sabato 25 febbraio 2012

GMG 2011. Quando la Chiesa fa notizia: all'ambasciata spagnola presso la Santa Sede una tavola rotonda sull'impatto mediatico dell'evento di Madrid

La Giornata Mondiale della Gioventù continua a far parlare di sé. Non solo per la frase gridata all’aerodromo Cuatro Vientos “Questa è la gioventù del Papa!”, che si ode ormai in tutti i raduni del Santo Padre con i giovani, e perfino in ambienti più formali, come l’ambasciata di Spagna presso la Santa Sede. Martedì 21 febbraio, l’ambasciatrice Maria Jesus F. Lopez-Palop ha organizzato infatti una tavola rotonda sul tema "La Chiesa fa ancora notizia? L’esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid", presieduta da mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, il cui compito è anche quello di accompagnare il Papa nella riflessione sui nuovi spazi multimediali e nel miglioramento continuo del rapporto tra la Chiesa e l’opinione pubblica. Non desta sorpresa, dunque, vedere giornalisti con vari punti di vista ed esperienze della GMG, entrare in dialogo con il presidente del dicastero per fare un bilancio a sei mesi di distanza dell’evento, che si è trasformato nel più grande ed importante raduno ecclesiastico e che, a livello mondiale, si svolge, con qualche eccezione, come nel caso di Rio 2013, ogni tre anni. Alla tavola rotonda hanno partecipato, fra gli altri, i vaticanisti italiani Marco Ansaldo (La Repubblica) e Gian Guido Vecchi (Corriere della Sera) e gli spagnoli Juan Rubio (direttore di Vida Nueva), Enric Juliana (editore aggiunto de La Vanguardia) e Antonio Gallo (coordinatore del social networking alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid). Tutti hanno concordato che il raduno è stato un evento mediatico, che ha catturato l’attenzione di tutto il mondo, nonostante i tentativi per sminuirlo. Hanno raccontato aneddoti e hanno riferito dati e parole del Papa, ma l’elemento più importante è che tutti hanno dovuto ammettere che nella Chiesa c’è fede, c’è mobilitazione attorno ad una persona e c’è gioventù. Emblematica è l’esperienza del cameriere di un bar, raccontata da uno dei partecipanti alla tavola rotonda. “È stata un’esperienza così speciale, che non volevo che se ne andassero”, ha detto l’uomo, non solo perché faceva ottimi affari (anche per una capitale come Madrid) ma perché non aveva mai visto tanta gioia nelle strade, che lo contagiava ogni mattina. Leggendo il titolo di un giornale, “La generazione speranza”, ha poi capito tutto. La GMG 2011 deve in parte il suo successo alla sua presenza nei social network, dove i giovani si incontrano, invitandoli a partecipare, al cui invito hanno risposto, lasciandosi coinvolgere. Stando lì, i giovani, anche i media, hanno capito che nel cristianesimo tutto inizia con una chiamata alla quale si risponde. Nessuno è stato costretto a partecipare, nessuno è stato pagato per andarci e, infine, nessuno voleva tornare a casa. Questi erano dati evidenti che, rispetto alle altre GMG organizzate in Europa e in Spagna, non hanno avuto paragoni, come hanno riferito i vaticanisti che hanno seguito i raduni precedenti. A parte al successo dovuto alle reti sociali, i giornalisti spagnoli hanno attribuito l’esito della GMG 2011 all’unione di due volontà: quella del Papa, con la sua équipe, e lo stesso governo spagnolo, che dopo vari anni di scontro con la Chiesa, era in una fase di pacificazione con l’obiettivo di presentarsi nel modo migliore alle urne.Tornando al ruolo delle reti sociali, secondo le stime degli organizzatori della GMG sulle sue autostrade informatiche hanno viaggiato circa 600 milioni di tweet (messaggini di Twitter), sono stati visionati circa due milioni di video on line, senza contare i 6 milioni di visite alla pagina web ufficiale e gli altri supporti informatici creati spontaneamente. Infatti, come è stato ribadito durante la tavola rotonda, la Chiesa è un “villaggio globale” molto prima ancora della cosiddetta “globalizzazione”. Secondo i partecipanti alla tavola rotonda, ciò che ha attirato molto l’attenzione della stampa accreditata, un numero record di 5.000 mezzi di comunicazione accreditati di tutto il mondo, è stato il fatto che il Papa è venuto a Madrid portando delle proposte e non delle condanne, non con l’intenzione di rimproverare ma per spiegare le cose e far sentire l’orgoglio di essere giovani cattolici. Questa era la notizia e la GMG l’ha messa “sul piatto d'argento”, è stato detto. L’evento presso l’ambasciata spagnola è stata un’occasione per affrontare la “congiuntura” informativa, che sta vivendo la Santa Sede in questi giorni. Mons. Celli ha riconosciuto che al momento ci sono altri temi riguarda la Santa Sede e la stampa, e che la Chiesa ha mostrato il suo desiderio di dialogare correttamente con la stampa, perché aiuta anche loro. E che non c’è nulla da nascondere, perché senza la verità la Chiesa non potrebbe svolgere il suo compito principale, cioè la carità. Per i giornalisti presenti alla tavola rotonda, seguire la Santa Sede come fonte di notizie è un onore, ma è anche un compito molto difficile. Non solo perché bisogna conoscerla e lasciarsi coinvolgere nei suoi contenuti e dinamiche, ma anche perché, a volte, è un partner molto chiuso e non sempre le cose vengono dette chiaramente, il che è fondamentale per dare fiducia o meno alla gente. Dalle lezioni apprese, belle e brutte, perché ci sono anche quelle, gli organizzatori della prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro, potranno sfruttare il grande potenziale informativo di questo mega-evento, nel quale la frase comunicativa più forte sarà in lingua portoghese: “Esta é a juventude do Papa!”.

José Antonio Varela Vidal, Zenit

Il 1° marzo Benedetto XVI diventerà il sesto Papa più longevo, il 31 ottobre il quinto, superando rispettivamente Giovanni Paolo II e Innocenzo XII

Il prossimo 1° marzo, Benedetto XVI diventerà il sesto Pontefice più longevo dal 1400, anno da quando esistono dati anagrafici affidabili sull'età dei Papi. Infatti, Papa Joseph Ratzinger che è nato il 16 aprile 1927, il 1° marzo 2012 compierà 84,88 anni; cioè 31.001 giorni, uno in più del Beato Giovanni Paolo II che morì il 2 aprile 2005 dopo 31.000 giorni di vita. Così si legge nel sito Popes and Papacy del blogger statunitense Anura Guruge, fra i pochi specialisti che si occupa con particolare cura di statistiche riguardanti i Papi, la gerarchia episcopale e cardinalizia e la Chiesa in generale. In un recente post, Guruge anticipa anche che il 31 ottobre 2012, Benedetto XVI, 244 giorni dopo il 1° marzo, supererà anche un altro Papa: Innocenzo XII e dunque diventerà il quinto Pontefice più longevo dal 1400. Quel giorno Joseph Ratzinger compierà 31.245 giorni di vita, uno in più di Papa Antonio Pignatelli che, dal 13 marzo 1615 al 27 settembre 1700, visse 31.244 giorni.

Il Sismografo

Popes and Papacy: Benedict XVI Will Be Fifth (5th) Oldest Pope, Since 1400, On October 31, 2012

Il Papa: la vocazione all’amore degli sposi è vocazione al dono di sé e questa è una possibilità che nessuna condizione organica può impedire

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza, a conclusione dei lavori, i partecipanti alla XVIII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, che si è svolta nell’Aula nuova del Sinodo in Vaticano dal 23 al 25 febbraio, sul tema "Diagnosi e terapia dell’infertilità". Nel suo discorso, ricordando “la fiducia che la Chiesa ha sempre riposto nelle possibilità della ragione umana e in un lavoro scientifico rigorosamente condotto, che tengano sempre presente l’aspetto morale”, il Papa ha riflettuto sul tema dell’Assemblea citandone la “rilevanza umana e sociale”, il “peculiare valore scientifico” e l’espressione della “possibilità concreta di un fecondo dialogo tra dimensione etica e ricerca biomedica”. Un incoraggiamento, quello del Pontefice, all’“onestà intellettuale” del lavoro svolto, “espressione di una scienza che mantiene desto il suo spirito di ricerca della verità, a servizio dell’autentico bene dell’uomo, e che evita il rischio di essere una pratica meramente funzionale”. Davanti al problema dell’infertilità della coppia, ha detto il Santo Padre ai partecipanti, “avete scelto di richiamare e considerare attentamente la dimensione morale, ricercando le vie per una corretta valutazione diagnostica ed una terapia che corregga le cause dell’infertilità”: “Questo approccio muove dal desiderio non solo di donare un figlio alla coppia, ma di restituire agli sposi la loro fertilità e tutta la dignità di essere responsabili delle proprie scelte procreative, per essere collaboratori di Dio nella generazione di un nuovo essere umano. La ricerca di una diagnosi e di una terapia rappresenta l’approccio scientificamente più corretto alla questione dell’infertilità, ma anche quello maggiormente rispettoso dell’umanità integrale dei soggetti coinvolti. Infatti, l'unione dell'uomo e della donna in quella comunità di amore e di vita che è il matrimonio, costituisce - ha affermato il Papa - l'unico 'luogo' degno per la chiamata all'esistenza di un nuovo essere umano, che è sempre un dono". “La dignità umana e cristiana della procreazione, infatti, non consiste in un ‘prodotto’, ma nel suo legame con l’atto coniugale, espressione dell’amore dei coniugi, della loro unione non solo biologica, ma anche spirituale”. Il Papa ha sottolineato che "le legittime aspirazioni genitoriali della coppia che si trova in una condizione di infertilità devono pertanto trovare, con l'aiuto della scienza, una risposta che rispetti pienamente la loro dignità di persone e di sposi". "L'umiltà e la precisione con cui approfondite queste problematiche, ritenute da alcuni vostri colleghi desuete dinanzi al fascino della tecnologia della fecondazione artificiale, merita incoraggiamento e sostegno", ha affermato Papa Ratzinger, che citando un suo precedente intervento ha ribadito che "il facile guadagno o, peggio ancora, l'arroganza di sostituirsi al Creatore svolgono, a volte, un ruolo determinante. E' questa una forma di hybris della ragione, che può assumere caratteristiche pericolose per la stessa umanità". A giudizio di Benedetto XVI "lo scientismo e la logica del profitto sembrano oggi dominare il campo dell'infertilità e della procreazione umana, giungendo a limitare anche molte altre aree di ricerca". "La Chiesa presta molta attenzione alla sofferenza delle coppie con infertilità, ha cura di esse e, proprio per questo, incoraggia la ricerca medica. La scienza, tuttavia, non sempre è in grado di rispondere ai desideri di tante coppie. Vorrei allora ricordare agli sposi che vivono la condizione dell'infertilità, che non per questo - ha aggiunto il Papa - la loro vocazione matrimoniale viene frustrata. I coniugi, per la loro stessa vocazione battesimale e matrimoniale, sono sempre chiamati a collaborare con Dio nella creazione di un'umanità nuova. La vocazione all'amore, infatti, è vocazione al dono di sé e questa è una possibilità che nessuna condizione organica può impedire. Dove, dunque, la scienza non trova una risposta, la risposta che dona luce viene da Cristo". "Proseguite il cammino intrapreso di una scienza intellettualmente onesta e affascinata dalla ricerca continua del bene dell’uomo", non disdegnando “il dialogo con la fede”, ha esortato i convenuti per queste giornate di studio. Benedetto XVI, nell’Enciclica "Deus caritas est", aveva già spiegato come la fede permetta “alla ragione di svolgere in modo migliore il suo compito e di vedere meglio ciò che le è proprio”. E oggi ha ricordato che “la matrice culturale creata dal cristianesimo - radicata nell’affermazione dell’esistenza della Verità e dell’intelligibilità del reale alla luce della Somma Verità - ha reso possibile nell’Europa del Medioevo lo sviluppo del sapere scientifico moderno”. L’appello agli “illustri scienziati” e a tutti i membri dell’Accademia “impegnati a promuovere la vita e la dignità della persona umana” è stato dunque quello a tenere “sempre presente anche il fondamentale ruolo culturale” che svolgono nella società e l’influenza che esercitano “nel formare l’opinione pubblica”. Ricordando le esortazioni agli scienziati di Giovanni Paolo II, un’ultima raccomandazione del Papa: “La gente ha fiducia in voi che servite la vita, ha fiducia nel vostro impegno a sostegno di chi ha bisogno di conforto e di speranza. Non cedete mai alla tentazione di trattare il bene delle persone riducendolo ad un mero problema tecnico! L’indifferenza della coscienza nei confronti del vero e del bene rappresenta una pericolosa minaccia per un autentico progresso scientifico”.
Mons. Ignacio Carrasco de Paula, ringraziando Benedetto XVI per l’udienza, da parte sua ha ribadito che “sebbene impegnativo, non è poi così utopistico promuovere l’accordo tra una ragione rigorosamente fedele alle proprie leggi e un cuore che aspira sempre ad andare oltre, specie quando l’una e l’altro si lasciano illuminare da quella luce splendida della quale disse Sant’Agostino: ‘chi conosce la verità, la conosce; e chi la conosce, conosce l’eternità, ovvero il Cristo, il Signore della vita’”.

Radio Vaticana, TMNews

UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA - il testo integrale del discorso del Papa

Bertone: professionalità, correttezza e trasparenza nell’amministrazione delle finanze. Su abusi gli interventi del Papa non solo a livello canonico

Il cardinale Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI) interviene sulle vicende legate alla gestione finanziaria vaticana. Lo fa con un’intervista a "Tv7", il settimanale del Tg1. Al vaticanista Fabio Zavattaro, il Segretario di Stato ha detto che "la Chiesa si è sviluppata come una società a raggio mondiale e nello stesso tempo la corretta amministrazione, la giustizia nella distribuzione, la giustizia distributiva" sono un "cardine, un canone nell’amministrazione dei beni". Con lo svilupparsi dei sistemi economici, ha spiegato il "primo ministro" di Benedetto XVI, "anche la Chiesa ha dovuto prendere atto di questo fenomeno, ha preso atto e ha riflettuto ha meditato sui sistemi economici e ha adottato certi sistemi e le regole dell’economia nell’amministrazione dei suoi beni". Bertone cita a questo proposito la "professionalità nell’amministrazione" la "correttezza", la "trasparenza nell’amministrazione". "Ci siamo messi al passo – ha aggiunto il porporato – aderendo alla convenzione europea, alla convenzione finanziaria aderendo alle convenzioni contro il riciclaggio ecc... Abbiamo adottato anche all’interno delle singole amministrazioni della Città del vaticano e della Santa Sede delle regole molto rigide. È stato compiuto un lavoro lodevole per fare pulizia in caso ci fossero tracce di illegalità, e continuiamo in questa linea". Un accenno quest’ultimo che pare riferito all’opera di risanamento dei bilanci e di lotta agli sprechi attuato dal Governatorato negli ultimi anni. "Quest’anno – ha continuato il Segretario di Stato – abbiamo fatto un nuovo regolamento per la Prefettura per gli affari economici che è un po’ come la nostra Corte dei Conti che esercita un controllo molto rigido e fa anche delle ispezioni quando ci sono segnali di non corretta amministrazione. Io credo che se andiamo in questa direzione credo che ci si possa fidare dell’amministrazione dei beni della Chiesa". Nell’intervista a "Tv7", il card. Bertone ha parlato anche dei casi di pedofilia che coinvolgono religiosi ed esponenti del clero. "C’è stato – ha spiegato – un incremento di denunce ma perché si è usciti allo scoperto e perché la Chiesa stessa ha invitato a denunciare fatti criminosi di questo genere, ma non credo che l’aumento delle denunce significhi un aumento dei reati e questa è una sottolineatura che credo sia importante". "Gli interventi di Papa Benedetto XVI – ha aggiunto il Segretario di Stato – rappresentano la volontà della Chiesa di andare direttamente contro questo fenomeno, di volerlo dominare e di volere operare non solo a livello canonico, perché la risposta canonica è importante e le norme canoniche della legislazione della Chiesa sono importanti, ma a livello complessivo, globale a livello psicologico, a livello culturale, a livello formativo. Il primo aspetto è l’ascolto delle vittime, l’aiuto naturalmente alle vittime; il secondo aspetto è la collaborazione con le autorità civili nel rispetto delle reciproche responsabilità. Quindi si è fatto molto e bisogna camminare in questa direzione".

Andrea Tornielli, Vatican Insider

TG1 TV7 del 24 febbraio 2012

Benedetto XVI nomina nuovo arcivescovo di Cagliari mons. Arrigo Miglio: porterò anzitutto la solidarietà. Abbiamo bisogno di una terapia dello spirito

Benedetto XVI ha nominato questa mattina mons. Arrigo Miglio (foto), finora vescovo di Ivrea (Torino), nuovo arcivescovo metropolita di Cagliari, in sostituzione di mons. Giuseppe Mani, di cui ha accettato la rinuncia per raggiunti limiti di età. Mons. Miglio, 70 anni il prossimo 18 luglio, originario di San Giorgio Canavese (Torino), è anche presidente del Comitato organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici italiani. Mons. Miglio fu nominato vescovo nel 1992 e fu assegnato, fino al 1999, alla guida della Diocesi di Iglesias. E' probabile che l'ingresso nella nuova sede arcivescovile coinciderà col ventennale della sua consacrazione a vescovo, che cade il 25 aprile. Da Ivrea, di cui finora era vescovo, mons. Arrigo Miglio porterà in Sardegna "anzitutto la solidarietà". "Anche a Ivrea e nel Canavese non stanno vivendo un momento facile - dice mons. Miglio alla Radio Vaticana -. La Sardegna vive un momento difficile: nei giorni scorsi i giornali hanno descritto una situazione molto pesante, che peraltro un po' conoscevo dalla visita del presidente Napolitano. Ecco: vorrei proprio portare anzitutto questa solidarietà Nord-Sud, e questa solidarietà deve aiutarci a capire le radici vere della crisi e quindi la "terapia" vera per la crisi, che è culturale e spirituale". Secondo il nuovo arcivescovo di Cagliari, "abbiamo bisogno di una terapia dello spirito, del cuore. Vorrei portare questa convinzione che mi sono fatto proprio in questi anni qui, ad Ivrea. Quando sono arrivato, 13 anni fa, c'era già la crisi, era già finita la grande esperienza Olivetti. Ma in questi anni, ho potuto approfondire meglio, proprio vivendo le difficoltà della mia regione, anche quanto ci dice - ad esempio - la 'Caritas in Veritate' sulle vere cause della crisi". Mons. Miglio, che ricorda di aver iniziato il suo episcopato proprio in Sardegna, nella diocesi di Iglesias, richiama anche il lavoro fatto in questi anni come presidente del Comitato per le Settimane sociali. "Questo lo porto volentieri anche in Sardegna - spiega - e sono certo che aver vissuto il ponte tra Piemonte e Sardegna possa aiutare anche l'esperienza delle Settimane sociali ad essere fermento, lievito di unità e di solidarietà in un Paese che ha bisogno di essere unitario e unito".

Ansa, L'Unione Sarda.it

RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI CAGLIARI (ITALIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Mons. Miglio nuovo arcivescovo di Cagliari: più solidarietà in tempo di crisi