mercoledì 24 ottobre 2012

Il Papa: il prossimo 24 novembre terrò un Concistoro nel quale nominerò 6 nuovi membri del Collegio cardinalizio. Sappiano sempre amare con coraggio e dedizione Cristo e la sua Chiesa

"Ed ora, con grande gioia, annuncio che il prossimo 24 novembre terrò un Concistoro nel quale nominerò 6 nuovi membri del Collegio cardinalizio": lo ha annunciato oggi Benedetto XVI, al termine dell’Udienza generale in Piazza San Pietro. I nuovi porporati, che saranno creati alla vigilia della Solennità di Cristo Re dell'Universo, provengono da tre continenti: America, Africa e Asia. Si tratta di mons. James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia, che il Papa ha in animo di nominare arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, Sua Beatitudine Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano), Sua Beatitudine Baselios Cleemis Thottunkal, arcivescovo maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India); mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja (Nigeria), mons. Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Bogotà (Colombia) e mons. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila (Filippine). “I cardinali – ha ricordato il Papa - hanno il compito di aiutare il Successore di Pietro nello svolgimento del suo Ministero di confermare i fratelli nella fede e di essere principio e fondamento dell’unità e della comunione della Chiesa”. I sei nuovi porporati, ha aggiunto, “svolgono il loro ministero a servizio della Santa Sede o quali Padri e Pastori di Chiese particolari in varie parti del mondo”. Quindi ha concluso con una esortazione: “Invito tutti a pregare per i nuovi eletti, chiedendo la materna intercessione della Beata Vergine Maria, perché sappiano sempre amare con coraggio e dedizione Cristo e la sua Chiesa”. Si tratta del quinto Concistoro di Benedetto XVI: gli altri si sono svolti il 24 marzo 2006, il 24 novembre 2007, il 20 novembre 2010 e il 18 febbraio di quest'anno. Con il Concistoro del prossimo 24 novembre saranno in tutto 90 i cardinali creati da Benedetto XVI. In quella data il Collegio cardinalizio risulterà composto da 211 cardinali, di cui 120 elettori e 91 ultraottantenni.

Radio Vaticana

ANNUNCIO DI CONCISTORO PER LA CREAZIONE DI SEI NUOVI CARDINALI
 

Gli incontri di Benedetto XVI al termine dell'Udienza generale in Piazza San Pietro. Il Papa saluta mons. Carlo Maria Viganò, nunzio negli Stati Uniti

"Rileggere 'in hoc signo vinces' nel contesto di oggi, per riscoprire la bellezza e la forza della croce". È la chiave di lettura delle iniziative promosse dalla parrocchia romana dei Santi Urbano e Lorenzo a Saxa Rubra "per i 1700 anni dell’apparizione del monogramma di Cristo all’imperatore Costantino, alla vigilia della battaglia contro Massenzio a Ponte Milvio" spiega il parroco Tomasz Piotr Ciolek. All’Udienza generale il Papa ha benedetto la formella di marmo con il monogramma di Cristo che sabato sarà collocata nella chiesa parrocchiale con una cerimonia presieduta dal card. Francesco Monterisi. Un’iniziativa simile venne promossa cento anni fa da Papa San Pio X. "La comunità - afferma il parroco - si è preparata quattro anni a questo appuntamento: la croce vista da Costantino è la stessa che interpella oggi la nostra fede". Anche i rappresentanti dell’Unione apostolica del clero, a Roma per l’assemblea internazionale, hanno partecipato all’Udienza per presentare al Pontefice "il loro servizio alla Chiesa", in occasione dei centocinquanta anni di fondazione. Per il presidente, mons. Julio Daniel Botía Aponte, l’Unione è una realtà oggi particolarmente importante anche perché invita i sacerdoti alla conversione e al rinnovamento spirituale. Quattromila pellegrini. per la maggior parte alunni delle scuole elementari e medie con i familiari, hanno poi "testimoniato al Papa la vitalità del carisma di San Vincenzo Pallotti, canonizzato cinquant’anni fa da Giovanni XXIII" dice madre Serena Cambiaghi, superiora generale della congregazione delle Suore dell’apostolato cattolico, dette appunto Pallottine dal nome del loro fondatore. "Un pellegrinaggio - spiega la religiosa - che abbiamo voluto compiere proprio all’inizio dell’Anno della fede e durante il Sinodo sulla nuova evangelizzazione". Prima dell’Udienza, il Papa ha benedetto le campane per la nuova chiesa parrocchiale romana di San Tommaso Apostolo a Castel Fusano. E al termine ha benedetto due statue di Santa María la Antigua, patrona di Panamá, in occasione dei cinquecento anni dall’erezione della prima diocesi sulla terraferma americana. "Una statua sarà collocata in cattedrale, l’altra sarà portata in pellegrinaggio in tutto il Paese" spiega l’arcivescovo di Panamá, mons. Mosé Domingo Ulloa Mendieta. Le celebrazioni giubilari avranno inizio il 28 novembre e le presiederà il card. Marc Ouellet. Il Papa ha anche salutato il nunzio apostolico negli Stati Uniti, mons. Carlo Maria Viganò. Il breve incontro è stato ripreso dalle telecamere presenti.

L'Osservatore Romano, TMNews

Il Papa: la fede è un fiducioso affidarsi a un 'Tu', Dio, che mi dà una certezza diversa ma non meno solida di quella che mi viene dal calcolo esatto o dalla scienza, un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che è Padre e mi ama, mi dona speranza e fiducia

Udienza generale questa mattina in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa, nel nuovo ciclo di dedicato all’Anno della fede, ha incentrato la sua meditazione sulla natura della fede. Benedetto XVI è partito da alcune domande: "Che cosa è la fede? Ha ancora senso la fede in un mondo in cui scienza e tecnica hanno aperto orizzonti fino a poco tempo fa impensabili? Che cosa significa credere oggi?". "Nel nostro tempo è necessaria una rinnovata educazione alla fede, che comprenda certo una conoscenza delle sue verità e degli eventi della salvezza, ma che soprattutto nasca da un vero incontro con Dio in Gesù Cristo, dall’amarlo, dal dare fiducia a Lui, così che tutta la vita ne sia coinvolta”. “Oggi - ha proseguito - insieme a tanti segni di bene, cresce intorno a noi anche un certo deserto spirituale. A volte, si ha come la sensazione, da certi avvenimenti di cui abbiamo notizia tutti i giorni, che il mondo non vada verso la costruzione di una comunità più fraterna e più pacifica; le stesse idee di progresso e di benessere mostrano anche le loro ombre. Nonostante la grandezza delle scoperte della scienza e dei successi della tecnica, oggi l’uomo non sembra diventato veramente più libero, più umano; permangono tante forme di sfruttamento, di manipolazione, di violenza, di sopraffazione, di ingiustizia… Un certo tipo di cultura, poi, ha educato a muoversi solo nell’orizzonte delle cose, del fattibile, a credere solo in ciò che si vede e si tocca con le proprie mani". Secondo il Papa, "cresce anche il numero di quanti si sentono disorientati e, nella ricerca di andare oltre una visione solo orizzontale della realtà, sono disponibili a credere a tutto e al suo contrario. In questo contesto riemergono alcune domande fondamentali, che sono molto più concrete di quanto appaiano a prima vista: che senso ha vivere? C’è un futuro per l’uomo, per noi e per le nuove generazioni? In che direzione orientare le scelte della nostra libertà per un buon esito e felice della vita? Che cosa ci aspetta oltre la soglia della morte?”. Il Pontefice ha sottolineato quindi che “da queste insopprimibili domande emerge come il mondo della pianificazione, del calcolo esatto e della sperimentazione, in una parola il sapere della scienza, pur importante per la vita dell’uomo, da solo non basta. Noi abbiamo bisogno non solo del pane materiale, abbiamo bisogno di amore, di significato e di speranza, di un fondamento sicuro, di un terreno solido che ci aiuti a vivere con un senso autentico anche nella crisi, nelle oscurità, nelle difficoltà e nei problemi quotidiani. La fede ci dona proprio questo: è un fiducioso affidarsi a un 'Tu', che è Dio, il quale mi dà una certezza diversa, ma non meno solida di quella che mi viene dal calcolo esatto o dalla scienza", "non è un semplice assenso intellettuale dell’uomo a delle verità particolari su Dio; è un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che è Padre e mi ama; è adesione a un 'Tu' che mi dona speranza e fiducia". L'adesione a Dio "non è priva di contenuti: con essa siamo consapevoli che Dio stesso si è mostrato a noi in Cristo, ha fatto vedere il suo volto e si è fatto realmente vicino a ciascuno di noi. Anzi, Dio ha rivelato che il suo amore verso l’uomo, verso ciascuno di noi, è senza misura: sulla Croce, Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio fatto uomo, ci mostra nel modo più luminoso a che punto arriva questo amore, fino al dono di se stesso, fino al sacrificio totale. Con il mistero della Morte e Risurrezione di Cristo, Dio scende fino in fondo nella nostra umanità per riportarla a Lui, per elevarla alla sua altezza". "La fede - ha aggiunto il Papa - è credere a questo amore di Dio che non viene meno di fronte alla malvagità dell’uomo, di fronte al male e alla morte, ma è capace di trasformare ogni forma di schiavitù, donando la possibilità della salvezza. Avere fede, allora, è incontrare questo 'Tu', Dio, che mi sostiene e mi accorda la promessa di un amore indistruttibile che non solo aspira all’eternità, ma la dona; è affidarmi a Dio con l’atteggiamento del bambino, il quale sa bene che tutte le sue difficoltà, tutti i suoi problemi sono al sicuro nel 'tu' della madre. E questa possibilità di salvezza attraverso la fede è un dono che Dio offre a tutti gli uomini. Penso che dovremmo meditare più spesso - nella nostra vita quotidiana, caratterizzata da problemi e situazioni a volte drammatiche, dobbiamo riflettere sul fatto che credere cristianamente significa questo abbandonarmi con fiducia al senso profondo che sostiene me e il mondo, quel senso che noi non siamo in grado di darci, ma solo di ricevere come dono, e che è il fondamento su cui possiamo vivere senza paura. E questa certezza liberante e rassicurante della fede dobbiamo essere capaci di annunciarla con la parola e di mostrarla con la nostra vita di cristiani”. “Attorno a noi, però - ha aggiunto - vediamo ogni giorno che molti rimangono indifferenti o rifiutano di accogliere questo annuncio". "La fiducia nell’azione dello Spirito Santo, ci deve spingere sempre ad andare e predicare il Vangelo, alla coraggiosa testimonianza della fede; ma, oltre alla possibilità di una risposta positiva al dono della fede, vi è anche il rischio del rifiuto del Vangelo, della non accoglienza dell’incontro vitale con Cristo". "Il rifiuto, dunque, non può scoraggiarci. Come cristiani siamo testimonianza di questo terreno fertile: la nostra fede, pur nei nostri limiti, mostra che esiste la terra buona, dove il seme della Parola di Dio produce frutti abbondanti di giustizia, di pace e di amore, di nuova umanità, di salvezza, e tutta la storia della Chiesa, con tutti i problemi, dimostra anche che esiste la terra buona, esiste il seme buono e porta frutto”. Il Papa poi si è chiesto: “Da dove attinge l’uomo quell’apertura del cuore e della mente per credere nel Dio che si è reso visibile in Gesù Cristo morto e risorto, per accogliere la sua salvezza, così che Lui e il suo Vangelo siano la guida e la luce dell’esistenza? Noi possiamo credere in Dio perché Egli si avvicina a noi e ci tocca, perché lo Spirito Santo, dono del Risorto, ci rende capaci di accogliere il Dio vivente. La fede allora è anzitutto un dono soprannaturale, un dono di Dio". "Alla base del nostro cammino di fede c’è il Battesimo, il sacramento che ci dona lo Spirito Santo, facendoci diventare figli di Dio in Cristo, e segna l’ingresso nella comunità della fede, nella Chiesa: non si crede da sé, senza il prevenire della grazia dello Spirito; e non si crede da soli, ma insieme ai fratelli. Dal Battesimo in poi ogni credente è chiamato a ri-vivere e fare propria questa confessione di fede, insieme ai fratelli”. “La fede - ha sottolineato - è dono di Dio, ma è anche atto profondamente libero e umano", "'non è contrario né alla libertà né all’intelligenza dell’uomo'", ha detto citando il Catechismo della Chiesa Cattolica, "le implica e le esalta, in una scommessa di vita che è come un esodo, cioè un uscire da se stessi, dalle proprie sicurezze, dai propri schemi mentali, per affidarsi all’azione di Dio che ci indica la sua strada per conseguire la vera libertà, la nostra identità umana, la gioia vera del cuore, la pace con tutti. Credere è affidarsi in tutta libertà e con gioia al disegno provvidenziale di Dio sulla storia, come fece il patriarca Abramo, come fece Maria di Nazaret. La fede allora è un assenso con cui la nostra mente e il nostro cuore dicono il loro 'sì' a Dio, confessando che Gesù è il Signore. E questo «sì» trasforma la vita, le apre la strada verso una pienezza di significato, la rende così nuova, ricca di gioia e di speranza affidabile”. Quindi ha concluso: “Iil nostro tempo richiede cristiani che siano stati afferrati da Cristo, che crescano nella fede grazie alla familiarità con la Sacra Scrittura e i Sacramenti. Persone che siano quasi un libro aperto che narra l’esperienza della vita nuova nello Spirito, la presenza di quel Dio che ci sorregge nel cammino e ci apre alla vita che non avrà mai fine”.

Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa