lunedì 16 marzo 2009

Giovanni Maria Vian: Benedetto XVI rappresentato con stereotipi abusati e falsi. In Camerun e Angola lo accompagnano le preghiere di tanti fedeli

Il Papa e la Curia romana sono stati rappresentanti "in questi ultimi tempi" secondo "stereotipi tanto polemici quanto abusati, o addirittura attraverso immagini del tutto false, e dunque fuorvianti". Lo scrive in un editoriale de L'Osservatore Romano il direttore Giovanni Maria Vian. "Il viaggio africano di Benedetto XVI, l'introduzione del cinese nel sito già plurilingue della Santa Sede e l'annuncio di un prossimo anno sacerdotale - si legge nel foglio vaticano - confermano la caratteristica più evidente della Chiesa di Roma, e cioè il suo sguardo cattolico, che significa universale. Mostrando ancora una volta - e secondo modalità inattese - una fisionomia del cattolicesimo chiara e storicamente fondata, ma non per questo sempre riconosciuta. Come è successo anche in questi ultimi tempi, con la volontà di rappresentare invece la Chiesa, il Papa e la Curia romana secondo stereotipi tanto polemici quanto abusati, o addirittura attraverso immagini del tutto false, e dunque fuorvianti". "La realtà è ben diversa - afferma Vian -. Lo sanno bene non solo moltissimi cattolici, ma anche quanti - e sono altrettanti - alla Chiesa di Cristo guardano con rispetto e fiducia, nonostante le debolezze, le inadeguatezze e le mancanze di tanti suoi membri". Parlando del viaggio che il Papa inizierà domani in Africa, il quotidiano d'Oltretevere osserva: "Anche in questo viaggio Benedetto XVI non è solo. Lo accompagnano le preghiere di tantissimi fedeli che, soprattutto in queste ultime settimane, gli sono stati e gli sono vicini".

'L'Osservatore Romano': il Papa è un vero riformista e per cogliere ciò servono pensieri nuovi superando la contrapposizione conservatori-progressisti

''Benedetto XVI è un vero riformista e per cogliere questa sua dimensione costitutiva servono pensieri nuovi, sgomberando il campo dai detriti tipici di una comunicazione fondata sul logorato clichè di conservatori e progressisti contrapposti''. Lo scrive oggi L'Osservatore Romano in un editoriale del vicedirettore Carlo Di Cicco, che analizza la lettera scritta da Papa Benedetto XVI ai vescovi per spiegare la decisione di revocare la scomunica ai quattro vescovi lefebvriani. ''Ratzinger - si legge nell'editoriale - si muove dall'ottica della missione con la quale legge i fatti del mondo. Ne ha dato prova nelle sue encicliche, scrivendo alla Chiesa cattolica nella Cina, nei messaggi sulla pace e la comunicazione, nei viaggi e, da ultimo, alla vigilia della sua visita in Africa''. ''La Chiesa - argomenta il quotidiano della Santa Sede - non va avanti e cessa di essere segno del Vangelo se ciascuno vede il suo particolare e lotta per affermarlo. Benedetto XVI va ripetendo all'infinito che l'iniziativa parte da Dio. E' un'ottica diversa rispetto alle dinamiche attuali della comunicazione che punta a esaltare il divo, il leader risolutore, il marchio di fabbrica, il vincente''. L'articolo osserva anche che ''nella lettera del Papa ai vescovi non c'è scritto, ma la sua lettura coscienziosa chiede a quanti nella Chiesa abbiano qualche responsabilità di fare un passo indietro. Non per fermarsi nell'immobilismo, ma per ripartire con il piede giusto prima che i guasti siano irreparabili''. Per il quotidiano della Santa Sede, ''stare nella Chiesa non è una gara secondo le categorie mondane e politiche. In una parola Papa Ratzinger chiede di rovesciare il criterio dell'apparenza per divenire quello che ogni credente è chiamato a essere: un discepolo di Gesù''. "Anche l'ipocrisia è dannosa nella Chiesa. Dipingere un Papa Benedetto perduto dietro le note di Mozart, arroccato nelle sue stanze, isolato dal mondo rasenta il comico. Nello stesso momento in cui gli si alzano intorno tali cortine fumose, gli si riconosce una statura intellettuale. Ma un vero intellettuale non sta fuori dal mondo; pensa e propone un mondo migliore del presente. E il Papa finora l'ha fatto magistralmente". "C'è stato un periodo - sottolinea il quotidiano vaticano - in cui si è parlato liberamente di vera e falsa riforma della Chiesa. Papa Benedetto è un vero riformatore ed è stato uno di coloro che hanno sempre desiderato e richiesto una Curia romana adeguata alla riforma del concilio. Ora chiede una cosa semplice e difficile: tutti, conservatori e progressisti, centristi ed estremisti dentro la Chiesa cattolica, cristiani di altre Chiese e confessioni - prosegue il giornale della Santa Sede - sono chiamati a trovare punti di convergenza anziché di rottura, perché la missione di annunciare credibilmente il Vangelo è più urgente di ogni altra questione. Il Papa ha avviato una nuova partenza per la Chiesa del concilio, ma sa che il 'balzo in avanti' - come talvolta ha definito il concilio - potrebbe arenarsi. Perciò scrivendo la lettera ai suoi fratelli vescovi si è esposto ancora una volta, noncurante di ogni altra umana considerazione". La lettera del Papa ai vescovi "propone una lettura molto realista del dibattito nella Chiesa. Essa - afferma il giornale della Santa Sede - è anzitutto una presa di responsabilità di Benedetto XVI come successore di Pietro. Un compito che egli non vive in solitudine perché conosce la Chiesa e sente vivo il carattere collegiale della successione apostolica. E credere alla collegialità significa anche ricorrere a un governo nel quale le persone e il consenso motivato vengono al primo posto. Auspicare una Chiesa più fraterna e poi attendersi risultati quasi esclusivamente in termini di efficienza formale, è una contraddizione. La capacità di rimboccarsi le maniche nella Chiesa è più moderna e aperta della semplice abitudine a criticare comunque. Allo stesso modo - conclude - non si è più fedeli al Vangelo solo perché ci si attesta con caparbietà su forme rituali o espressive del passato. La lettera del Papa dà un segnale. Ci sono segni più eloquenti delle parole e già più volte egli ha lasciato capire di volere persone leali e responsabili. Ciò significa competenza e abitudine a parlare con franchezza e carità. Anche l'ipocrisia è dannosa nella Chiesa. La proposta di un anno per il rinnovamento della vita sacerdotale porta alla radice della crisi vocazionale e affronta la santità quale origine della fiducia accordata ai preti".

Pasqua 2009. Benedetto XVI sceglie un vescovo indiano per le meditazioni della Via Crucis al Colosseo

Sarà un vescovo indiano a redigere le meditazioni della Via Crucis del Venerdì Santo, al Colosseo. Il dramma dei cristiani perseguitati in India, infatti, sarà al centro del testo, secondo quanto riferisce la rivista Mondo e Missione. La scelta del Papa è caduta su mons. Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati, nello Stato dell'Assam. A lanciare la notizia è stata l'agenzia SarNews - l'agenzia della stampa cattolica indiana - ed è stata rilanciata oggi con grande evidenza anche dal sito internet della Conferenza Episcopale indiana. La scelta di Menamparampil rappresenta un segno concreto della vicinanza e della solidarietà del Pontefice ai cristiani perseguitati in India. Gli episodi più gravi si sono verificati a partire dall'agosto scorso nello Stato dell'Orissa: 50mila i cristiani sfollati, 130 le vittime accertate, ancora oggi 3 mila cristiani risiedono in campi profughi. Lo scorso anno era stata la volta di un cinese, il cardinale Joseph Zen Ze-kiun. Un gesto concreto dell'attenzione di Benedetto XVI alla Cina. L'arcivescovo Menamparampil è una delle figure di spicco oggi della Chiesa asiatica. Non a caso - durante l'ultimo Sinodo dei vescovi tenutosi in ottobre in Vaticano - a lui era stata affidata una delle cinque relazioni introduttive sulla Parola di Dio nella vita della Chiesa in ciascuno dei cinque continenti. L'arcivescovo di Guwahati è anche una figura di riconciliazione. Lo Stato indiano dell'Assam è infatti da tempo teatro di scontri tra le popolazioni tribali Bodo e i musulmani locali. All'inizio di febbraio mons. Menamparampil si è fatto promotore di un incontro tra i leader delle diverse etnie. Da questo incontro è nato un tavolo comune che si propone di aiutare a superare le tensioni etniche.

Il Papa in Camerun e Angola. Mons. Vieira Dias: incoraggerà, conforterà e stimolerà gli angolani. Tomás Ana: accoglierlo a braccia aperte

Per mons. Filomeno Vieira Dias, coordinatore della Commissione delle attività per il viaggio di Benedetto XVI in Angola, il viaggio del Pontefice offrirà agli angolani l'opportunità di rafforzare la propria immagine di popolo unito e speciale. L'Angola infatti è uscita solo nel 2002 da 27 anni di guerra. "La visita di Papa Benedetto XVI è per la Chiesa Cattolica il segnale che l'Angola è nelle condizioni di ricevere grandi progetti sociali e che si sta sviluppando a un ritmo soddisfacente per il suo popolo", ha aggiunto il vescovo. “Questa visita – ha detto – animerà i fedeli ed aiuterà la Chiesa Cattolica ad unire e sviluppare la sua missione di evangelizzazione in Angola. Incoraggerà, conforterà e stimolerà gli angolani sulla necessità di integrare gli sforzi per la ricostruzione nazionale, la riconciliazione e la pacificazione”. Mons. Vieira Dias ha aggiunto che l’arrivo del Papa darà vita a momenti di riflessione collettiva su diverse questioni, specialmente sulle questioni sociali. “Il nostro Paese si dibatte ancora per il radicamento della fame e talvolta questo problema è provocato dalla mancanza di coscienza di alcune persone che non vogliono fare nulla pur avendo le forze e i mezzi. Spero che le sagge parole del Pontefice aiutino le persone a rimboccarsi le maniche e a lavorare” ha detto l’artista angolano Tomás Ana che nel viaggio del Papa vede un momento importante per il Paese. Per Ana Benedetto XVI darà un messaggio di pace e di gioia e bisognerà accoglierlo a braccia aperte.

Il Papa in Camerun e Angola. Mezzo milione di fedeli alla Messa a Cimangola. Dalle Carmelitane di Yaoundé 50 mila ostie per la Messa di giovedì

Sono attese circa 500.000 persone alla Santa Messa che il Papa celebrerà domenica 22 marzo nella Spianata di Cimangola, a Luanda. Lo ha reso noto il coordinatore della commissione incaricata di organizzare il viaggio del Pontefice in Angola, mons. Filomeno Vieira Dias, citato oggi dall'agenzia di stampa nazionale Angop. Secondo il vescovo, saranno molti i fedeli che arriveranno individualmente da tutte le province del Paese, a parte le delegazioni ufficiali già annunciate. Sono le monache carmelitane del monastero che si trova nel quartiere Etoudi di Yaoundé ad aver preparato le 50 mila ostie che saranno distribuite ai fedeli durante la Santa Messa di Benedetto XVI allo stadio Ahmadou Ahidjio, dove il Papa consegnerà ai vescovi dell’Africa l’"Instrumentum Laboris" della II Assemblea Speciale per l’Africa, il 19 marzo. Per i sacerdoti sono pronte invece 1.800 particole. Le religiose sono state incaricate anche dei paramenti sacri. Intanto nelle diverse diocesi del Camerun proseguono momenti di preghiera e celebrazioni per il buon esito del viaggio apostolico del Pontefice, mentre gruppi di sacerdoti, religiosi e laici si preparano a raggiungere la capitale il 16 marzo. A Douala, invece, i fedeli seguiranno le tappe del Papa attraverso Radio Veritas. “Il Camerun è l’Africa in miniatura – ha dichiarato qualche giorno fa il nunzio apostolico mons. Eliseo Antonio Ariotti – è un Paese bilingue che presenta una grande diversità culturale e religiosa. Un Paese ideale per il Pontefice per rivolgersi all’Africa”. E in questi giorni sono sempre più numerosi i fedeli che a Yaoundé stanno acquistando le stoffe realizzate appositamente per il viaggio di Benedetto XVI commissionate dall’arcidiocesi e t-shirt con l’effige del Papa.

Il Papa indice l'Anno Sacerdotale nel 150° della morte di San Giovanni Maria Vianney: il sacerdote sia un testimone riconoscibile di Cristo

''Per favorire questa tensione dei sacerdoti verso la perfezione spirituale dalla quale soprattutto dipende l'efficacia del loro ministero, ho deciso di indire uno speciale Anno Sacerdotale, che andrà dal 19 giugno prossimo fino al 19 giugno 2010''. Lo ha annunciato questa mattina Papa Benedetto XVI, ricevendo in udienza i partecipanti alla Assemblea Plenaria della Congregazione per il Clero. ''Ricorre infatti - ha spiegato il Pontefice - il 150° anniversario della morte del Santo Curato d'Ars, Giovanni Maria Vianney, vero esempio di Pastore a servizio del gregge di Cristo''. Durante l'anno del sacerdote, verrano promosse ''varie iniziative spirituali e pastorali che appariranno utili a far percepire sempre più l'importanza del ruolo e della missione del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea''. Tema dell'anno sarà ''Fedeltà di Cristo, fedelta' del sacerdote'' e sarà il Papa stesso ad aprirlo, presiedendo la celebrazione dei Vespri il prossimo 19 giugno, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e Giornata di santificazione sacerdotale, alla presenza della reliquia del Curato d'Ars portata dal Vescovo di Belley-Ars. Sempre il Pontefice lo chiuderà, il 19 giugno del 2010, prendendo parte a un ''Incontro Mondiale Sacerdotale'' in Piazza San Pietro. Durante questo Anno, Benedetto XVI proclamerà San Giovanni M. Vianney ''Patrono di tutti i sacerdoti del mondo'' e sarà pubblicato un ''Direttorio per i Confessori e Direttori Spirituali''.
Nel discorso, il Papa ha sottolineato che i sacerdoti devono ''essere identificabili e riconoscibili'' non solo per il ''giudizio di fede'' e per le ''virtù personali'' ma anche ''per l'abito''. Per il Pontefice, appare ''urgente il recupero di quella consapevolezza che spinge i sacerdoti ad essere presenti, identificabili e riconoscibili sia per il giudizio di fede, sia per le virtù personali sia anche per l'abito, negli ambiti della cultura e della carità, da sempre al cuore della missione della Chiesa''. Papa Ratzinger ha inoltre ricordato che i preti devono seguire una ''formazione permanente'', soprattutto per quello che riguarda ''il profilo dottrinale'', ribadendo la ''ininterrotta Tradizione ecclesiale, senza cesure nè tentazioni di discontinuità''.''E' importante - ha detto - favorire nei sacerdoti, soprattutto nelle giovani generazioni, una corretta ricezione dei testi del Concilio Ecumenico Vaticano II, interpretati alla luce di tutto il bagaglio dottrinale della Chiesa''. La promozione del ruolo dei laici nella Chiesa non deve essere ''erronea'' e non deve pensare di poter ''fare a meno'' dei preti; anzi, di fronte a queste deviazioni è necessario ''vigilare''. ''La centralità di Cristo - ha detto il Pontefice - porta con sè la giusta valorizzazione del sacerdozio ministeriale, senza il quale non ci sarebbe nè l'Eucaristia, nè, tanto meno, la missione e la stessa Chiesa''. Per Papa Ratzinger bisogna quindi ''vigilare'' perchè le ''nuove strutture od organizzazioni pastorali non siano pensate per un tempo nel quale si dovrebbe 'fare a meno' del ministero ordinato, partendo da un'erronea interpretazione della giusta promozione dei laici''. ''In tal caso - è infatti l'avvertimento lanciato dal Pontefice - si porrebbero i presupposti per l'ulteriore diluizione del sacerdozio ministeriale e le eventuali presunte 'soluzioni' verrebbero drammaticamente a coincidere con le reali cause delle problematiche contemporanee legate al ministero''. Il sacerdote, che ha ricevuto dalla Chiesa l'ordinazione al suo ministero ''si distingue ontologicamente, e non solo per grado'', dal semplice fedele battezzato. Il Pontefice ha affermato questa distinzione ''ontologica'' parlando della vocazione ''missionaria'' dell'intera Chiesa, ovvero di tutti i cristiani. ''Se l'intera Chiesa è missionaria e se ogni cristiano, in forza del Battesimo e della Confermazione, quasi 'ex officio' riceve il mandato di professare pubblicamente la fede, il sacerdozio ministeriale, anche da questo punto di vista, si distingue ontologicamente, e non solo per grado, dal sacerdozio battesimale, detto anche sacerdozio comune''. Come noto, il Concilio Vaticano II aveva affermato il sacerdozio universale di tutti i battezzati, spiegando che ''il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro, poichè l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell'unico sacerdozio di Cristo''.



Il Papa in Camerun e Angola. Il vescovo di Cabinda: abbiamo bisogno del suo conforto spirituale, delle sue indicazioni morali su giustizia e pace

"Aspettiamo con trepidazione le parole di pace e di riconciliazione del Papa". Lo ha detto a Fides il vescovo di Cabinda, mons. Filomeno do Nascimento Vieira Dias, presidente del Comitato per il viaggio apostolico di Benedetto XVI in Camerun e Angola che inizierà domani. "Tutta l'Angola attende con gioia la visita del Santo Padre - ha sottolineato - in particolare si avverte il fervore con il quale la Chiesa, nelle sue molteplici espressioni, si sta preparando all'arrivo di Benedetto XVI. Tutti, dai vescovi al singolo sacerdote, dai religiosi e dalle religiose ai missionari, ai catechisti, ai giovani, veramente tutti si stanno impegnando per la buona riuscita di questa visita, in un clima di gioia condivisa". Quali le aspettative dell'Angola per il viaggiodi Papa Benedetto XVI? "In primo luogo - risponde mons. do Nascimento Vieira Dias - la visita di Benedetto XVI deve essere una festa per tutti. Vogliamo accogliere il Santo Padre facendogli sentire il calore della popolazione angolana, desideriamo accogliere Benedetto XVI nella tradizione della festa angolana. Accanto a questo, aspettiamo con trepidazione le parole di pace e di riconciliazione del Santo Padre, in un Paese ancora sofferente per le ferite della guerra civile. Abbiamo bisogno del suo conforto spirituale, delle sue indicazioni morali sulla giustizia, sulla pace, sulla ricerca del bene comune, sul progresso civile e spirituale". "Anche se la visita è concentrata solo nella capitale Luanda - ha aggiunto il vescovo - tutte le diocesi angolane sono coinvolte. Sono attesi almeno 4mila delegati da tutte le diocesi del Paese, più numerosi fedeli da tutta l'Angola. Per accogliere queste persone la Chiesa sta facendo uno sforzo notevole. Sono state mobilitate le scuole cattoliche di Luanda, dove verranno alloggiati i pellegrini chenon risiedono nella capitale, è stata organizzata una raccolta di viveri per assicurare loro i pasti, stiamo predisponendo i servizi igienici e un servizio sanitario e di pronto soccorso. La sera dell'arrivo del Santo Padre in Angola, per le strade di Luanda si svolgerà una processione di quattro chilometri che si concluderà con una Veglia di preghiera. Per preparare tutto questo occorre tanto lavoro - ha concluso - ma lo stiamo facendo con grande gioia e in spirito di fraternità".

Dal 19 marzo il sito internet della Santa Sede avrà una sezione in cinese

Dal 19 marzo, festa di San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale, il sito web del Vaticano, http://www.vatican.va/, avrà anche una sezione in cinese. Ne dà notizia oggi la Sala Stampa della Santa Sede, con un comunicato. Il cinese, si legge nel testo, sara' la ''ottava lingua - dopo l'italiano, l'inglese, il francese, lo spagnolo, il tedesco, il portoghese e il latino'' in cui sarà disponibile il sito. ''Grazie al nuovo servizio, gli internauti di tutto il mondo potranno navigare in cinese per accedere ai testi di Sua Santità Benedetto XVI presentati nei caratteri cinesi sia tradizionali sia semplificati''.

Il Papa in Camerun e Angola. Padre Ianeselli, missionario a Yaoundè: ci aspettiamo parole di pace e riconciliazione per tutta l'Africa

“Per i camerunesi è un onore accogliere il Papa per la terza volta. Ci aspettiamo parole di riconciliazione e di pace per il Camerun e per tutta l’Africa”. A parlare, alla vigilia del viaggio del Papa in Camerun ed Angola è padre Sergio Ianeselli, missionario della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione (Idi), che vive da 36 anni nella capitale Yaoundè (foto), dove dirige l’associazione "Promhandicap". E’ la terza volta che un Papa si reca in Camerun e sarà il primo viaggio di Benedetto XVI nel continente africano. “Lo aspettiamo tutti con gioia – dice il missionario in una intervista all'agenzia SIR -. Nel ’95 a Yaoundè Giovanni Paolo II ha emanato il documento “Ecclesia in Africa”. Perciò la preparazione del prossimo Sinodo per l’Africa partirà di nuovo da qui. Ci aspettiamo dal Papa parole di riconciliazione per il Camerun e per tutta l’Africa. Riconciliazione tra i cattolici all’interno del Paese, perché c’è qualche diocesi che ha problemi finanziari, come quella di Yaounde. Poi è necessaria la riconciliazione con i musulmani, perché dopo l’11 settembre la situazione di pace e convivenza pacifica è cambiata. Ora c’è più paura, ci sono problemi di confini, di matrimoni misti. Temiamo che succeda come in Nigeria, dove ci sono conflitti tra cristiani e musulmani”. Per padre Ianeselli è anche necessaria una “riconciliazione con la politica” visto che in Camerun “c’è un presidente al potere da 26 anni e non accenna a andarsene. La Chiesa, tramite la voce del card. Christian Tumi, arcivescovo di Douala, non perde occasione di dire che è ora di cambiare”. Altra situazione delicata – aggiunge – “è il concordato tra Stato e Chiesa: ci sono congregazioni recenti e università cattoliche che non sono state ancora riconosciute dal governo”. Padre Ianeselli ricorda che in Camerun la situazione sociale “negli anni è peggiorata”: “C’è tantissima povertà, tanta gente senza casa, che vive di espedienti. Ci sono enormi disuguaglianze sociali: ville bellissime e accanto tanta miseria. La classe media è stata distrutta. Abbiamo tante bidonville senza servizi igienici, senza scuole. I bambini sono abbandonati a se stessi. A Yaoundeè, su 2 milioni di abitanti la metà vive sicuramente sotto la soglia della povertà”. Il Papa incontrerà anche le persone disabili nel centro costruito dal card. Paul Emile Léger, poi ceduto allo Stato. Per l’occasione il missionario chiede al governo che “si interessi veramente ai problemi del mondo della disabilità”. “Il 10% della popolazione è disabile, a causa della povertà, della mancanza dei servizi – precisa -. Abbiamo tanti sordomuti, ciechi, tanti cerebrolesi. Allora è compito dello Stato costruire i foyer, le scuole”.

Tre giorni di visita in Vaticano per mons. Zollitsch: con la Santa Sede non ci sono punti che ci dividono

Bilancio positivo per una visita di tre giorni in Vaticano e a Roma di mons. Zollitsch, presidente della Conferenza Episcopale tedesca. Lo riferisce oggi l'agenzia di stampa cattolica tedesca Kna, riportando le dichiarazioni rilasciate da Zollitsch al termine di colloqui con il Papa, con il segretario di Stato Tarcisio Bertone e con i vertici della Curia vaticana. "Non ci sono punti che ci dividono", ha affermato il vescovo, puntualizzando di non essere "stato accolto con alcun rimprovero". Il presidente dei vescovi tedeschi ha raccontato di aver presentato al Papa i timori di "molti buoni cattolici" che, sulle vicende legate ai lefebvriani, temevano "il pericolo di una relativizzazione del Concilio" Vaticano II. Il vescovo ha valutato positivamente la decisione di Benedetto XVI di incaricare la Congregazione per la Dottrina della Fede di condurre le trattative con i lefebvriani. "In questo modo - ha commentato Zollitsch - si vedrà chi della Fraternità San Pio X è disponibile a proseguire il cammino con la Chiesa cattolica e il Papa, o chi si separerà definitivamente da noi". Ma oltre ai lefebvriani, anche altri temi sono stati discussi in Vaticano con Zollitsch: tra questi, le questioni di politica dell'istruzione, la situazione sociale in Germania e il futuro dell'Università cattolica di Eichstatt.