sabato 16 aprile 2011

Pasqua 2011. Le meditazioni della Via Crucis: nessuno può attraversare il mare di questo secolo se non è portato dalla croce di Cristo

C’è l’uomo di fronte al suo cuore meschino e preso dalla contabilità del proprio benessere nelle meditazioni scritte da madre Rita Piccione per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, che sarà presieduta dal Papa. Meditazioni che la Libreria Editrice Vaticana ha pubblicato oggi. Nei suoi testi la monaca agostiniana vuol parlare a credenti e non, che si chiudono alla verità o sfregiano “l’ingenuità dei piccoli e dei deboli” e identifica nel peso della croce portata da Gesù le persecuzioni contro la Chiesa di ieri e di oggi. “Scorgiamo la meta da raggiungere, tuttavia c’è di mezzo il mare di questo secolo...è venuto...colui al quale noi volevamo andare...e ci ha procurato il legno con cui attraversare il mare. Nessuno, infatti, può attraversare il mare di questo secolo, se non è portato dalla croce di Cristo”. Sono queste parole di Sant’Agostino ad offrire la chiave di lettura delle meditazioni. Le riflessioni di madre Rita nascono dalla premessa che il percorso verso il Calvario è come “l’ora della prova della nostra vita”, “quando le varie maschere della menzogna deridono la verità e le lusinghe del successo soffocano l’intimo richiamo all’onestà”, “quando il vuoto di senso e di valori annulla l’opera educativa e il disordine del cuore sfregia l’ingenuità dei piccoli e dei deboli”. L’ora di Cristo insinua “la tentazione della fuga, il sentimento dello sgomento e dell’angoscia”. Ed è toccante la meditazione della prima stazione, dove emergono gli interrogativi di Pilato sulla verità e l’identità di Gesù, quel restare sordo alla sua Parola e il non comprenderne la sua testimonianza di verità, quel suo uscire fuori verso i giudei più volte, durante l’interrogatorio a Gesù, che è come “un impulso a fuggire da sé. E poi il prevalere della voce che lo raggiunge da fuori sulla Parola che è dentro.Tutto questo oggi è riconoscibile nei condizionamenti che giungono dall’esterno, che soffocano i richiami della coscienza. E non trova migliori parole se non quelle di Sant’Agostino, madre Rita, per parlare all’uomo di oggi: “Non uscire fuori, torna in te stesso, è nel tuo uomo interiore che abita la verità”. Nello scorrere delle meditazioni è protagonista il cuore umano, spesso meschino, che si lascia “ingannare dalle illusioni del piccolo tornaconto personale”. Ed è a questo cuore “preso dalla contabilità del proprio benessere” (II stazione) e “cieco alla mano del povero e dell’indifeso che mendica ascolto e chiede aiuto” che le tre cadute di Gesù sotto il peso della croce lasciano insegnamenti. Così, se nella prima caduta (III stazione) si può riconoscere l’umana impotenza, dove si innesta la potenza divina, nella seconda c’è da imparare la pazienza e nel carico della croce si può scorgere (VII stazione) “il peso della persecuzione contro la Chiesa di ieri e di oggi”. Persecuzione “che uccide i cristiani in nome di un dio estraneo all’amore” o “coloro che rispondono con l’amore all’odio” e “con la mitezza alla violenza”. La terza caduta è invece l’invito a “perseverare”, a “rimanere fermi e saldi” nella prova e a rimanere in Cristo. Nell’incontro tra Gesù e le donne di Gerusalemme (VIII stazione), l’esortazione è a ritrovare la capacità di piangere sui propri peccati, a “riconoscere le ferite delle nostre infedeltà e delle nostre ambizioni, dei nostri tradimenti e delle nostre ribellioni” e a invocare il balsamo della conversione. L’ultima stazione della Via Crucis, la XIV, porta dinanzi al Cristo che sta per essere sepolto. Bisogna avvicinarvisi “non camminando, ma credendo”, scrive madre Rita, “non con i passi del corpo, ma con la libera decisione del cuore”.

Radio Vaticana

Domenica delle Palme. Il Magistero del Papa: Il Signore bussa con la sua croce alle porte del mondo, dei nostri cuori che così spesso sono chiuse

Benedetto XVI presiederà domani, alle 9.30 in Piazza San Pietro, la solenne celebrazione della Domenica delle Palme e della Passione del Signore. La Domenica delle Palme ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. La gente lo acclama ma a distanza di pochi giorni, la folla reclama la sua condanna. Ai rami delle palme, con cui era stato accolto Gesù al suo arrivo, si sovrappone un’altra immagine, quella della croce della Passione. “Con la croce – ha detto il Papa nella Domenica delle Palme 2007 - Gesù ha spalancato la porta di Dio, la porta tra Dio e gli uomini”: “Il Signore bussa con la sua croce: bussa alle porte del mondo, alle porte dei nostri cuori, che così spesso e in così gran numero sono chiuse per Dio. E ci parla più o meno così: se le prove che Dio nella creazione ti dà della sua esistenza non riescono ad aprirti per Lui; se la parola di Dio e il messaggio della Chiesa ti lasciano indifferente – allora guarda a me, al Dio che per te si è reso sofferente, che personalmente patisce con te – vedi che io soffro per amore tuo e apriti a me e a Dio Padre” (1° aprile 2007).
La volontà di Dio “è sempre più importante e più vera” della nostra. “La sua volontà – ha ricordato il Santo Padre nella Domenica delle Palme 2009 - è la verità e l’amore”: “Quanto più per amore della grande verità e del grande amore – per amore della verità e dell’amore di Dio – possiamo fare anche qualche rinuncia, tanto più grande e più ricca diventa la vita. È questa la verità esigente, ma anche profondamente bella e liberatrice, nella quale vogliamo passo passo entrare durante il cammino della Croce attraverso i continenti” (5 aprile 2009).
Prenderanno parte alla Liturgia di domani anche migliaia di giovani di Roma e di altre diocesi per celebrare, a livello diocesano, la Giornata Mondiale della Gioventù in attesa del grande incontro internazionale con il Papa, in programma a Madrid, in Spagna, dal 16 al 21 agosto, sul tema “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”. Nel Messaggio per la Giornata, il Santo Padre auspica che “tutti i giovani, sia coloro che condividono la nostra fede in Gesù Cristo, sia quanti esitano, sono dubbiosi o non credono in Lui”, possano vivere questa esperienza, che può essere "decisiva" per la vita: “L’esperienza del Signore Gesù risorto e vivo e del suo amore per ciascuno di noi”. Benedetto XVI esorta in particolare i giovani ad “essere testimoni della speranza cristiana nel mondo intero”. “Anche voi, se crederete, se saprete vivere e testimoniare la vostra fede ogni giorno – scrive il Pontefice rivolgendosi ai giovani - diventerete strumento per far ritrovare ad altri giovani come voi il senso e la gioia della vita, che nasce dall’incontro con Cristo”.

Radio Vaticana

84° genetliaco di Benedetto XVI. La Chiesa italiana: in lei un testimone fedele e un maestro sicuro da cui apprendere a vivere 'secondo Cristo'

Auguri al Papa, per l'84°compleanno e il VI anniversario dell'Elezione, a nome di tutta la Chiesa italiana, dal card. Angelo Bagnasco e da mons. Mariano Crociata, presidente e segretario della Conferenza Episcopale. "Le liete ricorrenze del Suo ottantaquattresimo compleanno e del sesto anniversario della Sua elezione pontificale - si legge nel telegramma dei vertici della CEI - nutrono la nostra preghiera del più affettuoso e grato ricordo della Sua persona e della Sua totale e amorevole dedizione a servizio della Chiesa e dell'umanità". "La Chiesa che è in Italia - è un altro passaggio del testo - riconosce in Lei un testimone fedele e un maestro sicuro da cui apprendere a vivere 'secondo Cristò" e "da Lei impariamo l'urgenza, per le nostre Comunità, di ripartire dall'essenziale, dal centro stesso della fede, affinché un pensiero fecondato dalla presenza di Cristo faccia nascere una cultura autenticamente umana e giunga al mondo la vera pace". "Tutta la Chiesa che è in Italia - concludono Bagnasco e Crociata - si stringe a Lei nel rendere grazie al Signore per il dono della vita e della fede, memore della speciale e paterna attenzione con cui segue e indirizza il nostro cammino verso la profondità infinita e gloriosa del mistero di Dio".

Avvenire

Il Papa: il diritto fondamentale alla libertà religiosa inerente alla dignità della persona umana vera arma di pace che può migliorare il mondo

Questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza María Jesús Figa López-Palop (foto), ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali. Alla neo ambasciatrice, nativa di Barcellona, che qualche minuto prima lo aveva salutato ribadendo i secolari legami della Spagna con il Vaticano e riconoscendo le radici cristiane che formano “l’identità” della nazione, così come il valore della “laicità positiva” con la quale il Paese intende rispettare tutte le credenze religiose, Benedetto XVI ha replicato con un discorso chiaro su come la Chiesa sia sempre al servizio del bene comune e di come la Santa Sede intenda i rapporti con le autorità istituzionali, in particolare “sui grandi temi di interesse comune”. Lo scopo delle relazioni diplomatiche, ha affermato il Papa, “è quello di progredire sempre nel rispetto reciproco e nella cooperazione, all'interno della legittima autonomia nei rispettivi campi, per tutto ciò che riguarda il bene delle persone e l’autentico sviluppo dei loro diritti e delle loro libertà, compresa l'espressione della loro fede e della loro coscienza, sia in pubblico che in privato”. Tuttavia, e il Papa lo aveva ripetuto nell’ultimo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, oggi esistono “forme, spesso sofisticate, ostili alla fede, che si esprimono talvolta col rinnegamento della storia e dei simboli religiosi nei quali si rispecchia l’identità e la cultura della maggioranza dei cittadini”. “Che in certi ambienti si tenda a considerare la religione come un fattore socialmente irrilevante, e perfino fastidioso, non giustifica il fatto di volerla emarginare, a volte attraverso la denigrazione, il ridicolo, la discriminazione, compresa l'indifferenza davanti a episodi di chiara dissacrazione, con i quali si viola il diritto fondamentale alla libertà religiosa inerente alla dignità della persona umana, che ‘è una vera arma di pace, perché può cambiare e migliorare il mondo’”. La Spagna, come il resto del mondo, è coinvolta, ha osservato Benedetto XVI, da una crisi economica dai contorni “davvero preoccupanti”. La disoccupazione, soprattutto, sta provocando “delusione e frustrazione soprattutto nei giovani e nelle famiglie più svantaggiate”. Il Papa ha detto di aver a cuore tutti gli spagnoli, invitando gli amministratori della cosa pubblica a praticare la giustizia e la solidarietà e assicurando in ogni caso il sostegno della Chiesa, che vede in ogni persona la presenza di Dio. In particolare, parlando della difesa della vita e del sostegno offerto alla famiglia dalla Chiesa, il Papa ha detto di quest’ultima che essa “difende, inoltre, una educazione che integri i valori morali e religiosi secondo le convinzioni dei genitori, com’è loro diritto, e come conviene allo sviluppo integrale dei giovani. E, per la stessa ragione, chiede che essa includa anche l'insegnamento della religione cattolica in tutte le scuole che la scelgono”. Dopo aver aperto il suo discorso con un pensiero al recente viaggio fatto lo scorso novembre a Santiago de Compostela e a Barcellona, Benedetto XVI ha concluso accennando al prossimo ritorno in Spagna per la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, il prossimo agosto. "Mi unisco con gioia – sono state le sue parole – alle preghiere agli sforzi dei suoi organizzatori, che stanno preparando con attenzione questo importante evento, con la speranza che porti abbondanti frutti spirituali per i giovani e per la Spagna. So anche – ha aggiunto – della cooperazione, della disponibilità e della generosa assistenza che sia il governo nazionale sia le autorità regionali e locali stanno dispensando per la migliore riuscita di una iniziativa che attirerà l’attenzione di tutto il mondo e mostrerà ancora una volta la grandezza di cuore e di spirito degli spagnoli”.

Radio Vaticana

Benedetto XVI nomina mons. Beniamino Pizziol vescovo di Vincenza: dopo un iniziale smarrimento mi sono affidato totalmente alla grazia del Signore

Vicenza ha un nuovo vescovo. E' mons. Beniamino Pizziol (foto), vescovo ausiliare del patriarcato di Venezia. L'annuncio ufficiale è stato dato al Palazzo delle Opere Sociali. E' stato così scritto l'ultimo capitolo dell’intricata (e piuttosto lunga) vicenda della successione a mons. Cesare Nosiglia, diventato arcivescovo di Torino ben sei mesi fa. Mons. Pizziol ha accolto con commozione la nomina decisa dal Papa. "Gli elementi per essere travolti dall’emozione - ha detto - ci sono tutti. Mentre ero immerso, con il cuore e con la mente, nella preparazione della tanto attesa visita del Papa, il patriarca Angelo mi ha comunicato la decisione del Santo Padre. Dopo un iniziale smarrimento, dovuto alla constatazione della vastità e della consistenza di questa diocesi, ho ritrovato presto la serenità e la pace interiore, affidandomi totalmente alla grazia del Signore e accettando in spirito di leale obbedienza la decisione del Santo Padre". Mons. Pizziol, che, come ha reso noto il Patriarca di Venezia, card. Angelo Scola, manterrà tutti i suoi incarichi nella diocesi veneziana (vicario generale, moderatore di curia, presidente del Comitato per la visita del Santo Padre) fino a dopo la visita di Benedetto XVI, si è commosso quando ha ricordato i "quasi 23 anni vissuti sotto la guida saggia e fedele del patriarca emerito Marco Cè a servizio della nostra chiesa veneziana". Al termine della cerimonia ufficiale di annuncio della sua nomina a vescovo di Vicenza, mons. Pizziol si è brevemente intrattenuto con i giornalisti ripercorrendo le sue ultime giornate, che lo hanno portato ad accettare il nuovo incarico deciso da Papa Benedetto XVI. "Adesso - ha detto - sono sereno, ma, all’inizio di una nuova avventura come questa non si è mai felici". "Ho conosciuto la decisione del Pontefice - ha rivelato - per bocca del patriarca lunedì scorso, nel corso di una breve convocazione, non più di dieci minuti, visto che ero impegnatissimo nell’organizzazione della prossima visita del Santo Padre. Pur avendo sentito fare più volte il mio nome a Vicenza, mi aspettavo che, alla fine, la scelta sarebbe caduta su qualcun altro, perchè non cercavo nè mi aspettavo questo incarico. La mia prima reazione è stata quindi di timore e smarrimento, specie dopo aver visto i dati della mia nuova diocesi, la decima d’Italia per grandezza. Chi mi ha visto in serata a San Biagio di Callalta, dove mi sono recato proprio per un impegno legato all’organizzazione della visita del Papa, ha notato sul mio viso la preoccupazione. Ma mercoledì, delegando ad altri gli impegni che avevo in programma, ho portato a Roma al nunzio apostolico la mia lettera di accettazione". Pizziol prevede ora il suo insediamento a Vicenza per giugno, "un pò dopo la visita del Papa e prima dell’estate, ma sono disposto a cambiare programma se i fedeli vicentini e i miei collaboratori riterranno diversamente". Lunedì, intanto, incontrerà una delegazione vicentina con l’amministratore diocesano. "A Vicenza - conclude Pizziol - non ho parlato di programmi, ma ho solo detto che li sento parte della mia vita di fede. Ho chiesto loro solo di pregare per me e mi sono affidato alla Madonna di Monte Berico". Il nome di Pizziol sarebbe stato preferito a quello di Claudio Giuliodori, 53enne vescovo di Macerata, e di Franco Giulio Brambilla, proveniente dall’arcidiocesi di Milano. I due presuli facevano parte della terna sottoposta al vaglio di Papa Benedetto XVI. Pizziol, classe 1947, è nato a Treporti, diocesi di Venezia. Dal 1987 al 2002 è stato parroco nella parrocchia di San Trovaso in Venezia. In questo anno riceve la nomina di vicario generale del patriarcato e canonico onorario di San Marco. Il 5 gennaio 2008 Papa Benedetto XVI lo ha nominato vescovo ausiliare di Venezia, assegnandogli la sede titolare vescovile di Cittanova e il 24 febbraio 2008 è stato consacrato vescovo. Il motto scelto nel suo stemma vescovile è "Deus caritas est". La scelta di Scola in questi nove anni si è rivelata azzeccata. Il suo vicario proviene da un background che si può definire approssimativamente "progressista", con un’attenzione particolare alle questioni dell’ecumenismo. Ma questo non gli ha impedito di dialogare in maniera intelligente e fruttuosa con tutte le componenti e movimenti della diocesi. Di sapersi muovere agilmente nella complessa realtà veneziana senza preconcetti ideologici, come è nella miglior tradizione della diocesi lagunare. Da parte dei vescovi veneti ci sarebbe stata una alzata di scudi: da quello che è trapelato i nostri presuli avrebbero chiesto un vescovo veneto per il capoluogo berico, in una sorta di federalismo pastorale.

Corriere del Veneto.it, Il Giornale di Vicenza.it

RINUNCE E NOMINE

84° genetliaco di Benedetto XVI. Auguri da autorità politiche e religiose, uomini di cultura e semplici fedeli. Per il Papa normale giornata di lavoro

Auguri da tutto il mondo stanno giungendo in queste ore a Benedetto XVI che oggi compie 84 anni. "Autorità politiche e religiose, uomini di cultura e semplici fedeli stanno esprimendo - afferma la Radio Vaticana - la loro stima e il loro affetto al Santo Padre che oggi svolge una normale giornata di lavoro, con le udienze al nuovo ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede, la signora Maria Jesùs F. Lopez-Palop, per la presentazione delle Lettere credenziali, al card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, e al card. Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, che il 14 aprile scorso ha compiuto 75 anni". "Eminenza reverendissima, la prego di far giungere a sua Santità Benedetto XVI le più vive espressioni augurali in occasione della felice ricorrenza del suo genetliaco. La prego altresì, nell'imminente ricorrenza del sesto anniversario della sua elezione pontificia, di voler manifestare al Santo Padre sentimenti di profonda gratitudine per l'autorevolezza del suo magistero, la profondità del suo pensiero, l'incessante impegno pastorale, la sua testimonianza di speranza, nella parola e nell'esempio, agli uomini d'oggi e ai responsabili delle Nazioni": è quanto scrive il presidente del Senato Renato Schifani in un messaggio al segretario di Stato Vaticano, card. Tarcisio Bertone. "Ad un'umanità alla ricerca di valori - conclude Schifani -, Benedetto XVI offre un messaggio di autentica coerenza e coraggio per il bene comune e delle future generazioni". Anche il presidente della Camera Gianfranco Fini ha inviato un messaggio al card. Bertone: "Eminenza Reverendissima, La prego di voler porgere a Sua Santità, Benedetto XVI, nella felice ricorrenza del Suo genetliaco, le più vive espressioni augurali mie personali e di tutta l'Assemblea della Camera dei deputati. Il generoso e intenso magistero per la promozione della pace e della giustizia sociale, costituisce un sostanziale punto di riferimento per laici e credenti, e contribuisce al rafforzamento dei diritti inviolabili dell'uomo, fondamento primo di ogni società veramente libera". Telegramma di auguri dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Nel testo Alemanno indirizza al Santo Padre ''a nome della città, della Giunta capitolina e personale i più affettuosi e devoti auguri in occasione del Suo genetliaco''. ''In questa felice ricorrenza - continua Alemanno - desidero esprimere al Santo Padre la nostra riconoscenza per l'affetto da sempre manifestato nei confronti di Roma e dei romani, i cui profondi e antichi legami con la Santa Sede sono alimentati dalla condivisione dei principi etici e morali che devono guidare le nostre intenzioni e le nostre azioni quotidiane''. Martedì 19 il Pontefice festeggerà invece più solennemente il VI anniversario dell'Elezione e in quell'occasione gli uffici della Santa Sede saranno chiusi.

Agi, Asca, Adnkronos

84° genetliaco di Benedetto XVI. Lombardi: una lunga vita impegnata nel servizio del Signore e della Chiesa, con dedizione totale e infaticabile

“84 anni! Tanti auguri Santo Padre! Una lunga vita impegnata nel servizio del Signore e della Sua Chiesa, con dedizione totale e infaticabile”. Padre Federico Lombardi (nella foto con Benedetto XVI), portavoce del Papa e direttore della Radio Vaticana e del Centro Televisivo Vaticano, rivolge anche a nome dei collaboratori dei diversi organismi gli auguri a Benedetto XVI. Il messaggio diffuso da un comunicato è stato registrato per il radiogiornale in lingua italiana. “La seguiamo con immensa gratitudine e ammirazione, e riteniamo un privilegio poter essere in certo modo associati al Suo ministero di guida della Chiesa universale”, afferma padre Lombardi, che inoltre augura a Papa Ratzinger “che il Signore continui a donarle a lungo salute ed energia perché le Sue parole e il Suo sguardo, vera trasparenza della Sua testimonianza di fede, continuino ad illuminare e confortare le nostre menti e i nostri cuori”.

84° genetliaco di Benedetto XVI. La testimonianza di Reinhard Richardi: Joseph Ratzinger è un amico attento, capace di farsi capire da tutti

Un Papa attento ai minimi particolari. Ma al quale non sfugge mai l’insieme. "Pen­si che ogni anno veniva a Ratisbona per Natale a trovare il fratello Georg e ci faceva visita. Una volta entran­do mi disse 'Reinhard, il presepe quest’anno è diverso'. Non ci avevo fatto caso nemmeno io". Joseph Rat­zinger si era accorto della nuova po­sizione di pastorelli e statuine varie nella bella casa del sobborgo di Pen­tling dove vivono i coniugi Reinhard e Margarete Richardi, suoi amici da quasi quarant’anni. Da quando cioè, nei primi anni Settanta, il professo­re teologo era docente nell’ateneo della cittadina bavarese. Richardi, professore emerito di Di­ritto del lavoro, racconta al telefono, vicino al quale si percepisce ogni tanto la presenza della moglie, im­pegnata nei consultori femminili e nella Caritas, quello che è più di un aneddoto. La capacità di curare il dettaglio, infatti, Joseph Ratzinger la eser­citava anche nell’attività accademi­ca (fu decano della facoltà di Teolo­gia e anche vicepresidente dell’Ateneo), quando si doveva ascoltare il parere di tutti nel Senato per giun­gere poi a una decisione di sintesi, assicura il docente che sedeva nell’organismo come decano di Giurisprudenza. L’amicizia della coppia con l’attua­le Papa, di una decina di anni più anziano, si è rafforzata, fino a du­rare ancora, quando entrambi i col­leghi, sacerdote e laico, misero su casa nel quartiere residenziale a po­chi chilometri dal centro città e dal­lo splendido Duomo, nei pressi del quale tut­tora vive mons. Georg Ratzinger. Il sa­cerdote, poi vescovo, in­fine cardinale non è mai mancato a Battesimi, Cresime, matrimoni di figli e nipoti. Casa Rat­zinger e casa Richardi distano poche centinaia di metri. Marito e mo­glie dovranno fare, in­vece un bel po’ di chilo­metri per stare con l’amico Papa quando in settembre sarà a Berlino. Nell’anno che vede le sue 84 prima­vere e i sei anni di pontificato. Poco male, ci sono abituati: ogni anno in ottobre la coppia viene in vacanza a Roma e non manca mai l’invito a ce­na dentro le Mura leonine. La grande memoria è solo uno dei tratti della personalità dell’illustre amico. "È una persona riservata – ci ricorda lui –. Ma al tempo stesso molto amichevole, anche con le per­sone semplici". E con i bambini, in particolare. Anche il suo innegabile profilo di intellettuale e di erudito non tragga in inganno. Richardi fa risalire alcune caratteristiche della vasta cultura dell’amico alla notoria passione che egli coltiva per le sette note: "La sua interiore musicalità, ad esempio, lo porta a saper padro­neggiare molte lingue". E, dunque, sa farsi capire da tutti. In questi sei anni di pontificato i coniugi Richar­di sono rimasti molto colpiti dalle sue Encicliche, le prime due certo. Ma soprattutto la terza, la "Caritas in veritate" . E poi il libro intervista con Peter Seewald e il Gesù, scritto non ex-cathedra. "Estratti di quest’ultimo sono stati pubblicati addirittura sulla Bild, che è un quo­tidiano popolare. Sono i passi in cui si parla del significato della Regalità di Cristo", ci dice. Un argomento altissimo su un foglio che in Germa­nia viene definito Bou­levard- Zeitung (da noi, calcando un po’, si po­trebbe dire 'scandalisti­co'). Segno di un Papa che sta con­quistando sempre più la sua patria. Anche se persistono critiche interne, come la recente lettera dei teologi, che Richardi definisce un "infortu­nio". E poi "posizioni di questo ge­nere non riguardano tanto la sua persona quanto la struttura della Chiesa e sono comuni anche ad al­tri Paesi", taglia corto. La situazione sta cambiando pure grazie ai due viaggi passati. Quello 'ereditato' da Giovanni Paolo II per la GMG di Colonia. Quello del cuo­re, nella natia Baviera. Ora "una ve­ra e propria visita di Stato nella scia di quelle già compiute in Francia e Gran Bretagna". Richardi con tutta probabilità ci sarà. Il Katholisches Büro, la 'rappresentanza' dei ve­scovi presso gli organi federali, lo ha invitato a partecipare a una delle sta­zioni del viaggio: Berlino, Erfurt o Friburgo. E la preferenza del profes­sore e della moglie si appunta sulla prima tappa. Non solo perché lì ci sono i palazzi della politica. Anche per ragioni anagrafiche. Il giurista è infatti nato nella capitale. "A Berli­no i cattolici sono una minoranza. E il Papa viene dalla cattolica Baviera. Storicamente le diverse identità hanno avuto un grande peso. Ma questo per le giovani generazioni ha poca importanza", sottolinea. Erfurt, invece, spiega il docente, è una sor­ta di enclave cattolica nel mondo protestante dell’Est, e che in passa­to dipendeva dalla diocesi occiden­tale di Magonza. Infine Friburgo, territorio occidentale in maggio­ranza cattolico e diocesi del presi­dente della Conferenza Episcopale, l’arcivescovo Robert Zollitsch. A Berlino Benedetto XVI parlerà al Bundestag. "Per il Parlamento sarà un grande onore", assicura il giuri­sta. Il quale si attende un discorso che, pur non entrando diretta­mente nelle questioni politiche, co­me è costume del Pontefice, dia un filo conduttore sul quale la politica si possa esprimere, cercando di met­tere da parte le fisiologiche divisio­ni. "La cosa fondamentale riguardo alla strade da percorrere è che ci sia un accordo sui valori. Un esempio? Come già il suo predecessore ha più volte detto, che non ci è permesso di scivolare in una cultura della morte".

Gianni Santamaria, Avvenire

84° GENETLIACO DI BENEDETTO XVI. BUON COMPLEANNO, GIOVANE PAPA!

Mi piace, soprattutto in questa occasione, chiamarti 'giovane Papa'. E' davvero sorprendente quanto il tuo sguardo sia ancora quello che possiamo scorgere nelle foto di quando eri bambino. I tuoi occhi, in questi non pochi 84 anni, hanno visto anche il male, il dolore, la sofferenza, la solitudine, nel mondo come dentro la Chiesa. Eppure in essi vediamo ancora, giorno dopo giorno, l'amore, la dolcezza, l'incrollabile fede, la timidezza e la fermezza, ciò che contraddistingue la tua persona, a noi così tanto cara. Oltre a chiedere al Signore per te la salute, la protezione e l'abbondanza di grazie, l'augurio per il tuo 84° genetliaco è che il tuo sguardo possa rimanere ancora per tanti anni lo stesso, una piccola fessura che ci permette di intravedere la luce di Dio.
Ad multos annos, Santo Padre. Ti vogliamo bene!
Scenron