martedì 19 aprile 2011

'SIGNORE, COSA MI STAI FACENDO? TU MI DEVI CONDURRE!'. IN QUESTI SEI ANNI CI HAI CONDOTTO AL SEPOLCRO VUOTO. GRAZIE, SANTO PADRE!



"Avevo sperato di trovare pace e tranquillità. Il fatto di trovarmi all’improvviso di fronte a questo compito immenso è stato per me, come tutti sanno, un vero shock. La responsabilità, infatti, è enorme. (...) Il pensiero della ghigliottina mi è venuto: ecco, ora cade e ti colpisce. Ero sicurissimo che questo incarico non sarebbe stato destinato a me ma che Dio, dopo tanti anni faticosi, mi avrebbe concesso un po’ di pace e di tranquillità. L’unica cosa che sono riuscito a dire, a chiarire a me stesso è stata: 'Evidentemente, la volontà di Dio è diversa, e per me inizia qualcosa di completamente diverso, una cosa nuova. Ma Lui sarà con me'. (...) Fin dal momento in cui la scelta è caduta su di me, sono stato capace soltanto di dire questo: 'Signore, cosa mi stai facendo? Ora la responsabilità è tua. Tu mi devi condurre! Io non ne sono capace. Se tu mi hai voluto, ora devi anche aiutarmi!'. In questo senso mi sono trovato, per così dire, in un dialogo molto stringente con il Signore, per dirgli che se faceva l’una cosa, allora doveva fare anche l’altra".
(Benedetto XVI, Luce del Mondo - Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi, Libreria Editrice Vaticana, 2010, pp. 17-18)

Anche nel 2005 il 19 aprile cadeva di martedì. In questi sei lunghi e faticosi anni, amato Papa Benedetto, ti abbiamo visto portare la croce, pesante e immane, con una forza e una perseverenza quasi sovraumana. Con la preghiera e l'affetto quotidiano ci siamo fatti tuoi cirenei. Vedendo la tua sofferenza, composta e dignitosa per la tua grande fede, tante volte siamo stati sopraffatti noi dallo sconforto. Ma tu ci hai consolato e ci hai spronato ad andare avanti, con il tuo sguardo e le tue parole. Ci hai preso per mano e ci hai condotto al sepolcro vuoto, a constatare con gioia che dopo il Calvario c'è sempre la Risurrezione. Il nostro augurio per questo anniversario è che la Chiesa, che troppo spesso ci appare indaffarata a compiacere il mondo, riscopra sempre più lo straordinario dono di avere te come guida, pastore, punto sicuro di riferimento nello straordinario viaggio della fede. Il Signore, che "ti ha fatto questo", conceda a te, e quindi a noi, ancora tanti straordinari anni di Pontificato. Ad multos annos, Papa Joseph. Ti vogliamo bene!
Scenron

VI anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Mons. Marini: un grande liturgo e un maestro di Liturgia, che mira al cuore del mistero celebrato

Papa Benedetto XVI ''mira al cuore e all'essenza della Liturgia, che è il mistero del Signore celebrato, rispetto al quale tutti siamo chiamati ad entrare e a renderci partecipi, in un clima di adorazione, di preghiera, che anche il momento del silenzio contribuisce a realizzare e a creare''. Ad affermarlo è mons. Guido Marini, maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, in un'intervista alla Radio Vaticana in occasione del sesto anniversario del Pontificato di Papa Ratzinger. Per mons. Marini, Benedetto XVI ''è un maestro di Liturgia, per quanto riguarda i contenuti, l'insegnamento e il pensiero. Allo stesso tempo - non dimentichiamo - egli è anche un grande liturgo, perchè ci insegna l'arte della celebrazione''.

Asca

L'anniversario del Papa nelle parole di mons. Marini

VI anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Il card. Ruini: per lui in Occidente si gioca una partita cruciale per il Vangelo

''Sin da quando era cardinale, Benedetto XVI ha più volte sottolineato come in Europa, e in generale in Occidente, si giochi una partita cruciale per il Vangelo, per tutto il mondo, dato che se il Vangelo non riuscisse a penetrare nella moderna cultura occidentale, difficilmente potrebbe poi penetrare in altre culture destinate sempre di più a entrare a loro volta, pur conservando le proprie differenze, in un grande quadro comune che ha alcuni parametri fondamentali creati in Occidente''. Lo ha detto il card. Camillo Ruini, ex-presidente della CEI, in un'intervista alla Radio Vaticana in occasione del sesto anniversario del Pontificato di Papa Benedetto XVI. ''Credo che questa - ha aggiunto il porporato - sia la ragione fondamentale per la quale il Santo Padre ha voluto questo nuovo Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, specialmente nei Paesi di antica cristianità che adesso però sono a rischio di perdere la loro eredità di fede e di cultura''.

Asca

L'anniversario del Papa nelle parole del card. Ruini

VI anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Weigel: un meraviglioso catechista, determinato a liberare la Chiesa dalla corruzione e dell'abuso

Benedetto XVI "è un meraviglioso catechista. Ha ricordato alla Chiesa la ricchezza del suo patrimonio teologico, che è importante in un'epoca caratterizzata dal 'presentismo' e da una mancanza di radici intellettuali. Ha insegnato ai fedeli la bellezza della Liturgia. E ha dato voce alla sua determinazione di liberare la Chiesa dalla corruzione, specialmente dell'abuso sessuale": è quanto afferma il teologo americano George Weigel in un'intervista al quotidiano Avvenire in occasione della ricorrenza dei sei anni di Pontificato di Papa Ratzinger. "Nel suo impegno nel mondo - rileva Weigel - Benedetto XVI è stato un difensore vigoroso della libertà religiosa e ha provato a riorientare il dialogo cattolico-musulmano verso la vera questione del momento, vale a dire la libertà religiosa e la separazione dell'autorità politica e religiosa negli Stati del XXI secolo". Il riferimento di Papa Ratzinger, già nella sua prima omelia, all'inviolabilità della vita umana "è un esempio della continuità con il suo predecessore. L'Europa sta morendo per auto-inflitta infertilità. L'aborto è considerato una soluzione ai problemi umani in tutto il mondo. E in alcuni casi, come in Cina, il controllo della popolazione è imposto dallo Stato. Gli anziani sono considerati un altro problema da risolvere, non persone di cui prendersi cura. È naturale - conclude Weigel - che il Papa debba parlare di questi temi dall'unico pulpito che esige l'attenzione del mondo".

Giacomo Galeazzi, Oltretevere

Weigel: un catechista che sa parlare al cuore e alla mente

Il vescovo francese di Blois ha chiesto alle autorità ecclesiastiche competenti che Vangheluwe fosse allontanato dalla diocesi

E’ stato il vescovo della diocesi francese di Blois mons. Maurice de Germiny a chiedere alle autorità ecclesiastiche “competenti” che l’ex vescovo belga di Bruges Roger Vangheluwe fosse allontanato dalla diocesi. A chiarire la vicenda è lo stesso vescovo francese di Blois in una nota ufficiale. “I media – scrive mons. de Germiny – si sono fatti eco della presenza di mons. Roger Vangheluwe a Magdala, Fraternità monastica di Gerusalemme situata nel comune di La Ferté-Imbault nella diocesi di Blois. L’arrivo dell’ex vescovo di Blois – precisa la nota – è stato organizzato dalla nunziatura del Belgio. Il vescovo di Blois non è stato in alcun modo consultato. Se fossi stato messo a conoscenza di un simile soggiorno, mi sarei opposto in quanto Magdala non offriva le garanzie per accogliere serenamente mons. Vangheluwe. Ci sono voluti parecchi giorni per ottenere dalle autorità ecclesiastiche competenti che mons. Vangheluwe fosse trasferito in un luogo in cui possa beneficiare di una terapia spirituale e medica. Ora è cosa fatta”. Il vescovo invita tutti a far “cadere le polemiche” chiedendo ad inizio di Settimana Santa “la conversione dei peccatori e il conforto per le vittime”.

SIR

VI anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. L’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità degli ultimi dodici mesi del ministero del Papa

La Chiesa ricorda e festeggia oggi i sei anni dall’inizio del Pontificato di Benedetto XVI. Gli ultimi dodici mesi hanno visto Benedetto XVI protagonista di molti avvenimenti: dai viaggi apostolici al Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, dalla firma di importanti documenti di magistero alla pubblicazioni di due libri. Abbracciare con un colpo d’occhio, come dalla cima di una montagna, l’attività svolta da un Papa durante un anno di Pontificato fa capire meglio, parafrasando San Paolo, l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità del ministero petrino. E proprio sulle orme dell’Apostolo delle Genti si apre il sesto anno di Pontificato di Benedetto XVI, che il giorno dopo il rientro in Vaticano dal viaggio apostolico a Malta festeggia il traguardo con un pranzo offertogli dal cardinale decano del Collegio delle porpore, Angelo Sodano. Da un’isola del Mediterraneo all’altra - ma a metà maggio era stato in Portogallo nel decennale della Beatificazione dei Pastorelli di Fatima - il 4 giugno Benedetto XVI sbarca a Cipro. Ad accogliere il Papa non c’è mons. Luigi Padovese, il vicario apostolico di Anatolia, assassinato pochi giorni prima, un altro dei tanti sacerdoti al quale l’essere di Cristo ha comportato il sacrificio più grande. Ma ancor più forti dello sgomento per questa violenza sono le parole che Benedetto XVI dedica l’11 giugno a conclusione dell’Anno Sacerdotale. In una Piazza San Pietro resa candida dalle cotte di 15 mila presbiteri, il Papa affronta la “macchia” abusi sessuali del clero nel segno del pentimento e della catarsi: “E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti – soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario...Anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte, mentre intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più” (11 giugno 2010).
Gli ultimi giorni d’estate Benedetto XVI vola nel Regno Unito. Preceduta da attacchi mediatici sul tema degli abusi, il viaggio apostolico si chiude in un’apoteosi di folla e di commenti positivi, con i britannici conquistati prima di tutto dal sorriso del Papa, che lascia loro l’eredità spirituale di un gigante del cristianesimo, il card. John Henry Nemwan, beatificato a Birmingham. L’ombra di questo grande conoscitore della Scrittura fa da sfondo ideale all’Esortazione apostolica "Verbum Domini", che Benedetto XVI firma il 30 settembre: 200 pagine di un vibrante invito ad approfondire la conoscenza della Bibbia. Dirà qualche tempo dopo, riferendosi al documento: “Tanti cristiani hanno bisogno che sia loro riannunciata in modo persuasivo la Parola di Dio, così da poter sperimentare concretamente la forza del Vangelo” (n. 96). I problemi sembrano talora aumentare quando la Chiesa si rivolge agli uomini e alle donne lontani o indifferenti ad una esperienza di fede, ai quali il messaggio evangelico giunge in maniera poco efficace e coinvolgente” (All’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, 13 novembre 2010).
Del resto, la marea montante dell’indifferenza verso i valori cristiani, specie in Occidente, aveva indotto il Pontefice a creare in giugno, con il Motu Proprio "Ubicumque et semper", il Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, con l’obiettivo di combattere “l’eclissi del senso di Dio” e “trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo”. Ottobre è invece il mese del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Per tre settimane, il Papa ascolta con attenzione le testimonianze su un’area nella quale l’idea di pace che ispirano i Luoghi santi convive con una perenne instabilità. Alla Messa conclusiva del Sinodo, il 24 ottobre, Benedetto XVI ribadisce: “La pace è la condizione indispensabile per una vita degna della persona umana e della società. La pace è anche il miglior rimedio per evitare l’emigrazione dal Medio Oriente...Preghiamo per la pace in Terra Santa. Preghiamo per la pace nel Medio Oriente, impegnandoci affinché tale dono di Dio offerto agli uomini di buona volontà si diffonda nel mondo intero” (24 ottobre 2010).
A novembre c’è ancora tempo per un nuovo viaggio in Spagna, tra Santiago de Compostela e la Sagrada Familia di Barcellona. Ma soprattutto c’è tempo e spazio per la presentazione del libro-intervista “Luce del mondo”, nel quale il Papa, attraverso le domande del giornalista tedesco Peter Seewald, si esprime con un linguaggio semplice e privo di reticenze su temi tra i più delicati che toccano la coscienza umana. Il 2010 si chiude con un importante documento “tecnico”: il 30 dicembre, Benedetto XVI pubblica in forma di Motu Proprio la Lettera apostolica “per la prevenzione ed il contrasto delle attività illegali in campo finanziario e monetario”, con la quale lo Stato Vaticano recepisce le regole della comunità internazionale contro il riciclaggio di denaro sporco e il finanziamento del terrorismo. La notte successiva, una bomba insanguina il Capodanno dei cristiani davanti a una chiesa copta di Alessandria d’Egitto. Il Papa condanna la strage all’Angelus del 2 gennaio 2011: “Questo vile gesto di morte, come quello di mettere bombe ora anche vicino alle case dei cristiani in Iraq per costringerli ad andarsene, offende Dio e l’umanità intera, che proprio ieri ha pregato per la pace e ha iniziato con speranza un nuovo anno” (2 gennaio 2011).
Di difesa della libertà religiosa Benedetto XVI parla con forza anche nel discorso del 10 gennaio di quest’anno al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Il resto, poi, è storia recente. Il 10 marzo scorso, il Papa tiene una lunga e profonda Lectio divina ai sacerdoti romani. Nelle stesse ore, il mondo si concentra sulla presentazione del secondo volume scritto dal Papa su “Gesù di Nazaret”, ma gli echi vengono subito sopraffatti dall’orrore per ciò che accade 24 ore dopo in Giappone, travolto dal doppio cataclisma terremoto-tsunami, che provoca decine di migliaia di vittime. E ancora una volta è dalla finestra dell’Angelus che il Papa può lanciare la sua preghiera e la sua solidarietà: “Le immagini del tragico terremoto e del conseguente tsunami in Giappone ci hanno lasciato tutti fortemente impressionati ...Prego per le vittime e per i loro familiari, e per tutti coloro che soffrono a causa di questi tremendi eventi. Incoraggio quanti, con encomiabile prontezza, si stanno impegnando per portare aiuto. Rimaniamo uniti nella preghiera. Il Signore ci è vicino!” (13 marzo 2011).

Radio Vaticana

E' morto il card. Giovanni Saldarini. Il cordoglio di Benedetto XVI: profonda partecipazione, ha servito generosamente il Vangelo e la Chiesa

Un presule “sollecito e amabile”: Benedetto XVI definisce così il cardinale arcivescovo emerito di Torino Giovanni Saldarini (foto), nel telegramma di cordoglio per la morte del porporato, spentosi ieri pomeriggio in una clinica di Milano all’età di 87 anni. Nel telegramma, il Papa mette in evidenza come la “lunga infermità” che ha afflitto il card. Saldarini sia stata da lui vissuta “con fiducioso abbandono al Signore”. Il Pontefice esprime la sua “profonda partecipazione” al dolore dell’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, della comunità diocesana e dei familiari del porporato. Ricordandone il servizio generoso al Vangelo e alla Chiesa, Benedetto XVI ne mette in risalto con gratitudine “l’intensa opera pastorale profusa dapprima quale zelante presbitero e vescovo ausiliare di Milano poi come sollecito e amabile” arcivescovo di Torino. Nato a Cantù (Como) nel 1924, divenne prete nel 1947 e fu docente al seminario di Venegono (diocesi di Milano), quindi parroco, vescovo ausiliare e pro-vicario generale del card. Martini. Nel 1989, Giovanni Paolo II lo scelse come arcivescovo di Torino, e rimase alla guida della diocesi piemontese fino al 1999 quando si ritirò per raggiunti limiti di età.

Radio Vaticana, SIR

TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA SCOMPARSA DEL CARD. GIOVANNI SALDARINI

VI anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Etchegaray: un pastore che guida il gregge soprattutto nelle tempeste. Da Papa è diventato parroco

Il tavolo di lavoro è ingombro come non mai: buon segno di attività in corso. Il telefono squilla, ma bisogna prima indovinare la direzione del suono e scavare tra le carte – libri, giornali, posta, ritagli – per trovare l’apparecchio e poi la penna per prendere nota del prossimo appuntamento in questa casa che, più che a una dimora, lascia pensare a una galleria di ricordi dei tanti viaggi per il mondo. La valigia, ora, è in un angolo, ma a 88 anni il cardinale delle"missioni impossibili", il francese basco Roger Etchegaray, non la perde d’occhio. Chissà... Anche i cardinali hanno i sogni nel cassetto; e quello di Etchegaray si chiama Cina. Guardare avanti è un dono che non invecchia, tanto più se a scandire il tempo è il calendario sempre aggiornato sulla vita della Chiesa: mai tanto intenso come in quest’inizio di Settimana Santa che segna anche la ricorrenza dei sei anni di pontificato di Benedetto XVI, successore di Giovanni Paolo II, che il 1° maggio sarà proclamato Beato. "Ecco: bisogna partire da questo provvidenziale intreccio per inquadrare al meglio anche questi primi sei anni di pontificato. Perché il primo a essere beato di questa Beatificazione sarà proprio Papa Benedetto, il suo immediato successore sulla Cattedra di Pietro e, da cardinale, uno dei più stretti e immediati collaboratori del Papa 'venuto da lontano'". Quando parla del Papa, Etchegaray non sembra più un cardinale di lungo (e onoratissimo) corso che ha girato il mondo in lungo e in largo sulle rotte di tutte le crisi. Quello che mostra è un candore che non solo sorprende ma disarma, dal momento che, per risalire al tempo del primo incontro con Joseph Ratzinger, occorre mettere in campo il Concilio, dove si trovarono di fronte due giovani consultori con un futuro davanti. Vennero poi i tempi dell’Europa, Etchegaray primo presidente dei vescovi continentali e l’allora arcivescovo di Monaco tra i primissimi interlocutori sui grandi temi del vecchio continente. Eppure, il lungo tratto del cammino comune è diventato, da sei anni a questa parte, solo un privilegio in più; e più degli altri da tenere al riparo, come avvolto in una forma di delicatissima discrezione. È stato Papa Benedetto, appena eletto, a ricordargli che un suo amico, Georg Thurmayer, era rimasto ospite per molto tempo, durante l’occupazione nazista a Espelette, nella stanza in cui Etchegaray è nato. E quando Benedetto XVI è andato a trovarlo al "Gemelli", dopo la caduta della Notte di Natale a San Pietro, il cardinale ha fatto dono a un ristrettissimo gruppo di amici delle foto con il Papa: quel gesto gli è rimasto nel cuore. "Di Papa Benedetto si ha talvolta la sensazione di conoscere tutto, a partire della sua enorme e densa produzione teologica. Ma a dire il vero si comincia appena a scoprirlo, o piuttosto a scoprire cos’è un Papa nell’esercizio della sua funzione pastorale, nel senso che è un pastore che guida il suo gregge soprattutto nelle tempeste. Eletto Papa, Benedetto è diventato parroco; la Chiesa ha scoperto un pastore e non solo un teologo, e il mondo un suo irrinunciabile punto di riferimento". Parroco? "Sì, proprio così. Non ha forse esordito definendosi un 'operaio nella vigna del Signore'? La sua omelia nella Domenica delle Palme è stata, in questo senso, esemplare: ha parlato dell’umiltà di Dio, che ha scelto la via della Croce per manifestare in forma estrema il suo amore. Il Pontificato di Papa Benedetto va per queste strade. Del resto, ciò che si era già profilato nella prima Enciclica, 'Deus Caritas est', ora a distanza di sei anni ha preso consistenza e si è fatto ossatura; ha come chiarito e svelato la forza d’animo del Papa. Benedetto XVI, in sostanza, ha posto serenamente ma fermamente le distanze tra la Chiesa e le sovrastrutture delle ideologie e di una visione semplicemente geopolitica. Ha puntato all’essenziale e ha portato tutta la Chiesa a riflettere, nel solco della strada maestra di Cristo, sulle grandi questioni che scuotono il mondo: l’integrazione di tutti, e in particolare di giovani in una società sempre più segnata dal multiculturalismo; la difesa dell’istituto coniugale e familiare, anche di fronte ai valori della bioetica; la crescente responsabilità dei paesi ricchi verso i paesi poveri". Anche Etchegaray, dopo una vita che lo ha portato in capo al mondo, si ritrova oggi a centrare il tiro su quelli che possono essere definiti i suoi tre grandi interessi: la Cina, l’Ortodossia (soprattutto russa) e l’Ebraismo. Sono i temi che ancora oggi riescono ad allungare il suo sguardo in avanti. Ma l’orizzonte prossimo, i sei anni di Pontificato di Papa Benedetto e la Beatificazione di Giovanni Paolo II, lo chiama in causa da molti fronti: "Qualcuno insiste ancora a fare un raffronto tra i due Papi; un’operazione del tutto fuori luogo. Ciascuno ha la sua personalità e la sua particolare cultura, ma entrambi portano la stessa tradizione e la stessa continuità ecclesiale, valori che vanno ben oltre l’essere concreto di ciascuno. Nella conversazione con Peter Seewald, c’è un passaggio fondamentale: 'Il Papa vuole oggi che la sua Chiesa si sottometta ad una purificazione fondamentale…Si tratta di far vedere Dio agli uomini, di dire loro la verità. La verità sui misteri della Creazione. La verità sull’esistenza umana. E la verità sulla nostra speranza, al di là della sola nostra vita terrena'". "Tutto – prosegue Etchegaray – potrebbe sintetizzarsi in questo pensiero: 'Il cristianesimo è in perenne stato di nuovo inizio'. È questa stessa audacia della fede che noi raccoglieremo il primo maggio dalla vita del suo predecessore Giovanni Paolo II. E dallo stesso Papa Benedetto che, nel sesto anniversario del pontificato, continuerà, a suo modo, il dialogo con Papa Wojtyla: un dialogo sulla trama della santità".

Angelo Scelzo, Avvenire