lunedì 7 giugno 2010

Giovedì l'udienza del Papa al premier spagnolo Zapatero. Al centro la crisi, i diritti umani a Cuba e le iniziative sulla libertà religiosa nel Paese

Sullo sfondo delle polemiche tra vescovi spagnoli ed esecutivo, da ultimo sulla prossima legge sulla libertà religiosa, il presidente del Governo spagnolo, José Luis Rodriguez Zapatero (nella foto con Benedetto XVI), verrà ricevuto giovedì prossimo, 10 giugno, in Vaticano dal Papa. La crisi economica e la situazione dei diritti umani a Cuba così come le iniziative di legge del governo spagnolo sulla libertà religiosa: sono questi, secondo l’agenzia di stampa spagnola Efe, gli argomenti principali che verranno affrontati nell’incontro. Secondo fonti dell’esecutivo spagnolo rilanciate da Efe i temi dell’agenda internazionale saranno affrontati nel corso dell’incontro col Papa mentre le questioni bilaterali saranno sgranate da Zapatero e il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone. Quella dei diritti umani a Cuba è questione entrata nell’agenda tanto di Madrid quanto della Santa Sede. La Chiesa Cattolica cubana si è fatta promotrice di un dialogo con le autorità locali per modificare il trattamento di alcuni detenuti, ora trasferiti in carceri fisicamente più vicine alle famiglie di provenienza. Il governo spagnolo, nella sua qualità di presidente di turno dell’Unione europea, ha lavorato per riaprire un dialogo tra i Ventisette e l’Isola. Ma il tentativo di modificare la “posizione comune”, con cui Bruxelles nel 1996, sempre sotto impulso spagnolo, condizionava gli aiuti all’Avana alla tutela dei diritti umani, si è arenato con le notizie degli scioperi della fame portati avanti da prigionieri politici a Cuba. E soprattutto in seguito alla morte di uno dei manifestanti, Orlando Zapata. Secondo le fonti, Zapatero illustrerà al Papa le strategie per l’uscita dalla crisi economica e le linee dell’Alleanza delle civiltà, progetto di dialogo interculturale di cui anche l’Italia è protagonista. Più delicata si preannuncia l’agenda bilaterale. Il presidente del governo spagnolo dovrebbe illustrare a Bertone il piano di Madrid per riformare il quadro delle norme sulla libertà di culto. Un pacchetto da tempo in discussione in Spagna e che dovrebbe disciplinare anche l’utilizzo dei simboli religiosi negli spazi pubblici. Zapatero, presidente di turno dell'Unione europea, la cui visita in Vaticano è considerata prassi per i presidenti in scadenza di mandato, ha incontrato Papa Ratzinger a Valencia nel 2006. Tornerà ad incontrare Benedetto XVI in occasione del viaggio a Santiago e Barcellona nel prossimo novembre nonché per il viaggio che il Papa compirà nuovamente in Spagna l'anno prossimo per la Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid.

Apcom, Il Velino

ll Papa a Cipro. Vian: la portata storica del viaggio, un successo da ricordare per la riuscita esteriore ma soprattutto nel suo significato profondo

Il viaggio a Cipro di Benedetto XVI "è stato un successo da ricordare, come ha detto lo stesso Papa nel congedarsi dal Paese” e “come sempre, sono parole scelte attentamente e non si riferiscono soltanto alla riuscita esteriore, che è innegabile, del viaggio, ma soprattutto al suo significato più profondo”. Sulle pagine de L’Osservatore Romano in edicola stasera, il direttore Gian Maria Vian ricorda che “la portata del viaggio, in un Paese ortodosso, è storica per l’avvicinamento ulteriore a un’autorevole e veneranda Chiesa sorella, che sotto la guida dell’arcivescovo Crisostomo II si è impegnata con decisione nel cammino ecumenico”. Per Vian è fondamentale “il mistero della croce, di cui Benedetto XVI ha parlato in un’omelia memorabile ricordando in primo luogo che l’uomo non può salvare se stesso dalle conseguenze dei propri peccati: croce che allora non è tanto segno di sofferenza e di fallimento, quanto il simbolo più eloquente di cui il mondo ha bisogno”. E sul documento di lavoro consegnato dal Papa ai rappresentanti delle comunità cattoliche, Vian afferma che si tratta di “un testo che conferma il realismo della Chiesa e la sua disponibilità a costruire società dove la convivenza pacifica sia davvero possibile”.

'AsiaNews': mons. Padovese forse vittima di un omicidio rituale islamico. Non c'è nessun certificato che attesti l'insanità mentale dell'autista

Mons. Luigi Padovese (foto) potrebbe essere stato ucciso nell'ambito di un omicidio rituale islamico. "Nuovi e agghiaccianti particolari" sull'uccisione del presidente dei vescovi cattolici turchi, sono stati rivelati da AsiaNews, agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere, che sostiene la tesi di un "omicidio rituale", dunque inquadrabile nella visione dell'islam fondamentalista, e ritiene che alla luce dei fatti siano "da rivedere le dichiarazioni del governo turco e le prime convinzioni espresse dal Vaticano, secondo cui l'uccisione non avrebbe risvolti politici e religiosi, fermo restando che, come ha detto Benedetto XVI nell'aereo in viaggio per Cipro, questo assassinio «non può essere attribuito alla Turchia e ai turchi, e non deve oscurare il dialogo". "Testimoni - scrive AsiaNews - affermano di aver sentito il vescovo gridare aiuto. Ma ancora più importante, è che essi hanno sentito le urla di Murat subito dopo l'assassinio". Secondo le fonti citate dall'agenzia, egli è salito sul tetto della casa è ha gridato: "Ho ammazzato il grande satana! Allah Akbar!". "Questo grido - sottolinea AsiaNews - coincide perfettamente con l'idea della decapitazione, facendo intuire che essa è come un sacrificio rituale contro il male. Ciò mette in relazione l'assassinio con i gruppi ultranazionalisti e apparentemente fondamentalisti islamici che vogliono eliminare i cristiani dalla Turchia". Secondo AsiaNews, "la presunta insanità del 26enne che da oltre quattro anni viveva a fianco del vescovo è ormai indifendibile". "Sono in pochi a credere allo squilibrio mentale dell'omicida", ha dichiarato da parte sua padre Domenico Bertogli, vicario generale di Anatolia. "La cosa non appare così semplice - ha spiegato il vice di Padovese in un'intervista diffusa dall'agenzia SIR - come si potrebbe pensare. Per questo abbiamo chiesto che si faccia piena luce su un omicidio che non può essere subito archiviato come opera di uno squilibrato. Un clichè che ricalca quello già visto in altri fatti analoghi". Ercan Eris, l'avvocato della Conferenza Episcopale Turca, sostiene che l'omicida non può essere diventato depresso in un giorno e che non esiste nessun rapporto sanitario che lo dichiari tale. Ormai è certo che il giovane è sano di mente. "Non c'è alcun certificato medico - riporta AsiaNews - che attesti la sua invalidità mentale. Negli ultimi tempi egli stesso diceva di essere depresso, ma ormai si pensa che questa fosse tutta una strategia per potersi difendere in seguito". Secondo voci nella polizia inoltre, sembra che Murat ora stia offrendo una nuova giustificazione del suo gesto: mons. Padovese sarebbe un omosessuale e lui, Murat, 26 anni, sarebbe la vittima, "costretta a subire abusi". La strategia difensiva dell'omicida è indirizzata cioè a sostenere l'ipotesi di un atto di "legittima difesa". Secondo esperti del mondo turco citati da AsiaNews, l'uccisione di mons. Padovese mostra un'evoluzione delle organizzazioni dello "Stato profondo": è la prima volta che essi mirano così in alto.

Corriere della Sera.it

I funerali di mons. Padovese: ci ricorda come la fedeltà al Vangelo può essere pagata col sangue. Non abbiate paura di vivere la fede nella sofferenza

“Non abbiate paura! Non perdetevi di coraggio, siate lieti, come gli Apostoli, di vivere nella sofferenza e nella prova, senza venir meno alla vostra fede, che è il motivo della nostra speranza, che è il fondamento della nostra gioia. Nessuno riuscirà a spegnere questa fiaccola, poiché essa è sostenuta non solo dai tanti martiri e santi di questi luoghi, dalla Vergine Santissima patrona di questa comunità, ma da oggi, da un angelo in più presso il trono di Dio: il vostro, il nostro vescovo Luigi”. E’ l’appello che mons. Ruggero Franceschini, arcivescovo Metropolita di Smirne, ha lanciato oggi ai fedeli turchi accorsi in gran numero nella cattedrale di Iskenderun per partecipare ai funerali di mons. Luigi Padovese (foto), vicario apostolico di Anatolia, ucciso il 3 giugno dal suo autista reo confesso Murat Altun. Una morte violenta che, ha detto mons. Franceschini, “ci ha lasciati sgomenti incapaci di capire come potesse essere accaduta una cosa così orribile, soprattutto nei confronti di un Uomo di Chiesa, un vescovo molto amico dei Turchi e della Turchia” terra che “si conferma così, ancora una volta, luogo di martirio anche per chi la amava tanto. A noi cristiani questa sua morte ricorda come la fedeltà al Vangelo possa essere pagata con il sangue”. Durante l’omelia l’arcivescovo di Smirne ha ricordato mons. Padovese, come “persona per bene, impegnato negli studi patristici” come anche nell’ambito della carità. Tra le cose più significative di mons. Padovese, mons. Franceschini ha ricordato “la condivisione del cibo con gli amici musulmani durante le reciproche feste, la creazione di un servizio di distribuzione a domicilio di generi alimentari ad oltre 70 famiglie in difficoltà, di cui una sola cristiana, il personale stesso della casa del vescovo, oltre 10 lavoratori, è composto in maggioranza da persone di religione musulmana, la simpatia verso la cultura islamica, le buone relazioni con le autorità civili”. E poi ancora “gli aiuti profusi alla popolazione nelle alluvioni a Iskenderun e Batman, l’aiuto costante e generoso alle persone colpite dalla malattia, il contributo determinante per la canalizzazione dell’acqua in alcuni villaggi isolati”. “Con lui continueremo a pregare perché su questo Medio Oriente il cielo torni ad essere più sereno e i cuori ritrovino la strada della pace, per una coesistenza armoniosa nella collaborazione per il bene comune. Invito tutta la Chiesa di Turchia e tutti gli uomini e le donne di buona volontà – ha concluso il celebrante - a credere con tutte le forze a questo sogno di pace, che potremo realizzare solo col perdono vicendevole, con la preghiera e col sacrificio”.

SIR

Il Papa a Cipro. Enzo Bianchi: viaggio di pace e di dialogo in un’isola-ponte tra l'Europa e la Turchia e tra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa

“Viaggio di pace e di dialogo in un’isola-ponte. Così si potrebbero sintetizzare i giorni della visita apostolica di Benedetto XVI a Cipro, un’isola-ponte per diversi motivi”, secondo Enzo Bianchi, priore di Bose. Oggi questa natura di “ponte”, propria dell’isola, scrive Bianchi in una nota per l'agenzia SIR, “è ferita dalla lacerazione tra due parti: quella cipriota, cristiana ortodossa, e quella turca, con abitanti in massima parte musulmani; ma proprio questo muro di divisione potrebbe essere lo stimolo al superamento di divisioni che non sono estranee alla diffidenza europea verso la Turchia: in questo senso Cipro potrebbe costituire un ponte tra l’Unione europea, di cui fa parte, e la Turchia, desiderosa di accedervi”. Un’isola-ponte, infine, “tra le Chiese d’Europa e quelle del Medio Oriente e tra l’ortodossia e il mondo cattolico. Ed è proprio quest’ultimo aspetto che è stato particolarmente accentuato da Benedetto XVI nel corso del suo viaggio”. “Di questi sentimenti – sottolinea il priore di Bose – è stato suggello l’abbraccio fraterno tra Papa Benedetto XVI e l’arcivescovo Crisostomo II, promessa di un dialogo nella carità che non mancherà di portare i suoi frutti di grazia”.

SIR