lunedì 16 maggio 2011

3° Convegno sul Motu Proprio 'Summorum Pontificum' di Benedetto XVI. Il resoconto del blog 'Messainlatino.it'

Vespri pontificali aprono il convegno romano sulla liturgia tradizionale

Dal III Convegno sul Motu Proprio: l'intervento del card. Canizares

Relazione di mons. Aillet: antico e nuovo messale a confronto.

Card. Koch: la liturgia cattolica riformata è la sola che dia le spalle a Dio

Mons. Schneider: verso un Motu Proprio che ristabilisca gli ordini minori e li riservi agli uomini

Mons. Pozzo (Ecclesia Dei) spiega (bene!) la nuova Istruzione sul Motu Proprio "Universae Ecclesiae"

Mons. Bux: relazione sul rito tradizionale dell'ordinazione

Suor Maria Francesca FFI: l'eternità della Messa tradizionale

De Mattei: latino e Chiesa Cattolica, binomio inscindibile.

Qualche immagine significativa dal convegno sul Motu Proprio

Il Papa: verità, amore, giustizia, assieme al principio della destinazione universale dei beni, criteri fondamentali per superare squilibri sociali

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Papa ha ricevuto in udienza i partecipanti al Congresso Internazionale promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, nel 50° anniversario dell’Enciclica "Mater et magistra" del Beato Giovanni XXIII, sul tema "Giustizia e globalizzazione: dalla 'Mater et magistra' alla 'Caritas in veritate'", in corso a Roma fino al 18 maggio.
Nel suo discorso, ripercorrendo gli elementi essenziali della "Mater et magistra", Benedetto XVI ribadisce l’urgenza di superare le disuguaglianze che affliggono l’umanità: la giustizia, ha affermato, “va realizzata a livello universale”. E con Giovanni XXIII ricorda che “la Dottrina sociale della Chiesa ha come luce la Verità, come forza propulsiva l’Amore, come obiettivo la Giustizia”. “La verità, l’amore, la giustizia, additati dalla 'Mater et magistra', assieme al principio della destinazione universale dei beni, quali criteri fondamentali per superare gli squilibri sociali e culturali, rimangono i pilastri per interpretare ed avviare a soluzione anche gli squilibri interni all’odierna globalizzazione”. Di fronte a questi squilibri, ha sottolineato il Papa,- c’è bisogno di ripristinare “una ragione integrale” aperta al Trascendente che faccia rinascere “un pensiero morale che superi l’impostazione delle etiche secolari, come quelle neoutilitaristiche e neocontrattualiste, che si fondano su un sostanziale scetticismo e su una visione prevalentemente immanentista della storia”, rendendo “arduo per l’uomo d’oggi accedere alla conoscenza del vero bene umano”. “Infatti, senza la conoscenza del vero bene umano, la carità scivola nel sentimentalismo; la giustizia perde la sua 'misura' fondamentale; il principio della destinazione universale dei beni viene delegittimato”. Il Papa ha parlato con preoccupazione delle tante disparità che caratterizzano la nostra epoca, a danno soprattutto dei più poveri. E “non sono meno preoccupanti – ha aggiunto - i fenomeni legati ad una finanza che, dopo la fase più acuta della crisi, è tornata a praticare con frenesia dei contratti di credito che spesso consentono una speculazione senza limiti". "Fenomeni di speculazione dannosa - ha detto il Pontefice - si verificano anche con riferimento alle derrate alimentari, all'acqua, alla terra, finendo per impoverire ancor di più coloro che già vivono in situazioni di grave precarietà. Analogamente, l'aumento dei prezzi delle risorse energetiche primarie, con la conseguente ricerca di energie alternative guidata, talvolta, da interessi esclusivamente economici di corto termine, finiscono per avere conseguenze negative sull'ambiente, nonché sull'uomo stesso". “La questione sociale odierna - ha rilevato con forza - è senza dubbio questione di giustizia sociale mondiale" ma anche di "distribuzione equa delle risorse materiali ed immateriali, di globalizzazione della democrazia sostanziale, sociale e partecipativa". Per questo, "è indispensabile che la nuova evangelizzazione del sociale evidenzi le implicanze di una giustizia che va realizzata a livello universale". Tale giustizia, tuttavia, “non è possibile realizzarla poggiandosi sul mero consenso sociale, senza riconoscere che questo, per essere duraturo, deve essere radicato nel bene umano universale”. “Per quanto concerne il piano della realizzazione, la giustizia sociale va attuata nella società civile, nell’economia di mercato, ma anche da un’autorità politica onesta e trasparente ad essa proporzionata, pure a livello internazionale”. Riguardo alla missione della Chiesa nel sociale, il Papa ha ribadito il protagonismo dei fedeli laici, chiamati ad “essere preparati spiritualmente, professionalmente ed eticamente”. Quindi ha citato la "Mater et magistra" laddove parla “di un legittimo pluralismo tra i cattolici nella concretizzazione della Dottrina sociale”. “Possono sorgere anche tra cattolici, retti e sinceri, delle divergenze. Quando ciò si verifichi non vengano mai meno la vicendevole considerazione, il reciproco rispetto e la buona disposizione a individuare i punti di incontro per un’azione tempestiva ed efficace: non ci si logori in discussioni interminabili e, sotto il pretesto del meglio e dell’ottimo, non si trascuri di compiere il bene che è possibile e perciò doveroso”. Il Papa ha ricordato infine le innumerevoli realtà della Chiesa impegnate nel sociale e di fronte ad un mondo spesso “ripiegato su se stesso” e “privo di speranza”, invita a dare “la testimonianza della vita buona secondo il Vangelo”, nella logica dell’amore e della fraternità.

Radio Vaticana, TMNews

UDIENZA AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO INTERNAZIONALE PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE NEL 50° ANNIVERSARIO DELLA MATER ET MAGISTRA - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa: la rivelazione cristiana accolta in libertà e per la grazia di Dio trasforma dal di dentro e stabilisce una relazione redentrice con Lui

Questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, Papa Benedetto XVI ha incontrato i vescovi del 1° e 2° gruppo della Conferenza Episcopale indiana di rito latino, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".
Il “cuore” del messaggio cristiano è “la partecipazione alla vita stessa di Dio”, ha ricordato il Papa nel suo discorso. “La rivelazione cristiana, se accolta in libertà e per opera della grazia di Dio, trasforma gli uomini e le donne dal di dentro e stabilisce una straordinaria relazione redentrice con Dio, nostro Padre celeste, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo”, ha osservato. “Questo è il cuore del messaggio che insegniamo, è il grande dono che offriamo al prossimo nella carità: la partecipazione alla vita stessa di Dio”.Fondamentale, ha aggiunto, è poi il mandato apostolico, che “trova la sua fonte e il suo centro nella proclamazione del Figlio di Dio Incarnato, che è la pienezza della rivelazione divina e la via, la verità e la vita”.“Salvatore di tutto il creato, egli è il portatore della Buona Novella per tutti e il compimento delle aspirazioni più profonde dell’uomo”. Nella Chiesa, ha ricordato Benedetto XVI, “i primi passi dei credenti sulla via di Cristo devono essere sempre accompagnati da una solida catechesi che consenta loro di prosperare nella fede, nell’amore e nel servizio”. “Riconoscendo che la catechesi è una cosa distinta dalla speculazione teologica, i sacerdoti, i religiosi e i catechisti laici devono sapere come comunicare con chiarezza e amorevole devozione la bellezza trasformatrice di vita dell’esistenza e dell’insegnamento cristiani, che consentirà e arricchirà l’incontro con Cristo stesso”. Il Pontefice ha poi riconosciuto che “l’impegno cristiano di vivere e di dare testimonianza del Vangelo pone sfide distinte in ogni tempo e luogo”, ma “esige sempre onestà e sincerità circa le proprie credenze e il rispetto di quelle del prossimo”. Allo stesso modo, “comporta il delicato processo dell’inculturazione”, che “esige che i sacerdoti, i religiosi e i catechisti laici, nel presentare la Buona Novella, utilizzino con attenzione le lingue e le usanze proprie delle persone che servono”. “Si tratta di un’impresa che rispetta e conserva l’unicità e l’integrità della rivelazione divina donata alla Chiesa come sua eredità, mostrando allo stesso tempo che è intelligibile e attraente per coloro ai quali viene proposta”, ha indicato. Il Papa ha quindi esortato a “vegliare su questo processo in fedeltà al deposito di fede che ci è stato consegnato perché lo custodissimo e lo trasmettessimo”, combinando la fedeltà “con la sensibilità e la creatività”, per poter dar conto della speranza che è in noi. Altre sfide, ha proseguito, riguardano il dialogo interreligioso, che “dovrebbe essere caratterizzato da una considerazione costante di ciò che è vero, al fine di favorire il rispetto reciproco, evitando però apparenze di sincretismo”, e dalla tutela dei “diritti umani fondamentali della libertà di religione e della libertà di culto”, operando “con pazienza per creare quella base comune necessaria perché tutti possano armoniosamente godere di tali diritti”. “Anche quando il cristiano incontra opposizione, la sua carità e la sua sopportazione dovrebbero servire a convincere gli altri della giustezza della tolleranza religiosa, dalla quale possono trarre beneficio i seguaci di tutte le religioni”, ha indicato. Ha quindi concluso auspicando l'intercessione della Beata Teresa di Calcutta, “il cui servizio personale e paziente al prossimo era mosso dall’amore di Cristo”, augurando che possa impetrare per i presuli indiani “l’abbondanza delle grazie celesti per garantire la fecondità spirituale” della loro missione pastorale.

Zenit

Ai vescovi della Conferenza Episcopale dell'India in Visita "ad Limina Apostolorum" (16 maggio 2011) - il testo integrale del discorso del Papa

Bagnasco: grande dolore per prete accusato di abusi, ma non si perda fiducia nei tanti fedeli a Cristo. Al Papa ho chiesto una benedizione particolare

“Grande dolore come per qualunque padre che vede un figlio - come ogni sacerdote - che non è fedele alla propria vocazione”. Queste le parole del card. Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale italiana, in una intervista rilasciata oggi a Radio Vaticana sul caso del parroco accusato di abusi a Genova. L’arcivescovo si è recato subito in quella parrocchia perché, ha sottolineato, “il vescovo che è il padre e il pastore, è il responsabile della propria comunità: sia dei propri sacerdoti che delle singole comunità parrocchiali cristiane. Quindi, era mio dovere e mio desiderio forte, immediatamente realizzato, recarmi in quella comunità ferita, come è ferita naturalmente l’intera comunità diocesana, per portare la mia vicinanza, il conforto, celebrare la Messa con loro e per loro e comunicare anche l’immediato provvedimento canonico disposto per il parroco”. “Lasciando che la giustizia, la magistratura faccia il suo corso per appurare le accuse – ha precisato il card. Bagnasco - è giusto, insieme al dolore grande, rincuorare la gente, le persone, le comunità” e “non perdere assolutamente la fiducia verso tutti gli altri sacerdoti che anche a Genova, come ovunque, si dedicano con fedeltà e generosità al bene delle anime”. A proposito dell'udienza di oggi con il Papa il card. Bagnasco ha confidato: ''Con il Santo Padre si affrontano sempre molti argomenti. Questo delle linee della Circolare di oggi è un argomento di grande attualità e guarda caso, per queste circostanze, cade nello stesso tempo di questo doloroso caso di Genova e quindi ho chiesto anche una benedizione per la mia diocesi, una benedizione particolare''. Il porporato ha incontrato Benedetto XVI in relazione al Consiglio permanente della CEI che si terrà la prossima settimana.

SIR, Città di Genova

Parroco accusato di abusi. Il card. Bagnasco: grande dolore, ma non si perda fiducia nei tanti sacerdoti fedeli a Cristo

Lombardi: attenzione prioritaria alle vittime, programmi di prevenzione, formazione di sacerdoti e religiosi, cooperazione con le autorità civili

“Dare un comune denominatore sostanziale di principi e fondamenti che tutti possono aver presente per formare le proprie direttive”. Così padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, ha presentato oggi la Lettera circolare per aiutare le Conferenze Episcopali nel preparare Linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici, in un briefing con i giornalisti. “Un documento atteso, già annunciato”, e che ora diventa “un indicazione universale”, affinché “si preparino line, indicazioni, per procedere perché i problemi, di gravità differenti, siano tenuti in conto da tutte le Conferenze Episcopali in modo serio, approfondito, uniforme, con indicazioni chiare per far fronte alle situazioni che si presentano”. Interrogato dai giornalisti sullo “stato” degli abusi sessuali all’interno della Chiesa, padre Lombardi ha risposto che si tratta di “una situazione sempre in evoluzione”. I Paesi anglofoni, “da tempo hanno approfondito la questione”, ed esistono già documenti in materia in Usa, Inghilterra, Galles, Scozia, Malta, Nuova Zelanda, Australia, Irlanda, Canada. In Asia le Filippine hanno le “linee guida”, gli indiani “ci stano lavorando”. In Asia Brasile e Cile hanno le linee guida, ce sono in lavorazione invece nelle Conferenza Episcopale del Venezuela. Per quanto riguarda l’Europa, le “linee guida” della Germania sono “ben note”, e ci sono in Austria, Svizzera, Slovenia, Francia; ”al lavoro” Olanda, Svezia e Belgio. “Anche la Conferenza Episcopale italiana ne terrà conto, e immagino che ci lavorerà: sicuramente ci sarà una risposta, visto che adesso non esiste un documento di questa natura”. Riguardo al caso di don Riccardo Seppia, il sacerdote genovese condannato e arrestato per abusi sessuali e spaccio di sostanze stupefacenti, padre Lombardi ha detto che “è stato di esempio l’intervento del card. Bagnasco come vescovo competente: un intervento tempestivo e molto apprezzato dall’opinione pubblica italiana, e che era esattamente quello che si poteva fare come intervento immediato”. “I vescovi italiani – ha commentato il portavoce vaticano – finora si sono regolati in questo modo: dato che la competenza precisa è del vescovo della diocesi, è lui che deve intervenire, ed è quello che ha fatto il card. Bagnasco. L’invito delle linee-guida è ora quello di elaborare un documento, e anche la CEI ne terrà conto”. Un “caso gravissimo” come quello citato, inoltre, per padre Lombardi impone “prevenzione e attenzione in ambito pastorale”, nella formazione al sacerdozio, e “conoscenza della personalità del sacerdote”, attraverso l’attenzione ad eventuali “segni che possano indicare che ci sono situazioni di abuso su minori”. “Attenzione prioritaria alle vittime; programmi di prevenzione; formazione di sacerdoti e religiosi; cooperazione con le autorità civili”. Queste, in sintesi, le “indicazioni generali” fornite dalla Lettera circolare. Padre Lombardi, a proposito della “cooperazione con le autorità civili” ha precisato: “Bisogna collaborare con la situazione che c’è. Se ci sono le leggi, vanno osservate; se non ci sono, non siamo noi che le facciamo. Occorre collaborare nel modo migliore perché ci sia la protezione delle vittime, e che sia assicurata la giustizia”. La Lettera circolare, inoltre, insistono molto sulla “responsabilità” dei vescovi diocesani o dei superiori maggiori religiosi, che possono essere “coadiuvati da esperti”, ma a patto che ciò “non sia un abdicare alla responsabilità precisa che il superiore ha” nel decidere”. Quanto al risarcimento alle vittime, padre Lombardi ha ricordato che “è un problema che riguarda i casi prescritti, perché per quelli non prescritti e ancora in giudizio c’è la legge civile”. “Dare indicazioni di carattere generale per il mondo”, in questo ambito – ha proseguito il portavoce vaticano - “è un po’ difficile, bisogna cercare un modo comune di procedere anche a livello di società civile”. In Germania, ad esempio, “la Chiesa Cattolica non è tutta la società, e gli abusi non ci sono solo nella Chiesa cattolica”. La “pista” scelta dalla Chiesa Cattolica tedesca, ha ricordato padre Lombardi, “è quella di essere molto attenta e generosa riguardo al rimborso per le spese delle terapie, e di prevedere una certa cifra per la compensazione dei danni subiti”. Cosa avviene se un sacerdote viene a conoscenza di un abuso tramite la confessione? È tenuto a denunciarlo? Il nuovo documento vaticano, a questo proposito, parla della necessità di non “pregiudicare il foro sacramentale” ma il sacerdote cercherà “ragionevolmente di trovare i modi” per tutelare la vittima senza violare il segreto.

SIR

La Sala stampa vaticana: incoraggiare ad affrontare tempestivamente ed efficacemente i casi di pedofilia con indicazioni adatte a situazioni locali

La Lettera circolare per aiutare le Conferenze Episcopali nel preparare Linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici rappresenta "un nuovo passo molto importante per promuovere in tutta la chiesa la consapevolezza della necessità e dell'urgenza di rispondere nel modo più efficace e lungimirante alla piaga degli abusi sessuali da parte dei membri del clero, rinnovando così la piena credibilità della testimonianza e della missione educativa della Chiesa, contribuendo a creare nella società in generale quegli ambienti educativi sicuri di cui vi è urgente bisogno". È quanto scrive padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, in una nota di sintesi alla Lettera diffusa questa mattina dal Vaticano. "Appaiono chiare due preoccupazioni - spiega padre Lombardi - incoraggiare ad affrontare tempestivamente ed efficacemente il problema con indicazioni chiare, organiche, adatte alle situazioni locali, compresi i rapporti con le norme e le autorità civili" e "rispettare la competenza fondamentale dei vescovi diocesani (e dei superiori maggiori religiosi) nella materia". La Lettera Circolare si articola in tre parti. "La prima sviluppa una serie di indicazioni generali, fra cui in particolare l'attenzione prioritaria alle vittime dell'abuso sessuale, l'ascolto e l'assistenza spirituale psicologica alle vittime e ai familiari, lo sviluppo di programmi di prevenzione per creare ambienti veramente sicuri per i minori, la formazione dei futuri sacerdoti e religiosi e lo scambio di informazioni sui candidati al sacerdozio o alla vita religiosa che si trasferiscono, l'accompagnamento dei sacerdoti, la loro formazione permanente e la formazione alle loro responsabilità nel campo degli abusi, il modo di seguirli quando siano accusati, di trattare secondo il diritto gli eventuali casi di abuso, la riabilitazione della buona fama di chi sia stato accusato ingiustamente, la cooperazione con le autorità civili nell'ambito delle rispettive competenze e l'osservanza delle prescrizioni delle leggi civili per quanto riguarda il deferimento dei crimini alle autorità preposte, senza pregiudicare il foro interno sacramentale". La seconda parte "richiama le prescrizioni oggi vigenti della legislazione canonica, dopo l'aggiornamento del 2010", mentre la terza e ultima parte "enumera una serie di osservazioni utili per formulare i concreti orientamenti operativi per i vescovi e superiori maggiori". "Si ribadisce la necessità di offrire assistenza alle vittime; di trattare con rispetto il denunciante e garantire la privacy e la buona fama delle persone; di tener nel dovuto conto le leggi civili del paese, compreso l'eventuale obbligo di avvisare le autorità civili; di garantire all'accusato informazione sulle accuse e possibilità di rispondervi, e in ogni caso un sostentamento giusto e degno; di escludere il ritorno del chierico al ministero pubblico, in caso di pericolo per i minori o scandalo della comunità".

TMNews

NOTA DI SINTESI A CURA DELLA SALA STAMPA SULLA LETTERA CIRCOLARE DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

Lettera di Dottrina della Fede: entro un anno le linee guida degli episcopati sui casi di pedofilia. Ascolto delle vittime, collaborare con autorità

Un documento per aiutare i vescovi a proteggere i minori e a offrire “assistenza e riconciliazione” alle vittime degli abusi: è questo l’obiettivo che si prefigge la Lettera circolare della Congregazione per la Dottrina della Fede scritta per agevolare le Conferenze Episcopali nel preparare Linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale su minori da parte di membri del clero. Viene stabilito che, entro la fine di maggio 2012, gli episcopati di tutto il mondo inviino le proprie Linee guida al dicastero guidato dal card. William Levada. Sono inoltre coinvolti nella formulazione delle Linee i superiori maggiori degli istituti religiosi clericali, così che non si tenga conto solo del clero diocesano. La lettera circolare è stata pubblicata oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede. L’attenzione prioritaria alle vittime, la prevenzione, la formazione dei seminaristi, la cooperazione con le autorità civili: sono tra gli orientamenti principali che, sottolinea la Lettera circolare, dovranno strutturare le Linee guida degli episcopati nell’affrontare i casi di abuso sessuale da parte di membri del clero. Nella Lettera indirizzata ai vescovi di tutto il mondo, firmata dal card. Levada, si ricorda che "tra le importanti responsabilità del vescovo diocesano al fine di assicurare il bene comune dei fedeli e, specialmente, la protezione dei bambini e dei giovani, c'è il dovere di dare una risposta adeguata ai casi eventuali di abuso sessuale su minori commesso da chierici nella sua diocesi. Tale risposta comporta l'istituzione di procedure adatte ad assistere le vittime di tali abusi, nonché la formazione della comunità ecclesiale in vista della protezione dei minori". "La Chiesa, nella persona del vescovo o di un suo delegato, deve mostrarsi pronta ad ascoltare le vittime e i loro familiari e ad impegnarsi per la loro assistenza spirituale e psicologica", si legge innanzitutto nella Lettera, che rammenta che Benedetto XVI ha dato un esempio importante “con la sua disponibilità ad incontrare ed ascoltare le vittime di abuso sessuale”. "In alcune nazioni - si legge nel testo diffuso questa mattina dalla sala stampa - sono stati iniziati in ambito ecclesiale programmi educativi di prevenzione, per assicurare 'ambienti sicuri' per i minori. Tali programmi cercano di aiutare i genitori, nonché gli operatori pastorali o scolastici, a riconoscere i segni dell'abuso sessuale e ad adottare le misure adeguate. I suddetti programmi spesso hanno meritato un riconoscimento come modelli nell'impegno per eliminare i casi di abuso sessuale nei confronti di minori nelle società odierne". Un altro punto importante della lettera riguarda l'attenzione particolare che i vescovi devono porre nella formazione di nuovi sacerdoti. "C'è una specifica responsabilità dei vescovi, dei superiori maggiori e di coloro che sono responsabili della formazione dei futuri sacerdoti e religiosi". Serve "un corretto discernimento vocazionale e di una sana formazione umana e spirituale dei candidati". In particolare "si farà in modo che essi apprezzino la castità e il celibato e le responsabilità della paternità spirituale da parte del chierico e possano approfondire la conoscenza della disciplina della Chiesa sull'argomento. Indicazioni più specifiche - si legge ancora nella Lettera - possono essere integrate nei programmi formativi dei seminari e delle case di formazione". Si richiede un “doveroso scambio d’informazioni” su quei candidati al sacerdozio “che si trasferiscono da un seminario all’altro”. Inoltre, "il vescovo curi con speciale attenzione la formazione permanente del clero, soprattutto nei primi anni dopo la sacra ordinazione". "Siano edotti - si legge - i sacerdoti sul danno recato da un chierico alla vittima di abuso sessuale e sulla propria responsabilità di fronte alla normativa canonica e civile, come anche a riconoscere quelli che potrebbero essere i segni di eventuali abusi da chiunque compiuti nei confronti dei minori". La Santa Sede chiede che "i vescovi assicurino ogni impegno nel trattare gli eventuali casi di abuso che fossero loro denunciati secondo la disciplina canonica e civile, nel rispetto dei diritti di tutte le parti". Inoltre, "il chierico accusato gode della presunzione di innocenza, fino a prova contraria, anche se il vescovo può cautelativamente limitarne l'esercizio del ministro, in attesa che le accuse siano chiarite". E in caso contrario, "si faccia di tutto per riabilitare la buona fama del chierico che sia stato accusato ingiustamente". Un paragrafo particolarmente significativo della lettera è dedicato alla cooperazione con le autorità civili. "L'abuso sessuale di minori - si legge nella Lettera - non è solo un delitto canonico, ma anche un crimine perseguito dall'autorità civile. Sebbene i rapporti con le autorità civili differiscano nei diversi paesi, tuttavia è importante cooperare con esse nell'ambito delle rispettive competenze. In particolare va sempre dato seguito alle prescrizioni delle leggi civili per quanto riguarda il deferimento dei crimini alle autorità preposte, senza pregiudicare il foro interno sacramentale". Una collaborazione, si aggiunge, che riguarda tutto “il personale religioso o laico che opera nelle strutture ecclesiastiche”. La Lettera presenta quindi un breve resoconto della legislazione canonica in vigore sul delitto di abuso sessuale su minori da parte di membri del clero. Due pagine in cui emerge l’impegno congiunto prima di Giovanni Paolo II e del card. Joseph Ratzinger, quindi di Benedetto XVI nell’affrontare questa piaga in modo appropriato. Si ricorda, in particolare, che la competenza per l’indagine preliminare spetta ai vescovi e superiori maggiori e che, in caso di accusa credibile, la trattazione del caso spetta alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Si richiamano inoltre le misure canoniche e le pene ecclesiastiche che possono essere applicate ai colpevoli, compresa la dimissione dallo stato clericale. La Lettera si chiude con una serie di indicazioni che sottolineano innanzitutto la responsabilità primaria di vescovi e superiori maggiori. Tra le altre cose, nelle Linee guida il concetto di “abuso sessuale su minori” deve coincidere “con la definizione del motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela, articolo 6”; “la persona che denuncia il delitto deve essere trattata con rispetto”; “le autorità ecclesiastiche si impegnino ad offrire assistenza spirituale e psicologica alle vittime”. "L'indagine sulle accuse - si legge ancora - sia fatta con il dovuto rispetto al principio della privacy e della buona fama delle persone. A meno che ci siano gravi ragioni in contrario, già in fase di indagine previa, il chierico accusato sia informato delle accuse con l'opportunità di rispondere alle medesime, in ogni momento delle procedure disciplinari o penali. Infine, sia assicurato al chierico accusato un sostentamento giusto e degno". Infine, si esclude il ritorno del sacerdote o religioso al ministero pubblico, “in caso di pericolo per i minori o scandalo della comunità”.

Radio Vaticana, TMNews

LETTERA CIRCOLARE DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE ALLE CONFERENZE EPISCOPALI SULLE LINEE GUIDA PER I CASI DI ABUSO SESSUALE NEI CONFRONTI DI MINORI DA PARTE DI CHIERICI

LETTERA DEL CARD. WILLIAM LEVADA