mercoledì 18 novembre 2009

Il ricordo della caduta del regime totalitario in Cecoslovacchia, il saluto ai motociclisti per la liberazione dei sequestrati e a 'Propaganda Fide'

Papa Benedetto XVI ha ricordato, al termine dell'Udienza generale, il ventesimo ''anniversario della caduta del regime totalitario'' della Cecoslovacchia e ''il ritorno della libertà civile e religiosa''. In tale anniversario, ha detto il Pontefice salutando i fedeli della Slovacchia presenti nell'Aula Paolo VI, ''ringraziamo Dio per questo dono e non dimentichiamo i nostri fratelli e sorelle nel mondo che soffrono''. Il Papa si è recato poco più di un mese fa nella Repubblica Ceca.
Benedetto XVI ha poi salutato i rappresentanti della campagna per la libertà dei sequestrati nel mondo, lanciata dal giornalista colombiano Herbin Hoyos, arrivato a Roma con una carovana di motociclisti che ha attraversato l'Europa per portare un messaggio in favore delle persone private degli ostaggi in tutto il Pianeta. Il Pontefice ha anche ricevuto in dono un casco simbolo della campagna.
La presenza dei partecipanti alla plenaria della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha dato occasione al Papa di esprimere la sua “viva gratitudine per generoso impegno col quale operate per la diffusione del messaggio evangelico” e di invocare la “materna assistenza” di Maria su “quanti sono coinvolti nell’azione missionaria in ogni angolo della Terra”.

Asca, AsiaNews

L'appello di Benedetto XVI per i bambini di tutto il mondo: siano riconosciuti i loro diritti e rispettata sempre più la loro dignità

Un appello alla comunità internazionale ''affinchè si moltiplichino gli sforzi per offrire un'adeguata risposta ai drammatici problemi dell'infanzia'' e ''siano riconosciuti i diritti dei fanciulli e rispettata sempre più la loro dignità''. Lo ha lanciato questa mattina Papa Benedetto XVI al termine dell'Udienza generale del mercoledì, in vista della Giornata mondiale di preghiera e di azione per i bambini, indetta dall'Onu per dopodomani. ''Il mio pensiero - ha detto il Pontefice - va a tutti i bambini del mondo, specialmente a quanti vivono in condizioni difficili e soffrono a causa della violenza, degli abusi, della malattia, della guerra e della fame''.

Il Papa: riscoprire la via della bellezza come uno degli itinerari, forse il più attraente ed affascinante, per giungere ad incontrare ed amare Dio

''Riscoprire la via della bellezza come uno degli itinerari, forse il più attraente ed affascinante, per giungere ad incontrare ed amare Dio''. E' la ''proposta'' che Papa Benedetto XVI farà agli artisti contemporanei che incontrerà nella Cappella Sistina il 21 novembre prossimo. Durante l'Udienza generale del mercoledì, dedicata al tema della bellezza, il Pontefice ha anticipato i temi dell'incontro, delineando ai pellegrini le caratteristiche dell'architettura religiosa soffermandosi alle cattedrali romaniche e gotiche che come tante ''bibbie di pietra'' hanno accompagnato la fede dei cristiani nell'Europa del Medioevo. ''I capolavori artistici nati in Europa nei secoli passati - ha detto il Papa - sono incomprensibili se non si tiene conto dell'anima religiosa che li ha ispirati''. E come diceva Marc Chagall, per secoli i pittori ''hanno intinto il loro pennello in quell'alfabeto colorato che era la Bibbia''. Ciò che Benedetto XVI vorrà dire sabato prossimo agli artisti che da tutto il mondo arriveranno in Vaticano è che ''quando la fede, in modo particolare celebrata nella liturgia, incontra l'arte, si crea una sintonia profonda, perchè entrambe possono e vogliono parlare di Dio, rendendo visibile l'Invisibile''. Ed ha aggiunto: ''Vorrei condividere questo nell'incontro con gli artisti del 21 novembre, rinnovando ad essi quella proposta di amicizia tra la spiritualità cristiana e l'arte''. alle quasi ottomila persone presenti nell’aula Paolo VI, tra le quali i vescovi latini della regione araba, dopo che negli appuntamenti delle settimane scorse aveva parlato delle correnti teologiche medioevali e dei loro maggiori esponenti, il Papa ha parlato dell’espressione artistica di quei secoli. Un tema che egli stesso ha legato all’incontro che avrà con gli artisti, il 21 novembre. “Era come una gara tra un popolo e l’altro”, che fece ricostruire quasi tutte le chiese: cattedrali e monastiche e persino le chiese di villaggio. Vari fattori contribuirono alla rinascita. Le condizioni storiche più favorevoli, dovute all’aumento della popolazione, degli scambi, della ricchezza, insieme all’elaborazione di soluzioni teciniche smpre più elaborate per aumentare le dimensioni degli edifici, assicurandone al tempo stesso la saldezza, permisero la costruzine di chiese “ove la liturgia poteva essere celebrata con dignità”. “Nacquero così le chiese e cattedrali romaniche, caratterizzate dallo sviluppo longitudinale, lunghe per poter accogliere molti fedeli”. Chiese dai muri spessi, nelle quali apparvero le sculture, che avevano una funzione “più pedagogico che di perfezione tecnica”, una funzione “educativa, perchè potessero suscitare emozioni, per poter spingere a rifiutare il male e cercare il bene”. “Spesso vi è rappresentata l’Apocalisse e Cristo giudice universale”, “porta che conduce al cielo”. “I fedeli oltrepassando la porta della chiesa entrano in un tempo e in uno spazio diverso da quello della vita corrente, anticipo della vita eterna nella celebrazione liturgica e in atti di pietà”. Nei secoli XII e XIII, a partire dalla Francia si diffonde un altro tipo di architettura, quella gotica, “con caratteristiche nuove, lo slancio verticale e la luminosità”. “Mostravano una sintesi di fede e arte attraverso il linguaggio universale della bellezza. Grazie all’introduzione delle volte a sesto acuto, poste su robustri pilastri fu possibile innalzare l’altezza. Lo slancio verso l’alto ivitava alla preghiera. La chiesa era una preghiera” e rappresentava gli “aneliti delle anime verso Dio”. I muri poterno essere traforati e le finestre abbellite di vetrate policrome, dalle quali,”una cascata di luce si riversava sui fedeli per illustrare l’anno liturgico, narrare la storia della salvezza”. “Alla decorazione partcipava tutta la comunità cristiana”, “umili e potenti, analfabeti e dotti, tutti erano istruiti nella fede. La scultura gotica ha fatto delle chiese una Bibbia di pietra”. “In quei secoli si diffuse la percezione dell’umanità del Signore, i patimenti della Passione venivano rappresentati in modo realistico, divennero immagine amata da tutti, atta a ispirare pietà e pentimento per i peccati”. La scultura gotica del XIII secolo “vedeva una pietà felice e serena, una devozione sentita e filiale verso la Madre di Dio”, spesso rappresentata come “una giovane donna sorridente, potente e misericordiosa”. I fedeli, poi, recandosi nelle cattedrali “amavano trovarvi espresioni artistiche che ricordassero i santi, modelli di vita cristiana e intercessori presso il Signore”. C’erano anche “rappresentazioni del lavoro dei campi delle scienze, dell’arte, ma tutte orientato verso Dio, nel luogo ove si celebrava la liturgia”. Due gli elementi dell’arte romanica e gotica che Benedetto XVI ha voluto sottolineare. Il primo è che “i capolavori sono incomprensibili se non si tiene conto dell’anima religiosa che li ha ispirati”. “Un artistia, Marc Chagall. ha scritto che i pittori per secoli hanno intinto il loro pennello in quell’alfabeto colorato che è la Bibbia”.”Quando – ha commentato il Papa - la fede, in modo particolare celebrata nella liturgia, incontra l`arte, si crea una sintonia profonda, perché entrambe possono e vogliono parlare di Dio, rendendo visibile l'invisibile”. In secondo luogo, “la forza dello stile romanico e lo splendore delle cattedrali gotiche ci rammentano che la via della bellezza è un percorso privilegiato e affascinsnte per avvicinarsi al mistero di Dio”. “La via della bellezza è un percorso privilegiato e affascinante per avvicinarsi al mistero di Dio. Che cos`è la bellezza, che scrittori, poeti, musicisti, artisti contemplano e traducono nel loro linguaggio, se non il riflesso dello splendore del Verbo eterno fatto carne? Ci aiuti il Signore a riscoprire la via della bellezza come uno degli itinerari, forse il più attraente e affascinante, per giungere a incontrare e amare Dio”.
La presenza dei partecipanti alla plenaria della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha dato occasione al Papa di esprimere la sua “viva gratitudine per generoso impegno col quale operate per la diffusione del messaggio evangelico” e di invocare la “materna assistenza” di Maria su “quanti sono coinvolti nell’azione missionaria in ogni angolo della Terra”.

Asca, AsiaNews

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Verso la Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Inaugurata la pagina web ufficiale della GMG. Oggi la presentazione da parte del card. Varela

Questa mattina verrà presentata nel corso di una conferenza stampa dal card. Antonio María Rouco Varela la pagina web ufficiale della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolgerà a Madrid nel 2011. Chi lavora al dipartimento di comunicazione della GMG – ha comunicato all'agenzia Zenit Yago de la Cierva, direttore di Comunicazione dell'evento – nutre “la speranza che sia uno degli strumenti informativi e organizzativi più utili in questi 639 giorni che ci separano dal 16 agosto 2011”. Si tratta ancora della versione beta, perché per il momento appare solo in castigliano. Nelle prossime settimane, i contenuti verranno messi a disposizione nelle altre cinque lingue principali (tedesco, inglese, italiano, portoghese e francese), e in seguito le informazioni fondamentali saranno diffuse in altre lingue (arabo, cinese e russo). La pagina web sarà anche la base per la comunicazione della GMG nelle principali reti sociali, sia per quanto riguarda le informazioni che per l'organizzazione, il coordinamento dei volontari, ecc. In occasione di questa presentazione, il card. Rouco Varela, che risponderà alle domande dei giornalisti sulla GMG. L'incontro si svolgerà alle 10.00 nella sede del Comitato organizzatore, inaugurata di recente.

Zenit

I retroscena della Costituzione 'Anglicanorum cœtibus' e del rientro di gruppi di anglicani nella Chiesa Cattolica secondo il card. Kasper

Il card. Walter Kasper l'ha ammesso: "Un po' di confusione c'è stata". Proprio lui che aveva in parte contribuito a tale confusione, involontariamente. Quando il 20 ottobre il card. William J. Levada, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, annunciò l'imminente pubblicazione di una costituzione apostolica che avrebbe regolato l'ingresso nella Chiesa cattolica di gruppi provenienti dalla Comunione anglicana, lui, Kasper, presidente del pontificio consiglio per l'unità dei cristiani e quindi sicuramente titolato ad occuparsi del caso, non era a Roma ma a Cipro, impegnato in tutt'altro.Dal che alcuni dedussero che Kasper avesse voluto prendere le distanze da una decisione che non era sua e con la quale, forse, non era del tutto d'accordo. Il card. Kasper era a Cipro perché in quell'isola, dal 16 al 23 ottobre, era in corso la seconda tornata (dopo la prima a Ravenna nel 2007) del dialogo teologico tra cattolici e ortodossi su come intendere il primato del papa. Un dialogo ecumenico di capitale importanza, nel quale Kasper guidava la delegazione di Roma. Era giustificatissima, quindi, la sua assenza da Roma all'atto dell'annuncio della "Anglicanorum cœtibus", firmata infine dal Papa il 4 novembre e resa pubblica il 9. Ma il silenzio che Kasper ha mantenuto sulla questione anche dopo il suo ritorno da Cipro ha continuato a far pensare a sue riserve. Il silenzio, il card. Kasper l'ha rotto con un'intervista a L'Osservatore Romano del 15 novembre. Un'intervista ricca di notizie chiarificatrici. E di qualche retroscena. "Stiamo ai fatti", dice il card. Kasper nell'intervista. "Un gruppo di anglicani ha chiesto liberamente e legittimamente di entrare nella Chiesa cattolica. Non si tratta di una nostra iniziativa. Si sono rivolti prima al nostro consiglio [per l'unità dei cristiani] e, come presidente, ho risposto che la competenza è della congregazione per la dottrina della fede. [...] Il consiglio è sempre stato informato dalla congregazione per la dottrina della fede e non è vero che sia stato tenuto da parte. Non abbiamo partecipato direttamente alle conversazioni ma siamo stati messi al corrente, com'è giusto. Il testo della costituzione [apostolica] è stato preparato dalla congregazione per la dottrina della fede. Noi abbiamo visto la bozza e presentato le nostre proposte". La gestazione della "Anglicanorum cœtibus" è stata comunque tenuta segreta fino all'ultimo, anche alle massime autorità della Chiesa anglicana. Quando l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, fu informato della sua imminente pubblicazione, Kasper era già a Cipro. E racconta che Williams gli telefonò in piena notte, per chiedergli spiegazioni. Dice Kasper nell'intervista: "Abbiamo parlato del significato della nuova costituzione apostolica, e l'ho rassicurato sulla continuazione dei nostri dialoghi diretti, come ci ha indicato il Concilio Vaticano II e come vuole il Papa. Mi ha risposto che per lui questa conferma è un messaggio molto importante". Un paio di giorni dopo, il 20 ottobre, Williams diede l'annuncio a Londra della prossima uscita della costituzione apostolica assieme all'arcivescovo cattolico di Westminster, Vincent G. Nichols, proprio mentre a Roma lo stesso annuncio era dato dal cardinale Levada. Anche per questo Kasper dice d'apprezzare "l'atteggiamento equilibrato" dell'arcivescovo di Canterbury. "I nostri rapporti personali sono cordiali e trasparenti. È un uomo di spiritualità, un teologo. In realtà oggi gli unici ostacoli al dialogo ecumenico possono venire dalle tensioni interne al mondo anglicano". Quest'ultima affermazione è da sottolineare. A giudizio di Kasper, sia il desiderio di alcuni gruppi anglicani di passare al cattolicesimo, sia gli ostacoli a un più generale riavvicinamento tra Roma e Canterbury provengono non da una volontà della Chiesa cattolica di "allargare il suo impero" – "commento ridicolo", taglia corto il cardinale – ma da cause tutte interne alla Comunione anglicana. Il cardinale descrive così tali cause, nell'intervista: "Si sono susseguite l'ordinazione delle donne al presbiterato e poi all'episcopato, la consacrazione di un vescovo omosessuale, la benedizione di coppie dello stesso sesso: scelte che hanno provocato gravi tensioni interne al composito mondo anglicano. Per forza di cose si è allargato anche il fossato con i cattolici. Comunque la risposta critica a questi sviluppi non è venuta soltanto dagli anglicani filo-cattolici. Insomma, non tutti coloro che non sono d'accordo con quelle novità vogliono diventare cattolici, anche perché tra gli anglicani la maggioranza è d'ispirazione evangelical". Qui il cardinale allude al fatto che la maggior parte dei 77 milioni di anglicani nel mondo vivono in Nigeria, in Kenya, in Uganda e in altri paesi africani. E lì sono quasi tutti contrari alle "novità" sopra richiamate, circoscritte alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti. Ma non per questo gli anglicani dell'Africa hanno in animo di farsi cattolici. A bussare alle porte di Roma sono piuttosto gruppi inglesi, americani, australiani, a contatto più diretto con le tendenze da loro aborrite, e da tempo attratti dal cattolicesimo. A questi, dice Kasper, "il Papa ha aperto la porta con benevolenza, ha indicato una strada, ha offerto una possibilità concreta che certo non è contraria all'ecumenismo. Già il decreto 'Unitatis redintegratio' del Vaticano II puntualizza chiaramente che un conto è l'ecumenismo, un conto la conversione. Ma non c'è contraddizione". Ma il cardinale invita anche alla prudenza: "Si deve vedere caso per caso chi sono queste persone. Non ci si fa cattolici solo perché in disaccordo con le scelte della propria confessione. Come non è sufficiente firmare il Catechismo della Chiesa cattolica, anche se è una scelta significativa". Tra le questioni pratiche di complicata soluzione Kasper indica "la preoccupazione di alcuni vescovi di dividere la loro diocesi: una parte che entra nella Chiesa cattolica e un'altra che resta anglicana. Come gestire una separazione del genere?". C'è poi il caso della Traditional Anglican Communion, con circa mezzo milione di seguaci: "I loro rappresentanti quasi due anni fa hanno chiesto di essere incorporati nella Chiesa cattolica. Ma non hanno preso parte alle conversazioni. Adesso però sono saliti al volo su un treno già in corsa. Va bene, se sono sinceri le porte sono aperte. Ma non chiudiamo gli occhi sul fatto che dal 1992 non sono in comunione con Canterbury. [...] La conversione, poi, è un fatto personale: c'è la libertà della grazia, la libertà della decisione umana. Non si può entrare in questo campo, non si può spingere, non si può organizzare". A Cipro, la notizia che la Chiesa cattolica è pronta a incorporare gruppi provenienti dall'anglicanesimo ha messo in allarme anche gli ortodossi. Il loro timore è che si costituisca una Chiesa "uniate" di rito anglicano che si aggiunga alle Chiese "uniate" dei vari riti orientali: cioè le Chiese obbedienti al Papa di Roma ma uguali e rivali in tutto il resto con gli ortodossi. A questo proposito Kasper dice nell'intervista: "A Cipro per evitare malintesi ho subito detto ai nostri partner ortodossi che non si tratta di proselitismo o di un nuovo uniatismo. [...] L'uniatismo è un fenomeno storico che riguarda le Chiese orientali, mentre gli anglicani sono di tradizione latina. Resta valido il documento di Balamand del 1993, secondo cui si tratta di un fenomeno del passato avvenuto in circostanze non ripetibili. Non è un metodo per il presente e il futuro. Gli ortodossi erano interessati soprattutto a comprendere la natura dell'ordinariato personale per gli anglicani, e ho precisato che non si tratta di una Chiesa 'sui iuris' e non ci sarà dunque il capo di una Chiesa ma un ordinario con potestà vicaria". In parole più semplici: mentre una Chiesa "uniate" come la maronita del Libano ha una sua gerarchia strutturata, con un patriarca e con diocesi territoriali, niente di tutto questo vi sarà per gli "Ordinariati personali" ex anglicani, con cura di fedeli ma privi di territorio, un po' come gli Ordinariati militari. I nuovi Ordinariati si caratterizzeranno per la conservazione del rito anglicano nella Messa e negli altri sacramenti – con libri liturgici che negli Stati Uniti sono già stati approvati negli anni Ottanta dalla Congregazione vaticana per il Culto Divino – e per la possibilità di avere sacerdoti sposati. Solo però i sacerdoti e vescovi ex anglicani già sposati potranno essere ordinati al sacerdozio nella Chiesa cattolica. Per i loro giovani aspiranti preti varrà la regola del celibato come in tutta la Chiesa latina, fatta salva, eccezionalmente, la facoltà di "presentare al Santo Padre la richiesta di ammissione di uomini sposati all’ordinazione presbiterale nell’ordinariato", secondo "criteri oggettivi" che comunque necessiteranno dell'approvazione della Santa Sede". Questa eccezione è ammessa "in considerazione della tradizione ed esperienza ecclesiale anglicana", come dice l'articolo 6 delle norme complementari della "Anglicanorum cœtibus". E per quanto "meramente ipotetica" (così il card. Levada, in un comunicato del 31 ottobre) introduce uno strappo nella disciplina celibataria del sacerdozio della Chiesa latina, alla quale gli ex anglicani s'incorporano. Un ultimo passaggio importante dell'intervista del card. Kasper riguarda la visita che il primate della Comunione anglicana Williams compirà a Roma dal 19 al 22 novembre,in occasione del centenario della nascita del card. Johannes Willebrands, predecessore dello stesso Kasper come responsabile del dialogo ecumenico: "La sua prossima visita in Vaticano dimostra che non c'è stata alcuna rottura e rilancia il desiderio comune di parlarsi in un momento storico importante. Con questo spirito l'arcivescovo di Canterbury si incontrerà con membri della Curia romana e il 21 novembre parlerà con il Papa. Abbiamo l'occasione di aprire una nuova fase del dialogo ecumenico che continua a essere una priorità della Chiesa cattolica e del Pontificato di Benedetto XVI".

Sandro Magister, chiesa.espressonline.it

Una possibilità concreta non contraria all'ecumenismo - Il testo integrale dell'intervista del card. Kasper a L'Osservatore Romano

Udienza del Papa al presidente del Burundi. Nel colloquio l'importanza del dialogo e il rispetto dei diritti umani

Nel pomeriggio di ieri, nel Palazzo Apostolico, Papa Benedetto XVI ha ricevuto il presidente del Burundi, Pierre Nkurunziza (foto), a Roma per il vertice della FAO. Lo ha reso noto un comunicato della Sala Stampa vaticana. Successivamente, Nkurunziza ha avuto un colloquio con il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati. ''Negli incontri - riferisce il comunicato - svoltisi in un'atmosfera di cordialità sono stati toccati argomenti di comune interesse come l'importanza del dialogo e il rispetto dei diritti umani quali elementi fondamentali per costruire una società solida e orientata al benessere di tutti i suoi membri. E' stato ribadito l'impegno della Chiesa a offrire il suo contributo allo sviluppo integrale della Nazione burundese, in campo spirituale, come in campo educativo, sanitario e socio-umanitario''. ''A tale scopo - conclude il testo - è stato auspicato un Accordo Quadro che definisca e garantisca lo statuto giuridico della Chiesa e la sua attivita' nel Paese''.