venerdì 9 marzo 2012

Lo Snap, gruppo di 'sostegno' alle vittime di abusi, opera da più di 20 anni senza licenze. Il direttore: certo che diffondevamo informazioni false

David Clohessy, leader dello Snap, che si definisce come il più grande gruppo di sostegno alle vittime di abusi da parte del clero, ha ammesso in una recente deposizione legale che il gruppo ha pubblicato informazioni false. E che non ha mai controllato le licenze lavorative dei consulenti delle vittime alle sue dipendenze. Clohessy era stato chiamato a deporre il 2 gennaio scorso presso la corte di Clayton in Missouri con l'accusa di aver violato l'ordine di non rivelare informazioni circa la vicenda legata ad una presunta vittima di abusi difesa dallo Snap. Nel testo della deposizione, pubblicato online da Media Report all'inizio del mese, si legge la domanda dalla corte rivolta al leader: "Lo Snap ha mai rilasciato comunicati stampa che contenevano informazioni false?". Clohessy ha risposto: "Certamente", senza aggiungere alcuna motivazione in sua difesa. L'uomo, poi, si è rifiutato di rispondere a numerose domande, ma ha ammesso di non sapere "se per la legge del Missouri il nostro può essere definito come un centro di recupero per le vittime di abusi". Aggiungendo di non essere sicuro se lo Snap abbia mai divulgato opuscoli pubblicitari definendosi come tale: "Non ci presentiamo – ha spiegato – come consulenti con licenze formali". Il direttore del gruppo ha poi confessato di "non avere ricevuto alcuna educazione né di avere seguito alcun corso di studi per aiutare le vittime di abusi", aggiungendo di non sapere se i suoi dipendenti abbiano o meno le competenze necessarie per lavorare in questo campo. È poi emerso che nel 2007 lo Snap ha speso solo 600 dollari per sostenere le vittime. Clohessy, però, non ha voluto rispondere alle domande sulle cifre richieste alle vittime né su quelle ricevute in donazione dagli avvocati da loro contattati per difenderle, pur ammettendo che il gruppo "pubblicizza le cause intraprese contro i preti". L'uomo ha poi inveito contro la Chiesa Cattolica e la Conferenza Episcopale americana, come già aveva fatto in passato ritrattando solo più tardi. Il prossimo interrogatorio determinerà se l'attività dello Snap sia focalizzata realmente al sostegno delle vittime o se usi parte delle parcelle degli avvocati per incentrare la propria azione contro la Chiesa Cattolica.

Benedetta Frigerio, Tempi.it

Lombardi: inserimento del Vaticano nella lista 'concern' riflette l’impegno attivo per piena trasparenza delle attività economiche e finanziarie

La notizia dell'inserimento della Santa Sede nel rapporto annuale sulla 'International Narcotics Control Strategy' del dipartimento di Stato Usa tra i paesi oggetto di "concern" (preoccupazione) dal punto di vista del riciclaggio di denaro o altri crimini finanziari "per chi lo sa leggere, è una 'non notizia', o se si vuole una 'buona notizia'", secondo il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Non è strano o preoccupante che la Santa Sede sia inserita nella lista dei Paesi oggetto di 'concern'? "No", risponde Lombardi a Radio Vaticana, "è naturale che la Santa Sede sia recensita nel Rapporto in questa categoria. Questa è infatti la categoria in cui si trovano i Paesi che sono oggetto di ulteriore valutazione quanto all'efficacia delle normative contro i crimini finanziari. Ciò corrisponde alla situazione attuale della Santa Sede, che ha fatto domanda di avviare il processo di valutazione da parte di Moneyval, processo che - com'è noto - è in corso e richiederà ancora diverse tappe e diverso tempo. La Santa Sede ha già messo e sta attivamente mettendo a punto leggi, regolamenti e provvedimenti in tal senso. Si può osservare, ad esempio - come appare da una delle tabelle - che il Rapporto in questione riguarda lo scorso anno e quindi non è ancora informato della recente ratifica da parte della Santa Sede di alcune convenzioni internazionali, avvenuta appunto in gennaio". Quindi, nessun nuovo motivo di 'scandalo' finanziario per la Santa Sede? "No, al contrario, direi che la notizia dell'inserimento della Santa Sede nel Rapporto americano, per chi lo sa leggere, è una 'non notizia', o se si vuole una 'buona notizia', in quanto riflette esattamente la realtà dell'impegno attivo attuale della Santa Sede per una piena trasparenza delle attività economiche e finanziarie", ha risposto il portavoce vaticano. "Anzitutto - ha detto il gesuita ai microfoni di Radio Vaticana - bisogna osservare bene con quali criteri i vari Paesi vengono inseriti nelle diverse liste del Rapporto. Si tratta di una serie complessa di criteri, tra cui si trovano sia i volumi di flussi di denaro oggetto di riciclaggio, sia le normative attuate nel campo della lotta al riciclaggio, sia altri fattori. Tanto vero che nella lista dei Paesi oggetto di 'primary concern', quindi di maggiore attenzione, non c'è la Santa Sede, ma ci sono l'Italia, la Francia, la Germania, il Regno Unito e gli stessi Stati Uniti, ovviamente date le dimensioni dell'economia e quindi dei problemi di riciclaggio in questi Paesi". La Santa Sede, ha fatto notare Lombardi, "è inserita per la prima volta fra i Paesi di cui parla il Rapporto. Ciò ha suscitato domande, ma in realtà non deve affatto stupire. Il Rapporto stesso nota infatti che proprio nel corso del 2011 la Santa Sede è diventata osservatore attivo di Moneyval, ha avviato cioè il suo inserimento partecipativo nel sistema internazionale di controlli dell'attività finanziaria per la lotta contro il terrorismo e la droga. E' quindi naturale che ora sia inserita nel Rapporto a differenza del passato".

TMNews

Padre Lombardi: prosegue l'impegno della Santa Sede per la trasparenza finanziaria

E' morto il cardinale filippino José T. Sanchez. Il Papa: la sua testimonianza possa ispirare altri a dedicare la loro vita al Signore e alla Chiesa

Un ricordo grato per "un'anima nobile". Lo scrive Benedetto XVI in un telegramma di cordoglio per la scomparsa, avvenuta oggi, del card. José T. Sanchez (foto), prefetto emerito della Congregazione per il clero. Il porporato è morto nelle Filippine all'età di 91 anni e per molti anni, ricorda il Papa, aveva servito la Santa Sede sotto il Pontificato del Beato Giovanni Paolo II. "Prego - scrive Benedetto XVI - affinché la sua testimonianza possa ispirare altri a dedicare la loro vita al servizio del Signore e della sua Santa Chiesa, specialmente nel sacerdozio".

Radio Vaticana

Il Papa: la reale conversione dei cuori, aprirsi all’azione trasformante e rinnovatrice di Dio, 'motore' di ogni riforma, vera forza evangelizzante

Dal 5 al 9 marzo 2012 si è svolto, presso il Palazzo della Cancelleria in Roma, il XXIII Corso sul Foro Interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica. In occasione della conclusione del Congresso, questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti. Dopo aver ringraziato mons. Gianfranco Girotti, reggente della Penitenzieria, e il card. Maunel Moneiro de Castro, Penitenziere Maggiore, che ha rivolto l’indirizzo di saluto, Benedetto XVI ha ricordato che l’attività del confessore richiede “un’adeguata preparazione teologica, spirituale e canonica”, essendoci un “legame costitutivo tra celebrazione sacramentale e annuncio del Vangelo”. Sacramenti e annuncio della Parola non sono due elementi indipendenti o “separati”, dal momento che entrambi “affondano le radici nel mistero stesso dell’Incarnazione”. Il sacramento della Riconciliazione è, esso stesso, un “annuncio”, quindi, apre le porte alla “opera della nuova evangelizzazione”. Il legame tra Riconciliazione ed Evangelizzazione è riscontrabile nel “cammino quotidiano di conversione personale e comunitaria per conformarsi sempre più a Cristo”. “C’è uno stretto legame tra santità e Sacramento della Riconciliazione, testimoniato da tutti i Santi della storia. La reale conversione dei cuori, che è aprirsi all’azione trasformante e rinnovatrice di Dio, è il ‘motore‘ di ogni riforma e si traduce in una vera forza evangelizzante”. Il Papa ha spiegato che “nella Confessione il peccatore pentito, per l’azione gratuita della Misericordia divina, viene giustificato, perdonato e santificato, abbandona l’uomo vecchio per rivestirsi dell’uomo nuovo”. Benedetto XVI ha ribadito quindi l’appello di Giovanni Paolo II a “un rinnovato coraggio pastorale”, perché “la quotidiana pedagogia delle comunità cristiane sappia proporre in modo suadente ed efficace la pratica del sacramento della Riconciliazione”. Nella nuova evangelizzazione e nel Sacramento della Penitenza, ha aggiunto Benedetto XVI, bisogna far riscoprire il volto di Cristo “come colui nel quale Dio ci mostra il suo cuore compassionevole”: “In un’epoca di emergenza educativa, come la nostra, in cui il relativismo mette in discussione la possibilità stessa di un’educazione intesa come progressiva introduzione alla conoscenza della verità, al senso profondo della realtà, quindi come progressiva introduzione al rapporto con la Verità che è Dio, in tale epoca i cristiani sono chiamati ad annunciare con vigore la possibilità dell’incontro dell’uomo di oggi e Gesù Cristo, in cui Dio si è fatto così vicino da poterlo vedere e ascoltare. In questa prospettiva il Sacramento della Riconciliazione, che prende le mosse da uno sguardo alla propria concreta condizione esistenziale, - ha affermato il Papa - aiuta in modo singolare quella ‘apertura del cuore’ che permette di volgere lo sguardo a Dio perché entri nella vita. La certezza che Lui è vicino e nella sua misericordia attende l’uomo, anche quello coinvolto nel peccato, per guarire le sue infermità con la grazia del Sacramento della Riconciliazione, è sempre una luce di speranza per il mondo”. Chi si rivolge al Sacramento della Confessione sperimenta in se stesso il desiderio di cambiamento. Ai sacerdoti il Papa ha ricordato quindi che sono “protagonisti di tanti possibili nuovi inizi” dei penitenti che si accosteranno alla Confessione, tenendo presente che il significato di ogni novità “non consiste tanto nell’abbandono o nella rimozione del passato, quanto nell’accogliere Cristo” capace di “illuminare tutte le zone d’ombra”. "La nuova evangelizzazione parte anche dal Confessionale! Parte cioè dal misterioso incontro tra l’inesauribile domanda dell’uomo, segno in lui del Mistero Creatore, e la Misericordia di Dio, unica risposta adeguata al bisogno umano di infinito”. Per il Papa, “se la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione sarà questo, se in essa i fedeli faranno reale esperienza di quella Misericordia che Gesù di Nazaret, Signore e Cristo, ci ha donato, allora diverranno essi stessi testimoni credibili di quella santità, che è il fine della nuova evangelizzazione”. E tutto questo, se è vero per i fedeli laici, acquista ancora maggiore rilevanza per i sacerdoti, ricorda Benedetto XVI: il ministro del Sacramento collabora all’evangelizzazione rinnovando per primo la coscienza del bisogno di accostarsi al perdono sacramentale, perché “si rinnovi l’incontro con Cristo”. “Chi vi incontra...possa proclamare “abbiamo incontrato il Messia”. In questo modo ogni confessione “rappresenterà un passo in avanti della nuova evangelizzazione”.

Zenit, SIR, Radio Vaticana

UDIENZA AI PARTECIPANTI AL CORSO SUL FORO INTERNO PROMOSSO DALLA PENITENZIERIA APOSTOLICA - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa: dalla Chiesa uno sforzo coscienzioso nel resistere alle pressioni di correnti politiche e culturali con una difesa ragionata del matrimonio

Questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i presuli delle regioni VII, VIII e IX della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti d’America, che sta ricevendo in questi mesi, in separate udienze, in occasione della Visita "ad limina Apostolorum". Il Papa ha accolto la visita dei vescovi statunitensi come un’occasione per riflettere su “certi aspetti dell’evangelizzazione della cultura americana alla luce delle sfide etiche ed intellettuali del momento attuale”. Poi ha ricordato i precedenti discorsi ai vescovi americani, in cui aveva dato voce alla preoccupazione circa le minacce alla “libertà di coscienza, religione e culto” che “chiedono di essere urgentemente affrontate perché tutti gli uomini e le donne di fede e le istituzioni che essi promuovono possano agire in accordo con le loro più profonde convinzioni morali”. Con riferimento ad un tema trattato durante il suo viaggio apostolico del 2008, Benedetto XVI ha ricordato “la crisi contemporanea del matrimonio e della famiglia e più generalmente della visione cristiana della sessualità umana". "E' sempre più evidente - ha detto Benedetto XVI - che che un minor apprezzamento dell'indissolubilità del contratto matrimoniale e il diffuso rifiuto di un'etica sessuale responsabile e matura, fondata nella pratica della castità, hanno portato a gravi problemi sociali che comportano un costo umano ed economico immenso". Ricordando il Beato Giovanni Paolo II, che nella "Familiaris consortio" affermava che “il futuro dell’umanità passa per la famiglia”, Benedetto XVI ha denunciato le “potenti correnti politiche e culturali che stanno tentando di alterare la definizione legale di matrimonio. Lo sforzo coscienzioso della Chiesa di resistere a questa pressione chiama ad una ragionata difesa del matrimonio come istituzione naturale che consiste in una specifica comunione di persone, essenzialmente radicate nella complementarietà dei sessi e orientata alla procreazione", ha detto Benedetto XVI ai vescovi. "Le differenze sessuali non possono essere considerate irrilevanti nella definizione del matrimonio. Difendere l'istituzione del matrimonio come realtà sociale è in definitiva una questione di giustizia, poiché comprende la salvaguardia del bene dell'intera comunità umana così come i diritti dei genitori e dei figli". Il Pontefice, tuttavia, ha anche preso atto della difficoltà della Chiesa nell’insegnare il giusto approccio al sacramento del matrimonio. Una difficoltà dovuta soprattutto ai “limiti nelle catechesi degli ultimi decenni, che non sono riuscite a comunicare la ricca eredità dell’insegnamento cattolico sul matrimonio come istituzione naturale, elevata da Cristo alla dignità di sacramento”. "In questo contesto - ha aggiunto il Papa - non possiamo dimenticare il grave problema pastorale presentato dalla pratica diffusa della convivenza, spesso da coppie che sembrano inconsapevoli che è gravemente peccaminosa, per non dire dannosa per la stabilità della società". Il Pontefice ha incoraggiato quindi i presuli a dare “testimonianza” della “morale cristiana, mostrando sensibilità e preoccupazione per le giovani coppie”. In questo senso sono molto apprezzate le attività promosse dalla Chiesa a sostegno delle famiglie che vivono situazioni di difficoltà, soprattutto per i divorziati e i separati, i genitori single, la ragazze-madri, le donne che sono in procinto di abortire e i bambini che “soffrono per gli effetti tragici del fallimento di una famiglia”. “In questo enorme sforzo pastorale - ha ribadito il Papa -, vi è un urgente bisogno che tutta la comunità cristiana sappia di nuovo apprezzare la virtù della castità”. Ed ha aggiunto: “Non è solo una questione di presentare argomenti, ma di fare appello a un sistema integrato, ad una visione coerente ed edificante della sessualità umana. La ricchezza di questa visione è più sana e più attraente delle ideologie permissive esaltate in alcuni ambienti; esse finiscono per costituire una forma potente e distruttiva di contro-catechesi per i giovani”. I giovani "devono conoscere l'insegnamento della Chiesa nella sua integrità, per quanto impegnativo e contro-culturale esso possa essere; ciò che è più importante, devono vederlo impersonato da coppie di fedeli sposati che testimoniano credibilmente questa verità". I giovani, ha proseguito Benedetto XVI, "hanno bisogno di essere sostenuti mentre si sforzano di fare scelte sagge in un momento difficile e confuso della loro vita. La castità, come ci ricorda il Catechismo, richiede 'l'acquisizione del dominio di sé, che è pedagogia per la libertà umana'. In una società che tende sempre più a equivocare e addirittura ridicolizzare questa dimensione essenziale dell'insegnamento cristiano - ha detto il Papa - i giovani devono essere rassicurati che 'se lasciamo entrare Cristo nelle nostre vite, non perdiamo nulla, assolutamente nulla, di ciò che rende la nostra vita libera, bella e grande'". I bambini hanno un "diritto fondamentale" a "crescere con una comprensione sana della sessualità e del posto che le corrisponde nei rapporti umani". "I bambini - ha proseguito Benedetto XVI - sono il più grande tesoro e il futuro della società: curarsi veramente di loro significa riconoscere la nostra responsabilità di insegnare, difendere e vivere le virtù morali che sono la chiave della realizzazione umana. E' mia speranza che la Chiesa negli Stati Uniti, per quanto penalizzata dagli eventi del passato decennio - ha detto il Papa - persevererà nella sua storica missione di educare i giovani e così contribuire al consolidamente di quella sana vita famigliare che è la garanzia più sicura della solidarietà intergenerazionale e la salute della società nel suo insieme".

Zenit, SIR, TMNews

I vescovi promuovono la figura di San Giovanni d'Avila: creato un sito web in vista della proclamazione a Dottore della Chiesa da parte del Papa

La Conferenza Episcopale spagnola vuole divulgare la figura di San Giovanni d'Avila (foto), patrono del clero spagnolo, il quale sarà proclamato Dottore della Chiesa universale. In preparazione all'evento, che si terrà a Roma, verranno lanciate nei prossimi mesi varie iniziative e viene elaborato un progetto per far conoscere al grande pubblico la figura e l'operato del grande predicatore e mistico, nato nell'anno 1499 o nel 1500 ad Almodóvar del Campo (a sud di Ciudad Real, nella comunità autonoma di Castiglia-La Mancia) e morto nel 1569 a Montilla Andalusia). Il primo passo è stata la creazione di un apposito logo e pagina web (www.sanjuandeavila.conferenciaepiscopal.es) e un account Twitter (@sjuandeavila_d), dove è possibile “seguire” tutto glieventi sul Santo, che diventerà il 34° Dottore della Chiesa. A coordinare l'iniziativa è il comitato o “Junta San Juan de Ávila, Doctor de la Iglesia”, presieduto da mons. Demetrio Fernández González, vescovo di Cordoba, e composto da nove vescovi e quattro altre persone, fra cui la postulatrice della Causa del Dottorato, María Encarnación González Rodríguez, direttrice dell'Ufficio per le Cause dei Santi in seno alla Conferenza Episcopale spagnola. Durante la Giornata Mondiale della Gioventù 2011, al termine dell'Eucaristia con i seminaristi di tutto il mondo nella cattedrale madrilena dell'Almudena, Papa Benedetto XVI aveva annunciato la sua intenzione di proclamare il patrono del clero spagnolo Dottore della Chiesa. Dottore della Chiesa è il titolo dato ufficialmente dal Papa ad alcuni Santi, per proporli ai fedeli di tutti i tempi come maestri eminenti della fede. Il fattore decisivo per essere proclamato Dottore della Chiesa è che la dottrina della persona sia stata dichiarata emindottente, che abbia un particolare carisma di saggezza, dato dallo Spirito Santo per il bene della Chiesa, comprovato e ratificato dall'influenza benefica esercitata sul popolo di Dio. Un Dottore della Chiesa è dunque lui o lei che ha studiato e contemplato con singolare chiaroveggenza i misteri più profondi della fede ed è capace di esporli ai fedeli, per guidarli sul loro cammino formativo e spirituale. I Dottori della Chiesa sono finora 33. Il primo è Sant'Atanasio di Alessandria (c.296-373), padre della Chiesa d'Oriente e principale oppositore all'arianesimo, e l'ultimo Santa Teresa di Lisieux (1873-1897), carmelitana scalza, proclamata Dottore della Chiesa da Papa Giovanni Paolo II nel 1997.

Zenit

Cantalamessa: la divinità di Cristo è la pietra angolare che sorregge la fede cristiana, illumina, rischiara l’intera vita, senza Dio è lontano

Questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, alla presenza del Santo Padre Benedetto XVI, il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, ha tenuto al prima Predica di Quaresima. Tema delle meditazioni quaresimali è "Ricordatevi dei vostri capi e imitatene la fede" (Ebrei 13,7). La divinità di Cristo, lo Spirito Santo, la Trinità, la conoscenza di Dio: sono gli argomenti che padre Cantalamessa svilupperà per quattro venerdì nelle sue prediche. Il religioso cappuccino ha spiegato che quest’anno offrirà riflessioni sui grandi dottori della Chiesa orientale: Atanasio, Basilio, Gregorio Nazianzeno e Gregorio Nisseno, “per vedere cosa ognuno di essi dice a noi oggi”. Imparare dai Padri della Chiesa “l’approfondimento della propria fede, riscoprire, dietro di essi, la ricchezza, la bellezza e la felicità del credere, passare...da una fede creduta a una fede vissuta”: padre Raniero Cantalamessa ha scelto di “attingere slancio e ridare freschezza al nostro credere”, ricorrendo all’insegnamento dei “giganti della fede”. E ha cominciato da Sant’Atanasio, vissuto fra il III e IV secolo, il primo, tra l’altro, ad avere rivendicato la libertà della Chiesa anche in uno Stato cristiano. Merito grande del vescovo di Alessandria è stato quello di spiegare la piena divinità di Cristo, che è Figlio, generato dal Padre ma non creato: "La divinità di Cristo è oggi...la verità con la quale la Chiesa sta o cade". Da qui, ha aggiunto il predicatore della Casa Pontificia, “il problema vitale per l’uomo d’oggi”: stabilire "in che modo viene giustificato il peccatore, quando neppure si crede più di avere bisogno di una giustificazione, o si è convinti di trovarla in se stessi”. La risposta, come dice Atanasio, è proprio Cristo: "La divinità di Cristo è la pietra angolare che sorregge i due misteri principali della fede cristiana; la Trinità e l'incarnazione. Essi sono come due porte che si aprono e si chiudono insieme. Scartata quella pietra, tutto l'edificio della fede cristiana crolla su se stesso: se il Figlio non è Dio, da chi è formata la Trinità?". C’è da demolire in credenti ed uomini di Chiesa, ha proseguito padre Cantalamessa, “la falsa persuasione di credere già, di stare a posto per quanto riguarda la fede. Bisogna provocare il dubbio...per poterci mettere poi alla ricerca di una fede più autentica”. Perché, insegna Atanasio, “la fede nella divinità di Cristo non è possibile, se non si fa anche l’esperienza della salvezza operata da Cristo”. “Senza questa – ha proseguito – la divinità di Cristo diventa facilmente un’idea, una tesi, e si sa che a un’idea si può sempre opporre un’altra idea, e a una tesi, un’altra tesi”. Ma come fare esperienza di tale salvezza?. “Leggendo la parola di Dio (e prendendola per quello che è, parola di Dio!) – ha concluso il predicatore della Casa Pontificia -, amministrando e ricevendo i sacramenti, soprattutto l’Eucaristia, luogo privilegiato della presenza del Risorto, esercitando i carismi, mantenendo un contatto con la vita della comunità credente, pregando”. La divinità di Cristo “illumina, rischiara l’intera vita cristiana. Senza la fede nella divinità di Cristo: Dio è lontano, Cristo resta nel suo tempo, il Vangelo è uno dei tanti libri religiosi dell’umanità, la Chiesa una semplice istituzione, l’evangelizzazione una propaganda, la liturgia rievocazione di un passato che non c’è più, la morale cristiana un peso tutt’altro che leggero e un giogo tutt’altro che soave”.

Radio Vaticana

Sant'Atanasio e la fede nella divinità di Cristo - il testo integrale della predica di padre Cantalamessa

Padre Cantalamessa parla delle meditazioni quaresimali per la Curia romana: cosa si prova a fare la predica al Papa

Da padre Gargano a padre Hughes: storia recente del dialogo a San Gregorio al Celio, reso fecondo dal 'quaerere Deum' a cui richiama Benedetto XVI

“Possiamo parlare del futuro, ma ciò che conta realmente è quello che viviamo adesso, oggi, delle esperienza che abbiamo già vissuto. Dal modo in cui viviamo queste esperienza con autenticità dipenderà il futuro”. Era il 2008, e Peter Hughes era un monaco nell’eremo di Camaldoli. Australiano, anglicano, era diventato camaldolese senza per questo dover rinunciare al suo essere anglicano. Interrogato sul futuro da un turista americano, rispose con queste parole che erano un inno alla vita, e che rappresentavano molto della sua esperienza. Una esperienza che sabato si tramuta in un incontro ecumenico di rara importanza. Perché nel frattempo, padre Hughes è diventato priore del monastero camaldolese di San Gregorio al Celio (foto), a Roma. Da lì, nel 596 Papa Gregorio Magno inviò in Inghilterra, insieme a 40 altri compagni, il monaco Agostino, che divenne in seguito primo vescovo di Canterbury. Da lì, padre Hughes vuol far ripartire un dialogo ecumenico sempre vivo, e di cui i monaci camaldolesi si sono fatti promotori. Un dialogo ecumenico che è ancora più necessario dalla costituzione degli Ordinariati per i gruppi di anglicani che si convertono alla Chiesa Cattolica, grazie alla Costituzione Apostolica "Anglicanorum Coetibus": il primo Ordinariato è stato istituito nel gennaio 2011 nel Regno Unito e ad oggi 57 preti, 3 diaconi e oltre mille laici si sono uniti ad esso. Così, da poco nominato priore della Comunità di San Gregorio al Celio, padre Hughes ha subito pensato di festeggiare i mille anni della fondazione della Comunità di Camaldoli invitando nel monastero per la festa di San Gregorio Magno Rowan Williams, primate anglicano. Così si è aggiunta anche l’idea di invitare Benedetto XVI. Che ha accettato. Questo sabato, la comunità camaldolese sul Celio diventerà luogo di un incontro ecumenico di tutto rispetto. Rinnovando i fasti di una tradizione che riguarda l’intera storia di Roma. Il monastero di San Gregorio al Celio sorge dove una volta c’era il palazzo dei nobili Anicii, la famiglia di Gregorio. E fu proprio Papa Gregorio a trasformare l’edificio in monastero dopo la sua crisi religiosa. Era già un posto interculturale: poco lontano, dove oggi c’è la chiesa di Santa Maria in Cosmedin, c’era il quartiere dei Greci; e sull’Aventino, nel posto dove ora sorge il roseto comunale, sopra il Circo Massimo stava il cimitero ebraico.Se da San Gregorio è partita l’evangelizzazione degli Angli, c’è un pezzo di storia più recente che riguarda il rapporto con la religione ebraica, e l’ha scritta il precedente priore, padre Innocenzo Gargano, che ora è solo il rettore della Chiesa e che ha contribuito, con i suoi incontri dell’amicizia ebraico-cristiana, ad aprire un dialogo fecondo con il mondo ebraico. Una storia particolarissima, la sua: nativo della provincia di Taranto, ha fatto l’ammissione alle medie al Mugello, e con lui a fare gli esami c’erano i ragazzi di Barbiana (quelli di don Milani), entrato in seminario camaldolese ad 11 anni, ha studiato a Roma, poi ha ottenuto una borsa di studio ad Atene, e poi si è andato a perfezionare a Berkeley, negli Stati Uniti. Dove ha scoperto che l’ebraismo non solo non finiva con la venuta di Gesù, ma che continuava anche oltre, e che la teologia ebraica poteva (doveva) essere messa in dialogo fecondo con il cristianesimo. E che un posto di dialogo fecondo (sia esso ecumenico o interreligioso) sia un monastero è una conferma di quanto Benedetto XVI va affermando in tutto il suo Pontificato. Commentando la lezione al College des Bernardins a Parigi nel 2008, Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa e presidente del Tribunale di Città del Vaticano, ha affermato che si potrebbe dire che il Papa ha esortato tutti a “trovare il monaco che è in noi”. “Per prima cosa – disse il Papa - si deve dire, con molto realismo, che non era loro intenzione di creare una cultura e nemmeno di conservare una cultura del passato. La loro motivazione era molto più elementare. Il loro obiettivo era: 'quaerere Deum', cercare Dio. Nella confusione dei tempi in cui niente sembrava resistere, essi volevano fare la cosa essenziale: impegnarsi per trovare ciò che vale e permane sempre, trovare la Vita stessa. Erano alla ricerca di Dio. Dalle cose secondarie volevano passare a quelle essenziali, a ciò che, solo, è veramente importante e affidabile”. 'Quaerere Deum': è la strada che porta a un dialogo fecondo. E all’unità di tutti i cristiani. Questo è l’auspicio di Benedetto XVI. E di questo probabilmente parlerà.

Andrea Gagliarducci, Korazym.org

Il Papa in Messico e a Cuba. Sarà presente una delegazione di vescovi degli Stati Uniti. Copertura del viaggio sui loro siti e social newtork

Il viaggio apostolico del Papa in Messico e a Cuba potrà essere seguita anche attraverso il sito dei vescovi statunitensi e i rispettivi profili su Facebook e Twitter. Lo annuncia una nota della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d'America, che indica anche i nomi dei vescovi che andranno a Cuba e in Messico insieme al Papa: il capo delegazione è mons. Octavio Cisneros, vescovo ausiliare di Brooklin, New York, di origine cubana; mons. Gerald Kicanas, direttore del Catholic relief service; mons. Richard Pates e mons. Eusebio Elizondo, entrambi del Comitato per la Chiesa in America Latina della Conferenza episcopale Usa. “Sarà una gioia rappresentare i vescovi cattolici statunitensi - commenta mons. Cisneros -. Pregheremo affinché la visita del Papa in Messico e a Cuba porti pace, riconciliazione e molte benedizioni in entrambi i Paesi”. Una sezione apposita del sito della Conferenza episcopale (www.usccb.org) sarà dedicato al viaggio. La Conferenza episcopale seguirà l’evento anche sulla sua pagina Facebook (www.facebook.com/usccb). Durante il viaggio i giornalisti del Catholic News Service utilizzeranno i social media in inglese e spagnolo. Si potrà seguirli su twitter.com/catholicnewssvc o www.facebook.com/CatholicNewsService. L’intera copertura sarà disponibile su: www.usccb.org/about/leadership/holy-see/pope-benedict-xvi/2012-apostolic-journey-mexico-cuba.cfm.

SIR