preparati a nome del Papa dai vari organismi vaticani. Che cosa ha provocato dunque l’iniziativa di mons. Becciu, che ha agito su input del cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone dopo un summit tenutosi il 4 novembre? Perché ricordare le "norme vigenti" a tutta la Curia romana? All’origine della circolare, come rivelato dal Catholic News Service nei giorni scorsi c’è un disguido verificatosi il 20 ottobre, quando l’agenzia online della Santa Sede, Vatican Information Service , pubblicò il testo del messaggio di Benedetto XVI in occasione della 98° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, con cinque giorni d’anticipo rispetto alla data stabilita per la pubblicazione e la presentazione in Sala Stampa vaticana. Incidenti di percorso nell’era dell’informazione globale e del web sono all’ordine del giorno. Ma è fuori dubbio che ancora una volta, la pubblicazione anticipata in un sito collegato alla Santa Sede e i mugugni interni per un documento di un Pontificio Consiglio, evidenzino Oltretevere il persistere di problemi di governo o perlomeno di coordinamento. Di certo la necessità di un giro di vite sul controllo dei testi papali è uno dei sintomi della crescita esponenziale di produzione di documenti, discorsi, messaggi, interventi, che si è verificata negli ultimi quarant’anni. Sono cresciuti tantissimo gli interventi del Papa, ma anche gli interventi, i testi, le istruzioni dei singoli dicasteri. "Il Verbo di fece carta" e "Papelorum progressio", sono le due battute con cui si ironizza su questa crescita. Una quantità di parole che difficilmente riescono ad arrivare ai fedeli o anche soltanto al clero e che possono sembrare talvolta motivate dal voler certificare l’utilità dell’esistenza in vita di certi organismi vaticani: per far vedere che esistono, devono produrre testi. Più volte si è parlato della necessità di una riforma della Curia romana che ne sfoltisse i ranghi e la semplificasse, lasciando magari soltanto la preminenza ai messaggi papali. Come pure da più parti si erano levate voci che invitavano a una maggiore moderazione nella produzione di testi. Nel 1995 lo scrittore Vittorio Messori era arrivato a chiedere "anno sabbatico di silenzio" contro la fiumana di testi clericali, cioè vaticani e della Conferenza Episcopale. "Se qualcuno avesse la pazienza di leggere tutto il pubblicato – aveva detto Messori – non basterebbero 24 ore al giorno, questa 'documentite' provoca effetti negativi perché aumenta la confusione: quello che manca in materia di fede è proprio la chiarezza. E i superstiti cattolici hanno l’impressione che la fede sia una faccenda molto complicata". Mentre è stato proprio Benedetto XVI, sul volo che lo portava da Roma in Benin, a ribadire che la fede è un "messaggio semplice, profondo, comprensibile" ed è "importante che il cristianesimo non appaia come un sistema difficile". I collaboratori del Papa nella Curia romana prendendo sul serio queste parole di Joseph Ratzinger forse scriverebbero un po’ di meno.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Diario Vaticano / Benedetto firma, Bertone timbra