lunedì 7 settembre 2009

Il Papa a Viterbo e Bagnoregio. 'L'Osservatore Romano': Benedetto XVI chiede ai cattolici di essere all’altezza della loro storia

“Ai fedeli della diocesi di Viterbo il Papa ha parlato rivolgendosi a tutti i cattolici italiani, circondato dal suo cardinale vicario con i vescovi del Lazio e accolto con cordialità dalle autorità civili in un quadro di evidente serenità istituzionale”. Così il direttore de L’Osservatore Romano Gian Maria Vian in un editoriale dal titolo “Il compito di Pietro” ha sottolineato il clima “sereno” durante la visita di Benedetto XVI a Viterbo a cui era presente, in rappresentanza del governo, anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. “Per la sedicesima volta – scrive ancora Vian a commento della visita a Viterbo - Benedetto XVI ha visitato una diocesi d’Italia, la nazione di cui il vescovo di Roma è primate. Con uno scopo semplice e limpido, sottolineato dal motto scelto per la visita: confermare i fedeli, come disse Gesù a Pietro durante l’ultima cena, secondo il racconto dell’evangelista Luca. E il Romano Pontefice lo ha fatto con la sua presenza e la sua parola, accolto con un affetto espresso in modo emblematico nella carezza che un’anziana religiosa ha fatto alla mano convalescente del Papa prima di baciarla, un gesto di devozione e cura femminili tanto toccante quanto spontaneo e imprevisto. Come è abituale, durante la celebrazione liturgica svoltasi a Viterbo con un raccoglimento davvero impressionante, Benedetto XVI ha spiegato le Scritture e, partendo dall’immagine del deserto del cuore umano chiuso a Dio e al prossimo, ha mostrato come Gesù sia passato, anche in terre pagane, risanando e indicando la via per una nuova umanità, buona e senza discriminazioni, che offra al mondo di oggi un esempio di autentica fraternità. Sullo sfondo, la figura di Bonaventura che cercò la “sapienza radicata in Cristo” e al quale si appassionò il giovane ricercatore Ratzinger al punto da dedicare al grande teologo francescano la sua tesi di abilitazione alla docenza”. “Ai fedeli della diocesi di Viterbo – annota il direttore del giornale vaticano - il Papa ha parlato rivolgendosi a tutti i cattolici italiani, circondato dal suo cardinale vicario con i vescovi del Lazio e accolto con cordialità dalle autorità civili in un quadro di evidente serenità istituzionale. Riprendendo le linee spirituali e pastorali del vescovo dell’antica città già sede pontificia, Benedetto XVI ha sottolineato l’importanza dell’educazione - priorità tanto delle comunità cristiane quanto di tutta la società - e l’urgenza di ‘vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società’, indicandone esplicitamente alcuni: l’impegno sociale, l’azione politica, lo sviluppo umano integrale, che è al centro dell’Enciclica "Caritas in veritate", testo che ha suscitato un larghissimo interesse, anche al di là dei confini visibili della Chiesa cattolica. Il Papa è naturalmente ben consapevole del cambiamento delle stagioni storiche e dei contesti sociali, così come delle difficoltà che si presentano in ogni tempo. Ma altrettanto chiara è la sua convinzione che resta immutata l’esigenza di “vivere il Vangelo in solidarietà” con tutti. Per questo chiede ai cattolici italiani - a ogni componente della Chiesa ma in particolare al laicato - di sapere essere all’altezza della loro storia al servizio della dignità di ogni persona umana e per il bene comune del Paese. E ai cattolici di una terra singolarmente legata alla sede romana, come a ogni fedele in Italia e nel mondo, Benedetto XVI ha chiesto di pregare per lui. Per potere “svolgere sempre con fedeltà e amore la missione di Pastore di tutto il gregge di Cristo”. Come i suoi predecessori, tra i quali il Papa ha ricordato - e certo non per caso - l’esempio di San Leone Magno, originario della Tuscia, ‘che rese un grande servizio alla verità nella carità, attraverso un assiduo esercizio della parola’”.

Il Velino

Il Papa ai vescovi brasiliani: molte comunità ecclesiali sono cadute in una auto-secolarizzazione. La nuova generazione ha grande sete di Dio

Papa Benedetto XVI, incontrando questa mattina i vescovi delle regioni Ovest 1 e 2 del Brasile, in Vaticano per la quinquennale visita 'ad limina apostolorum', ha messo in guardia dal rischio di una ''auto-secolarizzazione'' della Chiesa, nata dalla volontà di aprirsi al mondo dettata dal Concilio Vaticano II ma tradottasi in pratica in una disponibilità a fare troppe ''concessioni'' al mondo secolarizzato, soprattuto in campo etico. ''Nei decenni successivi al Concilio Vaticano II - ha ricordato Papa Ratzinger -, qualcuno ha interpretato l'apertura al mondo non come una esigenza dell'ardore missionario del cuore di Cristo, ma come un passaggio verso le secolarizzazione, scorgendo in quest'ultima alcuni valori di grande densità cristiana come l'uguaglianza, la libertà, la solidarietà, e mostrandosi disponibili a fare concessioni e a scoprire campi di collaborazione. Si è assistito così ad interventi di alcuni responsabili della Chiesa nei dibattiti etici che corrispondevano alle aspettative dell'opinioni pubblica, ma si tralasciò di parlare di certe verità fondamentali della fede, come il peccato, la grazie, la vita teologica e le cose ultime''. ''Senza accorgersene - ha proseguito nella sua analisi il Pontefice -, si cadde in una auto-secolarizzazione di molte comunità ecclesiali che, sperando di riuscire gradite ai lontani, videro allontanrsi, traditi e disillusi, molti di quelli che erano vicini''. In uno Stato grande come l’Europa, dalle “impressionanti distanze” popolate da 200 milioni di persone, con una miriade di etnie e relativi problemi di convivenza, integrazione e sviluppo socio-economico, molte possono essere le angolazioni da cui partire per un esame della realtà. Benedetto XVI ha preso spunto dai giovani del Brasile - in particolare da quelli che andranno a rinnovare in un futuro più o meno prossimo l’ossatura della Chiesa del Paese - per riflettere sulle urgenze pastorali dell’episcopato brasiliano, ma anche e soprattutto su alcune derive che, minando l’impalcatura etica della società, finiscono per condizionare e confondere chi si prepara ad entrare nel mondo degli adulti. Il Papa ha riconosciuto con schiettezza: “Ai nostri giorni, e in particolare in Brasile, gli operai nella messe del Signore continuano ad essere pochi per un raccolto che invece è grande”. Uno scenario umano caratterizzato da picchi di desolazione e di ricerca di senso: “Ci sono tanti che sembrano consumare una vita intera in un minuto, altri che vagano nella noia e nell'inerzia, o si abbandonano a violenze di ogni genere. In fondo, quelle non sono altro che vite disperate in cerca di speranza, come evidenziato da un diffuso bisogno, a volte confuso con un’esigenza di spiritualità, di una rinnovata ricerca di punti di riferimento per riprendere la strada della vita”. Del Brasile che oggi celebra, come ogni 7 settembre, la Giornata nazionale dell’indipendenza dal Portogallo, il Papa ha ricordato con i vescovi i giorni del maggio 2007, le manifestazioni di fede e di affetto della gente durante il suo viaggio apostolico. In Brasile, dopo i decenni segnati dalla Teologia della Liberazione che riconosceva nei movimenti sociali i segni di ''liberazione'' portati dal Vangelo, la Chiesa Cattolica ha visto negli ultimi anni diminuire sensibilmente il numero dei propri fedeli a causa della aggressiva concorrenza delle ''sette''. Invece, ha ricordato il Papa ai vescovi, ''i nostri contemporanei, quando vengono a stare con noi, vogliono vedere ciò che non vedono da nessun'altra parte, ovvero l'allegria e la speranza che sorgono dal fatto di stare con il Signore risuscitato''. Oggi, ha osservato ancora il Pontefice, ''c'è una nuova generazione nata in questo ambiente ecclesiale secolarizzato che, invece di registrare aperture e consensi, vede allargarsi nella società il divario delle differenze e della contrapposizioni al Magistero della Chiesa, soprattutto in campo etico''. Ma, ha aggiunto infine, ''in questo deserto di Dio, la nuova generazione sente una grande sete di trascendenza''.

Il Papa a Viterbo e Bagnoregio. Il rettore dell'Università della Tuscia incontra Benedetto XVI e lo ringrazia per la menzione durante l'omelia

Il prof. Marco Mancini, Rettore dell’Università della Tuscia, ha incontrato nel pomeriggio di ieri Papa Benedetto XVI nel corso della visita a Bagnoregio. In tale circostanza il Rettore, a nome dell’intero corpo accademico, ha espresso i sensi della più profonda gratitudine per la menzione di apprezzamento verso l’Università che il Papa ha fatto nell’omelia durante la Concelebrazione Eucaristica a Viterbo. Inoltre il Rettore ha inviato un messaggio di ringraziamento a mons. Chiarinelli, vescovo di Viterbo, per la sensibilità costantemente mostrata verso la realtà universitaria nel corso della visita papale. Si è voluto anche complimentare per iscritto con il sindaco Giulio Marini per la perfetta organizzazione dell’accoglienza nei confronti di Sua Santità e dei fedeli giunti a Viterbo.

NewTuscia

Il Papa a Viterbo e Bagnoregio. I video di 'TusciaWeb'






Messori: il no di Benedetto XVI al 'federalismo clericale'. Non un regolamento di con­ti tra cardinali ma una strategia di lungo respiro del Papa

Le dimissioni di Dino Boffo da direttore di Avvenire e il caso che si è creato attorno a questa vicenda po­trebbero rivelarsi ''un boomerang politico''. Lo sostiene Vittorio Messori in un articolo sul Corriere della Sera di domenica 6 settembre, nel quale fa alcune osservazioni che delineano un quadro più generale. ''Una Cei che aveva un parterre moderato, non osti­le all'attuale governo, parla ora (come Boffo nella sua lettera) di ''un oscuro blocco di po­tere laicista'' che, dall'interno della maggio­ranza, aggredirebbe la Chiesa - fa notare - La rivelazione, così brutale, dei possibili ''peccatucci'' del di­rettore è stata presentata come un'operazio­ne anticristiana. E il prossimo responsabile del quotidiano sarà obbligato a una politica meno conciliante con questo governo di quella del suo sfortunato predecessore, noto per la sua moderazione, se non addirittura per un penchant per il centrodestra. ''Quanto ai molti discorsi, innescati dal ca­so Boffo, su dissidi e antagonismi tra Segre­tario di Stato e Presidente della Cei: al di là della diversità di temperamenti e di prospet­tive (peraltro assai meno accentuata di quanto spesso si affermi), il problema va ben oltre le persone - prosegue Messori - Già molti anni fa, in "Rapporto sulla fede", Joseph Ratzinger affer­mava che le più che 100 Conferenze Episco­pali del mondo non hanno base teologica, non fanno parte della struttura divina della Chiesa. Questa, osservava, non è una Federa­zione di Chiese nazionali, dove si converga solo sui grandi principi del Credo. Il potere dei ''piccoli vaticani'' sparsi nei cinque con­tinenti, uno per ciascuna nazione, va ridi­mensionato. Pietro è uno solo. E sta a Ro­ma. Divenuto Papa, l'allora cardinale prefetto del Sant'Uffizio ha cominciato a provvedere. Sta qui il motivo del cortese ma fermo avver­timento di Bertone, il suo ''primo mini­stro'', a Bagnasco, rappresentante della ''Chiesa nazionale italiana''. ''Rispetto e fidu­cia, si intende, ma le grandi linee di gover­no vengono avocate a sè dal Vertice della Chiesa. Non è in atto un regolamento di con­ti tra cardinali (malgrado le attuali difficoltà dell'arcivescovo di Genova per il caso del­l'uomo-media ereditato da Ruini), è in atto semmai una strategia di lungo respiro di Be­nedetto XVI per contrastare un per lui inac­cettabile 'federalismo clericale''', conclude Messori.

Adnkronos

Padre Benedettini: il recupero del polso di Benedetto XVI va bene ma non è ancora completo per distribure la Comunione

"Il recupero del polso destro va bene ma non è ancora perfetto e completo. Per questa ragione il Papa non ha distribuito la Comunione alla Messa nella Valle Faul di Viterbo": lo ha detto il vicedirettore della sala stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini, spiegando le ragioni della mancata distribuzione dell'Ostia, distribuita al suo posto dal card. Agostino Vallini. "Il decorso prosegue regolarmente - ha detto, riferendo anche quanto sottolineato dal medico personale del Pontefice Patrizio Polisca - ma l'atto di prendere l'Ostia implica un movimento per cui le condizioni del polso devono essere perfette e il Papa ancora non ha il polso perfetto. Inoltre - ha concluso padre Benedettini - c'è la paura che l'Ostia possa cadere". Benedetto XVI - che si era rotto il polso il 17 luglio in montagna in Valle d'Aosta - ha tolto il gesso dopo ferragosto e ha ora iniziato la riabilitazione che "si svolge ogni giorno a ritmo serrato", riferisce Polisca.

Apcom