domenica 29 aprile 2012

Ouellet: avevo ragione quando dissi che Benedetto sarebbe stato un grande Papa. Nonostante le forze in declino amministra la Chiesa nel miglior modo

Il card. Marc Ouellet (foto), 67 anni, è considerato dagli osservatori vaticani e da diversi cardinali uno dei favoriti alla successione di Benedetto XVI come prossimo Papa. È ‘papabile’ e potrebbe diventare il primo Pontefice canadese. Domenica 22 aprile, in un’intervista alla Salt and Light TV (il canale televisivo cattolico canadese) il cardinale ha risposto alle domande su tale argomento descrivendo Benedetto XVI come “un grande Papa” e ha scartato la possibilità di diventare suo successore dichiarando: “Ovviamente non mi considero a un tale livello”. Lo scorso anno egli rispose a una domanda analoga posta da un giornalista, dichiarando che “diventare Papa comporta delle responsabilità schiaccianti”. Durante l’intervista della scorsa domenica, padre Thomas Rosica, direttore di Salt and Light TV, ha chiesto al card. Ouellet che cosa risponde alle persone che gli pongono questa domanda. Con un sorriso meravigliato, egli ha replicato: “Ricordo che il giorno successivo al conclave dissi alla stampa che Papa Benedetto sarebbe stato un grande Papa, e credo che avessi ragione”. “Avevo ragione”, ha aggiunto con convinzione. “È un grande maestro della fede, un grande padre della Chiesa. Lo vedo andare avanti con coraggio, servendo e amministrando la Chiesa nel modo migliore possibile che gli consentono le sue forze in declino”. “Quindi non mi considero assolutamente a un tale livello, poiché so bene quante responsabilità comporta tutto ciò. D’altra parte, credo che lo Spirito Santo aiuterà i cardinali a compiere la scelta giusta per la guida della Chiesa, della Chiesa Cattolica, in futuro”, ha dichiarato. L’intervista televisiva ha rivelato un uomo con considerevoli qualità spirituali, umane e intellettuali e con ottime doti comunicative, offrendo così un’ulteriore conferma al fatto che questo cardinale amichevole e poliglotta, che ha trascorso diversi anni in America Latina, sia certamente un buon candidato. La delicata domanda è giunta al termine di un’intervista durata 25 minuti, durante la quale padre Rosica gli ha posto domande sugli aspetti più importanti della sua vita dal 2002, quando Giovanni Paolo II lo nominò arcivescovo di Quebec, al suo attuale ruolo di prefetto della Congregazione per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, che ricopre dal 2010. Rispondendo alle domande, il card. Ouellet ha rivelato che al suo arrivo in Quebec “non aveva un piano” e “nemmeno esperienza” come vescovo diocesano. Tuttavia, egli cercò “di obbedire ogni giorno all’ispirazione dello Spirito”. La gente lo accolse e collaborò con lui, anche se ha confessato che “il rapporto con il clero era buono, ma non sempre facile” e che esisteva qualche disaccordo con la collettività. Ha affermato di aver identificato le sue priorità in Quebec: “Rafforzare le famiglie, incoraggiare le vocazioni e comunicare con i giovani”. Decise di dar loro priorità poiché la secolarizzazione era “più radicale” nella provincia del Quebec rispetto a qualunque altro posto in Canada e desiderava “aiutare i giovani affinché trovassero il significato religioso della vita”. Li coinvolse anche nel Congresso Eucaristico Internazionale in Quebec, a giugno 2008, durante il quale l’ordinazione di dodici nuovi preti trasmise il forte messaggio che “senza i preti non è possibile l’Eucarestia”. Nel tentativo “di incoraggiare la nuova evangelizzazione”, egli ha dichiarato di aver sentito la necessità di “nuove esperienze di fede” e di essersi così rivolto ai nuovi movimenti e alle nuove comunità, invitando in Quebec i Missionari della Carità, la Comunità dell’Emmanuele e una comunità proveniente dal Canada occidentale impegnata nell’apostolato universitario. “Portarono una ventata di aria fresca e molto entusiasmo” e “produssero un risultato davvero buono”, ha affermato. Ha ricordato come Benedetto XVI lo scelse come relatore generale (capo coordinatore) per il Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio dell’ottobre 2008 e ha affermato che “fu la sfida intellettuale più grande della mia vita”. Inoltre, non può dimenticare “la straordinaria unità” prevalsa durante il Sinodo, che vide “una reale esperienza di Cristo” e “che lasciammo con un nuovo spirito di missione”. Il 30 giugno 2010, Papa Benedetto nominò Ouellet prefetto della Congregazione per i vescovi. Nell’intervista televisiva, il cardinale ha chiarito il suo ruolo nell’organizzazione della nomina dei vescovi, descrivendo in dettaglio l’intero processo di selezione dalla consultazione popolare al ruolo di nunzio, e le importanti discussioni sui candidati durante le sessioni plenarie quindicinali della Congregazione. Egli ha dichiarato di comunicare ogni settimana i risultati delle sessioni plenarie al Papa e di intrattenere il giorno seguente un’udienza privata con Benedetto XVI per discutere gli esiti e ricevere il suo giudizio. Questi incontri settimanali sono “molto intensi e fruttuosi” e “per me rappresentano una grande esperienza spirituale” ha affermato. Come già avvenuto in una precedente intervista al quotidiano cattolico Avvenire, il cardinale ha nuovamente espresso il suo stupore poiché sono in molti a declinare la nomina di vescovo. Alcuni lo fanno per “ragioni di coscienza”, altri perché la considerano una carica “difficile” e “temono le tensioni della guida episcopale”. Egli ha inoltre parlato del suo ruolo di presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, luogo in cui vive circa il 50% della popolazione cattolica mondiale. Egli ha rivelato che la commissione fu inizialmente istituita per inviare i missionari dall’Europa all’America Latina, ma che oggi il flusso missionario si è invertito. La Commissione ora si concentra sul finanziamento di progetti per l’evangelizzazione, di seminari, ecc. e si occupa di rendere note in Vaticano le preoccupazioni che riguardano l'America Latina. Ouellet ha inoltre commentato la funzione penitenziale che ha presieduto nella chiesa gesuita a Roma lo scorso febbraio. L'evento aveva lo scopo di chiedere indulgenza a Dio e perdono alle vittime degli abusi per i torti inflitti dal clero nei confronti dei minori e per le mancate azioni intraprese dai vescovi e dalle autorità della Chiesa per fermare e impedire tutto ciò. La funzione è stata “importante dal punto di vista simbolico, poiché è avvenuta nell’ambito della conferenza sull’abuso dei minori che ha avuto luogo presso la Pontificia Università Gregoriana” ha affermato. “È stato un messaggio per tutta la Chiesa” e “rappresenta un impegno per impedire che tali episodi si ripetano in futuro”.

Gerard O’Connell, Vatican Insider

VII IMF-Il Papa a Milano. Card. Scola: un'occasione unica e preziosa. La presenza di Benedetto XVI una chiara espressione di attenzione e affetto

A un mese dal VII Incontro Mondiale delle Famiglie il card. Angelo Scola (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo di Milano, indirizza una lettera a tutti i fedeli della diocesi "per richiamare ancora una volta il significato di questo decisivo evento ecclesiale". L’arcivescovo sottolinea come l’Incontro è "per tutti noi un’occasione unica e preziosa per riconoscere e rendere una chiara testimonianza del valore ecclesiale e sociale della famiglia". Specifica poi che la presenza del Papa "è una chiara espressione di attenzione e affetto per la nostra diocesi e per tutta la società civile della città e del territorio". Esortando ad accogliere Benedetto XVI "come il Successore di Pietro, riscoprendo il senso autentico del ministero del Papa nella Chiesa di Dio", il cardinale precisa l’importanza "che ciascuno di noi intervenga di persona soprattutto partecipando alla celebrazione dell’Eucaristia del 3 giugno presso l’aeroporto di Bresso". La lettera contiene poi una serie di indicazioni operative "a tutte le comunità cristiane della diocesi": la disposizione che in tutto il territorio ambrosiano non vengano celebrate Sante Messe nella mattinata del 3 giugno, l'invito a intensificare la preghiera personale e comunitaria (soprattutto attraverso il Santo Rosario) e l'auspicio che due rappresentanti di ogni parrocchia e aggregazione di fedeli partecipino al Congresso Teologico-Pastorale (30 maggio - 1 giugno). L’arcivescovo conclude ringraziando quanti "sostengono personalmente l’Incontro Mondiale e, con intelligenza e generosità, lo stanno rendendo possibile. Mi riferisco in particolare ai membri e ai collaboratori della Fondazione Milano Family 2012, alle parrocchie e alle aggregazioni dei fedeli e tutti coloro che si sono resi disponibili nelle diverse forme di volontariato".

Incroci News

La lettera

Ciccio, il gatto nero amico di Benedetto XVI. Frequenta i giardini vaticani dove il Papa passeggia e prega, da lui è considerato uno di famiglia

Joseph Ratzinger non ha mai avuto un gatto. Non ce l’aveva quando da cardinale prefetto dell’ex Sant’Uffizio abitava in piazza della Città Leonina, a ridosso delle mura leonine. E non ce l’ha nemmeno oggi che, per volere del Collegio cardinalizio che lo ha eletto al soglio di Pietro nell’ormai lontano 19 aprile del 2005, abita le stanze del terzo piano del Palazzo Apostolico. Che non abbia un gatto non significa tuttavia che non li ami. Lo sanno bene i suoi collaboratori e lo sanno soprattutto i responsabili per la Tutela della fauna del Vaticano, il prof. Klaus Friedrich e Giulia Artizzu i quali, sotto la supervisione del numero due del Governatorato, mons. Giuseppe Sciacca, hanno allestito nei giardini vaticani una cassetta per il ricovero di un gatto speciale: Ciccio, noto oltre il Tevere come "il gatto del Museo". "Si tratta di un gattone nero molto socievole e sicuro del proprio fascino" scrive la Artizzu in "All’ombra del cupolone", un foglio informale distribuito tra i dipendenti del Governatorato. Ciccio è conosciuto da tutti gli abituali frequentatori dei giardini, anche da Papa Benedetto XVI che il pomeriggio, prima di ritirarsi per la preghiera dei vesperi, ama passeggiare fino alla grotta dedicata alla Madonna della Guardia, in cima ai giardini, recitando con il suo segretario particolare la preghiera del rosario. Beninteso, di gatti nei giardini Papa Ratzinger ne incrocia parecchi: il polmone verde che si apre dietro la Basilica di San Pietro ha da sempre una fauna variegata, dai pappagalli ai colibrì fino alle raganelle, senza dimenticare tritoni e orbettini, ma sembra che soltanto Ciccio sia riuscito a entrare nel cuore degli abitanti del Vaticano tanto che di fatto è riuscito a farsi adottare. Appena Papa Ratzinger venne eletto Pontefice, fu il card. Tarcisio Bertone, allora ancora arcivescovo di Genova ma per anni numero due della Congregazione per la Dottrina della Fede, a svelare in un’intervista rilasciata a Famiglia Cristiana l’amore di Joseph Ratzinger per i gatti. Disse: "Ratzinger ai tempi dell’ex Sant’Uffizio parlava con i gatti, si fermava e diceva qualcosa in tedesco, probabilmente in dialetto bavarese; portava sempre qualcosa da mangiare ai gatti e se li tirava dietro nel cortile della Congregazione". Furono queste parole ad alimentare quella che si è poi rivelata essere soltanto una leggenda: come Paolo VI che una volta eletto portò in Vaticano il suo bel gattone, come Pio XII che portò nel Palazzo Apostolico i suoi due cardellini, anche Benedetto XVI secondo la vulgata doveva aver portato al terzo piano del palazzo il suo amato gatto. Nessun gatto nell’Appartamento, dunque, seppure la passione del Pontefice per i gatti sia reale: fonti vaticane rivelano che, nelle settimane che hanno preceduto l’elezione, Papa Ratzinger avrebbe offerto un gatto in dono a un amico cardinale un po’ giù di morale. Nelle ore che sono seguite all’elezione si scatenò anche una caccia ai felini tanto cari al nuovo Pontefice. Venne immortalato un bel soriano di nome Chico che accese le fantasie di molti quotidiani internazionali. "Di gatti ne abbiamo due, ma sono di porcellana", tagliò però corto Ingrid Stampa, per anni fedele "governante" di Joseph Ratzinger e oggi officiale della Segreteria di Stato addetta ai testi del Pontefice in lingua tedesca. Era lei che dopo i pasti del cardinale scendeva a Borgo Pio per distribuire ai felini gli avanzi. Recentemente sul Papa e i gatti ha detto la sua il segretario in seconda dell’Appartamento, il maltese don Alfred Xuereb. 53 anni, lavora accanto al Papa dal 2007. Don Xuereb si è recato recentemente in una parrocchia di Nichelino: una toccata e fuga, per ricordare il quinto anniversario della morte del suo amico e conterraneo don Joe Galea. Qui ha parlato dei suoi giorni accanto a Benedetto XVI e soprattutto di quel gatto che il Papa non ha mai avuto. Ha detto: "Intanto non è vero che in casa abbiamo un gatto, anche se Papa Benedetto ama molto gli animali. Si narra che da cardinale ogni tanto si fermasse per strada per rivolgersi a qualche gatto. Qualcuno chiedeva: Scusi eminenza, ai gatti parla in tedesco o in italiano? 'Loro non capiscono le lingue, ma il tono di voce sì', obiettava lui. Senz’altro il Papa è appassionato di musica; è un eccellente pianista. Qualche volta dopo cena sentiamo che suona il pianoforte. E poi sicuramente ci sono i libri: il suo studio ne è pieno. È uno studio arredato in modo molto semplice; gli scaffali e la scrivania sono gli stessi di quando era professore all’università di Tubinga". Insomma, nessun gatto nell’Appartamento seppure da pochi giorni un gatto abiti i giardini del Papa: Ciccio, il "gatto del Museo", per lui un piccolo appartamento in uno dei luoghi più esclusivi del mondo.

Paolo Rodari, Il Giornale.it

Benedetto XVI: il Beato Giuseppe Toniolo indica la via del primato della persona umana e della solidarietà, un messaggio di grande attualità

Dopo la recita della preghiera del Regina Caeli, il Papa ha rivolto "un saluto speciale ai pellegrini riuniti nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, dove stamani è stato proclamato Beato Giuseppe Toniolo". "Vissuto tra il XIX e il XX secolo - ha ricordato Benedetto XVI - fu sposo e padre di sette figli, professore universitario ed educatore dei giovani, economista e sociologo, appassionato servitore della comunione nella Chiesa. Attuò gli insegnamenti dell'Enciclica 'Rerum novarum' del Papa Leone XIII; promosse l'Azione Cattolica, l'università Cattolica del Sacro Cuore, le Settimane sociali dei cattolici italiani e un Istituto di diritto internazionale della pace. Il suo messaggio - ha proseguito Papa Ratzinger - è di grande attualità, specialmente in questo tempo: il Beato Toniolo indica la via del primato della persona umana e della solidarietà. Egli scriveva: 'Al di sopra degli stessi legittimi beni ed interessi delle singole nazioni e degli Stati, vi è una nota inscindibile che tutti li coordina ad unità, vale a dire il dovere della solidarietà umana'". Il Papa ha ricordato poi il sacerdote Pierre–Adrien Toulorge, sacerdote vissuto nella seconda metà del ‘700, ‘martire della verità’, beatificato oggi a Coutances in Francia: " Rendiamo grazie a Dio per questo luminoso 'martire della verità'". Infine un saluto ai partecipanti all’Incontro europeo degli studenti universitari, organizzato dalla diocesi di Roma nel primo anniversario della Beatificazione di Giovanni Paolo II: “Cari giovani, proseguite con fiducia nel cammino della nuova evangelizzazione nelle Università. Domani sera mi unirò spiritualmente a voi, per la veglia che avrà luogo a Tor Vergata, presso la grande Croce della Giornata Mondiale della Gioventù del 2000. Grazie della vostra presenza!”.

TMNews, Radio Vaticana, SIR

Il Papa: la Chiesa sia come un giardino irrigato in cui possano germogliare e maturare tutti i semi di vocazione che Dio sparge in abbondanza

Al termine della Santa Messa celebrata nella Basilica Vaticana per l’Ordinazione presbiterale a 9 diaconi, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare il Regina Cæli con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro per il consueto appuntamento domenicale. Il Papa ha chiesto di stringersi "spiritualmente intorno a questi sacerdoti novelli e preghiamo perché accolgano pienamente la grazia del Sacramento che li ha conformati a Gesù Sacerdote e Pastore. E preghiamo perché tutti i giovani siano attenti alla voce di Dio che interiormente parla al loro cuore e li chiama a distaccarsi da tutto per servire Lui", ha detto, ricordando l'odierna 49° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. Il Signore "chiama sempre, ma tante volte noi non ascoltiamo. Siamo distratti da molte cose, da altre voci più superficiali; e poi abbiamo paura di ascoltare la voce del Signore, perché pensiamo che possa toglierci la nostra libertà". "In realtà - ha proseguito Benedetto XVI - ognuno di noi è frutto dell'amore: certamente, l'amore dei genitori, ma, più profondamente, l'amore di Dio. Dice la Bibbia: se anche tua madre non ti volesse, io ti voglio, perché ti conosco e ti amo. Nel momento in cui mi rendo conto di questo, la mia vita cambia: diventa una risposta a questo amore, più grande di ogni altro, e così si realizza pienamente la mia libertà". "I giovani che oggi ho consacrato sacerdoti - ha detto - non sono differenti dagli altri giovani, ma sono stati toccati profondamente dalla bellezza dell'amore di Dio, e non hanno potuto fare a meno di rispondere con tutta la loro vita. Come hanno incontrato l'amore di Dio? L'hanno incontrato in Gesù Cristo: nel suo Vangelo, nell'Eucaristia e nella comunità della Chiesa. Nella Chiesa si scopre che la vita di ogni uomo è una storia d'amore. Ce lo mostra chiaramente la Sacra Scrittura, e ce lo conferma la testimonianza dei Santi". “Cari amici, preghiamo per la Chiesa, per ogni comunità locale, perché sia come un giardino irrigato in cui possano germogliare e maturare tutti i semi di vocazione che Dio sparge in abbondanza”, "perchè dappertutto si coltivi questo giardino, nella gioia di sentirsi tutti chiamati, nella varietà dei doni". "In particolare - ha aggiunto - le famiglie siano il primo ambiente in cui si 'respira' l'amore di Dio, che dà forza interiore anche in mezzo alle difficoltà e le prove della vita. Chi vive in famiglia l'esperienza dell'amore di Dio, riceve un dono inestimabile, che porta frutto a suo tempo".

AsiaNews, TMNews

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DEL REGINA CÆLI

Il Papa: il sacerdote è chiamato a vivere in se stesso ciò che ha sperimentato Gesù, e alla fine riassumere tutto nel gesto supremo del 'dare la vita'

Nella mattina di oggi, IV Domenica di Pasqua, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto la Santa Messa nel corso della quale ha conferito l’Ordinazione presbiterale a 9 diaconi provenienti dai seminari diocesani romani. Otto sono diventati sacerdoti per la diocesi di Roma, uno, formatosi nell’Almo Collegio Capranica, è stato ordinato per la diocesi di Bui Chu (Viêt Nam). Hanno concelebrato con il Papa il card. Agostino Vallini, vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, mons. Filippo Iannone, vicegerente, i vescovi Ausiliari, i superiori dei seminari interessati (Pontifico Seminario Romano Maggiore, Almo Collegio Capranica e Collegio Diocesano Redemptoris Mater) e i parroci degli ordinandi.
La figura del Buon Pastore, ha detto il Papa nella omelia, “acquista la sua piena verità e chiarezza sul volto di Cristo, nella luce del Mistero della sua morte e risurrezione. Da questa ricchezza anche voi, cari Ordinandi, potrete sempre attingere, ogni giorno della vostra vita, e così il vostro sacerdozio sarà continuamente rinnovato”. Nell'odierno brano evangelico "siamo immediatamente condotti al centro, al culmine della rivelazione di Dio come pastore del suo popolo; questo centro e culmine è Gesù, precisamente Gesù che muore sulla croce e risorge dal sepolcro il terzo giorno, risorge con tutta la sua umanità, e in questo modo coinvolge noi, ogni uomo, nel suo passaggio dalla morte alla vita". La Pasqua di Cristo, ha proseguito, "in cui si realizza pienamente e definitivamente l’opera pastorale di Dio, è un avvenimento sacrificale: perciò il Buon Pastore e il Sommo Sacerdote coincidono nella persona di Gesù che ha dato la vita per noi". Commentando la prima lettura, Benedetto XVI ha sottolineato che "Gesù ha vissuto proprio questa esperienza: di essere scartato dai capi del suo popolo e riabilitato da Dio, posto a fondamento di un nuovo tempio, di un nuovo popolo che darà lode al Signore con frutti di giustizia". La seconda Lettura "ci parla invece del frutto della Pasqua di Cristo: il nostro essere diventati figli di Dio. Nelle parole di Giovanni si sente ancora tutto lo stupore per questo dono: non soltanto siamo chiamati figli di Dio, ma 'lo siamo realmente'. "La condizione filiale dell’uomo - ha affermato il Pontefice - è il frutto dell’opera salvifica di Gesù: con la sua incarnazione, con la sua morte e risurrezione e con il dono dello Spirito Santo Egli ha inserito l’uomo dentro una relazione nuova con Dio, la sua stessa relazione con il Padre". “'Il buon pastore dà la propria vita per le pecore'. Gesù insiste su questa caratteristica essenziale del vero pastore che è Lui stesso: quella del ‘dare la propria vita’”. Il donare la vita è “chiaramente il tratto qualificante del pastore così come Gesù lo interpreta in prima persona, secondo la volontà del Padre che lo ha mandato – ha chiarito il Papa -. La figura biblica del re-pastore, che comprende principalmente il compito di reggere il popolo di Dio, di tenerlo unito e guidarlo, tutta questa funzione regale si realizza pienamente in Gesù Cristo nella dimensione sacrificale, nell’offerta della vita”. In questa prospettiva, ha precisato il Pontefice, “orientano le formule del rito dell’Ordinazione dei presbiteri, che stiamo celebrando. Ad esempio, tra le domande che riguardano gli ‘impegni degli eletti’, l’ultima, che ha un carattere culminante e in qualche modo sintetico, dice così: ‘Volete essere sempre più strettamente uniti a Cristo Sommo Sacerdote, che come vittima pura si è offerto al Padre per noi, consacrando voi stessi a Dio insieme con lui per la salvezza di tutti gli uomini?’”. Il sacerdote è infatti, ha sottolineato il Santo Padre, “colui che viene inserito in un modo singolare nel mistero del sacrificio di Cristo, con una unione personale a Lui, per prolungare la sua missione salvifica. Questa unione, che avviene grazie al sacramento dell’Ordine, chiede di diventare ‘sempre più stretta’ per la generosa corrispondenza del sacerdote stesso”. Per questo, ha detto Benedetto XVI rivolgendosi agli ordinandi, “tra poco voi risponderete a questa domanda dicendo: ‘Sì, con l’aiuto di Dio, lo voglio’”. Successivamente, nei riti esplicativi, ha affermato il Papa, “risalta con forza che, per il sacerdote, celebrare ogni giorno la Santa Messa non significa svolgere una funzione rituale, ma compiere una missione che coinvolge interamente e profondamente l’esistenza, in comunione con Cristo risorto che, nella sua Chiesa, continua ad attuare il Sacrificio redentore”. “Questa dimensione eucaristica-sacrificale – ha spiegato il Pontefice - è inseparabile da quella pastorale e ne costituisce il nucleo di verità e di forza salvifica, da cui dipende l’efficacia di ogni attività. Naturalmente non parliamo della efficacia soltanto sul piano psicologico o sociale, ma della fecondità vitale della presenza di Dio al livello umano profondo”. In realtà, “la stessa predicazione, le opere, i gesti di vario genere che la Chiesa compie con le sue molteplici iniziative, perderebbero la loro fecondità salvifica se venisse meno la celebrazione del sacrificio di Cristo”. E questa “è affidata ai sacerdoti ordinati”. In effetti, “il presbitero è chiamato a vivere in se stesso ciò che ha sperimentato Gesù in prima persona, cioè a darsi pienamente alla predicazione e alla guarigione dell’uomo da ogni male del corpo e dello spirito, e poi, alla fine, riassumere tutto nel gesto supremo del ‘dare la vita’ per gli uomini, gesto che trova la sua espressione sacramentale nell’Eucaristia, memoriale perpetuo della Pasqua di Gesù”. Dunque, “è solo attraverso questa ‘porta’ del sacrificio pasquale che gli uomini e le donne di tutti i tempi e luoghi possono entrare nella vita eterna; è attraverso questa ‘via santa’ che possono compiere l’esodo che li conduce alla ‘terra promessa’ della vera libertà, ai ‘pascoli erbosi’ della pace e della gioia senza fine”. “Cari ordinandi – è stato l’auspicio del Santo Padre -, questa Parola di Dio illumini tutta la vostra vita. E quando il peso della croce si farà più pesante, sappiate che quella è l’ora più preziosa, per voi e per le persone a voi affidate: rinnovando con fede e con amore il vostro ‘sì, con l’aiuto di Dio lo voglio’, voi coopererete con Cristo, Sommo Sacerdote e Buon Pastore, a pascere le sue pecorelle – magari quella sola che si era smarrita, ma per la quale si fa grande festa in Cielo!”. “La Vergine Maria, Salus Populi Romani, vegli sempre su ciascuno di voi e sul vostro cammino”, ha concluso.

Korazym.org, SIR

SANTA MESSA CON ORDINAZIONI PRESBITERALI - il testo integrale dell'omelia del Papa

Il Papa: offrire il servizio di una presenza generosa, di una testimonianza coraggiosa e di un valido contributo alla nuova evangelizzazione

“In ciascuno risuoni forte e chiara la voce dello Spirito Santo che grida 'Gesù è il Signore', così da poter offrire nelle rispettive comunità diocesane e parrocchiali e negli ambienti di vita il servizio di una presenza generosa, di una testimonianza coraggiosa e di un valido contributo alla nuova evangelizzazione”. E’ l’augurio che il Papa rivolge “a tutti i numerosi convenuti” in occasione della 35° Convocazione Nazionale dei gruppi e delle comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo, a 40 anni dagli inizi del Movimento in Italia, in un messaggio a firma del cardinale Segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone. Nel testo, indirizzato al presidente del Rinnovamento nello Spirito, Salvatore Martinez (foto), Benedetto XVI assicura la sua vicinanza spirituale e “mentre invoca a tal fine la celeste intercessione della Beata Vergine Maria”, invia a tutti i partecipanti la sua benedizione apostolica. Il Pontefice ha anche concesso l’indulgenza plenaria ai partecipanti alla Convocazione. Questo pomeriggio, inoltre, il card. Bertone interverrà all’incontro del Rinnovamento nello Spirito per presiedere la concelebrazione eucaristica. Alla vigilia della Convocazione Nazionale dei Gruppi e delle Comunità, il presidente nazionale del e il Comitato Nazionale di Servizio hanno accolto la gioiosa notizia dell’udienza speciale concessa da Benedetto XVI al Rinnovamento nello Spirito in occasione del 40° anniversario della nascita del Rinnovamento in Italia. L’udienza si svolgerà sabato 26 maggio in Piazza San Pietro, dalle 8.00 (apertura dei varchi) alle 12.30 (congedo). Un “dono nel dono” sarà la presenza del card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale italiana, che presiederà la Celebrazione eucaristica prima dell’arrivo del Santo Padre.

Radio Vaticana, Rinnovamento nello Spirito

'Gesù di Nazaret - Secondo volume'. Il 2 maggio all'Università di Napoli la presentazione di uno dei fenomeni editoriali e culturali più significativi

Mercoledì 2 maggio alle 16.30 presso l’Aula Pessina della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli), sarà presentato il libro di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, "Gesù di Nazaret. Dall’Ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione", edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Il ciclo “Gesù di Nazaret all’Università” è promosso dalla Libreria Editrice Vaticana in cooperazione con il Progetto Culturale della Chiesa Italiana e con gli Atenei coinvolti. L’iniziativa ha sino ad oggi toccato l’Aula Magna di sei Università italiane: Urbino, Messina, Parma, Sassari, Torino e Chieti, e il 7 maggio sarà la volta di Trieste. Ha visto la partecipazione di grandi nomi della cultura cattolica e laica italiana, suscitando ovunque vivo successo di pubblico e grande interesse nei media. In un solo anno "Gesù di Nazaret. Dall’Ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione" ha venduto più di 400.000 copie solo in Italia e più di un milione a livello mondiale, e rappresenta uno dei fenomeni editoriali e culturali più significativi dei nostri giorni. La specificità del volume non sta solo nei numeri, ma anzitutto nel fatto che rappresenta il coronamento dell’attività intellettuale di un uomo il cui mondo, per lunghi anni, è stato proprio l’Università. Appare così naturale presentare l’opera in un ambiente universitario di prestigio come l’Ateneo napoletano, in un dialogo scientifico, franco e propositivo fra posizioni anche molto diverse fra loro. La riflessione in ambito universitario attorno al Gesù di Benedetto XVI è infatti un’occasione per ribadire l’amicizia tra fede e ragione, e dunque per favorire quegli scambi ed incontri fra la cultura laica e cultura religiosa che hanno da sempre trovato un fertile terreno proprio nelle aule universitarie. È anche l’occasione per raccogliere e rilanciare, da parte dei grandi centri del sapere, l’appello a non escludere la fede dall’orizzonte della ragione, per riconoscere come nel fatto religioso si ritrovi un autentico tema universitario che può essere affrontato in sede di approfondimento scientifico, ma anche nel più vasto mondo culturale nella prospettiva della necessità di un approfondimento dei valori fondanti della società e della convivenza civile. Il programma si apre con i saluti del rettore dell’Università di Napoli Massimo Marrelli, del cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, del presidente del Polo delle Scienze Umane e Sociali Mario Rusciano e del direttore della Libreria Editrice Vaticana don Giuseppe Costa. I professori Angelo Abignente, Franco Amarelli, Aurelio Cernigliaro, Carmine Donisi, Antonio Palma, Massimo Villone e Patrick Valdrini dialogheranno con il card. Francesco Coccopalmerio, presidende del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, sul libro del Papa. Concluderà Lucio De Giovanni, preside della Facoltà di Giurisprudenza.

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