mercoledì 3 novembre 2010

Il Papa a Santiago de Compostela e Barcellona. Un viaggio per sottolineare il grande lavoro della Chiesa nella difesa della dignità di ogni vita umana

Si è recato a Valencia nel 2006, in occasione del V Incontro Mondiale delle Famiglie. Fra tre giorni è atteso a Santiago di Compostela e a Barcellona. Ad agosto del prossimo anno, quando ritornerà per la Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid, "la Spagna si trasformerà nel paese più visitato dal Papa", sottolineano con orgoglio fonti della Conferenza Episcopale iberica. Sono tre le chiavi principali per comprendere l’imminente viaggio di Benedetto XVI in Spagna: il pellegrinaggio compostelano, la consacrazione dell’opera d’arte di Antoni Gaudì, la Sagrada Familia, e la difesa della vita. La prima tappa, sabato, è il capoluogo della Galizia, cuore dell’Europa che "si costruì pellegrinando", come scrisse Goethe. Visitare Santiago, assicurano alla Conferenza Episcopale di Madrid, ­è sempre stato un profondo desiderio di Benedetto XVI. Il suo arrivo coinciderà, fra l’altro, con l’Anno Santo compostelano. Almeno 200mila persone si preparano a ricevere il Pontefice per le vie della città galiziana. Sabato sera Benedetto XVI raggiungerà Barcellona, dove consacrerà, domenica, la Sagrada Familia di Gaudì. Successivamente visiterà l’Opera benefico-sociale Niño Dios, istituzione dell’arcivescovado di Barcellona che dal 1892 si occupa di persone disabili, dall’infanzia all’età adulta. Se inizialmente l’istituto si dedicava soprattutto a bambini e ragazzi con sindrome di Down, oggi ­sottolinea la Conferenza Episcopale spagnola, queste persone sono diminuite notevolmente, "in buona parte perché vengono eliminate prima della nascita": un chiaro riferimento alla legislazione sull’aborto, modificata quattro mesi fa. Il viaggio del Papa sottolineerà "il grande lavoro che svolge la Chiesa e la sua difesa della dignità di ogni vita umana, dal concepimento alla morte naturale", "indipendentemente dalle capacità fisiche, psichiche o intellettuali" di ciascuno.

Michela Coricelli, Avvenire

Il 24 novembre l'uscita del libro-intervista 'Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni del tempo'. Alcune domande di Peter Seewald a Benedetto XVI

Oggi su Il Foglio, il vaticanista Paolo Rodari rivela quali sono le domande che il giornalista Peter Seewald ha rivolto a Benedetto XVI nel libro-intervista “Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi” di imminente uscita, il 24 novembre. Le risposta del Pontefice non si conoscono, il testo è sotto strettissimo embargo, ma qualcosa sugli interrogativi rivoltigli è trapelato. E le domande poste da Seewald, che con Joseph Ratzinger aveva già scritto due libri, “Il sale della terra” e “Dio e il mondo”, riguardano il celibato dei preti, la contraccezione, l'omosessualità, la comunione ai divorziati, la pedofilia, il dialogo con l'islam, il Concilio Vaticano III, che il card. Martini è tornato anche di recente a invocare. Tante domande dirette, cui il Papa ha deciso di non sottrarsi. Due sono poi di particolare interesse: "Come può il Papa pretendere di essere infallibile? Può un Papa parlare nel nome di Gesù?".

Opera omnia di Joseph Ratzinger. “Annunciatori della Parola e Servitori della vostra Gioia”, il XII volume su teologia e spiritualità dell'Ordine

Un’opera che “potrà essere consultata con profitto non solo come analisi del fondamento teologico-scientifico del sacramento dell’Ordine, ma servirà parimenti all’interiorizzazione della vocazione sacerdotale e come stimolo per esercizi spirituali, e quale annuncio di questo glorioso ministero”. Così mons. Gerhard Ludwig Müller, vescovo di Regensburg, membro del Pontificio Consiglio della Cultura e curatore dell’Opera omnia di Joseph Ratzinger, ha definito il XII volume dell’Opera Omnia del Papa, il quarto che viene pubblicato in lingua tedesca, presentandolo questa mattina ai giornalisti. Intitolato “Annunciatori della Parola e Servitori della vostra Gioia”, il volume è dedicato alla teologia e alla spiritualità del sacramento dell’Ordine. “Gli studi scientifici, le meditazioni e le prediche concernenti il ministero del vescovo, del presbitero/sacerdote e del diacono – ha spiegato il relatore – ricoprono un arco di quasi mezzo secolo, a partire dai primi testi che precedettero di alcuni anni l’apertura del Concilio Vaticano II”. Nella sezione A del volume, intitolata “Teologia e sacramento dell’Ordine”, Joseph Ratzinger “analizza le cause” della “crisi d’identità del sacerdozio cattolico” scoppiata dopo il Concilio, e ne “illustra positivamente il fondamento biblico e il coerente sviluppo storico-dogmatico del sacramento dell’Ordine”. Nella sezione B, intitolata “Servitori della vostra Gioia”, il lettore troverà “una raccolta di meditazioni sulla spiritualità sacerdotale, già pubblicata in precedenza come opera singola con il medesimo titolo”. La sezione C, infine, raccoglie diverse prediche tenute in occasioni di consacrazioni sacerdotali e di diaconi, prime Messe e Giubilei. "Non si tratta tanto di lirica religiosa – ha precisato mons. Müller – quanto della riscoperta delle sorgenti spirituali alle quali ogni sacerdote quotidianamente attinge per essere un buon operaio del Signore e un entusiastico servitore della Buona Novella di Cristo”, ha affermato mons, Müller, “un pastore che non pasce se stesso, ma che come Cristo, il sommo Pastore, sacrifica la propria vita per il gregge di Dio”. “Se si trascura la relazione simbolica inerente al sacramento, il celibato sacerdotale scade a mero relitto di un passato ostile al corpo, ed è individuato ed osteggiato come unica causa della carenza di sacerdoti”. “La crisi del sacerdozio che ha colpito l’Occidente negli ultimi decenni – ha osservato il relatore – è anche il risultato di un fondamentale disorientamento del cristiano di fronte a una filosofia che trasferisce l’intimo significato e l’obiettivo ultimo della storia e di ogni esistenza umana in una dimensione mondana, sbarrandogli l’orizzonte trascendente”. In questo contesto, solo “riporre ogni aspettativa in Dio e fondare l'intera esistenza su Colui che in Cristo ci ha dato tutto” può essere “la logica di una scelta di vita che si pone con assoluta dedizione al seguito di Gesù e partecipa alla sua missione di Redentore del mondo”. Non vanno, però, trascurati “altri fattori di natura interna alla Chiesa”: Joseph Ratzinger, “come mostrano i suoi primi interventi, aveva acutamente presagito le scosse che con impeto sempre crescente preannunciavano il terremoto”. “La vera essenza del sacerdozio sacramentale consiste nel fatto che il vescovo e il presbitero sono servitori della Parola, che espletano il servizio della riconciliazione e la cura pastorale del gregge di Dio loro affidato. Nella misura in cui essi assolvono al mandato di Cristo, attraverso i loro atti e parole Cristo stesso diviene presente”. La prossima uscita dell’Opera omnia in lingua tedesca, ha annunciato il curatore ai giornalisti, sarà un volume che raccoglie tutti i testi di Joseph Ratzinger relativi al Concilio Vaticano II, in occasione del 50° anniversario, che cade nel 2012.

SIR, Zenit

Benedetto XVI: a Santiago e Barcellona come testimone di Cristo Risorto per portare a tutti la sua Parola, speranza per costruire un mondo migliore

“Preghiere ferventi” ha chiesto Benedetto XVI ai fedeli raccolti nell’Aula Paolo VI per l’Udienza generale, in vista del viaggio apostolico che il Papa compirà questo fine settimana in Spagna. Pregate per me, ha detto il Santo Padre ai pellegrini di lingua spagnola, alla vigilia della partenza, sabato prossimo, per Santiago di Compostela, dove si unirà ai fedeli ai piedi dell’Apostolo Giacomo, in questo Anno giubilare. Poi andrà a Barcellona, ha aggiunto, “dove avrò la gioia di consacrare il meraviglioso Tempio della Sagrada Familia, opera del geniale architetto Antonio Gaudì”, 128 anni dopo l’avvio dell’imponente cantiere tutt’ora in attività: "Vado come testimone del Cristo Risorto, - ha confidato Benedetto XVI - con il desiderio di portare a tutti la sua Parola, nella quale possono incontrare la luce per vivere con dignità e speranza per costruire un mondo migliore".

Radio Vaticana

Il Papa: c'è spazzatura anche nelle nostre coscienze. La luce del Signore, la sua forza e il suo amore ci pulisce, ci purifica e ci dà la retta via

“Un’esistenza ricca di esperienze mistiche, descritte con semplicità, lasciando intuire l’ineffabile mistero di Dio, sottolineando i limiti della mente nell’afferrarlo e l’inadeguatezza della lingua umana nell’esprimerlo”. È quella vissuta da Margherita d’Oingt (1240-1310), la quarta priora della Certosa di Poleteins al centro della catechesi dell’Udienza generale di Papa Benedetto XVI. In una gremita Aula Paolo VI in Vaticano, il Santo Padre ha ricordato questa mattina che Margherita “concepisce tutta la vita come un cammino di purificazione fino alla piena configurazione a Cristo” e “scrive di sé per giovare agli altri e per fissare più profondamente nel proprio cuore la grazia della presenza di Dio, per far sì, cioè, che ogni giorno la sua esistenza sia segnata dal confronto con le parole e le azioni di Gesù”. Attraverso i suoi scritti, appare come “una donna molto colta” che “scrive abitualmente in latino, la lingua degli eruditi, ma scrive pure in franco provenzale e anche questo è una rarità”. Inoltre, ha aggiunto il Papa, “ha una personalità lineare, semplice, aperta, di dolce carica affettiva, di grande equilibrio e acuto discernimento, capace di entrare nelle profondità dello spirito umano, di coglierne i limiti, le ambiguità, ma pure le aspirazioni, la tensione verso Dio”. Nel mostrare “una spiccata attitudine al governo, coniugando la sua profonda vita spirituale mistica con il servizio alle sorelle e alla comunità”, ha precisato il Pontefice, Margherita d’Oingt “afferma che la croce di Cristo è simile alla tavola del parto” e “il dolore di Gesù sulla croce è paragonato a quello di una madre”. Dalle parole di una monaca certosina, la figura di Margherita ci rivela “una personalità affascinante, dall’intelligenza viva, orientata verso la speculazione e, allo stesso tempo, favorita da grazie mistiche: in una parola, una donna santa e saggia che sa esprimere con un certo umorismo un’affettività tutta spirituale”. Sull’esempio di Margherita che invita a “meditare quotidianamente la vita di dolore e di amore di Gesù e quella di sua Madre, Maria”, Benedetto XVI ha affermato: “Margherita d’Oingt ci invita a meditare quotidianamente la vita di dolore e di amore di Gesù e quella di sua Madre, Maria. Qui è la nostra speranza, il senso del nostro esistere. Dalla contemplazione dell’amore di Cristo per noi nascono la forza e la gioia di rispondere con altrettanto amore, mettendo la nostra vita a servizio di Dio e degli altri”. Quindi l’invito a “lasciare entrare”, come Margherita che solo a prima vista può apparire lontana da noi tutti, “la luce di Cristo nella nostra coscienza”, “perché sia pulita e illuminata, e “capisca ciò che è vero e buono e ciò che è male”: “La spazzatura non c'è solo in diverse strade del mondo. C'è spazzatura anche nelle nostre coscienze e nelle nostre anime. È solo la luce del Signore, la sua forza e il suo amore che ci pulisce, ci purifica e ci dà la retta via”.
Nei saluti, nelle varie lingue, Benedetto XVI ha rivolto un indirizzo particolare ad una delegazione ebraica di Anti-Defamation League e ai rappresentanti delle comunità ebraica e cattolica di Pittsburg. Infine, l’invito a giovani, malati e sposi novelli a riflettere, “ancora una volta, sull’autentico significato dell’esistenza umana”, dopo la solennità di Tutti i Santi, la Commemorazione dei defunti e la memoria domani di San Carlo Borromeo, a quattro secoli dalla canonizzazione: "Questi giorni di riflessione e di preghiera costituiscano per voi, cari giovani, un invito a imitare l’eroismo dei Santi, che hanno speso la vita a servizio di Dio e del prossimo. Siano di grande conforto per voi, cari ammalati, associati al mistero della passione di Cristo. Diventino un’occasione propizia per voi, cari sposi novelli, per comprendere sempre meglio che siete chiamati a testimoniare con la vostra reciproca fedeltà l’amore infinito con cui Dio circonda ogni uomo".

SIR, Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

La preghiera di Benedetto XVI sulle tombe dei Papi: Dio apra le braccia della sua misericordia e li riceva nell'assemblea della Santa Gerusalemme

La preghiera in privato in suffragio dei Pontefici che lo hanno preceduto e di tutti i fedeli defunti. Come da tradizione, Benedetto XVI ha trascorso così parte del pomeriggio di ieri, 2 novembre, sostando in raccoglimento nelle Grotte della Basilica Vaticana. In ginocchio davanti alle tombe che custodiscono l’ultimo riposo di chi lo ha preceduto alla guida della Chiesa universale, ma con il cuore aperto sul popolo di Dio sparso nel mondo, dal bambino neobattezzato a chi è giunto al termine della sua esistenza. Dalla filigrana del breve rito presieduto nelle Grotte Vaticane, traspaiono i sentimenti di Benedetto XVI legati alla Commemorazione dei defunti: “In queste Grotte Vaticane affidiamo alla misericordia del Padre coloro che hanno il loro sepolcro e attendono la risurrezione della carne. In particolare Papa Giovanni Paolo II e gli altri Sommi Pontefici che hanno svolto il servizio di pastori della Chiesa universale, perché siano partecipi dell’eterna liturgia del cielo”. La preghiera dei fedeli che ha seguito la lettura del Salmo abbraccia tutte le intenzioni che abitano il cuore del Papa: la protezione di Dio della Chiesa, il ridestarsi del “desiderio di santità” nei credenti, la conversione del cuore per chi è lontano da Dio, l’educazione dei giovani “al dono gioioso di sé”, una nuova forza alla speranza di chi è povero o soffre, fino all’ultima richiesta: perché il pensiero della Risurrezione di Cristo accompagni “l’ultimo respiro dei moribondi” e la misericordia divina arrivi a tutti i defunti. Una preghiera completa, quasi un “Urbi et orbi” nascosto, levato non lontano dalla tomba di Pietro e suggellato da un’invocazione che esprime l’essenza della fiducia cristiana: “Ascolta la preghiera che rivolgiamo a Te per tutti coloro che hanno lasciato questo mondo. Apri le braccia della tua misericordia e ricevili nell’assemblea gloriosa della santa Gerusalemme”.

Radio Vaticana