giovedì 21 giugno 2012

Nei prossimi giorni Dottrina della Fede pubblicherà un rapporto preliminare sulle linee guida contro la pedofilia inviate dagli episcopati del mondo

Nelle ultime settimane la Santa Sede ha ricevuto le linee guida per la prevenzione e il contrasto agli abusi sessuali contro minorenni redatto dai vescovi dei diversi paesi del mondo. E, nei prossimi giorni, pubblicherà un rapporto preliminare con l’analisi della Congregazione per la Dottrina della Fede. Si tratta di un’operazione delicata e piena di difficoltà, per le diverse opinioni dei vari episcopati su un tema tanto doloroso. La maggior parte degli Episcopati del pianeta hanno già risposto alla convocazione lanciata dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, William Levada, in una lettera del 3 maggio 2011. Nella missiva, il cardinale chiedeva a ogni conferenza episcopale di tracciare le proprie linee guide per combattere il flagello della pedofilia nei rispettivi territori. La scadenza era stata fissata agli ultimi giorni di maggio 2012. Raccomandava, Levada, anche che detti documenti stabilissero "procedure chiare e coordinate" per la gestione dei casi e per affrontare il problema in tempo e in modo efficace, attraverso indicazioni adatte alle diverse realtà locali. Indicazioni che dovevano tenere in considerazione le norme e le autorità civili. In alcuni paesi, queste linee-guida sono attive da anni, specie dove si sono registrati la maggior parte dei casi di abuso: Stati Uniti, Irlanda, Germania e l’Austria. Nella costruzione delle proprie norme, alcuni episcopati hanno preso come modello l’esperienza di questi paesi. In questa prima tappa del percorso, l’ex Sant’Uffizio ha soltanto ricevuto i testi dei vescovi, ma non ha ancora inviato alcuna autorizzazione per l’attuazione. Non sono stati autorizzati nemmeno quelli italiani, dopo le polemiche scoppiate in virtù del fatto che non veniva incluso l’obbligo (per i vescovi) di denunciare alla giustizia civile i presunti casi di abuso. Mons Crociata, segretario generale della CEI, aveva giustificato questa situazione dicendo che la Chiesa italiana "non può chiedere al vescovo di diventare un pubblico ministero". E aveva aggiunto: "Non possiamo chiedere di prendere l’iniziativa" e denunciare un presunto pedofilo perché "contrasta con l’ordinamento", anche se, naturalmente, "non c’è nulla che lo impedisca". La lettera del cardinale Levada del 2011 era stata molto chiara nel chiedere che le linee guida includessero: "La cooperazione con le autorità civili nell’ambito delle rispettive competenze e il compimento delle prescrizioni delle leggi civili". Una cooperazione che dovrebbe venire applicata non solo nei casi di abuso dei religiosi, ma anche per gli impiegati nelle strutture ecclesiastiche.

Andrés Beltramo Álvarez, Vatican Insider