mercoledì 28 novembre 2012

Un 'foglietto' con due francobolli dell’Ufficio filatelico e numismatico del Vaticano per sostenere il restauro del Colonnato del Bernini in Piazza San Pietro, dal 2009 sottoposto a lavori conservativi per eliminare il degrado dovuto al tempo

Un “foglietto filatelico” con due francobolli da 10 euro ciascuno, personalizzabile con il proprio nome e cognome. È quanto propone ai collezionisti l’Ufficio filatelico e numismatico del Vaticano per sostenere il restauro del Colonnato del Bernini (foto) in Piazza San Pietro, dal 2009 sottoposto a lavori conservativi per eliminare il degrado dovuto al tempo. I francobolli del foglietto, denominato per l’occasione “attestato certificato per il restauro del Colonnato”, riproducono uno lo stemma di Alessandro VII, sotto il cui pontificato fu realizzato il Colonnato, l’altro lo stemma di Benedetto XVI. I due esemplari hanno ovviamente validità postale e possono essere usati per affrancare qualsiasi tipo di corrispondenza, così come l’intero foglietto. Le Poste Vaticane hanno predisposto un annullo speciale con la data di emissione. Il “certificato” è già in vendita presso l’Ufficio filatelico e numismatico in Piazza Pio XII, oppure è possibile scaricare da internet il modulo per la richiesta attraverso il sito ufficiale www.vatican.va o mv.vatican.va dei Musei vaticani.

SIR

Anno della fede. Mons. Chaput: le quattro parole chiave. La Chiesa ha sempre bisogno di cambiamento e riforma ma che siano fedeli a Gesù Cristo e al magistero cattolico. L’autentico rinnovamento è organico, non distruttivo

Rinnovamento, Chiesa, missione e fede. Sono queste le quattro parole che, secondo l’arcivescovo di Philadelphia, mons. Charles Joseph Chaput (nella foto con Benedetto XVI), esigono maggiore attenzione nel contesto dell’Anno della fede. Il presule, durante un discorso tenuto nei giorni scorsi al Catholic Life Congress di Philadelphia, dal titolo: "Anno della fede: rinnovamento della Chiesa e della sua missione" ha sottolineato che "l’unica cosa che conta è essere Santi. È ciò che dobbiamo essere. È ciò che dobbiamo diventare". In merito alla parola “rinnovamento”, l’arcivescovo Chaput ha ricordato che "nel corso del tempo, anche il matrimonio più saldo può logorarsi per difficoltà e fatiche. Le coppie rinnovano le promesse matrimoniali per ravvivare e rafforzare il reciproco amore. La storia della Chiesa è molto simile: quante volte è accaduto che la vita della Chiesa sia divenuta routine; poi un ripensamento, e ancora stagnazione e cinismo, o peggio. Per il cambiamento, Dio ci dona Santi come Bernardo di Chiaravalle, Francesco di Assisi, Teresa d’Avila e Caterina da Siena, per ripulire il cuore della Chiesa; in altre parole, per ringiovanirla. I Santi riaccendono il 'fuoco sulla terra' (Luca, 12, 49), perché così Gesù ha voluto che siano tutti i suoi discepoli. Ai nostri giorni - ha proseguito il presule - possiamo vedere questo stesso agire dello Spirito Santo nel cammino neo-catecumenale, nel movimento di vita cristiana, nel Walking with Purpose, nella Fellowship of Catholic University Students e in tante altre forme apostoliche. Questi nuovi movimenti ecclesiali rappresentano un momento di grazia molto importante per la Chiesa, compresa la Chiesa in Philadelphia". Secondo l’arcivescovo, non bisogna avere paura, perché questo è esattamente il modo in cui cominciarono i francescani e altri ordini religiosi. "Dobbiamo accogliere cordialmente lo zelo che sta dietro a questi nuovi carismi, anche quando li mettiamo alla prova. La Chiesa ha sempre bisogno di cambiamento e riforma, ma cambiamento e riforma che siano fedeli a Gesù Cristo e al magistero cattolico. L’autentico rinnovamento è organico, non distruttivo". L’arcivescovo, inoltre, ha analizzato la seconda parola: “Chiesa”. "La Chiesa - ha detto - non è un 'che cosa' ma un “chi”. La Chiesa ha forme istituzionali poiché deve lavorare nelle strutture legali e materiali del mondo. Ma la Chiesa è essenzialmente madre e maestra, guida e consolatrice, famiglia e comunità di fede. È così che dobbiamo pensarla. E la Chiesa è la 'Sua' Chiesa, la sposa di Gesù Cristo, non la 'nostra' Chiesa nel senso di possederla o di avere autorità per riscrivere i suoi insegnamenti". Mons. Chaput ha focalizzato l’attenzione sul grande vescovo del terzo secolo, San Cipriano, il quale scriveva: "Non puoi avere Dio per Padre se non hai la Chiesa per madre". "Dobbiamo appartenere alla Chiesa da figli e figlie. La Chiesa - ha aggiunto l’arcivescovo - deve vivere nei nostri cuori come ci vive la nostra famiglia, e radunarci la domenica per amarci e sostenerci a vicenda come famiglia, per lodare il Padre e per condividere il cibo che ci è donato nel Figlio. La liturgia festiva deve essere viva e piena di fede, celebrata con convinzione e gioia. La Chiesa di mattoni sarebbe un guscio vuoto se dentro le sue mura non si ardesse di zelo per Dio e per la salvezza gli uni degli altri". La terza parola è “missione”. "La nostra missione, il nostro fine e impegno di discepoli di Cristo, è semplice: 'Fate discepoli tutti i popoli' (Matteo , 28, 19). Gesù voleva dire esattamente quello che ha detto, e quelle parole del Vangelo valgono per tutti, compresi io e voi. Dobbiamo portare Gesù Cristo a tutto il mondo e tutto il mondo a Gesù Cristo. La nostra missione - ha sottolineato il presule - discende direttamente dalla vita intima della Trinità. Dio Padre ha inviato il suo Figlio, il Figlio invia la sua Chiesa, e la Chiesa invia noi. Ovviamente, non possiamo convertire il mondo da soli. Non siamo chiamati al successo, che spetta solo a Dio. A noi spetta di provare, di lavorare insieme e di sostenerci a vicenda da credenti e sempre chiedendo l’aiuto di Dio. Dio ascolta. Il resto è compito suo, ma noi dobbiamo provare. Dobbiamo fare ben più che conservare vecchie strutture, dobbiamo essere missionari". Infine, l’arcivescovo di Philadelphia ha spiegato il significato autentico della parola “fede”. "La fede non è un’emozione. Non è una serie di dottrine o concetti, benché queste giochino un ruolo importante nella vita di fede. La fede è fiducia nelle realtà invisibili basata sulla parola di qualcuno che conosciamo e amiamo, in questo caso Dio. La fede è dono di Dio. Lui sceglie noi. Possiamo certamente chiedere il dono della fede, e quando ci è data, possiamo scegliere liberamente se accoglierla o no. Ma l’iniziativa è di Dio, e solo un incontro vivo e un rapporto vivo con Gesù Cristo rende la fede sostenibile. La fede - ha concluso - apre i nostri occhi sull’autentica realtà di Dio. Guardando con occhi nuovi, abbiamo ragione di sperare. E la speranza attiva la carità, facendoci superare la paura per vedere al di là di noi stessi le sofferenze e i bisogni degli altri. Si forma la storia e si promuove la vita, credendo in qualcosa più importante di noi stessi. Così, la fede è la pietra d’angolo della vita cristiana, perché ci dilata, ci anima, è sempre all’opera. Se non è condivisa, muore. Ci conduce oltre noi stessi e ci fa rischiare".

L'Osservatore Romano

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. La Veglia e la Messa conclusiva si svolgeranno nella zona di Guaratiba, parte ovest di Rio De Janeiro. Ministro Carvalho: progetto dall'enorme significato storico

“La Veglia del sabato notte, 27 luglio, e la Messa finale della GMG, domenica 28 luglio, si svolgeranno nella zona di Guaratiba (foto), situata nella parte ovest di Rio De Janeiro”. L’annuncio è stato dato questa mattina dal sindaco di Rio, Edoardo Paes, ai 200 delegati di pastorale giovanile da 75 Paesi e 40 movimenti ecclesiali, convenuti nella città brasiliana, per partecipare all’incontro preparatorio della Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Si tratta di un’area capace di contenere due milioni e mezzo di persone. Con la scelta di Guaratiba, che sostituisce la base aerea di Santa Cruz pensata inizialmente dal Comitato organizzatore locale, si completa il quadro dei luoghi degli eventi della Giornata. Benedetto XVI sarà accolto nella spiaggia di Copacabana il 25 luglio 2013. La spiaggia sarà anche il sito della cerimonia di accoglienza dei giovani, il 23 luglio, e della Via Crucis del 26 luglio. L‘annuncio del sindaco è stato seguito dal ringraziamento pubblico del card. Rylko: "Benedetto XVI segue con particolare attenzione i preparativi della GMG cui affida grandi speranze per la Chiesa. La GMG di Rio ha un peso particolare". All’incontro in corso a Rio è stato ricordato che a Copacabana, per tradizione, si concentrano i grandi meeting di Rio, e la gente è abituata ad accogliere due milioni di persone quindi saprà come adeguarsi anche questa volta. Copacabana, inoltre, offre anche strutture sufficienti, negozi, punti di ristoro e di sicurezza innanzitutto, per fare fronte alle esigenze dei presenti. “Guaratiba - dichiara all'agenzia SIR l’arcivescovo di Rio, dom Orani J. Tempesta - è un luogo da allestire, ma non sarà un problema vista la stretta collaborazione che abbiamo con le Istituzioni municipali e federali. Sinergia fruttuosa anche per quanto riguarda la sicurezza. Rio - aggiunge l’arcivescovo - è una città tranquilla e come tutte le metropoli richiede quella prudenza e attenzione dovute. La sicurezza è molto migliorata in questi ultimi anni”. “La GMG - conclude mons. Tempesta - sta cambiando la Chiesa in Brasile e non solo a Rio. Quest’anno nel Paese è in corso una campagna della fraternità dei giovani e anche la Chiesa locale di Rio riflette sui giovani. Ogni sforzo è condotto su questo versante per preparare al meglio la GMG e l’incontro con il Pontefice. Non manchiamo però di volgere lo sguardo al futuro, al dopo GMG”. “Un progetto dall’enorme significato storico poiché coincide con quello della costruzione di una nuova nazione”. È la Giornata Mondiale della Gioventù nelle parole del ministro Gilbert Carvalho, della segreteria della presidenza della Repubblica del Brasile, che oggi ha portato il saluto del Governo del Paese. “La Giornata - ha dichiarato il ministro - vede una forte collaborazione tra Chiesa e Istituzioni e travalica il suo significato religioso, rivolgendosi non solo alla gioventù cattolica, e si colloca nella prospettiva della costruzione di una nuova società al servizio della comunità e contro le piaghe della droga, della violenza, del sessismo, aspetti negativi ben presenti in Brasile, dove ogni mese 600 giovani perdono la vita per questi motivi”. Il ministro ha rimarcato che “gli indici della violenza e della criminalità si stanno riducendo anche se in alcune aree cresce in modo allarmante la violenza contro la gioventù nero-discendente”. Si tratta, dunque, di lavorare “per una nuova società e per una nuova speranza”. “Accogliamo la GMG come un forte contributo a questa opera”, ha concluso il ministro, che ha ribadito “l’apprezzamento dello Stato per l’impegno sociale della Chiesa”.

SIR

Al termine dell'Udienza generale il saluto del Papa all'organizzazione di New York che distribuirà medicine ai Paesi più poveri dell'Africa, a magistrati e personale della Corte dei Conti e alla cittadinanza di Cervia per la consegna del sale

Un grande quantitativo di medicine, destinato a dieci progetti per i Paesi africani più poveri da distribuire tramite la Fondazione Buon Samaritano del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute: è l’iniziativa che l’organizzazione non governativa newyorkese Catholic medical missionary board ha presentato stamani al Papa, al termine dell’Udienza generale, impegnandosi a garantire ogni anno un’offerta di dieci milioni di dollari per l’acquisto dei medicinali. Ad accompagnare il presidente John Galbraith e i dirigenti, in occasione del centenario di fondazione, l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del dicastero vaticano. "L’incontro con il Papa - spiegano i responsabili - è un incoraggiamento a proseguire nel servizio ai più poveri". Tra le altre iniziative di solidarietà presentate a Benedetto XVI, particolarmente importanti quelle dell’Associazione italiana delle famiglie degli emigrati, fondata sessantacinque anni fa e impegnata ad assistere i bambini nati prematuri o con disabilità. Significativa anche la presenza dei giocatori di Rugby sin fronteras, una squadra argentina che dà vita a partite per sostenere progetti concreti. L’ultimo match, dice Juan Bautista Segonds, è stato organizzato il 23 novembre a Gerusalemme, dove gli atleti hanno insegnato le regole del rugby a bambini israeliani e palestinesi. Al Papa hanno portato la maglia della squadra con la scritta "pace" in inglese, spagnolo, ebraico e arabo. Per il centocinquantesimo anniversario della Corte dei Conti, in cinquecento tra magistrati e personale amministrativo, con il presidente Luigi Giampaolino, hanno voluto incontrare il Papa per un momento di festa e per confermare il loro impegno per il bene comune. Infine la cittadinanza di Cervia ha portato in dono la caratteristica cassetta di sale, "per esprimere stima e devozione al Papa" dice il sindaco Roberto Zoffoli. Da Cervia erano presenti anche il presidente del Gruppo Civiltà Salinara Oscar Turroni, lo storico salinaro Eros Marzelli, oltre ad alcuni pullman di cittadini. Nell'incontro con il sindaco, il Pontefice ha ringraziato la città di Cervia per il prezioso dono. Nel salutarlo da parte dell'intera comunità cervese, Zoffoli ha rinnovato ancora una volta l'invito a Benedetto XVI a venire a Cervia a celebrare il rito dello Sposalizio del mare. Il salfiore consegnato a papa Ratzinger era chiamato dai salinari “il sale del Papa”, richiamando l’antica tradizione che per oltre quattro secoli vide i salinari cervesi affrontare un lungo e pericoloso viaggio a dorso di mulo per portare questo prelibato prodotto in Vaticano, dove serviva per la mensa pontificia e per i battesimi nella città di Roma. Iniziata quando il cardinale Pietro Barbo (diventato poi papa Paolo II) divenne vescovo di Cervia nel 1444, la tradizione si interruppe nel 1870, in seguito agli eventi della breccia di Porta Pia, che interruppero i rapporti diplomatici tra il Vaticano e l’allora giovane Regno d’Italia. Il card. Pietro Barbo aveva pensato di inviare il salfiore a papa Eugenio IV (al secolo Gabriele Condulmer, zio del Barbo per parte di madre) per ringraziarlo della nomina a vescovo di Cervia, allora ricca diocesi (proprio per la produzione del sale) dello Stato Pontificio. La tradizione della consegna del sale in Vaticano è ripresa, dopo oltre 130 anni di sospensione, nel 2003. Tra i presenti, anche due vescovi anglicani in visita alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Ad accompagnare il Pontefice i monsignori Georg Gänswein, segretario particolare, e Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia.

L'Osservatore Romano, Il Resto del Carlino

Benedetto XVI: ogni anno un grande numero di bambini contraggono l'Aids dalle proprie madri, nonostante vi siano terapie per impedirlo. Incoraggio le numerose iniziative che, nell’ambito della missione ecclesiale, sono promosse per debellare questo flagello



Appello del Papa in occasione della Giornata Mondiale contro l'Aids del prossimo 1° dicembre, "iniziativa delle Nazioni Unite per richiamare l'attenzione su una malattia che ha causato milioni di morti e tragiche sofferenze umane, accentuate nelle regioni più povere del mondo, che con grande difficoltà possono accedere a farmaci efficaci. In particolare - ha detto Benedetto XVI a conclusione dell'odierna udienza generale - il mio pensiero va al grande numero di bambini che ogni anno contraggono il virus delle proprie madri, nonostante vi siano terapie per impedirlo. Incoraggio - ha concluso Papa Ratzinger - le numerose iniziative che, nell'ambito della missione ecclesiale, sono promosse per debellare questo flagello".

TMNews

Il Papa: il nostro modo di vivere nella fede e nella carità diventa un parlare di Dio nell’oggi, perché mostra con un’esistenza vissuta in Cristo la credibilità, il realismo di quello che diciamo con le parole, che non sono solo parole, ma mostrano la realtà, la vera realtà

Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa ha continuato il ciclo dedicato all’Anno della fede. “Come parlare di Dio nel nostro tempo? Come comunicare il Vangelo” ai nostri contemporanei, distratti “dai tanti bagliori della società?”. Questi gli interrogativi al centro della catechesi, in cui il Papa ha ribadito che “non c’è salvezza della nostra umanità se non nel Dio di Gesù Cristo”, nel quale “ogni persona trova la sua realizzazione”. “Parlare di Dio - ha spiegato il Pontefice - vuol dire anzitutto avere ben chiaro ciò che dobbiamo portare agli uomini e alle donne del nostro tempo: il Dio di Gesù Cristo come risposta alla domanda fondamentale del perché e del come vivere”. Per questo, “parlare di Dio richiede una continua crescita nella fede, una familiarità con Gesù e il suo Vangelo, una profonda conoscenza di Dio e una forte passione per il suo progetto di salvezza, senza cedere alla tentazione del successo, ma seguendo il metodo di Dio, quello dell’incarnazione, quello della parabola del granellino di senape”. “Non temere l’umiltà dei piccoli passi e confidare nel lievito che penetra nella pasta e la fa misteriosamente crescere”: questo l’invito del Papa, secondo il quale “nel parlare di Dio, nell’opera di evangelizzazione è necessario un recupero di semplicità, un ritornare all’essenziale dell’annuncio: la Buona Notizia del Dio-Amore che si fa vicino a noi in Gesù Cristo fino alla Croce” e alla Resurrezione che “ci apre alla vita eterna”. L’esempio additato dal Papa è quello dell’“eccezionale comunicatore” che fu l’apostolo Paolo, per il quale comunicare la fede “non significa portare se stesso, ma dire apertamente e pubblicamente quello che ha visto e sentito nell’incontro con Cristo, quanto ha sperimentato nella sua esistenza ormai trasformata da quell’incontro”. “Per parlare di Dio”, ci insegna Paolo, “bisogna fargli spazio, nella fiducia che è Lui che agisce nella nostra debolezza: fargli spazio senza paura, con semplicità e gioia, nella convinzione profonda che quanto più mettiamo al centro Lui e non noi, tanto più la nostra comunicazione sarà fruttuosa”. Una lezione, questa, che secondo il Papa “vale anche per le comunità cristiane”, chiamate a “mostrare l’azione trasformante della grazia di Dio, superando individualismi, chiusure, egoismi, indifferenza e vivendo nei rapporti quotidiani l’amore di Dio”. “Sono veramente così le nostre comunità?”, si è chiesto il Santo Padre, che ha esortato a comunicare “come comunicava Gesù stesso”, cioè “con lo sguardo pieno di compassione per i disagi e le difficoltà dell’esistenza umana”. “La sua comunicazione - ha commentato Benedetto XVI - è stata una continua educazione a chinarsi sull’uomo per condursi a Dio”. Gesù, nei Vangeli, “si interessa di ogni situazione umana, si immerge nella realtà del suo tempo, con una fiducia piena nell’aiuto del Padre”. Lo “stile” comunicativo di Gesù “diventa una indicazione essenziale per i cristiani: il nostro modo di vivere nella fede e nella carità diventa un parlare di Dio nell’oggi, perché mostra con un’esistenza vissuta in Cristo la credibilità di quello che diciamo con le parole, che non sono solo parole, ma mostrano la realtà, la vera realtà”. La famiglia è “la prima scuola per comunicare la fede alle nuove generazioni”. Il Concilio, ha ricordato il Papa, parla della “responsabilità nell’educare” propria dei genitori, “primi catechisti e maestri della fede per i propri figli”. “Vigilanza, gioia, capacità di ascolto e di dialogo”: queste le virtù raccomandati ai genitori Benedetto XVI. “Vigilanza”, ha spiegato, significa “saper cogliere le occasioni favorevoli per introdurre in famiglia il discorso di fede e per far maturare una riflessioni critica rispetto ai numerosi condizionamenti a cui sono sottoposti i figli”, anche attraverso la “sensibilità nel recepire le possibili domande religiose” presenti nel loro animo. La comunicazione della fede, inoltre, per il Papa “deve sempre avere la tonalità della gioia”, che “non tace e non nasconde la realtà del dolore, della sofferenza, della fatica, della difficoltà, dell’incomprensione e della stessa morte, ma sa offrire i criteri per interpretare tutto nella prospettiva della speranza cristiana”. “La vita buona è questo sguardo nuovo, questa capacità di vedere con gli stessi occhi di Dio ogni situazione”, ha commentato Benedetto XVI, secondo il quale “è importante aiutare tutti i membri della famiglia a comprendere che la fede non è un peso, ma una fonte di gioia profonda, è percepire l’azione di Dio, riconoscere la presenza del bene, che non fa rumore ed offre orientamenti preziosi per vivere bene la propria esistenza”. Infine, la famiglia “deve essere un ambiente in cui si impara a stare insieme, a ricomporre i contrasti nel dialogo reciproco, che è fatto di ascolto e di parola, a comprendersi e ad amarsi, per essere un segno, l’uno dell’altro, dell’amore misericordioso di Dio”. In questa prospettiva, ha concluso il Papa, “parlare di Dio vuol dire far comprendere con la parola e con la vita che Dio non è il concorrente della nostra esistenza, ma piuttosto ne è il vero garante, il garante della grandezza della persona umana”.

SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa
 

Card. Vegliò: la disponibilità del Papa ad accoglierle la gente del circo tutta insieme conferma senza dubbio l’attenzione e la vicinanza della Chiesa a questo mondo così particolare, segno del rispetto e dell’apprezzamento per il valore sociale, culturale e artistico che esso offre all’umanità

"La disponibilità del Papa ad accoglierli così, tutti insieme, un fatto di per sè eccezionale se non addirittura storico, conferma senza dubbio l’attenzione e la vicinanza della Chiesa a questo mondo così particolare. Ed è segno del rispetto e dell’apprezzamento per il valore sociale, culturale e artistico che esso offre all’umanità. D’altra parte, l’incontro con Benedetto XVI è anche occasione per esortare tutte le realtà ecclesiali a ravvivare l’impegno a favore di questa grande famiglia". Lo afferma in un’intervista a L’Osservatore Romano, il card. Antonio Maria Vegliò, presidente del pontificio consiglio per i Migranti e gli Itineranti in vista del pellegrinaggio venerdì a Roma della gente dello spettacolo che sarà ricevuta dal Papa in udienza sabato. Vegliò tocca anche il tema controverso degli animali nei circhi. "Gli animali - afferma - sono tipici del circo classico, nel quale l’esibizione artistica realizzata con l’ausilio degli animali dimostra che l’uomo può stabilire relazioni di intesa e di collaborazione anche loro. Certo ciò presuppone un addestramento che deve senza ombra di dubbio essere svolto nel pieno rispetto dell’animale. In alcuni Paesi le autorità contrastano l’impiego di animali nello spettacolo, anche se il pubblico lo gradisce quando assume i contorni dell’impegno artistico. Vorrei da parte mia incoraggiare i proprietari dei circhi a vigilare sull’adeguato trattamento degli animali e sul mantenimento effettivo del loro benessere".

Vatican Insider

Il card. Vegliò presenta il pellegrinaggio a Roma e l’incontro con il Papa nell’Anno della fede: la grande famiglia dello spettacolo viaggiante

Arcidiocesi di Milano: la Chiesa non pretende minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati, ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione

“La Chiesa non pretende minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati. Ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione”. I vescovi dell'arcidiocesi di Milano si affidano alle parole adoperate dal Santo Padre nell’Enciclica “Caritas in veritate” per aprire la nota diramata ieri in vista delle elezioni politiche ed amministrative. Di fronte alla “tentazione molto diffusa del disimpegno e del disinteresse” sulle scelte che realizzano e governano il bene comune, l’opera educativa delle comunità cristiane è, secondo il Consiglio episcopale milanese, “necessaria e urgente” per sollecitare tutti alla “partecipazione attiva e responsabile” agli appuntamenti elettorali legati al voto per il Parlamento e per il Consiglio regionale della Lombardia. “A nessuno – si legge - deve sfuggire l’importanza dell’esercizio del diritto-dovere del voto responsabilmente espresso”, e proprio ora che la crisi genera “paure e insicurezze”, occorre che la politica elabori “risposte all’altezza della situazione, capaci non soltanto di farci uscire dal periodo di difficoltà, ma di migliorarci”. Realizzare la fiducia sarà possibile, secondo i vescovi, solo salvaguardando “dall’erosione dell’individualismo” le “questioni etiche rilevanti” mediante la promozione dei valori ispirati “alla retta ragione e al Vangelo”. I cattolici faranno pertanto riferimento ai “principi irrinunciabili dell’insegnamento del Magistero della Chiesa sulla famiglia”, che sia “aperta alla vita” e “fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”. Guarderanno al “rispetto per la vita dal suo concepimento al termine naturale”, alla “libertà religiosa”, al “diritto alla libertà di educazione dei genitori per i propri figli”, alla “tutela sociale dei minori e delle vittime delle moderne forme di schiavitù”. E ancora, punteranno allo “sviluppo di un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune”, alla “giustizia sociale”, al riconoscimento dei “principi di solidarietà e di sussidiarietà” e alla pace come “valore supremo a cui tendere”. Nella speranza dell’ “impegno attivo di un numero sempre maggiore di laici cristiani nell’attività amministrativa e politica”, affinché “non prevalga la tentazione del disfattismo”, dai candidati cattolici i vescovi attendono “l’impegno per rafforzare la credibilità” del servizio della politica: il Consiglio episcopale auspica che “siano esemplari per rigore morale, attenzione alla gente, spirito di servizio, professionalità, capacità non solo di rifiutare ogni forma di corruzione” ma “di anteporre il bene comune ai propri anche legittimi interessi di parte”.

SIR

"Dalla politica risposte all’altezza della situazione al servizio del bene comune"