venerdì 19 febbraio 2010

Vian: Benedetto XVI Papa teologo nel senso del pastore che parla di Dio con ragionevolezza e speranza perché a Dio si torni oggi a guardare

Papa Benedetto XVI ''viene di frequente raffigurato, e il più delle volte senza benevolenza, come 'il Papa teologo', a sottolinearne l'aspetto più intellettuale (e, si vorrebbe insinuare, lontano dalla gente)''; e se, ''certo Benedetto XVI è teologo, e tra i più importanti del nostro tempo'', è ''altrettanto certo che è teologo nel senso del pastore che parla di Dio, con ragionevolezza e speranza, perchè a Dio si torni oggi a guardare''. Lo scrive L'Osservatore Romano, in un editoriale firmato dal direttore Gian Maria Vian che commenta l'impegno di predicazione del Papa, da ultimo nell'udienza concessa al clero romano ieri mattina. ''Nell'arco di una settimana - scrive Vian - Benedetto XVI ha incontrato i seminaristi e il clero di Roma e ha voluto meditare con loro, lungamente, la Scrittura, scegliendo l'antico metodo della lectio divina''. Ma ''nel frastuono mediatico a cui si è ormai abituati questa notizia - conclude - è trascorsa quasi inavvertita, e invece essa merita attenzione''.

Asca

Il Papa pastore - il testo integrale dell'editoriale de L'Osservatore Romano

Padre Lombardi: stupisce e appare non corretto che la richiesta di dimissioni di mons. Fisichella non avvenga scrivendo al Papa ma tramite i media

''Stupisce e appare non corretto'' che chi contesta l'azione di mons. Rino Fisichella (nella foto con Benedetto XVI) alla guida della Pontificia Accademia per la Vita, e ne chiede al Papa le dimissioni, lo faccia con una dichiarazione pubblica e non con una lettera inviata al Pontefice o alla Segreteria di Stato vaticana. Lo dichiara il direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, in risposta alle domande dei giornalisti sul documento di cinque membri della Pontificia Accademia per la Vita che definiscono mons. Fisichella ''un ecclesiastico che non capisce cosa comporta il rispetto assoluto per le vite umane innocenti''. ''Tale documento non è giunto nè al Santo Padre, nè al cardinale Segretario di Stato, che ne sembrerebbero i naturali destinatari'', e ''quindi stupisce e appare non corretto che a tale documento venga data una circolazione pubblica'', afferma padre Lombardi. Il portavoce vaticano ha anche osservato che uno dei firmatari del documento, Michael Schooyans, non ha partecipato alla Plenaria della Pontificia Accademia della Vita, che si è tenuta dall'11 al 13 febbraio a Roma, ''che sarebbe stata il luogo naturale per affrontare l'argomento''.

Asca

Il clero romano e l'incontro con il loro vescovo: una 'lectio divina' edificante, ci ha richiamato a valorizzare nel senso più pieno la nostra umanità

"Veni, Creator Spiritus, mentes tuo­rum visita…". I sacerdoti romani cantano l’inno e accolgono Benedetto XVI nell’Aula delle Benedizio­ni, per il tradizionale in­contro all’inizio della Qua­resima. Ascoltano attenti la lectio divina sulla Lette­ra agli Ebrei. E al termine, dopo aver salutato con af­fetto il Papa, il loro vesco­vo, riflettono insieme, si scambiano opinioni. Ciascuno tornerà in parroc­chia pronto ad affrontare gli impegni pastorali con rinnovato vigore. Ne è sicuro don Enrico Rampone, viceparroco nella comunità del Pre­ziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo. "Quello che mi piace sem­pre di questo appunta­mento – sottolinea – è che si tratta di un’occasione per incontrare da vicino il nostro vescovo, che è an­che un po’ il vescovo del mondo". Ma rispetto al passato c’è una novità: il Pontefice ha tenuto ieri una lectio, mentre gli anni scorsi l’incontro era sem­pre strutturato come un dialogo, con le domande di alcuni presbiteri e le ri­sposte del Santo Padre. "Mi ha colpito molto il passaggio sulla sofferenza di Cristo – aggiunge don Enrico –. Il Papa ha invita­to noi sacerdoti a seguire l’esempio di Gesù, parte­cipando alle sofferenze dell’essere umano. Questo è un punto centrale del sa­cerdozio". Concorda don Giampiero, parroco: "Il sa­cerdote è chiamato a condividere le gioie e le soffe­renze con tutte le persone che fanno parte della co­munità cristiana, come ha fatto Cristo. Si tratta di va­lorizzare la nostra 'uma­nità' nel senso più pieno del termine, come com­passione, capacità di piangere anche, quando serve". La parola 'compassione' torna nelle riflessioni di don Daniele Salera, edu­catore al Pontificio Semi­nario Romano Maggiore. "L’incarnazione ha porta­to Cristo a compatire, nel senso più letterale del ter­mine, le grida e le soffe­renze dell’umanità. E il sa­cerdozio è sicuramente u­na via per compatire". Un aspetto su cui si punta molto, nei vari Seminari della diocesi. "Al giorno d’oggi arrivano da noi tan­ti ragazzi portati a un a­scolto del sé più che dei bisogni degli altri – osser­va don Salera –. Hanno di­versi punti deboli, causa­ti dalla cultura di cui sono imbevuti, legata al soddi­sfacimento immediato dei propri bisogni. La forma­zione sacerdotale, al con­trario, insegna alla rinun­cia, e la più grande è pro­prio quella alla propria vo­lontà. Siamo chiamati all’obbedienza". Da inten­dersi, però, come "valore evangelico legato al sacer­dozio di Gesù", commen­ta don Marco Vianello, che guida la comunità di San Saturnino. "È da rileggere nell’ottica dell’obbedien­za di Gesù al Padre – spie­ga il parroco – e in questo senso assume un valore molto importante". Don Marco ha apprezzato mol­to la formula della lectio: "Quello di oggi (ieri) è stato un incontro meno dialogato, ma a mio avvi­so più positivo e costrutti­vo rispetto al passato". Gli fa eco don Francesco, col­laboratore in una parrocchia dell’Eur: "Un’idea molto edificante, che ci ha fatto riflettere in modo po­sitivo".

Giulia Rocchi, Avvenire

Il saluto del card. Vallini al Papa: il primo compito dei preti è crescere nell'intimità con Gesù lasciandosi conquistare da Lui come il Curato d'Ars

Il primo compito di un sacerdote è "tendere costantemente alla santità e crescere nell’intimità con Gesù, lasciandosi conquistare da Lui, come ha fatto San Giovanni Ma­ria Vianney". Con queste parole il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini (foto), ha salutato ieri il Papa all’ini­zio dell’incontro di Benedetto XVI con i parroci e i sacerdoti della dio­cesi capitolina, nell’Aula delle Bene­dizioni. "Con grande gioia – ha esordito il porporato – siamo venuti (vescovi, parroci, viceparroci, sacerdoti, col­laboratori) a questo tradizionale ap­puntamento quaresimale che, pro­prio per essere tradizionale, manife­sta il privilegio concesso ai sacerdo­ti di Roma di poter incontrare ogni anno il Papa, il nostro vescovo". Val­lini ha quindi ringraziato "di cuore" il Pontefice, esprimendogli "l’affetto sincero e i sentimenti di piena co­munione" di tutti i sacerdoti della diocesi. "Stiamo vivendo l’Anno Sacerdotale che Vostra Santità ha indetto per ri­cordare il 150° della mor­te del Santo Curato d’Ars – ha quindi sottolineato –. Lo scorso 19 giugno, Solennità del Sacratissi­mo Cuore di Gesù, dan­do inizio all’Anno Sacerdotale, Ella, Padre Santo, ci incoraggiava a con­templare il Cuore trafitto del Croci­fisso e ad accogliere l’invito di Gesù a 'rimanere nel suo amore', aggiun­gendo che la nostra missione per la Chiesa e per il mondo 'domanda fe­deltà piena a Cristo ed incessante u­nione con Lui'". "Questa unione, per­ciò, si deve tradurre - ha ribadito il card, Vallini -, nel tendere costantemente alla santità, a crescere nell’intimità con Gesù, lasciandoci conquistare da Lui, co­me ha fatto San Giovan­ni Maria Vianney". Per progredire in quella che il Papa ha chiamato "scienza dell’amore" e che "si apprende solo ri­manendo 'cuore a cuo­re' con Cristo – ha con­cluso il porporato rivolgendosi al ve­scovo di Roma –, ci apprestiamo a farci guidare da Lei Maestro della fe­de, in una lectio divina sul mistero del sacerdozio, che darà un forte im­pulso spirituale al nostro cammino quaresimale".

Mimmo Muolo, Avvenire

Concistoro per il voto sulle cause di canonizzazione di sei beati, tra loro la prima santa australiana Mary MacKillop. La cerimonia il 17 ottobre

Sarà canonizzata il prossimo 17 ottobre Mary Helen MacKillop, la prima santa nella storia del cattolicesimo australiano. A stabilirlo è stato il Papa, che ha presieduto questa mattina il Concistoro ordinario pubblico per il voto sulle cause di canonizzazione dei beati Stanislaw Soltys (Kazimierczyk), André (Alfred) Bessette, Candida Maria de Jesus (Juana Josefa) Cipitria y Barriola, Giulia Salzano, fondatrice delle Suore Catechiste del Sacro Cuore, Camilla Varano, monaca dell'Ordine di Santa Chiara e, appunto, Mary MacKillop, fondatrice di un ordine di suore, le Sisters of St. Joseph, che crearono scuole elementari cattoliche, orfanotrofi, ricoveri per senza-tetto, malati terminali, anziani, ex carcerati ed ex prostitute che volevano rifarsi una vita. Il Papa è giunto verso le ore 11 nella sala del Concistoro, dove erano riuniti 37 cardinali, fra i quali Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio, e Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e ha preso posto alla Cattedra. All'inizio della celebrazione dell'Ora Sesta il Pontefice ha introdotto gli argomenti da trattarsi. È seguito il canto dei Salmi 118, 132 e 139, concluso con la proclamazione della "Lectio brevis" tratta dal libro del profeta Geremia. È seguita la perorazione delle cause di canonizzazione, compiuta dall'arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il presule ha anche tracciato un breve profilo biografico dei sei beati. Il Papa ha chiesto quindi ai cardinali e agli arcivescovi e vescovi presenti, una trentina, tra i quali gli arcivescovi Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, e Dominique Mamberti, segretario per i rapporti con gli Stati, il parere sulle canonizzazioni proposte. Durante la "Perpensio votorum de propositis Canonizationibus", il Pontefice ha rivolto ai presenti la domanda di rito: "Cum autem de re maximi momenti agatur, antequam consilium certum et definitivum capiatur et statuantur dies quibus iidem Beati in Sanctorum album adscribantur, si quis vestrum opportunum exsistimet aliquid addere, fidenter manifestare velit quid sentiat". Al termine Benedetto XVI ha deciso di iscrivere all'Albo dei santi il beato Soltys, il beato Bessette, la beata Cipitria y Barriola, la beata MacKillop, la beata Salzano e la beata Varano. La data stabilita per la canonizzazione è domenica 17 ottobre. Successivamente Benedetto XVI ha guidato la preghiera per la Chiesa, invocando la presenza della Trinità nella vita del popolo di Dio. La triplice invocazione si è conclusa con il canto del "Pater Noster". Il Papa ha infine impartito la benedizione apostolica ai presenti. Subito dopo, il Maestro delle cerimonie liturgiche pontificie, mons. Guido Marini, ha invitato mons. Nicolas Henry Marie Denis Thevenin, protonotario apostolico, a redigere lo strumento pubblico "ad perpetuam rei memoriam".

Il pastore della Chiesa luterana di Roma: la visita del Papa una grande gioia e un regalo. Per noi è il vescovo e a lui ci presenteremo come comunità

“Una grande gioia. Per noi la visita del Papa alla nostra comunità è un regalo”. Cosi il pastore della Chiesa evangelica luterana di via Sicilia a Roma, Jens-Martin Kruse, descrive all'agenzia SIR lo stato d’animo con cui la comunità si appresta ad accogliere Benedetto XVI domenica 14 marzo. La Chiesa di via Sicilia è composta da circa 350 membri iscritti: sono i luterani che vivono a Roma e nel Lazio. La maggioranza proviene ovviamente dalla Germania e vive da lungo tempo in Italia. Il pastore fa notare la “felice coincidenza” del 14 marzo con la domenica “Laetare” che secondo il calendario liturgico, è “un tempo di gioia e di festa previsto durante il cammino quaresimale in vista della Pasqua”. “Mi sembra – dice il pastore Kruse - un bel segno per il culto che celebreremo con il Papa perché durante il tempo di Quaresima si intravede la luce della Pasqua. Ed è questa la situazione in cui vivono i cristiani in questo mondo: non siamo in cielo ma sappiamo che cosa viene. Ed è la situazione che vivono le Chiese: non siamo uniti ma siamo insieme sulla via della comunione. Per questo dal cuore possiamo dire che sarà un giorno di gioia”. Ricordando l'incontro del 10 febbraio di Benedetto XVI con una delegazione della Chiesa evangelica luterana degli Stati Uniti, il pastore Kruse ha detto: “Siamo vicini. Abbiamo molte più cose in comune di quelle che ci dividono”. “Naturalmente – aggiunge il pastore - siamo coscienti della grandi domande che attendono delle risposte: l’Eucaristia e lo stesso primato del Papa. Ma come comunità per noi è più importante poter fare insieme tutti ciò che è possibile. E’ quello che il card. Kasper chiama l’ecumenismo spirituale ed è quello che facciamo a Roma con le altre parrocchie cattoliche, con la vicina parrocchia San Camillo de Lellis, con i movimenti. C’è spazio per molto e anche questa visita del Papa è segno di questo ecumenismo spirituale: possiamo cioè celebrare insieme un culto, pregare per l’unità dei cristiani, fare progetti per la città. Non è compito delle comunità risolvere i problemi. A questo sono chiamati i teologi, i professori e i cardinali. A noi spetta fare tutto ciò che è possibile fare insieme”. Ma chi è per voi il Papa che vi verrà a fare visita il 14 marzo? “Per noi – risponde il pastore Kruse - è il vescovo di Roma. Abbiamo invitato il Papa come vescovo di Roma perché sappiamo che come vescovo di Roma, Benedetto XVI fa spesso visite alle parrocchie romane. Sappiamo benissimo che Lui è il Papa ed è il primo della Chiesa Cattolica del mondo. Ma per noi è il vescovo e a lui ci presenteremo come comunità”. C’è infatti l’idea che dopo la celebrazione del culto, il Papa con il seguito incontrerà le 10-12 persone del Consiglio della Comunità.

SIR

Don Di Noto: in Italia 80 preti in 10 anni coinvolti in casi di pedofilia. Vogliamo una Chiesa dalla parte dei piccoli. Da Benedetto un forte appello

L'Italia non è "immune" al fenomeno della pedofilia nella Chiesa. E negli ultimi 10 anni, circa "80 sacerdoti sono stati coinvolti" nel fenomeno. E' quanto ha sottolineato padre Fortunato Di Noto, fondatore dell'associazione antipedofili 'Meter' ai microfoni di Radio Vaticana, precisando che quello della pedofilia è "un fenomeno che esiste, che c'é e nessuno può dire che non è così". L'Italia - ha ribadito - non "é immune", anche se nel Paese il fenomeno "forse è più gestito e controllato, anche se ci sono stati dei casi affrontati con imprudenza". Un fenomeno che riguarda, ha poi aggiunto rispondendo ad una domanda dell'intervistatore, anche se in "maniera più blanda" le suore: "Esistono casi, ci sono stati e credo che dobbiamo saperli affrontare", anche se si tratta di un fenomeno che riguarda più gli uomini come dimostrano - aggiunge - i dati mondiali che vedono il fenomeno pedofilia riguardare solo nel 4-7% dell'universo femminile. Di Noto, parroco di Avola in Sicilia e presidente dell'associazione 'Meter' per la difesa dell'infanzia, ha così spiegato che "non dobbiamo mai più permettere che qualcuno ci dica: tu sei rimasto in silenzio. Tu non vuoi fare niente. Tu non vuoi affrontare il problema. Credo che ognuno di noi deve assumersi le responsabilità", ha aggiunto il sacerdote, rivolgendo "umilmente" un appello anche ai vescovi: "Credo sia necessaria una azione pastorale molto più decisa". "La Chiesa non può permettersi più di coprire questa azione", ha proseguito, spiegando che "vogliamo una Chiesa che serve l'uomo che sta dalla parte dei poveri, che sta dalla parte dei piccoli, che evita lo scandalo. Perché lo scandalo è qualcosa di molto serio". "Quando accadono fatti perpetrati da sacerdoti è un danno enorme a tutta la comunità ecclesiale, a tutte le parrocchie e anche alla Chiesa universale: credo che il Santo Padre abbia lanciato un appello" forte, ha detto, ricordando anche la lettera ai vescovi irlandesi annunciata da Benedetto XVI. E, parlando della lettera del Pontefice attesa nei prossimi giorni, Di Noto ha sottolineato di ritenere che da quel documento "dovremmo attingere un po' tutti e soprattutto far sì che questa sia una azione pastorale quotidiana, dove i bambini devono essere accompagnati, dove i bambini devono essere educati ma dove gli adulti devono imparare a non offendere mai l'infanzia".

Ansa