lunedì 9 luglio 2012

Il Papa in Libano. Vescovi maroniti: un viaggio storico che, si spera, porterà benefici per il Paese e per tutto il Medio Oriente

“Una visita storica che, si spera, porterà benefici per il Paese e per tutto il Medio Oriente” e per la quale è necessario “prepararsi per accogliere il contenuto dell’Esortazione Apostolica che fa seguito al Sinodo speciale dei vescovi per il Medio Oriente”. E’ quanto scrivono i vescovi maroniti nel comunicato diffuso al termine del loro incontro mensile che li ha visti riunirsi, lo scorso 4 luglio, a Bkerke sotto la presidenza del loro patriarca Bechara Boutros Rai (nella foto con Benedetto XVI). Nel testo i vescovi, in merito al viaggio del Papa, in settembre, esortano i fedeli “a partecipare in gran numero alle celebrazioni domenicali e festive nelle parrocchie e a recitare la preghiera in preparazione alla visita papale a partire da domenica 15 luglio”. I padri maroniti si soffermano anche sulla situazione interna del Paese e si dicono “costernati per la crisi e la paralisi che regnano in Libano, per la mancanza di fiducia che si nota nel popolo e per i dubbi legati alla capacità dello Stato di proteggere la società”. A tale proposito i vescovi ricordano il Patto nazionale del 1943 con il quale “i libanesi si sono impegnati a proteggere l‘unità interna e le sue relazioni con altri paesi. ‘Né Oriente né Occidente’, è la formula che lo riassume e che esprime il ‘sì’ al vivere insieme, e il ‘no’ alle interferenze esterne”. Dalla Assemblea dei presuli maroniti giunge anche la condanna di fenomeni “come l’aggressione ed il rapimento di cittadini, il blocco delle strade, l’assenza di controlli alle frontiere libanesi” e l’appello all’apertura “urgente di un tavolo dialogo nazionale”. Un cenno particolare, infine, viene riservato alle scuole cattoliche messe a dura prova da “una serie di leggi e di progetti che impongono aumenti salariali con effetto retroattivo degli stipendi dei docenti decisi senza concertazione e che rischiamo di compromettere la sopravvivenza degli istituti. Di contro - conclude il documento - lo Stato non onora i suoi impegni verso le scuole gratuite e né verso le famiglie che hanno scelto la scuola privata in virtù del loro diritto di scelta”.

SIR

Il Papa: nel 1965 ero un teologo senza grande importanza, molto giovane, invitato non so perché. Ma un grande dono preparare il decreto 'Ad gentes'

“Sono veramente grato per la possibilità di rivedere dopo 47 anni questa casa a Nemi. Ne avevo un ricordo bellissimo, forse il più bel ricordo di tutto il Concilio”: si è aperto con queste parole il discorso che Benedetto XVI ha rivolto ai 150 partecipanti al Capitolo generale e alla curia generalizia di Roma dei Missionari Verbiti, riuniti per incontrarlo al Centro “Ad Gentes” di Nemi. Papa Ratzinger ha ricordato che all'epoca abitava nel Collegio dell'anima, dove era "anche bello" ma c'era "tutto rumore", "ma stare qui nel verde e avere questo respiro della natura, questa freschezza dell'aria era già in sé una cosa bella. E poi - ha ricordato - in compagnia con tanti grandi teologi e con l'incarico improtante di preparare il decreto sulla missione. Ricordo innanzitutto il Generale di quel tempo, padre Schütte, che aveva sofferto in Cina, era stato condannato, poi espulso. Era pieno di dinamismo missionario, della necessità di dare nuovo slancio allo spirito missionario. E aveva me - ha aggiunto -, che ero teologo senza grande importanza, molto giovane, invitato non so perché. Ma era un grande dono per me". Tra gli altri padri conciliari conosciuti in quella circostanza, il Papa ha poi menzionato “Fulton Sheen”, “padre Congar e i grandi missiologi di Lovanio”. Erano gli anni della controversia, mai realmente compresa da Joseph Ratzinger, “tra la Scuola di Lovanio e quella di Münster”, avente ad oggetto lo scopo principale della missione. “Ma tutto convergeva in un unico dinamismo della necessità di portare la luce della Parola di Dio, la luce dell’amore di Dio nel mondo e di dare una nuova gioia per questo annuncio". Per Benedetto XVI a Nemi “è nato in quei giorni un decreto bello e buono, quasi accettato unanimemente da tutti i Padri conciliari, e per me è anche un complemento molto buono della ‘Lumen gentium’, perché vi troviamo un’ecclesiologia trinitaria, che parte soprattutto dall’idea classica del ‘bonum diffusivum sui’, il bene che ha la necessità in sé di comunicarsi, di darsi: non può stare in se stesso, la cosa buona, la bontà stessa essenzialmente è 'communicatio'. E questo già appare nel Mistero Trinitario, all’interno di Dio, e si diffonde nella storia della salvezza e nella nostra necessità di dare ad altri il bene che abbiamo ricevuto". “Così, con questi ricordi ho spesso pensato a questi giorni di Nemi che sono in me, come ho detto, parte essenziale dell'esperienza del Concilio”, ha commentato il Santo Padre che si è poi detto “felice” per la fioritura delle vocazioni dei Missionari Verbiti. "Chiaramente il dinamismo missionario vive, e vive solo se c’è la gioia del vangelo, se stiamo nell’esperienza del bene che viene da Dio e che deve e vuol comunicarsi”. Benedetto XVI ha infine formulato ai Missionari Verbiti “ogni benedizione del Signore”, per il Capitolo in corso e “molta ispirazione”: “che le stesse forze ispiratrici dello Spirito Santo che ci hanno accompagnato in quei giorni quasi visibilmente siano di nuovo presenti tra voi e vi aiutino a trovare la strada per la vostra Compagnia, così per la missione del Vangelo ad gentes per i prossimi anni”, ha poi concluso.

SIR, TMNews, Zenit

VISITA AL CENTRO "AD GENTES" DEI MISSIONARI VERBITI A NEMI (ROMA) - il testo integrale del saluto del Papa

Visita del Papa al Centro 'Ad Gentes' dei Missionari Verbiti in Nemi. Il saluto del superiore generale e l'incontro con i partecipanti al Capitolo

Una statua lignea della Vergine Maria proveniente dalla lontana isola indonesiana di Bali e un’offerta per le opere di carità del Papa: sono alcuni dei doni che il superiore generale eletto dei missionari verbiti, padre Heinz Kuluke, ha presentato questa mattina a Benedetto XVI in visita al centro "Ad Gentes" di Nemi. Nei pressi della cittadina lacustre esiste infatti da cinquant’anni una struttura per ritiri spirituali e formativi della congregazione fondata da Sant’Arnold Janssen. Una visita privata quella del Pontefice, per incontrare i 125 partecipanti al XVII capitolo generale della Società del Verbo Divino (Steyler Missionare), ritornando 47 anni dopo nello stesso centro in cui fu ospite dal 29 marzo al 3 aprile 1965 come membro della commissione conciliare delle missioni. Dai lavori del ristretto gruppo di cui faceva parte il giovane teologo Joseph Ratzinger scaturi l’ultimo decreto del Vaticano II, quello sull’attività missionaria della Chiesa, "Ad gentes". "Approvato poi dall’assemblea conciliare - ha ricordato lo stesso nuovo superiore generale rivolgendosi al Papa in tedesco - il 7 dicembre dello stesso anno con 2.934 voti favorevoli e solo 5 contrari: un record di 'sì', non raccolto da nessun altro documento emanato" dalla storica assise. Proprio per il suo stretto legame con i lavori del Concilio il centro di Nemi è stato visitato in passato dai due Pontefici del Vaticano II: Giovanni XXIII, che venne proprio cinquant’anni fa, il 23 agosto 1962; e Paolo VI, che vi sostò il 6 settembre 1965. Giunto poco prima di mezzogiorno in automobile dalla vicina residenza estiva di Castel Gandolfo, il Papa era accompagnato dal vescovo Paolo De Nicolo, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, dal suo segretario particolare, mons. Georg Ganswein, e dal direttore delle Ville Pontificie, Saverio Petrillo. Al suo arrivo è stato accolto dal superiore generale uscente, padre Antonio Pernia, originario delle Filippine, dal procuratore generale padre Giancarlo Girardi e dal superiore generale eletto. Cinquantasei anni, nativo di Spelle, in Germania, padre Kuluke è stato per 26 anni missionario nelle Filippine. E' stato scelto nel corso del capitolo, i cui lavori sul tema "Da ogni popolo, lingua e nazione: condividere la vita e la missione interculturali" (Apocalisse 7, 9), si concluderanno il 15 luglio prossimo. Giunti da 50 nazioni, i 125 padri capitolari hanno voluto affidargli la guida degli oltre seimila missionari verbiti diffusi in 70 Paesi del mondo. Inizierà il suo mandato il prossimo 29 settembre. Nella maggiore delle quattro cappelle di cui è dotato il centro, ristrutturato di recente, il Papa ha fatto il suo ingresso accolto dai canti e dall’applauso dei capitolari presenti, ai quali si e unita la Curia generalizia che ha sede a Roma. Dopo aver sostato in adorazione del Santissimo, Benedetto XVI ha ammirato i dipinti che abbelliscono il luogo di preghiera: ritraggono i protagonisti della storia di santità della famiglia verbita, come i santi Arnold Janssen e Giuseppe Freinademetz, i quattro religiosi polacchi martiri del nazismo e le due Beate cofondatrici delle suore missionarie dello Spirito Santo. Quindi ha ricevuto il saluto di padre Pernia, che in inglese ha evidenziato come i partecipanti al capitolo cerchino "modi diversi per dare testimonianza del Verbo Divino in un mondo che sta diventando sempre più multiculturale. Rinnoviamo così anche la nostra identità come congregazione religiosa-missionaria interculturale - ha aggiunto - chiamata tra i popoli delle diverse nazioni e lingue per partecipare alla missione universale di raccogliere gli uomini nella comunione trinitaria di Dio". L’interculturalita, del resto, è un’eredita ricevuta dal fondatore Sant’Arnold Janssen. "I tre uomini con i quali diede inizio alla congregazione - ha ricordato il superiore generale uscente - appartenevano a tre nazionalità diverse. A causa della persecuzione religiosa dell’epoca, non potè istituirla in Germania, quindi lo fece oltreconfine, nei Paesi Bassi, nella piccola città di Steyl". Il Pontefice ha risposto a braccio in italiano. Quindi ha intonato il canto del Pater Noster e impartito la benedizione ai presenti. Alla presentazione dei doni, la statua della Vergine gli è stata consegnata da due missionari in abiti tradizionali balinesi. Un religioso cinese gli ha poi offerto un singolare ventaglio con incisi caratteristici ideogrammi della sua lingua. Concluso l’incontro, mentre il Papa lasciava la cappella, gli è stato indicato il luogo esatto nel quale, nel 1965, fu scattata la fotografia della plenaria della commissione conciliare delle missioni, in cui si riconosce anche il trentottenne Joseph Ratzinger. Successivamente, con un fuori programma, il Papa si è incamminato verso la parte centrale della Casa "Ad Gentes". Ha potuto cosi ammirare il panorama mozzafiato che offre la vista sul lago di Nemi. Il Papa ha ricordato come all'epoca del Concilio il segretario del cardinale tedesco Frings, Padre conciliare, "fece a nuoto tutto il lago". In auto e poi rientrato a Castel Gandolfo.

Gianluca Biccini, L'Osservatore Romano