giovedì 21 giugno 2012

Vingt-Trois: il Papa vede tradita la fiducia dal suo ambiente più vicino, disagio per la Chiesa che non sa cosa pensare del funzionamento della Curia

Il card. André Vingt-Trois (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza Episcopale francese, ha espresso dubbi sul funzionamento della Curia romana e ha previsto il pensionamento del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone in una intervista a Radio Notre Dame riportata dal sito internet della diocesi parigina. L'autorevole porporato, interpellato sulla fuga di documenti riservati soprannominata Vatileaks, sottolinea una distinzione. "Ci sono fenomeni di natura differente", afferma. "Il primo è il lancio del libro di un giornalista italiano e il desiderio di farne un evento mediatico. A ciò si aggiunge il clima, piuttosto abituale a Roma di dicerie e commenti all'infinito. Infine, ci sono i fatti stessi: la sottrazione di documenti confidenziali e l'arresto del maggiordomo del Papa. Tutto ciò è molto triste, innanzitutto per lo stesso Benedetto XVI che vede tradita la fiducia che ha accordato al suo ambiente più vicino. E' anche - aggiunge Vingt-Trois - un disagio per l'intera Chiesa, che non sa cosa pensare del funzionamento della Curia". "Il card. Bertone ha 78 anni", afferma il porporato. "Non c'è bisogno di rivelazioni segrete per sapere che la sua partenza dalla segreteria di Stato è prevedibile. Per il resto, non ho accesso all'istruttoria. Una squadra di quattro (tre, ndr.) cardinali è stata designata settimane fa per fare un'indagine precisa. Bisogna dunque attendere che facciano il loro lavoro". "E' vero che l'organizzazione della Curia ha diversi secoli. Non è certo adatta in tutto al funzionamento attuale della Chiesa. Dopo il Concilio, quando papa Paolo VI ha voluto avviare dei nuovi progetti, è stato costretto a creare organismi 'ad hoc'. Così, Benedetto XVI ha creato il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. Tutto ciò permette di avanzare, ma non riforma il funzionamento dell'insieme del sistema. Oggi ogni dicastero funziona in se stesso e le comunicazioni tra essi sono a volte lenti, o addirittura inesistenti, se non avvengono attraverso le conversazioni dei cardinali. Un lavoro di affinamento e coordinazione del funzionamento è sicuramente necessario. Ma a ogni pontificato si levano ciclicamente delle voci per dire che infine il nuovo Papa riformerà la Curia e la farà funzionare. Si vede che non è così facile da fare...".

TMNews

'L'Osservatore Romano': percezione 'mediatica' della realtà chiamata fortemente in causa dal richiamo del Papa, spettacolarizzare può essere diabolico

L'Osservatore Romano torna, con un articolo di uno studioso, Leonardo Lugaresi, sulla 'lectio' tenuta dal Papa nella Basilica di San Giovanni in Laterano lo scorso 11 giugno, in cui un passaggio è stato letto da molti osservatori come una critica alla spettacolarizzazione mediatica di Vatileaks. Benedetto XVI ha spiegato riti e simboli del battesimo, criticando la cultura della "menzogna" e della "calunnia" presentata "con la veste di verità e informazione". "A un certo punto del suo discorso - scrive il giornale vaticano in un pezzo d'analisi intitolato 'Dove s'annida il diavolo' - ricordando che nella Chiesa antica la seconda delle rinunce battesimali era formulata così: 'Rinunciate alla pompa del diavolo?', il Papa ha spiegato che 'la pompa del diavolo erano soprattutto i grandi spettacoli cruenti, in cui la crudeltà diventa divertimento, in cui uccidere uomini diventa una cosa spettacolare'". La "crudeltà come divertimento, che il cristiano definitivamente ripudia con il battesimo", è la "tentazione - presente in ciascuno di noi - di esorcizzare la paura della morte attaccandoci al potere e all'illusoria sensazione di dominio che la morte o l'umiliazione dell'altro ci danno". In questo senso "quella che viene chiamata fortemente in causa dal richiamo del Papa è la nostra percezione 'mediatica' della realtà". "Seduti davanti allo schermo del computer o davanti al televisore, o con in mano il nostro telefono di ultima generazione, abbiamo il mondo a nostra disposizione, ma come su uno schermo", "convinti di essere invulnerabili e, in fondo, non responsabili di ciò che vediamo, inorriditi ma ambiguamente attratti da tutto il male del mondo sciorinato davanti ai nostri occhi, non somigliamo forse anche noi all'antico fruitore degli spettacoli che vede morire a pochi metri da sé il condannato a morte o il gladiatore sconfitto?". La conclusione è che "'pompa diaboli' è il mondo intero, quando viene ridotto a spettacolo".

TMNews

Dove s’annida il diavolo. Ambiguamente attratti dalla menzogna

Mons. Busti: la visita del Papa alle zone terremotate di grande aiuto e consolazione alle persone che vivono un momento di disagio così forte e triste

"La visita di Benedetto XVI credo che sarà di grande aiuto e di consolazione a queste persone che vivono un momento di disagio così forte e così triste. C’è un oltre Po mantovano che si spinge proprio nell’Emilia Romagna e lì vivono persone che assomigliano del tutto a coloro che sono state colpite più duramente perché abitanti in prossimità dell’epicentro del sisma". Così mons. Roberto Busti, vescovo di Mantova, a commento dell'annuncio della visita che Papa Ratzinger effettuerà il 26 giugno in alcune località dell'Emilia. "Ci sono persone nella mia diocesi - spiega ai microfoni della Radio Vaticana - che soffrono molto. Abbiamo 127 chiese danneggiate e chiuse per sicurezza. Di queste 19 sono in condizioni critiche per le quali bisognerà decidere se tenerle ancora in questo stato (ma per garantirne la sicurezza si dovrà spendere per ciascuna 150 – 250mila euro) oppure abbatterle. Non è cosa da poco. Per altre 31 chiese bisognerà spendere per ciascuna 50mila euro. Sono cifre sbalorditive. Sono oltre 41 i Comuni che hanno avuto danni strutturali, ma non vittime, un terzo di tutti quelli ammalorati dal terremoto". Sugli aiuti che la Chiesa locale sta offrendo alla popolazione, il presule sottolinea la "stretta collaborazione nei vari campi allestiti dalla Protezione Civile, soprattutto in quello di Moglia, Quistello. La presenza della Caritas garantisce attività di accoglienza e animazione. I nostri oratori con i Grest tengono vicini i ragazzi, per dare la sensazione che bisogna continuare a vivere, e a farlo insieme. Stiamo pensando - aggiunge Mons. Busti - di creare centri di comunità con delle strutture polifunzionali per le attività liturgiche, ricreative, sociali". Dal punto di vista dei danni alle attività produttive, il vescovo ricorda che "la terra mantovana è una terra più povera, rispetto a quella emiliana. E’ dunque meno pronta, più fragile a darsi una ripresa. Però questa forza c’è. Bisogna prima digerire questo grande tracollo lavorativo ed emotivo. La mia paura - conclude - è che la gente cada nella disperazione. Adesso è necessario che si rimettano in piedi le case, le fabbriche, le aziende agricole. Ma io ho chiesto a tutti i sindaci che non dimentichino di riattivare la speranza. Io ho visto gente credente e non credente, praticanti e non, piangere nel vedere la loro chiesa così rovinata tanto da diventare quasi inospitale. Se la realtà del terremoto ci fa conoscere la nostra povertà anche dal punto di vista scientifico, tecnico, essa ci fa ricordare anche che la dignità delle persone è più importante di tutto il resto". L’appello conclusivo è "che le altre diocesi si assumano qualche gemellaggio, perché si possano riaprire le chiese, i luoghi di socializzazione e di preghiera. Chiediamo di aiutarci per farci sentire una fraternità ecclesiale che è una fraternità umana".

Radio Vaticana

Il vescovo di Mantova, mons. Busti: la visita del Papa ai terremotati segno di vicinanza e consolazione

Il Papa: pressante e accorato appello per la Siria, non venga risparmiato alcuno sforzo per far uscire il Paese dalla situazione di violenza e crisi

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti all’Assemblea della Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali (R.O.A.C.O.). “L’odierna congiuntura economico-sociale, così delicata per la dimensione globale che ha assunto, non sembra dare respiro alle aree del mondo economicamente evolute e in misura ancor più preoccupante si riversa su quelle più svantaggiate, penalizzandone seriamente il presente ed il futuro”, ha esordito il Papa. “L’Oriente, madrepatria di antiche tradizioni cristiane - ha sottolineato il Papa -, è interessato in modo particolare da tale processo, che genera insicurezza e instabilità anche a livello ecclesiale e in campo ecumenico e interreligioso”. Si tratta di “fattori che alimentano le endemiche ferite della storia e contribuiscono a rendere più fragili il dialogo, la pace e la convivenza tra i popoli, come pure il rispetto autentico dei diritti umani, specialmente quello alla libertà religiosa personale e comunitaria”. Tale diritto “va garantito nella sua professione pubblica e non solo in termini cultuali, ma anche pastorali, educativi, assistenziali e sociali, tutti aspetti indispensabili al suo effettivo esercizio”. Ricordando che alla ROACO si sono uniti quest’anno gli arcivescovi maggiori della Chiesa Siro-malabarese dell’India e della Chiesa Greco-cattolica di Ucraina, il nunzio apostolico in Siria e il vescovo presidente della Caritas siriana, il Pontefice ha evidenziato come ciò costituisca “una occasione per riaffermare” la sua “vicinanza alle grandi sofferenze dei fratelli e delle sorelle di Siria, in particolare dei piccoli innocenti e dei più indifesi. La nostra preghiera, il nostro impegno e la nostra fraternità concreta in Cristo, come olio di consolazione, li aiuti a non smarrire la luce della speranza in questi momenti di buio e ottenga da Dio la sapienza del cuore per chi ha responsabilità, affinché cessi ogni spargimento di sangue e la violenza, che porta solo dolore e morte, lasci spazio alla riconciliazione, alla concordia e alla pace”. “Non venga risparmiato alcuno sforzo - affermato il Santo Padre -, anche da parte della comunità internazionale, per far uscire la Siria dall’attuale situazione di violenza e di crisi, che dura già da molto tempo e rischia di diventare un conflitto generalizzato che avrebbe conseguenze fortemente negative per il Paese e per l’intera Regione”. Benedetto XVI ha poi rivolto “un pressante e accorato appello perché, davanti al bisogno estremo della popolazione, sia garantita la necessaria assistenza umanitaria, anche a tante persone che hanno dovuto lasciare le loro case, alcune rifugiandosi nei Paesi vicini: il valore della vita umana è un bene prezioso da tutelare sempre”. Per il Papa, “l’Anno della fede che ho indetto nel 50° anniversario dell’inizio del Concilio ecumenico vaticano II offrirà fecondi orientamenti alle opere di aiuto alle Chiese Orientali, che rappresentano una provvidenziale testimonianza di quanto ci dice la Parola di Dio: la fede senza le opere si spegne e muore”. Di qui l’esortazione: “Siate sempre segni eloquenti della carità che sgorga dal cuore di Cristo e presenta al mondo la Chiesa nella sua più vera identità e missione, ponendola al servizio di Dio, che è Amore”. “L’intercessione della Santissima Madre di Dio - ha aggiunto - accompagni sempre le Chiese orientali in madrepatria e nella diaspora, portando ovunque incoraggiamento e speranza per un rinnovato servizio al Vangelo. Sia Lei a vegliare anche sul prossimo Viaggio che - a Dio piacendo - compirò in Libano per porre il sigillo sull’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi”. “Desidero fin d’ora anticipare alla Chiesa e alla Nazione libanesi il mio abbraccio di padre e di fratello”, ha concluso.

SIR

UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA DELLA RIUNIONE DELLE OPERE IN AIUTO ALLE CHIESE ORIENTALI (R.O.A.C.O.) - il testo integrale del discorso del Papa

Benedetto XVI riceve il presidente del Montenegro Vujanović. Scambio degli strumenti di ratifica dell'Accordo di base tra la Santa Sede e il Paese

Il Papa ha ricevuto in udienza, questa mattina in Vaticano, il presidente del Montenegro, Filip Vujanović. Scopo principale della visita, informa una nota della Sala Stampa, “era lo scambio degli strumenti di Ratifica dell’Accordo di Base fra la Santa Sede e il Montenegro”, a cui hanno proceduto il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e lo stesso presidente del Montenegro. L’Accordo, che era stato firmato nel 2011, sottolinea il comunicato della Sala Stampa, “è frutto degli ottimi rapporti fra la Santa Sede e il Montenegro, stabilitisi fin dall’indipendenza del Paese”. Il documento riconosce, “nell’ambito civile, la personalità giuridica pubblica della Chiesa cattolica e delle sue principali istituzioni, la libertà e l’indipendenza nell’attività apostolica e nella regolamentazione delle materie di competenza specifica della Chiesa, nonché la libertà di culto e di azione in ambito culturale, educativo, pastorale e caritativo”. Nel corso dei colloqui, prosegue il comunicato, “è stato anche rilevato come l’Accordo rappresenti uno sviluppo positivo nel consolidamento dello Stato di diritto e dei principi democratici sui quali il Montenegro vuole fondare il proprio avvenire”. Inoltre, c’è stato “un fruttuoso scambio di vedute su temi di attualità internazionale e sulla situazione regionale”. In particolare, conclude la nota, “è stato confermato l’apprezzamento con cui la Santa Sede segue il cammino del Montenegro verso l’integrazione europea”. E’ emersa infine “la volontà di mantenere vivo lo spirito di collaborazione con un dialogo costruttivo su temi di interesse comune per la Chiesa e per lo Stato”. Scambio di battute al momento dello scambio dei regali. Il capo di Stato montenegrino ha regalato a Benedetto XVI un quadro e un libro di Mihailo Jovicevic, artista figurativo contemporaneo. "It's modern art", ha commentato il Papa guardando il quadro. "With traditional messages" (con messaggi tradizionali), ha precisato Jovicevic. "Beautiful", ha concluso Papa Ratzinger, che ha regalato al presidente del Montenegro una medaglia del pontificato. Jovicevic era accompagnato dalla moglie, dall'ambasciatore presso la Santa Sede, dal capo di gabinetto e da due consiglieri. Il colloquio privato tra il Papa e il presidente del Montenegro, in inglese, è durato poco più di un quarto d'ora.

Radio Vaticana, TMNews

COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRESIDENTE DEL MONTENEGRO

SCAMBIO DEGLI STRUMENTI DI RATIFICA DELL’ACCORDO DI BASE TRA LA SANTA SEDE E IL MONTENEGRO

Anno della fede. Eventi con il Papa: giornate dedicate a religiosi, seminaristi, catechisti, giovani, confraternite, movimenti, associazioni mariane

Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, durante la conferenza stampa di presentazione dell'Anno della fede, ha reso noto il calendario degli eventi più importanti ai quali sarà presente il Santo Padre e che si terranno a Roma: l'apertura dell'Anno della fede "avverrà in Piazza San Pietro, giovedì 11 ottobre, ricorrenza del cinquantesimo anniversario dell'inizio del Concilio Vaticano II. Vi sarà una solenne celebrazione eucaristica concelebrata da tutti i Padri Sinodali, dai Presidenti delle Conferenze Episcopali del mondo e dai Padri conciliari ancora viventi che potranno raggiungerci". Il primo avvenimento dell'Anno, domenica 21 ottobre, sarà la Canonizzazione di 6 martiri e confessori della fede: il francese Jacques Barthieu, il filippino Pedro Calugsod, l'italiano Giovanni Battista Piamarta, la spagnola María del Carmen, l'irochese Caterina Tekakwitha, la tedesca Madre Marianne (Barbara Cope) e la tedesca Anna Schäffer. Il 25 gennaio 2013, durante la tradizionale celebrazione ecumenica nella basilica romana di San Paolo fuori le Mura si pregherà insieme affinché attraverso la comune professione del Simbolo i cristiani non dimentichino la via dell'unità. Il 28 aprile il Santo Padre conferirà la Cresima ad un gruppo di giovani "come testimonianza della professione pubblica della fede a conferma di quella battesimale". Domenica 5 maggio, sarà dedicata alla pietà popolare e all'opera dei confratelli. Il 18 maggio, vigilia di Pentecoste, sarà dedicata a tutti i movimenti, antichi e nuovi, con il pellegrinaggio alla Tomba di Pietro. Domenica 2 giugno, festa del Corpus Domini, è in programma una Solenne Adorazione Eucaristica che sarà contemporanea in tutte le cattedrali e chiese del mondo. Domenica 16 giugno sarà dedicata alla testimonianza del Vangelo della Vita. Domenica 7 luglio si concluderà in San Pietro il pellegrinaggio dei seminaristi, novizie e novizi di tutto il mondo. Dal 23 al 28 luglio la Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro sarà come sempre il momento culminante di un cammino che vedrà giovani da tutto il mondo in gioioso incontro per dire a tutti l’importanza della fede. Il 29 settembre, sarà dedicato in particolare ai catechisti, nell'anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Il 13 ottobre sarà dedicato alla presenza di Maria nella Chiesa. Infine il 24 novembre si celebrerà la giornata conclusiva dell'Anno della fede. Alcuni dicasteri hanno in programma iniziative pubblicate nel calendario. L'Anno sarà arricchito da eventi culturali, fra i quali, una mostra su San Pietro a Castel Sant'Angelo (7 febbraio - 1° maggio 2013) ed un concerto in Piazza San Pietro (22 giugno 2013).

VIS notizie

Anno della fede. La presentazione: un percorso che la Chiesa offre a tanti che vivono con la nostalgia di Dio e il desiderio di incontrarlo di nuovo

Questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione dell'Anno della fede (11 ottobre 2012-24 novembre 2013). Sono intervenuti mons. Rino Fisichella (nella foto con Benedetto XVI), presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e mons. Graham Bell, sotto-segretario del medesimo Pontificio Consiglio. L'arcivescovo Fisichella ha illustrato il calendario dei grandi eventi che si terranno a Roma nell'ambito dell'Anno della fede e ha presentato anche il sito internet e il logo che segnerà tutti gli avvenimenti dell'Anno. "Benedetto XVI nella sua Lettera Apostolica 'Porta Fidei'" ha ricordato "l'esigenza di riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell'incontro con Cristo. Alla luce di questo pensiero, ha indetto un 'Anno della fede' che avrà inizio nella...coincidenza di due anniversari: il cinquantesimo dell'apertura del Concilio Vaticano II (1962) e il ventesimo della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica (1992)...L'Anno della fede, anzitutto, intende sostenere la fede di tanti credenti che nella fatica quotidiana non cessano di affidare con convinzione e coraggio la propria esistenza al Signore Gesù. La loro preziosa testimonianza...è ciò che permette alla Chiesa di presentarsi nel mondo di oggi, come lo fu nel passato, con la forza della fede e con l'entusiasmo dei semplici". "Questo Anno, comunque, si inserisce all'interno di un contesto più ampio segnato da una crisi generalizzata che investe anche la fede...La crisi di fede è espressione drammatica di una crisi antropologica che ha lasciato l'uomo a se stesso...È necessario poter andare oltre la povertà spirituale in cui si ritrovano molti dei nostri contemporanei, i quali non percepiscono più l'assenza di Dio dalla loro vita, come una assenza che dovrebbe essere colmata. L'Anno della fede, quindi, intende essere un percorso che la comunità cristiana offre a tanti che vivono con la nostalgia di Dio e il desiderio di incontrarlo di nuovo". Il programma comprende "la vita quotidiana di ogni credente, nella pastorale ordinaria della comunità cristiana, perché si ritrovi il genuino spirito missionario necessario per dare vita alla nuova evangelizzazione". In merito Fisichella ha annunciato che la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha approvato il formulario di una Santa Messa speciale per la Nuova Evangelizzazione. "Un chiaro segno perché in questo Anno...si dia il primato alla preghiera e specialmente alla Santa Eucaristia fonte e culmine di tutta la vita cristiana". Successivamente il presule ha presentato il logo dell'Anno della fede: una barca, immagine della Chiesa, in navigazione sui flutti. L'Albero maestro è una croce che issa le vele le quali, con segni dinamici, realizzano il trigramma di Cristo (IHS). Sullo sfondo delle vele è rappresentato il sole che associato al trigramma, rimanda all'Eucaristia. Il sito dell'evento www.annusfidei.va è disponibile in versione multilingua ed è direttamente consultabile da tutti i dispositivi mobili e tablet. È pronto anche l'inno ufficiale dell'Anno della fede, "Credo, Domine, adauge nobis fidem". Nei primi giorni di settembre uscirà nelle diverse lingue il Sussidio pastorale, "Vivere l'Anno della fede". Una piccola immagine del Cristo del Duomo di Cefalù (Sicilia), sul cui retro si trova scritta la Professione di Fede, accompagnerà tutti i pellegrini e i credenti nelle varie parti del mondo.

VIS notizie

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL’ANNO DELLA FEDE (11 OTTOBRE 2012 - 24 NOVEMBRE 2013)

Nei prossimi giorni Dottrina della Fede pubblicherà un rapporto preliminare sulle linee guida contro la pedofilia inviate dagli episcopati del mondo

Nelle ultime settimane la Santa Sede ha ricevuto le linee guida per la prevenzione e il contrasto agli abusi sessuali contro minorenni redatto dai vescovi dei diversi paesi del mondo. E, nei prossimi giorni, pubblicherà un rapporto preliminare con l’analisi della Congregazione per la Dottrina della Fede. Si tratta di un’operazione delicata e piena di difficoltà, per le diverse opinioni dei vari episcopati su un tema tanto doloroso. La maggior parte degli Episcopati del pianeta hanno già risposto alla convocazione lanciata dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, William Levada, in una lettera del 3 maggio 2011. Nella missiva, il cardinale chiedeva a ogni conferenza episcopale di tracciare le proprie linee guide per combattere il flagello della pedofilia nei rispettivi territori. La scadenza era stata fissata agli ultimi giorni di maggio 2012. Raccomandava, Levada, anche che detti documenti stabilissero "procedure chiare e coordinate" per la gestione dei casi e per affrontare il problema in tempo e in modo efficace, attraverso indicazioni adatte alle diverse realtà locali. Indicazioni che dovevano tenere in considerazione le norme e le autorità civili. In alcuni paesi, queste linee-guida sono attive da anni, specie dove si sono registrati la maggior parte dei casi di abuso: Stati Uniti, Irlanda, Germania e l’Austria. Nella costruzione delle proprie norme, alcuni episcopati hanno preso come modello l’esperienza di questi paesi. In questa prima tappa del percorso, l’ex Sant’Uffizio ha soltanto ricevuto i testi dei vescovi, ma non ha ancora inviato alcuna autorizzazione per l’attuazione. Non sono stati autorizzati nemmeno quelli italiani, dopo le polemiche scoppiate in virtù del fatto che non veniva incluso l’obbligo (per i vescovi) di denunciare alla giustizia civile i presunti casi di abuso. Mons Crociata, segretario generale della CEI, aveva giustificato questa situazione dicendo che la Chiesa italiana "non può chiedere al vescovo di diventare un pubblico ministero". E aveva aggiunto: "Non possiamo chiedere di prendere l’iniziativa" e denunciare un presunto pedofilo perché "contrasta con l’ordinamento", anche se, naturalmente, "non c’è nulla che lo impedisca". La lettera del cardinale Levada del 2011 era stata molto chiara nel chiedere che le linee guida includessero: "La cooperazione con le autorità civili nell’ambito delle rispettive competenze e il compimento delle prescrizioni delle leggi civili". Una cooperazione che dovrebbe venire applicata non solo nei casi di abuso dei religiosi, ma anche per gli impiegati nelle strutture ecclesiastiche.

Andrés Beltramo Álvarez, Vatican Insider

Herranz, un inquisitore di provata esperienza. Anni fa fu anche lui derubato di carte riservate sull'Opus Dei, passate alla stampa per danneggiarla

Sono tre cardinali, hanno più di ottant’anni, sono arzilli ma riservati, conoscono bene la Roma curiale, e si chiamano Julián Herranz (nella foto con Benedetto XVI), Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi. È a loro che Benedetto XVI ha affidato il compito di venire a capo della fuga di documenti riservati che ha colpito il Vaticano negli ultimi mesi. nIl loro lavoro procede parallelamente all’inchiesta giudiziaria formalmente in corso nello Stato della Città del vaticano e che vede finora inquisito, e in custodia cautelare, solo il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, imputato, al momento, di furto aggravato. La commissione ha comunque una missione e uno spazio di manovra più ampio rispetto alla magistratura vaticana. Ed è composta da tre cardinali perché così ha la libertà di poter interrogare, eventualmente, anche i loro pari. La commissione era stata annunciata lo scorso 16 marzo in un'intervista del sostituto della segreteria di Stato, l’arcivescovo Angelo Becciu, al L'Osservatore Romano siglata dal direttore Giovanni Maria Vian: "La Segreteria di Stato ha disposto un'accurata indagine che riguarda tutti gli organismi della Santa Sede: a livello penale condotta dal promotore di giustizia del tribunale vaticano e a livello amministrativo svolta dalla stessa segreteria di Stato, mentre una superiore commissione è stata incaricata dal Papa di fare luce sull'intera vicenda". Una notificazione della Segreteria di Stato resa nota il 25 aprile scorso dalla sala stampa della Santa Sede informava poi che "a seguito della recente divulgazione in televisione, sui giornali ed in altri mezzi di comunicazione di documenti coperti dal segreto d'ufficio, il Santo Padre ha disposto la costituzione di una commissione cardinalizia, per un'indagine autorevole che faccia piena luce su tali episodi". "Sua Santità – continuava il testo – ha chiamato a far parte della suddetta commissione cardinalizia, che agirà in forza del mandato pontificio a tutti i livelli, i cardinali Julián Herranz, il quale è stato designato a presiederla, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi. La commissione cardinalizia si è insediata il 24 aprile corrente per stabilire metodo e calendario dei lavori". Dei tre cardinali due hanno una lunga esperienza nella Curia romana: lo slovacco Tomko, 88 anni compiuti l’11 marzo, è stato segretario generale del Sinodo dei vescovi dal 1979 al 1985 quando divenne prefetto di "Propaganda fide" dove è rimasto fino al 2001; lo spagnolo Herranz, 82 anni compiuti il 31 marzo, è stato dal 1983 segretario e dal 1994 al 2007 presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi; mentre De Giorgi, che compirà 82 anni il 6 settembre, da quando ha lasciato la guida della diocesi di Palermo, alla fine del 2006, si è stabilito a Roma dove ha continuato a collaborare con vari dicasteri fino al compimento degli 80 anni. Il Papa li ha ricevuti collegialmente sabato 16 giugno, ma il presidente della commissione, è trapelato, aveva già avuto modo di riferire al Pontefice. E lunedì 18 giugno padre Federico Lombardi, dopo aver ricordato che la commissione ha il mandato pontificio di effettuare audizioni a tutto campo e senza alcun pregiudizio, ha rivelato che, al momento, ha compiuto in media tra quattro e cinque audizioni a settimana, ascoltando in tutto 23 persone, compreso lo stesso Gabriele. Si tratta, ha spiegato padre Lombardi, di superiori e impiegati in Vaticano, chierici e laici, nonché altre persone non impiegate in Vaticano. Nell’occasione padre Lombardi ha smentito categoricamente un articolo di un quotidiano italiano secondo cui dagli interrogatori svolti sarebbero emersi i nomi di mandanti e complici. La smentita di Lombardi non è stata la prima e non sarà l’ultima sui lavori della commissione. E in effetti, aldilà delle notizie riportate dal portavoce vaticano, nulla di realmente attendibile è trapelato sinora dal lavoro dei tre porporati, scelti verosimilmente anche per loro scarsa loquacità. Del presidente della commissione, il card. Herranz, è nota da tempo la proverbiale riservatezza. Una riservatezza che però non gli ha impedito di scrivere, alcuni anni fa, un libro di memorie che, pur non violando alcun segreto, offre numerose informazioni inedite e curiose. Si tratta del volume “Nei dintorni di Gerico”, di 480 pagine, stampato dalle edizioni Ares, dell'area dell’Opus Dei, nel gennaio del 2006, due anni dopo che Giovanni Paolo II aveva creato Herranz cardinale consentendogli così di partecipare al conclave che ha eletto Benedetto XVI. In effetti Herranz fa parte dell’Opus Dei dal 1949, già prima di laurearsi in medicina con specializzazione in psichiatria. Ordinato sacerdote nel 1955, si è laureato in diritto canonico e dal 1960 risiede a Roma, dove è vissuto per 22 anni a fianco del fondatore Josemaria Escrivá, canonizzato il 6 ottobre 2002, e per 27 anni al servizio di Papa Wojtyla. Così il libro ha come sottotitolo “Ricordi degli anni con San Josemaria e con Giovanni Paolo II” (all’epoca non ancora Beato). In alcuni articoli o libri Herranz viene indicato anche con il secondo cognome, e cioè Herranz Casado. In realtà sono ormai anni che nelle pubblicazioni ufficiali, a partire dall'Annuario Pontificio del 1995, e anche nel libro di cui si è detto, il secondo cognome è sparito. In perfetta sintonia con quanto successo col Santo fondatore che ormai l’Opus Dei chiama semplicemente Escrivá, omettendo il de Balaguer. Il libro contiene una miriade di spunti curiosi. Almeno due sono anche di grande attualità rispetto al fenomeno "Vatileaks" e ai dibattiti che ne sono derivati. Nelle settimane passate, infatti, si era tornato a parlare, a livello giornalistico, della possibilità, attualmente remota, o dell’opportunità che Benedetto XVI potesse rassegnare le dimissioni secondo le norme previste dal diritto canonico. Herranz racconta come alla fine del Pontificato wojtyliano sia stato interpellato circa la questione delle dimissioni e nel libro riporta il contenuto di un appunto personale redatto il 17 dicembre 2004 "dopo una conversazione" con l’arcivescovo Stanislaw Dziwisz, all’epoca segretario del Papa e oggi cardinale di Cracovia. Rivela Herranz alle pagine 451-452 del libro: "Quanto all’eventualità di rinunciare per motivi di salute scrissi in quell’appunto – e adesso mi sembra opportuno farlo conoscere, come esempio dell’obbedienza e della prudenza eroiche di Giovanni Paolo II: 'Si è limitato (don Stanislao) a commentare che il Papa – che personalmente è molto distaccato dalla carica – vive abbandonato alla volontà di Dio. Si affida alla divina Provvidenza. Inoltre, teme di creare un pericoloso precedente per i suoi successori, perché qualcuno potrebbe rimanere esposto a manovre e sottili pressioni da parte di chi desiderasse deporlo'". Riguardo poi la fuga di documenti riservati Herranz mostra nel suo libro che "Vatileaks" non è una novità nelle cronache romane, anche se non nelle dimensioni massicce registrate ora. Alle pagine 300-301 racconta come nell’estate del 1979 "il materiale informativo sulla trasformazione dell’Opus Dei in prelatura personale e la lettera che lo completava", inviati dall’Opus al card. Sebastiano Baggio "e oggetti di studio riservato nella Santa sede, erano stati inviati da qualcuno – persona o istituzione – a vescovi e alla stampa di diversi paesi del mondo, presentandoli in modo parziale e tendenzioso". In nota a tale brano Herranz aggiunge sibillino: "In queste pagine di ricordi non voglio fornire alcun altro dato su questo punto, seguendo i consigli che ci diede il Padre [Escrivá, ndr] in una 'tertulia', il 14 giugno 1972". E cioè: "Fin da principio, nei primi anni, ho preso le opportune misure perché nessuno serbasse rancore o guardasse con poca simpatia certe entità che, in modo organizzato, ci hanno fatto soffrire molto, in silenzio. Nell’Opus Dei ci sforziamo di non mancare di carità con nessuno. Ho sempre pregato il Signore, con tutte le fibre della mia anima, usando una frase dura: di non essere il boia di nessuna persona, di nessuna iniziativa che si muove o nasce per servire Dio. Sappiamo scusare. Perdonare. Siamo una affermazione: ciò che è negativo non ci piace". Difficile pensare che il card. Herranz, nel nuovo incarico di capo della commissione cardinalizia di inchiesta su una fuga di documenti ben maggiore di quella da lui registrata trent’anni fa, abbia dimenticato la "tertulia" del suo San Josemaria.

Sandro Magister, www. chiesa