venerdì 24 settembre 2010

Il Papa agli alunni di Castel Gandolfo: il primo amico che troviamo e conosciamo a scuola è Gesù, che ci indica realmente la strada della vita

In un clima festoso, Papa Benedetto XVI ha incontrato ieri pomeriggio a Castel Gandolfo circa 400 alunni della Scuola Pontificia Paolo VI e della Scuola d'infanzia delle Maestre Pie Filippini della cittadina laziale. Nel suo discorso a braccio, diffuso oggi dalla Sala Stampa vaticana, il Pontefice ha ricordato ai ragazzi l'importanza della scuola, a cominciare dall'imparare a leggere e scrivere: ''Ho pensato - ha detto Papa Razinger rievocando la sua infanzia - che sono passati 77 anni da quando ho iniziato ad andare a scuola. Ero in un piccolo Paese di 300 anime, si potrebbe dire che era dietro la luna. Tuttavia, però, abbiamo imparato l'essenziale; abbiamo imparato soprattutto a leggere e scrivere. Penso che poter scrivere e leggere sia una cosa grande, perchè così possiamo conoscere il pensiero degli altri, possiamo leggere i giornali e i libri, possiamo conoscere quanto è stato scritto duemila anni fa ed ancora prima, possiamo conoscere i continenti spirituali del mondo e comunicare insieme''. ''Ma soprattutto - ha continuato il Papa - c'è una cosa straordinaria: Dio ha scritto un libro, ha parlato a noi uomini e ha trovato delle persone che hanno scritto il Libro con la Parola di Dio. Possiamo anche leggere cosa dice Dio a noi. Questo è molto importante: imparare a scuola tutte le cose necessarie per la vita e imparare anche a conoscere Dio, a conoscere Gesù e, così, conoscere come si vive bene''. “Nella scuola - ha concluso il Papa, parlando ai ragazzi - voi trovate tanti amici, in modo da formare una grande famiglia, ma tra loro - ha ricordato - ce n’è uno speciale: “Il primo che troviamo e che conosciamo dovrebbe essere Gesù, che è amico di tutti e che ci indica realmente la strada della vita!”.

Asca, Radio Vaticana


Il Papa a Santiago de Compostela e Barcellona. Pubblicato il programma del viaggio per l’Anno Giubilare e per la dedicazione della Sagrada Familia

La Santa Sede ha pubblicato questa mattina il programma ufficiale del viaggio apostolico che Papa Benedetto XVI compirà sabato 6 e domenica 7 novembre a Santiago de Compostela, in occasione dell'Anno Giubilare Compostelano, e a Barcellona per la dedicazione del Tempio della Sagrada Familia. Il Papa arriverà sabato 6 novembre alle 11.30 all'Aeroporto internazionale di Santiago de Compostela dove avrà subito un incontro privato con le altezza reali, i principi delle Asturie. Dopo una visita alla Cattedrale, il Papa pranzerà i cardinali spagnoli, i membri del Comitato Esecutivo della Conferenza Episcopale della Spagna nell'Arcivescovado. Alle 16.30 presiederà la Santa Messa in occasione dell'Anno Santo Compostelano nella Plaza del Obradoiro. In serata partenza per Barcellona dove l'indomani mattina il Pontefice celebrerà la Santa Messa per la dedicazione della Chiesa della Sagrada Familia e dell'altare, a cui segue la recita dell’Angelus. Prima della celebrazione, il Papa incontrerà in forma privata re Juan Carlos di Spagna e la regina Sofia (foto), nella Sala museale della Chiesa della Sagrada Familia. Il Pontefice pranzerà quindi con i cardinali e i vescovi presenti, all’arcivescovado. Nel pomeriggio Benedetto XVI visiterà l'''Obra benefico-social Nen Deu'', centro per l'educazione di bambini e adulti con disabilità promosso dalla Chiesa Cattolica di Barcellona. Alle 19.15, dopo la cerimonia di congedo all'Aeroporto Internazionale, Papa Ratzinger farà ritorno a Roma.

Asca

VII Incontro Mondiale delle Famiglie. La conferenza stampa: presentato l'evento e il cammino di preparazione del Pontificio Consiglio per la Famiglia

Un convegno a novembre sul tema “Famiglia soggetto di evangelizzazione”, un “vademecum” sulla preparazione al matrimonio che sarà pronto entro il 2012, un progetto “Famiglia, risorsa per la società”: sono alcune delle tappe preparatorie su cui sta lavorando il Pontificio Consiglio per la Famiglia, in vista del VII Incontro Mondiale delle Famiglie che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012. Ne ha parlato questa mattina presso la Sala stampa della Santa Sede il card. Ennio Antonelli, presidente dello stesso Pontificio Consiglio, durante la Conferenza stampa di presentazione della lettera del Papa sull'Incontro e del programma dell’evento. Con lui c’erano il segretario mons. Jean Lafitte, il sotto-segretario mons. Carlos Simon Vazquez, il vescovo ausiliare di Milano mons. Erminio De Scalzi, vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Milano e delegato del card. Tettamanzi per l’organizzazione, e don Davide Milani, responsabile delle comunicazioni sociali della diocesi ambrosiana. “Il tema dell’Incontro Mondiale di Milano – ha ricordato il card. Antonelli – ‘La famiglia: il lavoro e la festa’, se approfondito seriamente a livello personale e sociale, culturale e pastorale, può diventare un importante contributo alla difesa e promozione dell’umano autentico nel mondo di oggi”. Il cardinale ha ricordato la presenza del Papa nei due momenti conclusivi dell’Incontro Mondiale, prevedendo presenze molto numerose specie alla Messa papale della domenica 3 giugno 2012. “La famiglia è il luogo delle radici più intime da cui l’uomo trae sostanza. Tale la famiglia, tale la città”. È quanto affermato da mons. De Scalzi. “Il problema del lavoro è di scottante attualità, in esso è insita la fondazione della famiglia - ha detto il delegato del card. Tettamanzi – ma anche quello della festa merita non minore attenzione”. “La tradizionale laboriosità ambrosiana può correre il rischio di porre il lavoro come centro della vita sacrificando la festa, quale momento della comunione con Dio”, ha aggiunto De Scalzi. Il vescovo meneghino annuncia che “Milano è pronta ad assumersi le responsabilità in merito all’evento, anzi la speranza è quella di offrire ospitalità a numerose famiglie povere dei Paesi del Sud del mondo che vorranno partecipare”. In particolare, ha sottolineato che nel 2013 è in programma la ricorrenza del 1700° anniversario dell’editto di Costantino e nel 2015 si terrà l’Esposizione Universale. "Quindi l’Incontro Mondiale delle Famiglie costituisce una specie di prova generale dell’Expo 2015”, ha detto mons. De Scalzi. “Nella indagine che abbiamo svolto in vista della preparazione del Vademecum sulla preparazione al matrimonio e l’accompagnamento delle giovani coppie di sposi, abbiamo ricevuto dalle diocesi di tutto il mondo ben 400 testi e documenti diversi su tale preparazione”: lo ha detto mons. Laffitte. Il “vademecum” sarà preparato entro l’anno 2012, cioé prima che si svolga l’Incontro Mondiale di Milano. “Il testo che vogliamo predisporre prenderà il posto di quello di una quindicina di anni fa. Oggi molte cose sono cambiate tra i giovani fidanzati e sposi. Bisogna inoltre tener conto delle a volte notevoli differenze tra i sistemi di preparazione al matrimonio nei vari paesi e continenti”, ha aggiunto. “L’intento è quello di offrire alle Conferenze Episcopali e quindi, da parte loro, alle singole diocesi e parrocchie una guida di massima per una formazione al matrimonio adatta ai tempi. La cosa importante è che i giovani comprendano cosa stanno chiedendo alla Chiesa quando chiedono di celebrare il matrimonio sacramentale”. “Il Duomo di Milano simbolo di fede e cultura, la famiglia come suo sostegno”: è quanto ha detto Don Milani, illustrando il logo del VII Incontro Mondiale delle Famiglie (foto). “L’immagine stilizzata del Duomo e dinanzi ad esso sagome festanti raffiguranti la famiglia – ha affermato Milani – mostrano come la fede sia la guida affinché la famiglia possa sviluppare al suo interno i valori cristiani e umani”. Don Milani ha annunciato un sito web d’informazione sull’evento: il programma dell’edizione 2012, la storia della manifestazione con le edizioni precedenti e i piani pastorali, disponibili anche via Ipad.

Il Papa: il VII Incontro Mondiale delle Famiglie occasione privilegiata per ripensare il lavoro e la festa nella prospettiva di una famiglia unita

Papa Benedetto XVI sarà a Milano sabato 2 e domenica 3 giugno 2012 per partecipare agli eventi conclusivi del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, che si svolgerà nel capoluogo lombardo dal 30 maggio al 3 giugno. Ad annunciarlo è stato lo stesso Pontefice in una lettera diffusa questa mattina dalla Sala stampa della Santa Sede e diretta al card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. L'Incontro avrà come tema ''La famiglia: il lavoro e la festa''. Il Papa presiederà la ''Festa delle Testimonianze'' del sabato sera e la Messa solenne della domenica mattina. “Il lavoro e la festa sono intimamente collegati con la vita delle famiglie: ne condizionano le scelte, influenzano le relazioni tra i coniugi e tra i genitori e i figli, incidono sul rapporto della famiglia con la società e con la Chiesa”. La Sacra Scrittura, ricorda invece Benedetto XVI, “ci dice che famiglia, lavoro e giorno festivo sono doni e benedizioni di Dio per aiutarci a vivere un’esistenza pienamente umana. L’esperienza quotidiana attesta che lo sviluppo autentico della persona comprende sia la dimensione individuale, familiare e comunitaria, sia le attività e le relazioni funzionali, come pure l’apertura alla speranza e al Bene senza limiti”. ''Ai nostri giorni - scrive il Pontefice -, purtroppo, l'organizzazione del lavoro, pensata e attuata in funzione della concorrenza di mercato e del massimo profitto, e la concezione della festa come occasione di evasione e di consumo, contribuiscono a disgregare la famiglia e la comunità e a diffondere uno stile di vita individualistico''. ''Occorre perciò - prosegue Papa Ratzinger - promuovere una riflessione e un impegno rivolti a conciliare le esigenze e i tempi del lavoro con quelli della famiglia e a ricuperare il senso vero della festa, specialmente della domenica, Pasqua settimanale, giorno del Signore e giorno dell'uomo, giorno della famiglia, della comunità e della solidarietà''. Il Pontefice prosegue sottolineando che “il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie costituisce un’occasione privilegiata per ripensare il lavoro e la festa nella prospettiva di una famiglia unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all’economia dello stesso nucleo familiare”. Il Papa afferma poi che “l’evento, per riuscire davvero fruttuoso, non dovrebbe però rimanere isolato, ma collocarsi entro un adeguato percorso di preparazione”. Auspica quindi che “già nel corso dell’anno 2011, XXX anniversario dell’Esortazione Apostolica "Familiaris consortio", ‘magna charta’ della pastorale familiare, possa essere intrapreso un valido itinerario con iniziative a livello parrocchiale, diocesano e nazionale, mirate a mettere in luce esperienze di lavoro e di festa nei loro aspetti più veri e positivi”.

Asca, SIR

Summit e dubbi amletici sul nuovo arcivescovo di Torino. Chi entra e chi esce dalla lista dei candidati. Non è escluso un intervento diretto del Papa

Chi sarà il nuovo arcivescovo di Torino? Nei Sacri Palazzi l’interrogativo tiene banco. Soprattutto da quando, sabato scorso, l’arcivescovo uscente della diocesi il cui regno sotto la Mole Antonelliana dura dal 1999, il card. Severino Poletto (nella foto con Benedetto XVI) a un raduno di seminaristi ha annunciato: “Domani trasloco. Dal prossimo weekend la mia abitazione resterà vuota”. Vuota, ma in attesa di chi? La risposta non è facile. Anzitutto non è scontato che il trasloco di Poletto significhi l’annuncio del suo successore già il prossimo sabato, come alcuni oltre il Tevere provano a ipotizzare. Inoltre, la grande attenzione che l’episcopato italiano riversa su Torino, come su Milano, le due nomine in assoluto più attese, rende ogni decisione difficile. Qui, più che altrove, scegliere è un gioco per equilibristi. Ma se per Milano farà sentire maggiormente il proprio peso il neo prefetto dei vescovi, ovvero il cardinale franco-canadese Marc Ouellet, per la scelta di Torino pesa ancora parecchio l’influenza del prefetto da poco sostituito, il card. Giovanni Battista Re, capofila della gloriosa “scuola bresciana” di derivazione montiniana. Non a caso, nei giorni scorsi, insieme a Ouellet è stato chiamato in Segreteria di Stato proprio Re per un mini summit tutto dedicato al futuro di Torino. Oltre a Ouellet e Re c’erano anche il Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone e i suoi due principali collaboratori, ovvero il sostituto Fernando Filoni e il segretario dei Rapporti con gli Stati Dominique Mamberti, e infine il Nunzio in Italia mons. Giuseppe Bertello. Secondo indiscrezioni provenienti da Torino, la fumata post summit sarebbe stata nera. Tanto che i sei porporati avrebbero deciso di aggiornarsi a breve. Tuttavia, se prima del summit l’ago della bilancia pendeva maggiormente a favore del piemontese Aldo Giordano, 56enne originario di Cuneo, dal 2008 osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa di Strasburgo e precedentemente segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, a riunione conclusa l’impressione era quella dell’avanzamento delle quotazioni dell’unico non piemontese nella rosa, ovvero il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi. Ciociaro, agli occhi dell’episcopato italiano ha dalla sua il fatto di aver occupato, con la benedizione del card. Camillo Ruini quando era presidente dei vescovi italiani, un incarico prestigioso: assistente dell’Azione cattolica. La terna dei candidati comprendeva anche il vescovo di Alessandria Giuseppe Versaldi, stimato dal card. Bertone che lo ebbe come vicario nella diocesi di Vercelli. Ma già da giorni la sua candidatura sembra decaduta per alcune resistenze interne alla diocesi. Oltre a questi nomi, era stato fatto anche quello di un altro ruiniano doc: il ligure Cesare Nosiglia, oggi arcivescovo di Vicenza. Ma pare che tutti abbiano concordato su un fatto: se il nuovo arcivescovo di Torino deve essere un non piemontese, allora meglio puntare su Lambiasi. Sono mesi che le voci su Torino si rincorrono. Da Torino arrivano a Roma, e dalla curia romana salgono fino all’appartamento papale. Beninteso: il Papa è intenzionato ad accettare il nome che Bertone gli porterà, ma è evidente che più crescono le difficoltà e più aumenta la possibilità di un suo intervento diretto, e non è escluso che sia per proporre un nome di un outsider. Benedetto XVI sa bene quanto conti Torino nello scacchiere italiano. Torino è sede cardinalizia. Chi diviene arcivescovo raggiunge in tempi brevi la berretta rossa. E, anche se il successore di Poletto non entrerà nel Concistoro previsto per fine novembre, senz’altro vi entrerà in quello successivo. Torino viene da anni difficili. La gestione di Poletto ha visto i seminari svuotarsi, i preti diminuire, la pratica religiosa in calo. Colpa del vescovo? Difficile rispondere. Anche perché in tutta Italia, tranne rare eccezioni, si verificano situazioni di segno uguale. Il clero torinese si aspetta un segnale importante da Roma: un pastore che sappia far tornare la Chiesa ai fastosi anni di Maurilio Fossati, vescovo di Torino fino al 1965. Quale il suo portato? Seppe più di altri mediare l’incontro e i conflitti tra le forze vive del territorio e la Curia-istituzione. Non a caso, a Torino, i grandi “Santi sociali”, don Bosco, Cottolengo, Cafasso, Murialdo, Faà di Bruno, fioriscono quando la dialettica con la Curia non è esasperata.

Paolo Rodari, Il Foglio

Il Papa a Santiago de Compostela e Barcellona. Le indicazioni pastorali e l'invito alla partecipazione agli eventi degli arcivescovi ai fedeli

L'arcivescovo di Santiago de Compostela, mons. Julián Barrio, ha proposto di digiunare il giorno prima dell'arrivo del Papa per prepararsi interiormente e aiutare allo stesso tempo i più bisognosi. La sua proposta appare in una lettera pastorale che il presule ha appena inviato alle parrocchie e alle case religiose della diocesi, in cui invita tutti i diocesani a partecipare al pellegrinaggio di Benedetto XVI a Santiago. “Con l'animo di preparazione spirituale, vi esorto a digiunare il 5 novembre, offrendo un apporto economico alla Caritas diocesana perché con quanto raccolto si possano aiutare le persone più bisognose”, segnala il testo. L'arcivescovo propone anche altre iniziative spirituali e pastorali per preparare il viaggio: formazione nelle catechesi e negli incontri pastorali, celebrazione settimanale di un atto eucaristico nella Cattedrale, nelle parrocchie e nelle case religiose di Santiago e recita del rosario affidando i frutti spirituali e pastorali del pellegrinaggio. “Vi prego di celebrare secondo le possibilità della Liturgia Sante Messe per le intenzioni del Papa”, aggiunge. Mons. Barrio invita inoltre i suoi diocesani ad accompagnare Benedetto XVI nel percorso che farà in papamobile dall'aeroporto alla piazza dell'Obradoiro. “Il pellegrinaggio del Papa è un gesto per cui dobbiamo ringraziarlo vivamente accompagnandolo con la nostra preghiera e la nostra presenza”, sottolinea. “Si può pensare che in quel giorno le condizioni meteorologiche non siano quelle che desidereremmo, ma in ogni caso questo non deve essere un ostacolo che impedisca di partecipare personalmente a questo avvenimento”, afferma. “Dobbiamo accompagnare il Papa dall'aeroporto alla Cattedrale, percorso in cui tutte le persone che lo desiderano potranno vederlo”. Nella lettera, l'arcivescovo di Santiago ricorda che “è la prima volta che nella storia degli Anni Santi Compostelani un Papa ha voluto venire espressamente per farsi pellegrino con i numerosi pellegrini che stanno arrivando per partecipare alle grazie giubilari”. “E' senz'altro un evento di grazia e un'opportunità storica nel peregrinare della nostra Arcidiocesi per manifestare personalmente la nostra comunione con il Successore di Pietro e la nostra adesione a lui”. La tappa di Benedetto XVI a Santiago prevede tre atti pubblici. Il Pontefice giungerà a metà mattina di sabato 6 novembre all'aeroporto di Lavacolla, ha affermato l'Arcivescovado. Lì sarà ricevuto ufficialmente da membri della Casa Reale e da autorità ecclesiastiche e civili, nazionali, autonomiche e locali. Dopo essersi trasferito in papamobile dall'aeroporto alla città, entrerà nella Cattedrale attraverso la porta di Azabachería, come pellegrino della fede e testimone di Cristo Risorto. Avrà l'opportunità di pregare nella Cappella della Comunione, di contemplare il Pórtico de la Gloria, di pregare sulla tomba dell'Apostolo San Giacomo, di passare per la Porta Santa, di abbracciare l'Apostolo, di rivolgere alcune parole ai presenti e di ammirare il Botafumeiro. Malati, bambini e anziani saranno presenti a questo atto che si svolgerà nell'interno della Basilica compostelana. Dopo aver pranzato e riposato nel Palazzo arcivescovile, il Pontefice presiederà una Messa nella piazza della Cattedrale. Alla fine del pomeriggio, si dirigerà all'aeroporto di Lavacolla, dove sarà salutato da alcune autorità prima della sua partenza per Barcellona. L'arrivo all'aeroporto di Barcellona è previsto per le 21.00 dello stesso giorno. Anche l'arcivescovo della città, il card. Lluís Martínez Sistach, ha chiesto di partecipare personalmente alla dedicazione del tempo della Sagrada Familia e di salutare il Papa per le vie e le piazze in cui passerà. In un'esortazione pastorale intitolata “Con il Papa iniziamo un nuovo corso”, segnala che “il Santo Padre lascerà il Vaticano per venire a farci visita”, e “noi dobbiamo accoglierlo uscendo dalle nostre case, lasciando i nostri paesi e le nostre città”. Il porporato chiede di recitare la preghiera e di lavorare sulle catechesi preparate per la visita, e che “le parrocchie e le comunità tengano ben presente la visita del Papa nella preghiera, soprattutto nelle Eucaristie domenicali”. Per preparare l'evento da un punto di vista materiale, l'Arcivescovado ha aperto un conto corrente per raccogliere donazioni per le spese e ha chiesto volontari, come ha fatto anche l'Arcivescovado di Santiago, per collaborare all'organizzazione.

Zenit