mercoledì 21 dicembre 2011

Padre Lombardi: probabile la visita del presidente Monti al Papa, ma ancora non è calendarizzata. Il Vaticano non ha acquistato il dominio '.xxx'

“Verosimile, possibile, probabile”. Questi gli aggettivi usati da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, rispondendo oggi alle domande dei giornalisti sull’eventualità che il nuovo Presidente del Consiglio, Mario Monti (foto), sia ricevuto dal Papa. “E’ possibile che ci siano contatti in vista di una normale visita, come si è sempre fatto con i nuovi capi del governo e con il Presidente della Repubblica, ma la data non è stata ancora calendarizzata”. Quanto all’ipotesi che l’incontro tra Benedetto XVI e Mario Monti possa avvenire entro il mese di gennaio, padre Lombardi ha risposto”: “Potrebbe, ma la data non è per ora nel calendario”. In merito alla notizia che da alcuni giorni circola "insistentemente" nella rete, secondo cui il Vaticano avrebbe acquistato il dominio 'vatican.xxx', "verosimilmente per proteggersi da usi impropri, dato che l'identificativo '.xxx' riguarda siti 'per adulti'", padre Lombardi ha precisato che "in realtà tale dominio risulta non disponibile, perciò effettivamente acquistato da qualcuno, ma non dal Vaticano". "Dopo le opportune verifiche", ha assicurato il portavoce vaticano che "non risulta che tale dominio sia stato acquistato dalla Santa Sede o da organismi che facciano capo ad essa".

SIR, TMNews

All'Udienza generale anche i bambini della Corea vincitori di un concorso sul Papa. Prenderanno parte attiva alla Messa della Notte di Natale

Tre bambini della Corea, venuti dal loro Paese per l’occasione, hanno offerto oggi al Papa, durante l’Udienza generale nell'Aula Paolo VI un fascicolo contenente le lettere con i disegni fatti dai 33 bambini cattolici coreani vincitori del concorso organizzato dall’Ambasciata della Repubblica di Corea presso la Santa Sede, in collaborazione con il giornale cattolico coreano Pyeongwa Shinmun (Giornale della Pace) dell’arcidiocesi di Seoul, in occasione del 60° anniversario dell’Ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI. Al concorso, si legge in un comunicato stampa dell’Ambasciata della Repubblica di Corea presso la Santa Sede, hanno partecipato 1.200 bambini da tutto il Paese. Durante la Messa della Notte di Natale uno di questi bambini leggerà la preghiera dei fedeli in coreano, altri due riceveranno la Comunione dal Papa, due bambini coreani parteciperanno all’offertorio e altri due porteranno i fiori al Presepe. “L’Ambasciata della Repubblica di Corea presso la Santa Sede – spiega ancora il comunicato – ha organizzato questo concorso per ringraziare il Santo Padre per l’instancabile servizio per l’umanità e per il grande affetto per il popolo della Corea. L’Ambasciata è sicura che questo evento servirà in maniera significativa la Chiesa e la società in Corea a promuovere la vocazione cattolica edificando ulteriormente il sensus fidei dei cattolici della Corea”.

SIR, Radio Vaticana

Benedetto XVI saluta gli zampognari di Bojano: grazie per la bella musica. Gli auguri natalizi ai giovani, ai malati e agli sposi novelli

“Nel clima di serena attesa, tipico di questi giorni prossimi alla solennità del Natale, mi è gradito salutare con grande affetto i pellegrini di lingua italiana”. E’ cominciato con queste parole il saluto ai fedeli italiani, ai quali il Papa ha augurato “un Santo Natale ricolmo di ogni bene”, nella parte finale dell’Udienza generale di questa mattina. In particolare, Benedetto XVI si è rivolto agli zampognari di Bojano, ringraziati “per la bella musica” che ha preceduto le parole del Pontefice. La delegazione molisana dell'area matesina, guidata da Tonino Romano, suonatore di zampogna, era accompagnata dall'arcivescovo di Campobasso-Bojano, Giancarlo Bregantini. Anche quest'anno gli zampognari del Matese hanno rappresentato la tradizione musicale del Molise, con la sua ''tipicità'', la zampogna, strumento aerofono tipico per l'accompagnamento di novene e canti del Natale. Come di consueto, Benedetto XVI ha terminato l’Udienza generale con uno speciale saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. “Possiate accostarvi al mistero di Betlemme con gli stessi sentimenti di fede della Vergine Maria”, l’augurio del Papa ai giovani. Agli ammalati il Papa ha augurato di “attingere dal presepe quella gioia e quell’intima pace che Gesù viene a portare nel mondo”. Infine, gli sposi novelli, invitati a “contemplare con assiduità l’esempio della Santa Famiglia di Nazaret, per improntare alle virtù in essa praticate il cammino di vita familiare da poco iniziato”.

SIR, Ansa

Il Papa: pur essendo col Padre è vicino a noi in quel Bambino nato a Betlemme, noi lo possiamo incontrare adesso in un ‘oggi’ che non ha tramonto

Udienza Generale questa mattina nell’Aula Paolo VI, dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa si è soffermato sul mistero del Natale ormai prossimo. “Facciamo in modo che - ha esordito il Papa -, anche nella società attuale, lo scambio degli auguri non perda il suo profondo valore religioso, e la festa non venga assorbita dagli aspetti esteriori, che toccano le corde del cuore”. “Certamente – ha proseguito – i segni esterni sono belli e importanti, purché non ci distolgano, ma piuttosto ci aiutino a vivere il Natale nel suo senso più vero, quello sacro e cristiano, in modo che anche la nostra gioia non sia superficiale, ma profonda”. “Il Natale – ha continuato Benedetto XVI – non è un semplice anniversario della nascita di Gesù, ma è celebrare un mistero che ha segnato e continua a segnare la storia dell’uomo. Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi, si è fatto uno di noi –; un Mistero che interessa la nostra fede e la nostra esistenza; un Mistero che viviamo concretamente nelle celebrazioni liturgiche, in particolare nella Santa Messa”. Ma come si fa a cogliere oggi questa profondità del Natale? “Indicando che Gesù nasce ‘oggi’, la Liturgia non usa una frase senza senso, ma sottolinea che questa Nascita investe e permea tutta la storia...A noi credenti la celebrazione del Natale rinnova la certezza che Dio è realmente presente con noi, ancora ‘carne’ e non solo lontano: pur essendo col Padre è vicino a noi, in quel Bambino nato a Betlemme, si è avvicinato all’uomo: noi Lo possiamo incontrare adesso, in un ‘oggi’ che non ha tramonto”. Il Papa insiste su questo punto, “perché l’uomo contemporaneo, uomo del ‘sensibile’, dello sperimentabile empiricamente, fa sempre più fatica ad aprire gli orizzonti ed entrare nel mondo di Dio. La redenzione dell’umanità avviene certo in un momento preciso e identificabile della storia: nell’evento di Gesù di Nazaret; ma Gesù è il Figlio di Dio, è Dio stesso, che non solo ha parlato all’uomo, gli ha mostrato segni mirabili, lo ha guidato lungo tutta una storia di salvezza, ma si è fatto uomo e rimane uomo". "Quando ascoltiamo o pronunciamo - ha affermato il Pontefice -, nelle celebrazioni liturgiche, questo 'oggi è nato per noi il Salvatore', non stiamo utilizzando una vuota espressione convenzionale, ma intendiamo che Dio ci offre 'oggi', oggi, adesso, a me, a ognuno di noi, la possibilità di riconoscerlo e di accoglierlo, come fecero i pastori a Betlemme, perché Egli nasca anche nella nostra vita e la rinnovi, la illumini, la trasformi con la sua Grazia, con la sua Presenza”. Il Natale, dunque, “mentre commemora la nascita di Gesù nella carne, dalla Vergine Maria, è un evento efficace per noi”, ha osservato il Papa citando le omelie di San Leone Magno, dove risuona a più riprese il termine “oggi”, a proposito della salvezza dell’uomo operata attraverso l’opera redentrice di Cristo. “L’evento di Betlemme deve essere considerato alla luce del Mistero Pasquale: l’uno e l’altro sono parte dell’unica opera redentrice di Cristo”. Con queste parole Benedetto XVI si è soffermato sullo speciale legame che unisce la festività del Natale a quella della Pasqua, “entrambe feste della redenzione”. “La Pasqua – ha puntualizzato il Papa – la celebra come vittoria sul peccato e sulla morte: segna il momento finale, quando la gloria dell’Uomo-Dio splende come la luce del giorno; il Natale la celebra come l’entrare di Dio nella storia facendosi uomo per riportare l’uomo a Dio: segna, per così dire, il momento iniziale, quando si intravede il chiarore dell’alba. Ma proprio come l’alba precede e fa già presagire la luce del giorno, così il Natale annuncia già la Croce e la gloria della Risurrezione”. “Anche i due periodi dell’anno, in cui sono collocate le due grandi feste, almeno in alcune aree del mondo, possono aiutare a comprendere questo aspetto”, ha fatto notare Benedetto XVI: “Mentre la Pasqua cade all’inizio della primavera, quando il sole vince le dense e fredde nebbie e rinnova la faccia della terra, il Natale cade proprio all’inizio dell’inverno, quando la luce e il calore del sole non riescono a risvegliare la natura, avvolta dal freddo, sotto la cui coltre, però, pulsa la vita”. “Dio si fa uomo, nasce bambino come noi, prende la nostra carne per vincere la morte e il peccato”, ha detto il Papa citando i Padri della Chiesa, che “leggevano sempre la nascita di Cristo alla luce dell’intera opera redentrice, che trova il suo vertice nel mistero pasquale”. In questa prospettiva, “l’Incarnazione del Figlio di Dio appare non solo come l’inizio e la condizione della salvezza, ma come la presenza stessa del Mistero della nostra salvezza: Dio si fa uomo, nasce bambino come noi, prende la nostra carne per vincere la morte e il peccato”. “Nel Natale noi incontriamo la tenerezza e l’amore di Dio che si china sui nostri limiti, sulle nostre debolezze, sui nostri peccati e si abbassa fino a noi”, ha commentato Benedetto XVI sulla scorta di San Paolo: “Guardiamo alla grotta di Betlemme: Dio si abbassa fino ad essere adagiato in una mangiatoia, che è già preludio dell’abbassamento nell’ora della sua passione. Il culmine della storia di amore tra Dio e l’uomo passa attraverso la mangiatoia di Betlemme e il sepolcro di Gerusalemme”. "Il Figlio di Dio nasce ancora ‘oggi’, Dio è veramente vicino a ciascuno di noi e vuole incontrarci, vuole portarci a Lui. Egli è la vera luce, che dirada e dissolve le tenebre che avvolgono la nostra vita e l’umanità”. L’augurio finale è quello della gioia vissuta nel “Mistero nella celebrazione dell’Eucaristia, centro del Santo Natale; lì si rende presente in modo reale Gesù, vero Pane disceso dal cielo, vero Agnello sacrificato per la nostra salvezza". “Auguro a tutti voi e alle vostre famiglie di celebrare un Natale veramente cristiano, in modo che anche gli scambi di auguri in quel giorno siano espressione della gioia di sapere che Dio ci è vicino e vuole percorrere con noi il cammino della vita”.

SIR, Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Arrivato in Vaticano un testo della Fraternità San Pio X: una documentazione, non una risposta al preambolo. Cresce il dissenso alla linea di Fellay

Era attesa in questi giorni, e la risposta dei lefebvriani al "preambolo dottrinale" proposto dalle autorità vaticane è arrivata nelle ultime ore. "Nei giorni scorsi - ha confermato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, in risposta ai giornalisti - la fraternità San Pio X ha fatto avere alla Commissione 'Ecclesia Dei' una documentazione che è attualmente all'esame della Commissione stessa, che vedrà come procedere". Solo che, con una certa sorpresa, la risposta...non risponde. Non si tratta cioè della risposta che la Commissione "Ecclesia Dei" si aspettava, positiva, negativa o con richieste di chiarimenti e modifiche del testo del preambolo su punti precisi). Il testo arrivato dalla Fraternità sarà ora studiato dalla commissione presieduta dal card. William Levada e dal segretario Guido Pozzo. Il preambolo, mai pubblicato, non era un testo "prendere o lasciare". La Santa Sede aveva previsto la possibilità per i lefebvriani di chiedere chiarimenti e di proporre specificazioni ulteriori. Nella sostanza, però, non poteva essere mutato, in quanto il Vaticano chiedeva, in vista della regolarizzazione attraverso la creazione di una prelatura personale dipendente dal Papa, che la Fraternità accettasse la "professione di fede" richiesta a chiunque assuma un incarico ecclesiastico. E chiedeva che riconoscesse come spetti al Magistero della Chiesa l’ultima parola in caso di controversie dottrinali. Fellay, pur non avendo pubblicato il testo (provvisorio) del preambolo, ha però anticipato in almeno due occasioni pubbliche, un’intervista e un’omelia, le difficoltà che i lefebvriani vedono insite nel preambolo. Dicendo apertamente che così com’è quel testo non può essere accettato. In molti, a Roma e fuori Roma, hanno considerato le parole del superiore come indice delle difficoltà interne alla Fraternità: la linea di Fellay è stata infatti oggetto di critiche forti e di aperto dissenso da parte dei superiori di vari distretti, contrari all’accordo con la Santa Sede. Ora un documento è arrivato, ma non era ciò che in Vaticano ci si aspettava, perché si tratta, spiegano le fonti, di "una documentazione", non di una risposta. Insomma, mons. Fellay sembra voler prendere ancora tempo, dilazionare la decisione, evitare si pronunciarsi in un senso o nell’altro, o chiedere chiarimenti ed eventuali modifiche al testo proposto dalla Santa Sede. Si moltiplicano intanto, voci incontrollate sui dissidi interni alla Fraternità. Una newsletter del sito sedevacantista Virgo-Maria.org parla apertamente della possibilità che Fellay venga "deposto" prima del capitolo che nel luglio 2012 dovrà rinnovare gli incarichi interni alla Fraternità. Ma il sito è noto per aver dato, in altre occasioni, informazioni senza fondamento. Al di là delle deliranti affermazioni contenute nella newsletter che parla dell’"apostasia" di Roma e del Papa, è innegabile che un forte dissenso interno, contrario all’accordo con Roma, sia cresciuto in questi anni nel gruppo lefebvriano. Ora bisognerà attendere per sapere come la Santa Sede reagirà alla "risposta che non risponde".

Andrea Tornielli, Vatican Insider - TMNews

Non ci sono preoccupazioni vaticane per l'arcivescovo di Manila nonostante il collegamento alla scuola di Bologna e alla sua storia del Vaticano II

Nonostante le voci contrarie, fonti autorevoli affermano che non ci sono preoccupazioni da parte del Vaticano sul nuovo arcivescovo di Manila, nelle Filippine, per un articolo scritto più di un decennio fa come contributo ad una controversa storia del Concilio Vaticano II. L'articolo non faceva parte della documentazione ufficiale presa in esame prima della sua nomina. Luis Antonio Tagle (foto), 54 anni, considerato una delle personalità più insigni in campo teologico tra i vescovi asiatici, è diventato il 32° arcivescovo di Manila lo scorso 12 dicembre, dopo essere stato nominato a quella sede da papa Benedetto XVI il 13 ottobre. Anche se Tagle è stato salutato come una stella nascente dell'Asia e anche un possibile candidato al soglio papale, a metà novembre un articolo del giornalista italiano Sandro Magister aveva sostenuto che alcuni in Vaticano avrebbero potuto avere ripensamenti, dal momento che Tagle era associato alla storia del Concilio Vaticano II a cura degli studiosi italiani Giuseppe Alberigo e Alberto Melloni, esponenti di una corrente progressista del cattolicesimo italiano conosciuta come la "scuola di Bologna". La storia di Alberigo e Melloni era stata accusata, in alcuni ambienti, di promuovere una lettura distorta del Vaticano II come una "rottura" con le epoche precedenti della storia della Chiesa, quasi in contrapposizione all’"ermeneutica della riforma", che sottolinea la continuità con la Chiesa prima del Vaticano II, prospettata da Benedetto XVI. Tagle, che ha conseguito il suo dottorato presso l'Università Cattolica d'America con Joseph Komonchak, editore americano della storia del Concilio di Alberigo e Melloni, aveva collaborato alla redazione del progetto, mentre era docente in seminario. Nel 1999, Tagle ha contribuito con un saggio al quarto volume della storia sul Vaticano II, quello sulla cosiddetta "settimana nera", che si è svolta al termine della terza sessione del Concilio nel 1964, quando numerosi interventi di Papa Paolo VI avevano causato un certo allarme tra le forze riformiste. Magister ha scritto che i cardinali e i vescovi che avevano approvato la sua promozione a Manila, avevano appreso solo successivamente del suo legame con la scuola di Bologna, "solo dopo la pubblicazione della nomina", perché il suo saggio sulla "settimana nera" non faceva parte della documentazione ufficiale, cioè quella fornita ufficialmente in Vaticano per i candidati all’episcopato. Alcuni commentatori hanno suggerito persino che la rivelazione potrebbe indurre Benedetto ad togliere Tagle dalla lista dei nuovi cardinali del prossimo Concistoro, già previsto per il mese di febbraio. Ma una fonte vicina al cardinale canadese, Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, ha riferito questa settimana a National Catholic Reporter che Tagle avrebbe il "pieno sostegno" di Ouellet, anche dopo che si è venuti a conoscenza del saggio del 1999. Un sostegno autorevole, visto che Ouellet è un pupillo di Benedetto XVI. Diversi osservatori hanno riferito che le tensioni sulla scuola bolognese sono perlopiù considerate dal Vaticano come tutte interne al contesto italiano, cui Tagle, essendo asiatico, è del tutto estraneo. In particolare, un esponente del Vaticano ha riferito di aver letto il saggio del 1999, dopo che i media ne hanno parlato, ma ha sottolineato di non aver trovato niente da obiettare. Ha aggiunto di essere stato invece colpito dalla difesa di Paolo VI da parte di Tagle. Tagle ha scritto che Paolo VI aveva seguito la strategia di "ascoltare tutte le opinioni, soprattutto quelle opposte" e che era disposto a "sacrificare la sua popolarità personale per salvare il Concilio e il suo futuro". Questo prelato vaticano ha anche detto che è difficile sostenere la tesi che Tagle si opponga alla lettura del Concilio promossa da Benedetto XVI, dal momento che una delle fonti citate da Tagle sono stati proprio gli scritti di Joseph Ratzinger. Un altro esponente vaticano ha sottolineato che Tagle è stato fatto vescovo di Imus solo nel 2001, e ciò che più conta nell'analisi del Vaticano ciò che ha fatto da allora in poi. Un fatto importante, dice questo funzionario, è che Tagle ha contribuito in modo significativo al costituirsi dell'opposizione cattolica al disegno governativo di legge sanitaria, che promuove il controllo delle nascite e l’educazione sessuale nelle scuole. L'anno scorso, Tagle ha utilizzato il suo programma televisivo settimanale, "The Word Exposed" (La Parola proclamata), per mettere in risalto che la proposta di programmi di educazione sessuale promuoverebbe una visione puramente "biologica" della sessualità, in contrapposizione ad una visione che comprenda altresì il punto di vista dell’etica. Durante la Messa del 12 dicembre, Tagle ha detto di desiderare che l’umiltà e la “sequela dell’amore” siano i punti di riferimento del suo ministero in qualità di pastore e guida dei 2,8 milioni di cattolici di Manila. La popolazione totale di 75 milioni di cattolici rende le Filippine il terzo più grande paese cattolico del mondo, dopo Brasile e Messico. "Il solo fatto di assumere la carica di arcivescovo di Manila non garantisce che io sarò in grado di far conoscere il Signore. Se non faccio attenzione, potrei anche diventare cieco io stesso nei confronti del Signore e del prossimo", ha detto Tagle. “Voglio piuttosto essere un discepolo umile e ricolmo dell'amore di Gesù così da riconoscere la venuta di colui il cui amore ci spinge alla missione. Perché è l’amore che rende autentico un pastore, non la sua posizione in sé".

John L Allen jr, National Catholic Reporter - Fine Settimana

Il Vaticano pronto a lasciare la gestione dell'Ospedale San Raffaele davanti ad altre proposte. Il Papa aveva chiesto una presenza limitata nel tempo

Lo scorso settembre, dopo un incontro con il Papa al quale aveva partecipato anche il card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI, il Segretario di Stato Tarcisio Bertone (foto) si era impegnato con Benedetto XVI a far durare non più di sei mesi la presenza della cordata vaticana nella gestione del San Raffaele, l’ospedale milanese fondato dal prete-imprenditore Luigi Verzè che è a rischio fallimento per aver accumulato un miliardo e mezzo di debiti. E lunedì quell’impegno, mai fino ad ora confermato, ha trovato eco nelle parole di Giuseppe Profiti, il manager della sanità di fiducia del card. Bertone, che da qualche mese presiede il Cda del San Raffaele. Profiti ha confermato che se nelle prossime settimane, la scadenza è il 30 gennaio, si faranno avanti altre proposte per il salvataggio dell’ospedale, la Santa Sede è pronta a ritirarsi: "Nel caso in cui l’interesse manifestato dai gruppi Rotelli e Humanitas diventasse concreto – ha detto il manager – il Vaticano potrebbe anche uscire". Profiti ha detto ai giornalisti che la "missione" della cordata vaticana era quella di salvare il San Raffaele, anche se in realtà il progetto messo a punto dagli uomini di Bertone era quello di acquisirlo e di gestirlo, mettendolo in rete con altri ospedali legati alla Santa Sede e guidati da uomini di fiducia del cardinale Segretario di Stato, come la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo e il Bambin Gesù di Roma. "La nostra missione - ha spiegato Profiti a margine della visita di Bertone al Bambin Gesù – era salvare un grande gruppo impegnato nella sanità per il bene del Paese. E questo risultato lo abbiamo raggiunto". "Ben vengano dunque nuove offerte per il San Raffaele – ha aggiunto Profiti – Noi riconsidereremo la nostra presenza se ci fosse chi arriva con un nuovo impegno finanziario in grado di garantire la struttura. L’importante è salvarne patrimonio e competenze". "Sia il gruppo Humanitas, sia quello riconducibile a Rotelli - ha confermato il manager - hanno fatto formale richiesta di prendere visione della documentazione disponibile per presentare l’eventuale offerta migliorativa di quella presente". Anche se all’inizio dell’anno si era parlato di un interesse di Rotelli, in realtà non c’erano stati reali impegni di carattere economico. Ora il manager delle cliniche milanesi potrebbe fare un’offerta migliorativa e in quel caso, di fronte ai creditori, potrebbe avere la meglio. Ciò che colpisce è il dietro-front rappresentato dalle parole di Profiti. Fino a questo momento infatti l’intento della cordata vaticana, alla quale partecipava anche l’imprenditore genovese Malacalza, era quella di prendere in gestione l’ospedale d’eccellenza. Nelle ultime settimane la pubblicazione di intercettazioni e documenti hanno messo sempre più in cattiva luce la gestione precedente che ha creato la voragine del debito. A pesare però non sono le ombre, sempre più inquietanti, del passato, in luglio si era suicidato Mario Cal, il braccio destro di don Verzè, quanto piuttosto la preoccupazione espressa da diversi cardinali al Papa a proposito dell’importante impegno finanziario che avrebbe coinvolto lo Ior, l’Istituto per le Opere di Religione presieduto da Ettore Gotti Tedeschi. Sia la presidenza della CEI, sia il nuovo arcivescovo di Milano Angelo Scola, consideravano un azzardo l’ingresso della Santa Sede nella gestione dell’ospedale. Il Pontefice aveva dunque chiesto e ottenuto che la presenza della cordata vaticana fosse limitata nel tempo nell’attesa dell’ingresso di nuovi soci. Se Rotelli o Humanitas faranno una proposta adeguata e migliorativa, Profiti, Gotti Tedeschi e Malacalza usciranno dal Cda del San Raffaele.

Andrea Tornielli, Vatican Insider