sabato 14 febbraio 2009

Il Papa in Terra Santa. Padre Lombardi: una decisione coraggiosa

"Il Papa ha annunciato personalmente che si sta preparando per andare nella Terra Santa", e "la sua è una decisione coraggiosa". Lo afferma in un editoriale pubblicato dalla Radio Vaticana padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede. "Vi sono le incertezze della situazione politica, le numerose divisioni interne ai vari campi - sottolinea - vi sono le tensioni continue di una regione percorsa da conflitti e recentissimamente segnata da una guerra che ha devastato la striscia di Gaza e ferito profondamente il suo popolo. Il processo di pace stenta a fare passi risolutivi. Ombre o diffidenze tornano in modo ricorrente ad oscurare il dialogo ben avviato fra il mondo ebraico e la Chiesa cattolica. Ma bisogna andare lo stesso. Anzi - osserva il portavoce vaticano - forse proprio per tutti questi motivi è urgente andarvi. Per pregare nei punti più cruciali del confronto fra l'odio e l'amore: là dove la riconciliazione sembra umanamente impossibile. Per ricordare che il nome e la vocazione di Gerusalemme è di essere 'città della pace', di incontro dei popoli nel nome di un Dio di salvezza, di pace e di amore per tutti". Benedetto XVI "porta in sé il desiderio di recarsi a Gerusalemme". "Benché in precedenza vi sia già stato - conclude padre Lombardi - sente l'importanza di recarvisi di nuovo come capo di una comunità di credenti, che possano pellegrinare in unione spirituale con lui e per mezzo di lui ai luoghi delle radici della loro fede. Non a caso Paolo VI iniziò proprio dalla Terra Santa la serie dei viaggi internazionali dei Papi e Giovanni Paolo II ne seguì i passi ponendo segni indimenticabili di riconciliazione e di speranza di pace".

Il Papa ai vescovi nigeriani: l'annuncio del Vangelo non segue distinzioni etniche. Difendete la famiglia e la correttezza liturgica

"Forti rapporti di rispetto, amicizia e cooperazione pratica" si "stanno forgiando con l'Islam, con pazienza e perseveranza": lo ha assicurato questa mattina Benedetto XVI, ricevendo in udienza i vescovi della Nigeria, paese diviso a metà tra cristiani e musulmani. Il Papa ha ringraziato i vescovi per l'"impegno per il dialogo interreligioso, specialmente con l'islam", che è un "importante servizio alla nazione". "Grazie ai vostri sforzi di diligenti e instancabili promotori del bene - ha aggiunto il Pontefice - la Chiesa diventerà un segno sempre più chiaro e uno strumento della comunione di Dio e dell'unità dell'intera razza umana". Papa Ratzinger ha anche accennato alle tensioni etniche che attraverso la Nigeria, spesso sovrapponendosi e intrecciandosi a quelle interreligiose. Gesù va preso come esempio per "affrontare la sfida del conflitto etnico dovunque esso sia presente, anche nella Chiesa. Esprimo il mio apprezzamento - ha concluso - per coloro che hanno accettato una missione al di fuori dei limiti del proprio gruppo regionale e linguistico e ringrazio i preti e il popolo che vi hanno accolto e sostenuto". Il Papa ha chiesto oculatezza nella pianificazione pastorale e nella formazione. “Insegnate l'arte della preghiera, incoraggiando la partecipazione alla liturgia e ai sacramenti”, sono state le parole del Pontefice, che si è poi soffermato sulla cura della liturgia: “Mi raccomando ai vostri sforzi per mantenere il corretto equilibrio tra i momenti di contemplazione e i gesti esterni di partecipazione e di gioia nel Signore. A tal fine occorre prestare attenzione alla formazione liturgica dei sacerdoti ed evitare eccessi che ne sono estranei”. Altra priorità formativa indicata ai vescovi nigeriani è stata quella della famiglia. Benedetto XVI ha chiesto rinnovata “sollecitudine” attraverso corsi per fidanzati e catechesi specifiche e generali sul valore della vita umana e il matrimonio. Quindi, ha ringraziato la Chiesa nigeriana per aver reso un “importante servizio alla nazione” costruendo, “con pazienza e perseveranza”, “forti relazioni di rispetto, amicizia e cooperazione concreta con altre persone di altre fedi”, specie con i musulmani.Infine, con uno sguardo generale al momento contingente del Paese africano, il Papa ha insistito affinché i principi del Vangelo, “correttamente intesi e applicati alla realtà civile e politica”, si traducano - ha chiesto - in una “garanzia” per tutti i cittadini “di una vita di libertà, nel rispetto della loro dignità come persone”, ma anche in una “protezione da abusi e manipolazioni ideologiche basate sulla legge del più forte”. “Con la fiducia nel Signore, continuate ad esercitare la vostra autorità episcopale nella lotta contro la corruzione e le pratiche ingiuste e contro tutte le cause e le forme di discriminazione e di criminalità, in particolare contro i trattamenti degradanti delle donne e la deplorevole pratica del rapimento. Promuovendo la dottrina sociale cattolica, offrite il vostro leale contributo per il vostro Paese e contribuite al consolidamento di un ordine nazionale basato sulla solidarietà e sulla cultura dei diritti umani”.

Gli 80 anni dello Stato di Città del Vaticano. Il Papa: una realtà pacifica ma non sempre non sempre se ne comprendono i compiti e le ragioni

Lo Stato della Città del Vaticano, a 80 anni dalla sua fondazione "costituisce una realtà pacificamente acquisita, anche se non sempre ben compresa nelle sue ragioni d'essere e nei molteplici compiti che è chiamata a svolgere". Lo ha sottolineato il Papa, ricevendo questa mattina in udienza i partecipanti al Convegno di Studi promosso in Vaticano in occasione degli 80 anni dalla fondazione dello Stato vaticano e dalla firma dei Patti Lateranensi. Tra i presenti anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, l'ex Presidente del Senato Marcello Pera, il Presidente della Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi. "Per chi opera quotidianamente a sevizio della Santa Sede o per chi vive nell'Urbe - ha aggiunto Benedetto XVI - è un dato di fatto scontato che esista nel cuore di Roma un piccolo Stato sovrano, ma non a tutti è noto che esso è frutto di un processo storico alquanto tormentato". Il Vaticano "è in verità un punto quasi invisibile sui mappamondi della geografia mondiale, uno Stato minuto ed inerme privo di eserciti temibili, apparentemente irrilevante nelle grandi strategie geopolitiche internazionali. Eppure - ha proseguito il Pontefice tedesco - questo presidio visibile dell'assoluta indipendenza della Santa Sede, è stato ed è centro di irradiazione di una costante azione a favore della solidarietà e del bene comune. E non è forse vero che proprio per questo da ogni parte si guarda a questo piccolo lembo di terra con grande attenzione? Lo Stato Vaticano, che racchiude in sé tesori di fede, di storia, di arte, custodisce un patrimonio prezioso per l'umanità intera. Dal suo cuore, dove presso la tomba di san Pietro abita il Papa, si leva un incessante messaggio di vero progresso sociale, di speranza, di riconciliazione e di pace". Il Papa ha inoltre ricordato Pio XI, che fu "con lucida lungimiranzae indomita volontà il vero fondatore e il primo costruttore dello Stato della Città del Vaticano" e "guidò la Chiesa nei difficili anni fra le due guerre mondiali". "Con mano ferma - ha detto - egli diede forte impulso all'azione ecclesiale nelle sue molteplici dimensioni: pensiamo all'espansione missionaria, alla cura per la formazione dei ministri di Dio, alla promozione dell'attività dei fedeli laici nella Chiesa e nella società, all'intenso rapporto con la comunità civile". Egli "dovette misurarsi con le difficoltà e le persecuzioni che la Chiesa subiva in Paesi quali il Messico e la Spagna e con la lotta che ad essa portarono i totalitarismi sorti e consolidatisi in quegli anni". "Si rimane davvero ammirati - ha ribadito il Papa - di fronte all'opera saggia e forte di questo Pontefice, che per la Chiesa volle solo quella libertà che le permettesse di svolgere integralmente la sua missione. Anche lo Stato della Città del Vaticano, sorto a seguito dei Patti Lateranensi e in particolare del Trattato, fu considerato da Pio XI uno strumento per garantire la necessaria indipendenza da ogni potestà umana, per dare alla Chiesa e al suo Supremo Pastore la possibilità di adempiere pienamente al mandato ricevuto da Cristo Signore. Quanto poi questa piccola, ma completa realtà statuale fosse utile e benefica per la Santa Sede, per la Chiesa, come pure per Roma e il mondo intero, lo si vide appena dieci anni dopo, l'11 febbraio 1939, allorquando scoppiò la seconda guerra mondiale, una guerra - ha concluso Papa Ratzinger - che arrivò con le sue violenze e sofferenze fino alle porte del Vaticano".