domenica 25 settembre 2011

La partenza da Friburgo e il rientro a Roma. Il presidente Napolitano al Papa: particolarmente vicino ai suoi messaggi sulla politica e l'Europa

Benedetto XVI ha concluso alle 19.03 circa, momento in cui è salito sull'aereo, il suo viaggio di quattro giorni in Germania. Il Papa rientra in Italia in un velivolo della Lufthansa A 321 chiamato "Regensburg". L'aereo papale si è sollevato in volo alle 19.35. Benedetto XVI dopo un volo di 808 km, un'ora 30 minuti circa, arriverà all'aeroporto romano di Ciampino. L'aereo del Papa sorvolerà gli spazi aerei di tre Paesi: Germania, Svizzera e Italia e in quel momento il Pontefice farà recapitare via radio ai rispettivi presidenti un telegramma di saluto come è tradizione. In particolare, al presidente italiano Giorgio Napolitano, il Benedetto XVI ha inviato una speciale benedizione “affinché l’amato popolo italiano sia animato dal vivo desiderio di realizzare una società sempre più giusta e solidale”. Il presidente della Repubblica ha inviato a Benedetto XVI un messaggio di bentornato, in risposta al suo telegramma. "Santità al rientro dal suo viaggio apostolico in Germania, desidero rivolgerle il più cordiale bentornato. Nel nobile auspicio - sottolinea il Capo dello Stato - di un sempre più intenso rinnovamento etico del nostro paese che Ella ha inteso esprimermi riconosco quell'affetto per l'Italia che ha sempre caratterizzato il Suo magistero. Ne sono profondamente toccato. Nei messaggi di singolare ricchezza e profondità che hanno caratterizzato la Sua missione in terra tedesca ho colto insegnamenti ai quali mi sento particolarmente vicino, sulla politica come impegno per la giustizia e sulla nascita del patrimonio culturale dell'Europa. Con gratitudine per la Sua fervida opera Le rivolgo il mio affettuoso pensiero". L’aereo con a bordo il Santo Padre è atterrato all’aeroporto di Ciampino (Roma) alle 21.00. Subito dopo il Papa è rientrato al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.

Il Sismografo, TMNews

VIAGGIO APOSTOLICO IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (XXII)

Messaggio del presidente Napolitano a Sua Santità Benedetto XVI al rientro dal viaggio apostolico in Germania

Il Papa: dove Dio è presente c’è speranza e si aprono prospettive nuove e spesso insospettate oltre le cose effimere. Grazie per le splendide giornate

Papa Benedetto XVI si è congedato dalla sua patria e dai suoi compatrioti all'aeroporto di Lahr, dove ha ricevuto il saluto del presidente federale, Christian Wulff, e delle autorità civili e religiose tedesche. I giorni trascorsi in Germania sono stati “così commoventi e ricchi di avvenimenti”, ha detto il Pontefice nel suo discorso. “Ringrazio tutti per queste splendide giornate, per i tanti incontri personali e per gli innumerevoli segni di attenzione e di affetto mostratimi”. Il Papa ha ripercorso gli eventi principali vissuti nei quattro intensi giorni di permanenza nel suo Paese natale, a cominciare da quanto avvenuto nella capitale e, primo fra tutti, la visita al parlamento tedesco: “Ho avuto l’occasione particolare di parlare davanti ai parlamentari al Deutscher Bundestag – ha rammentato – ed esporre loro alcune riflessioni sui fondamenti intellettuali dello stato”. Il Papa ha rievocato anche i “fruttuosi colloqui” avuti con il presidente Wulff e la cancelliera Merkel sulla situazione interna della Germania e della comunità internazionale. Ma ad aver toccato il Papa in maniera del tutto particolare è stata “l’accoglienza cordiale e l’entusiasmo di così tante persone a Berlino”.
Benedetto XVI ha poi ricordato la rilevanza che il tema dell’ecumenismo ha avuto in questo viaggio, insieme al dialogo interreligioso: “Qui vorrei rilevare l’incontro con i rappresentanti della Chiesa Evangelica in Germania nel già Convento agostiniano a Erfurt. Sono profondamente grato – ha concluso Benedetto XVI – per lo scambio fraterno e la preghiera comune”. Il Papa ha precisato che questa visita è stata rivolta “in particolare ai cattolici a Berlino, a Erfurt, nell’Eichsfeld e a Friburgo” e ha ricordato “con piacere le celebrazioni liturgiche comuni, la gioia, l’ascoltare insieme la Parola di Dio e il pregare uniti – soprattutto anche nelle parti del Paese in cui si è tentato per decenni di rimuovere la religione dalla vita delle persone. Questo mi rende fiducioso per il futuro del cristianesimo in Germania”. “Come già durante le visite precedenti, si è potuto sperimentare quante persone qui testimoniano la propria fede e rendono presente la sua forza trasformante nel mondo di oggi”, ha sottolineato. Allo stesso modo, ha rilevato l'importanza della veglia celebrata a Friburgo con i giovani, sulla scia lasciata dall'“impressionante Giornata Mondiale della Gioventù”. Il Papa lascia la Germania incoraggiando la Chiesa del suo Paese a "proseguire con forza e fiducia il cammino della fede, che fa ritornare le persone alle radici, al nucleo essenziale della Buona Novella di Cristo".
"Ci saranno comunità piccole di credenti – e già esistono – che con il proprio entusiasmo diffondono raggi di luce nella società pluralistica, rendendo altri curiosi di cercare la luce che dà vita in abbondanza”, ha aggiunto. “Dove Dio è presente, là c’è speranza e là si aprono prospettive nuove e spesso insospettate che vanno oltre l’oggi e le cose effimere”. “In questo senso accompagno, nei pensieri e nelle preghiere, il cammino della Chiesa in Germania”, ha concluso. "Colmo di esperienze e ricordi, fortemente impressi, di questi giorni nella mia patria, ritorno ora a Roma", ha detto prima di salire sull'aereo che lo riporta a Roma. "Con l'assicurazione delle mie preghiere per tutti voi e per un futuro buono per il nostro Paese in pace e libertà, mi congedo con un cordiale 'Vergelt's Gott' [Dio ve ne renda merito]. Dio vi benedica tutti!".
Nel suo saluto al Papa, il presidente Wulff lo ha ringraziato per i “momenti indimenticabili” che ha offerto alla Germania e lo “sforzo enorme per incontrare le persone e ascoltarle”. Il Pontefice, ha detto, ha dato “segni importanti” alla società e ricchi spunti di riflessione,“è venuto con un cuore disposto all'ascolto” e “ha creato dei ponti” dando “speranza”. Il viaggio è stato “un impulso per tanti” in Germania, ha sottolineato auspicando un nuovo viaggio del Papa nella sua patria.


TMNews, Radio Vaticana, Zenit

VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (XXI) - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa: liberata dal suo fardello materiale e politico la Chiesa può essere veramente aperta al mondo. Gli scandali rendono Cristo inaccessibile

Nel Konzerthaus di Friburgo, come ultimo appuntamento del viaggio apostolico in Germania, Papa Benedetto XVI ha incontro i cattolici impegnati nella Chiesa e nella società. “Da decenni”, ha riconosciuto il Pontefice nel suo discorso, il più lungo tra quelli pronunciati in questo 21° viaggio apostolico all'estero, “assistiamo ad una diminuzione della pratica religiosa, constatiamo un crescente distanziarsi di una parte notevole di battezzati dalla vita della Chiesa”. “Emerge la domanda: la Chiesa non deve forse cambiare? Non deve forse, nei suoi uffici e nelle sue strutture, adattarsi al tempo presente, per raggiungere le persone di oggi che sono alla ricerca e in dubbio?”. Quando venne chiesto alla Beata Madre Teresa di dire quale fosse, a suo avviso, la prima cosa da cambiare nella Chiesa, rispose “Lei ed io!”. Questo episodio, ha spiegato il Papa, rende evidenti due cose: “Da un lato, la religiosa intende dire all’interlocutore che la Chiesa non sono soltanto gli altri, non soltanto la gerarchia, il Papa e i vescovi: Chiesa siamo tutti noi, i battezzati”, “dall’altro lato, essa parte effettivamente dal presupposto: sì, c’è motivo per un cambiamento. Esiste un bisogno di cambiamento”, perché “ogni cristiano e la comunità dei credenti sono chiamati ad una continua conversione”. Il Pontefice si è quindi chiesto come debba configurarsi concretamente questo cambiamento e se si tratti di una sorta di restauro o di “una correzione, per riprendere la rotta e percorrere in modo più spedito e diretto un cammino”. “Questi ed altri aspetti hanno importanza”, ha riconosciuto, “ma per quanto riguarda la Chiesa, il motivo fondamentale del cambiamento è la missione apostolica dei discepoli e della Chiesa stessa”. La Chiesa, infatti, “deve sempre di nuovo verificare la sua fedeltà a questa missione”, perché “a causa delle pretese e dei condizionamenti del mondo” “la testimonianza viene ripetutamente offuscata, vengono alienate le relazioni e viene relativizzato il messaggio”. La Chiesa, ha ricordato il Papa, “trova il suo senso esclusivamente nell’impegno di essere strumento della redenzione, di pervadere il mondo con la parola di Dio e di trasformare il mondo introducendolo nell’unione d’amore con Dio”. Essa stessa “è sempre in movimento, deve continuamente mettersi al servizio della missione, che ha ricevuto dal Signore”. "La Chiesa - ha spiegato Papa Ratzinger - deve sempre di nuovo aprirsi alle preoccupazioni del mondo e dedicarsi senza riserve ad esse, per continuare e rendere presente lo scambio sacro che ha preso inizio con l'incarnazione. Nello sviluppo storico della Chiesa si manifesta, però, anche una tendenza contraria: quella cioè di una Chiesa che si accomoda in questo mondo, diventa autosufficiente e si adatta ai criteri del mondo. Essa dà così all'organizzazione e all'istituzionalizzazione un'importanza maggiore che non alla sua chiamata all'apertura". Ma per il Papa, "per corrispondere al suo vero compito, la Chiesa deve sempre di nuovo fare lo sforzo di distaccarsi dalla mondanità del mondo".
"In un certo senso - ha detto il Papa - la storia viene in aiuto alla Chiesa attraverso le diverse epoche di secolarizzazione, che hanno contribuito in modo essenziale alla sua purificazione e riforma interiore. Le secolarizzazioni infatti - fossero esse l'espropriazione di beni della Chiesa o la cancellazione di privilegi o cose simili - significarono ogni volta una profonda liberazione della Chiesa da forme di mondanità: essa si spogliava, per così dire, della sua ricchezza terrena e tornava ad abbracciare pienamente la sua povertà terrena". La Chiesa "condivideva in quei momenti storici l'esigenza di una povertà che si apriva verso il mondo, per distaccarsi dai suoi legami materiali, e così anche il suo agire missionario tornava ad essere credibile". In questo senso, "gli esempi storici mostrano che la testimonianza missionaria di una Chiesa 'demondanizzata' emerge in modo più chiaro. Liberata dal suo fardello materiale e politico, la Chiesa può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo. Può nuovamente vivere con più scioltezza la sua chiamata al ministero dell'adorazione di Dio e al servizio del prossimo". "Non si tratta qui di trovare una nuova tattica per rilanciare la Chiesa". "Si tratta piuttosto di deporre tutto ciò che è soltanto tattica e di cercare la piena sincerità, che non trascura né reprime alcunché della verità del nostro oggi, ma realizza la fede pienamente nell'oggi vivendola, appunto, totalmente nella sobrietà dell'oggi, portandola alla sua piena identità, togliendo da essa ciò che solo apparentemente è fede, ma in verità sono convenzioni ed abitudini". "La fede cristiana è per l'uomo uno scandalo sempre e non soltanto nel nostro tempo", ha detto Benedetto XVI.
"Che il Dio eterno si preoccupi di noi esseri umani, ci conosca; che l'Inafferrabile sia diventato in un determinato momento afferrabile; che l'Immortale abbia patito e sia morto sulla croce; che a noi esseri mortali siano promesse la risurrezione e la vita eterna - credere questo è per noi uomini una vera pretesa. Questo scandalo, che non può essere abolito se non si vuole abolire il cristianesimo, purtroppo - ha detto Benedetto XVI - è stato messo in ombra proprio recentemente dagli altri scandali dolorosi degli annunciatori della fede. Si crea una situazione pericolosa, quando questi scandali prendono il posto dello skandalon primario della Croce e così lo rendono inaccessibile, quando cioè nascondono la vera esigenza cristiana dietro l'inadeguatezza dei suoi messaggeri". "Vi è una ragione in più - ha detto ancora il Papa - per ritenere che sia nuovamente l'ora di togliere coraggiosamente ciò che vi è di mondano nella Chiesa. Questo non vuol dire ritirarsi dal mondo. Una Chiesa alleggerita degli elementi mondani è capace di comunicare agli uomini - ai sofferenti come a coloro che li aiutano - proprio anche nell'ambito sociale-caritativo, la particolare forza vitale della fede cristiana". “Anche le opere caritative della Chiesa devono continuamente prestare attenzione all’esigenza di un adeguato distacco dal mondo per evitare che, di fronte ad un crescente allontanamento dalla Chiesa, le loro radici si secchino – ha rilevato –. Solo il profondo rapporto con Dio rende possibile una piena attenzione all’uomo, così come senza l’attenzione al prossimo s’impoverisce il rapporto con Dio”. “Essere aperti alle vicende del mondo significa quindi, per la Chiesa 'demondanizzata', testimoniare, secondo il Vangelo, con parole ed opere qui ed oggi la signoria dell’amore di Dio”, ha dichiarato Benedetto XVI. “Questo compito”, ha concluso, “rimanda al di là del mondo presente: la vita presente, infatti, include il legame con la vita eterna”.

Zenit, TMNews, SIR

VIAGGIO APOSTOLICO IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (XX) - il testo integrale del discorso del Papa

Nel seminario di Friburgo Benedetto XVI incontra i sedici giudici della Corte costituzionale tedesca

Il Papa ha incontrato nel seminario di Friburgo i sedici giudici della Corte costituzionale tedesca, che ha sede nella vicina Karlsruhe, per un breve saluto. "Per capire il significato della Costituzione tedesca bisogna essere un po' tedeschi", ha sottolineato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, intrattenendosi con i giornalisti a margine di una conferenza stampa a Friburgo. "E' stata la rifondazione dello Stato democratico dopo l'esperienza terribile del nazismo". Benedetto XVI ha salutato uno per uno i sedici giudici del più alto tribunale tedesco ed ha consegnato loro una medaglia del pontificato.

TMNews

Rilasciato il trentenne che ha esploso degli spari a Erfurt: mi vergogno, avevo bevuto ma non volevo ferire nessuno, e il Papa non c'entra

Quando si dice col senno di poi. Ha fatto tremare il mondo, facendo temere un attentato terroristico al Santo Padre, in Germania. Oggi, di nuovo a piede libero, a Erfurt, si vergogna: "Non volevo ferire nessuno, e il Papa non c’entra". Quegli spari prima della Messa, proprio vicino alla piazza del Duomo? Una scemenza. E come dargli torto? La confessione del trentenne fermato ieri a Erfurt, in Turingia, per aver esploso dei colpi da una finestra contro un posto di blocco prima della celebrazione religiosa di Benedetto XVI viene concessa ad un giornalista che lo conosceva del Thìringer Allgemeine. Un dialogo di cui il reporter, Peter Rathay, ha riferito all’agenzia Ansa. Trent’anni, chitarrista, e un po' incosciente: è questo il ritratto che emerge del giovane che ieri si trovava a Erfurt, sua città d’origine, non per il Papa, ma per un party dove aveva incontrato la sua band, la sera prima. Un amico gli aveva prestato l’appartamento, non lontano dal Duomo, perchè potesse appoggiarsi. E qui il giovane ha trovato una pistola e un fucile ad aria compressa. Aveva "bevuto qualcosa", ha ammesso. La prova del palloncino ha rivelato che aveva 1 per mille di alcol nel sangue, a quanto risulta da alcune fonti. In ogni caso il chitarrista non ha riflettuto, non ha resistito: impugnato il fucile si è affacciato alla finestra per provare la capacità di centrare un bersaglio. Mancato, per ben quattro volte, come è stato reso noto dalla polizia, nelle ore successive. Tornato dalla festa ha "iniziato con questa scemenza", ha detto il giovane al reporter, per giustificarsi. A quel punto, a guaio fatto, non deve essersi neppure reso conto di cosa avesse messo in moto. Mentre infatti si addormentava, ignaro del contesto e delle conseguenze del suo gesto, la polizia lo ricercava ovunque. E quando gli agenti hanno bussato alla sua porta, ha raccontato, non ha neppure sentito il campanello. Si può immaginare quanto sia rimasto sorpreso e scioccato nel vedersi piombare in casa il nucleo speciale di polizia, sulle tracce di un presunto "pericolosissimo" terrorista. Non lo era affatto, ma adesso risponderà davanti alla magistratura di tentate lesioni personali.

Il Messaggero.it

Benedetto XVI pranza con i vescovi della Germania. Zollitsch: ci ha incoraggiato nel rinnovamento spirituale, le strutture meno importanti della fede

A conclusione della celebrazione nell'aeroporto turistico, Benedetto XVI è rientrato in auto al Seminario Arcivescovile di Friburgo dove ha pranzato con i membri della Conferenza Episcopale tedesca e del Seguito papale. Il Papa ha rivolto ai vescovi della Germania un discorso "molto incoraggiante", ha riferito il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, che ha definito il pasto "molto cordiale". "Il Papa ci ha incoraggiato nel rinnovamento spirituale", ha detto il presidente dei vescovi tedeschi, mons. Robert Zollitsch, che è anche ospite di Benedetto XVI in quanto arcivescovo di Friburgo. "Sa che ci sono alcuni problemi nella Chiesa tedesca, ma ci incoraggia a proseguire nella direzione intrapresa. Il Papa ha detto che le strutture sono meno importanti della fede, e noi siamo d'accordo". Il portavoce vaticano ha riferito che Benedetto XVI ha espresso "solidarietà e fiducia nella capacità dei vescovi di affrontare i problemi che ci sono nella Chiesa tedesca". Il segretario generale della Conferenza Episcopale tedesca, da parte sua, ha riferito alcune frasi di Benedetto XVI ai vescovi: "So che ci sono tempi difficili, ma siete bravi pastori e vi auguro successo".

TMNews

Il Papa: il 'sì' all’essere serva di Dio Maria lo dice a tutti noi che sotto la croce le siamo affidati come figli. Non revoca mai questa promessa

Al termine della Celebrazione Eucaristica, Benedetto XVI ha guidato la recita dell’Angelus con i fedeli presenti nella spianata dell’aeroporto turistico di Friburgo. L'Angelus, ha spiegato, “ci fa ricordare sempre di nuovo l’inizio storico della nostra salvezza”. “L’Arcangelo Gabriele presenta alla Vergine Maria il piano di salvezza di Dio, secondo il quale Ella avrebbe dovuto diventare la Madre del Redentore. Maria rimane turbata. Ma l’Angelo le dice una parola di consolazione: 'Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio'. Così Maria può dire il suo grande 'sì'”. “Questo 'sì' all’essere serva del Signore è l’affermazione fiduciosa al piano di Dio e alla nostra salvezza”, ha osservato il Papa. “Maria dice questo 'sì' a tutti noi, che sotto la croce le siamo affidati come figli. Non revoca mai questa promessa. Ed è per questo che Ella deve essere chiamata felice, anzi, beata perché ha creduto nel compimento di ciò che le era stato detto dal Signore”. Recitando l’Angelus, ha indicato il Pontefice, “possiamo unirci al 'sì' di Maria e aderire fiduciosamente alla bellezza del piano di Dio e della provvidenza che Egli, nella sua grazia, ha riservato per noi”. In questo modo, “anche nella nostra vita l'amore di Dio diventerà quasi carne, prenderà sempre più forma”. “Non dobbiamo avere paura in mezzo a tutte le nostre preoccupazioni”, ha avvertito Benedetto XVI. “Dio è buono”. “Allo stesso tempo, possiamo sentirci sostenuti dalla comunità dei tanti fedeli che in quest’ora pregano l’Angelus con noi, in tutto il mondo”.

Zenit

VIAGGIO APOSTOLICO IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (XIX) - il testo integrale delle parole del Papa

Il Papa: gli agnostici che per la questione su Dio non trovano pace più vicini a Lui dei fedeli di 'routine'. Futuro per la Chiesa tedesca se unita

"Ci sono teologi che, di fronte a tutte le cose terribili che avvengono oggi nel mondo, dicono che Dio non può essere onnipotente. Di fronte a questo, noi professiamo Dio, l'onnipotente, il creatore del cielo e della terra". "Noi - ha proseguito Benedetto XVI - siamo lieti e riconoscenti che egli sia onnipotente. Ma dobbiamo, al contempo, renderci conto che egli esercita il suo potere in maniera diversa da come gli uomini sogliono fare. Egli stesso ha posto un limite al suo potere, riconoscendo la libertà delle sue creature. Noi siamo lieti e riconoscenti per il dono della libertà. Tuttavia, quando vediamo le cose tremende, che a causa di essa avvengono, ci spaventiamo. Fidiamoci di Dio, il cui potere si manifesta soprattutto nella misericordia e nel perdono. E siamo certi, cari fedeli: Dio desidera la salvezza del suo popolo. Desidera la nostra salvezza. Sempre, e soprattutto in tempi di pericolo e di cambiamento radicale, Egli ci è vicino, il suo cuore si commuove per noi, si china su di noi. Affinché il potere della sua misericordia possa toccare i nostri cuori, ci vuole l'apertura a lui, occorre la disponibilità di abbandonare il male, di alzarsi dall'indifferenza e di dare spazio alla sua Parola. Dio - ha continuato il Papa - rispetta la nostra libertà".
"Egli non ci costringe. Egli non ci costringe. Egli attende il nostro "sì" e lo mendica, per così dire". Commentando il brano del Vangelo sulla parabola dei due fratelli mandati dal padre a lavorare nella vigna, il Pontefice ha chiarito: “Il messaggio della parabola è chiaro: non contano le parole, ma l’agire, le azioni di conversione e di fede”. E sulla conclusione di Gesù, rivolta ai sommi sacerdoti e agli anziani del popolo, “I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”, il Santo Padre ha precisato: “Tradotta nel linguaggio del nostro tempo, l’affermazione potrebbe suonare più o meno così: agnostici, che a motivo della questione su Dio non trovano pace; persone che soffrono a causa dei nostri peccati e hanno desiderio di un cuore puro, sono più vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli ‘di routine’, che nella Chiesa vedono ormai soltanto l’apparato, senza che il loro cuore sia toccato dalla fede”. Perciò, “la parola di Gesù deve far riflettere, anzi, deve scuotere tutti noi. Questo, però, non significa affatto che tutti coloro che vivono nella Chiesa e lavorano per essa siano da valutare come lontani da Gesù e dal Regno di Dio”. Anzi, Benedetto XVI ha ringraziato i “tanti collaboratori impiegati e volontari, senza i quali la vita nelle parrocchie e nell’intera Chiesa sarebbe impensabile”.
“La Chiesa in Germania – ha ricordato il Papa - ha molte istituzioni sociali e caritative, nelle quali l’amore per il prossimo viene esercitato in una forma anche socialmente efficace e fino ai confini della terra”. Il Pontefice ha quindi espresso “gratitudine” e “apprezzamento” a tutti coloro che si impegnano nella Caritas tedesca o in altre organizzazioni ecclesiali, oppure che mettono generosamente a disposizione il loro tempo e le loro forze per incarichi di volontariato nella Chiesa. “Tale servizio richiede innanzitutto una competenza oggettiva e professionale – ha suggerito -. Ma nello spirito dell’insegnamento di Gesù ci vuole di più: il cuore aperto, che si lascia toccare dall’amore di Cristo, e così dà al prossimo, che ha bisogno di noi, più che un servizio tecnico: l’amore, in cui all’altro si rende visibile il Dio che ama, Cristo”. Per questo, ha esortato i fedeli a interrogarsi sul “rapporto personale con Dio, nella preghiera, nella partecipazione alla Messa domenicale, nell’approfondimento della fede mediante la meditazione della Sacra Scrittura e lo studio del Catechismo della Chiesa Cattolica”. In effetti, “il rinnovamento della Chiesa, in ultima analisi, può realizzarsi soltanto attraverso la disponibilità alla conversione e attraverso una fede rinnovata”. “La Chiesa in Germania supererà le grandi sfide del presente e del futuro e rimarrà lievito nella società se i sacerdoti, le persone consacrate e i laici credenti in Cristo, in fedeltà alla propria vocazione specifica, collaborano in unità”, ha affermato.
E, ha aggiunto, “se le parrocchie, le comunità e i movimenti si sostengono e si arricchiscono a vicenda; se i battezzati e cresimati, in unione con il Vescovo, tengono alta la fiaccola di una fede inalterata e da essa lasciano illuminare le loro ricche conoscenze e capacità”. “La Chiesa in Germania continuerà ad essere una benedizione per la comunità cattolica mondiale, se rimane fedelmente unita con i Successori di San Pietro e degli Apostoli”, ha indicato, esortando anche alla “collaborazione con i Paesi di missione” e a lasciarsi “contagiare” “dalla gioia nella fede delle giovani Chiese”. L'unità, ha osservato il Papa, deve essere accompagnata dall'umiltà. “L'umiltà è una virtù che oggi non gode di grande stima. Ma i discepoli del Signore sanno che questa virtù è, per così dire, l’olio che rende fecondi i processi di dialogo, facile la collaborazione e cordiale l’unità”. “Le persone umili stanno con ambedue i piedi sulla terra. Ma soprattutto ascoltano Cristo, la Parola di Dio, la quale rinnova ininterrottamente la Chiesa ed ogni suo membro”. “Chiediamo a Dio il coraggio e l’umiltà di camminare sulla via della fede, di attingere alla ricchezza della sua misericordia e di tenere fisso lo sguardo su Cristo, la Parola che fa nuove tutte le cose”, ha concluso.

TMNews, Zenit, SIR

VIAGGIO APOSTOLICO IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (XVIII) - il testo integrale dell'omelia del Papa

Oltre 100mila fedeli alla Messa a Friburgo. Mons. Zollitsch al Papa: ci aiuti a costruire una cultura e una civiltà dell'amore in Germania e in Europa

Oltre 100mila fedeli hanno partecipato alla Santa Messa presieduta da Benedetto XVI nell'aeroporto turistico di Friburgo, alla presenza dei vescovi delle 27 diocesi della Repubblica Federale, ultimo appuntamento di folla che conclude il viaggio apostolico di quattro giorni in Germania. I partecipanti hanno affollato l'aeroporto della città meridionale tedesca fin dalla notte scorsa e in tantissimi hanno dormito all'aperto in attesa dell'evento conclusivo del viaggio papale. La fila dei fedeli si allungava per chilometri questa mattina, con tante persone che sono arrivate da lontano. Alle prime luci dell'alba alcuni gruppi hanno intonato dei cori. I volontari hanno distribuito bottiglie d'acqua con l'immagine del Pontefice. Prima dell’inizio della Santa Messa, cui hanno assistito anche alcuni esponenti delle Chiese ortodosse ed orientali, Benedetto XVI ha fatto un lungo giro tra la folla, raccogliendo il tributo calorosissimo dei cattolici del Sud della Germania che erano oggi la maggior parte, anche se non sono mancati gruppi giunti da diverse regioni del Paese. Il Papa ha ricevuto il saluto dell’arcivescovo di Friburgo, mons. Robert Zollitsch, che ha evocato il motto del viaggio “Dove c’è Dio, là c’è futuro” ed ha ringraziato il Pontefice per l’incoraggiamento ricevuto dai cattolici tedeschi nel “rafforzare la propria fede” e “restare saldi nella speranza”. In un’atmosfera di sereno raccoglimento mons. Zollitsch ha invitato tutti i convenuti a prepararsi a celebrare la presenza dell’amore di Dio nella Santa Eucarestia, affinché la forza che da essa deriva “ci aiuti a costruire una cultura ed una civiltà dell’amore in Germania ed in Europa”.

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