mercoledì 11 maggio 2011

L'artista altoatesino Gotthard Bonell dona al Papa un ritratto che lo raffigura. Al vicario generale di Bressanone: preghiamo per mons. Golser

L'artista altoatesino Gotthard Bonell (foto) ha donato al Santo Padre un suo ritratto di Papa Benedetto XVI. "Per me questo incontro con Papa Benedetto XVI ha un significato molto particolare", ha detto Bonell, autore di diversi ritratti di Papa Benedetto XVI. Durante l'odierna Udienza generale, informa la diocesi di Bressanone in una nota, l'artista ha donato uno di questi ritratti al Papa, che ha dimostrato di apprezzare molto. Il Vicario generale Josef Matzneller, presente alla consegna, ha portato al Papa i saluti del vescovo Karl Golser. per il quale il Papa ha detto: "Preghiamo per lui". Alla consegna del ritratto era presente anche Josef Gelmi, che a sua volta ha fatto dono al Papa di un’edizione del testo in cui vi è descritto il ritratto del Papa, esposto presso la “Sala Benedictina” del Museo Diocesano di Bressanone, che il Papa ha dimostrato di conoscere.
Benedetto XVI ha incontrato anche la fotoreporter reggina Adriana Sapone. Motivo dell'incontro la consegna al Santo Padre dell'ultimo libro fotografico "Advocata Nostra, un popolo in cammino con la Madonna della Consolazione", edito da Città del Sole. Il Santo Padre, secondo quanto rende noto Sapone, ha espresso compiacimento per l'opera e nell'impartire la benedizione ha ricordato la sua prossima visita in Calabria di ottobre. Adriana Sapone è stata accompagnata in Vaticano da don Luigi Cannizzo, segretario dell'arcivescovo di Reggio-Bova, Vittorio Mondello.

Ansa, Agi

Lunedì la pubblicazione della Lettera Circolare di Dottrina della Fede per aiutare i vescovi nel trattamento dei casi di abusi sessuali del clero

“Aiutare le Conferenze Episcopali nel preparare Linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici”. Questo l’obiettivo della Lettera Circolare della Congregazione per la Dottrina della Fede, che verrà pubblicata lunedì prossimo, 16 maggio. A renderlo noto è oggi la Sala stampa della Santa Sede, informando che oltre alla Lettera Circolare, in lingua italiana, francese, inglese, tedesca, spagnola, portoghese e polacca, i giornalisti avranno a disposizione anche una “nota di sintesi” sul documento, a cura della sala stampa vaticana.

SIR

AVVISO AI GIORNALISTI

Venerdì l’Istruzione 'Universae Ecclesiae' della Commissione 'Ecclesia Dei' sull’applicazione del Motu Proprio del Papa 'Summorum Pontificum'

Verrà pubblicata venerdì prossimo l'Istruzione "Universae Ecclesiae" della Pontificia Commissione 'Ecclesia Dei' sull'applicazione della Lettera Apostolica Motu Proprio "Summorum Pontificum" con il quale il Papa, nel 2007, liberalizzò il Messale pre-conciliare, la cosiddetta Messa in latino. L'Istruzione verrà pubblicata sull'edizione pomeridiana del L'Osservatore Romano che uscirà il 13 pomeriggio, con data 14 maggio. "Con il testo dell’Istruzione - si legge nella nota della Sala Stampa vaticana - verrà fornita anche una Nota redazionale". Nella lettera che accompagnava il Motu Proprio, nel 2007, Benedetto XVI, dopo aver spiegato il senso della sua iniziativa ed aver prevenuto alcune critiche, si rivolgeva così ai vescovi di tutto il mondo: "Vi invito, cari Confratelli, a scrivere alla Santa Sede un resoconto sulle vostre esperienze, tre anni dopo l'entrata in vigore di questo Motu Proprio. Se veramente fossero venute alla luce serie difficoltà, potranno essere cercate vie per trovare rimedio". Ora l'istruzione dà risposta alle varie osservazioni giunte negli anni in Vaticano.

TMNews

AVVISO AI GIORNALISTI

Benedetto XVI: intensificare e valorizzare, anche in famiglia, la recita del Santo Rosario specialmente nel mese dedicato alla Madre di Dio

Un invito ad “intensificare la pia pratica del santo Rosario, specialmente in questo mese di maggio dedicato alla Madre di Dio”. A rivolgerlo ai fedeli, nei tradizionali saluti ai fedeli di lingua italiana che concludono l’appuntamento dell'Udienza generale in Piazza San Pietro, è stato il Papa, che ha esortato in particolare i giovani “a valorizzare questa tradizionale preghiera mariana, che aiuta a meglio comprendere e assimilare i momenti centrali della salvezza operata da Cristo”. Rivolgendosi infine, come di consueto, agli sposi novelli, Benedetto XVI li ha invitati a “fare della recita del Rosario in famiglia un momento di crescita spirituale”. Il Papa non ha infine mancato di rivolgere un saluto particolare ai partecipanti al pellegrinaggio promosso dalla “Società Divine Vocazioni”, in occasione della Beatificazione del fondatore don Giustino Russolillo. Dal Pontefice l’invito, sull’esempio del nuovo Beato, “a proseguire nell’impegno di conformazione a Cristo, tendendo alla misura alta della vita cristiana, la santità”.

SIR, Radio Vaticana

Il Papa: nell'uomo sete di infinito, nostalgia di eternità, ricerca di bellezza, desiderio di amore che lo spingono verso l'Assoluto, desiderio di Dio

Udienza Generale questa mattina in Piazza San Pietro dove Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Il Papa, che ha iniziato la settimana scorsa un nuovo ciclo di catechesi sulla preghiera, ha incentrato la sua meditazione sul senso religioso dell’uomo.
Il Papa ha riconosciuto che “viviamo in un’epoca in sui sono evidenti i segni del secolarismo”. E tuttavia, se Dio “sembra sparito dall’orizzonte di varie persone”, allo stesso tempo “molti segni” ci indicano un risveglio del senso religioso, una riscoperta dell’importanza di Dio per la vita dell’uomo”. “Guardando alla storia recente, è fallita la previsione di chi, dall’epoca dell’Illuminismo, preannunciava la scomparsa delle religioni ed esaltava una ragione assoluta, staccata dalla fede, una ragione che avrebbe scacciato le tenebre dei dogmatismi religiosi e avrebbe dissolto il ‘mondo del sacro’, restituendo all’uomo la sua libertà, la sua dignità e la sua autonomia da Dio”. “L’esperienza del secolo scorso, con le due tragiche Guerre mondiali - ha detto ancora il Papa - ha messo in crisi quel progresso che la ragione autonoma, l’uomo senza Dio sembrava poter garantire”. “L’uomo è per sua natura religioso, è homo religiosus come è homo sapiens e homo faber”, l’affermazione centrale della catechesi odierna, in cui il Santo Padre, citando il Catechismo della Chiesa Cattolica, ha ribadito che “il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio”. Ciò significa che “l’immagine del Creatore è impressa nel suo essere ed egli sente il bisogno di trovare una luce per dare risposta alle domande che riguardano il senso profondo della realtà; risposta che egli non può trovare in se stesso, nel progresso, nella scienza empirica”. “L’uomo ‘digitale’ come quello delle caverne, cerca nell’esperienza religiosa le vie per superare la sua finitezza e per assicurare la sua precaria avventura terrena”. “La vita – ha spiegato Benedetto XVI - senza un orizzonte trascendente non avrebbe un senso compiuto e la felicità, alla quale tutti tendiamo, è proiettata spontaneamente verso il futuro, in un domani ancora da compiersi”. L’uomo, ha soggiunto, “sa che non può rispondere da solo al proprio bisogno fondamentale di capire”. E ha avvertito: “Per quanto si sia illuso e si illuda tuttora di essere autosufficiente”, l’uomo “fa esperienza di non bastare a se stesso”, “ha bisogno di aprirsi ad altro”, a “qualcuno che possa donargli ciò che gli manca”. “L’uomo porta in sé una sete di infinito, una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l’Assoluto; l’uomo porta in sé il desiderio di Dio. E l’uomo sa, in qualche modo, di potersi rivolgere a Dio, sa di poterlo pregare”. Ha così riecheggiato quanto diceva San Tommaso d’Aquino che definisce la preghiera “espressione del desiderio che l’uomo ha di Dio”. Proprio questa “attrazione verso Dio, che Dio stesso ha posto nell’uomo – ha detto – è l’anima della preghiera, che si riveste poi di tante forme e modalità secondo la storia, il tempo, il momento, la grazia e persino il peccato di ciascun orante”. La storia dell’uomo ha conosciuto, infatti, “svariate forme di preghiera, diverse modalità d’apertura verso l’Altro e verso l’Oltre, tanto che possiamo riconoscere la preghiera come un’esperienza presente in ogni religione e cultura”. arlare di “homo orans”, ha spiegato il Pontefice, significa “tenere presente” che la preghiera “è un atteggiamento interiore, prima che una serie di pratiche e formule, un modo di essere di fronte a Dio prima che il compiere atti di culto o il pronunciare parole”. Del resto, ha constatato, “pregare è difficile”, perché la preghiera ha il suo centro nel più profondo della persona, “non è facilmente decifrabile” e dunque “può essere soggetta a fraintendimenti e mistificazioni”. Per questo, ha avvertito, l’esperienza della preghiera è per tutti “una sfida, una grazia da invocare, un dono di Colui al quale ci rivolgiamo”. Si è poi soffermato sul gesto di mettersi in ginocchio, tipico delle espressioni di preghiera: “E’ un gesto che porta in sé una radicale ambivalenza: infatti, posso essere costretto a mettermi in ginocchio – condizione di indigenza e di schiavitù -, ma posso anche inginocchiarmi spontaneamente, dichiarando il mio limite e, dunque, il mio avere bisogno di un Altro”. Dunque, ha affermato, la preghiera “che è apertura ed elevazione del cuore a Dio, diviene così rapporto personale con Lui”. Ed ha concluso la catechesi invitando i fedeli a sostare maggiormente davanti a Dio che si è rivelato in Gesù Cristo: “Impariamo a riconoscere nel silenzio, nell’intimo di noi stessi, la sua voce che ci chiama e ci riconduce alla profondità della nostra esistenza, alla fonte della vita, alla sorgente della salvezza, per farci andare oltre il limite della nostra vita e aprirci alla misura di Dio, al rapporto con Lui, che è Infinito Amore”.

Radio Vaticana, SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

La diplomazia del Papa sull’islam: dialogo alto o appeasement? Benedetto XVI punta alle coscienze e si affida al card. Tauran. Risultati e dubbi

“Venga a vedere, lei che credeva all’immortalità del comunismo”. E’ quanto disse Giovanni Paolo II, accesa la tv nel suo appartamento privato il giorno della caduta del Muro di Berlino, al suo segretario di stato, il card. Agostino Casaroli. Una piccola rivincita nei confronti di un diplomatico che Karol Wojtyla volle accanto a sé proprio perché diverso da sé: anche se l’Ostpolitik di Casaroli e dei curiali non era l’approccio che Wojtyla auspicava mettere in campo rispetto ai regimi comunisti, il Papa polacco si fidò di chi, in politica estera, era più esperto di lui. Il risultato fu una miscela di opposti che contribuì alla caduta del comunismo. E oggi? Oggi il comunismo non c’è più. Ma un nemico esiste ancora. E’ annidato in quei Paesi musulmani dove i cristiani vengono massacrati nel nome di Dio. Dodici morti e un centinaio di feriti è il bilancio dell’ultimo assalto, quello condotto da gruppi di salafiti contro alcune chiese copte nel quartiere di Imbaba, nella parte nordoccidentale de Il Cairo. Ma, al di là dell’Egitto, sono tante le notizie provenienti dalla galassia islamica a preoccupare. Tanto che è mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo emerito di Lahore in Pakistan, a dichiarare che dopo l’uccisione di Osama Bin Laden i cristiani sono un “facile obiettivo” per chi vuole scatenare una guerra con connotati religiosi fra l’oriente (islamico) e l’occidente (cosiddetto) cristiano. Lo stesso riferiscono fonti ecclesiali in Iraq, che ricordano che “Bin Laden ha creato tutta una scuola”, una “generazione indottrinata da lui”, che tenta di eliminare tutto ciò che non è “islam del medioevo”. Benedetto XVI cosa fa? Cosa fanno i suoi diplomatici, le leve della segreteria di stato vaticana? Qual è insomma la politica estera della Santa Sede nei confronti di paesi a rischio di integralismo islamico? In Segreteria di Stato c’è chi ricorda Ratisbona. E dice che la linea oggi non è mutata, nel senso che “Ratzinger a Ratisbona ha illuminato le coscienze chiedendo che non si usi la violenza nel nome di Dio”. E “noi dobbiamo soltanto cercare di offrire a questa visione del Papa un terreno fertile in cui qualcosa di costruttivo possa germogliare. E’ questo il vero indirizzo di Ratisbona”. E’ d’accordo Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews, secondo cui una politica vaticana c’è, ed è quella del “dialogo tra identità diverse”. Spiega: “Convocare il raduno interreligioso di Assisi è un segnale chiaro di quale politica Ratzinger sta perseguendo. Assisi, dunque, è una scelta politica precisa. Ratisbona è stata l’inizio di una strada difficile ma voluta con forza dal Papa in tanti discorsi”. E ancora: “Guardiamo a cosa sta accadendo oggi. Nel mondo islamico dopo l’uccisione di Bin Laden non ci sono state molte dimostrazioni di odio, bandiere bruciate, manichini impiccati, come è avvenuto in altre occasioni di scontro fra oriente e occidente. Il mondo musulmano si è distanziato sempre più dagli eroi a cavallo e nascosti nelle caverne dei monti afghani. Il Vaticano da Ratisbona in poi sta contrastando il terrorismo con progetti di amicizia e sostegno. Questa è la linea. E molti intellettuali islamici se ne sono accorti e apprezzano”. Il Sinodo dei vescovi del Medio Oriente voluto dal Papa lo scorso ottobre ha mostrato che la diplomazia vaticana rispetto all’islam ha un faro principale: la difesa delle Chiese locali. Questa difesa ha significato e continua a significare, piaccia o no, una sorta di politica di appeasement verso l’islam, da alcune parti criticata ma comunque preponderante. Era il 28 novembre scorso quando Shahbaz Bhatti, ministro pachistano delle Minoranze religiose, poi ucciso da estremisti islamici, incontrò il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e uomo importante della diplomazia di Karol Wojtyla. A lui disse: “So che mi uccideranno. Offro la mia vita per Cristo e per il dialogo interreligioso”. Al Papa queste parole sono state riferite. E la sua risposta è stata una: più dialogo per combattere i violenti. E’ la linea che Benedetto XVI aveva deciso, mettendola nero su bianco, qualche settimana prima, nell’incontro da lui convocato a porte chiuse il 19 novembre coi cardinali radunati a Roma per il Concistoro. La diplomazia vaticana è guidata da riconosciuti esperti dei dossier mediorientali e più in generale islamici, come il segretario dei rapporti con gli stati, il corso Dominique Mamberti. Il sostituto Fernando Filoni lascia il posto a Giovanni Angelo Becciu, ma la visione espressa dalla Santa Sede non muta. Resta cioè fedele allo spirito dialogante che Tauran, forse più di Mamberti e di Filoni, incarna da tempo. A Tauran, non a caso, il Papa ha affidato le chiavi dei rapporti con l’islam dopo le incomprensioni suscitate dalla sua lectio di Ratisbona. Lo storico Alberto Melloni ha da poco dato alle stampe “Le cinque perle di Giovanni Paolo II”. Tra queste, mette l’appello di Giovanni Paolo II del 2003 contro l’intervento in Iraq. Melloni riconosce che una “linea alta” di Benedetto XVI esiste ma, ricordando gli anni del duo Wojtyla-Casaroli e le politiche messe in campo allora dalla Santa Sede, dice che oggi “c’è molto di diverso”. Spiega: “Ratzinger, Pontefice a mio avviso profondamente anti curiale, scegliendo Tarcisio Bertone come Segretario di Stato ha voluto depoliticizzare il Vaticano che oggi, infatti, non ha una politica estera ben delineata. Rispetto ai Paesi islamici credo non ci sia un progetto politico chiaro. C’è solo il Pontefice e il suo alto indirizzo spirituale e intellettuale, ma poca politica. Non a caso i nunzi nel mondo non vengono più ricevuti dal Papa. Più chiaro di così?”. Il duo Ratzinger-Bertone è, in effetti, atipico. Dice Melloni: “Ratzinger ha scelto un amico come segretario di stato. I suoi predecessori scelsero invece sempre una figura lontana idealmente da sé perché volevano qualcuno che facesse la politica che il Papa non poteva fare: Pio XI aveva Pietro Gasparri e solo in un secondo momento Eugenio Pacelli. Pio XII aveva Luigi Maglione salvo poi decidere di ‘fare da sé’. Wojtyla scelse Agostino Casaroli e poi Angelo Sodano, anch’egli di visioni differenti dalle sue. Ratzinger oggi illumina con la sua parola, ma una politica estera manca. Non c’è, inoltre, una chiara riflessione su quanto sta avvenendo nell’islam. Wojtyla pensava che il comunismo era il male assoluto e come tale sarebbe imploso in se stesso. Nella ‘Centesimus annus’ parlò di ‘perseveranza non violenta’ della Chiesa nei regimi dell’est. L’islam sembra implodere oggi ma nessuno ancora dice in Vaticano: ‘Lo dicevo io che l’islam non violento avrebbe prevalso’”.

Paolo Rodari, Il Foglio